Ragazzi,
e' finalmente in uscita in Italia "Perdido Street Station" , gran libro di China Mieville.
Pubblicato ovviamente da Fanucci, 752 pagine per 18.5 euro
Se seguite questo link, vi potete leggere una lunga anticipazione :www.fanucci.it/anticipazioni.asp
Quest'anno la Fanucci ha gia' pubblicato l'inizio del Ciclo dei Farseer con "L'apprendista assassino",
quindi con queste opere possiamo aspettare con piu' calma che esca il nuovo libro di Giorgione Martin.
Ci vorrebbe solo che qualcuno iniziasse a pubblicare le opere di Erickson (le sto leggendo in inglese,
veramente belle) e continuasse la pubblicazione delle opere di Gene Wolfe (e' da piu' di 10 anni che
esistono due cicli , correlati a quello ormai mitico del Nuovo Sole, che inesplicabilmente non vengono
tradotti) , e saremmo a posto.....
Ciao a tutti,
Stormbringer
Il libro che hai indicato sembra molto carino dalla recensione sul sito della Fanucci ! Tu l'hai letto poi ? E, se si, come lo giudichi ?
No , io ho letto in inglese il suo seguito "The scar", che a dir il vero non e' un seguito, ma un libro
che si svolge nello stesso mondo di Perdido street station ;
si possono leggere come libri a se' stanti; China Mieville mostra una fantasia fuori dal comune nel
creare questo suo mondo...leggere per credere...
In attesa che Giorgione rilasci AFFC, le mie letture sarano:
Erikson (ciclo del Malazan), Hobb (ciclo dei Farseer), China Mieville ed il vecchio Gene Wolfe (rilettura)
Ho terminato da qualche giorno questo voluminoso romanzo (e scritto una breve recensione che dovrebbe essere pubblicata nei prossimi giorni su FantasyMagazine.it).
Qualcuno di voi l'ha letto?
Mi piacerebbe discuterne.
Mai sentito Andrea... di che parla?
Guarda, ho letto solo le prime venti pagine "di frodo" in Feltrinelli, e non mi sono deciso ancora se comprarlo. Aldilà dei gusti soggettivi ed individuali mi sai dire se è scritto bene o meno ? Per quel poco (pochissimo) che ho visto io sembra fuori da ogni schema letterario...dire che è un fantasy sembrava azzardato, dalle prime pagine. Magari poi si sviluppa in altro modo...per ora non so dirti .
ciao
Alex
Allora, vado via per un po' di giorni. Purtroppo ora sono in toccata e fuga, scusatemi.
Quando torno, lunedì credo, sarà andata on-line la mia recensione su FantasyMagazine.it. La collegherò in un messaggio qui e partirò con le mie considerazioni, per essere più completo. Mi interessa discutere di questo romanzo.
Una cosa sola: se la lunghezza non vi spaventa (sappiate che non è leggerissimo da leggere), merita davvero.
Beh son felice di vedere che qualcuno ha ripreso il tema su Perdido Street Station: a luglio
non avevo avuto molte risposte a riguardo. E noto anche con piacere come Negrore' stesso abbia cambiato
il suo giudizio in proposito, dato che settimane fa non sembrava molto soddisfatto dopo le prime centinaia
di pagine lette. Chiariamo subito che si tratta di fantascienza e non di fantasy ...
Per me e' un libro godibilissimo; il fatto che all'inizio non capitino eventi significativi non importa, dato
l'interesse che l'autore riesce a suscitare con l'inventiva e la fantasia del mondo di New Crobuzon.
Vi consiglio appena potete di leggervi anche The Scar, sempre ambientato nel mondo di New Crobuzon
(come sara' anche il prossimo libro in uscita).
Unica pecca dell'edizione italiana, la mappa nell'interno di copertina, abbastanza illeggibile (se non per
i nomi dei quartieri e stazioni).
