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AryaSnow
di AryaSnow
creato il 21 dicembre 2007


AryaSnow
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Inviato il 26 agosto 2009 12:56 Autore

Racconto: "Due ostaggi"

 

All’ora di cena sentirono la chiave che tornava a trafficare nella serratura. La porta si aprì. Per un attimo Nassa fu abbagliata dalla torcia.

«Spero che abbiate trascorso un bel pomeriggio,» la figura dell’uomo si chinò per posare a terra il vassoio. «Il vostro paparino non si decide a cacciar fuori la grana. Gli conviene sbrigarsi, o ci toccherà provargli che non scherziamo e, credetemi bambine, questo non sarebbe bello per voi». Freyjo era in piedi davanti a loro: una sagoma dal fisico atletico sullo sfondo giallo della luce elettrica. Poi uscì con una risatina.

«Fottuto bastardo!» Yara scagliò un sassolino contro la porta.

«Le parolacce!» Da un po’ Nassa si era accorta di come sua sorella avesse iniziato a insaporire il proprio linguaggio.

«Non ricominciare a rompere, non vedi che siamo nella merda fino al collo? » Yara si portò le ginocchia al petto e si morse il labbro. «Quanto vorrei che quel fighetto si spaccasse il suo, di stupido collo.»

Nassa era disagio. «Però… Freyjo è un ragazzo così bello… io non credo che sia cattivo. Forse sono gli altri a costringerlo…»

«Non ricominciare con le cretinate. Hai sentito prima come rideva?»

«Sarà come dici…» Nassa sospirò. La stanza stava diventando sempre più buia, e anche i suoi sogni d’amore si stavano spegnendo. «Ma adesso che succederà? Papà è pieno di debiti, non so se potrà pagare tutti quei soldi.» Andò a raccogliere il vassoio con il cibo: ancora minestra, acqua e patatine dalla consistenza gommosa.

«Non ce ne sarà bisogno, domani fuggiremo».

«Ma che dici? Ascoltare Dark Metal ti ha mandato in pappa il cervello?»

«Black Metal,» ribatté Yara. «Ed è proprio questo che ci salverà.»

Doveva essere un’altra delle sue follie. La cosa migliore da fare era tacere, aspettare che le passasse e mandare giù il brodo prima che si raffreddasse.

«Nassa, ascoltami bene,» Yara si mise a gambe incrociate, iniziò a spiegare gesticolando. «Ti ricordi di quando sono andata al concerto dei Faceless Boys?»

«Quel gruppaccio che fa un casino insopportabile e si pittura la faccia, con il chitarrista che è stato in prigione per omicidio.»

«Sì, sono ragazzi che sanno divertirsi,» fece un’alzata di spalle. «Comunque: arrivo all’ingresso e trovo una calca tremenda; so già che dal fondo non riuscirò a vedere niente, allora mi porto avanti infilandomi tra le gambe della gente. Ad un certo punto sento qualcuno strattonarmi la maglietta e spingermi via: un ciccione di due metri mi dà della bamboccia e mi dice di starmene al mio posto, o di tornare a casa a giocare con le barbie. Con quel braccio borchiato mi fa pure male!». Si fermò un attimo per masticare le patatine, come se pensasse di fare a pezzi anche quel seccatore. «Insomma, io non mi lascio trattare così. Mi sento costretta a tirare fuori la pistola dalla borsa e puntargliela contro il pancione molle.»

«La pistola? Non ci credo… e come facevi ad averne una?»

«Me l’aveva prestata Noj, per ogni evenienza.»

Il loro fratello maggiore lavorava nella polizia; Nassa non riusciva a credere che avesse fatto una cosa simile!

Yara proseguì: «Il tipo se ne resta lì imbambolato come uno scemo. Io metto via il ferro, riprendo ad avanzare in mezzo a tutti quei corpi e capelli sudati. Poi ci fanno entrare e corriamo verso il palco. Riesco ad attaccarmi alle transenne, trovandomi così in prima fila! Evviva! Prima suonano i due gruppi di supporto, ma alle dieci arriva finalmente il turno dei… Faceless Boys! Sapessi che figata di concerto…»

«Va bene, ma che c’entra tutto questo con la fuga?»

«Alla fine dello spettacolo, Jakinaga lancia il suo plettro al pubblico. Indovina chi riesce a prenderlo!» Frugò nel taschino della giacca di pelle, ne cavò fuori qualcosa e lo mostrò a Nassa all’ultima luce proveniente dalla finestra. Era un oggetto dalle dimensioni di una moneta, ma più sottile e a forma di triangolo arrotondato. «Il plettro di Jakinaga.» Yara lo strinse, il pugno chiuso accanto al viso. «Ogni fan dei Faceless Boys sa che il sesto giorno di ogni mese, tenendolo in mano e pronunciando il nome di una persona che vuoi morta, il desiderio si avvererà. Non più di tre vittime.» Il rosso del tramonto le illuminava il contorno di una guancia, fiamme sembravano danzarle negli occhi. «Oggi è Mercoledì 5, domani sarà il giorno giusto.»

«Di cosa stai parlando, Yara?» Sua sorella la spaventava quando assumeva quell’espressione.

«C’è Freyjo, c’è il tizio pelato, e poi quell’altro che chiamano “Bulldog”. Quanti sono i rapitori?»

