Uhm...
Sinceramente questa riforma non mi trova molto favorevole...
Io sto affrontando ora il primo anno di specialistica, e mi sto rendendo conto adesso di quelli che sono i danni apportati dalla riforma:
- ad ingegneria, una volta, si facevano due anni di "materie di base" e poi tre anni più "applicativi", in cui venivano messe in pratica tutte quelle conoscenze teoriche apprese nel primo biennio. Ora, con la necessità sfornare laureati triennali che sappiano fare qualcosa, cosa hanno fatto? Hanno detto: facciamo solo un anno di basi, insegnamo due anni di applicazioni facili facili, poi riprendiamo le basi il quarto anno ed il quinto facciamo la parte rimanente di applicazioni... Solo che non è che sia così facile... Io sto preparando un esame che si chiama Metodi Numerici per Problemi Differenziali, e che è il seguito di Calcolo Numerico dato all'inizio del secondo anno... Poi seguirò Processi Stocastici e Elementi di Matematica Discreta... Che riprendono cose viste il primo anno... E con altri docenti. Mentre prima un docente poteva insegnare tutta la propria materia con soluzione di continuità, ora questo non è più possibile. E da parte degli studenti richiede un ulteriore impegno: ok, è vero che le cose che ho imparato il primo anno le ho più o meno sempre usate... Ma i teoremi mica me li ricordo... E ora me li devo ristudiare tutti...
- ho letto di persone che si mostravano soddisfatte dello "sfoltimento teorico" apportato dalla riforma... I teoremi matematici necessari per Analisi I, da noi, sono passati con il NO da 104 a 14!!!!!! Ed ora, a quanto mi risulta, sono ancora di meno. Quei teoremi sono inutili, d'accordo, e non serviranno mai a nessuno, lo so, ma la ginnastica mentale necessaria ad impararli e a capirli era quel surplus che rendeva l'ingegnere italiano così speciale rispetto a tanti suoi colleghi esteri. E quella ginnastica mentale non è cosa che uno studente possa integrare con le sue sole forze, a mio avviso.
Per quei temi che mancano possono essere consigliate letture e pubblicazioni per chiunque abbia desiderio di seguire il consiglio. Domande su questi argomenti [...] potrebbero portare un bonus sul voto dell'esame
Vero; ma capisci che studiare quegli approfondimenti, quando magari si hanno sei/sette esami piú arretrati, non è semplicissimo...
Quei teoremi sono inutili, d'accordo, e non serviranno mai a nessuno, lo so, ma la ginnastica mentale necessaria ad impararli e a capirli era quel surplus che rendeva l'ingegnere italiano così speciale rispetto a tanti suoi colleghi esteri
Su questo siamo d'accordo, ma, a parte che oltre cento mi pare comunque esagerato (persino un professore vecchio stampo con cui ho parlato, che ritornerebbe al vecchio ordinamento il prima possibile, lo trova assurdo), una cosa sono cento, un'altra sono cento per materia, con un totale di quanti - mille? duemila?
Io credo che nel caso di ingegneria sia stato fatto un errore grave, non capisco per quale motivo non si sia applicato lo stesso ragionamento che ha portato a rimanere immutata (a ciclo unico) Medicina o Veterinaria.
Come ha ben detto Matte in alcune materie non è possibile tagliare e incollare ottenendo lo stesso risultato. Non si può però condannare una riforma che è decisamente sbagliata per ingegneria (e qualche altra facoltà scientifica, ma non tutte, non la mia ad esempio) solo perchè ci sono un migliaioquattrocento (che sono tra l'altro un numero ENORME visto il rate di laurea e la quantità di abbandoni) nuovi studenti, di cui la metà illusi e che si iscrivono "per provare", ogni anno per ogni facoltà di ignegneria d'italia.
Ciauz
Per quei temi che mancano possono essere consigliate letture e pubblicazioni per chiunque abbia desiderio di seguire il consiglio. Domande su questi argomenti [...] potrebbero portare un bonus sul voto dell'esame
Vero; ma capisci che studiare quegli approfondimenti, quando magari si hanno sei/sette esami piú arretrati, non è semplicissimo...