Toccata e fuga definitiva: relativamente al romanzo il mio giudizio è migliorato, sensibilmente, ma le prime 250 pagine pesano ancora molto.E noto anche con piacere come Negrore' stesso abbia cambiato
il suo giudizio in proposito, dato che settimane fa non sembrava molto soddisfatto dopo le prime centinaia
di pagine lette.
Chiariamo subito che si tratta di fantascienza e non di fantasy ...
Personalmente definirlo fantascienza credo sia errato come definirlo fantasy. Si avvicina di più alla fantascienza, per il tipo di ambientazione, ma ha molto elementi fantasy. Infatti nella recensione su FantasyMagazine vedrete che l'ho classificato come "fantastico", perché non potevo collocarlo né in un genere né nell'altro. E questo, secondo me, è uno di quei rari casi in cui la commistione di generi ha giovato al romanzo, anziché affossarlo.
Ma ne riparliamo, Stormbringer (Deep Purple? . ^__^
Eccomi qui, dopo una breve pausa.
Dunque, mi piacerebbe che vi leggeste la mia recensione su FantasyMagazine.it (inutile riportarla qui): Perdido Street Station.
Fatto?
Ora applicate abbondante colla vinilica...
Ci saranno vaghi SPOILER nel testo seguente. Se non volete sapere proprio niente del romanzo, prima di leggerlo, non andata avanti.
A partire dalla mia recensione, vorrei aggiungere alcune cose, che nella recensione ho volutamente saltato.
Il libro ha in sé anche una sorta di analisi sociologica, quasi specchio dei nostri tempi, in cui tutti noi dobbiamo confrontarci di continuo con popoli diversi e leggi diverse (ad esempio la Sciarìa - scrivo come si dice, perché non so la grafia corretta, scusate - e la sua applicazione più o meno corretta). Mentre da un certo punto di vista China Mieville è stato abile a inserire nel contesto anche quest'aspetto, il risultato finale a me non è piaciuto affatto (se qualcuno ha letto il libro, ne parliamo mettendo degli spoiler, magari).
Seconda cosa: tutta la Teoria della Crisi mi è sembrata un'enorme bolla di sapone; è ovviamente fine a se stessa anche per l'autore, anche se decisiva per la storia narrata. Tuttavia, quando affronto certe costruzioni della fantasia, mi aspetto che mi affascinino. La Teoria della Crisi, invece, mi è parsa piuttosto scialba.
Terza cosa: le falene sono, invece, una creazione davvero sottile e ammirevole. Bella l'idea e perfetto il modo in cui è stata sviluppata.
Quarta cosa: il Comitato, pur dando a New Crobuzon un aspetto ancor più caotico e complesso (e quindi godibile, dal mio punto di vista), mi è sembrata mal sfruttata e gettata nella spazzatura verso il finale, con poca giustificazione.
FINE SPOILER
Ho messo molta carne sul fuoco, di proposito: mi piacerebbe discuterne con chi ha letto il romanzo, che consiglio a tutti (tranne a quelli che hanno problemi con libri voluminosi, perché PSS a volte diventa davvero pesante).
Cosa ne pensate?
Per me si tratta di un'opera ammirevole, non trovando fastidiose neppure le prime 200 pagine ....beh in effetti solo D'Angelo finora se ne e' lamentato...Queste prima parte permette comunque di descrivere, in maniera pacata, un mondo che , ricordiamo, e' completamente nuovo per i lettori, in maniera che nel momento in cui successivamente l'azione , l'avventura vera e propria, inizi , lo scrittore non debba piu' interessarsi di appesantirla con spiegazioni che , personalmente ritengo , allora si risulterebbero dannose per una fluida descrizione della successione dei fatti.
Magistrale per me , ad esempio, e' la descrizione subito nel primo capitolo del rapporto tra i due protagonisti: come poco alla volta si inizi a capire quale sia la loro reale natura (umana per lui, kepry per lei); se fossi uno scrittore, mi porrei il problema di come avrei potuto descrivere lo stesso capitolo, in maniera diversa, raggiungendo lo stesso risultato.
