Lyra,
direi di abilitare una sesta opzione "Tanta magia e la usano tutti" perchè segnalata da due lettori con precisi riferimenti a romanzi pubblicati.
Grazie mille.
A parer mio dipende dal tipo di storia che scrivi: se, come hai detto, sei partito da due romanzi dove comunque hai voluto tralasciare questo elemento in quanto "abbastanza pericoloso da usare data l'inesperienza", non mi pare il caso di cambiare completamente i canoni nelle storie successive :victory: Quindi credo che sia meglio introdurre la magia secondo una delle prime opzioni del sondaggio.
Per quanto concerne la mia personale opinione sull'uso della magia, quoto chi dice che dipende da come la storia è scritta. Infatti io apprezzo tantissimo sia Martin, dove la magia, abbiamo visto, non è certo qualcosa di ordinario, sia Dragonlance dove invece la magia e i maghi sono all'ordine del giorno e ci sono divinità della magia a regolarne il flusso, interagendo direttamente con i protagonisti.
Basta che in ogni caso la storia sia ben scritta e coerente :smack: poi ovviamente sono gusti personali (per esempio a me non piace per principio quando il protagonista vive nel nostro mondo reale e si viene a trovare in qualche modo in un mondo magico :victory: )
per me, la magia, è meglio che non ci sia.. sono abbastanza daccordo che possano esistere razze strane come: elfi, orchi, meta-lupi ( :victory: ) ecc. ecc. però preferisco niente magia..
sono rimasto molto soddisfatto dal modo in cui è stata utilizzata in "EXCALIBUR", ovvero se ne parla in tutta la saga, ma poi non compare mai (almeno in modo inequivocabile) somiglia molto al mondo reale, molti millantano capacità magiche, ma generalmente c'è ben poco di reale..
Chiedo che venga inserita l'opzione "sono indifferente riguardo alla presenza di magia" oppure "non ho particolari motivi per volerla o no" che è la mia posizione e forse se ho capito bene anche di qualcun'altro. :victory:
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Se devo essere sincero non mi ritrovo pienamente in nessuna delle opzioni descritte.
Più precisamente, la magia nel senso in cui è stata intesa dall'autore del sondaggio non mi piace.
Come Neshira, il mago tale-perché-sì non mi dice assolutamente nulla.
Al contrario, apprezzo tantissimo una struttura tipo Pern dove animali che noi definiremmo magici (i draghi) sono inseriti in un contesto sociale-ambientale-biologico che ne spiega l'esistenza.
Secondariamente, più che la quantità di magia presente nel mondo, mi interessa la coerenza interna. Si vuole fare in modo che solo il cattivo o il buono abbia la magia? OK, ma il motivo deve essere plausibile. Perché solo il cattivo è un mago? Cosa ha condotto a questo? Perché non ci sono altri maghi nel mondo?
Mi piacciono quindi ambientazioni alla McCaffrey, come detto. Ma anche Erikson mi intriga parecchio. Lì di magia ce n'è a bizzeffe, ma sappiamo come e perché (più o meno, vista la cripticità dell'autore) è usata, e non è mai un deus ex machina per i buoni o i cattivi. Mi piace l'approccio di Martin, dove vediamo un elemento soprannaturale, ma questo appare limitato a fattori razziali (gli Estranei), oppure presunti religiosi (Melisandre, Thoros), chimico-alchimistici (i piromanti), medici (Aeron). In effetti il 95% di quello che vediamo in Martin potrebbe non essere magia.
Insomma, da buon ingegnere, razionalità e coerenza prima di tutto.
Se devo essere sincero non mi ritrovo pienamente in nessuna delle opzioni descritte.
Stavo per scrivere qualcosa di molto simile a ciò che dice Beric- Quoto in toto l'ingegnere Beric!!
Razionalità e coerenza!! La magia, se ha un senso, è un importante ingrediente x un buon fantasy.
bry :victory:
In un fantasy, per me, la magia deve essere solo una cornice alla storia e non deve essere una componente predominante.
Mi trovo bene con Martin perchè soddisfa questo requisito.