«Io… io non saprei…» Nassa non era mai stata brava in matematica.

Yara inclinò la testa di lato, tracciando sul muro una linea con il dito intriso di ketchup. «Tre. In tutto sono tre, sorellina,» la sua voce si era fatta cupa. Tre strisce vermiglie ora si potevano scorgere sulla parete. «Adesso capisci?» Yara le lanciò un’occhiata obliqua e penetrante.

«No, mi stai confondendo…» Ma perché voleva costringerla a questi ragionamenti difficili?

«Domani uno di loro entrerà a portarci il pranzo. Aprirà la porta: quello sarà il momento adatto per…»

Così le rispiegò bene tutto.

 

Il giorno seguente fu ancora Freyjo a presentarsi col pasto.

Aveva annunciato il suo arrivo con il solito rumore della chiave. Yara intanto si era tenuta pronta con il plettro in mano.

Ma non appena lo vide, Nassa non poté trattenersi: «Attento, Freyjo! Mia sorella ha un plettro maledetto! Ti amo! Salvati!»

 

 

---

 

Fonti di ispirazione e omaggi: ovviamente Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco .

Modificato il 05 July 2024 17:07

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zack86sq
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Inviato il 10 settembre 2009 11:37

E' bellissimo questo racconto. :unsure:

A furia di stare sulla Barriera stai sviluppando una certa vena comica. ^_^



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Inviato il 13 settembre 2009 20:24 Autore

Grazie ;)

 

Metto qui anche le immagini della mia campagna elettorale :blink: :shock:

 

manifesto 1

foto originale

 

manifesto 2

foto originale

 

manifesto 3

foto originale

 

La caraffa di sangue!

 

 

Una mia normale missione...

http://img36.imageshack.us/img36/9391/io4u.jpg

http://img186.imageshack.us/img186/1449/io4v.jpg (manifesto)

 

Che seccatura, il tizio che devo far fuori è in ritardo, e questa sera danno pure un bel film in tv... Sono questi i momenti in cui più mi pesa questo mestiere ;)

http://img14.imageshack.us/img14/3694/io5.jpg

 

 

Rubando dallo slogan elettorale di Calinn:

VOTATE ARYASNOW: 168 cm di bellezza, ma soprattutto bontà! -_-

 

http://img3.imageshack.us/img3/8495/io6.jpg

 

Altra foto...

manifesto

foto originale

 

Votate AryaSnow perchè ha un'altra pistola ancora:

http://img233.imageshack.us/img233/9364/io12.jpg

(sì, l'immagine è venuta un po' da schifo =P)

 

Votate AryaSnow perchè se no lei vi fa saltare in aria la casa.

http://img188.imageshack.us/img188/2204/io11.jpg

 

Lannister: votate anche voi AryaSnow, perchè la vita dei vostri figli è nelle sue mani!

http://img15.imageshack.us/img15/2158/io13.jpg

 

Votate AryaSnow perchè qualche volta è buona e dolce pure lei.

http://img14.imageshack.us/img14/8537/io10.jpg

 

 

Votate AryaSnow perchè lei è davvero Nikita.

http://img176.imageshack.us/img176/1804/patente.jpg

 

Votate AryaSnow perchè...

Oggi sono un po' stanco, lo sbalzo termico che avrebbe ucciso un bisonte adulto di questi giorni ha avuto effetti anche sul vostro lord-jon :D Eppure è strano, ho sopportato ben di peggio da piccolo, quando sono arrivato dalla Russia... :mellow: Foto Lord-jon

... lei davvero da piccola è arrivata dalla Russia

http://img185.imageshack.us/img185/9977/iop2.jpg

 

Ancora AryaSnow da piccola :wub:

 

http://img197.imageshack.us/img197/5931/iop3.jpg

http://img8.imageshack.us/img8/4861/iop4.jpg

http://img508.imageshack.us/img508/7222/iop5.jpg

http://img508.imageshack.us/img508/672/iop6.jpg

(io sono ovviamente quella a destra=P)

http://img85.imageshack.us/img85/658/iop7.jpg

 

Votate AryaSnow perchè se no sarete aggrediti da una bestia terribile :blink:

http://img233.imageshack.us/img233/3246/gattoa.jpg

 

Altre foto di me da piccola col micio:

http://img268.imageshack.us/img268/7817/iop8w.jpg

http://img15.imageshack.us/img15/2075/iop9.jpg

 

Altra foto di me da grande con le pistole:

http://img156.imageshack.us/img156/5633/io15.jpg

 

Votate AryaSnow se non volete un bagno di sangue:

http://img182.imageshack.us/img182/8685/iosangue.jpg

Ehm, il fotografo ha avuto qualche problemino :indica:

 

Votate AryaSnow perchè è mancina:

http://img22.imageshack.us/img22/4986/scriv.jpg

Oh, è pur sempre un motivo ;)

 

Una foto sorridente :-P

http://img504.imageshack.us/img504/5305/io16s.jpg

Modificato il 05 July 2024 17:07


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Inviato il 19 novembre 2009 20:43 Autore

Racconto: "La missione"

 

«Signorina, deve mostrarmi la borsa».

Pur non avendo motivo di temere il controllo, Isel già avvertiva un formicolio lungo la schiena. Nascose la tensione dietro a una maschera di sorriso e obbedì.

