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ADWD - Un capitolo di "a dance with dragons"
C di calimero
creato il 23 maggio 2006

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calimero
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calimero
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Inviato il 23 maggio 2006 10:46 Autore

martin ci stuzzica regalandoci un capitolo di tyrion sul suo sito web...

 

OVVIAMENTE, SPOILER SU ADWD!

 

http://www.georgerrmartin.com/chapter.html

 

mod e admin, sistemate il thread dove è più opportuno, grazie :*



Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri
Guardiani della Notte
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Lord Beric
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Guardiani della Notte

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Inviato il 23 maggio 2006 10:57

Ovviamente spostato nella Torre del Re!!!


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Lord dei Pan di Stelle - Lord Comandante dei Peluche

The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
Fantasy tastes of habaneros and honey, cinnamon and cloves, rare red meat and wines as sweet as summer. Reality is beans and tofu, and ashes at the end.
Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
Why do our dreams become so much smaller when they finally come true?
We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

[George R. R. Martin]

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khal Rakharo
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khal Rakharo
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Inviato il 23 maggio 2006 17:43

ovviamente, non ho saputo resistere alla tentazione...

 

 

e ovviamente, spoilers su questo capitolo

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Magistro Illyrio!!! Miticoooooooo!!! ^_^ l'ho sempre detto che è un grande... ed è anche grosso XD

 

Humm, mi piace questo Tyrion. Amareggiato come non mai, nei pensieri e nelle sue solite ironie. Pieno di rimorsi per quel che ha fatto, in un suo modo. Pieno di incertezza per il futuro. Ubriaco da far schifo, quasi delirante

Il povero ragazzo ha veramente toccato il fondo. Mi piace, perché da questa posizione non potrà far altro che far lavorare quel suo prodigioso cervellino per rialzarsi, e ovviamente (XD) Illyrio gli può dare una mano... quei due li vedo veramente bene assieme.

E le ultime righe sono scontate ma appaganti, almeno per me. Molti ne saranno delusi invece, il nano e la principessa assieme... ma questo era nell'ordine delle cose.

Le ultimissime parole... "un drago a tre teste". Per ora c'è solo Dany. Illyrio sta forse offrendo a Tyrion la possibiltà di essere una delle tre? beh, non sarebbe male per il Folletto. Io voto Rhaegal per lui.

 


K
Koorlick
Bibliotecario della Torre del Re
Guardiani della Notte
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Koorlick
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Guardiani della Notte

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Inviato il 24 maggio 2006 14:11

Bello!

Il contenuto era già ampiamente noto, dato che si tratta di uno dei capitoli che Martin ha letto alle varie convention e che sono stati riassunti dai fan, ma leggerlo in originale è tutta un'altra cosa! ^_^ ^_^ ^_^


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Zave
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Zave
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Inviato il 24 maggio 2006 23:42

bello, mi fa sperare bene.


M
Marzio Seaworth
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Marzio Seaworth
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M

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Inviato il 28 maggio 2006 22:41

Mi dicono (anzi me lo dice il Lord della folgore, perciò gli credo!) che non vi sono problemi di copyright etc e perciò posto per i non angloleggenti la mia traduzione del capitolo. Attenzione, io non sono un professionista, perciò abbiate pietà; comunque vi garantisco la sostanziale aderenza al testo originale (non ho scambiato cervi con unicorni quantomeno!).

 

TYRION

Bevette per tutta la traversata del mare stretto.

La nave era piccola e la sua cabina più piccola ancora, e il capitano non gli permetteva di salire in coperta. Il rollio del ponte sotto i suoi piedi faceva rigettare il suo stomaco e il cibo spregevole che gli servivano aveva un gusto ancora peggiore una volta rigurgitato. D’altra parte, quale bisogno aveva di carne salata, formaggio duro e pane brulicante di vermi dal momento che aveva del vino per nutrirsi? Era rosso e aspro, molto forte. Talvolta rigettava anche il vino, ma ce n’era sempre dell’altro. “Il mondo è pieno di vino”, mormorò nel buio della sua cabina. Suo padre non aveva mai tenuto in alcun conto gli ubriaconi, ma che importava? Suo padre era morto. Doveva ben saperlo, l’aveva ucciso lui. Un dardo nel ventre, mio signore, e tutto per te. Se solo fossi più bravo con la balestra, te l’avrei messo dritto in quel ca**o con il quale mi hai fatto, bastardo fottuto.

Sotto coperta non esistevano giorno o notte. Tyrion misurava il tempo dall’andare e venire del mozzo di cabina che gli portava i pasti che non mangiava. Il ragazzo portava sempre una spazzola e un secchio, per ripulire. “è vino di Dorne questo?” Tyrion gli chiese una volta, mentre tirava il tappo di un otre. “Mi ricorda un certo serpente che conoscevo. Un tipo divertente, fino a quando non gli è crollata addosso una montagna” .

Il mozzo di cabina non rispose. Era brutto, anche se, doveva ammetterlo, più gradevole di un certo nano con metà naso e una cicatrice dall’occhio al mento. “Ti ho offeso?” chiese Tyrion al ragazzo cupo e silenzioso, mentre stava sfregando. “Ti è stato ordinato di non parlarmi? O qualche nano ha ingannato tua madre?”

Neanche questo ottenne risposta. È inutile, lo sapeva, ma doveva parlare con qualcuno o sarebbe impazzito, così insistette. “Verso dove stiamo navigando? Dimmelo” Jaime aveva fatto menzione delle Città Libere, ma non aveva mai detto quale. “è Braavos? Tyrosh? Myr?”Tyrion avrebbe preferito piuttosto andare a Dorne. Myrcella è più grande di Tommen, per la legge di Dorne il Trono di Spade è suo. L’aiuterò a reclamare i suoi diritti, come aveva suggerito il Principe Oberyn.

