Per gli appassionati di Storia, riporto questo articolo da Avvenire del 01/05/2005.
Ho ovviamente aggiunto un sondaggio (non riesco mai a farne a meno): non trasformatelo in una scelta di campo politico o, peggio, in un manifesto per ideologie morte e sepolte. Qui si parla di canti militari. E basta (spero...)!!!!
Le scelte delle canzoni sono infinite: ne ho prese nove delle più conosciute, anche se ciò ha significato tralasciare molti (bellissimi) canti...
Ciao!
Vainamoinen
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IL CASO
Macché inno della Resistenza... La celeberrima canzone era una filastrocca per l’infanzia, proviene dal Sud d’Italia (e non dal Nord «partigiano») e fu intonata per la prima volta solo al Festival della gioventù di Berlino nel 1948... Il compositore ed esperto di canto popolare Bepi De Marzi smonta questo e altri intoccabili «miti» musicali
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«Bella ciao»?
Roba da bambini
«La guerra non dà canti, mai li ha dati "Venti giorni sull'Ortigara" la inventarono i minatori del Fréjus... La melodia degli alpini non esiste, la montagna è stata musicata dalla città e dai dischi Odeon»
Di Roberto Beretta
«Bella ciao è una canzone della Resistenza? Se sapessero che in origine faceva: "E la mia nonna/ la vecchierella/ la me manda/ alla fontanella...". Altro che canto dei partigiani: sono stati i comunisti italiani invitati al Festival della gioventù di Berlino nel 1948 a cambiare le parole a quella canzoncina per bambini e ad intonarla per la prima volta in pubblico». Bepi De Marzi non è di sicuro un «revisionista» e ne parla senza acrimonia ideologica. Ma forse che non è capitato pure a lui di vedere la sua composizione più nota, il Signore delle cime, stampato e datato come una creazione originale della Grande Guerra? «Invece la guerra non dà canti, non ha mai dato canti. Quelli sono stati scritti dopo, come avevano già capito la Bibbia e Salvatore Quasimodo: "E come potevamo noi cantare/ con il piede straniero sopra il cuore,/ fra i morti abbandonati nelle piazze"...». Poche cose come le canzoni sembrano dimostrare l'eterogenesi dei fini nella storia. E Bepi - che dopo una vita da professionista tra i Solisti veneti e oltre 150 composizioni corali di musica popolare si definisce ancora «un organista di campagna» - ne ha dato saggio in una recente straordinaria lezione alla Cattolica di Milano. «Dirò di più: Bella ciao è scritta in minore, il che è un marchio di fabbrica inesorabile per dire che viene da sotto la Toscana. Dunque non solo la musica dell'inno della Resistenza era in origine una filastrocca per bambini, ma non era neppure un canto dell'Italia settentrionale». «D'altronde bisogna accettare serenamente queste "rivelazioni". Venti giorni sull'Ortigara, ad esempio, era il canto dei minatori che scavavano la galleria del Fréjus nel tardo Ottocento e il famoso ta-pum non era altro che l'annuncio dello scoppio di una mina. Ancora: il celebre Testamento del capitano era piuttosto un Testamento del maresciallo nonché - scrive Piero Jahier che lo raccolse per prim o - "adattabile persino a un marinaio"... Per finire con la Divisione Monte Rosa della Repubblica sociale: qualcuno le ha scritto un inno apposito ("All'8 di settembre/ l'Italia si sfasciò..."), ma è una cosa terrificante; così quando i reduci si ritrovano, ancora oggi, preferiscono cantare Sul ponte di Perati (che a sua volta è derivato da Sul ponte di Bassano), e si commuovono anche se Perati è in Albania e loro di certo non ci sono mai stati». D'altronde le ragioni del popolo sono sempre più vicine a quelle del cuore, che a quelle della ragione. «E se ancora non c'era Bella ciao, che cosa cantavano allora i partigiani? Le canzoni fasciste, con le parole cambiate o storpiate. Insomma, sui canti popolari non bisogna affondare troppo il bisturi, perché il filologo è la disperazione delle storie e alla fine per la gente l'importante è arrivare a un racconto cantato. Foss'anche un rap. Fossero anche i Beatles in un rifugio d'alta quota... "Non si canta 'sta roba in montagna!", quante volte l'ho sentito dire. E perché? Anche dai testi di Bedeschi o di Rigoni Stern potrebbe venire un ottimo rap; anche dal Rosario in latino... Non è una cosa dissacrante. Del resto, una volta la gente cantava i canti di montagna allo stesso modo di quelli di devozione, con i respiri sospesi in mezzo alle navate, con lo stesso abbandono». Oggi invece... «Oggi c'è un sentire orgasmatico, ansiogeno, senza più respiri; abbiamo perso le virgole messe al posto giusto: basta sentire le pause sbagliate dei telegiornalisti. Una volta l'amico Rigoni Stern mi ha dato un testo sull'Ortigara, voleva che lo musicassi; una trentina di versi zeppi di scoppi e di cannoni: incantabile. Allora mi ha rifatto il testo con l'immagine di una pernice che si posa ed è nato Volano le bianche. La musica popolare ha sempre bisogno di una cantabilità; Beethoven stesso l'ha sempre inseguita senza trovarla