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Libertà, perdono, recupero, giustizia..
S di Ser Oswell Whent
creato il 24 febbraio 2006

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Ser Oswell Whent
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Inviato il 24 febbraio 2006 20:47 Autore

Oggi ho assistito a uno spettacolo teatrale, precisamente La Tempesta di William Shakespeare nella versione tradotta in napoletano arcaico da Eduardo de Filippo, organizzato al carcere di Rebibbia di Roma, rappresentato dai detenuti del braccio di Alta Sicurezza (ovvero ergastolani e colpevoli per concorso in intrecci mafiosi, soprattutto) sotto la regia di Fabio Cavalli. Devo dire che è stata un'esperienza davvero toccante..vedere dei detenuti recitare i versi della Tempesta, opera che prima di tutto parla di libertà, perdono e giustizia, mi ha fatto venire i brividi. Soprattutto quando nell'epilogo, il protagonista, Prospero, recita: <<(...) Quel che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto. Ora resta a voi scegliere se io debba continuare ad abitare quest'isola, oppure essere a mia volta perdonato, come io ho perdonato voi, e tornare ad essere libero>>.

QUeste parole mi hanno fatto venire i birividi. Per due ore sul palco non ho visto venti detenuti, ma venti persone che assaporavano brevi minuti di libertà. E uscendo, non ho potuto fare a meno di pensare che se io in quel momento stavo tornando a casa, dalla mia famiglia, dalla mia sicurezza, loro stavano tornando in un luogo in cui sono destinati a passare il resto della loro vita. Purtroppo però a governarci è la legge del taglione: io uccido te (in due secondi), un terzo uccide me (in quarant'anni). Provate a immaginare a quanto terrificante, agghiacciante possa essere trascorrere QUARANT'ANNI (non tre giorni, quarant'anni) in una cella di due metri quadri chiusa da sbarre di ferro. Quindi io mi chiedo: è veramente giusto condannare una persona che umanamente commette anche UN solo errore nella sua vita, privandolo irreversibilmente della cosa a cui l'uomo aspira da sempre, ovvero la libertà? E ancora, secondo voi, visto che bisogna parlare di atti giusti e ingiusti, che cos'è la giustizia?

 

 

P.S.: per eventuali mancanze culturali riguardo la trama e gli argomenti trattati dal poeta inglese, clickate qui , c'è l'opera intera..è un po' lunga da leggere, ma se nn l'avete mai fatto, ve la consiglio caldamente <_<


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Yaenrhys
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Inviato il 24 febbraio 2006 23:40

Se tutti noi vivessimo in un mondo ideale, dove regna la fratellanza tra le persone e i cari principi della Rivoluzione Francese, non ci sarebbe bisogno nè di giustizia nè di prigioni.

Purtroppo la natura umana è in certi casi abietta, non tutti siamo uguali, c'è ha sbagliato e non vorrebbe altro che dimostrare che ora è un'altra persona; e c'è chi preferisce compiere due volte lo stesso errore piuttosto che pentirsi della prima. C'è anche chi non riesce a trattenersi.

Non potendo entrare nella testa delle persone, e tantomeno riprogrammarle all'Arancia Meccanica, è necessario che la collettività intera rimanga protetta (ed è certamente duro e poco romantico dirlo) da tutti costoro, anche da chi ha sbagliato solo una volta, ma che quella volta ha mostrato di saperlo e volerlo fare.

 

Non è la legge del taglione, ma la legge della tutela.


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Morgil
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Inviato il 24 febbraio 2006 23:50

sbagliando si impara che chi sbaglia paga,sono persone che hanno fatto del male ad altri ed è giusto che paghino la loro colpa e altri che ci marciscano proprio in galera!sarebbe molto peggio se questa gente fosse a piede libero!ci sarebbe il far west!i parenti delle vittime si farebbero giustizia da soli! si farebbero giustizia da soli! <_<


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Inviato il 25 febbraio 2006 3:53
Purtroppo però a governarci è la legge del taglione: io uccido te (in due secondi), un terzo uccide me (in quarant'anni)

 

Mi pare un po' semplicistico: il criterio avrà un aspetto punitivo, ma anche uno preventivo: quando il crimine sia considerato eccessivo, le pene lunghe servono a evitare che la persona ripeta il reato, cosa che non sarà una certezza, ma a fronte di certi reati è logico ignorare la possibilità che succeda? Una volta che venga ripetuto, non si potrebbe tornare indietro... il criterio non è "Ti uccido in quarant'anni" (a questo punto dal punto di vista statale tanto varrebbe la pena di morte, ucciderlo per ucciderlo eviti quarant'anni di spese), ma "Non termino la tua vita [quale che sia il motivo], però cerco di impedirti di reiterare il reato - e di punirti [laddove ci sia anche un aspetto punitivo]".