L’uomo in uniforme aprì la cerniera, frugò tra i cosmetici, sottopose ogni centimetro al rivelatore tascabile. Una luce verde segnalò che tutto era regolare. L’apparecchio le venne passato anche sopra i vestiti, con lei che fingeva normale imbarazzo, quindi stabilì che non portava oggetti pericolosi.

«A posto, ora può andare,» e la borsa le tornò tra le mani.

“Sono tempi turbolenti, dobbiamo occuparci della sicurezza,” Isel ripensò a quelle parole sentite per radio, mentre saliva sul treno reggendosi l’elegante cappello per lei così inusuale. Fu dentro, finalmente. Il pavimento era coperto da umide impronte di scarpe, ma le poltrone di prima classe si presentavano rosa e invitanti. Si accomodò a un posto libero. Sprofondata nella morbidezza dello schienale, volse lo sguardo oltre il finestrino, verso il cielo fosco che liberava goccioline. C’era ancora modo di rinunciare, se lo avesse voluto? Troppo tardi: gli edifici iniziavano a slittare, il treno partiva. La pioggia colpiva il vetro in diagonale e le ricordò le notti trascorse sotto un tempo anche peggiore, durante lo squallido lavoro in strada. Adesso ci sarebbe stata una svolta: per la missione le avevano promesso più denaro di tutta la somma guadagnata in quegli anni.

Il cameriere passò con calici di spumante, ma lei rifiutò. Meglio mantenere la lucidità.

Fermata: ecco la prima stazione. Si sentì irrigidire, guardò fisso di fronte a sé cercando di rallentare il respiro. Quando il treno sarebbe ripartito, lei si sarebbe diretta verso i servizi con la massima naturalezza possibile.

 

Nel bagno era stato spruzzato del profumo alla menta. Isel fece scattare il chiavistello. Si precipitò sul finestrino, le dita lasciarono impronte sopra il vetro; dovette appoggiarsi con tutto il proprio peso per abbassarlo e sentire l’aria gelida investirle il volto. Non ci fu da attendere molto prima che il treno subisse un nuovo arresto, questa volta più brusco e senza stazione. Tutto stava procedendo come pianificato. Sotto, un membro dell’organizzazione aspettava. Lei spinse fuori la borsa e ne ricevette un’altra di identico aspetto; l’uomo scomparve tra la vegetazione.

«Tutto a posto, signorina?» Fuori dal bagno, il cameriere le sfiorò un gomito.

«Solo un po’ di spavento. Questo guasto improvviso…»

«Già, l’ho vista turbata».

Isel ricambiò il sorriso e si diresse verso la poltrona. Tremava, faticava un po’ ad avanzare sui tacchi. Di nuovo seduta, strinse la borsa al petto, con la sensazione di aver addosso gli occhi di tutti passeggeri. Ma constatò che non sembravano curarsi di lei e l’anziano a fianco dormicchiava. Si passò il palmo sulla gonna, asciugandolo dal sudore. Un’altra fermata ancora…

 

Dopo che il treno ebbe ripreso a muoversi, fece scorrere ancora lo sguardo lungo la carrozza; poi aprì la cerniera, giusto lo spazio che le consentì di infilarci una mano, tastare la bomba a tempo e premere l’interruttore. Fece scivolare la borsa sotto il sedile. Emise un sospiro, cercando di sciogliere la pesantezza che aveva in gola. Sarebbe scesa alla prossima fermata, sarebbe sparita senza lasciare traccia, non si sarebbe voltata verso il vagone che ripartiva per esplodere pochi minuti dopo.

 

Un ampio cartello giallo le sfrecciò accanto, ma la scritta “GRAN PONTE” rimase congelata per diversi secondi nella sua mente. Doveva aver letto male.

Il cameriere…

«Scusi, questo treno si ferma a Gran Ponte?»

Il ragazzo esibì un’aria desolata. «No, signora, oggi abbiamo un programma diverso dal solito: saltiamo due fermate e puntiamo direttamente a Greyplace. Lo avevamo comunicato…»

Isel gli si aggrappò al bavero della giacca, le gambe sul punto di cedere. Dietro al cameriere, un passeggero si portava lentamente il sigaro alla bocca, un filo di fumo si arricciava tra i sedili; anche gli alberi sullo sfondo sembravano scorrere a rilento. E dopo, la vista le si oscurò. Il treno sulle rotaie scandiva il tempo con un rumore malefico, tempo che aveva smesso di essere importante. Quella fu l’ultima cosa che percepì prima di perdere i sensi.

 

---

 

Fonti di ispirazione e omaggi: il videogioco Final Fantasy VIII.

Modificato il 05 July 2024 17:07


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Inviato il 28 novembre 2009 0:07 Autore

Racconto: "Cose che capitano"

 

L’assassino si svegliò sussultando mentre un getto liquido gli ruscellava sulla fronte. Vide una donna dalla chioma bionda che lo sovrastava, in mano la caraffa con cui l’aveva innaffiato.

«Ma che cazzo...» Scattò a sedere tra i cuscini del divano. La sua vista diventava più nitida e ora metteva a fuoco i lineamenti tesi della sconosciuta.

«Questo lo dovrei dire io,» si sentì ribattere, «che diavolo ci fai nel mio appartamento?»