Oberyn era morto, però, la sua testa schiacciata fino a una sanguinolenta poltiglia dal pugno armato di Ser Gregor Clegane. E senza la Vipera Rossa a fargli pressione, Doran Martell avrebbe anche soltanto considerato un piano tanto aleatorio? "Potrebbe mettermi ai ceppi invece, e mandarmi indietro dalla mia dolce sorella". La Barriera avrebbe potuto essere più sicura. Mormont, il vecchio orso, aveva detto che i Guardiani della Notte avevano bisogno di uomini come Tyrion. "Tuttavia, Mormont potrebbe essere morto. In questo momento Slynt può essere lord Comandante". Quel figlio di macellaio non era tipo da essersi dimenticato chi l’aveva mandato sulla Barriera. "Voglio davvero passare il resto della mia vita a mangiare carne salata e minestra con assassini e ladri?" Non che il resto della sua vita sarebbe durato a lungo. Janos Slynt avrebbe provveduto.

Il mozzo di cabina inumidì la spazzola e strofinò avanti risolutamente. “Hai mai visitato le case del piacere di Lys?” lo interrogò il nano. “Potrebbe essere il posto dove vanno le puttane?” Tyrion non pareva riuscire a ricordare quale fosse la parola in valyriano per pu***na, e in ogni caso era troppo tardi. Il mozzo gettò la spazzola nel secchio e si congedò.

"Il vino mi ha offuscato i sensi". Aveva imparato a leggere l’Alto Valyriano sulle ginocchia del suo Maestro, per quanto quello che parlavano nelle Nove Città libere…bè, non era tanto un dialetto quanto nove dialetti avviati a diventare nove lingue distinte. Tyrion sapeva un po’ di Braavosiano e aveva un’infarinatura di Myrico. In Tyrosiano avrebbe dovuto essere in grado di maledire gli dei, chiamare baro un uomo e ordinare una birra, grazie a un mercenario che aveva conosciuto alla Rocca una volta. "Almeno a Dorne parlano la lingua comune". Come il cibo Dorniano e il diritto Dorniano, la parlata Dorniana era insaporita con i gusti dei Rhoyne, ma si poteva comprendere. "Dorne, sì Dorne per me". Strisciò nella sua cuccetta, stringendo quell’idea come un bimbo fa con un bambolotto.

Per Tyrion Lannister dormire non era mai stato una cosa facile. A bordo di quella nave non raggiunse quasi mai il sonno, sebbene di tanto in tanto fosse riuscito a bere abbastanza vino da perdere conoscenza per un po’. Almeno non sognava. Aveva sognato abbastanza per una vita breve come la sua. E di tali stupidaggini: amore, giustizia , amicizia, gloria. Come sognare di essere alto. Tutte cose oltre la sua portata, ora Tyrion sapeva. Ma non sapeva dove vanno le puttane.

“Ovunque vadano le puttane”, aveva detto suo padre. Le sue ultime parole, e quali parole sono state. La balestra aveva fatto stac, Lord Tywin era ricaduto indietro seduto, e Tyrion Lannister si era ritrovato a barcollare nelle tenebre con Varys al suo fianco. Doveva essersi calato di nuovo nel pozzo, duecento e trenta gradini da dove braci color arancio brillavano nella bocca di un drago di ferro. Non ricordava niente. Solo il suono che aveva fatto la balestra, e il puzzo delle viscere di suo padre che si aprivano. "Anche morendo ha trovato un modo per gettarmi la me**a addosso."

Varys lo aveva scortato attraverso i cunicoli, ma non parlarono mai fino a quando non emersero sulla sponda del Blackwater, dove Tyrion aveva ottenuto una gloriosa vittoria e perso un naso. Fu allora che il nano si era rivolto all’eunuco e aveva detto “Ho ucciso mio padre”, con lo stesso tono che si potrebbe usare per dire “Mi sono pestato l’alluce”. Il maestro dei sussurri si era travestito come un fratello mendicante, con un mantello mangiato dalle tarme di rozza tela marrone con un cappuccio che nascondeva le sue grasse e glabre guance e la testa calva e rotonda. “Non avresti dovuto salire quella scala”, disse in tono di rimprovero.

“Ovunque vadano le puttane”. Tyrion aveva avvisato suo padre di non usare quella parola. Se non avessi scoccato, si sarebbe accorto che le mie minacce erano vuote. Mi avrebbe tolto la balestra dalle mani, come una volta aveva tolto Tysha dalle mie braccia. Si stava alzando quando l’ho ucciso. “Ho ucciso anche Shae”, confessò a Varys.

“Sapevi cos’era”.

“Sì, lo sapevo. Ma non ho mai saputo cosa lui fosse.”

Varys ridacchiò “E ora lo sai”.

"Avrei dovuto uccidere anche l’eunuco". Un altro po’ di sangue sulle sue mani, cosa avrebbe importato? Non avrebbe saputo dire cosa aveva fermato la sua daga. Non la gratitudine. Varys lo aveva salvato dalla spada di un boia, ma solo perché Jaime lo aveva costretto. Jaime… no, meglio non pensare a Jaime.

Invece trovò un otre di vino fresca, e succhiò da essa come se fosse stata un seno di donna. L’aspro rosso scorse sul suo mento e inzuppò la sua tunica macchiata, la medesima che aveva indossato nella sua cella. Succhiò fino a quando il vino fu finito. Il ponte stava sfuggendo sotto i suoi piedi, e quando tentò di alzarsi esso si sollevò di parte e lo scaraventò violentemente contro una paratia. Una tempesta, realizzò, oppure sono più ubriaco di quanto non mi rendessi conto. Vomitò il vino e giacque su esso per un po’, domandandosi se la nave sarebbe affondata

È la tua vendetta questa, Padre? Il Padre che è nei cieli ti ha nominato suo Primo Cavaliere? “Tale è la ricompensa per chi uccide i suoi stessi parenti”, disse mentre il vento fischiava di fuori. Poteva non sembrare giusto affogare il mozzo, il capitano e tutti gli altri per qualcosa che aveva commesso lui, ma quando mai gli dei erano stati giusti? E allora tutto attorno a lui, la tenebra lo inghiottì.