A prescindere comunque dal passo dato da China allo svolgersi della vicenda, io sono rimasto sbalordito dalla fantasia dimostrata nel concepire questo suo nuovo mondo (New Crobuzon) e dalla mole di spunti che adesso potenzialmente possono essere sfruttati ed approfonditi nelle sue successive opere (vedi Scar e la terza che dovrebbe a breve uscire nel mondo anglosassone): non solo nella citta' stessa di New Crobuzon ma anche nelle terre circostanti, per adesso solo accennate.
Sinceramente ragazzi, in un genere come quello da noi amato, e ci metto dentro anche la sf, essere veramente originali e' sempre piu' difficile; e quindi quando si incontrano opere come questa, bisogna darne merito giustamente all'autore: le Falene stesse, il Tessitore, per non parlare delle Maneggiatrici
sono creazioni veramente originali e gustose; e personaggi come i garuda, con la loro etica cosi' apparentemente aliena, ed il lettore insaziabile (non mi ricordo il suo nome ora,apparendo solo in poche pagine) non sono anch'essi meravigliosi nella loro unicita' ?
Per l'ambientazione non guarderei invece tanto (o almeno non solo) a Londra, ma piuttosto a citta' come
Il Cairo , visto che l'autore ,britannico, si e' la' trasferito a 18 anni, e quindi forse ha potuto la' vivere o
almeno comprendere la situazione delle minoranze etniche in una citta' per noi altrettanto aliena, confusa e
sporca , quale appunto New Crobuzon, e come sempre piu' stanno diventando le megalopoli africane (Lagos, ecc.). In effetti come ambientazione New Crobuzon mi ricorda in parte il Bujaeddin di Effinger
(quindi mediorientale), come fosse pero' descritto da un Ballard.
Unica poi l'idea di un mondo in cui la tecnologia si sia evoluta si,
ma fermandosi alla sola elettrotecnica ed elettronica analogica, senza arrivare pero' all'elettronica digitale;
si e' risolto il tutto con una buona dose di taumaturgia.....brillante non credete ?
Il finale ovviamente non lo racconto, ma mantiene la sua originalita' , facendo forse storcere la bocca a
molti; ma anche qui, che finale diverso si sarebbe potuto pensare, senza cadere nella banalita' ?
Insomma e' un libro che, finito, mi ha lasciato un po' malinconico, perche' in effetti era riuscito a farmi
affezionare ai suoi personaggi; ed anche qui, e' una cosa che capita sempre raramente.
In questa sede, in effetti, sono l'unico a lamentare non tanto le prime 270 pagine (270, non 200; il problema delle prime pagine non è tanto lo stile, quanto il fatto che non accade praticamente nulla; duecento pagine per descrivere la situazione, incanalarla e spiegare l'ambientazione - che non manca di sottolineare anche del prosieguo, a spron battuto -), quanto la sua a volte eccessiva prolissità lungo tutte le 740 pagine. Ma altrove, ad esempio sul newsgroup di fantascienza, qualcuno ha detto esattamente le mie stesse cose. C'è, quindi, Stormbringer, un gruppo di persone che avrebbe preferito un'opera più snella; è una questione di gusti, ma ho la spiacevole sensazione che questo andazzo sia diffuso (tant'è che all'estero, ad esempio la Tor, non accetta romanzi più brevi di 400/500 pagine... cosa che è esattamente opposta in Italia).
La sintesi è un dono ancor più raro dell'originalità di Mieville, ne sono fermamente convinto.
Relativamente alle tue lodi, certo, sono abbastanza d'accordo, anche se i miei toni sono meno entusiastici.
Come ho scritto nella recensione, la creatività di Mieville è di primo livello, secondo me... ma penso sia fuori di discussione. Il problema è quando gli sfugge di mano. Vorrei chiarire questa cosa, perché sembra quasi a me non sia piaciuto il romanzo e invece, l'ho detto, mi è piaciuto eccome. Ciò che pesa è questo suo continuo calcare la mano sull'ambientazione, non veramente necessario o, comunque, eccessivo: comprendo si sia innamorato di una visione del genere, ché sicuramente gli è costata molto lavoro di ideazione, ma non occorreva infarcire di facciate di descrizioni ogni cambio di scena del romanzo. E lo stile è indubitabilmente barocco.
Secondo me, e continuo a crederlo, questo romanzo sarebbe stato di gran lunga più godibile con qualche (abbondante) taglio.
Il resto, invece, è notevole. A parte un orrendo espediente all'inizio (lo metto alla fine, come SPOILER), il resto fila liscio e anch'io, come te, trovo che il finale non potesse essere diverso. Prevedibile, ma inevitabilmente e comunque molto ben descritto ed efficace. La morale sul non giudicare la legge delle altre razze (parlando della giustizia dei Garuda) è stata ben sviluppata (e c'era un evidente riferimento all'Islam), lasciando il tutto abbastanza in sospeso grazie ai due punti di vista e non diventando troppo moraleggiante (cosa che era difficile: io sarei stato certo più netto, sbagliando).
Relativamente alle città, penso tu abbia ragione da vendere. Non sapevo si fosse trasferito da Londra a 18 anni e quindi la sporcizia e la decadenza sono sicuramente frutto di un'esperienza più diretta che di fantasia. A Londra, forse, ha visto più la convivenza multietnica; ma penso anche Il Cairo abbia una popolazione piuttosto varia (non ci sono mai stato, non so).
SPOILER
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E' davvero idiota dare in pasto al lettore la liberazione della falene in quella maniera: vista l'estrema pericolosità, come si può credere verosimile che una delle quattro guardie che intervengono avesse le chiavi delle bande metalliche appese alla cintura. Un insulto all'intelligenza. Mieville ha una colpa relativa, ne ha ma inutile farne un dramma, aveva centinaia di cose da considerare, l'ambientazione è complessa. Ma un buon editor sarebbe saltato sulla sedia di fronte a quella cosa... ma si sa, spesso gli editor americani sono dei cani (non mi riferisco a Fanucci, che ovviamente ha tradotto il romanzo così com'è stato pubblicato e giustamente).
Quest'evento mi ha indisposto parecchio. Fortunatamente, e degno di lode, il resto del libro ha una grande coerenza interna e quindi questo vistoso errore alla fine mi è parso un neo tutto sommato trascurabile.
Ci siamo dimenticati di esprimere tutta la nostra stima ad Elisa Villa, la traduttrice....ma ci pensate cosa deve essere stato in inglese , solo per fare un esempio, uno qualsiasi dei soliloqui del tessitore.....
Mentre veramente irritante , almeno finche' non ci si e' abituati, l'utilizzo della mappa nell'interno di
copertina....i fiumi ad esempio sono pressoche' invisibili...Mi rimane solo il dubbio se nell'edizione originale
ci fosse , visto che l'edizione italiana la assegna all'opera di tal Daniele Colaiacono....
A proposito di stili narrativi, Negrore, cosa ne pensi di Erikson e del suo enciclopedico ciclo Malazan
(ho i 3 primi pocket in lingua originale : circa 2200 pagine.....) : qui e' un continuo incalzare di eventi, senza una spiegazione esplicita di cosa stia succedendo, ma altrettanto suggestiva come ambientazione....Ecco
qui forse anche tu rimpiangeresti un approccio alla Mieville....fammi sapere.
Saluti
Vero, hai ragione. Secondo me Elisa Villa ha fatto un ottimo lavoro. Se a qualcuno non piace lo stile, sono quasi certo (non posso esserlo al 100%) che ciò dipenda da Mieville e non dalla traduzione.
Non sono, però, così convinto che la, peraltro fantastica, parlata del tessitore fosse così difficile da tradurre: non credi sia bastato essere letterali, anziché a senso? Usa una sequenza di parole "precisa", ripetendo lo stesso concetto utilizzando sinonimi... penso sia stato molto più difficile, per lei, tradurre le descrizioni barocche, ricche di aggettivi.
Comunque, nel complesso, concordo appieno; penso il suo sia un ottimo lavoro, perché non era affatto semplice tradurre un libro simile.
Non conosco Erikson, sai? E' mai stato tradotto? In che senso rimpiangerei Mieville? Perché è ancora più lungo?
Non so, è vero che ultimamente prediligo le cose più brevi, ma non è la mole di un romanzo che mi allontana, quanto le sue lungaggini. Se questo Erikson ha 2200 di stile incalzante ed essenziale, magari me le bevo (dubito, perché sono lento a leggere), come magari mi dai in mano un libricino di 200 pagine e comincio ad arrancare per la prolissità.
Ad esempio, George Martin l'ho letto molto velocemente (nonostante odi profondamente le descrizioni dell'araldica e dei vestiti e dei banchetti...) e anche lui, quanto a pagine, non scherza.
Insomma, penso dipenda molto da un tipo di stile e dai gusti personali. Mentre a Martin non taglierei nulla, perché mi rendo conto che l'araldica, ad esempio, a me annoia - ma non per motivi di prolissità, semplicemente non mi interessa -, a Mieville certe descrizioni le avrei dimezzate di lunghezza; sarebbero state più efficaci (nel contempo, certe scene, come il prologo che tu citavi, sono di un'efficacia notevole; ma, del resto, su 740 pagine, non tutto può riuscire col buco).
Dammi le coordinate di questo ciclo di Malazan. A te sta piacendo? Non ho capito.
Spoilers Perdido Street Station qua sotto:
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Ho finito il libro la settimana scorsa e devo ammettere che ne sono rimasto un po' deluso.
C'erano tutti i presupposti perchè il romanzo mi piacesse, infatti adoro le storie non convenzionali e ambientate in posti altrettanto non convenzionali. L'atmorfera cupa, pesante e ossessiva (come quella di New Crobuzon) mi ha sempre affascinato.
E iniziato il romanzo infatti sono stato rapito dal paesaggio decadente, tecnologico, magico ma anche "antico" di New Crobuzon e dalle sue strambe razze. Lo stile contorto e denso di China si sposava alla perfezione con quanto descritto.
Ebbene sì la parte del libro che ho preferito sono state proprio le fatidiche prime 250 pagine. Si vedevano realmente le varie razze interagire tra di loro nei loro piccoli compiti quotidiani in questo marasma di città... si sentiva che stava per accadere qualcosa e il fatto che tardasse ad accadere aumentava la curiosità e l'aspettativa. Poi quando il "fattaccio" è accaduto mi sono detto :"beh tutto qui?". Eggià perchè mi aspettavo qualcosa di meglio e di più elaborato rispetto alla storia delle falene. E' come se (permettetemi l'azzardato paragone) in un film alla Blade Runner o alla Strange Days arrivasse Godzilla a mettere in subbuglio la città, non so se mi spiego. Credevo che l'intreccio degli eventi portasse a qualcosa più a tema con quanto posto nelle prime pagine, non il classico arrivo del mostro imbattibile (per quanto ben congegnato).
Ho fatto veramente fatica a finire il libro. Tra la pagina 650 e la pagina 750 è passata una settimana, quando le prime 250 pg le avevo lette in un giorno.
Ovviamente ho trovato anche grandi spunti: i capitoli che narrano i pensieri del garuda e delle sue impressioni sulla città e sulle vicende sono bellissimi e intensi. Il tessitore è un fenomeno. I paragoni tra la cultura e la società garuda e quella di New Crobuzon sono estremamente interessanti.
Concludendo mi aspettavo di più .... e terminato il libro non ho sentito quella "tristezza" che mi assale ogni volta che finisco un libro che mi ha profondamente coinvolto ed emozionato.
Sicuramente leggerò The Scar perchè in ogni caso Miéville è un autore che merita di essere letto.
Ciao!
Jaqen