La testa gli pulsava, due mosche intrappolate zampettavano nelle tempie. Si toccò la fronte: rosso sulle dita… «Sangue?»

«E’ spremuta, imbecille.» La donna agitò la caraffa facendo risuonare i resti del succo, senza schiodargli gli occhi di dosso.

Solo a quel punto gli venne l’impulso di allungare la mano dove teneva sempre la pistola…

… che invece ritrovò puntata su di sé. «Dammi una spiegazione, o il sangue lo avrai davvero.» Click del cane alzato. «Ti faccio un buco in testa, capito?»

Nella mente dell’assassino i pensieri iniziavano a riordinarsi. “Convincila a tirare giù l’arma, poi sarà facile.” «Guarda che ti stai turbando per niente: io sono un amico di Rob.»

«Amico?» Gli storse la bocca in risposta.

«Passavo di qui per scambiarci quattro chiacchiere. Lui però stava uscendo, doveva sbrigare una faccenda, così mi ha lasciato in casa ad aspettarlo e… ho avuto un colpo di sonno.» Emise una risatina che sperava suonasse rassicurante. «Non so come sia successo, sarò stato proprio esausto.» Già, come cazzo si era potuto addormentare in un momento simile?

«Il sonnifero,» suggerì lei, con un’occhiata al bicchiere vuoto. «L’avrai bevuto per sbaglio. So che lui lo prende sempre.»

«… merda…» Ora ricordava. Li per lì, compiuta l’impresa, non aveva immaginato che potesse essere altro che acqua.

La donna sospirò, posò la caraffa. Si sedette sul tavolo a gambe accavallate. La pistola però continuava a tenerla alzata. «Benché oggi non abbia preso la dose, temo che il mio povero inquilino Rob non si sveglierà più.»

«Di che stai parlando?»

«L’ho trovato in cucina col cervello esploso: non so giungere ad altra conclusione.»

L’assassino percepì blocchi di ghiaccio gravargli sullo stomaco: la sgualdrina aveva visto il corpo, dunque tutto era perduto. Mai avrebbe presagito una fine così idiota.

«Sei un assassino. Ti ho smascherato, inutile mentirmi oltre.» Accompagnò l’accusa con un cenno di pistola, come se fosse stato il suo sogno rivolgersi a qualcuno in modo tanto figo.

«Va bene, brillante investigatrice, hai vinto e ora puoi denunciarmi. Contenta?» Si chiese se sarebbe riuscito a colpirla con una cuscinata.

La donna lo guardò duramente. «No che non sono contenta. Hai ucciso Rob, lui doveva ancora pagarmi l’affitto.»

«Sono desolato...»

«Cosa credi di fare con quel cuscino? Su le braccia!» E per un po’ rimase a fissarlo irritata; si sentiva qualche macchina sfrecciare in strada. «Non è il primo crimine che compi, vero?»

«Beh...»

«Mica ci trovo qualcosa di male, non voglio rimproverarti. Potrei persino lasciarti andare. Se ti accadesse qualcosa di brutto sarei dispiaciuta.» Fece affiorare un sorriso. «Tutti quei soldi nella borsa… immagino lo abbia fatto per quello. Accidenti, saranno più di mille jeil!»

Lui e Rob avevano faticato assai per il colpo, ma poi lo stronzo si era creduto tanto furbo da poter tenere l’intero bottino per sé. Ora perlomeno aveva pagato. «Mi stai chiedendo una parte?»

«Oh, solo quanto basta per l’affitto di Rob.» Gli fece cenno di lasciarla proseguire, vedendolo sorpreso. «E poi, un secondo favore che non costa nulla.» Dal tavolo recuperò un foglio di carta, e anche una penna, sempre tenendo l’assassino sotto tiro. «Me lo fai un autografo?»

«Se proprio ci tieni...» Ma non le avrebbe certo svelato il vero nome.

«Voglio che ti firmi come “Jack Lennis”.»

L’assassino inarcò le sopracciglia, come faceva sempre davanti a qualcosa di assurdo.

Lei arrossì, un po’ imbarazzata. «Non guardi mai Night Running? Io non ne perdo una puntata, e ho notato una somiglianza incredibile tra te e Jack Lennis.»

«Il protagonista?»

«Un personaggio straordinario, un criminale proprio come te, un grande. Letteralmente lo adoro!» Gli occhi della donna luccicavano. «Capisci? In questo modo è un po’ come se avessi il suo di autografo!»

L’assassino annuì, si fece lanciare il foglio e firmò: se la tizia era stramba, tanto meglio.

«Grazie infinite, non sai quanto mi hai resa felice!» Ricevuto l’autografo, se lo strinse al petto come un diamante in dono dal principe azzurro. «Prova a vedere Night Running pure tu: non puoi perdertelo. Ti lascio il mio indirizzo e spero che mi scriverai se ti è piaciuto.»

 

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Fonti di ispirazione e omaggi: quella della "caraffa di sangue" è un'autocitazione, infatti era presente già nel brano "La nave e il gigante".

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 06 dicembre 2009 11:44

ahahahahah

io alla fine pensavo che lo avrebbe ucciso scrivendo nel foglio con l'autografo (firma) che il tizio voleva porre fine alla sua vita, mascherando l'assassinio in un suicidio.

