Non è una teoria: è una definizione. Prima di mettersi a parlare di "scienza", Popper definisce che cosa lui intende per "scienza". La scienza è cioè un insieme di proposizioni universali (teorie, ipotesi, affermazioni) il cui insieme dei possibili falsificatori non è vuoto. L'insieme dei falsificatori di una religione, ad esempio, è vuoto, quindi (nella definizione di Popper) la religione non è scienza. Di conseguenza Popper non se ne occupa (non dice che la religione sia un "errore" - visto che oltretutto è impossibile farlo: dice solo che lui non se ne occupa, in quanto al di fuori del suo campo di studio).
quindi le definizioni non sono soggette al principio di falsicabilità?
L'insieme delle affermazioni "scientifiche" può anche contenere affermazioni false (potrebbero essere anche tutte false), e persino affermazioni la cui falsità è già stata dimostrata - ad esempio, la teoria gravitazionale di Newton è già stata falsificata da Einstein - tuttavia resta scientifica (l'unico requisito è che sia falsificabile). Oltretutto la teoria di Newton è utile: per mandare un'astronave sulla Luna si usa la teoria di Newton, perché funziona benone allo scopo (applicare la teoria di Einstein sarebbe inutilmente laborioso). Ci si accontenta cioè di una verità locale (che come ho già detto è ottenibile, altrimenti non saremmo qui a scriverci).
tra i requisiti delle affermazioni secondo te potrebbe rientrare, oltre che la falsicabilità, anche il riferirsi a cose "costanti"? non riesco a trovare una definizione migliore... insomma fenomeni che si ripetano nel tempo, che non siano solo hic et nunc.
ad esempio, mi viene in mente il campo della psicologia e dell'inconscio, molto difficile da indagare con tale metodo popperiano... una mia affermazione "ieri ho sognato gli elefanti rosa" oppure "quando ho visto il crollo delle torri gemelle mi sono messo a piangere e a pensare a quanto fosse buona la polenta", non può essere falsificata
però questi fenomeni psichici vengono comunque studiati da scienziati...
Per consolarti, aggiungerò che Popper sottolinea che un totale razionalismo è impossibile: alla base della scienza c'è una affermazione metafisica, e pertanto indimostrabile. E cioè che la realtà possa essere studiata in modo logico-razionale. In effetti la cosa sembra funzionare - ma questo non basta a renderla una affermazione scientifica ovviamente (secondo la sua stessa definizione).
certo, e tale affermazione (per convenzione, non intendo certo un "obbligo a non contestare") deve rimanere incontestata, pena il crollo di tutta la baracca.
quindi le definizioni non sono soggette al principio di falsicabilità?
E come potrebbero?
tra i requisiti delle affermazioni secondo te potrebbe rientrare, oltre che la falsicabilità, anche il riferirsi a cose "costanti"? non riesco a trovare una definizione migliore... insomma fenomeni che si ripetano nel tempo, che non siano solo hic et nunc.
Intendi dire, credo, "universali" (o globali). Le affermazioni scientifiche sono tutte esistenziali, universali, e falsificabili. Questi sono i requisiti (nella definizione di "scienza" di Popper).
ad esempio, mi viene in mente il campo della psicologia e dell'inconscio, molto difficile da indagare con tale metodo popperiano...
La psicoanalisi procede applicando il metodo popperiano (nella ricostruzione della cosiddetta "storia concreta" del paziente). O almeno dovrebbe: sono certo che il 99.9999% degli psicoanalisti non lo fa. Ma Freud ha indicato chiaramente come procedere (OK, come vedi tu ed io siamo assolutamente portati ad andare OT: se cominciamo a parlare di Freud, dobbiamo aprire un'altra discussione. Magari dovremmo aprire una discussione intitolata: "Ser Balon Swan e Tyrion Hill discutono di Tutto").