E allora potresti non studiarli, avendo una laurea che vale in realtà meno delle altre, perchè saprai meno cose. Tu capisci che studiare quegli approfondimenti è solo una questione tua, di preparazione, che poi ti tornerà utile. Unico riscontro sarebbe un voto più alto (non osceno, legato ad un effettivo impegno maggiore).
Non ci vedo nessuna controindicazione. In ogni caso direi che nel momento in cui si comincia a lasciare indietro esami (in una struttura che è FATTA per non lasciarne indietro, anche se può succedere) non si è esattamente appartenenti alla categoria di persone che può uscire con una laurea eccellente (come preparazione intendo).
O meglio. Uno può prepararsi anche benissimo lasciandosi dietro esami che poi riprende più avanti, e metterci così una volta e mezzo il tempo previsto, ma non è propiamente confrontabile, a quel punto, con un laureato "in tempo".
Uno che finisce un 3+2 in sette anni dovrebbe confrontarsi con un individuo con un dottorato e la cosa sarebbe... imbarazzante credo.
Ciauz
potresti non studiarli, avendo una laurea che vale in realtà meno delle altre, perchè saprai meno cose. Tu capisci che studiare quegli approfondimenti è solo una questione tua, di preparazione, che poi ti tornerà utile
Magari io vorrei studiarli, ma non ne ho materialmente il tempo. Inoltre, il fatto che il voto sia legato a una cosa extra-programma non so quanto senso possa avere: certo, spinge all'approfondimento; ma se io so tutto quello che è richiesto dal programma del corso, non ci vedo molto senso nel non poter prendere il voto massimo. Un corso richiede quello che è nel suo programma, e un esame dovrebbe essere sul programma del corso... perché non dovrei poter avere il voto massimo?
Non ci vedo nessuna controindicazione
Io almeno una sí: nonostante la marea di esami riesco a prepararmi e a sapere tutto perfettamente, so tutto il programma; ma, nonostante questo, non avrò il voto massimo. Questa, a mio parere, è una controindicazione.
In ogni caso direi che nel momento in cui si comincia a lasciare indietro esami (in una struttura che è FATTA per non lasciarne indietro, anche se può succedere) non si è esattamente appartenenti alla categoria di persone che può uscire con una laurea eccellente (come preparazione intendo)
Condivido la seconda parte (vedi sotto) Medicina vecchio ordinamento, c'erano esami che richiedevano un anno a essere preparati, e questo mi è stato detto da persone che, a quanto ne so, sono ottimi medici.
Per esempio so che al Politecnico di Torino la media (vecchio ordinamento) era sette anni e mezzo, e non tutti quelli che uscivano fuori corso non avevano una laurea eccellente, anzi.
Uno può prepararsi anche benissimo lasciandosi dietro esami che poi riprende più avanti, e metterci così una volta e mezzo il tempo previsto, ma non è propiamente confrontabile, a quel punto, con un laureato "in tempo"
Sicuramente: ci sono le persone normali e i geni, questo è fuori discussione; ma questo non toglie che non sia facile approfondire se hai sei/sette esami - arretrati esclusi - da preparare, né il discorso fatto sul voto legato a cose extra-programma.
L'attuale sistema universitario...,anche se sarà perchè sono solo al primo anno, mi soddisfa.
L'unica pecca è il fatto che si parla tanto di lauree specialistiche che esistono solo teoricamente ma che praticamente non sono state ancora attivate, almeno quì al sud è per la maggior parte così.
Speriamo che per quando arriverò verso la fine saranno pronte e sperimentate anche se non ci conto molto.
ps: comprendo il malessere di coloro che come mio fratello sono quadriennalisti e non ci capiscono più nulla, al loro va il mio pensiero e la mia comprensione (come direbbe Ciampi :P) La raccolta punti come da loro è definita sicuramente non è condivisa
Magari io vorrei studiarli, ma non ne ho materialmente il tempo. Inoltre, il fatto che il voto sia legato a una cosa extra-programma non so quanto senso possa avere: certo, spinge all'approfondimento; ma se io so tutto quello che è richiesto dal programma del corso, non ci vedo molto senso nel non poter prendere il voto massimo. Un corso richiede quello che è nel suo programma, e un esame dovrebbe essere sul programma del corso... perché non dovrei poter avere il voto massimo?
