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E' infatti ben vero che l'uccisione di Renly Baratheon ad opera di Lady Melisandre di Asshai, sacerdotessa R'hllor, è un evento magico eccezionale, ma mi sembra che il Prete Rosso faccia un uso costante della magia per richiamare in vita Brynden Pesce Nero e Lady Catelyn.
Lungi da me argomentare pro o contro la tua teoria (questo lo faranno altri meglio di me)...ma a meno che la memoria non mi inganni SPOILER38ffb0033fece55bba055087699e26ce'38ffb0033fece55bba055087699e26ce
non mi risulta che Brynden sia mai morto.
Ciao.
Bry >_>
Cosa devo leggere...
La magia non piace perchè viola le leggi della fisica?!?
Ma è proprio questo l'elemento caratterizzante della Fantasy rispetto alla Fantascienza, ovvero l' "illogicità".
Mi spiego subito, nella Fantascienza si compiono azioni a noi impossibili, ma spiegabili con la tecnologia (ad es. l'iperspazio, anche se metterebbe in difficoltà qualsiasi appassionato di fisica).
Nella Fantasy si compiono azioni appunto illogiche, non spiegabili su base scientifica ( trasformare un drago in una rana).
Secondo molti proprio per questo motivo la saga di Star Wars è più Fantasy che Fantascienza.
Il mondo di Martin è quanto di più lontano potrebbe esserci da una coerenza scientifico-razionale, fondata su basi storiche: solo io trovo strano che le stagioni durino degli anni?
Non pensate all' ecatombe ogni inverno di uomini e animali (spegnete i vostri termosifoni anche solo per una settimana, e immaginate di stare al gelo per 2 anni...)?
Adoro la magia nella Fantasy, ma non mi piace l'eccessiva "specializzazione" in D&D ( incantesimi come il disco levitante di Tenser o oggetti magici iperinflazionati).
Per me una spada magica è una preziosa reliquia, non un oggetto che si compra in un bazar per 1500 monete d'oro.
Trovo la magia ben gestita nel Signore degli Anelli, nella saga di Elric e in quella di Earthsea.
Cosa devo leggere...
La magia non piace perchè viola le leggi della fisica?!? [...]
Io trovo Martin estremamente logico. Poi io non vedo la magia come una violazione delle leggi della fisica: la vedo come una possibile estensione delle leggi della fisica. Dopotutto, la magia è una tecnica controllabile. Altrimenti non ci potrebbero essere personaggi (maghi, eccetera) capaci di utilizzarla, o di combatterla. In tutte le storie efficaci si indovina una logica, dietro la magia. Uno scrittore che facesse accadere cose in modo arbitrario, risulterebbe semplicemente irritante e noioso.
Martin è logico nella strutturazione di fabula e intreccio.
Non mi stupisco, in un contesto fantasy che un inverno duri anni (non sono come i superrazionali adolescenti di Everworld che guardando un drago pensavano "Come possono delle ali così piccole far volare un corpo così grande?" invece di "OH MIO DIO! TUTTI AL RIPARO!!!").
Tuttavia in una discussione sul forum venne sollevato il problema della sopravvivenza di uomini e animali, per non parlare delle piante (soprattutto a Nord) : il silenzio assordante di Martin ne svela l'illogicità.
Tolkien parla del Crudele Inverno e del Lungo Inverno come di cataclismi, durante i quali Gandalf e Saruman dovettero sudare le proverbiali sette camicie per soccorrere gli abitanti della Terra di Mezzo.
Come ho detto la Magia nella Fantasy è perfettamente sensata come la forza di gravità, e trovo accettabili tutte le motivazioni eziologiche, come i venti di magia, l'influsso delle Lune di Krynn, le leggi dell'Equilibrio di Videssos o Earthsea, le alleanze demoniache di Melnibonè...
Martin è logico nella strutturazione di fabula e intreccio.
Non solo: anche nei dettagli fisici. Per esempio, nell'apparizione della cometa e la sua evoluzione un capitolo dopo l'altro (dalla prima rilevazione da parte di Measter Luwin con lo spyglass, fino alla sua sparizione fra i bagliori del sole); oppure la preparazione del "Fuoco Verde", le difficolta' tecniche, la giustificazione della quantita' prodotta; i dettagli delle difese di una fortezza; i limiti prettamente fisici posti all'azione di qualsiasi magia (e' possibile tornare in vita, ma i tagli non sono riparabili); i draghi che richiedono un lungo tempo per crescere, e la funzione alimentare aggiunta al fuoco che sanno emettere; la sensatezza delle diverse religioni (in quanto religioni, ovviamente), e la loro relazione reciproca; ogni dettaglio, insomma, lascia intendere un livello sottostante, completamente sensato, fisico, che viene piu' o meno intuito dal lettore, e addirittura capito - in quei casi in cui il lettore e' un biologo, un fisico, un medico, un sacerdote, uno psicologo.
