Prologo: ho seguito con attenzione il dibattito tra Giavazzi e Scalfari su Corriere/Repubblica riguardo all'opera di privatizzazione/nazionalizzazione delle reti relative ad servizi pubblici essenziali, tipo telefonia, acqua, ferrovie, autostrade.
Tanto per capirci con un esempio, si parla dei binari, non dei treni; degli acquedotti, non dell'acqua che vi circola; dei fili del telefono, non del gestore telefonico.
Le tesi: la tesi privatista vorrebbe che le reti fossero gestite da privati, evitando casi di monopolio, quindi con una pluralità di gestori. In tale modo si creerebbe concorrenza, non si avrebbe un unico colosso monopolista in mano allo Stato o ad un privato, e le "virtù taumaturgiche del mercato" <cit. Giavazzi> permetterebbero di far sì che ai cittadini arrivi sempre un servizio di eccellenza.
La tesi pubblicista invece prevede che le infrasturutture debbano essere in qualche modo di possesso dello Stato, diciamo IRIzzate. In tal modo il servizio sarebbe egualitario per tutti i cittadini, si avrebbero garanzie che il gestore non agirebbe per scopo di lucro, come invece farebbe un privato, ma al tempo stesso si creerebbe una condizione di monopolio che getta ombre sull'effettiva qualità del servizio.
la domanda: semplice semplice. Dal punto di vista puramente ideologico, quindi senza tirare in ballo cose del tipo "lo fa Prodi quindi è sbagliato" o "lo ha fatto Berlusconi quindi è sbagliato", come la pensate in materia? Tra l'altro, per voi la tesi che ritenete giusta andrebbe applicata a tutte le reti che compongono le infrastrutture italiane oppure fareste dei distinguo?
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Per la serie prevenire è meglio che curare:
Madonne e Messeri questo topic è stato aperto per parlare dal punto di vista ideologico della questione e non dal punto di vista politico.
Quindi cerchiamo di non farla degenerare come sempre in una battaglia tra la destra e la sinistra. Pena un turno in prigione senza passare dal via!
/me MODERATOR mode OFF
Parlo con l'esperienza delle grandi privatizzazioni svizzere: NO.
Un servizio pubblico che viene privatizzato guarda al profitto, quindi smette presto di fornire prestazioni poco redditizie.
Semplicissimo esempio: fino a dieci/quindici anni fa, la Posta svizzera era un gioiello, rapida, efficientissima, affidabile, persino proverbiale: si dice ancora "una faccenda andata come una lettera alla posta" per indicare "tutto liscio, in fretta e bene".
Poi c'è stata la privatizzazioni, uffici postali periferici sono stati chiusi, prezzi sono aumentati, casini sono nati, gente è stata licenziata... Dal punto di vista della gente, di _tutta_ la gente senza distinzioni di parte politica, un fallimento su tutta la linea.
Non so quanto bene funzionino i servizi pubblici in italia <_< ma ho i miei dubbi che possano migliorare o diventare più convenienti con la privatizzazione.
io credo che per alcune cose come l'acqua e la sanità ci dovrebbe essere una forte componente decisionale da parte dei cittadini innanzi tutto; detto questo non so se e come sarebbe possibile. Forse una soluzione sarebbe privatizzare ma previe le dovute regolamentazioni, quindi in Italia la vedo male
La seconda che hai detto, vedi caso ferrovie inglesi eccetera... certo è che il pubblicismo può causare sprechi, cme ci insegna striscia la notizia, quindi bisogna probabilmente agire sui controlli o sulla cultura della res publica...
Argomento molto interessante.
Le reti di distribuzione devono essere gestite dallo stato, perchè un privato avrebbe un potere (e quindi un lucro) oltre ogni immaginazione. Ad esempio la rete di distribuzione elettrica è competenza del GRTN, ovvero il gestore della rete elettrica nazionale, che è una società che NON HA SCOPO DI LUCRO e i cui utili vanno (andrebbero) utilizzati per potenziare la rete stessa. Sempre rimanendo in ambito elettrico sono presenti degli "imbuti" per cui in certe zone non è possibile trasportare tutta l'energia richiesta. A seguito di questo c'è un meccanismo di prezzi dell'energia (che non toccano noi, ma che toccano i grandi consumatori/distributori) che vanno a portare lucro al gestore, il quale userà (si spera) questo lucro per sistemare questi problemi di insufficienza di rete.
Quindi è molto importante che le reti di distribuzione rimangano di competenza pubblica mentre il servizio da distribuire dovrebbe, a mio avviso, essere privatizzato per garantire concorrenza e miglioramento per gli utenti.
La seconda che hai detto, vedi caso ferrovie inglesi eccetera... certo è che il pubblicismo può causare sprechi, cme ci insegna striscia la notizia, quindi bisogna probabilmente agire sui controlli o sulla cultura della res publica...
Qhoto Ale in questa frase.
Entrambe le soluzioni hanno i loro pro e contro, ma se le cose sono fatto come si deve allora è difficile che creino problemi.
Quando si capirà che "pubblico" non vuol dire "mio" ma "di tutti", allora forse le cose cambieranno <_<
Quando si capirà che "pubblico" non vuol dire "mio" ma "di tutti", allora forse le cose cambieranno <_<
Più che altro si confonde la res publica con la res nullitas, nella definizione del pubblico...
Personalmente anche io sono dell'idea che una IRIzzazione del paese non possa che fare bene allo Stato inteso come cittadinanza.
Certo è che non avrei mai pensato di approvare il cosiddetto Piano Rovati per l'acquisizione della rete fissa Telecom da parte della Cassa Depositi & Prestiti. ^_^
Una privatizzazione delle ferrovie secondo il modello svedese, con rete pubblica e treni privati, imho è il modello migliore, anche se condivido le preoccupazioni di Scalfari quando teme mille società sulla tratta Milano - Roma e nessuna su quella Teramo - L'Aquila... ^_^ Forse con bandi adeguati stile Alitalia si può però ovviare alla situazione.
Per la rete telefonica, imho la proprietà delle connessioni dovrebbe essere statale.
Idem per la sanità e per le autostrade.
Metterei invece dei distinguo nei casi di reti internet e reti idriche.
Nel primo caso, visto che in genere la connessione fisica è strettamente legata all'offerta commerciale, e non essendo il servizio veramente essenziale, sarei per mantenere la privatizzazione delle reti.
Nel secondo, invece, per ragioni di equità sociale verso quello che io anacronisticamente considero ancora un bisogno dell'uomo invece che un semplice diritto, mi piacerebbe vedere una nazionalizzazione complessiva, oppure aziende che siano in grado di operare contemporaneamente su tutto il territorio nazionale: non sarebbe opportuno che il prezzo dell'acqua per un cittadino di Asti sia più alto (come d'altra parte è ora) del prezzo per un cittadino di Aosta.
la rete di distribuzione elettrica è competenza del GRTN, ovvero il gestore della rete elettrica nazionale, che è una società che NON HA SCOPO DI LUCRO e i cui utili vanno (andrebbero) utilizzati per potenziare la rete stessa
La rete di trasmissione, non di distribuzione <_<
Sempre rimanendo in ambito elettrico sono presenti degli "imbuti" per cui in certe zone non è possibile trasportare tutta l'energia richiesta. A seguito di questo c'è un meccanismo di prezzi dell'energia (che non toccano noi, ma che toccano i grandi consumatori/distributori) che vanno a portare lucro al gestore, il quale userà (si spera) questo lucro per sistemare questi problemi di insufficienza di rete
Dipende un po' dal meccanismo usato: ci sono diversi meccanismi di prezzo e di contratto, a seconda di quello preso in considerazione la questione varia; in pratica, il meccanismo di cui tu parli fa sí che laddove la portata delle linee non sia sufficiente si creino prezzi diversi non solo punto a punto, ma anche per la singola coppia compratore/venditore (io ti vendo l'energia a cinque, tu la compri a dieci, i cinque in piú se li prende il gestore). Questo però non dovrebbe toccare solo i grandi distributori/gestori, ma chiunque compri/venda energia senza i classici contratti.
Penso alla sanità e posso pensare analogamente al resto. La privatizzazione fa danni nel momento in cui antepone il bilancio al bene del paese, pensare alla sanità USA. Il pubblico funziona ma va controllato.
Penso alla sanità e posso pensare analogamente al resto. La privatizzazione fa danni nel momento in cui antepone il bilancio al bene del paese, pensare alla sanità USA
Dipende da come viene realizzato: pensa a un sistema in cui chi compra fa offerte e chi vende anche, offerte che vengono relazionate da un ente autonomo e magari statale che tira fuori il prezzo di mercato: se il prezzo è deciso esternamente, e fare prezzi alti aumenta il rischio di non vendere, il bilancio può essere anteposto fino a un certo punto.
La rete di trasmissione, non di distribuzione
Già...
Questo però non dovrebbe toccare solo i grandi distributori/gestori, ma chiunque compri/venda energia senza i classici contratti.
Si infatti ma il mercato italiano è stato liberalizzato...però è in pratica ancora un monopolio quindi la questione dei contratti privati viene gestita solamente per i grandi consumatori.
la questione dei contratti privati viene gestita solamente per i grandi consumatori
La questione dei contratti privati è gestita con un po' tutti, inoltre ora anche chi ha una partita IVA può scegliere di comprare da fornitori diversi; il meccanismo cui accennavi tu, che si ripercuote su venditori e compratori, funziona per la borsa elettrica, non so se si applichi ugualmente ai normali contratti (vorrebbe dire un intervento esterno volto a far aumentare il prezzo previsto per il compratore e dimuire quello previsto per il venditore)...
Per quanto riguarda tutti i servizi essenziali io sono fortemente favorevole alla "tesi pubblicista" (anche perchè non mi sembra poi così scontata l'equazione più concorrenza = più qualità) anche se purtroppo vedo nel Paese una forte carenza del senso della res publica, carenza che rischierebbe di ripercuotersi anche sul rigore degli indispensabili sistemi di controllo.
Per quanto mi riguarda, sono sempre stata dell'idea "meglio poco e male per tutti che tanto e bene per pochi", e questo solo un'applicazione della c.d. "tesi pubblicista" puo' provare a garantirlo.
Naturalmente l'ideale sarebbe "tanto e bene per tutti", ma per ottenerlo si richiederebbe un lungo e impegnativo processo di presa di coscienza della res publica che, come alcuni hanno gia' sottolineato, nel nostro attuale contesto sarebbe tutt'altro che semplice.
Concordo con quanti ritengono che la soluzione alle "pecche" sia un efficiente sistema di controlli, e con quanti negano l'equazione piu' concorrenza = piu' qualita'.