Se però mi permetti la fine è un po strampalata XD

e poi il tizio è un colion che si mette a fare salotto dopo un omicidio.



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Inviato il 06 dicembre 2009 12:38 Autore

La trama è assurda e improbabile apposta, il titolo "cose che capitano" è ironico proprio per questo :stralol:

 

e poi il tizio è un colion che si mette a fare salotto dopo un omicidio.

Beh, ha solo bevuto un bicchiere d'acqua^^


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Inviato il 06 dicembre 2009 19:37

Ho letto anche gli altri e non ho potuto fare a meno di notare che nel racconto con le sorelle rapite c'è un riferimento alla permanenza di Arya ad harrenhal (le 3 uccisioni) XD

comunque quelli che mi sono piaciuti di più sono, quello col gatto nero e il racconto della borsa.

Ti devo fare i complimenti però, perchè a prescindere dalla storia che può o meno essere banale, lo stile e la scorrevolezza delle storie sono molto piacevoli. A mio parere dovresti basare il finale non su un colpo di scena vistoso o strampalato ma su qualcosa che possa suscitarne lo stesso effetto attraverso mezzi diversi, prova a leggere qualche racconto di Lovecraft e capirai.



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Inviato il 06 dicembre 2009 20:25 Autore

Ho letto anche gli altri e non ho potuto fare a meno di notare che nel racconto con le sorelle rapite c'è un riferimento alla permanenza di Arya ad harrenhal (le 3 uccisioni) XD

Ma in pratica tutto quel racconto è una specie di parodia delle Cronache:

Yara=Arya

Nassa=Sansa

Freyjo=Joffrey

Noj=Jon

Jakinaga= Jaqen H'ghar

Faceless Boys=Faceless Men (Uomini Senza volto)

Plettro=moneta

 

Comunque grazie ^_^

Modificato il 05 July 2024 17:07


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Inviato il 23 dicembre 2009 12:44 Autore

Racconto: "Il castello degli scribi"

 

In quel momento Niki stava odiando il calore della coperta. Lo avevano punito, mandato a dormire, privato dei programmi in TV. La zia sedeva sul ciglio del letto e rigirava tra le mani la penna che lui aveva cercato di rubare: era proprio un bell’oggetto, ornato di pietrine colorate a cui la luce della lampada strappava bagliori.

«Raccontami, perché questa penna è speciale?».

La zia si schiarì la voce con un verso sgradevole. «C’erano tempi in cui i libri venivano scritti a mano».

«Chissà che palle!».

«Esisteva un luogo apposito, lo chiamavano “Castello degli Scribi”. Sorgeva su una roccia circondata dal mare; era raggiungibile in groppa a gabbiani giganti».

«Ci sono ancora?» Niki fantasticò di averne uno e volare lontano da mamma e papà.

«Si sono estinti, ma non divaghiamo.» Proseguì con la storia. «Il castello era pieno di bambini della tua età, mandati lì da genitori cattivi e costretti a copiare libri. Il lavoro era duro. Per una pagina macchiata d’inchiostro si veniva frustati fino a sanguinare. Non c’era modo di passarla liscia, i supervisori erano attenti: ogni dettaglio entrava nei loro occhi crudeli e nulla usciva.» Esitò, forse temendo di spaventarlo troppo. «Un bambino non finì il libro in tempo. Infuriato, il supervisore mollò un pugno al tavolo, rovesciando il calamaio. Ciò lo adirò ancora di più, così il piccolo si ritrovò a passare la notte fuori dalla finestra, su una piattaforma di atterraggio per gabbiani. Era una stretta sporgenza sopra un abisso di onde scure. Se il vento fosse stato più forte il bambino sarebbe caduto, ma resistette e ai raggi dell’alba notò qualcosa brillare tra le pietre del muro. Trovò la nostra penna incastrata nella fessura. Nessuno sa come fosse finita lì, né come potesse esistere una penna a sfera in quell’epoca. Lui la prese come un regalo degli dei.

«Riammesso nel castello, con la fronte calda per la febbre, ebbe l’ordine di sedersi a scrivere al solito posto. C’era un nuovo testo da copiare. Il bambino estrasse la penna e si mise all’opera. “Era una notte buia e tempestosa”, iniziò. Di colpo una folata irruppe dalla finestra e girò le pagine rendendo il libro simile a un ventaglio, un rombo di tuono rimbalzò contro le pareti, il cielo si tinse di un nero notturno. Incredibile, essendo il sole sorto da poco. Per tutto il castello si levarono esclamazioni. Torce presero ad ardere per rimediare al buio. Dal canto suo, il ragazzino fu colto da un dubbio. Quindi scrisse: “I supervisori svennero”.»

Niki vide la penna emettere un luccichio più intenso, come se volesse ammiccargli. «No, non può essere...»

«Sì invece, è andata così. All’istante gli uomini caddero a terra privi di sensi.»

Perché allora papà la lasciava marcire nel cassetto? Potevano diventare padroni del mondo!