una mia affermazione "ieri ho sognato gli elefanti rosa" oppure "quando ho visto il crollo delle torri gemelle mi sono messo a piangere e a pensare a quanto fosse buona la polenta", non può essere falsificata
Ma questa non è una affermazione scientifica già in partenza (non è esistenziale e globale). È una affermazione "locale". Una affermazione scientifica può essere "La gente quando dorme sogna", o "La gente sempre e ovunque sogna elefanti rosa". Comunque, la tua questione è valida: quello che vuoi indicare è che un esperimento di laboratorio può essere ripetuto da chiunque (e quindi la falsificabilità di una teoria è accessibile a chiunque), mentre l'affermazione di un paziente al suo medico no ("Senti male qui?" "No."). In questo caso si entra nel campo della "clinica", dove si deve presupporre che esista un accordo fra medico e paziente: cioè dire la verità. Se il paziente sente male lí, lo dirà - altrimenti si esce dal campo della medicina.
Questo fatto, in realtà, esiste in qualsiasi disciplina scientifica: anche un fisico che compie una misurazione, e vede la lancetta di uno strumento spostarsi, può dubitare dei suoi stessi occhi e non credere al risultato. E se un altro ricercatore vede la stessa cosa, potrebbe trattarsi di una "allucinazione collettiva". Forse tutto il mondo è una enorme illusione, e bla, bla, bla, bla... Ma a questo punto non si sta più facendo scienza. Si sta facendo qualcos'altro, perché è stato abbandonato il principio base (cioè che la realtà è reale e studiabile razionalmente).
però questi fenomeni psichici vengono comunque studiati da scienziati...
La medicina è una scienza, perché si basa su affermazioni esistenziali, universali, e falsificabili. Anche se la clinica è molto più complessa di quanto si vorrebbe (e gli impedimenti etici entrano spesso in conflitto con la disciplina - un essere umano non è un elettrone, da poterci fare tutti gli esperimenti che si vogliono...).
Per consolarti, aggiungerò che Popper sottolinea che un totale razionalismo è impossibile: alla base della scienza c'è una affermazione metafisica, e pertanto indimostrabile. E cioè che la realtà possa essere studiata in modo logico-razionale. In effetti la cosa sembra funzionare - ma questo non basta a renderla una affermazione scientifica ovviamente (secondo la sua stessa definizione).certo, e tale affermazione (per convenzione, non intendo certo un "obbligo a non contestare") deve rimanere incontestata, pena il crollo di tutta la baracca.
Diciamo che lo scienziato (in senso assolutamente lato: all'atto pratico siamo quasi tutti scienziati, per come ci comportiamo) è quello che crede, per fede, che l'universo sia comprensibile razionalmente. Lo scienziato vero e proprio è quello che fa ricerca applicando il "metodo scientifico" (creare una teoria, fare un esperimento per confutarla, se viene confutata fare un'altra teoria, eccetera, all'infinito).
In definitiva, ciò che rende potente la scienza è che, con questo metodo, si produce conoscenza nuova, e utile. È un... miracolo. Nessuno sa realmente perché funzioni.
Le citazioni iniziali da dove sono prese? >_>
Aggiunta: Trovato: http://www.labarriera.net/forum/index.php?...mp;#entry307512.
Aggiunta: Riporto anche la definizione di "falsificabile" data nell'altra discussione, che può essere utile a seguire la discussione:
falsificabile inteso come "si presta a controprove", insomma "può essere discussa"?Nel senso che è concepibile un esperimento che possa mostrarla falsa. Che possa esistere, in linea di principio, un risultato, un evento, qualcosa, che la possa dimostrare falsa. La verità, al contrario della falsità, è invece sempre impossibile da dimostrare. Tutte queste cose vanno dette limitatamente alle proposizioni esistenziali globali, universali (dimostrare una verità locale, infatti, è in genere possibile, perché i "casi" da accertare non sono infiniti)
Le affermazioni scientifiche sono tutte esistenziali, universali
e allora perchè cercavi di introdurre la teoria della falsicabilità nell'analisi morale del singolo?
nell'analisi di fatti storici, unici e irripetibili, e nella mentalità (anche questa unica e irripetibile) dell'individuo?
boh, forse mi sono perso qualche passaggio >_>
Le affermazioni scientifiche sono tutte esistenziali, universalie allora perchè cercavi di introdurre la teoria della falsicabilità nell'analisi morale del singolo?
