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Gusti letterari, che parametri usate?
C di Coll
creato il 23 luglio 2009

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Coll
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Coll
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Inviato il 23 luglio 2009 23:11 Autore

È da qualche giorno che mi frulla in testa questa curiosità, e voglio vedere cosa mi risponderà il popolo della Barriera: è certo che de gustibus non disputandum est, ma penso che sia capitato a tutti di non riuscire a capire i gusti letterari delle altre persone...

In particolare, e girando per il web è davvero evidente, ci sono due critiche di fondo che dominano sulle altre: se penso a tutti gli autori di cui ho letto libri e pareri dei lettori, non riesco a trovarne nessuno di cui non si dica: a) è noioso, pesante; oppure b) questa non è letteratura, è un libraccio, butti via i tuoi soldi, libro per persone immature.

Per essere più precisi, la prima categoria è quella della Letteratura, dei grandi classici, mentre la seconda riguarda più spesso gli autori contemporanei...se leggi i primi, sei un alieno che legge roba noiosissima, se leggi i secondi sei un ragazzino immaturo. Eccellente.

Ora, tendo a non offendermi per i pareri degli altri, ma a volte mi suscitano davvero una certa curiosità: a volte mi viene proprio da dire che i lettori sono terribilmente schizzinosi. Fino a un certo punto entra in gioco effettivamente la bravura dell'autore, le conoscenze del lettore stesso (chi legge Letteratura seriamente da anni non avrà le stesse esigenze di uno alle prime armi), ma al di là di questo ci sono fattori puramente soggettivi. Gente, i vostri parametri non li capisco proprio..non voglio insinuare che la valutazione che si dà ad un libro sia un'equazione matematica, da risolvere seguendo precisi metodi (non decido che un libro mi piace, mi piace e basta), ma credo che sia possibile intuire, a posteriori, quali sono i metri di valutazione che usiamo...

 

(quel che segue è mia opinione, se volete rispondere senza leggerla fate pure :p)

*********

Per quel che mi riguarda, principalmente guardo questi aspetti (in ordine sparso):

a) Stile. Non penso che ci sia bisogno di specificare il perché...è un elemento che può veramente fare la differenza tra un libro eccellente ed uno discreto.

b) Trama. Punto complesso...deve essere ben costruita, scorrevole, coerente, credibile. Nel fantasy in particolare, mi piacciono quelle intricate, complesse...

Questi due punti sono più di valore estetico, se volete, ma possono essere non meno importanti di quelli più di contenuto.

c) Personaggi. Devono essere ben caratterizzati, capaci di emozionarmi e farmi riflettere, avere uno sviluppo credibile e possibilmente non troppo scontato, se c'è una certa varietà all'interno di uno stesso libro è meglio, le loro azioni devono essere conseguenza di quello che loro sono dentro.

d) Contenuto/i. Semplicemente, quello che traspare delle idee dell'autore nell'opera in generale, o le riflessioni che vuole provocare, i temi che tocca e come sono affrontati, e via dicendo. Chiaro che quando sono d'accordo con l'autore le cose sono molto più facili...se un autore non comunica niente per me è intrattenimento, più che letteratura. Comunque, chi scrive ha il diritto di dire quello che pensa, possibilmente rimanendo costruttivo invece che attaccare gratuitamente le idee degli altri.

(faccio un esempio: qualcuno critica C.S. Lewis perché i suoi libri sono intrisi di morale cristiana - forse non può dire la sua? non deve scrivere partendo dalla visione che ha della realtà? se crede che la sua fede dica il vero e possa fare del bene, non può comunicarla agli altri? sarà che sono di parte perché anch'io sono cristiano, ma mi sembra che ne avesse tutto il diritto)

 

Ecco fatto, più o meno sono questi gli elementi principali che noto in un libro (non che siano gli unici). Non da ultimo, considero importante pure i rimandi letterari e culturali che possono fare da sfondo, ma costituire anche un elemento essenziale dell'ossatura del libro (e se fatti bene sono una vera delizia).