Nella storia ci vogliono molti combattimenti tredizionali: sangue, spade, arti mozzati, la mischia della battaglia....la magia deve essere occasinale.
ok per quanto mi riguarda, nono ho una preferenza, l'unico parametro che considero è la coerenza con il mondo che si crea. mi spiego meglio: in una società a magia diffusa, per esempio, trovo più coerente che certi problemi tecnologici siano risolti con la magia, oppure che la magia sia diffusa comunemente, anche se a costi elevati. in un mondo a magia rara, invece, è chiaro che ci sarà una classe di maghi che terrà gelosamente il proprio potere, e la magia sarà accessibile a pochissimi, se non a nessuno al di fuori di quella cerchia.
altro paramentro della coerenza, poi, è il limite del potere. purtroppo, assistiamo spesso alla magia come giustificazione per una sorta di onnipotenza dei personaggi. e qst è assurdo, specie perchè magari poco prima leggevamo di una situazione di fatto impossibile da sbrogliare. insomma, la magia deve avere limiti ben precisi, non possiamo semplicemente leggere che "disperato e senza più forze, il personaggio X scatenò la sua ultima magia, facendo cadere il cielo sulla testa del suo nemico". allora la domanda è: perchè accade qst? che proprietà ha il potere magico nella storia? che limiti incontra?
soddisfatto il parametro della coerenza, credo che la magia diventi un elemento come gli altri, utile per caratterizzare la trama, e non diventi un elemento con cui un autore in difficoltà risolve le situazioni senza uscita...
La mia risposta è "Quanta ne serve". ;) La magia è un elemento essenziale in ogni fantasy. Non si può scegliere semplicemente se inserirla o meno a seconda del gradimento dei lettori. Se la tua ambientazione è costruita bene e ha bisogno di una classe di maghi o simili per rendere forte la struttura del libro, ci dovrà essere un tipo di magia non utilizzabile da tutti. Se tutti riescono ad utilizzarla in modo autonomo, dovrà essere integrata nell'ambiente e anche l'istruzione dovrà prevedere il suo apprendimento, stile HP. Se invece vuoi inserirla solo come abbellimento ma non è necessaria per la tua storia stai attento a non farla diventare un corpo estraneo. Potresti finire con il risolvere molte più situazioni di quante vorresti sfruttando la magia, inaridendo le tue idee iniziali. :D
Io sono dell'idea che se un libro viene "etichettato" come fantasy deve esserci almeno un elemento magico, cioè qualcosa che non è reale.
Poi sulla quantità di magia non ho preferenza, non è quella che mi fa dire se è un buon libro fantasy o meno.
Ci sono ottimi libri con pochissima magia (Martin) e altri che ne sono pieni (Erikson), ed entrambi li considero bellissimi. ;)
Polgara
Io sono dell'idea che se un libro viene "etichettato" come fantasy deve esserci almeno un elemento magico, cioè qualcosa che non è reale.
Poi sulla quantità di magia non ho preferenza, non è quella che mi fa dire se è un buon libro fantasy o meno.
Ci sono ottimi libri con pochissima magia (Martin) e altri che ne sono pieni (Erikson), ed entrambi li considero bellissimi. :D
Polgara
Sono d'accordo con Polgara, per me un fantasy deve avere almeno un minimo di magia, non dico tanta ma il giusto equilibrio e l'importante è che ci sia una qualche giustificata ragione al fatto che uno possiede la magia.
E comunque Martin nei suoi libri è partito con pochissima magia però andando avanti ce n'è sempre di più. ;)
Vedo che da un po' non ci sono più post su questo argomento e penso sia il momento di chiudere il sondaggio.
Farò un sommario delle risposte ricevute in questo forum e nel mio blog e vi farò sapere.
Grazie a tutti per la collaborazione-
A me va bene tendenzialmente qualsiasi quantita' di magia, ma la narrazione deve essere coerente. Se un personaggio ha la capacita' di passare attraverso i muri, per esempio, non puo' ad un certo punto del romanzo trovarsi in difficolta' per una porta chiusa. Chi immette nel proprio romanzo questo elemento deve rendersi conto che diverse situazioni caratteristiche nella narrativa saltano. Un mago che dimostra di possedere un arsenale di svariate decine di incantesimi non ha quasi alcuna scusa per trovarsi in difficolta', a meno che non sia alla merce' di un mago piu' potente.