nell'analisi di fatti storici, unici e irripetibili, e nella mentalità (anche questa unica e irripetibile) dell'individuo?
boh, forse mi sono perso qualche passaggio >_>
Ma non ho cercato di fare questo: ho solo fatto notare che la mentalità dell'individuo dipende dall'ambiente e dalla cultura nella quale cresce (proposizione esistenziale globale falsificabile), e che quindi occorre tenerne conto quando lo si giudica. Al meglio possibile, ovviamente. La tua reazione invece è stata del tipo "tutto è inconoscibile, tutto è illusione, tanto vale che sparo quello che mi pare". Inoltre hai preteso che ciò che affermavi era vero in quanto incontestabile - e chiamando Popper a supporto (mentre Popper diceva semmai l'opposto). Grandissimo show - ma non è scienza. Di più: non è nemmeno vagamente serio.
Inoltre, mi sa che hai sbagliato discussione... Dovevi mandare questo messaggio a "Mentalià medievale"! :(
Ma non ho cercato di fare questo: ho solo fatto notare che la mentalità dell'individuo dipende dall'ambiente e dalla cultura nella quale cresce (proposizione esistenziale globale falsificabile)
cosa che mi trova d'accordo, ovviamente
e che quindi occorre tenerne conto quando lo si giudica
cosa che non mi trova d'accordo...
La tua reazione invece è stata del tipo "tutto è inconoscibile, tutto è illusione, tanto vale che sparo quello che mi pare"
più precisamente: se molto è inconoscibile (pegf?), e se niente è interpretabile correttamente (pegf?), mi limiterò a giudicare solo ciò che conosco, senza inventare fatti per tappare i buchi e senza interpretazioni fantasiose e mentalità fanta-posticce, bensì con l'unica mentalità che posso usare (pegf?) -la mia-.
Inoltre hai preteso che ciò che affermavi era vero in quanto incontestabile - e chiamando Popper a supporto (mentre Popper diceva semmai l'opposto)
io chiamavo una "tesi" a supporto, il fatto che fosse la tesi "di popper" o la tesi "del venditore di gelati di caracas", poco mi cambia.
non è che io dai un grande valore alle endoxa...
per la precisione, io avevo detto che una teoria è vera (utile, corretta dal punto di vista matematico, convincente, rispondente a realtà, quello che vuoi) finchè non viene dimostrata che è falsa.
non mi sembra sia così in contrasto con la teoria di popper e con il metodo scientifico.
ovviamente la falsicabilità è un presupposto necessario a tutto questo, ma non vedo come le due cose possano contrastare
Ma non ho cercato di fare questo: ho solo fatto notare che la mentalità dell'individuo dipende dall'ambiente e dalla cultura nella quale cresce (proposizione esistenziale globale falsificabile)cosa che mi trova d'accordo, ovviamente
... prendo nota...
e che quindi occorre tenerne conto quando lo si giudicacosa che non mi trova d'accordo...
Chissà perché...
La tua reazione invece è stata del tipo "tutto è inconoscibile, tutto è illusione, tanto vale che sparo quello che mi pare"più precisamente: se molto è inconoscibile (pegf?), e se niente è interpretabile correttamente (pegf?), mi limiterò a giudicare solo ciò che conosco, senza inventare fatti per tappare i buchi e senza interpretazioni fantasiose e mentalità fanta-posticce, bensì con l'unica mentalità che posso usare (pegf?) -la mia-.
Assurdo, perché qualcosa la puoi conoscere, e infatti la conosci, e non tenerne conto di proposito significa fare il giochino dello struzzo. È chiaro che la tua conoscenza sarà sempre parziale, e proprio per questo il tuo giudizio non sarà mai definitivo. Se arriva nuova conoscenza, nuovi fatti, rettificherai infatti il tuo giudizio sulla base di questi.
Ad esempio, se tu dicessi che Robb è stato "stupido" perché avrebbe dovuto bombardare le Torri Gemelle con i B-52, qualcuno potrebbe farti notare che, nel Medioevo, i B-52 non erano stati ancora inventati. Faccio per dire. Il punto è che ci sono fatti, e dei fatti occorre tenere conto. E un fatto è che la cultura in cui si cresce influenza la mentalità. Quindi occorre tenerne conto meglio che possiamo. Non so se è chiaro. Spero di sí.