 

*********

 

A voi la palla. Spero di non essere stato troppo noioso (per qualcuno, per cui divertirsi è tutto nella vita, è un terribile difetto) e che si capisca il mio intento...più tardi, magari, correggerò e preciserò la mia opinione, visto che scrivendo mi sono reso conto che è veramente difficile riuscire a spiegarsi che già di per sé è possibile fino ad un certo punto). :unsure:

 

Buona serata


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khal Rakharo
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khal Rakharo
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Inviato il 24 luglio 2009 15:55

Personalmente, le due cose che più importano sono la trama e l'ambientazione. Posso perdonare una trama debole se sorretta da un'ambientazione di mio gradimento. Lo stile è importante, ma meno che questi due parametri, e da solo non basta a rendermi piacevole una lettura. La caratterizzazione dei personaggi è IMHO solo un aspetto dell'ambientazione. Infine, i contenuti morali e le idee dell'autore ci stanno solo in certi tipi di narrativa, non in tutti, e devono essere limitati, altrimenti diventa un saggio.


E
Erin
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Erin
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Inviato il 24 luglio 2009 16:40

Personalmente le cose che maggiormente mi colpiscono in un libro sono i personaggi, ambientazione e la trama.

I primi devono essere di un certo spessore (se non tutti, almeno una buona parte) e devono avere la capacità di farmi immedesimare in loro.

La seconda deve essere l'ovvio contorno dei personaggi: dev'essere ben costruita altrimenti i pg, per quanto ben fatti, rischiano di operare a vuoto.

La trama: lo stesso imprescindibile per far uscire bene i personaggi e l'ambientazione.

 

Sono quindi tre parametri che si mischiano tra di loro. Può darsi che uno dei tre possa essere più debole rispetto agli altri, ma perchè un libro mi piaccia davvero devono essercene almeno due di buon livello.

 

Per quanto concerne lo stile, non ho particolari preferenze.

Probabilmente lo stile è un paramentro che può mutare da caso a caso senza per questo far in modo che un libro mi piaccia di meno o di più.

Se fossi obbligata a dare una preferenza, direi che preferisco lo stile semplice e senza troppi giri di parole.

 

Uhm...pensieri un pò contorti...mi scuso se non mi capirete :unsure:

 

:unsure:


I
Iskall Ytterligare
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Iskall Ytterligare
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Inviato il 24 luglio 2009 19:16

Io trovo un po' snob la distinzione in "alta letteratura" e "tutto il resto". Per me esiste alta letteratura, letteratura commerciale, e nel mezzo la maggior parte delle opere di narrativa. Spesso queste sono nostre contemporanee, per cui una valutazione letteraria è particolarmente difficile se non prematura. Il tempo opera una selezione che noi non possiamo effettuare dall'interno.

Lasciando quindi da una parte Shakespeare e dall'altra i romanzetti Harmony, sul resto si possono fare un po' di valutazioni oggettive e moltissime valutazioni soggettive.

 

Per pura pigrizia prendo lo schema di Coll come riferimento (no copyright infringement intended, e cmq mi pare ben fatto :unsure: ):

 

Stile: Questo per me si presta a valutazioni oggettive. Un libro scritto bene o scritto male lo è sulla base della padronanza della lingua, la ricchezza del vocabolario, l'uso della sintassi.

Trama: In parte è una questione oggettiva: deve essere ben strutturata e coerente. Poi è una questione soggettiva: io ho piantato lì romanzi per il semplice fatto che la piega presa non mi piaceva affatto.

Personaggi e ambientazione: Qui è molto soggettivo, non esiste un obbligo di originalità ma semmai quello di trattare bene il tipo di personaggio e di ambiente scelto. Per me è un aspetto fondamentale, il giudizio finale di "mi piace" o "non mi piace" risiede in quanto mi identifico, tifo, sono affascinata dai personaggi e da quanto vorrei visitare o vivere in una data ambientazione.