Quando si riebbe, la sua testa pareva sul punto di scoppiare e la nave ruotava nella vertigine, per quanto il capitano insistesse sul fatto che erano giunti ad un porto. Tyrion gli disse di stare calmo e poi scalciò debolmente quando un enorme marinaio calvo se lo mise sotto un braccio e lo trasportò mentre si dimenava fino alla stiva, dove un barilotto di vino vuoto lo aspettava. Era un piccolo barilotto tozzo, e piuttosto stretto anche per un nano. Tyrion si pisciò addosso per lo sforzo, per tutto ciò che gli servì. Era compresso nel barilotto a faccia avanti con le ginocchia premute contro le orecchie. Il moncone del naso gli prudeva orribilmente, ma aveva le braccia talmente costrette che non poteva raggiungerlo per grattarlo.Un palanchino adatto per un uomo della mia statura, pensò mentre martellavano il coperchio per chiuderlo e lo sollevavano. Poteva udire voci gridare mentre lo sballottavano. Ogni colpo sbatteva la sua testa contro il fondo del barile. Il mondo girò e girò mentre il barile rotolava verso il basso, poi si arrestò con un colpo improvviso che gli fece venire voglia di urlare. Un altro barile urtò contro il suo, e tyrion si morse la lingua.

Fu il viaggio più lungo che avesse mai fatto, sebbene non potesse essere durato più di mezz’ora. Venne sollevato e abbassato, rotolato e impilato, raddrizzato e ribaltato di nuovo. Attraverso le assi di legno udiva gli uomini gridare, e una volta un cavallo nitrì lì vicino. Le sue gambe storte iniziarono ad avere i crampi, e presto gli fecero così male che si dimenticò del dolore pulsante alla testa.

Finì com’era comiciata, con un'altra rotolata che lo lasciò confuso e ancora più scosso. Di fuori strane voci stavano parlando in una lingua che non conosceva. Qualcuno cominciò a battere in cima al barilotto e il coperchio si ruppe improvvisamente. La luce l’inondò, e anche l’aria fresca. Tyrion annaspò avidamente e cercò di mettersi in piedi ma riuscì solamente a ribaltare il barile di lato e a rovesciarsi su un pavimento di terra battuta.

Sopra di lui incombeva un uomo grasso e grottesco con una barba gialla biforcuta che teneva una mazzuola di legno e uno scalpello di ferro. La sua vestaglia era abbastanza ampia da poter servire come padiglione per un torneo, ma la sua cintura annodata lasca si era sciolta, scoprendo un enorme ventre bianco e un paio di pesanti mammelle che tremolavano come sacchi di gelatina coperti da uno spesso pelo giallo. A Tyrion ricordò un tricheco morto che una volta era stato depositato dalle onde nelle caverne sotto Castel Granito.

L’uomo grasso guardò in basso e sorrise “Un nano ubriaco”, disse, in Lingua comune di Westeros.

“Un tricheco in decomposizione” La bocca di Tyrion era piena di sangue. Lo sputò ai piedi del grassone. Erano in una lunga e buia cantina con soffitti a volta a botte, le pareti macchiate di salnitro. Barili di vino e birra li circondavano, più che abbastanza da bere per far trascorrere in sicurezza la notte ad un nano assetato. O una vita.

“Sei insolente. Mi piace in un nano” Quando l’uomo grasso rise, la sua carne tremò così vigorosamente che Tyrion temette che potesse cadere e sommergerlo. “Sei affamato, mio piccolo amico? Stanco?”

“Assetato”. Tyrion lottò per mettersi in ginocchio. “E sporco”

L’uomo grasso annusò “Un bagno per prima cosa, proprio così. Poi cibo e un letto soffice, sì? I miei servi provvederanno a questo”. Il suo ospite lasciò mazzuola e martello “ La mia casa è la tua. Ogni amico del mio amico al di là del mare è amico di Illyrio Mopatis, sì”

Ed un amico di Varys il Ragno è qualcuno di cui mi fiderò solo fino a quando non potrò liberarmene. L’uomo grasso mantenne la promessa del bagno, quanto meno… per quanto non appena Tyrion si fu immerso nell’acqua calda e ebbe chiuso gli occhi cadde in un sonno profondo.

Si svegliò nudo su un materasso di piume d’oca così profondo e soffice che gli sembrava di essere inghiottito da una nuvola. Aveva la lingua gonfia e la gola infiammata, ma si sentiva il ca**o duro come una barra di ferro. Rotolò dal letto, trovò un vaso da notte, e cominciò a riempirlo, con un sospiro di piacere.

La stanza era buia, ma strisce di luce gialla si mostravano attraverso le fessure delle imposte. Tyrion scosse l’ultima goccia e caracollò su tappeti di Myr arabescati soffici come erba fresca. Goffamente scalò il davanzale della finestra e spalancò le imposte per vedere dove Varys e gli dei lo avevano spedito.

Sotto la sua finestra sei alberi di ciliegie facevano da sentinella ad una piscina di marmo, i loro rami sottili spogli e bruni. Un ragazzo nudo stava sull’acqua, in posizione di duello con una lama da bravo in mano. Era snello e bello, non poteva avere più di sedici anni, con capelli biondi e lisci che gli arrivavano alle spalle. Era così realistico che al nano occorse un lungo istante per realizzare che era fatto di marmo dipinto, sebbene la sua spada rifulgesse come vero acciaio.

Oltre la piscina si ergeva un muro di mattoni alto dodici piedi, con spuntoni di ferro in cima. Oltre era la città. Un mare di tetti coperti da tegole si affollavano attorno a una baia. Vide torri di mattoni quadrate , un grande tempio rosso, una villa distante su una collina.In distanza la luce del solle scintllava su acque profonde Pescherecci si stavano muovendo sulla baia, le loro vele increspate dal vento, e poteva vedere gli alberi di navi più grosse spuntare lungo la costa della baia. Sicuramente ce n’è una diretta a Dorne, o a Forte Orientale. Non aveva mezzi per pagarsi il passaggio, però, e neppure era adatto per tirare un remo. Suppongo che potrei essere arruolato come mozzo di cabina e guadagarmi il passaggio laciando che la ciurma mi dia il tormento per tutto il mare stretto. Si domandava dove fosse. Persino l’aria ha un altro odore qui. Strane spezie aromatizzavano il freddo vento autunnale, e poteva sentire grida attutite provenire dalle strade oltre il muro. Suonava un po’ come il Valyriano, ma non riconosceva più di una parola su cinque. Non è Braavosiano, concluse, né Tyrosiano. Quei rami spogli e il gelo nell’aria costituivano un argomento anche contro Lys, Mye e Volantis.