Potresti obbiettare che non si può "scientificizzare" la morale: ma certo, è ovvio. Tranquillo, non cado in questa trappola - non ho alcuna intenzione di diventare neonazista... Ma questo non significa che, per formulare giudizi morali, dobbiamo ignorare i fatti. Persino in una cosa sublime come l'arte c'è tantissima tecnica (sia di basso che di elevatissimo livello): una cosa che lo spettatore spesso tende a non notare - ma non certo chi l'arte la fa. Cosí anche nel giudizio c'è molta tecnica e molta conoscenza, e intelligenza - e più ce n'è, meglio è.
per la precisione, io avevo detto che una teoria è vera (utile, corretta dal punto di vista matematico, convincente, rispondente a realtà, quello che vuoi) finchè non viene dimostrata che è falsa.
Una teoria utile, dopo che è stata dimostrata falsa, continua a rimanere utile come prima. Si è solo scoperto un limite alla sua utilità (ammesso che fosse utile in qualche modo). La tua teoria era del tutto inutile, in quanto non fondata su nulla - per tua esplicita ammissione - a parte la tua "autorità".
non mi sembra sia così in contrasto con la teoria di popper e con il metodo scientifico.
Lo è in quanto dire "Dio esiste" non è affatto "vero fino a quando non è dimostrato che è falso". Popper non direbbe mai una bestialità simile - e credo che nemmeno i più svegli fra i venditori di gelati di Caracas lo farebbero.
ovviamente la falsicabilità è un presupposto necessario a tutto questo, ma non vedo come le due cose possano contrastare
Beh, dai, non mi sembrava che questo fosse il tuo atteggiamento... tu cercavi l'incontestabilità. Ma l'incontestabilità non ci serve a niente. Le tautologie sono incontestabili - e a che servono?
sulla mentalità medievale ho postato nella discussione apposita
Lo è in quanto dire "Dio esiste" non è affatto "vero fino a quando non è dimostrato che è falso". Popper non direbbe mai una bestialità simile - e credo che nemmeno i più svegli fra i venditori di gelati di Caracas lo farebbero.
lascia perdere la metafisica, che secondo Popper non c'entra nulla con il sua definizione.
prendiamo una teoria scientifica. La teoria del evoluzione.
questa teoria si poggia su osservazioni e dati osservabili, sperimentabili, dico bene? insomma è una teoria che sta in piedi, ha riscontri in molti campi. E' una teoria che la maggior parte del mondo scientifico e non solo ritiene "vera". Corretta, insomma, se "verità" ti suona metafisico. Un corretto modello della realtà.
E' anche falsificabile, dico bene? il giorno in cui una donna partorirà un T-rex immagino che alcune cose andranno riviste.
Ma ipotizziamo che succeda proprio questo, e l'evoluzionismo venga falsificato. Vengano alla luce dei dati genetici e dei ritrovamenti fossili, che la rendano inadeguada a spiegare la realtà.
E venga proposta una nuova teoria, che superi l'evoluzionismo, e che sia un modello migliore della realtà.
Gran parte del mondo accademico e non solo abbraccerà questa nuova teoria, alla luce di questa nuove scoperte.
Una teoria è vera (corretta) finchè non viene falsificata. E' quello che è successo in questa fantasiosa storia a sfondo scientifico.
cosa c'è di strano? se questo assunto non fosse vero, perchè dare tutta questa importanza alla falsificabilità?
ovviamente immagino che una teoria scientifica debba anche avere altri requisiti oltre all'essere falsificabile (modelli matematici, riscontro con la realtà)...
prendiamo una teoria scientifica. La teoria del evoluzione.
questa teoria si poggia su osservazioni e dati osservabili, sperimentabili, dico bene? insomma è una teoria che sta in piedi, ha riscontri in molti campi. E' una teoria che la maggior parte del mondo scientifico e non solo ritiene "vera". Corretta, insomma, se "verità" ti suona metafisico. Un corretto modello della realtà.