Inoltre, non si deve usare la magia come 'deus ex machina' che sei in una situazione incasinatissima e 'toh, guarda, ho giusto un incantesimo/oggetto magico fatto apposta che ci risparmia dal dover trovare una soluzione piu' interessante, intelligente o faticosa'.
Certo, questo un po' sembra contraddire quanto ho detto prima, ma sono convinto che queste situazioni si notano subito leggendo un libro, e che una buona scrittura possa evitarle.
Aggiungo che credo sia questo il motivo per cui Gandal non e' presente in gran parte del viaggio degli hobbit (prima viene catturato, poi ucciso, poi non si sa dove siano frodo e sam, e gandalf va a Minas Tirith): tenerlo lontano dai guai della Compagnia ha evitato il presentarsi di quelle specifiche situaizioni: o si mantenevano i guai e gandalf passava per un pirla, o gandalf e' veramente un figo e allora la meta' dell'avventura era difficilmente giustificabile...
Gandalf è assente dall'avventura per ragioni ben diverse dall'evitare casini alla Compagnia.Poi,se ci pensi bene (non ricordo se sul film si veda,sul libro c'è),anche lui,potente tra gli Istari,ha dovuto faticare non poco per gettare un semplice incantesimo di blocco della serratura per bloccare l'inseguimento del balrog a Moria. La sua magia,quando si mostra,ha a che fare più con poteri divini che magici (intendo magia come una forza che muta l'ordine naturale delle cose senza derivare da un essere divino...ci sarebbero pagine e pagine da discutere sul rapporto magia-religione,quindi semplifico così),infatti Gandalf,più che un mago fantasy come lo intendiamo oggi noi,è piuttosto un messaggero,un angelo (intendendo il termine nell'antico significato in greco,angelos = messaggero...i grecisti mi correggano se sbaglio).
Credo,incidentalmente,che buona parte del fascino del LOTR derivi proprio da questa magia sempre perfettamente inserita nella subcreazione tolkieniana e nel sostrato culturale europeo.Spingendo oltre il pensiero,credo sia lo stesso motivo per il quale ASOIAF piace tanto:anche là la magia è ben inserita nel piano di subcreazione di Martin e si sposa peraltro col nostro background culturale,sebbene ad un livello diverso da quello tolkieniano (esemplificando brutalmente,Tolkien si rifà al mondo anglosassone e norreno,Martin mi pare che si agganci più a quella cosiddetta cultura della Manica che fiorì tra XI e XIII secolo,quella del romanzo cavalleresco e di Chretien de Troyes,per intenderci).
Come promesso, provo a tirare qualche conclusione da questo sondaggio.
Per prima cosa voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato, sia con il semplice voto che con i loro commenti, che non sono mai stati banali.
Se guardo i risultato del sondaggio, la stragrande maggioranza ha votato per il livello di magia numero 2. Ben 12 partecipanti su 22, ossia oltre il 50%, preferiscono che la magia sia il pretesto per un evento eccezionale, qualcosa che ha un impatto notevole sulla vicenda ma solo in momenti ben definiti.
Qualcuno ha osservato che questo livello di magia è quello usato nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, affermazione su cui mi trovo parzialmente in disaccordo.
SPOILER PORTALE81ded6fdef43dfac71b015f815e4c3cc'81ded6fdef43dfac71b015f815e4c3cc
E' infatti ben vero che l'uccisione di Renly Baratheon ad opera di Lady Melisandre di Asshai, sacerdotessa R'hllor, è un evento magico eccezionale, ma mi sembra che il Prete Rosso faccia un uso costante della magia per richiamare in vita Brynden Pesce Nero e Lady Catelyn.
Ma, al di là della preferenza per un tipo di magia piuttosto che per un altro, ho trovato molto interessante il parere espresso da molti lettori, secondo i quali la magia deve essere un qualcosa di equilbrato e credibile all'interno del romanzo.
Essa deve quindi sottostare a regole certe, chiare ed esplicite, deve essere ben bilanciata all'interno del mondo in cui è ambientato il romanzo, direi organica al mondo stesso e non costituire mai un corpo estraneo cui si ricorre quando non si sa più come cavare d'impiccio l'eroe da una situazione critica.
Insomma, moderazione, chiarezza ed armonia devono stare alla base di qualsiasi magia in un romanzo fantasy.
E, oserei dire, anche alla base del romanzo stesso.