La zia gli lesse nel pensiero. «Non è così semplice.» Celò la penna dietro la schiena, quasi temesse che Niki gliela strappasse di mano. «Il bambino non perse tempo: afferrò un foglio e si precipitò per le scale in cerca di un gabbiano. Ne intravide uno sulla piattaforma, si accovacciò e fece per scrivere: “il gabbiano mi obbedì e mi portò in città.” La penna però non tracciò nulla. Disperato, calcò con più forza, ma ottenne solo buchi nella carta. Poi si sentì sollevare da terra: un supervisore si era ripreso e prometteva i peggiori castighi. La penna gli scivolò via e rotolò ai piedi dell’uomo, come dotata di vita propria.»

Niki era rimasto a bocca aperta. Non sapeva più che dire.

«Ricordalo per sempre.» La zia si chinò verso di lui e le sue labbra assunsero una piega severa. «Questa penna è dannata, e noi la conserviamo nascosta. Stanne lontano: aiuta solo i malvagi, tradisce i buoni, dirige tutto verso il male.»

 

***

 

Il commissario di fronte a lui sorseggiava un caffè. «Lei è accusato di violenza carnale e omicidio.»

«Mostro,» gli sussurrò il poliziotto alle spalle, lo stesso agente biondo che l’aveva condotto lì.

«Miei signori, io non ne so niente.» Niki alzò le mani nel classico gesto di difesa.

«Le ho già detto che il parcheggio era videosorvegliato: il filmato ci ha mostrato chiaramente che è stato lei.»

Niki strinse un pugno, con fare indignato. «Chiedo di vedere queste presunte prove!»

La cassetta slittò nel registratore e sullo schermo partirono le immagini. Furono però i poliziotti a restare di sasso, poiché il criminale non sembrava più quello di prima.

 

Niki uscì dal commissariato. Ora gli ci voleva un po’ pace, magari in una delle sue ville estive. Estrasse la penna dal taschino segreto e la rivolse al cielo. Com’era bella ai raggi del sole! Si tirò su la manica, scoprendo il braccio su cui ancora si leggeva la scritta sbiadita: “Il filmato incolpò l’agente biondo”. Sorrise. La zia aveva detto giusto: la penna aiutava gli infami, e cazzo se lo faceva bene!

 

---

 

Fonti di ispirazione e omaggi: Il Signore degli Anelli di Peter Jackson (perchè Tolkien non mi piace :-P), Cuore d'Acciaio di Swanwick.

Modificato il 05 July 2024 17:07


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Inviato il 31 dicembre 2009 14:11 Autore

Racconto: "Nella casa in montagna"

 

«Nassa, mi serve la pistola.»

«Non posso portartela,» rispose la solita voce lagnosa, «mamma si arrabbia.»

Yara non staccava lo sguardo dal merlo che si stava grattando un’ala col becco, sul cespuglio di uva spina oltre la finestra. L’istinto della caccia la solleticava nel petto. «Adesso è fuori, basta non dirle niente.» Si accostò il pennello alla bocca a mordicchiare l’estremità del manico.

«No, Yara. Se te l’ha nascosta sarà giusto così.»

Sospirò, vedendo la preda alzarsi in volo. Tornò a contemplare la propria natura morta. Faceva schifo. L’acquarello blu dello sfondo macchiava tutta la frutta. Yara non riusciva proprio a dipingere con la grazia di sua sorella. E poi, le stava venendo una fame atroce, mentre i genitori tardavano a rientrare coi funghi. “Se potessi abbattere un uccello…”

Lo squillo del telefono troncò quei pensieri, provocandole un sussulto. Il gomito urtò il bicchiere di plastica e lo fece cadere. «Oh merda, rispondi tu...» Si chinò sulla pozza d’acqua sporca che si espandeva.

 

«Ho parlato con Soral!» Ricomparsa in sala, Nassa era raggiante come una di quelle ragazzine nelle pubblicità. «Al telefono ha una voce ancora più bella! Mi ha ringraziata tanto per quand…» Interruppe il fiotto di confidenze dopo aver posato lo sguardo sui torsoli di mela sparsi sul tavolino. «La nostra natura morta!»

«Mi spiace, ma è arrivato il Lupo Mangiafrutta e se l’è pappata.» Yara iniziò a sistemare i colori per rimetterli nella scatola.

Nassa le rivolse un’occhiata dubbiosa. «Dici sul serio?»

«Certo, ti pare che scherzi?» Strofinò sulla maglietta la mano appiccicaticcia. Quasi fu preoccupata, vedendo sua sorella mettersi a tremare e guardarsi intorno.

«Un lupo vicino a casa… io ho paura…»

«Calmati, scema.» Le sfiorò il naso con la punta ancora fresca del pennello, strappandole un’espressione stizzita. «Ti ho detto che mangia solo frutta.»

 

«Il lupo sta tornando!»

Yara era intenta a pulirsi le unghie con il coltellino. «Sì certo, brava…»

«Guarda, ce n’è un altro! Due Lupi Mangiafrutta!»

“Questo è troppo”. Vide Nassa indicare la finestra, tutta in preda all’entusiasmo. Fece un pigro movimento per voltarsi. «Porca puttana!» Una coppia di lupi, occhi gialli e famelici, avanzava oltre il recinto nella loro direzione, affondando le zampe nell’erba troppo cresciuta. Yara per un attimo sentì la terra mancarle sotto i piedi, ma si avventò sulla corda e calò la serranda con uno schianto. Appoggiata la schiena al muro, tirò un sospiro. Fissò Nassa intensamente, come se così sperasse di telecomandarla. «Dimmi dov’è la pistola.»