Puntualizzo: solo recentemente la teoria dell'evoluzione è diventata falsificabile. Cioè, solo dopo che è stata sviluppata una teoria dell'evoluzione, capace di spiegare quello che si osserva, e di fare predizioni (questa teoria, per dirla in soldoni, è quella del "gene egoista" di Dawkins). Prima si constatava semplicemente un fenomeno - e cioè che i fossili sembrano collegati l'uno all'altro - e si è chiamata questa cosa, giustamente, "evoluzione": ma la selezione naturale e la sopravvivenza del "migliore" non erano in grado di spiegare quello che si osservava. Erano una spiegazione molto vaga - e non falsificabile.
E' anche falsificabile, dico bene? il giorno in cui una donna partorirà un T-rex immagino che alcune cose andranno riviste.
Ma ipotizziamo che succeda proprio questo, e l'evoluzionismo venga falsificato. Vengano alla luce dei dati genetici e dei ritrovamenti fossili, che la rendano inadeguada a spiegare la realtà.
E venga proposta una nuova teoria, che superi l'evoluzionismo, e che sia un modello migliore della realtà.
Magari non viene nemmeno proposta una nuova teoria - semplicemente perché non la si trova, eh... Comunque, ti seguo.
Gran parte del mondo accademico e non solo abbraccerà questa nuova teoria, alla luce di questa nuove scoperte.
Incidentalmente, gran parte del mondo accademico si opporrà alla nuova teoria. Poi i vecchi grazie a Dio si leveranno di torno, e i giovani potranno andare avanti con la nuova teoria... :shock:
Una teoria è vera (corretta) finchè non viene falsificata. E' quello che è successo in questa fantasiosa storia a sfondo scientifico.
cosa c'è di strano? se questo assunto non fosse vero, perchè dare tutta questa importanza alla falsificabilità?
Allora: per quanto mi riguarda, tutte le teorie scientifiche sono false. Anche Popper diceva la stessa cosa (anche se, in una intervista data poco prima di morire, ha affermato che forse qualcuna delle teorie che abbiamo ora sono proprio "vere", solo che non sappiamo quali, ne' lo sapremo mai). Ti basti pensare a questo: nessuna delle teorie scientifiche attuali riesce a spiegare l'autocoscienza. Non entra nei calcoli, e non viene nemmeno derivata dai calcoli. Semplicemente, non ci dovrebbe essere. Non "serve". Alcune teorie (come quelle psicologiche, o sociali) la assumono: la prendono cioè come dato di fatto - ma non la derivano da un substrato più elementare (in senso riduzionista). Quindi, tutte le teorie scientifiche devono essere false (o incomplete). Descrivono solo contesti particolari della realtà (anche se, da un punto di vista logico, hanno sempre il carattere di proposizioni universali).
Il punto è che la verità (inconoscibile) delle teorie scientifiche è irrilevante. Possiamo tranquillamente andare avanti anche considerandole tutte false - incluse quelle dimostrate false. Ci accontentiamo di una verità locale, limitata. Una certa teoria va bene per descrivere solo una limitata classe di fenomeni, entro un contesto circoscritto. Prendi la QED: spiega in modo assolutamente perfetto (per quanto si possa vedere) tutti i fenomeni della luce e degli elettroni (e le loro interazioni), ma fallisce miserevolmente appena si cerca di applicarla al nucleo dell'atomo. Quindi questa teoria deve essere sbagliata. Eppure è preziosa, perché utilissima dove applicabile.
ovviamente immagino che una teoria scientifica debba anche avere altri requisiti oltre all'essere falsificabile (modelli matematici, riscontro con la realtà)...
Vagamente, potrei dire che una teoria scientifica deve essere vera almeno in un contesto locale. Altrimenti, per quanto bella e interessante, sarebbe inutile.