Parlando di giustizia, sarebbe giusto che dopo un paio d'anni chi ha privato della vita una persona possa tornare a vivere la sua?

 

 

è veramente giusto condannare una persona che umanamente commette anche UN solo errore nella sua vita, privandolo irreversibilmente della cosa a cui l'uomo aspira da sempre, ovvero la libertà?

 

Non potrebbe dipendere da quell'errore, e dall'eventuale volontarietà dell'atto? Se l'errore è stato piazzare volontariamente una bomba nell'ora di punta a Roma Termini... verrebbe anche la domanda opposta, è veramente giusto lasciarlo uscire dopo quello che ha combinato?

Sicuramente in certi casi l'Uomo viene privato "per sempre" (virgolette dovute a sconti vari) della libertà, però c'è anche da considerare che quello stesso Uomo magari ha privato per sempre (senza virgolette) qualcun altro della vita, o di qualcosa di comunque importante; anche qui, la domanda potrebbe essere girata: è veramente giusto lasciare che una persone che ha privato per sempre - letteralmente - un'altra di qualcosa, magari della stessa vita, possa uscire tranquillamente e continuare la sua vita come se nulla fosse? Anche senza dare l'ergastolo, dopo quanto si dovrebbero fare uscire?


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Ninaeve
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Inviato il 25 febbraio 2006 9:17

ci sarebbe da fare un lungo discorso sul fatto che il carcere sia davvero riabilitativo (come dovrebbe) o solo punitivo. resta il fatto che un istituto di pena sia necessario.

bisognerebbe essere certi dell'efficacia del sistema giudiziario perchè non si incorra in, pur umani, errori.

 

scusate l'estrema brevità, ma mi sono ritagliata una manciata di secondi mentre lavoro


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Arvin Sloane
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Inviato il 25 febbraio 2006 10:33

Io sono dell'avviso che chi ha sbagliato è più che giusto che paghi le conseguenze di ciò che ha fatto. Altrimenti ogniuno di noi farebbe ciò che vuole, in barba alla legge, e poi si pente. Se io fossi veramente pentito delle mie azioni, ad esempio aver ucciso un uomo, non mi toglierei più dalla mente il suo volto e cercherei per tutto il resto della vita di espiare al mio peccato, cercando il perdono dei famigliari e quello di Dio. E me ne starei a marcire in galera. Almeno questo è il mio concetto di pentimento.

 

E poi non dimentichiamoci i recenti fatti di ex detutenuti o in licenza o addirittura graziati del resto della condanna che poi hanno di nuovo ucciso !! Quelli si erano davvero pentiti ??? <_<<_<

 

Ho qualche dubbio in merito !! <_<<_<:wub:


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Ser Arthur Dayne
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Inviato il 25 febbraio 2006 13:09

Perchè una società funzioni credo che le carceri siano indispensabili, almeno per le società conosciute, e come già detto dovrebbero avere anche funzione riabilitativa.

 

Certo che però quando si viene a sapere della "riabilitazione" di schizzati come A.Izzo viene anche da chiedersi quali siano i criteri per cui uno è giudicato recuperato o recuperabile

 

un'assassino pazzo fa paura, uno che lo vuole usare per i propri scopi e ne ha il potere ne fa molta di più secondo me (non so nel caso di Izzo, anche se un minimo dubbio rimane)


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xaytar
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Inviato il 25 febbraio 2006 13:56
ci sarebbe da fare un lungo discorso sul fatto che il carcere sia davvero riabilitativo (come dovrebbe) o solo punitivo. resta il fatto che un istituto di pena sia necessario.

bisognerebbe essere certi dell'efficacia del sistema giudiziario perchè non si incorra in, pur umani, errori.