«Perché?» L’altra appariva perplessa. «No, poverini... Vado a cercare della frutta per loro!»

«Sei pazza?» La afferrò per la manica. Quella si divincolò con una torsione, precipitandosi in cucina. Yara le venne dietro, ma la porta quasi le sbatté sul naso, con la chiave che già girava nella serratura. «Maledizione Nassa, apri!» Rovesciò sulla porta una pioggia di pugni, mentre dal giardino giungevano ringhi agghiaccianti, molto vicini. E anche delle urla umane. “Mamma e papà dovevano tornare a breve…” Quel pensiero si paralizzò lì, incapace di concludersi.

 

Fuori, ai piedi della finestra, uno dei lupi strusciava il muso insanguinato contro le gambe di Yara. L’altro proseguiva nel dilaniare le carni fibrose dell’uomo abbattuto. Uno sconosciuto armato di coltello ancora in mano. Un malvivente, a quanto pareva, che stava per introdursi di nascosto in casa. Lei era felice di vederlo morto.

«Yara, sei lì? I lupi ti hanno fatto del male?» Nassa tornò a farsi sentire. Quanto voleva ancora starsene rintanata?

«Ci hanno salvate, e io sto bene.» La ditta di loro padre aveva un lupo come logo. Sembrava uno scherzo del destino.

«Cos’è successo?» I passi della sorella echeggiarono all’interno. «Ho trovato un po’ di frutta.»

Yara riprese a osservare il macabro scenario. Viscere scure erano sparpagliate sull’aiuola, mezze sfilate dal cadavere. Si sentivano le zanne grattare contro un osso. Per un istante ebbe un po’ di nausea, una grossa bolla calda che le risalì su per lo stomaco. Ma la cosa non durò oltre: era tosta, lei. «Mi sa che non la vorranno.»

 

---

 

Fonti di ispirazione e omaggi: Ovviamente Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, il gioco del Lupo Mangiafrutta.

Modificato il 05 July 2024 17:07


AryaSnow
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AryaSnow
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Inviato il 02 febbraio 2010 12:41 Autore

Racconto: "Perso nel gioco"

 

Sono in camera, ma vivo altrove. Siedo sul morbido, ma percorro un grigio tunnel. Con i pulsanti della tastiera posso muovermi come mi pare; le mie dita saltellano senza sosta, mentre stermino a colpi di mitra i mostri intenti a sbarrami la strada. Due grassi vermi arancioni, con loro altre creature tutte tentacoli. Li crivello di pallottole. Oltre la svolta, una zanzara d'acciaio... crepa, bastarda!

Tre giorni senza schiodarmi dal gioco. Non volevo finire così, ho giurato di limitarmi. Invece ci sono ricaduto. Mi tuffo in questo mondo, poi non voglio più vedermelo sgretolare intorno. L'idea di tornare alla realtà mi disturba, mi pesa terribilmente. E c'è anche il Boss alla fine del tunnel: mi stende ogni volta con il gas tossico; non avrò pace finché non lo batto.

Ora sono alle prese con alieni umanoidi. Trasmettono elettricità attraverso la superficie metallica delle quattro pareti. Uso Levitazione per sottrarmi alle scariche.

La stanza è buia. Dall'ultima notte in cui ho dormito non ho più alzato la serranda, né aperto la finestra. Non posso interrompere la missione, a stento vado in bagno, quando il bisogno diventa insopportabile. L'aria ristagna asfissiante. L'odore di patatine rafferme – fanno da pranzo e da cena – mi invade le narici misto al mio stesso lezzo. Non mi lavo da tre giorni. Calzini sudati mi scaldano i piedi come tiepida marmellata, il pigiama è umido sotto le ascelle. Spero che nessuno suoni alla porta: aprire in questo stato sarebbe imbarazzante. Comunque non sentirei, non con le cuffie addosso. Le note di un pesante brano rock mi martellano le orecchie a massimo volume.

 

Di nuovo. Sono morto di nuovo. "Game Over" lampeggia sul monitor. Una scritta rossa, sanguinosa, perfida. La fisso con l'ira tra i denti, sento un incendio risalirmi al volto. Lo sfondo invece è bianco. E' l'unica fonte di luce a parte i buchini delle tapparelle, tanti occhi socchiusi che mi osservano con aria di scherno, proprio come gli alieni nel gioco. Non mi arrendo. Premo "Invio" per far ripartire il livello del tunnel. La barra di caricamento si sta riempiendo.

Alla radio la musica viene recisa di netto. Ta-ra-ta-ra-ta: sigla di apertura del Giornale Radiofonico. "Edizione straordinaria. Annuncio a tutti i cittadini..."…”

Ma eccomi di nuovo tra i muri di metallo. Ecco che avvisto i soliti mostri dai tentacoli azzurri. Questi sono deboli, altro che il Boss. Tremate, schifosi, ora ve lo do io un annuncio! Con un altro click imbraccio la mitragliatrice.

Qualcosa di peloso mi sfiora la caviglia. Deve essere Kitty. Sarà affamata: non le ho più dato cibo. «Levati dai co***oni, vengo dopo!» Scalcio alla cieca per liberarmene.

