Sto cercando il libro "L'Arte della Guerra" di Sun Tzu, me ne hanno parlato ma non ne so molto.
Qualsiasi notizia in merito è ben accetta, soprattutto se sapete se è disponibile nelle librerie e da quale casa editrice è pubblicato...
Ciauz
L'ho acquistato di recente: la casa editrice è BUR.
Purtroppo non so dirti di più, perché è andato maciullato a causa della cascata di pioggia caduta sul terreno di San Siro, quando sotto un temporale di un'ora e mezza mi sono sgolato al grido di "Bruce! Bruce! Bruce!" ^___^
Grazie Mille Negròre
Cavoli,lo voleva prendere anche un mio amico circa un mesetto fa.. Era pure in offerta a Milano
Se vuoi,raccontami poi com'è!
Uno di quei libri che non devono mai mancare nella libreria di un neofita stratega,avevo intenzione di comprarlo ma mi rompo troppo a cercare,ho optato per qualcosa di più classico e,secondo me,più completo:il "de bello Gallico" del sempreverde Cesarino
Premesso che sono consapevole di non essere in un forum di strategia, o geopolitica, ma fantasy, mi sento molto stuzzicato.
Allora:
come ha scritto Negrorè è edito dalla BUR. La collana è la Superbur classici. E' un librettino molto piccolo, con un prezzo rapportato: la terza edizione (quella in mio possesso) costava 8000 lire, o 4.13 euro. Immagino che ora costi di più.
Vorrei però sfatare un mito.
L'"arte della guerra de maestro Sun", o Sun Tsu Ping-fa è un romanzo strategico, quanto può esserlo un trattato cinese del periodo "primavere e autunni" (722-481 A.C.).
Diciamo che è un trattato di filosofia della strategia, che però si occupa diffusamenre anche dei reali problemi e delle reali dinamiche della tattica (per esempio il capitolo X sulle configurazioni del terreno è tecnico). L'aspetto filosofico e taoista è però molto importante (nell'edizione della BUR c'è un'ampia parte di commento ad ogni capitolo che rende la lettura più completa) e a mio modedstissimo parere anche interessante.
Visto il periodo in cui è stato scritto, è però un trattato estremamte evoluto e sofisticato. Se si tiene conto del contesto storico, il capitolo XIII "L'uso degli agenti segreti" lascia addirittura basiti per modernità.
Se si cerca però un vero manuale di strategia direi che il "Della Guerra" (mondadori) di Von Clausewitz e i lavori di Jomini sono un buon inizio. Anche Vegezio e il suo "Arte della guerra" va letto (oscar mondadori).
Per chi fosse interessato, consiglio i lavori del "nostro" Giulio Douhet (considerato moltissimo all'estero e misteriosamente ignorato in italia), quelli fondamentali di Liddell Hart (Scipione l'africano, The other side of the hill, la prima guerra mondiale, il bellissimo e fondamentale storia militare della seconda guerra mondiale, tutti mondadori e qualche BUR), i lavori di Chandler su Napoleone (tutti della BUR, le campagne di napoleone, i marescialli di napoleone, Waterloo) e più o meno tutti quelli di Keegan (i due oscar mondadori La guerra e il nostro tempo e la grande storia della guerra).
Ce ne sarebbero anche molti altri, ma per il momento direi che sono sufficienti.
N.B.
Se mai vi capitasse di trovare il raro "guerra e strategia nell'età contemporanea", a cura di Peter Paret ed edito da Marietti, NON FATEVELO SCAPPARE.
Spero di essere stato d'aiuto e di non essere stato troppo noioso.
quelli fondamentali di Liddell Hart (Scipione l'africano, The other side of the hill, la prima guerra mondiale, il bellissimo e fondamentale storia militare della seconda guerra mondiale, tutti mondadori e qualche BUR),
Sono molto stupito che qualcuno non abbia ancora tuonato contro il tuo giudizio. Forse avrà dimenticato come si fa a leggere
In gni caso stò leggendo adesso la Storia militare della II guerra mondiale. Non è male (per chi interessa), anche se effettivamente tende a giustificare un po' troppo i tedeschi e a criticare gli inglesi.
Però resto dell'idea che occorre sempre sentire più campane possibili prima di emettere un giudizio.
Quasi d'accordo io direi di nn ascoltare proprio tutte le campane a volte stonano e confondono
quelli fondamentali di Liddell Hart (Scipione l'africano, The other side of the hill, la prima guerra mondiale, il bellissimo e fondamentale storia militare della seconda guerra mondiale, tutti mondadori e qualche BUR),Sono molto stupito che qualcuno non abbia ancora tuonato contro il tuo giudizio. Forse avrà dimenticato come si fa a leggere
In gni caso stò leggendo adesso la Storia militare della II guerra mondiale. Non è male (per chi interessa), anche se effettivamente tende a giustificare un po' troppo i tedeschi e a criticare gli inglesi.
Però resto dell'idea che occorre sempre sentire più campane possibili prima di emettere un giudizio.
Assolutamente concorde,
io ho voluto proporre solo un'infarinatura di quelli che a mio giudizio sono testi che andrebbero letti.
Non ho comunque scritto nulla di sconvolgente. Quelli riportati sono tutti titoli che si possono trovare in ogni bibliografia consigliata per corsi in "Studi Strategici".
Va bene sicuramente sentire tutte le campane, ma una base fondamentale esiste.