Ti basti pensare a questo: nessuna delle teorie scientifiche attuali riesce a spiegare l'autocoscienza. Non entra nei calcoli, e non viene nemmeno derivata dai calcoli. Semplicemente, non ci dovrebbe essere. Non "serve". Alcune teorie (come quelle psicologiche, o sociali) la assumono: la prendono cioè come dato di fatto - ma non la derivano da un substrato più elementare (in senso riduzionista). Quindi, tutte le teorie scientifiche devono essere false (o incomplete). Descrivono solo contesti particolari della realtà (anche se, da un punto di vista logico, hanno sempre il carattere di proposizioni universali).
Senza entrare nell'ambito dell'autocoscenza (o neppure in quello forse piu' semplice di intelligenza), le teorie (fisiche) attuali si dimostrano incomplete anche negli ambiti in cui si e' abbastanza sicuri che debbano essere applicabili. Per esempio, si cerca (ancora senza trovarla) la Teoria del Tutto. E prima ancora una teoria quantistica della gravita' (verranno mai scoperti i gravitoni?). Pero' non mi piace il concetto di 'teoria vera' o 'teoria falsa'. Mi piace piu' pensare in termini di applicabilita': quanto bene si accorda con le osservazioni e quanto bene permette previsioni. Poi entrano in gioco altri fattori, come la semplicita' e l'eleganza, ma se si vuole affrontare il tema della verita' si affronta alle volte un ginepraio come quando, con almeno tre formulazioni diverse ma equivalenti della MQ, Bohr, Born, Einstein, Bohm e altri si divertivano sul tema della verita'.
In quest'ottica, la teoria di Newton non e' sbagliata, ma soltanto meno precisa e utilizzabile in meno circostanze.
Poi chiaro, se io parto dicendo la mia teoria e' vera (in senso ontologico), e poi risulta essere imprecisa, allora non puo' essere vera, quindi deve essere falsa.
Inoltre, anche se la matematica si e' dimostrata straordinaria per descrivere la natura, non si sa assolutamente quale sia il legame tra la matematica e le leggi naturali, quindi esiterei un po' a dire, di una qualsiasi formulazione matematica che modelli la natura, 'questa teoria e' vera... si puo' dimostrare che e' falsa (seguendo Popper), ma non che e' vera...
le teorie (fisiche) attuali si dimostrano incomplete anche negli ambiti in cui si e' abbastanza sicuri che debbano essere applicabili. Per esempio, si cerca (ancora senza trovarla) la Teoria del Tutto.
E non e' nemmeno detto che esista.
E prima ancora una teoria quantistica della gravita' (verranno mai scoperti i gravitoni?). Pero' non mi piace il concetto di 'teoria vera' o 'teoria falsa'. Mi piace piu' pensare in termini di applicabilita': quanto bene si accorda con le osservazioni e quanto bene permette previsioni.
Stessa cosa anch'io. Spesso gli scienziati si sono lamentati dell'eccessiva rigidita' di Popper (i suoi stessi allievi, come Kuhn, Lakatos, e l'anarchicissimo Feyerabend, si sono apertamente "ribellati" a lui). Tuttavia la rigidita' di Popper e' solo formale: e' chiaro che solo un tonto si metterebbe ad applicare Popper alla lettera - non funzionerebbe nulla. Poi, Popper dichiaratamente si limita solo a descrivere la parte logico-deduttiva della ricerca scientifica - lasciando fuori (pur senza sognarsi di negarla) la parte creativa, e rivoluzionaria.
In altre parole, Popper deve sottolineare che l'intento della scienza (almeno formalmente) e' quello di creare proposizioni esistenziali universali falsificabili. E' solo un modo "matematico" di porre la questione. Ma anch'io preferisco il tuo: cioe', tu dici in sostanza che molte teorie globalmente false, e indimostrabili vere, sono tuttavia dimostratamente vere localmente (cioe', entro ben definiti limiti di validita').
Poi entrano in gioco altri fattori, come la semplicita' e l'eleganza, ma se si vuole affrontare il tema della verita' si affronta alle volte un ginepraio come quando, con almeno tre formulazioni diverse ma equivalenti della MQ, Bohr, Born, Einstein, Bohm e altri si divertivano sul tema della verita'.
In quest'ottica, la teoria di Newton non e' sbagliata, ma soltanto meno precisa e utilizzabile in meno circostanze.