 

scusate l'estrema brevità, ma mi sono ritagliata una manciata di secondi mentre lavoro

concordo. imho bisognerebbe puntare di più sull'aspetto riabilitativo che punitivo :huh:


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Darrosquall
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Inviato il 25 febbraio 2006 13:59

sono d'accordo con sir oswell whent. Il carcere dovrebbe riabilitare l'uomo oltre a svolgere una funzione punitiva per il reato. Io in linea di massima sono favorevole all'amnistia,che deve essere concessa se una persona risulta davvero cambiata.Allora sì che la carcerazione sarà stato strumento importante,utile per fornire materiale umano "pulito" alla società.

Son sicuro che non è difficile analizzare una persona e capire se mente o è cambiata davvero.


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Ser Oswell Whent
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Inviato il 25 febbraio 2006 15:45 Autore

Ora mi sparerete, ma secondo me l'uomo non è proprio adatto a stare in una società. Voglio dire, in un sistema dove chi sbaglia paga, in cui i protagonisti sono esseri imperfetti come gli uomini, per natura portati all'errore, è consequenziale che prima o poi tutti quanto commettono qualcosa per cui dovranno pagare, chi meno e chi più.

 

Non potrebbe dipendere da quell'errore, e dall'eventuale volontarietà dell'atto? Se l'errore è stato piazzare volontariamente una bomba nell'ora di punta a Roma Termini... verrebbe anche la domanda opposta, è veramente giusto lasciarlo uscire dopo quello che ha combinato?

 

In questo caso hai ragione, ma nn voglio tirar fuori il discorso terrorismo, che sennò divaghiamo.

 

 

Parlando di giustizia, sarebbe giusto che dopo un paio d'anni chi ha privato della vita una persona possa tornare a vivere la sua?

 

Se si tratta di persone con una famiglia, al primo periodo trascorso in carcere, secondo me sì. E secondo me non c'è rischio che quella persona commetta di nuovo il suo errore, xkè se è un uomo, ovvero se è dotato di un minimo di buonsenso, non credo gli piacerebbe trascorrere altri vent'anni dentro un carcere e di perdere di nuovo la sua famiglia.

 

Il carcere dovrebbe riabilitare l'uomo oltre a svolgere una funzione punitiva per il reato.

 

Il carcere secondo me deve avere uno scopo principale e uno secondario: quello principale è loscopo riabilitativo, ovvero fare in modo che il colpevole capisca i suoi errori e non sia più portato a farli; quello secondario è quello punitivo, ma credo che già il fatto di trascorrere anche due anni in uno stesso posto, fuori dal mondo, senza aver la possibilità di andare da altre parti, sia una punizione sufficiente.


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Inviato il 25 febbraio 2006 16:12

non sparate a me, ma il fatto che l'uomo non sia adatto a stare in una società mi sembra una contraddizione in termini.

l'assunto che tutti sbagliano è una tautologia.

èun discorso complesso, quindi aperto alle generalizzazioni o alle semplificazioni.

a me non sembra che passare due anni in un carcere sia un deterrente efficace per ogni tipo di crimine: per qualcuno dotato di buonsneso e accompagnato bel suo percorso di presa ci coscienza delle sue azioni può essere sufficiente, ma non mi sento di estendere la categoria...

 

che il carcere italiano non sia quello che dovrebbe essere è un dato di fatto: troppa gente, poche risorse e poca assistenza, si riduce ad essere un posto dove la gente attende la fine della pena senza fare altro, più o meno. e che al suo interno ci siano più poveracci che veri criminali è un'altra questione, ma non me la sento per queto di abolire l'istituto carcerario


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Mornon
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Inviato il 25 febbraio 2006 16:55
in un sistema dove chi sbaglia paga, in cui i protagonisti sono esseri imperfetti come gli uomini, per natura portati all'errore, è consequenziale che prima o poi tutti quanto commettono qualcosa per cui dovranno pagare, chi meno e chi più

 

Una cosa è l'errore volontario, una è quello involontario; e nel volontario una cosa è l'ingiuria, un'altra è l'eccidio :huh:

 

 

In questo caso hai ragione, ma nn voglio tirar fuori il discorso terrorismo, che sennò divaghiamo

 

Senza andare nel terrorismo, uno che commette omicidio pianificando tutto, magari per un motivo irrisorio.