Quando udì la porta apririsi dietro a lui, Tyrion si voltò per affrontare il suo grasso ospite “Questa è Pentos vero?”

“Proprio così. E dove semmai?”

Pentos. Bene, non era Approdo del Re, questo si poteva dire a suo favore. “Dove vanno le puttane?” udì se stesso chiedere.

“Le puttane si trovano nei bordelli qui, come in Westeros. Non ne avrai alcun bisogno, mio piccolo amico. Scegli tra una delle mie serve. Nessuna oserà rifiutarti.”

“Schiave?” chiese il nano, pungente.

L’uomo grasso accarezzò una delle biforcazioni della sua barba gialla oliata, un gesto che Tyrion trovò straordinariamente osceno. “La schiavitù è proibita a Pentos, secondo i termini del Trattato che i braavosiani chi imposero un centinaio di anni fa. Con tutto ciò, non ti rifiuteranno” Illyrio si produsse in un pesante mezzo inchino “Ma ora il mio piccolo amico deve scusarmi. Ho l’onore di essere un magistro di questa grande città e il principe ci ha convocati in riunione” Sorrise, mostrando una bocca piena di denti storti e gialli. “Esplora la villa e i suoi terreni come più ti piace, ma non oltrepassare le mura per alcun motivo. È meglio che nessuno sappia che tu sei stato qui”

“Sono stato? Vado da qualche parte?”

“Vi sarà tempo a sufficienza stasera per parlare di quello. Il mio piccolo amico e io mangeremo, berremo e faremo grandi progetti, sì?”

“Sì, mio grasso amico” replicò Tyrion. Pensa di usarmi a suo profitto. Era sempre questione di profitto con i principi mercanti delle città libere. “Soldati delle spezie e Signori dei formaggi” li chiamava suo padre con disprezzo. Se mai fosse sorto un giorni in cui Illyrio Mopatis avesse visto maggior profitto in un nano morto che in uno vivo, si sarebbe trovato caricato in un altro barilotto di vino prima del crepuscolo. Sarà bene che me ne vada prima che quel giorno arrivi Che sarebbe arrivato non dubitava; non era probabile che Cersei lo perdonasse, e anche Jaime avrebbe potuto essere seccato dal trovare un dardo nel ventre del Padre.

Un vento leggero stava increspando le acque della piscina, tutto attorno allo spadaccino nudo. Gli ricordava di come Tysha gli arruffava i capelli durante la falsa primavera del loro matrimonio, prima che lui aiutasse le guardie di suo padre a violentarla. Aveva pensato a quelle guardie durante la sua fuga, cercando di ricordare quante ce n’erano state. Si poteva pensare che se lo ricordasse, ma non era così. Una dozzina? Una ventina? Un centinaio? Non avrebbe saputo dirlo. Erano tutti uomini cresciuti, alti e forti…. Per quanto ogni uomo fosse alto per un nano di tredici anni. Tysha sapeva il loro numero. Ciascuno di essi le aveva dato un cervo d’argento, così le sarebbe bastato contare le monete. Un pezzo d’argento per ciascuno e uno d’oro per me. Suo padre aveva insistito che anche lui la pagasse. Un Lannister paga sempre i suoi debiti.

“Ovunque vadano le puttane”, udì dire Lord Tywin ancora una volta, e ancora una volta la corda della balestra fece -stac!-

Il magistro lo aveva invitato ad esplorare la villa. Trovò abiti puliti in un baule di cedro intarsiato con lapislazzuli e madreperla. Gli abiti erano stati fatti per un ragazzino, realizzò mentre lottava per infilarli. I tessuti erano abbastanza ricchi, sebbene un po’ antiquati, ma il taglio era troppo lungo sulle gambe e troppo corto sulle braccia, con un colletto che avrebbe fatto diventare la sua faccia nera come aveva fatto quella di Joffrey se fosse in qualche modo riuscito ad allacciarlo. Almeno non puzzano di vomito.

Tyrion cominciò la sua esplorazione con la cucina, dove due donne grasse e un garzone lo guardarono con diffidenza mentre si serviva di formaggio, pane e fichi. “ Buona giornata a voi, belle signore” disse con un inchino “Per caso sapete dove vanno le puttane?” Dal momento che non gli rispondevano, ripeté la domanda in alto Valiriano, sebbene costretto a dire cortigiana al posto di pu***na. La più giovane e grassa delle cuoche gli diede un abbraccio stavolta.

Si chiese cosa avrebbero fatto se le avesse prese per mano e portate in camera da letto. Nessuno oserà rifiutarti, aveva affermato Illyrio, ma chissà perché Tyrion non credeva che intendesse queste due. La più giovane delle donne era abbastanza vecchia da poter essere sua madre, e la più vecchia probabilmente era la sua di madre. Entrambe erano grasse quasi quanto Illyrio, con tette più grandi della sua testa. Potrei soffocarmi nella carne, rifletté. C’erano modi peggiori di morire. Il modo in cui era morto suo padre, per dirne uno. Avrei dovuto fargli ca***e un po’ d’oro prima che spirasse. Lord Tywin poteva anche essere stato avaro di approvazione ed affetto ma era sempre stato di manica larga con i soldi. L’unica cosa più pietosa di un nano senza naso è un nano senza naso e senza oro.

Tyrion lasciò le donne grasse alle loro pagnotte e alle loro pentole e andò in cerca della cantina dove Illyrio lo aveva “versato” la notte prima. Non era difficile da trovare. C’era abbastanza vino lì dentro da tenerlo ubriaco per un centinaio d’anni, rossi dolci dall’Incollatura e rossi aspri da Dorne, vini di Pentos dal tenue color ambra, il verde nettare di Myr, tre ventine di barili di Arbor dorato, perfino vini dal favoloso oriente, da Meereen e Qarth e Asshai delle Ombre. Alla fine, Tyrion scelse un barile marchiato come riserva privata di Lord Runceford Redwyne, il nonno dell’attuale Lord di Arbor. Il suo sapore era languido e inebriante al palato, il colore di un rosso così scuro da sembrare quasi nero nella cantina fiocamente illuminata. Tyrion riempì un calice, e una bottiglia per sicurezza, e li portò su in giardino per bere sotto quegli alberi di ciliegio che aveva visto.

Per puro caso, uscì dalla porta sbagliata e non trovò la piscina che aveva adocchiato dalla sua finestra, ma non importava. I giardini dietro la villa erano ugualmente piacevoli, e molto più estesi. Vagò per un po’ attraverso essi, bevendo. Le mura avrebbero vinto il confronto con quelle di un qualsiasi vero castello, e le spine di ferro ornamentali che avevano in cima parevano stranamente nude senza teste ad adornarle. Tyrion si immaginò come avrebe potuto sembrare la testa di sua sorella lassù, con della pece sui suoi capelli dorati e mosche che volavano dentro e fuori dalla bocca. Sì, e Jaime deve avere la spina a fianco della sua., decise. Nessuno deve mai intromettersi tra mio fratello e mia sorella.

Con una corda e un rampino sarebbe stato possibile passare oltre quel muro. Aveva braccia forti e non pesava molto. Con una corda doveva essere capace di raggiungere le spine e arrampicarsi oltre. Cercherò una corda domani, decise.

Vide tre cancelli durante il suo vagabondare; l’entrata principale con la sua casetta, una secondaria vicino ai canili, ed un cancello nel giardino nascosto dietro un groviglio di edera pallida. L’ultimo era incatenato, le altre due custodite. Le guardie erano grassocce, le facce lisce come il sedere di un bambino, ed ognuna di esse indossava un elmetto di bronzo con la punta. Tyrion sapeva riconoscere gli eunuchi quando li vedeva. Conosceva di fama quel tipo di eunuchi. Non avevano paura di niente e non sentivano dolore, si diceva, ed erano leali ai loro padroni fino alla morte. Potrei fare buon uso, avendone qualche centinaia, rifletté. Peccato non averci pensato prima di diventare un mendicante.

Camminò lungo un colonnato e attraverso un arco a sesto acuto, e si trovò in un cortile pavimentato dove una donna stava lavando dei vestiti ad un pozzo. Sembrava avere la sua stessa età, con capelli rossi opachi e una faccia grossa cosparsa di lentiggini. “Ti piacerebbe un po’ di vino?” le chiese. Lei lo guardò insicura. “Non ho un calice per te, dovremo dividere” La lavandaia tornò a stendere tuniche e ad appenderle per asciugarle. Tyrion si sistemò su una panca di pietra con la sua bottiglia, “Dimmi, fino a che punto posso fidarmi di Magistro Illyrio?” Il nome la fece guardar su “Fino a lì?” Sghignazzando, incrociò le sue gambe storte e bevette un sorso. “Sono disgustato dal recitare qualsivoglia parte il formaggiaio abbia in mente per me, ma d’altra parte come posso rifiutarlo? I cancelli sono sorvegliati. Forse potresti portarmi fuori clandestinamente sotto le tue sottane? Te nei sarei così gratom in effetti potrei anche sposarti. Ho già due mogli, perché non tre? Ah, ma dove vivremmo?” Le fece il sorriso più gradevole che un uomo con mezzo naso potesse ottenere. “Ho una nipote a Lancia del Sole, te l’ho detto? Potrei fare un bell’intrigo a Dorne con Myrcella. Potrei spingere mia nipote in guerra contro mio nipote, non sarebbe curioso?” La lavandaia fermò una delle tuniche di Illyrio, grande abbastanza da servire come vela. “ Dovrei vergognarmi di fare pensieri tanto cattivi, hai certamente ragione. Meglio farei a provare con la Barriera invece. Tutti i crimini sono ripuliti quando un uomo si unisce ai Guardiani della Notte, dicono. Però temo che non mi lascerebbero tenerti, dolcezza. Niente donne nei Guardiani, niente dolci mogli lentigginose a scaldarti il letto la notte, solo venti freddi, merluzzo salato, e poca birra. Pensi che sembrerei più alto in nero, mia signora?” Riempì di nuovo il calice.”Cosa dici? Nord o sud? Dovrei espiare i miei vecchi peccati o commetterne di nuovi?”

La lavandaia gli diede un’ultima occhiata, raccolse il suo cesto e camminò via. Sembra che io non riesca a tenermi una moglie a lungo, rifletté Tyrion. In qualche modo la sua bottiglia si era prosciugata. Forse dovrei trascinarmi di nuovo fino alla cantina. Ma il vino forte gli stava facendo girare la testa, e i gradini della cantina erano ripidi. “Dove vanno le puttane?” chiese al bucato steso sul filo. Forse avrebbe dovuto chiederlo alla lavandaia. Non per insinuare che tu sia una pu***na, mia cara, ma forse sai dove vanno. O meglio ancora, avrebbe dovuto chiederlo a suo padre. “Ovunque vadano le puttane”, aveva detto Lord Tywin. Mi amava. Era la figlia di un contadino, mi amava e mi aveva sposato, aveva riposto la sua fiducia in me. La bottiglia vuota scivolò dalla sua mano e rotolò per il cortile.

Con una smorfia, Tyrion si spinse dalla panca e fece per prenderla, ma facendolo vide dei funghi che crescevano da una piastrella rotta. Erano di un bianco pallido, con delle macchie, e delle strisce rosse sulla faccia di sotto scure come il sangue. Il nano ne colse uno e l’annusò. Delizioso, pensò, o mortale. Ma quale dei due? Perché non entrambi? Non era abbastanza coraggioso da trafiggersi il ventre con il freddo acciaio, ma dare un morso a un fungo non sarebbe stato così difficile. C’erano sette funghi, notò. Forse gli dei stavano cercando di dirgli qualcosa. Li raccolse tutti, staccò un guanto dal filo, li avvolse con cura e li infilò in tasca. Lo sforzo gli diede la vertigine così dopo strisciò nuovamente sulla panca, si raggomitolò e chiuse gli occhi.