Io almeno una sí: nonostante la marea di esami riesco a prepararmi e a sapere tutto perfettamente, so tutto il programma; ma, nonostante questo, non avrò il voto massimo. Questa, a mio parere, è una controindicazione.
Ma chi ha detto che non lo puoi avere il massimo dei voti?! Per le parti "facoltative" direi che potrebbero andar bene per determinare chi merita la "lode" (abusata in maniera tremenda al giorno d'oggi). In ogni caso questa è una proposta che mi sembra abbastanza semplice per riempire questi IMPORTANTI buchi di preparazione di cui parlano i professori. Chi vuol avere una laurea vendibile come le vecchie quinquiennali può sempre studiarsi anche gli approfondimenti (magari affiancando una lettera al voto per chi dimostra di averli svolti, che ne so, un modo qualsiasi).
Forse non si era ben capita la proposta
Il tempo poi mi sembra un vincolo strano da citare. E' una questione di scelte, ognuno dedica ad ogni cosa il tempo che vuole, se c'è qualcuno che riesce a fare tutto significa che non è impossibile. E non è questione di essere dei geni.
Penso più o meno di aver chiarito qual'era la proposta.
Condivido la seconda parte (vedi sotto) Medicina vecchio ordinamento, c'erano esami che richiedevano un anno a essere preparati, e questo mi è stato detto da persone che, a quanto ne so, sono ottimi medici.Per esempio so che al Politecnico di Torino la media (vecchio ordinamento) era sette anni e mezzo, e non tutti quelli che uscivano fuori corso non avevano una laurea eccellente, anzi.
Sicuramente: ci sono le persone normali e i geni, questo è fuori discussione; ma questo non toglie che non sia facile approfondire se hai sei/sette esami - arretrati esclusi - da preparare, né il discorso fatto sul voto legato a cose extra-programma.
Allora, il fatto è che se la MEDIA dei tempi di laurea era di SETTE ANNI E MEZZO era il corso di laurea che era trattato in maniera TROPPO difficile, probabilmente con professori troppo severi (e cmq sette anni e mezzo mi sembrano davvero tanti, significa che per ogni laureato in tempo ce n'è uno che si laurea nel DOPPIO del tempo, dubito un po' del dato se non ti dispiace). Il tempo medio infatti sarà sicuramente sempre superiore alla durata nominale (5 anni) ma dovrà, se tutto è gestito al meglio, oscillare tra i 5 e mezzo e i 6 e mezzo, più o meno (e qui sparo un po' a caso). Il tentativo della riforma è proprio questo.
Ripeto la cosa sui geni: laurearsi in tempo non significa esserlo. Ci sono tantissime persone normali che ci riescono e anche gente non brillantissima ma che, con un sacco d'impegno, le porta a termine a quel modo.
Che poi si debba approfondire tutto mi sembra esagerato, anche lì bisognerà fare delle scelte (e concentrarsi sugli esami davvero importanti). Se si hanno sei o sette esami da fare (senza arretrati) ne prendi uno alla volta, come fa chiunque li riesce a fare tutti e sette. E cmq SETTE esami in una sessione è disorganizzazione della struttura, la rappresentanza studentesca serve anche a questo.
Ciauz
a maggior attattiva causerebbe ancor d i piu afflusso di altri sub-umani, quindi per favore lasciamo perdere trooper.gif
e cmq spero che nessuno perda tempo a cercare di dar stimoli nuovi ai "sub-umani"
Ahahah Fede ma no dai Io penso che sia importante poter disporre anche della loro esperienza Se con stimoli appropriati li si riuscisse a coinvolgere e portare allo status di umani? Non pensi che il gioco varrebbe la candela? Secondo me di più menti possiamo disporre meglio è
Comunque il ragionamento di fondo resta:se non si ha volgia di continuare,sarebbe opportuno restarsene a casa.Più che altro perchè si butta via tempo,che potrebbe essere investito in altri modi
Il ragionamento di fondo resta:se non si ha volgia di continuare,sarebbe opportuno restarsene a casa.Più che altro perchè si butta via tempo,che potrebbe essere investito in altri modi
bella lì Fra ci siamo capiti
Piccolo intervento solo per confermare le statistiche: io faccio il Poli a Torino, e posso assicurare che la media era veramente sette anni e mezzo...
Peccato che la vecchia laurea venga ora equiparata, come titolo, al dottorato, per lo meno informalmente...
Quindi, a parità di titolo, prima una persona in gamba poteva farcela in 5 anni, ore ce ne deve mettere necessariamente 8... 3 anni in più di tasse all'università obbligatorie...
chi ha detto che non lo puoi avere il massimo dei voti?! Per le parti "facoltative" direi che potrebbero andar bene per determinare chi merita la "lode"
Lo hai detto tu, se non ho equivocato: se per le parti facoltative si alza il voto, stante l'impossibilità di andare oltre il massimo, allora senza di esse non potrò avere il voto massimo. La lode, di fatto, è il massimo.
Poi, sia chiaro, non dico che questo metodo sia inapplicabile, o che abbia piú difetti che pregi; semplicemente, ho visto un difetto e ho voluto sottolinearlo: è un modo per discutere con completezza di un argomento
questa è una proposta che mi sembra abbastanza semplice per riempire questi IMPORTANTI buchi di preparazione di cui parlano i professori
Certo; ciò non toglie che abbia controindicazioni, che penso debbano essere considerate.
Di certo, comunque, riuscire a riempire i buchi sarebbe un'ottima cosa e darebbe una preparazione migliore; il problema, però, è anche il tempo (vedi dopo).
Chi vuol avere una laurea vendibile come le vecchie quinquiennali può sempre studiarsi anche gli approfondimenti (magari affiancando una lettera al voto per chi dimostra di averli svolti, che ne so, un modo qualsiasi).Forse non si era ben capita la proposta
Io l'avevo considerata come un aumento del voto (quello mi pareva avessi scritto ), non come una "nota di merito"; l'idea di affiancare una lettera al voto è interessante, a mio parere: voto massimo trenta e lode, con una nota di merito in caso di approfondimenti. Il grosso problema è quanto, agli effetti, varrebbe questa nota: al fine del voto di laurea? Si ritornerebbe al massimo del voto che esula dal programma; per le ditte che assumeranno? Ma conterebbe effettivamente qualcosa?
Il tempo poi mi sembra un vincolo strano da citare. E' una questione di scelte, ognuno dedica ad ogni cosa il tempo che vuole, se c'è qualcuno che riesce a fare tutto significa che non è impossibile. E non è questione di essere dei geni
Purtroppo non è cosí facile: quando in sette settimane hai magari quattro corsi (oltre trenta ore settimanali, senza contare quelle buche, che magari si spendono per mangiare), alla fine delle quali inizia il periodo di esami senza nemmeno un giorno di stacco per ripassare, trovare il tempo per preparare bene tutti gli esami non è facile; parimenti, con dodici/tredici esami all'anno, non è facile riuscire ad avere una preparazione duratura: dopo poco tempo, molte nozioni non si ricordano piú, si dovessero ridare gli stessi esami non so quante volte si raggiungerebbe un risultato paragonabile a quello ottenuto.
Certo, poi non è impossibile, se qualcuno riesce a farlo (parentesi: quanto ricordano, dopo un po' di tempo?), ma non tutti riescono a memorizzare facilmente, e il fattore tempo diventa importante.
Penso più o meno di aver chiarito qual'era la proposta
Sí, grosso modo (a parte le note letterali) l'avevo capita, fatte salve altre tue repliche esplicative
il fatto è che se la MEDIA dei tempi di laurea era di SETTE ANNI E MEZZO era il corso di laurea che era trattato in maniera TROPPO difficile, probabilmente con professori troppo severi (e cmq sette anni e mezzo mi sembrano davvero tanti, significa che per ogni laureato in tempo ce n'è uno che si laurea nel DOPPIO del tempo, dubito un po' del dato se non ti dispiace)
Nessun problema, liberissimo di dubitarne Comunque, il dato mi è stato fornito da un professore che fa parte di varie commissioni inerenti, e che, quindi, ha sott'occhio le situazioni atte a dargli i mezzi di poter dare dati attendibili; sicuramente, vari corsi - o almeno gli esami - erano trattati in maniera eccessivamente complessa (magari piú di un mese per prepararne uno, per poi ripeterlo svariate volte), al punto che persino un insegnante vecchio stampo, che tornerebbe subito al vecchio ordinamente, mi ha detto che era assurdo farli in quel modo (orale, dopo uno scritto difficile, consistente in tre teoremi a caso presi da oltre cento, dieci punti a teorema).
Poi non so se fosse il corso di laurea trattato in materia eccessivamente complessa, oppure se le materie in sé, gli argomenti trattati nel corso, fossero complessi, ma non ricordo una persona con cui ne ho parlato che lo abbia smentito.
Per i laureati nel doppio del tempo, so di gente che ha impiegato tredici anni... Comunque, quel dato è riferito a Ingegneria al Politecnico di Torino.
Il tentativo della riforma è proprio questo
A quanto ne so, nella riforma c'entra anche il fatto che le ditte richiedevano figure professionali che uscissero in meno tempo, proprio a causa del tempo medio alto; comunque, il fatto è che questa riforma, almeno in alcune facoltà, ha portato a dei tagli di programma che, sebbene a volte siano almeno apparentemente una buona cosa (la già citata dimostrazione senza utilità né pratiche, né didattiche), sotto altri portano delle lacune non da poco, lacune che poi devono essere colmate in altri corsi, e non sempre - anzi - in modo approfondito.
Che poi si debba approfondire tutto mi sembra esagerato, anche lì bisognerà fare delle scelte (e concentrarsi sugli esami davvero importanti)
Sicuramente; il problema però è - a parte le ovvie considerazioni di media - quali esami non considerare importanti; ossia, già quelli che sono di base per la facoltà scelta, o direttamente collegati a essi, non si possono escludere; quelli slegati, ma comunque con un'importanza professionale, idem. Poi, di certo è possibile concentrarsi meno su alcuni esami; ma quanti?
Se si hanno sei o sette esami da fare [...] ne prendi uno alla volta, come fa chiunque li riesce a fare tutti e sette
Il problema si raggiunge anche sugli arretrati, cui vanno ad aggiungersi quei sette; per il prenderli uno alla volta... non tutti riescono, pur magari impegnandosi.
SETTE esami in una sessione è disorganizzazione della struttura, la rappresentanza studentesca serve anche a questo
Possibile che derivi (anche?) da disorganizzazione, il problema è quando sono piú corsi di laurea a seguire lo stesso corso, da cui devi riuscire a integrare il tutto; ma capita...
Mmmm dunque, premetto di non aver votato per alcuna delle alternative proposte.
Non mi sento ancora in grado di dare un giudizio sul nuovo sistema universitario sostanzialmente per 2 motivi:
1) Non ho assolutamente il tempo materiale per seguire i corsi (cosa di cui, tra l'altro, non mi serve più...)
2) Ho sostenuto soltanto un'esame con la nuova normativa. Tutti gli altri li ho fatti secondo il regime del vecchio ordinamento.
Sono iscritta a Lingue a Pavia e le differenze salienti che ho potuto notare tra vecchio e nuovo ordinamento sono; innanzi tutto il fatto che ti "costringono" a seguire le lezioni. Cosa più che giusta, trovo infatti che soprattutto al 1° anno sia quasi indispensabile, ma la vecchia abitudine di sovrapporre gli orari delle lezioni è sopravvissuta alla riforma
Ho inoltre saputo, parlando sempre di Pavia, che per gli studenti lavoratori (come la sottoscritta) sono stati istituiti delle sorte di programmi, definiamoli "facilitanti", ossia stilati apposta per coloro che lavorano....Ottima iniziativa, peccato che il corso di laurea in Lingue non lo contempli
Vogliamo parlare dei piani di studio?
L'ultimo che ho consegnato prima della forzata pausa dagli studi durata quasi 3
anni, (a causa di problemi di lavoro e di un'altro esame di stato ho sostenuto nel frattempo), prevedeva il pagamento della famigerata marca da bollo: ora invece (DEO GRATIA!!!!!) non serve più.
I programmi d'esame!!! My God!
La mole è dimezzata!!! Prima per sostenere l'orale di una Letteratura in Lingua (es. Letteratura Inglese) bisognava preparare il corso istituzionale sullo sfondo di un contesto storico ben definito, durante il quale si contano N poeti e scrittori di cui conoscere almeno tutte le opere riportate sull'antologia di riferimento. Poi, il corso monografico, incentrato sulla figura di un solo poeta/scrittore ed il periodo storico/letterario di riferimeno...ah in genere corso monografico ed istituzionale sfasavano di circa 50-100 anni, (ossia: monografico su Dylan Thomas e istituzionale sull'800 vittoriano ). Non dimentichiamo i libri di "lettura", almeno una dozzina, ed il corso di approfondimento.....obbligatorio.....tenuto dall'assistente del docente.
Va da se, che l'esame scritto di Lingua era tutta un'alra storia, ma essendo l'esame nominalmente citato come "Lingua e Letteratura Inglese", i 3 voti (scritto e orale suddiviso in monografico ed istituzionale) facevano media...rigorosamente matematica.
Ho letto i NUOVI programmi d'esame per letteratura e mi sono spaventata dalla pochezza di nozioni e mole di studio richiesta.......
Per concludere, mi auguro solo che non si faccia come in America....ovvero esami modello "Formulario per la Patente"
Sorry se mi sono dilungata!
Kisses
Cosa intendi esattamente? Perché mi pare opinabile
Nel senso che un ingegnere dovrebbe avere il metodo e sapere gli strumenti per studiare il problema e risolverlo, cosa che al perito non è stata insegnata (lasciando stare i casi particolari).
Ho detto dovrebbe xchè non so se ora con la sola triennale uno ce le può avere queste conoscenze.
Intervengo sul fatto del tempo in cui ci si metteva nel V.O. a laurearsi: certo che la riforma da questo putno di vista è una buona cosa xchè non c'è il + problema che a 30 anni uno deve ancora laurearsi e rimane a carico della famiglia, non può crearsi in linea di massima una propria famiglia (problemi sociali che cmq vanno tenuti in conto).
Xò ammetto che questo è a scapito della preparazione dei futuri laureati.
Penso che occorra una via di mezzo tra le cose, xchè con la società così frenetica non è + possibile laurearsi in 10 anni come avveniva prima, ma non bisogna abassare il livello di chi si laurea oggi rispetto al passato.
Penso che occorra una via di mezzo tra le cose, xchè con la società così frenetica non è + possibile laurearsi in 10 anni come avveniva prima, ma non bisogna abassare il livello di chi si laurea oggi rispetto al passato
Un primo passo potrebbe essere, guardando al vecchio ordinamento (che, tra parentesi, era già un nuovo ordinamento ), togliere varie dimostrazioni, per non arrivare piú agli eccessi delle oltre cento a esame; per il resto, come si fa a snellire il programma e la sua difficoltà, ma non abbassando il livello? Se studio meno cose (ergo so meno cose), automaticamente il livello si abbassa...
Lo hai detto tu, se non ho equivocato: se per le parti facoltative si alza il voto, stante l'impossibilità di andare oltre il massimo, allora senza di esse non potrò avere il voto massimo. La lode, di fatto, è il massimo.Poi, sia chiaro, non dico che questo metodo sia inapplicabile, o che abbia piú difetti che pregi; semplicemente, ho visto un difetto e ho voluto sottolinearlo: è un modo per discutere con completezza di un argomento
Vorrei correggerti su un paio di cose: la LODE di fatto è DIVENTATO un voto come un altro, ed in particolare il massimo. Il suo vero valore era quello di riconoscere una preparazione, al lodato, maggiore, o più completa, di quella richiesta dall'esame in questione. Col tempo, e il buonismo direi, è diventato il voto massimo, ma la differenza che c'è tra un 29 e un 30 non dovrebbe essere la stessa che c'è tra un 30 e un 30 e lode. Questione di concetto.
Non mi sono in alcun modo seccato del fatto che tu abbia evidenziato le pecche di quel che ho proposto. Ci mancherebbe. E' correggendo gli errori che una cosa si migliora.
Il fatto è che dovresti, imho, proporre qualcosa di alternativo invece di dare un giudizio negativo sterile (perchè di questo si tratta) sull'idea (seppur semplice e "idiota", perchè non cambierà di certo il mondo) di chi parla, perchè altrimenti non correggi nulla.
Come hai visto non era poi molto complicato proporre un'alternativa positiva (la lettera a fianco al voto).
Io l'avevo considerata come un aumento del voto (quello mi pareva avessi scritto ), non come una "nota di merito"; l'idea di affiancare una lettera al voto è interessante, a mio parere: voto massimo trenta e lode, con una nota di merito in caso di approfondimenti. Il grosso problema è quanto, agli effetti, varrebbe questa nota: al fine del voto di laurea? Si ritornerebbe al massimo del voto che esula dal programma; per le ditte che assumeranno? Ma conterebbe effettivamente qualcosa?
Avevo scritto aumento del voto, assolutamente sì. Come ho detto sopra è un'idea che mi è venuta in quel momento e le cose non nascono perfette, io non sono Dio che riesce a pensarle senza difetti.
Quanto varrebbe la nota di merito a fianco al voto bisognerebbe starlo a guardare. Nel voto di laurea potrebbe tranquillamente essere presente la stessa lettera con magari la specifica di quali materie sono state approfondite (e questo sarebbe, imho, darebbe modo di valutare davvero le differenze tra due lauree), per la serie:
Mario Rossi, Dottore in Medicina, 107 (non sarebbe neanche necessaria la lode) su 110. Approfondimenti svolti:
Fisiologia del nervoso
Patologie del circolatorio
(e chi più ne ha più ne metta)
Tanto per fare un esempio scemo.
Purtroppo non è cosí facile: quando in sette settimane hai magari quattro corsi (oltre trenta ore settimanali, senza contare quelle buche, che magari si spendono per mangiare), alla fine delle quali inizia il periodo di esami senza nemmeno un giorno di stacco per ripassare, trovare il tempo per preparare bene tutti gli esami non è facile; parimenti, con dodici/tredici esami all'anno, non è facile riuscire ad avere una preparazione duratura: dopo poco tempo, molte nozioni non si ricordano piú, si dovessero ridare gli stessi esami non so quante volte si raggiungerebbe un risultato paragonabile a quello ottenuto.Certo, poi non è impossibile, se qualcuno riesce a farlo (parentesi: quanto ricordano, dopo un po' di tempo?), ma non tutti riescono a memorizzare facilmente, e il fattore tempo diventa importante.
Non sto dicendo che è facile, sto dicendo che è possibile. Certo tutto quanto deve essere organizzato bene per poterlo fare. Nel senso che la facoltà (intendo professori, rappresentanti studenti etc etc, l'intera facoltà), sapendo che quella "classe" ha un problema di affollamento esami per quella sessione, e non riuscendo a ridistribuire i corsi su due semestri dovrebbe stare particolarmente attenta a dare la possibilità agli studenti di cadenzare gli esami nella sessione. Possibile che non si riesca neanche così, ma si minimizza il numero di esami lasciati indietro, che poi possono essere recuperati nella sessione di settembre, che non è preceduta da corsi.