 

 

Se si tratta di persone con una famiglia, al primo periodo trascorso in carcere, secondo me sì. E secondo me non c'è rischio che quella persona commetta di nuovo il suo errore, xkè se è un uomo, ovvero se è dotato di un minimo di buonsenso, non credo gli piacerebbe trascorrere altri vent'anni dentro un carcere e di perdere di nuovo la sua famiglia

 

E il fatto di aver privato della vita un Uomo che magari aveva famiglia, famiglia che l'ha perso per sempre, allora come si considera? Perché tu consideri la famiglia di chi ha commesso il reato, ma quella di chi l'ha subito? Inoltre, quindi la libertà di chi ha famiglia vale di piú di chi non ce l'ha?

Sul fatto che non ci sia il rischio, penso che ci siano fin troppi casi a smentirlo...

 

 

quello secondario è quello punitivo, ma credo che già il fatto di trascorrere anche due anni in uno stesso posto, fuori dal mondo, senza aver la possibilità di andare da altre parti, sia una punizione sufficiente

 

Fortemente opinabile, se non altro: due anni di libertà valgono una vita?


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Inviato il 25 febbraio 2006 19:42

Quoto Mornon e non aggiungo altro...


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Quentyn Martell
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Inviato il 25 febbraio 2006 20:18
non sparate a me, ma il fatto che l'uomo non sia adatto a stare in una società mi sembra una contraddizione in termini.

l'assunto che tutti sbagliano è una tautologia.

èun discorso complesso, quindi aperto alle generalizzazioni o alle semplificazioni.

a me non sembra che passare due anni in un carcere sia un deterrente efficace per ogni tipo di crimine: per qualcuno dotato di buonsneso e accompagnato bel suo percorso di presa ci coscienza delle sue azioni può essere sufficiente, ma non mi sento di estendere la categoria...

Quoto.

 

Ritengo sia un argomento di difficile discussione, eprchè è un argomento dove non si può ragionare per estremi. Ci dovrebbe essere un sistema nello stato italiano che tutela maggiormente i cittadini.

 

Cos'è la giustizia?

 

Cos'è giusto? Dobbiamo usare la nostra sola testa per rendercene conto. Ognuno di noi sa cosa è giusto e cosa è sbagliato. Era tutto scritto nelle tavole di Mosè, se vogliamo. E non è un discorso religioso. E' un discorso sulla moralità e sull'etica. Principi.

Ma sis ono poi rivelati tali?

 

E' verò però che nella società moderna tutto è meno e bianco e nero. E' tutto un'immensa sfumatura di grigio. Sembra una semplificazione ma è vero. E' la soggettività che permette all'uomo di discernere ciò che è giusto o sbagliato fare.


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Bael il Bardo
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Inviato il 26 febbraio 2006 1:10
Cos'è la giustizia?

 

Cos'è giusto? Dobbiamo usare la nostra sola testa per rendercene conto. Ognuno di noi sa cosa è giusto e cosa è sbagliato. Era tutto scritto nelle tavole di Mosè, se vogliamo. E non è un discorso religioso. E' un discorso sulla moralità e sull'etica. Principi.

Ma si sono poi rivelati tali?

 

E' verò però che nella società moderna tutto è meno che bianco e nero. E' tutto un'immensa sfumatura di grigio. Sembra una semplificazione ma è vero. E' la soggettività che permette all'uomo di discernere ciò che è giusto o sbagliato fare.

 

Oddio...non so sinceramente in che modo interpretare questo cripticissimo messaggio...ho paura di leggere che in realtà ognuno di noi decide per se stesso cosa è giusto e cosa è sbagliato, che in termini assoluti è una verità innegabile, ma in un ambito come quello che stiamo trattando(da quel che mi sembra di capire, qui si parla di giustizia dell'ordine costituito) non vedo come sia minimamente condivisibile un approccio alla questione come quello che hai indicato. Mi sembra, e questo detto senza alcuna volontà offensiva, uno sfogo come quelli che leggevo sui pamphlet pseudo-anarchici scritti dai miei compagni di liceo.

Ogni smentita è benaccetta. :huh:


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