Non mi stupisco, in un contesto fantasy che un inverno duri anni (non sono come i superrazionali adolescenti di Everworld che guardando un drago pensavano "Come possono delle ali così piccole far volare un corpo così grande?" invece di "OH MIO DIO! TUTTI AL RIPARO!!!").
Un inverno lungo due anni e' molto piu' sensato di un drago con le ali piccole. Ovviamente, i draghi di Martin hanno ali grandi, anyway... >_>
Tuttavia in una discussione sul forum venne sollevato il problema della sopravvivenza di uomini e animali, per non parlare delle piante (soprattutto a Nord) : il silenzio assordante di Martin ne svela l'illogicità.
Ma nemmeno per idea: in un mondo dove le lunghezze variabili delle stagioni sono attese, le popolazioni si adattano e si abituano. Non c'e' alcun silenzio assordante di Martin, al contrario, ci lascia abbondantemente vedere quali sarebbero le abituali politiche di accumulo dei raccolti per affrontare l'inverno che arriva - ad esempio, nel capitolo 16 di ACOK (Bran). Per giunta ci fa capire quale sara' la conseguenza della distruzione dei raccolti, causata dalla guerra, proprio quando l'inverno sta arrivando. E' evidente che sara' una ecatombe.
Tolkien parla del Crudele Inverno e del Lungo Inverno come di cataclismi, durante i quali Gandalf e Saruman dovettero sudare le proverbiali sette camicie per soccorrere gli abitanti della Terra di Mezzo.
Molto giustamente Martin non lo fa: l'inverno non e' un cataclisma, ma e' una questione di normale amministrazione, a Westeros. Certo, un inverno di sette anni e' peggio di un inverno di due. Ma le popolazioni di Westeros si sono attrezzate da millenni per affrontare questo stato di cose. Martin e' saggio: non scrive cretinate. Descrive una situazione di equilibrio - capisce che e' proprio questo il punto di partenza, per forza di cose. Poi, procede con lo spezzare questo equilibrio.
Come ho detto la Magia nella Fantasy è perfettamente sensata come la forza di gravità, e trovo accettabili tutte le motivazioni eziologiche, come i venti di magia, l'influsso delle Lune di Krynn, le leggi dell'Equilibrio di Videssos o Earthsea, le alleanze demoniache di Melnibonè...
Ma io non ho mai trovato inaccettabile la magia. Magia non e' sinonimo di illogicita'...
Magia serve per creare evento eccezionale.
questa è la dichiarazione che più sento mio per un fatasy.
ok ad un pò di magia, ma meno c'è meglio è.
in questo senso sono stato accontentato da due sage fantasy che adoro(anche se una tanto fantasy non è)
le cronache di camelot
e le cronache del ghiaccio e del fuoco.
tra l'altro jack whyte e lo zio sono i mie due scrittori preferiti(poi c'è anche manfredi)
Niente magia o quasi niente. :unsure:
Esistono altri modi per rendere un fantasy interessante, ormai è troppo di moda e in alcune 'varianti' costituisce un vero stereotipo. :(
secondo me, in un fantasy la magia,seppur in minima parte, deve essere presente per poter spiegare eventi impossibili nella nostra dimensione, che sfuggono alle leggi della fisica. non mi piace l'ultima opzione in stile erikson, ma direi che la magia deve essere una forza misteriosa utilizzabile unicamente da un gruppo di persone, i cosiddetti maghi e incantatori. I maghi che lanciano palle di fuoco vanno bene, ma il troppo strpoppia. dunque la magia è un'ottima fonte per creare un'avventura, soprattuto se il mondo è minacciato proprio dalla magia o di chi ne fa uso e l'eroe ne è sprovvisto.non so quale scegliere, aiutatemi! :unsure: :( ^_^
:wacko: La 'magia' è l'immaginazione stessa ed, in questo senso, è presente in ogni fantasy.