E' vero localmente, appunto. E quindi serve. Naturalmente, quanto piu' ampio e' il campo di validita' di una teoria, e tanto piu' utile sara' questa teoria. Francamente, alla fine e' questo il modo in cui si scelgono le teorie migliori.
Inoltre, anche se la matematica si e' dimostrata straordinaria per descrivere la natura, non si sa assolutamente quale sia il legame tra la matematica e le leggi naturali, quindi esiterei un po' a dire, di una qualsiasi formulazione matematica che modelli la natura, 'questa teoria e' vera... si puo' dimostrare che e' falsa (seguendo Popper), ma non che e' vera...
Non sono sicuro di avere capito bene quest'ultimo paragrafo.
Ma anch'io preferisco il tuo: cioe', tu dici in sostanza che molte teorie globalmente false, e indimostrabili vere, sono tuttavia dimostratamente vere localmente (cioe', entro ben definiti limiti di validita').
Piu' o meno, ma fuggo dal dover dare una definizione di 'verita' preferendo la parola 'funzionante' o 'corretta' :figo:
Diciamo, in definitiva, che direi che una teoria e' Vera solo se funzionasse sempre e comunque, cioe' se fosse il modello matematico perfetto della realta'. In altre parole, se implementando quel modello al computer ottenessi una simulazione perfetta dell'universo (a parte l'indeterminazione quantistica, al massimo). Questo non puo' essere detto per nessuna formulazione attuale, meno che meno per quelle teorie non rigidamente matematiche: non ho niente contro le discipline scientifiche non basate sulla matematica, ma sembra questo l'unico linguaggio davvero efficace nel descrivere le leggi naturali...
Inoltre, anche se la matematica si e' dimostrata straordinaria per descrivere la natura, non si sa assolutamente quale sia il legame tra la matematica e le leggi naturali, quindi esiterei un po' a dire, di una qualsiasi formulazione matematica che modelli la natura, 'questa teoria e' vera... si puo' dimostrare che e' falsa (seguendo Popper), ma non che e' vera...
Non sono sicuro di avere capito bene quest'ultimo paragrafo.
Intendo dire che, se non sbaglio, posso dimostrare che una teoria e' falsa (ovvero imprecisa o errata), ma non che e' vera (=precisa o corretta), quindi mi tengo lontano da questa parola quando si tratta di scienza.
Intendo dire che, se non sbaglio, posso dimostrare che una teoria e' falsa (ovvero imprecisa o errata), ma non che e' vera (=precisa o corretta), quindi mi tengo lontano da questa parola quando si tratta di scienza.
Certo, ma perche' tanta paura? Per dire che "una teoria scientifica non si puo' mai dimostrare vera" occorre usare la parola "vera". Che male c'e'? :figo:
Intendo dire che, se non sbaglio, posso dimostrare che una teoria e' falsa (ovvero imprecisa o errata), ma non che e' vera (=precisa o corretta), quindi mi tengo lontano da questa parola quando si tratta di scienza.
Certo, ma perche' tanta paura? Per dire che "una teoria scientifica non si puo' mai dimostrare vera" occorre usare la parola "vera". Che male c'e'? :D
Nessun male, per carita', ma la parola 'vera' mi fa pensare a 'che corrisponde alla reale natura del fenomeno che descrive', mentre dal momento che e' un modello, preferisco pensare a 'che descrive bene la natura del fenomeno'. Sofismi semantici, se vuoi, ma mi sembra che evitino certe complicazioni filosofiche. Visto che, comunque, la filosofia si e' anche occupata del rapporto tra la nostra conoscenza del mondo e la sua natura, la sua descrizione etc, preferisco lasciare la parola 'verita' e 'falsita' all'ambito filosofico, e usare 'precisione' e 'correttezza' per quello scientifico.
Lo so, sono un po' seghe mentali... :figo: D'altronde, ho affrontato la filosofia della scienza in maniera solo superficiale e diversi anni fa ormai, quindi l'uso di questi termini mi mette al 'riparo' da alcuni aspetti piu' sottili -_-
Mah, devo dire che il tuo approccio mi piace molto. :figo: