assolutamente contrario,soprattutto quando vengono privilegiate persone celebri il che fà capire che la legge nn è uguale per tutti.
abbiamo un problema di sovrafollamento delle carceri questo è fuori di dubbio ma nn lo risolvi certo rimettendo i criminali in libertà!sfido che Di pietro dopo i primi provedimenti di Mastella nn dorme più sogni tranquilli!XDDD
vorrei sapere se il è fattibile creare nuove carceri?
Più che crearne di nuove, credo sia fattibile il riutilizzo dei vecchi complessi abbandonati...
Una domanda mi sorge spontanea...Ma come si fa a capire quando un detenuto sia effettivamente "riabilitato"? ;)
Lo decide un magistrato in base alla legge; nei casi più particolari si avvale del parere di "esperti della psiche" :figo:
In generale sono contraria a cose come grazia, amnistia e indulto, così come alla prescrizione, che vorrei vedere abolita. Reputo che se una persona ha commesso un crimine debba in qualche modo pagare per ciò che ha fatto.
Il perdono lo possono concedere Dio e la Chiesa se ritengono che una determinata persona si sia pentita di ciò che ha fatto, e lo possono concedere le persone che dal reato sono state danneggiate, se se la sentono, lo Stato dovrebbe fare giustizia.
Uno dei problemi della giustizia in Italia è che non c’è certezza della pena. Mio marito è avvocato, e spesso mi spiega come funzionano i processi. Tra le cose che mi ha detto è che se una persona viene condannata ad una pena inferiore a tre anni raramente finisce in carcere. In genere, infatti, riesce ad ottenere l’affidamento in prova ai servizi sociali, che spesso si traduce in un colloquio, una volta al mese, con un assistente sociale. E questo è scontare una pena? Alcuni suoi clienti hanno commesso reati anche all’estero e, se sono stati condannati ad una pena di un anno, l’hanno scontata integralmente dietro le sbarre.
Invece noi diamo attenuanti, perdoniamo, reputiamo gente come Carretta – che ha ammazzato padre, madre e sorella ed è riuscito a far perdere le sue tracce per anni, facendo credere all’Italia intera che tutta la famiglia aveva deciso di andarsene per sempre senza dir nulla a nessuno – incapace d’intendere e di volere, facendogli evitare il carcere e permettendogli pure di ereditare.
È di qualche giorno fa la notizia che due fratelli di 20 e 16 anni hanno pestato una tabaccaia settantenne, rompendole il setto nasale, allo scopo di rapinarla, mentre la ragazza del primo, diciassettenne e incinta di 8 mesi, restava fuori a fare il palo. Ai due minorenni non faranno niente. Sapete che i reati commessi dai minorenni, nella maggior parte dei casi, vengono estinti? Sulla fedina penale di queste due perle di civiltà non comparirà nulla, e anche l’altro, se è incensurato, potrà chiedere le attenuanti generiche e se la caverà certamente con poco. Quanto tempo impiegheranno per decidere di commettere un’altra rapina? Mio marito ha avuto per clienti un bel po’ di ragazzini che gli hanno detto “Tanto sono minorenne, cosa vuole che mi facciano?”
E dei malati di Aids, scarcerati perché le loro condizioni sono incompatibili col carcere vogliamo parlare? Quanti di loro, drogati, vanno a commettere una rapina e magari il negoziante finisce ammazzato? Non dico di non curarli se stanno male, ma si possono curare anche tenendoli al fresco.
In definitiva, sono contraria alla pena di morte, ma favorevole ad un inasprimento delle pene, anche per i minorenni. Ho letto qualche commento della discussione relativa ad Erika, uscita dal carcere in permesso premio per assistere ad una partita di pallavolo. Ma quale permesso premio, ha tolto la vita alla madre e al fratello, io la toglierei a lei lasciandola marcire in prigione! Come ho già detto, il perdono viene da Dio, altrimenti altri ragazzini frustrati penseranno di poter ammazzare impunemente i loro familiari. Io concederei attenuanti in caso di omicidio volontario in una sola circostanza: nel caso in cui un parente sapesse che una determinata persona ha ucciso qualcuno a cui voleva bene e quindi agisse per vendetta. Solo in questa situazione non darei il carcere a vita, accontentandomi di comminare una pena di alcuni anni.
E ora veniamo al caso specifico: Bompressi, e, incidentalmente anche gli altri co-imputati, Sofri e Pietrostefani.
L’omicidio Calabresi è stato commesso il 17 maggio 1972, la sentenza definitiva è del 1997. Quanti di voi hanno seguito la vicenda? Siete quasi tutti più giovani di me, e io mi sono interessata a questi fatti solo poco tempo prima che la vicenda giungesse a conclusione. (!?!)
Ascoltare i telegiornali e leggere i giornali è impegnativo, spesso deprimente, a volte noioso. E se la vicenda è vecchia magari il giornalista non spiega tutto, perché dà per scontato che i suoi lettori conoscano già parte della storia. E anche il lettore può reagire pensando “si parla ancora di queste cose? Ma è storia vecchia!” e scegliere di non informarsi.
Io ho iniziato a scoprire qualcosa della vicenda guardando per caso un vecchio spettacolo teatrale di Dario Fo dal titolo “Marino libero! Marino è innocente!” Non è stata la prima né l’ultima volta che le prime informazioni mi sono venute dal teatro (vedi Marco Paolini con Vajont, Ustica e Marghera, Bebo Storti con la decima Mas, o ancora lo stesso Fo con “Morte accidentale di un anarchico”), e poi ho sentito il bisogno di conoscere meglio quei fatti e mi sono informata con libri e giornali. Bene, gli articoli pubblicati dal “Corriere della Sera” dicevano più o meno le stesse cose che diceva Fo, solo con un tono più serio.
Non voglio entrare nel merito di chi fosse e che cosa facesse Calabresi. Io abolirei volentieri la legge Biagi, ma non per questo dico che bisognava ammazzarlo. Dire che Marco Biagi ha dato la vita per le sue idee e che per questo la sua volontà va rispettata è una fesseria. L’unica cosa che gli dobbiamo è giustizia, con esecutori e mandanti in carcere, ma se non condividiamo le sue idee non dobbiamo sentirci obbligati a fare ciò che voleva lui. Allo stesso modo Calabresi merita giustizia, ma questo non significa semplicemente sbattere qualcuno in prigione, senza preoccuparsi se sia veramente colpevole. Volete davvero sapere su quali prove e in base a quali testimonianze quei tre sono stati condannati a 22 anni di carcere?
Sedici anni dopo il delitto un certo Leonardo Marino si presenta dai Carabinieri e si autoaccusa di essere l’autista dell’auto usata per l’omicidio Calabresi. Per tutto quel tempo, dichiara, era stato tormentato dai rimorsi di coscienza, tanto da indursi alla fine a confessare.
Solo che fino a quel momento si credeva che l’autista fosse una donna, ipotesi basata sulla testimonianza oculare dell’automobilista che guidava la macchina che seguiva quella dei killer, e soprattutto su quella di una passante che ha visto le due persone che sono scese da quell’auto, e ha descritto la persona che era al volante come di “altezza media, capelli lisci e chiari, fianchi pronunciati, seni evidenti e uno strano tic col piede destro nel camminare”. Marino è bruno, con i baffi, ovviamente senza seno, e cammina benissimo, ma evidentemente avrà visto male la testimone!
Una volta individuato il ruolo svolto da Marino nella vicenda, vediamo i preparativi. Secondo la testimonianza del pentito le esercitazioni di tiro venivano fatte sulle montagne del Canavese, sicuri di non essere notati da nessuno perché era una zona di esercitazione di carri armati militari e quindi in mezzo a tutte quelle esplosioni i loro colpi sarebbero passati inosservati. Quando gli inquirenti hanno chiesto conferma al comando d’armata si sono sentiti rispondere che le esercitazioni ci sono, ma che i cannoni non vengono mai usati: sono armi dalla gittata di 18 chilometri, e in una zona con paesi ogni 4-5 chilometri se facessero fuoco compirebbero una strage! Ma Marino non demorde, e racconta che una certa Anna Totolo ha affittato una cascina abbandonata da un contadino, usando come scusa il fatto che alcuni studenti dovevano fare delle ricerche geologiche. È molto preciso nel descrivere l’episodio, al punto che ricorda anche in quale giorno si è verificato. Peccato che in quello stesso giorno la Totolo si trovasse nell’ospedale di Torino, dove partoriva il suo primo figlio!
Comunque lui, pur avendo partecipato al delitto, non lo aveva mai approvato veramente. Anche se non conosceva affatto Milano (credo che lo indichino tutti i manuali per aspiranti killer: l’autista non deve conoscere la zona in cui si svolgerà la fuga, così in caso di guai riuscirà a perdersi meglio…) Lotta Continua si fidava solo di lui. E per rassicurarlo Pietrostefani lo convince ad andare a Pisa per parlare con Sofri.
Sofri doveva tenere un comizio in una manifestazione dedicata a Serantini, un anarchico pestato a sangue e ucciso in Questura. A Pisa c’erano stati tumulti proprio a causa di quest’omicidio, quindi il comizio pullulava di agenti in divisa e in borghese, e moltissimi erano anche i giornalisti presenti. Direi che era il luogo ideale per passare inosservati mentre si pianifica un omicidio. Marino non ricorda la pioggia, ma l’ufficio meteorologico sì, e a conferma ci sono numerose foto della manifestazione con gli ombrelli aperti, compreso uno che ripara Sofri. A comizio finito i due parlano, e Marino, che prima parlava di incontro programmato, ora, con perfetta coerenza, ricorda la sorpresa del suo interlocutore nel vederlo lì. Non solo, ma ricorda che arriva anche Pietrostefani, perché in due possono convincerlo meglio. Siccome però viene fatto notare a Marino che Pietrostefani doveva essere una bella testa di legno per andare in un posto del genere, pieno di poliziotti pronti a scattare per un nonnulla e di giornalisti, considerando che in quel momento nei suoi confronti era stato spiccato un mandato di cattura, si ricrede e dice che era un po’ distante da loro, nascosto, o forse non c’era proprio, non lo sa.
Sofri dichiara che l’esecutivo, con 7 voti favorevoli e 3 contrari, ha deciso per l’omicidio. Favorevoli: Sofri, Pietrostefani, Bolis, Moreno, Morini, Platania, Rostagno. Contrari: Boato, Brogi, Viale. Domanda: perché su sette favorevoli ne sono stati incriminati solo due? E gli altri cinque? E i tre contrari, non avendo denunciato le intenzioni degli altri, non sono forse complici anche loro? Forse processarli tutti sarebbe stato troppo complicato, politicamente parlando?
Convinto l’autista, scatta la fase operativa vera e propria. Tralascio per brevità (lo so, la parona “brevità” riferita a questo brano fa un po’ ridere, ma almeno lo accorcio un po’ risparmiandovi alcune dichiarazioni) tutto il discorso relativo al basista Luigi, anche perché l’unico Luigi individuato grazie alla confessione del nostro pentito aveva un alibi di ferro, e quindi è stato rapidamente scagionato, ma anche qui le castronerie non mancano.
Marino dichiara di essere andato a casa di un certo Buffo, a Torino, a ritirare l’arma del delitto, senza spiegargli però a cosa serviva. Quando uno degli avvocati della difesa gli fa notare che Buffo abitava a Roma già da un paio di mesi lui si corregge spiegando che è andato nel deposito gestito dal Buffo, e di non avergli detto niente proprio perché non c’era.
Marino indica poi su una mappa il punto in cui avrebbe rubato l’auto usata per il delitto, che non è il punto in cui l’aveva parcheggiata il proprietario. Si era spostata da sola? Prosegue dicendo che era un’auto beige, mentre in realtà l’auto è blu. È daltonico? Per entrare dice di aver forzato il deflettore sinistro, ma in realtà quello forzato è il destro. Mah! Comunque nel fare il lavoro è abilissimo, tanto da riuscire a far tutto di notte senza neanche adoperare una torcia elettrica, che dichiara di non avere con sé, anche se nell’auto ne viene ritrovata una, o uno spellafili per poter far fare contatto ai cavi. Avrà fatto il lavoro con i denti? L’auto contiene parecchi oggetti, fra i quali un ombrello, mai usato dal ladro che anche in questo caso non ha notato la pioggia battente registrata dall’ufficio meteorologico, un paio di occhiali da sole da donna (non del proprietario e quindi – ipotesi – forse dimenticati dall’autista donna cercata per 16 anni?), una pipa, diverse palle da tennis, una mantellina di tela e alcune riviste, ma lui non nota niente “perché quegli oggetti non sono suoi”.
Dopo il furto Marino dichiara di aver parcheggiato l’auto a poche centinai di metri, rischiando così il ritrovamento casuale da parte del proprietario, senza preoccuparsi di alcuni controlli elementari tipo benzina, freni, olio. Evidentemente è così abile da capire al primo sguardo che anche in caso di inseguimento quella macchina non lo tradirà all’improvviso per un banale guasto.
La mattina fatale Marino e Bompressi si recano in via Cherubini e, mentre Bompressi si ferma vicino alla casa (con due pistole sotto la giacca), lui va recuperare la macchina, che sarà trovata completamente priva di impronte. Marino dichiara di portare i guanti proprio a questo scopo, mentre il suo complice non li aveva, e quindi lui era costretto ad aprirgli e chiudergli la portiera ogni volta che saliva e scendeva dall’auto. Il sistema più pratico in assoluto, quando si vuole fare in fretta! Mancano però anche le impronte del proprietario. Visto che Marino dichiara che né lui né i suoi complici hanno lavato l’auto, che fine hanno fatto le sue impronte?
Marino entra in auto, si toglie i guanti, annoda i primi due fili per la messa in moto (probabilmente strappando il nastro isolante con i denti, perché continua a non avere alcuno strumento per tagliare), poi si rende conto che è troppo presto e decide di andare a prendersi un caffè. Rimette i guanti, apre e chiude la portiera, va in un bar, toglie i guanti e il cappello che dichiara di portare, prende il caffè, paga, va in un’edicola, compra il giornale, torna all’auto, rimette i guanti, si accorge di aver dimenticato il cappello, inizia a tornare indietro per riprenderlo, poi si accorge che è tardi, torna all’auto, si toglie i guanti, parte rapidamente e va a sbattere contro l’auto di un certo Musicco che in quel momento stava entrando nel parcheggio dal quale lui voleva uscire. Allora gli spiega a gesti di indietreggiare, in modo che lui possa accostare più avanti per non intralciare il passaggio e fare la contestazione amichevole. Musicco retrocede e Marino scappa, dichiarando poi di averlo fatto perché non aveva i documenti dell’auto. In realtà i documenti erano nel cruscotto, solo che lui non lo sapeva perché, non essendo mai salito su quella macchina, non aveva potuto controllare. Interrogato dal giudice, Musicco dichiara che veniva dal vicino Coin, dove aveva appena fatto acquisti. Erano circa le 9,15 (orario ricavabile sulla base di due telefonate fatte da altrettanti testimoni del delitto alla polizia alle 9,17), e questo basta per far ritenere al giudice il testimone inattendibile, perché all’epoca del processo il Coin apriva proprio alle 9,15. Ma all’epoca dell’omicidio apriva alle 8,30, e quindi Musicco è tutt’altro che inattendibile. Solo che il giudice non lo tiene in alcuna considerazione.
Marino ha perso un po’ di tempo, ma è ancora in anticipo, tanto che va a posteggiare poco oltre la casa di Calabresi, dopo aver visto Bompressi appoggiato ad un muro. Solo che lì non ci sono muri, soltanto una successione ininterrotta di vetrine. Quando il giudice chiede cosa avrebbero fatto se Calabresi fosse uscito in anticipo Marino risponde più o meno “peggio per lui, non lo avremmo ammazzato”.
Secondo i testimoni, tre persone, l’auto dei killer, che all’inizio viaggiava a forte velocità, all’improvviso rallenta e, senza alcun motivo, inizia ad andare a passo d’uomo, così che anche le due auto che seguono sono costrette a rallentare tantissimo. Proprio nell’istante in cui Calabresi esce dal cortile di casa l’auto blu è davanti al suo portone. Calabresi attraversa la strada e si dirige verso la sua macchina, l’assassino scende dall’auto, che ormai si è fermata, lo segue, gli spara, poi torna indietro e l’auto riparte a tutta velocità. Per avere un simile tempismo bisogna istituire un qualche tipo di sorveglianza, probabilmente anche con l’ausilio di una radio per poter segnalare all’auto quando muoversi, altrimenti il rischio che qualcosa possa andare storto è altissimo. La macchina infatti è dotata di radio, ma Marino questo non lo sa. Bene, secondo lui non c’era alcun tipo di sorveglianza, aveva semplicemente parcheggiato poco oltre il portone, e controllava ciò che avveniva alle sue spalle dallo specchietto retrovisore. La macchina su cui si trovava aveva uno specchietto più sporgente del solito, di quelli usati per il traino delle roulotte, ma lui non se ne accorge e quindi non lo usa. In compenso non è minimamente intralciato nella sua visuale dai tavolini del ristorante che occupano il marciapiede, tanto è vero che non li vede neppure.
Per essere pronto ad intervenire, rimane con il motore acceso per mezz’ora, ma per non farsi notare legge il giornale. Usando i guanti, naturalmente, nel mese di maggio. E tenendo una pistola fra le cosce – l’ha detto lui – che è il massimo della comodità e, essendo in pieno giorno, una cosa semplice da giustificare se qualcuno se ne accorge. Fra l’altro dichiara che era un po’ preoccupato dal proprietario del vicino negozio di frutta, che, pur essendo occupato a sistemare la sua merce, continuava a fissarlo. Peccato che a quell’ora nel negozio c’era solo la moglie del proprietario, quindi una donna…
Quando Calabresi esce dall’androne Marino innesta la retromarcia e indietreggia rapidissimo di 15-20 metri. E le auto dei due testimoni che seguivano quella del killer? Hanno fatto la retro anche loro? Comunque Bompressi uccide Calabresi, Marino gli apre e richiude la portiera perché è l’unico con i guanti, e ripartono all’istante. A questo punto Marino indica una via di fuga opposta a quella reale, deducibile in base al luogo in cui è stata ritrovata l’auto, ma il Pubblico Ministero spiega che è colpa sua perché gli ha passato la cartina capovolta e Marino non se n’è accorto. Quando si fermano Marino deve aprire e chiudere anche la portiera di Bompressi oltre alla sua, poi ricorda di prendersi il giornale, per non annoiarsi durante la fuga in treno, ma per la fretta non si preoccupa di spegnere il motore. I due si separano e Marino procede a caso, visto che non conosce la zona, finché non s’imbatte nella metropolitana. Compra il biglietto, che non aveva pensato a procurarsi in anticipo, va a Loreto, cambia e arriva in stazione, impiegando nel tragitto circa mezz’ora. Fa il biglietto per il treno delle 9,40, che non esiste e che, se anche esistesse, ormai aveva già perso (il delitto, ricordiamolo, è delle 9,17), poi con Bompressi aspetta una decina di minuti l’arrivo del già citato Luigi. Quando questi non si presenta i due si separano nuovamente e Marino, con tutta calma, prende un treno che non esiste perché l’orario giusto era alle 10,00.
Fin qui il delitto. Poi c’è la parte relativa ai processi. Primo grado, 2 maggio 1990. 22 anni a Sofri, Pietrostefani e Bompressi, 11 anni a Marino.
Appello, 12 settembre 1991. 22 anni a Sofri, Pietrostefani e Bompressi, 11 anni a Marino.
Cassazione, ottobre 1992. I Giudici ritengono Marino assolutamente inattendibile, in un’inchiesta condotta in maniera non ortodossa e con testimoni spesso intimiditi. Sentenza annullata, processo da rifare.
Secondo Appello, dicembre 1993. assoluzione per tutti gli imputati, Marino compreso, per non aver commesso il fatto. Verdetto raggiunto a maggioranza, con i sei Giudici popolari e il Presidente della Corte favorevoli all’assoluzione, e il Giudice a latere alla condanna. A quest’ultimo viene affidato il compito di scrivere la sentenza. E lui la scrive, dando ragione a Marino in un punto, poi contraddicendolo, poi definisce non credibili alcuni testimoni, quindi si contraddice nuovamente, arriva a definire inattendibili i Carabinieri, quindi insulta Marino… In termini giuridici questa si chiama “sentenza suicida”. Quando la Cassazione la riceve reputa che un tale ammasso di assurdità sia inaccettabile e quindi ordina di rifare il processo.
Terzo Appello, novembre 1995. 22 anni a Sofri, Bompressi e Pietrostefani, prescritto Marino. Secondo due Giudici popolari la condanna è stata dovuta alle insistenza del Presidente, ormai vicino alla pensione, che, assicurandogli che avrebbe concesso tutte le attenuanti possibili, chiede comprensione perché lui non finisca la sua carriera con una sconfitta umiliante. Ma una volta ottenuta la condanna il Presidente non concede nessuna attenuante, e i due Giudici denunciano la vicenda al Corriere della Sera.
La Procura di Brescia, nella persona del Giudice Salamone, apre un’inchiesta per vederci chiaro. La apre… e la chiude, perché suo fratello viene inquisito per mafia. Fine della vicenda.
Secondo voi davvero quei tre sono colpevoli?
Secondo voi davvero quei tre sono colpevoli?
Il mio no è ancora più fermo adesso ;)
Secondo voi davvero quei tre sono colpevoli?
Ecco, io non lo so (e non sono affatto scandalizzato di fronte alla grazia a Bompressi o eventualmente a Sofri, tra l'altro: ogni tanto la grazia viene concessa, per i più svariati motivi, e non si tratta sempre di individui famosi).
Però trovo che simili argomentazioni siano pericolose, se non altro perché credo che neppure Dario Fo, il Corriere della Sera e il Presidente Napolitano possano saperlo.
Come hai ben detto tu, ci sono stati un processo di primo grado, tre processi di appello e tre giudizi di cassazione. Dopo il terzo processo d'appello a cui tu ti riferisci, mi risulta che la Cassazione abbia confermato quella sentenza, e che successivamente sia stata rifiutata una richiesta di revisione.
A me pare che nel nostro sistema le garanzie perché, magari dopo trent'anni, si raggiunga la sentenza migliore possibile siano ampie.
E concedere la grazia perché un condannato dopo un processo annoso forse è innocente mi sembra una delegittimazione pura e semplice del sistema, purtroppo.
Sono perfettamente in accordo con quanto detto da Koorlick e aggiungo che la giustizia sostanziale è ben differente da quella processuale; ciò può sembrare un limite ma rappresenta l'unico mezzo per garantire la certezza del diritto (a patto che il diritto processuale offre determinate garanzie). Già è ardito tentare di sostituirsi ai giudici; fare addirittura i sondaggi (colpevole/innocente) è semplicemente ridicolo.
Concedere poi la grazia nel modo in cui è stato fatto, senza mostrare il minimo rispetto per la memoria di un uomo che ha dato la sua vita per lo Stato è un comportamento riprorevole...
ci sono stati un processo di primo grado, tre processi di appello e tre giudizi di cassazione. Dopo il terzo processo d'appello a cui tu ti riferisci, mi risulta che la Cassazione abbia confermato quella sentenza, e che successivamente sia stata rifiutata una richiesta di revisione.A me pare che nel nostro sistema le garanzie perché, magari dopo trent'anni, si raggiunga la sentenza migliore possibile siano ampie.
Non nego che il sistema contenga una serie di garanzie, ma, per definizione, l'unico essere perfetto è Dio. Tutte le Istituzioni, in quanto formate e guidate da esseri umani, possono sbagliare. Ha sbagliato la Chiesa, malgrado il dogma dell'infallibilità del papa, non vedo perché non possano sbagliare i tribunali.
Tu credi che l'esito di quel processo sia giusto? Rispetto la tua opinione. Come diceva Voltaire, "non sono d'accordo con quello che dici, ma farò di tutto perché tu possa continuare a dirlo".
Per quanto mi riguarda, sono contraria alla grazia ma, in un messaggio decisamente lungo, ho spiegato perché, a mio giudizio, in questo caso andava concessa. Spero solo che chi l'ha concessa lo abbia fatto perché riteneva Bompressi innocente, e quindi intendeva rimediare ad un errore della Giustizia, e non per farsi pubblicità o per qualche altro strano motivo.
fare addirittura i sondaggi (colpevole/innocente) è semplicemente ridicolo.
è una logica conseguenza del quesito iniziale posto da Drogon. Lui ha chiesto se concedere questa grazia era una cosa giusta, io ho spiegato perché secondo me lo è.
senza mostrare il minimo rispetto per la memoria di un uomo che ha dato la sua vita per lo Stato è un comportamento riprorevole...
Onestamente, non mi sono interessata di come la cosa sia stata comunicata alla vedova Calabresi. Sono d'accordo che una decisone di questo tipo debba essere per lo meno accompagnata da una spiegazione del perché del gesto, possibilmente prima di ufficializzarlo davanti alla stampa. Detto questo, cito una frase che avevo inserito nel mio lunghissimo brano:
Calabresi merita giustizia, ma questo non significa semplicemente sbattere qualcuno in prigione, senza preoccuparsi se sia veramente colpevole
Io credo che sia questo ciò che dobbiamo a Calabresi e alla sua famiglia: i veri colpevoli, esecutori e mandanti, in carcere. Non credo che Bompressi, Sofri e Pietrostefani lo siano, anche se certamente lo vedevano come fumo neglio occhi. Ma fra odiare una persona e compiere realmente qualcosa contro di lei corre una bella distanza.
Per quanto mi riguarda, sono contraria alla grazia ma, in un messaggio decisamente lungo, ho spiegato perché, a mio giudizio, in questo caso andava concessa. Spero solo che chi l'ha concessa lo abbia fatto perché riteneva Bompressi innocente, e quindi intendeva rimediare ad un errore della Giustizia, e non per farsi pubblicità o per qualche altro strano motivo
Il problema è, a mio parere, anche un altro: poniamo che chi ha concesso la grazia abbia voluto rimediare a un errore della Giustizia. Però tu stessa dici che l'Uomo è fallibile. Perché un Uomo, nel concedere la grazia, dovrebbe essere meno fallibile di tre processi, in cui c'è stata la condanna? Inoltre, è giusto che un Uomo possa sulla base delle sue idee confutare ciò che tre processi, tre persone a quello adibite, hanno concluso? Sarebbe come dire che quell'Uomo sa valutare meglio di chi ha valutato il caso con tutti gli incartamenti, che quell'Uomo sa valutare meglio di chi ha tenuto tre processi. Su che basi, questo?
Il problema è, a mio parere, anche un altro: poniamo che chi ha concesso la grazia abbia voluto rimediare a un errore della Giustizia. Però tu stessa dici che l'Uomo è fallibile. Perché un Uomo, nel concedere la grazia, dovrebbe essere meno fallibile di tre processi, in cui c'è stata la condanna? Inoltre, è giusto che un Uomo possa sulla base delle sue idee confutare ciò che tre processi, tre persone a quello adibite, hanno concluso? Sarebbe come dire che quell'Uomo sa valutare meglio di chi ha valutato il caso con tutti gli incartamenti, che quell'Uomo sa valutare meglio di chi ha tenuto tre processi. Su che basi, questo?
Si Mornon, ma non è che sia un'idea nuova questa grazia, io ne sento parlare da anni e da persone diverse, e di certo non è stata fatta sulla base di idee personali, se prendiamo per buone le cose scritte da kindra allora sembrano più le sentenze ad essere fatte sulla base di idee senza fondamento
Però tu stessa dici che l'Uomo è fallibile. Perché un Uomo, nel concedere la grazia, dovrebbe essere meno fallibile di tre processi, in cui c'è stata la condanna? Inoltre, è giusto che un Uomo possa sulla base delle sue idee confutare ciò che tre processi, tre persone a quello adibite, hanno concluso? Sarebbe come dire che quell'Uomo sa valutare meglio di chi ha valutato il caso con tutti gli incartamenti, che quell'Uomo sa valutare meglio di chi ha tenuto tre processi. Su che basi, questo?
Perché mi sentirei di cambiare l'esito del processo? Perché so di non essere perfetta, ma in certi casi preferisco rischiare di sbagliare in prima persona piuttosto che affidarmi a qualcosa, fatto da altri, che non condivido.
Ci sono le leggi e le rispetto, anche se non sempre le condivido, ma se quelle stesse leggi mi dessero la possibilità, come l'hanno data a Napolitano, di rimediare a quella che reputo un'ingiustizia, non esiterei ad applicarle. In fondo, non ho delegato a nessuno l'uso del mio cervello, neanche ad un tribunale. ;)
Quindi è giusto che il giudizio del singolo, sulla base delle sue idee, possa venire considerato all'atto pratico, su sua unica decisione, meno imperfetto del giudizio di diverse persone e processi?
Curiosità: prima di dare la grazia, almeno sono stati letti tutti i documenti relativi al caso?
almeno sono stati letti tutti i documenti relativi al caso?
Bella domanda...secondo me no...visto che Mastella non era stato nemmeno nominato ministro che già aveva concesso la grazia.
Secondo me è stata una mossa politica nel senso:
1- il centrodestra, Castelli in particolare, non ha voluto concedere la grazia;
2- campagna elettorale molto aspra;
3- io (Mastella) eletto con il centrosinistra al governo dimostro agli elettori che faccio l'esatto contrario di quanto ha fatto il centrodestra.
Per il resto rimango dell'idea che se dopo 30 anni di processo si va a ribaltare la sentenza dopo soli 9 anni di pena c'è qualcosa di strano. I casi sono due: o i giudici sono dei pirla; o i politici sono dei pirla.
Posta in questo senso io credo che sia giusto che il lavoro dei giudici sia fatto dai giudici e quindi pena da scontare...anche perchè non credo che Mastella (o chi per lui) abbia conoscenza profonda del caso senza averci lavorato.
Non credo che un ministro si possa inventare di dare la grazia da un giorno all'altro...
L'istanza era già stata presentata nella scorsa legislatura, quindi tutti gli accertamenti del caso sono stati fatti, ed è stato ritenuto possibile fare la domanda.
Solo il rifiuto di Castelli ha impedito che la grazia venisse accordata nella precedente legislatura, quindi non è che Mastella si è inventato la grazia tanto per sport.
Di suo c'è che l'ha concessa, permettendo alla pratica di arrivare al Capo dello Stato. Ma a questo punto, chi può dire se sia stato più corretto il gesto dell'uno o quello dell'altro? Qualcuno di noi sa forse cose sul caso che gli altri non sanno?
In generale sono contraria a cose come grazia, amnistia e indulto, così come alla prescrizione, che vorrei vedere abolita
Perché mi sentirei di cambiare l'esito del processo? Perché so di non essere perfetta, ma in certi casi preferisco rischiare di sbagliare in prima persona piuttosto che affidarmi a qualcosa, fatto da altri, che non condivido.Ci sono le leggi e le rispetto, anche se non sempre le condivido, ma se quelle stesse leggi mi dessero la possibilità, come l'hanno data a Napolitano, di rimediare a quella che reputo un'ingiustizia, non esiterei ad applicarle. In fondo, non ho delegato a nessuno l'uso del mio cervello, neanche ad un tribunale. >_>
Con tutto il rispetto Kindra, ma il tuo ragionamento appare un po' contraddittorio...sei contraria alla grazia, ma se ne avessi la possibilità la concederesti :unsure:
A parte questo, per tornare al discorso del processo vorrei aggiugere alcune considerazioni. Premesso che i giudici non sono infallibili, è giusto affidare ad un'altra istituzione che non sia la magistratura il potere di cancellare gli effetti di una sentenza passata in giudicato? Perchè Napolitano e Mastella (o chi per loro) magari (non è detto) si sono informati ed hanno letto le stesse notizie che hai letto tu, pure dalle stesse fonti (giornali, internet, Dario Fo). Bene, penso tu sappia che gli atti di quel processo sono contenuti in svariate decine di fascicoli per migliaia di pagine; poi ci sono le varie sentenze (non soltanto il dispositivo, ma anche la parte motiva delle stesse, con altre centinaia di pagine). Tu hai letto tutto? o ritieni che non sia necessario viste le informazioni già acquisite? E' attendibile un giudizio così formulato, anche se proveniente dalla nostra "testa", per quanto possa essere libera ed intelligente?
Imho, no, nel modo più assoluto.
Un paese civile, ha detto un illustre giurista, si giudica sopratutto dalla sua procedura penale. Ora la nostra non sarà perfetta (che cosa lo è?), ma non è da buttare.
La grazia, invece, veniva concessa dai re incoronati (almeno i re cristiani) "in nome e per volontà di Dio". Non mi pare sia il caso di estendere un tale concetto ai giorni nostri. Perdipiù è un potere concesso senza limiti e dal cui esercizio non deriva alcuna responsabilità. Che succede se fra dieci anni si scopre che effettivamente Bompressi è colpevole? A questo punto (domanda provocatoria) perchè non concedere al Presidente (o chi per lui) anche il potere di condannare (senza processo, ovviamente) che si scopre colpevole dopo essere stato assolto? Dove sia il confine tra la certezza ed il caos del diritto, si fa veramente difficile da delineare.
Sarebbe, forse, più accettabile (ma è solo una ipotesi buttata lì) che il Presidente anzichè concedere la grazia potesse presentare alla magistratura una richiesta motivata di revisione del processo. La magistratura accetta o respinge.
Se poi, come mi è sembrato di capire, la grazia è stata concessa per motivi di salute, allora la situazione è ancora più grottesca!