Contenuto: Per me esprimere contenuti filosofici o morali non dovrebbe essere l'obiettivo di un romanzo. Esistono opere di narrativa filosofica, come il Candido di Voltaire, ma le considero un sottogenere particolare, ibrido fra la saggistica e la narrativa (così come un poema patriottico è a metà fra propaganda politica e poesia). Questo non significa che io approvi l'estremo opposto, cioè il fanservice. Quello è intrattenimento sterile. Penso che quello che un romanziere scrive debba comunque rispecchiare la sua sensibilità e la sua visione del mondo, e questo è un punto di forza del romanzo, ma debba essere qualcosa da leggere fra le righe e non nel testo vero e proprio.

 

Il tutto ovviamente IMHO. :unsure:


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Walker
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Inviato il 25 luglio 2009 7:19

Il mio punto di vista è inquinato dal comitato di lettura.

Lo stile è la prima cosa che mi fa chiudere e cancellare un file: assalto di aggettivi e avverbi, incisi accessori (a volte interi capoversi), ipotassi ramificata, esposizioni prepostere, registro che non sta né in cielo né in terra... Grazie allo stile, molti romanzi li lascio sullo scaffale dopo un'occhiata alla prima pagina.

I "personaggi" e la loro caratterizzazione vanno insieme all'ambientazione. Dev'essere tutto verosimile. Se nella cartina un fiume prende l'ottovolante, se capita un OOPArt spudorato come una 2CV6 in the USA, o un personaggio che fa ca***te mostruose e poi dopo gli altri ne tessono le lodi.. pubblicano tanti libri, quindi smetto di leggere quello.

La "trama" dev'essere ben costruita. Mi aspetto che il finale chiuda la storia ripescando elementi dall'incipit. Mi aspetto che tutti i capitoli che ho letto siano serviti ad arrivare al finale. Vorrei che, se proprio servisse un colpo di scena, l'autore non me l'avesse "telefonato" (gergo drammaturgico) poche pagine prima. Esigo che tutti i personaggi abbiano la propria parte, che non ci siano "tinche" (tipi piatti, senza spessore) con una parte rilevante o brillantoni il cui unico scopo sia fare sfoggio di sé.

 

@Iskall: a volte, anche la capacità di un personaggio di farti identificare e catturare il tuo "tifo" è una questione oggettiva =)

Facci caso, raramente ti capiterà con personaggi senza spessore, ovvero senza conflitto fra almeno due lati di sé.


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Seetharaman Toral
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Seetharaman Toral
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Inviato il 25 luglio 2009 16:26

dipende un po' dal genere, a dire il vero...comunque

 

Stile : ovviamente una storia deve essere narrata come si deve. Non importa che l'autore sia un mago con le parole, posso farmi piacere un libro anche se a livello di stile si fa solo un onesto lavoro, che per me significa saper usare parole e toni adatti a quello che si sta narrando. Ci sono autori particolarmene bravi ma non è necessario essere tra questi per tirar fuori un libro degno d'esser letto.

 

Storia: preferisco non usare il termine trama, perchè quando si parla di narrativa la prima cosa che finisce per colpirmi è proprio la storia che mi si sta narrando. Semplice i intricata che sia, per paicermi deve essere innanzitutto una lettura originale, le minestre riscaldate anche se scritte divinamente non potranno mai ritagliarsi un posto nel mio pignolo animo.

 

Personaggi :altro fattore molto importate,ma un po' come lo stile. Quando un personaggio è fatto èarticolarmente bene vado in brodo di giuggiole, ma mi accontento che non si tratti di macchiette stereotipate o atone.

 

Tema: mi piace che la lettura mi faccia riflettere, non a livello filosofico o che, semplicemente che qualcosa dei personaggi o della storia mi rimanga, mi costringa a ripensarci su. Non sopporto gli autori che lo fanno in modo troppo esplicito, tipo roba che vuol essere di denuncia e te lo sbatte in faccia. Devono essere i personaggi coi loro atti e con le loro storie a suggerirlo, a smuovere subdolamente qualcosa in chi legge, non l'autore con qualche frase inequivocabile e diretta.

 

per piacermi davvero un libro deve raggiugnere buoni voti in tutte queste categorie, alcune posso essere un po' trascurarate senza che mi schifo a leggerlo purchè le altre compensino (tipo se l'ambientazione fantastica fa niente se i personaggi semplicemente non sono brutti).


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 25 luglio 2009 16:41

Stile : facilmente leggibile. Niente acrobazie, per cortesia. Snellezza, semplicità. Eliminare il superfluo.

 

Storia: irrilevante.

 

Personaggi irrilevante.

 

Tema: Come ha detto Walker: la "trama" dev'essere ben costruita. Mi aspetto che il finale chiuda la storia ripescando elementi dall'incipit. Mi aspetto che tutti i capitoli che ho letto siano serviti ad arrivare al finale. Nulla deve essere superfluo. Essenzialità.

 

La sola cosa che conta in un racconto, per me, in definitiva è la credibilità. Che non ha nulla a che vedere con la verità, ovviamente. Una cosa può essere credibile anche se è falsa.

 

E' tutto quello che chiedo a un autore: fammi credere a quello che scrivi. Rendilo reale. Rendilo vero.


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Guardiano della notte
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Guardiano della notte
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Inviato il 25 luglio 2009 21:59

La cosa più importante per me è il coinvolgimento con quanto leggo. Se una storia mi coinvolge, le perdono tutto, pur magari riconoscendone i difetti (o quelli che almeno io ritengo tali). Esempio banale, le storie di Conan scritte da R.E.Howard: ogni 3-4 pagine l'autore texano si premura di farmi sapere che "gli occhi di un azzurro vulcanico scintillavano feroci" o che "i suoi muscoli guizzanti fremettero" ecc ecc. Una tale ripetizione può in effetti essere scoraggiante per molti, ma a me non me ne frega niente perchè le storie di Conan mi coinvolgono e persino quelle ripetizioni hanno il loro perchè, contribuendo a calarmi...mi correggo, a precipitarmi dentro l'oscura e violenta Era Hyboriana.

 

Ovviamente il coinvolgimento dipende da tante cose, nelle quali mi risulta difficile stabilire una gerarchia. Volendo usare lo schema di Coll (che mi auguro sia sotto la licenza creative commons ^^):

 

stile: prediligo lo stile semplice ed evocativo, ma non sputo sopra quelli un po' più elaborati. Non tollero però stili troppo infiorettati ed elaborati. E no, non trovo Tolkien infiorettato ed elaborato ^^.

 

storia: coinvolgente, coinvolgente, coinvolgente...

 

personaggi: un protagonista di spessore, seguito attraverso tutto il libro e delle cui vicende appassionarmi. Personaggi di contorno di spessore, con almeno un paio di figure di spicco. Un antagonista degno di questo nome (nientre frustra tanto quanto un cattivo bidimensionale...).

 

ambientazione: indifferente, finchè rispetta i criteri di verosimiglianza (non di realismo, occhio alla differenza), per me va bene qualunque cosa, purchè sia ben descritta ed abbia almeno un paio di elementi di mistero, che si scoprono man mano.


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Ser Balon Swann
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Ser Balon Swann
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Inviato il 26 luglio 2009 1:26

Stile: "stephen-kinghiano". Non lo Stephen King trucido, ma lo Stephen King dei momenti di vita vissuta, che descrive relazioni e pensieri; anche lo Stephen King semi-autobiografico è eccezionale.

Cuori in Atlantide (il racconto, non l'intero libro) è uno dei migliori brani letterari che io abbia mai visto, degno di Shakespeare o Hemingway.

Dal punto di vista dello stile non esiste scrittore vivente più bravo (che io abbia letto, almeno).

Rapido, efficace. La parola scritta deve creare subito immagini, sensazioni, senza bisogno che il lettore si fermi a rielaborare quello che ha letto.

Ma deve essere anche un minimo colto, capace di stuzzicare non solo il lato puramente emotivo (suspance, ritmo) ma qualche volta anche introdurre temi e idee che stuzzichino l'intelletto.

 

Storia: come già detto da altri, deve essere ben costruita. Avere un filo conduttore, e alla fine tutti i nodi devono venire al pettine. Personalmente prediligo storie in cui sia presente un minimo di azione.

Insomma delle gioie e dei dolori della famiglia borghese dei nostri tempi non me ne frega niente, visto che ne sono un rappresentante a tempo pieno :unsure:

Da questo punto sono un "romantico": la storia deve avere una minima componente di evasione.

 

Personaggi: Dato per scontato che i personaggi devono essere ben caratterizzati e credibili nel loro agire (a ogni azione deve corrispondere una motivazione, personaggi che agiscono "tanto per" sono tristissimi), proprio questi giorni ho avuto la folgorazione... io detesto i personaggi troppo emotivi.

La gente che passa nel giro di poche righe dalla gioia, alla disperazione, alla speranza, per poi balzare all'ira, e chiudere il capitolo travolti da uno slancio amoroso per poi riprendere la narrazione in preda al rimorso. Stai tranquillo, focoso pazzoide.

E ho capito che fondamentalmente è per questo detesto Dany, e Arya e Bran e simili (e viceversa amo leggere di Sansa, Jon, Eddard, e sia intrigato da Tywin).

Perchè io sono emotivamente stabilissimo - per capirci i miei sbalzi di umore (che si attesta sul sereno-variabile) hanno come unità di misura mesi, o perfino anni..

I continui cambiamenti di umore e stati d'animo sono per me un mondo alieno, e leggere di personaggi così mi coinvolge pochissimo.

 

Ambientazione: abbastanza ininfluente. Basta che sia governata da leggi fisiche da me più o meno comprensibili.


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Coll
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Coll
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Inviato il 26 luglio 2009 22:13 Autore
Tema: mi piace che la lettura mi faccia riflettere, non a livello filosofico o che, semplicemente che qualcosa dei personaggi o della storia mi rimanga, mi costringa a ripensarci su. Non sopporto gli autori che lo fanno in modo troppo esplicito, tipo roba che vuol essere di denuncia e te lo sbatte in faccia. Devono essere i personaggi coi loro atti e con le loro storie a suggerirlo, a smuovere subdolamente qualcosa in chi legge, non l'autore con qualche frase inequivocabile e diretta.

Ah! Ecco qualcosa che mi ero dimenticato di specificare! Anche a me piace quando l'autore lascia, diciamo, più livelli di lettura; gli argomenti ci sono, sono lì impressi nelle vicende e nei personaggi ecc., ma sta a te coglierli e rifletterci sopra: se vuoi lo fai, se non vuoi non lo fai. In certi libri le cose da notare sono talmente tante, che dubito ci sia qualcuno che abbia il tempo di vedere davvero tutto.

Non che mi dispiaccia se l'autore inserisce qua e là riflessioni, spunti per riflettere, considerazioni particolari: se fatto bene, può dare ulteriore sale al romanzo. Invece per gli argomenti impliciti, voglio citare per esempio Martin (magari l'avete già sentito nominare). Sono sempre rimasto affascinato dal suo "sistema dei personaggi": come interagiscono tra loro, i diversi sguardi sulla realtà che vivono e via dicendo. È una visione implicita, ma secondo me voluta: il concetto è espresso benissimo in "Canzone per Lya" (bellissimo!), famoso racconto del BVZM che penso molti di voi abbiano letto ("...una voce e un contatto...").

In ogni caso, è inevitabile che in un libro sia presente almeno in parte la visione del mondo, della realtà, che ha l'autore: non penso ci sia bisogno di spiegare il perché.

 

Io trovo un po' snob la distinzione in "alta letteratura" e "tutto il resto". Per me esiste alta letteratura, letteratura commerciale, e nel mezzo la maggior parte delle opere di narrativa. Spesso queste sono nostre contemporanee, per cui una valutazione letteraria è particolarmente difficile se non prematura. Il tempo opera una selezione che noi non possiamo effettuare dall'interno.

Be', questa è una questione interessante e difficile allo stesso tempo. Mi chiedo sempre che cosa rimarrà nei prossimi decenni/secoli della letteratura a noi contemporanea...la selezione stessa che si farà delle opere non potrà essere fatta come nei secoli passati: aumento della popolazione, e soprattutto di persone che possono scrivere (mezzi migliori, oltretutto), dunque aumento netto delle opere in circolazione. Le regole del mercato impongono determinati cambiamenti nelle opere rispetto al passato. Tanta roba è spazzatura, ma c'è pure davvero un sacco di roba buona (che nella maggior parte dei casi, però, non è quella che vende di più). Che tipo di selezione verrà operata? Cosa sopravvivrà? Non ne ho la più pallida idea.

Per il resto, comunque, non capisco bene perché definisci "snob" la distinzione tra alta letteratura e tutto il resto: forse perché io le opere di basso livello non le considero neanche letteratura, per il resto quello che intendo io è: da una parte i grandi, soprattutto quelli del passato, per i quali comunque c'è un certo rispetto, e che vanno valutati in una chiave diversa dai contemporanei, soprattutto per il bagaglio culturale storico-linguistico che portano con sé, oltre alla diversa epoca in cui sono state scritte, e alle sue caratteristiche. Comunque, di solito con loro si va abbastanza sul sicuro: se sono grandi non c'è la spazzatura. Oltretutto, il mio commento si riferisce ai pareri che ho sentito: contro gli autori del presente si sente dire veramente di tutto, c'è sempre qualcuno che li definisce superficiali.

 

Per pura pigrizia prendo lo schema di Coll come riferimento (no copyright infringement intended, e cmq mi pare ben fatto ):

Volendo usare lo schema di Coll (che mi auguro sia sotto la licenza creative commons ^^):

A questo punto non voglio sentirmi in colpa e devo specificare una cosa: ehm..diciamo che quello schema non è proprio del tutto farina del mio sacco...ne avevo trovato uno del genere qualche anno fa in un altro forum (penso quello italiano di Terry Brooks) e mi è rimasto più o meno in mente, così l'ho riutilizzato.

 

Un'ultima cosa: sono l'unico che può essere pure condizionato dal proprio umore? :p Non c'è niente da fare, in certi momenti sono predisposto ad affrontare un certo tipo di libro, ma se non è così anche un'opera bellissima può risultarmi davvero indigesta. Con alcuni libri penso di essere stato proprio condizionato...


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sharingan
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Inviato il 27 luglio 2009 12:41

Per ordine di importanza:

 

Trama. E' l'elemento base, quello che mi interessa di più. Se la storia non prende tutto il resto conta molto poco. Non riuscirei a leggere un libro solo per lo stile, mi sembrerebbe qualcosa di fine a sè stesso. Invece la storia deve essere almeno passabile. Preferisco trame con una certa quantità d'azione o perlomeno di tensione narrativa; insomma nella trama ci devono essere delle vicende che mi facciano stare sveglio costantemente. Importante anche il finale, che deve almeno pareggiare l'inizio e lo svolgimento della storia e che concluda degnamente il climax. Aggiungo che prediligo un narratore esterno alla storia e onnisciente, mentre ho più riluttanza a leggere racconti con narratore interno soprattutto se costui è anche il protagonista.

 

Personaggi. L'importante è che siano psicologicamente approfonditi. Il loro operare deve essere cioè giustificato da un loro vissuto che l'autore deve spiegare almeno per sommi capi. Per i personaggi secondari che hanno ruoli più specifici ci può anche essere minor scavo psicologico perchè la loro utilità è unicamente rivolta a risolvere dei nodi di trama, ma in genere preferisco che un minimo di spiegazione ci sia anche per loro. Per quanto riguarda la caratterizzazione non ho particolari preferenze, anche se mi piacciono i dualismi tra personaggi: uomini o donne con caratteristiche diverse che vengono contrapposti frontalmente aumentano il mio interesse per il racconto. Mi piace anche per questo la contrapposizione buoni/cattivi, soprattutto mi piace il SuperCattivo alla Sauron/Voldemort, simboleggiante il Male per eccellenza. Questo non significa che nei due schieramenti non ci possano essere persone "borderline", ma questo sempre nello schema buoni/cattivi.

 

Ambientazione. Preferisco un'ambientazione descritta semplicemente senza troppi particolari. Quei romanzi in cui l'autore passa pagine e pagine nel dilungarsi in descrizioni senza fine mi fanno venire il latte alle ginocchia. Certi passi del "Signore degli anelli" per esempio, sono insostenibili. L'ambientazione deve essere soprattutto coerente con il mondo descritto e non essere di intralcio alla trama.

 

Stile. Mi importa ma fino a un certo punto. Forse questo è dovuto a una mia scarsa sensibilità, ma raramente lo stile di un'autore mi rimane particolarmente impresso. Meglio comunque una scrittura essenziale e veloce che serva di appoggio per il dipanarsi della storia.

 

Contenuto. Quando leggo un romanzo non ho alcun interesse per le idee dell'autore e non credo che il romanzo sia il mezzo migliore per esprimerle. Soprattutto non mi piacciono i racconti che sfruttano la trama per "catechizzare" il lettore, quelli pedagogici insomma. Quindi mi va anche bene che uno scrittore tratti determinati argomenti nella sua opera, ma che lo faccia con il giusto equilibrio e distacco e senza essere eccessivamente partigiano. Altrimenti la lettura mi irrita decisamente. Se voglio farmi un'idea su un problema sociale/religioso/politico, etc... preferisco comprare un saggio apposito, scritto da gente competente.


 

« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »

 

S
Ser Balon Swann
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Ser Balon Swann
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Inviato il 27 luglio 2009 14:21
Contenuto. Quando leggo un romanzo non ho alcun interesse per le idee dell'autore e non credo che il romanzo sia il mezzo migliore per esprimerle. Soprattutto non mi piacciono i racconti che sfruttano la trama per "catechizzare" il lettore, quelli pedagogici insomma. Quindi mi va anche bene che uno scrittore tratti determinati argomenti nella sua opera, ma che lo faccia con il giusto equilibrio e distacco e senza essere eccessivamente partigiano. Altrimenti la lettura mi irrita decisamente. Se voglio farmi un'idea su un problema sociale/religioso/politico, etc... preferisco comprare un saggio apposito, scritto da gente competente.

 

ovviamente i gusti sono gusti, ma c'è da dire che romanzi come quelli di dickens hanno contribuito a risvegliare la coscienza sociale più di mille saggi, e romanzi (di fatto sono romanzi) come "se questo è un uomo" e "la notte" a mettere in luce l'orrore del nazismo più di una serie di dati e numeri.

 

e gli esempi potrebbero continuare (anche con il cinema)

 

la letteratura è uno dei veicoli più potenti per trasmettere le proprie idee, e i politici/religiosi/impiegati nel sociale che, oltre ad essere competenti, sono anche intelligenti, non si fanno sfuggire l'opportunità di trametterle via cinema/romanzi ecc (anche per interposta persona)


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Inviato il 27 luglio 2009 14:32

Mi piace dire quando conconrdo completamente col Balon. E lo dico. :unsure:


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sharingan
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Inviato il 28 luglio 2009 13:01
Contenuto. Quando leggo un romanzo non ho alcun interesse per le idee dell'autore e non credo che il romanzo sia il mezzo migliore per esprimerle. Soprattutto non mi piacciono i racconti che sfruttano la trama per "catechizzare" il lettore, quelli pedagogici insomma. Quindi mi va anche bene che uno scrittore tratti determinati argomenti nella sua opera, ma che lo faccia con il giusto equilibrio e distacco e senza essere eccessivamente partigiano. Altrimenti la lettura mi irrita decisamente. Se voglio farmi un'idea su un problema sociale/religioso/politico, etc... preferisco comprare un saggio apposito, scritto da gente competente.

 

ovviamente i gusti sono gusti, ma c'è da dire che romanzi come quelli di dickens hanno contribuito a risvegliare la coscienza sociale più di mille saggi, e romanzi (di fatto sono romanzi) come "se questo è un uomo" e "la notte" a mettere in luce l'orrore del nazismo più di una serie di dati e numeri.

 

e gli esempi potrebbero continuare (anche con il cinema)

 

la letteratura è uno dei veicoli più potenti per trasmettere le proprie idee, e i politici/religiosi/impiegati nel sociale che, oltre ad essere competenti, sono anche intelligenti, non si fanno sfuggire l'opportunità di trametterle via cinema/romanzi ecc (anche per interposta persona)

 

Può anche essere, anzi è così, fatto sta che le mie preferenze sono altre. Questo poi vale come discorso generale ma non nego che ci possano essere anche romanzi validi di contenuto moralistico. Distinguerei per esempio "Se questo è un'uomo" che mi pare più un romanzo autobiografico che politico/morale.