Quando si svegliò di nuovo, era tornato in camera da letto, ad affogare ancora una volta nel materasso di piuma d’oca, mentre una ragazza bionda gli scuoteva le spalle. “Mio signore”, disse, “il tuo bagno ti aspetta. Magistro Illyrio ti attende a tavola entro un’ora.”

Tyrio si appoggiò al cuscino, la testa tra le mani. “ Sto sognando o tu parli la lingua comune?”

“Sì mio signore. Ero stata acquistata per compiacere il re” Aveva gli occhi azzurri ed era bella, giovane e flessuosa.

“Sono certo che l’hai fatto. Ho bisogno di un bicchiere di vino”

Glielo versò. “Magistro Illyrio ha detto che devo strofinare la tua schiena e scaldare il tuo letto. Il mio nome –“

“-non mi interessa. Sai dove vanno le puttane?”

Arrossì “Le puttane si vendono per denaro”

“O gioielli o vestiti o castelli. Ma dove vanno?”

La ragazza non poteva afferrare la domanda “è un indovinello, signore? Non sono brava con gli indovinelli. Mi diresti la risposta?”

No,pensò. Odio gli indovinelli io stesso. “Non ti dirò niente. Fammi lo stesso favore. “ L’unica parte di te che mi interessa è quella che hai tra le gambe, fu sul punto di dire. Aveva le parole sulla lingua, ma per qualche motivo non oltrepassarono le sue labbra. Non è Shae, si disse il nano, solo una piccola sciocca che pensa che mi stia divertendo con gli indovinelli. A dire la verità, nemmeno la sua fessa gli interessava molto. Devo essere malato, o morto. “Hai parlato di un bagno? Mostramelo. Non dobbiamo far attendere il grande formaggiaio”

Mentre faceva il bagno, la ragazza gli lavò i piedi, gli strofinò la schiena e gli spazzolò i capelli. Dopo massaggiò i suoi polpacci con un unguento dall’odore dolce per alleviare i dolori, e lo vestì di nuovo con gli abiti di un ragazzo, un antiquato paio di calzoni rosso Bordeaux e un corsetto di velluto blu con bordi d’oro. “Il mio signore mi vorrà dopo mangiato?” chiese mentre gli allacciava gli stivali.

“No. Ho chiuso con le donne” Puttane.

La ragazza sopportò la delusione decisamente troppo bene per i suoi gusti. “Se il mio signore preferisce un ragazzo, posso far sì che ve ne sia uno nel suo letto”

Il signore preferirebbe sua moglie. Il signore preferirebbe una ragazza di nome Tysha. “Solo se sa dove vanno le puttane”

La bocca della ragazza si strinse. Mi disprezza, realizzò, ma non più di quanto io non disprezzi me stesso. Sul fatto che avesse fottuto una quantità di donne disgustate dal suo aspetto tyrion lannister non aveva dubbi, ma almeno le altre avevano avuto la delicatezza di fingere simpatia. Un po’ di onesto disgusto potrebbe essere rinfrescante, come un vino acido dopo troppo dolce.

“Credo di aver cambiato idea”, le disse “Aspettami a letto Nuda, se non ti dispiace, credo che sarò troppo ubriaco per mettermi a sciogliere i tuoi vestiti. Tieni la bocca chiusa e le cosce aperte e noi due andremo splendidamente d’accordo”. Le diede uno sguardo lascivo, sperando di farle un po’ di paura, ma tutto quello che gli concesse fu repulsione. Nessuno teme un nano. Anche Lord Tywin non si era spaventato, anche se Tyrion teneva una balestra tra le mani. “Mugoli quando vieni fottuta?” chiese alla concubina.

“Se piace al mio signore”

“Piacerebbe strangolarti, al tuo signore. È così che ho sistemato la mia ultima pu***na. Pensi che il tuo padrone avrebbe da obiettare? Sicuramente no. Ce ne ha un altro centinaio come te, ma nessun altro come me” Questa volta, quando sogghignò, ebbe la paura che voleva.

Illyrio stava disteso su un divano con baldacchino, spilluzzicando peperoncini e cipolline da una terrina di legno. La sua fronte era picchettata di goggioline di sudore, i suoi occhi porcini brillavano sopra le grasse guance. Gioielli danzavano quando muoveva le mani; onice ed opale, occhio di tigre e tormalina, rubino, ametista, smeraldo, ambra nera e giaia, un diamante nero e una perla verde. Potrei vivere per anni con i suoi anelli, neditò Tyrion, anche se avrei bisogno di una mannaia per reclamarli.

“Vieni e siediti, mio piccolo amico.” Illyrio gli fece cenno di avvicinarsi.

Il nano si arrampicò su una sedia. Era esageratamente grande per lui, un trono imbottito pensato per accogliere i massicci glutei del magistro, con spesse gambe robuste per sopportare il suo peso. Tyrion Lanniste aveva vissuto tutta la vita in un mondo troppo grosso per lui, ma nel palazzo di Illyrio Mopatis la sensazione di sproporzionatezza assemeva dimensioni grottesche. Sono un topo nella tana di un mammuth, riflettè, ma almeno il mammuth mantiene una buona cantina. Il pensiero lo rese assetato. Chiese del vino.

“Hai gradito la ragazza che ti ho mandato?” domandò Illyrio.