Nel frattempo i mostri stanno avendo la meglio. Le tacchette della vita sono dimezzate. Tutta colpa di Kitty. Eseguo capriole in aria per scollarmi i nemici di dosso, poi con una raffica li faccio secchi. Brandelli gelatinosi si spargono. Ahah. Nei videogiochi so bene cosa fare, e solo questo mi è richiesto. Niente dubbi, nessuno che mi giudica, niente limiti morali. Mi passo la mano tra i capelli irrigiditi dalla sporcizia. Sono determinato. Boss, hai le ore contate.

 

Ho vinto. Il respiro mi si blocca; un'ultima esplosione polverizza il Boss. Ho vinto! Mi sciolgo in un sorriso. Lo sapevo, lo sapevo che ce l'avrei fatta. Stringo un pugno e schianto le nocche sulla la scrivania, accogliendo con gusto il dolore.

Spalanco la finestra con un ampio moto del braccio, con l'altra mano tiro su la serranda, il sipario che mi divideva dalla luce. Una ventata entra nella stanza, si insinua fresca sotto il pigiama. La veduta della metropoli si apre dinanzi a me. Balzo sul davanzale. Dieci piani di palazzo mi elevano sulle strade: sono un Dio, in trionfo sugli esserini brulicanti ai miei piedi. Evviva! Sollevo il pugno ferito per toccare l'universo, oltre gli uccelli, oltre le nuvole...…

Qualcosa non torna.

Non sono uccelli.

Sagome grigie di aerei si stagliano nel cielo.

Per strada la gente tumulta, si accalca, si calpesta. In lontananza alcune rovine tingono l'aria di fumo.

Non mi ero accorto di niente.

I bombardieri si fanno sempre più grandi. Si avvicinano inesorabili.

Rabbrividisco, inerme contro l'assalto della realtà.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 02 febbraio 2010 15:17

Indovinello: "Le avventure di Arya - episodio 1"

 

Questo è un indovinello ispirato ad ASOIAF. Si rischiamo spoiler fino a META’ ACOK (ovvero “Il Regno dei Lupi” nella versione italiana).

 

SPOILER ACOK/REGNO DEI LUPIe70944940bf7f2a2e0b3c26adae6f75f'e70944940bf7f2a2e0b3c26adae6f75f

Yoren sta portando a nord Arya, Rorge e Mordente.

- Ha con sé catene per tenere incatenata una sola persona. Però, tra Rorge e Mordente, gli basta tenerne incatenato solo uno: ha abbastanza forza per difendersi da uno solo, visto che lui è armato e il criminale no.

- Tenerli slegati entrambi insieme invece sarebbe fatale: insieme ucciderebbero sia Yoren che Arya.

- Inoltre, se slegati contemporaneamente, scapperebbero (mentre uno non scappa se l’altro è legato e se non possono farlo insieme, i due infatti sono inseparabili).

- Come ultima cosa, Yoren deve anche stare attento a non lasciare nemmeno uno dei due slegato vicino ad Arya, poiché sicuramente la ucciderebbe.

 

Tutto procede con facilità, fino a che non giungono in riva al Tridente e devono ovviamente attraversarlo. Il fiume è infestato da feroci piranha, quindi per nessuno è consigliabile immergersi nell’acqua. Yoren ha a disposizione una barca, capace di portare solo lui + una sola cosa a scelta tra le catane (esse infatti pesano tanto), Arya, Rorge o Mordente.

Occorre organizzare i trasporti, evitando che qualcuno tra di loro muoia o scappi.

Come si fa?

 

NB1: il ponte è stato distrutto :wacko: Devono usare la barca.

NB2: Arya la barca non la sa manovare, non ha mai imparato a farlo. E ovviamente non è il caso nemmeno di contare su Rorge e Mordente per questo.

 

 

SOLUZIONE: 09661b77a6d18c4753618aa73e214611'09661b77a6d18c4753618aa73e214611

Il Tridente è una confluenza tra più fiumi, quindi in quel punto ha tre sponde. La confluenza avviene più o meno nella zona per cui Yoren nella trama dovrebbe passare, quindi gli basta cercare quel punto per attraversare il fiume. Per un fiume a sole due sponde la soluzione è impossibile.

 

 

Io invece una soluzione possibile l'avrei:

Mordente é incatenato. Quindi Yoren lo lascia li in compagnia di Arya, mentre accompagna Rorge sull'altra sponda. Rorge non scappa senza Mordente e se ne resta lì come un pero.

Yoren quindi torna indietro, slega Mordente, poi torna ad attraversare il fiume, con Arya e con le catene. Quindi lega Rorge, in modo che non si sbrani Arya mentre é via, e infine torna indietro per prendersi Mordente.

Et voilá.


 

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Team Greyjoy

 

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Appartente al comitato di protesta: Merret Frey stava solo bevendo!! >_>

 


AryaSnow
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Inviato il 02 febbraio 2010 15:24 Autore

Non può portare Arya insieme alle catene, può portare solo una cosa a scelta tra le catene, Arya, Rorge e Mordente.


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Inviato il 02 febbraio 2010 15:34

Mannaggia, non ci avevo fatto caso. :wacko: Eppure ho letto tutto due volte, per essere sicuro (infatti mi sembrava troppo facile!). Vabbé, beviamoci sú! :huh:


 

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