 

In genere non mi piacciono i romanzi "a tema", quelli cioè dove l'autore ha già un'idea in testa (la religione è male, la guerra fa schifo, lo Stato è corrotto) e utilizza la trama solo per educare il lettore. Però non disprezzo storie dove si trattano argomenti più generali (la caducità della vita, il valore del libero arbitrio, l'importanza della famiglia) che interessano l'essere umano nel suo insieme e non nel suo particolare.

 

Ecco se devo fare un'esempio (anche se è cinema e non letteratura) mi viene in mente Michael Moore. Mi piace quando parla del problema delle armi e della sanità americana, mi piace molto meno quando vuol dimostrare che Bush fa schifo (Fahreneit 9/11).


 

« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »

 

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xaytar
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Inviato il 28 luglio 2009 17:59

rispondo anche io, è una discussione molto interessante!

(per adesso ho letto solo il messaggio iniziale, sorry!)

 

Metto in ordine di preferenza i miei parametri, in relazione al fantasy e compagnai bella:

 

1) contenuto : assolutamente la cosa più importante per il mio giudizio finale. Non voglio leggere una saga di 20 libri solo perchè, a detta dell'autore, "è una bella storia". Per i miei umili e personalissimi gusti, preferisco altre opere a quel punto: telefilm, film, fumetti ecc... da un libro, che sia un saggio o un romanzo, mi aspetto sempre alta qualità di contenuti per avere un giudizio positivo... voglio sentirmi dire qualcosa dall'autore, voglio sentire la sua opinione, la sua visione del mondo... perchè l'ha scritto? che cosa vuole dirmi?

 

2) ambientazione: nel fantasy, la metto al secondo posto... un'ambientazione originale la pretendo per catturare subito l'attenzione. partire da un canone prestabilito, se non si ha qualcosa di interessante da dire (sempre a proposito del contenuto) influisce molto sul mio giudizio finale...

 

3) trama: mi piacciono le storie appassionanti e che non si perdono nel superfluo. Il dono della sintesi, se oggi è una necessità, forse è merito/colpa del cinema, della tv e simili. Ma francamente un mattone rimane un mattone. Ovviamente è degno di interesse per i punti 1 e 2, e in quel caso non mi spaventa leggerlo. Tuttavia più la trama è appassionante e scorrevole, meglio è.

 

4) personaggi: irrilevanti per me... non ho particolari richieste. ovvio che, come le altre cose, se sono fatti bene è meglio... ma non giudico negativamente un libro se i personaggi sono riusciti male, di solito. Per intenderci: i personaggi mi vanno benissimo anche che siano solamente dei simboli, delle allegorie, non voglio per forza approfondimento psicologico credibile o identificazione.

 

5) stile: lo metto alla fine perchè mi interessa veramente poco. La forma non mi interessa minimamente: basta che mi dici qualcosa! Parla, e non per dare aria alla bocca! Parlami, dimmi qualcosa che sia degno di essere ascoltato. Se lo fai con un libro, con un montaggio su youtube, con una poesia ermetica o con un mattone illeggibile non mi interessa. O meglio, mi interessa relativamente poco, come detto prima: una buona forma è sempre un vantaggio, ma la mancanza di uno stile scorrevole, pulito ecc ecc non mi pregiudica il giudizio del libro. Per quanto possa avere delle preferenze, mi importa poco come uno scrive. Lo stile si può migliorare più facilmente del contenuto; si può pure passare ad un altro mezzo d'espressione, o delegarlo a terzi. Ma è il contenuto a fare la differenza, la creatività personale... dello stile mi interessa veramente poco!

 

QUindi da questa descrizione potete capire come io reputi, che so, 1984 uno dei miei libri preferiti, anche se lo stile fosse sorpassato e poco avvincente. O soprattutto Solaris, che adoro: ma non mi ricordo nè com'è scritto, nè chi sono i personaggi. :mellow:


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