mai, perché incalzato dalla sua creatività». «Del resto, come si p uò cantare il dolore degli alpini morti, sull'Ortigara o a Nikolajewka, se non trasfigurandolo? E poi non è che cantino molto, gli alpini. Ecco un altro mito: il canto di montagna non esiste; la montagna viene intonata dalla pianura e dalla città (La riprova? A Milano ci sono stati fino a 27 "cori alpini"...). Nei masi e nelle baite infatti non si canta, ma si suona, soprattutto i fiati: quella è la vera melodia della montagna. Invece è successo che Vittorio Gui, il miglior direttore d'orchestra italiano tra le due guerre nonché ufficiale del genio, avesse armonizzato le melodie popolari; e i fratelli Pedrotti di Trento a partire dal 1926 hanno diffuso quel repertorio col modo di cantare della Sat. Sono stati dunque l'escursionismo degli anni Trenta e i dischi 78 giri della Odeon a "inventare" un genere, divulgandolo». De Marzi regala le ultime chicche agli universitari che non hanno abbandonato un attimo l'attenzione: «Non si dica dunque che quello è il canto di montagna: in montagna non si sente mai cantare così... E infatti c'è voluto un emiliano (ed ex repubblichino) come l'amico Carlo Geminiani per scrivere canzoni di guerra e di montagna così "ortodosse" e popolari da diventare classici; vedi Joska la Rossa. Il canto di montagna è un desiderio (non sempre appagato) dei nostri cori. Persino il Signore delle cime, del resto, in origine era la canzone di un innamorato veneto (io stesso) deluso dalla fidanzata che non l'aveva aspettato al ritorno dal militare. Faceva così: "Gh'aveva una ragassa..."». Ed è diventato il più sacro, il più puro inno della montagna.
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Anche «Giovinezza» fu copiata da un ritornello per studenti
Roberto Beretta
«La canzone popolare è molte volte, quasi per una sua legge interna, una musica che viene da lontano e, nello stesso tempo, una canzone riciclata; e il luogo di concentrazione, di rielaborazione di questi motivi multiuso è la vita militare». Parola dello storico Mario Isnenghi, che dedica proprio a «Il canto» un capitolo del recente Le guerre degli Italiani. Parole, immagini, ricordi 1848-1945 (Il Mulino, pp. 394, euro 22). E giù con gli esempi, da Addio, mia bella addio (anno di nascita 1848, altro che Grande Guerra...) alla Leggenda del Piave - che fu scritta solo alla fine del conflitto nell'agosto 1918, e venne lanciata come inno della Prima guerra mondiale solo con le celebrazioni per il Milite ignoto nel 1921 -, fino aGiovinezza, passata da canto goliardico di commiato dalla vita universitaria (anno 1909) a inno trionfale e ufficiale del fascismo. Alla sua storia e alle sue varie versioni si dedica più specificamente Giacomo De Marzi col corposo I canti del fascismo (Fratelli Frilli Editori, pp. 446, euro 24): e anche qui il «riciclaggio», talvolta la parodia imperano. Curiosa invece la storia della celeberrima Faccetta nera: pur cantata a squarciagola dalle camicie nere che nel 1935 andavano alla «conquista dell'Impero» in Etiopia, in seguito il regime la censurò per motivi «razziali» (e ne limitò la trasmissione per radio), in quanto promuoveva un'eccessiva ed equivoca mescolanza con la «bell'abissina»; si arrivò a costruirne un controcanto con la parallela Faccetta bianca... Ma questo della canzone è terreno ben fecondo per gli storici contemporanei (un altro è Cesare Bermani, Guerra guerra ai palazzi e alle chiese. Saggi sul canto sociale , editore Odradek) se anche lo specialista Stefano Pivato ha appena licenziato per Laterza un saggio su «Canto e politica nella storia d'Italia», intitolato appunto Bella ciao (pp. 360, euro 18). Vi si comincia dall'Inno a Garibaldi del 1859 («Si scopron le tombe, si levano i morti...») e dalla coetanea La bella Gigogin e si giunge all'inno di Forza Italia. Nonché - guarda caso - di nuovo a Bella ciao: stavolta però diventata l'inno dei no global. E forse il ciclo dei «riusi» deve ancora chiudersi.
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chi è
Il Bepi delle cime
Bepi De Marzi vive ad Arzignano (Vi), dove nel 1958 ha fondato e tuttora dirige «I Crodaioli», coro che ha all'attivo 2500 concerti ed ha appena presentato il nono disco. È stato alpino paracadutista, per vent'anni ha suonato il clavicembalo nei «Solisti Veneti» di Claudio Scimone e ha insegnato al conservatorio di Padova. Con padre David Maria Turoldo ha elaborato una versione musicale dei Salmi per la liturgia, per i quali sta curando ora una nuova incisione .Ha scritto 150 canti di ispirazione popolare, parole e musica; il primo è stato «Signore delle cime», tradotto in tutto il mondo. Scrive per vari giornali; il suo ultimo libro si intitola «L'esclusiva dell'evento» (Galla Editore, Vicenza). Qui riproduciamo una sintesi della lezione sui «rapporti tra memorialistica bellica, cultura popolare e canto», tenuta da De Marzi alla Cattolica di Milano, su invito dall'italianista (nonché suo fan) Giuseppe Langella.