Il problema, in tutto questo, sta nel fatto che l'università (come entità) sta opponendo resistenza alla transizione, con professori che non si stanno per niente adeguando alle nuove necessità degli studenti (per citare una cosa semplice, i parziali e gli esami in itinere sono, imho, imprescindibili in questa struttura).
Possono considerare la riforma sbagliata quanto vogliono, ma non per questo dovrebbero farla pesare sulle spalle degli studenti (almeno non su quelle degli studenti che si impegnano).
Nessun problema, liberissimo di dubitarne Comunque, il dato mi è stato fornito da un professore che fa parte di varie commissioni inerenti, e che, quindi, ha sott'occhio le situazioni atte a dargli i mezzi di poter dare dati attendibili; sicuramente, vari corsi - o almeno gli esami - erano trattati in maniera eccessivamente complessa (magari piú di un mese per prepararne uno, per poi ripeterlo svariate volte), al punto che persino un insegnante vecchio stampo, che tornerebbe subito al vecchio ordinamente, mi ha detto che era assurdo farli in quel modo (orale, dopo uno scritto difficile, consistente in tre teoremi a caso presi da oltre cento, dieci punti a teorema).
Poi non so se fosse il corso di laurea trattato in materia eccessivamente complessa, oppure se le materie in sé, gli argomenti trattati nel corso, fossero complessi, ma non ricordo una persona con cui ne ho parlato che lo abbia smentito.
Per i laureati nel doppio del tempo, so di gente che ha impiegato tredici anni... Comunque, quel dato è riferito a Ingegneria al Politecnico di Torino.
A quanto ne so, nella riforma c'entra anche il fatto che le ditte richiedevano figure professionali che uscissero in meno tempo, proprio a causa del tempo medio alto; comunque, il fatto è che questa riforma, almeno in alcune facoltà, ha portato a dei tagli di programma che, sebbene a volte siano almeno apparentemente una buona cosa (la già citata dimostrazione senza utilità né pratiche, né didattiche), sotto altri portano delle lacune non da poco, lacune che poi devono essere colmate in altri corsi, e non sempre - anzi - in modo approfondito.
Ok, in statistica si chiama "out-lier" o "punto di leverage". In poche parole un caso non rappresentativo. Come dici tu stesso al Politecnico di Torino si sono accorti della difficoltà eccessiva e hanno provveduto.
Sì, le ditte richiedevano figure con certe professionalità che uscissero in meno tempo. Un buon modo credo sia riorganizzare cercando di dar modo agli studenti di chiudere il corso nel tempo previsto.
Se si creano lacune dovute ai tagli nei programmi credo che qualcuno se ne accorgerà e ci metterà mano no?! Non mi pare che manchino organi di discussione per queste cose, se diamo loro il tempo di notare gli errori fatti magari rimediano (io questo l'ho vissuto sulla mia pelle, con esami che io ho fatto nel primo anno spostati poi al terzo per i nuovi iscritti e idoneità comparse all'improvviso per supplire ad un buco che si era creato. I nuovi iscritti non avranno i miei stessi casini quindi su questo).
Sicuramente; il problema però è - a parte le ovvie considerazioni di media - quali esami non considerare importanti; ossia, già quelli che sono di base per la facoltà scelta, o direttamente collegati a essi, non si possono escludere; quelli slegati, ma comunque con un'importanza professionale, idem. Poi, di certo è possibile concentrarsi meno su alcuni esami; ma quanti?
beh, questo sta ad ognuno di noi. Non sempre, e soprattutto all'università, si può aspettare che il prof o chi per lui ci informi su quali che sono le cose DAVVERO IMPORTANTI da imparare. Sta alla sensibilità di ognuno capirlo (almeno in parte). Questo ricordando che approfondire un argomento non è che sia poi bere un litro di varichina, non fa male in realtà
E direi che sarebbe un buon addestramento per la vita.
Ciauz