“Se avessi voluto una ragazza ne avrei domandata una. Mi manca il naso, non la lingua”

“Se non è riuscita a compiacerti…”

“Ha fatto tutto ciò che le è stato richiesto”

“Lo spererei. È stata addestrata a Lys, dove fanno dell’amore un’arte. E parla la tua Lingua Comune. Il re l’ha apprezzata enormemente”

“Io uccido i re, non l’hai sentito?” Tyrion fece un sorriso malvagio sopra il suo calice di vino “Non mi servono permessi reali”

“Come ti pare. Mangiamo ora” Illyrio batté le mani, e camerieri giunsero di corsa. Cominciarono con un brodino di granchio e pesce monaco, e zuppa d’uova e limetta fredda. Poi arrivarono quaglie al miele, una sella di agnello, fegato d’oca affogato nel vino, pastinache imburrate, e maialino da latte. La vista di tutto ciò diede a Tyrion la nausea, ma si sforzò di provare un cucchiaio di zuppa per educazione, e una volta che ebbe assaggiato fu perduto. Le cuoche potevano anche essere vecchie e grasse, ma sapevano il loro mestiere. Non aveva mai mangiato così bene , nemmeno a corte.

Mentre stava succhiando via la carne dalle ossa della sua quaglia, chiese a Illyrio a proposito delle convocazioni di quel mattino. Il grassone si strinse nelle spalle “Ci sono guai ad oriente. Astapor è caduta, e così anche Meereen. Le citta schiaviste dei Ghiscari che erano già vecchie quando il mondo era giovane” Il maialino da latte era stato tagliato. Illyrio si allungò a prendere un pezzo della cotenna, lo immeerse in una salsa di prugne e lo mangiò con le dita.

“La baia degli schiavisti dista un bel po’ da Pentos” disse Tyrion, mentre infilzava un fegatino d’oca sulla punta del suo coltello. Nessuno è maledetto come chi uccide i propri parenti, ricordò a se stesso sorridendo.

“È così”, Illyrio ammise, “ma il mondo è una grande tela, e non si può toccare un singolo filamento senza far tremare gli altri” Battè le mani di nuovo. “Su, mangia”

I servitori portarono in tavola un airone farcito con fichi, fettine di vitello sbiancate con il latte di mandorle, aringhe alla panna, cipolle candite, formaggi puzzolenti, vassoi di lumache e animella, e un cigno nero con tutto il piumaggio. Tyrion rifiutò il cigno, che gli ricordava una cena con sua sorella. Si servì di airone e aringhe, però, e di un po’ di cipolle dolci. E i servitori riempirono il suo calice ogni volta che lo vuotava.

“Bevi un sacco di vino per un uomo così piccolo”

“Ammazzare i parenti è un lavoro duro. Mette sete”

Gli occhi dell’uomo grasso scintillarono come le gemme sulle sue dita. “ Ci sono quelli in Westeros che direbbero che uccidere Lord Lannister è stato semplicemente un buon inizio”

“Farebbero meglio a non dirlo se mia sorella è all’ascolto, o si ritroverebbero con una lingua di meno” Il nano spezzò una pagnotta a metà. “E tu faresti meglio ad essere prudente con quello che dici della mia famiglia, magistro. Uccisore di parenti o no, sono ancora un leone”

Questo sembrò divertire molto il signore dei formaggi. Si battè una grassa coscia e disse, “Voi di Westeros siete tutti uguali. Ricamate qualche bestia su un ritaglio di seta e d’improvviso siete tutti leoni o draghi o aquile. Io posso portarti da un vero leone, mio piccolo amico. Il principe fa un punto di orgoglio del suo serraglio. Ti piacerebbe dividere una gabbia con loro?”

I signori dei Sette Regni tenevano in una considerazione piuttosto alta i loro sigilli, Tyrion dovette ammetterlo. “Molto bene” concesse “Un Lannister non è un leone. Tuttavia sono ancora il figlio di mio padre, e sono io che ucciderò Jaime e Cersei”

“Che strano che tu menzioni la tua bella sorella” disse Illyrio tra una lumaca e l’altra “La regina ha offerto il titolo di lord a chiunque le porti la tua testa non importa quanto umile sia la sua nascita.”

Non era niente di più di quanto Tyrion si aspettasse “Se intendi ingraziartela con questo, falle anche aprire le gambe per te. La mia miglior parte per la sua miglior parte, quello sarebbe uno scambio equo.”

“Mi farei piuttosto dare il mio peso in oro” Il formaggiaio rise così forte che Tyrion temette che fosse sul punto di esplodere sommergendo il suo ospite in uno spruzzo di anguille mezzo digerite e dolcetti.

“Tutto l’oro di Castel Granito, perché no?”

“Ti concedo l’oro”, disse “Ma la Rocca è mia”

“E sia” Il magistro si coprì la bocca ed emise un potente rutto. “Pensi che Re Stannis te la darà? Mi si riferisce che ha il pallino della legge. Potrebbe bene concederti Castel Granito, non è così? Tuo fratello veste il bianco, così tu sei l’erede di tuo padre secondo tutte le leggi di Westeros”

“Stannis potrebbe concedermi la Rocca” concesse Tyrion “ ma c’è ancora un piccolo problema di regicidio e parricidio. Per questi mi accorcerebbe di una testa, e io sono già corto così. Ma perché pensi che intenda unirmi a Lord Stannis?”

“Perché mai vorresti allora andare sulla Barriera?”

“Stannis è sulla Barriera?” Tyrion si fregò il naso “Per i diavoli dei sette inferni, cosa sta facendo Stannis sulla Barriera?”

“Rabbrividisce, io credo. Fa più caldo giù a Dorne. Forse avrebbe dovuto navigare da quella parte”

Tyrion cominciava a sospettare che una certa lavandaia lentigginosa sapesse più della lingua comune di quanto non fingesse. “Capita che mia nipote Myrcella sia a Dorne. E ho un mezza idea di farne una regina”

Illyrio sorrise, mentre i suoi camerieri servivano a entrambi ciotole di ciliegie scure alla crema. “Cosa ti ha fatto questa povera bambina, perché tu ne desideri la morte?”