Ho votato Bella Ciao perchè mi piace moltissimo la canzone da cui è stata presa... che mi risulta essere quella delle mondine, non quella dell'articolo...
nullo,vedrai se non diventa politica questa discussione!
beh, io ho votato faccetta nera perchè mi fa morire dal ridere... che ingenui altri tempi...
ho votato bandiera rossa perchè è praticamente l'unica che conosco...
d'altronde il clima culturale è il clima culturale XD
mi ricordo quando da bambino la cantavo, perchè mi piaceva il motivetto...un mio amico la imparò da me e la canticchiò anche a casa e suo nonno (socialista) gli disse di tenersi alla larga perchè gli insegnavo male...
bei tempi! XDDDD
ho votato la leggenda del piave perchè la sapevo a memoria alle elementari e mi piaceva XD ogni tanto mi ritrova a canticchiarla anche ora
ho messo faccetta nera xke il testo è troppo bello !!!
mi fa ricordare proprio i tempi andati !!!
anke quella del piave la conosco.....forse xke la canta sempre un mio amico......vabbè.......cmq le altre nn le ho neanke considerate un po perche nn le conosco, un po perke rappresentano troppo una certa idea politica !!!
ah ma "fischia il vento" è quella ke è stata poi anche ripresa dai MCR, che fa ".......se il vento fischiava ora fischia più forte, le idee di rivolta non son mai morte! " ???????
ho votato bandiera rossa perchè è praticamente l'unica che conosco...d'altronde il clima culturale è il clima culturale XD
mi ricordo quando da bambino la cantavo, perchè mi piaceva il motivetto...un mio amico la imparò da me e la canticchiò anche a casa e suo nonno (socialista) gli disse di tenersi alla larga perchè gli insegnavo male...
bei tempi! XDDDD
certo che detto da un socialista fà un pò paura!!!!!!!
Tra tutte decisamente Sul Cappello... le feste organizzate dagli alpini a suon di rosso e salamelle sono tra le migliori!
E prima o poi parte sempre un...
Sul cappello sul cappello che noi portiamooooo c'è una lunga c'è una lunga penna neraaaaa
Dan
Alla fine ho votato "La Leggenda del Piave", anche se ammetto che molte volte fischietto Giovinezza (quando non canzonacce ben peggiori...).
In realtà, Xay, Bandiera Rossa è l'adattamento italiano di "Zengjuk a Dalt", un canto dell'Armata Rossa che dura ben... 10 minuti, con coro maschile e femminile. Nella versuione originale russa è bellissimo, e mertita di essere ascoltato: purtroppo in italiano si è tradotto solo una parte del motivo iniziale e basta...
Curiosamente "Zengjuk a Dalt" la sentivo mentre guardavo le immagini di aSoIaF su AMOKA, col risultato che quando la sento... mi viene in mente Westeros!!!!
(Lo so, ho la mente troopo malata...)
QUI potete trovare vari mp3 dei più famosi canti militari. Se siete appassionati di storia e/o di musica popolare/militare, vi consiglio di scaricarvene un pò... o perlomeno quelli italiani!!!
Ciao!
Vainamoinen
Non ho una preferenza vera e propria, ma forse quella che ho canticchiato più spesso da piccolo è stata Bandiera Rossa...
Beh guardate, sono veramente scisso a metà tra Faccetta Nera e la Leggenda del Piave.
Ho però votato FN (niente fraintendimenti !!!) solo perchè remixata in versione Dance o colonna sonora SdA è veramente spettacolare...
anke quella del piave la conosco.....forse xke la canta sempre un mio amico......
Lo conosco?
Bella Ciao...la cantavo sempre quand'ero piccola..senz'avere la minima idea di cosa parlasse la canzone!...
Cmq...di quelle proposte conoscevo solo La leggenda del Piave, Sul Cappello(ma solo accennate) e Bandiera Rossa, che da piccola pure mi piaceva un casino..ma solo perchè per me parlava dei colori XD
beata innocenza
Ornella.
Ho votato Fischia il Vento perchè mi piace il ritmo che ha.
ah ma "fischia il vento" è quella ke è stata poi anche ripresa dai MCR, che fa ".......se il vento fischiava ora fischia più forte, le idee di rivolta non son mai morte! " ???????
direi che non ci somiglia per niente, probabilmente è solo un riferimento.
bella ciao perchè è il ricordo d mio nonno.. d quando avevo 5 anni e me l'ha inegnata con le lacrime agli occhi..
peace rhox