Martin tutta la vita.
Cornwell dà ai personaggi la profondità di un piatto di minestra, e la saga tutta di Excalibur è di una banalità sconfortante
Mi dispiace ma non lo trovo d'accordo, nel suo Excalibur definisce chiaramente la personlità di molti personaggi, cambiando totalmente alcuni 1bf2c225a2c70f860421b356946100d1'1bf2c225a2c70f860421b356946100d1
Ad esempio Lancillotto è un incapace e non è per niente nobile di cuore...
In oltr mi pare eccessivo dire che la saga di Excalibur è di una banalità sconfortante, ci sono parecchi colpi din scena ddfbc947be7d0159d7cbb50f36d460c2'ddfbc947be7d0159d7cbb50f36d460c2
Come ad esempio la morte sia di Tristano che di Isotta...
Evidentemente non sono stato chiaro:
Definire chiaramente la personalità non significa dare profondità psicologica. I personaggi di Cornwell sono stereotipi: certo, stereotipi diversi e più, come dire, "moderni" di quelli che voi definite "dei cicli arturiani classici" (anche se su questa definizione si potrebbe discutere per anni), ma pur sempre stereotipi.
Ti eri spiegato benissimo anche in precedinza, il problema è che la pensiamo diversamente, io trovo che i personaggi di Cornwell, seppur non come quelle di Martin, siano, anche psicologicamente, ben descritti