“Anche un ammazzaparenti non deve per forza uccidere tutti i suoi parenti” disse Tyrion, ferito “Incoronarla ho detto, non ucciderla”

Il formaggiaio prese un cucchiaio di ciliegie “A Volantis usano una moneta con una corona su una faccia e la testa della morte dall’altra. Pure, è la stessa moneta. Incoronarla è ucciderla. Dorne potrebbe sollevarsi per Myrcella ma Dorne da sola non è abbastanza. Se sei così intelligente come inisiste il nostro amico, questo lo sai”

Tyrion guardò il grassone con rinnovato interesse. Ha ragione su tutte e due e le cose. Incoronarla è ucciderla. E io lo sapevo. “I gesti futili sono tutto quel che mi rimane. Questo farebbe piangere amaramente mia sorella, almeno”

Magistro Illyrio ripulì la sua bocca dalla crema con il dorso di una mano grassoccia. “La strada per Castel Granito non passa per Dorne, mio piccolo amico. Né corre accanto alla Barriera. Tuttavia, esiste una tale strada, ti dico”

“Sono un traditore diseredato, un regicida e ammazzaparenti. “ Questo discorso sulle strade lo infastidiva. Pensa che questo sia un gioco? “Ciò che un re fa un altro può disfare. In Pentos abbiamo un principe, amico mio. Presiede a balli, feste e cavalcate in giro per la città in un palanchino di ivorio e oro. Tre araldi lo precedono con la bilancia d’oro del commercio, la spada di ferro della guerra, e il flagello d’argento della giustizia. Al primo giorno di ciascun anno deve deflorare la vergine dei campi e la vergine dei mari.” Illyrio si sporse in avanti, gomiti sul tavolo. “Ma se un raccolto dovesse saltare o una guerra essere persa, taglieremmo la sua gola per compiacere gli dei, e sceglieremmo un nuovo principe tra le quaranta famiglie.”

Tyrion sbuffò attraverso il suo moncone di naso. “Ricordami di non diventare mai Principe di Pentos”

“I tuoi Sette Regni sono così diversi? Non c’è pace in Westeros, né giustizia, né fede…e presto neppure cibo. Quando gli uomini fanno la fame e sono pieni di paura, cercano un salvatore”

“Possono cercare, ma se tutto quello che trovano è Stannis…”

“Non Stannis. Né Myrcella. Un altro” Il sorriso giallo si allargò “Un altro. Più forte di Tommen, più gentile di Stannis, con una pretesa migliore della ragazzina Myrcella. Un salvatore viene da oltre il mare per fasciare le ferite del sanguinante Westeros.”

“Belle parole” Tyrion non era impressionato “Le parole sono aria. Chi è questo fottuto salvatore?”

“Un drago” Il formaggiaio vide la sua espressione, e rise “Un drago con tre teste”.


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ALBIONE
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ALBIONE
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Inviato il 29 maggio 2006 20:36

Preannuncia qualcosa di AFFC???

 

E' che non ho letto ancora AFFC e se anticipa qualcosa non lo leggo...

 

Fate sapere...



Lord Beric
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Lord Beric
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Inviato il 29 maggio 2006 20:45

Albione, questo è un capitolo di Dance, il libro successivo a Feast...


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Lord dei Pan di Stelle - Lord Comandante dei Peluche

The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
Fantasy tastes of habaneros and honey, cinnamon and cloves, rare red meat and wines as sweet as summer. Reality is beans and tofu, and ashes at the end.
Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
Why do our dreams become so much smaller when they finally come true?
We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

[George R. R. Martin]

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Inviato il 29 maggio 2006 21:27

Credo che la domanda fosse se è possibile leggerlo senza aver letto AFfC :D

In tal caso, direi di sì: mi pare non vi sia alcun riferimento agli eventi narrati in FEAST.


M
Marzio Seaworth
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Inviato il 29 maggio 2006 23:37

In effetti, ADWD sarà (almeno in parte) contemporaneo ad AFFC. Questo capitolo poi sarà (o forse no: nulla è sicuro finché non viene pubblicato, così ha detto Martin stesso) il primo di Tyrion perciò si può tranquillamente leggere senza rovinarsi la lettura di AFFC


D
Doran Nymerios
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Doran Nymerios
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Inviato il 29 maggio 2006 23:57

grazie della traduzione! :D

Ovviamente, non ti offenderai se non la leggo, vero? sono un dannato rimanda-piaceri, e l'idea di leggermi un'anteprima va contro la mia etica... :D


E
Eddard Seaworth
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Inviato il 31 maggio 2006 17:34

Bella la traduzione, salvo che....

 

Bevette

 

 

BEVVE! La mia prof. di italiano lo avrebbe segnato ferocemente in blu ed avrebbe stroncato tutto il resto del tema per uno sbaglio simile....o più che sbaglio, "per l'utilizzo di una forma desueta e scorretta nello scritto".


M
Marzio Seaworth
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Marzio Seaworth
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Inviato il 01 giugno 2006 0:02

Ohibò a dire il vero questa osservazione mi ha stupito, non ho mai inteso che "bevette" fosse una forma particolarmente desueta. In sincerità, io non parlo in italiano nella vita di tutti i giorni (uso il dialetto) e comunque nei discorsi comuni non si hanno grosse occasioni di usare il passato remoto (almeno in questa parte d'Italia si preferisce il passato prossimo). Pertanto, ti ho concesso il beneficio del dubbio (o meglio, l'ho concesso alla tua terribile ex-professoressa) ma naturalmente ho sentito l'esigenza di dissiparlo con una ricerchina in internet. Essa mi ha confermato che "bevette" è ampiamente usato (cosa di cui per la verità non dubitavo troppo) ed è comunemente citato come seconda forma possibile per la terza persona singolare del passato remoto di bere (ce n'è pure una terza, "bevè" questa sì piuttosto desueta).

Mi spiace rivelartelo ma se nella tua adolescenza hai vissuto momenti di angoscia a causa di quella donna, sappi che ella abusava in maniera infame del suo potere di tracciare segni rossi e blu sui tuoi temi.


A
ALBIONE
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Inviato il 02 giugno 2006 16:16

Ok, allora lo leggo! Grazie!


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Freisar
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Freisar
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Inviato il 03 giugno 2006 19:19

Stupendo, e tyronè un mito :D


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