Spiegami un pò la frase "Sono molto stupito che qualcuno non abbia ancora tuonato contro il tuo giudizio. Forse avrà dimenticato come si fa a leggere ". Non ne colgo il significato.
Per quanto riguarda Liddell Hart, conseiderato il massimo storico della seconda guerra mondiale dalla maggior parte della storigrafia di riferimento, ammetto che in un volume copioso come il suo qualcosa su cui dissentire si possa trovare.
Per me, per esempio, l'aspetto della guerra navale non è trattato bene come altri aspetti della strategia.
Sebbene, poi, non sia concorde con il tuo commento, devo ammettere che Liddell Hart è sempre stato "ossessionato" dalla percezione tedesca. Ha scirtto infatti "The other side of the hill", che è basato sulle nozioni ricavate dai prigionieri tedeschi.
La discussione sull'argomento è però interessante quindi avanti con eventuali critiche o correzioni.
Come sempre de gustibus.
Spiegami un pò la frase "Sono molto stupito che qualcuno non abbia ancora tuonato contro il tuo giudizio. Forse avrà dimenticato come si fa a leggere ". Non ne colgo il significato.
Non era diretta a te, ma a qualcuno che quando ho citato Liddel Hart in un'altra discussione ha ingiuriato lo stesso, confutando la sua qualifica di storico.
Per quanto riguarda Liddell Hart, considerato il massimo storico della seconda guerra mondiale dalla maggior parte della storiografia di riferimento, ammetto che in un volume copioso come il suo qualcosa su cui dissentire si possa trovare.Per me, per esempio, l'aspetto della guerra navale non è trattato bene come altri aspetti della strategia.
Sebbene, poi, non sia concorde con il tuo commento, devo ammettere che Liddell Hart è sempre stato "ossessionato" dalla percezione tedesca. Ha scirtto infatti "The other side of the hill", che è basato sulle nozioni ricavate dai prigionieri tedeschi.
La discussione sull'argomento è però interessante quindi avanti con eventuali critiche o correzioni.
Come sempre de gustibus.
Sarà stata una mia impressione, ma quando ho letto il primo capitolo mi è sembrato che egli quasi incolpasse la Gran Bretagna del conflitto.
Il libro nel complesso non è male, anche se è difforme nel trattare le varie campagne. Molto approfondita quella d'Africa (forse per l'ammirazione per Rommel?), molto più scarna quella di Russia.
Inesistente o quasi l'approfondimento su guerra aerea e guerra navale.
In ogni caso devo ammettere che si tratta di un libro da leggere.
Anche se si sa già come va a finire
Per quanto riguarda Liddell Hart, considerato il massimo storico della seconda guerra mondiale dalla maggior parte della storiografia di riferimento, ammetto che in un volume copioso come il suo qualcosa su cui dissentire si possa trovare.Per me, per esempio, l'aspetto della guerra navale non è trattato bene come altri aspetti della strategia.
Sebbene, poi, non sia concorde con il tuo commento, devo ammettere che Liddell Hart è sempre stato "ossessionato" dalla percezione tedesca. Ha scirtto infatti "The other side of the hill", che è basato sulle nozioni ricavate dai prigionieri tedeschi.
La discussione sull'argomento è però interessante quindi avanti con eventuali critiche o correzioni.
Come sempre de gustibus.
Sarà stata una mia impressione, ma quando ho letto il primo capitolo mi è sembrato che egli quasi incolpasse la Gran Bretagna del conflitto.
Il libro nel complesso non è male, anche se è difforme nel trattare le varie campagne. Molto approfondita quella d'Africa (forse per l'ammirazione per Rommel?), molto più scarna quella di Russia.
Inesistente o quasi l'approfondimento su guerra aerea e guerra navale.
In ogni caso devo ammettere che si tratta di un libro da leggere.
Anche se si sa già come va a finire
Tutto chiaro.
In effetti Liddell Hart è concorde con la teoria (diffusa) che l'appeasement britannico sia stato una condizione fondamentale nella politica di potenza nazista.
E' una teoria che personalmente condivido, però devo ammettere che, per chi non è concorde, l'approccio dello scrittore britannico sia critico nei confronti della Gran Bretagna.
Mi hai chiamato in causa, Ghost?
Tuono io contro Liddlell-Hart!
(Mi sono accorto solo ora che se ne parlava...)
Quell'emerito imb****le, che si autodefinisce il miglior discepolo del Fuller (e io lo sono di Napoleone!), che si crede il vero ispiratore di Manstein e Guderian (pagò le famiglie dei due generali perchè metttesseo questo nelle memorie dei loro congiunti! Ma braaaavo!), che consigliò le armate Franco-Inglesi una tattica attendista considerrando l'arma corazzata come un'arma difensiva (eh sì, ha capito tutto del Fuller...), che è riuscito a farsi sbattere fuori dal British Army, che... non ho più parole, il disprezzo per lui è troppo forte!
NON E' UNO STORICO!
E' un ruffiano, che ha cercato nel dopoguerra in ogni modo di ristabilire il suo prestigio irrimediabilmente compromesso con mezzucci di ogni genere. Criticò sempre i generali Alleati, che l'avevano messo da parte, ed esaltò oltremodo i tedeschi. Disprezzò noi italiani, citandoci solo per errore ogni tanto, attribuendoci tutte le sconfitte in A.S., mentre tutte le vittorie spettavano all'Afrika Korps, ovviamente....
Bruciate i suoi libri!
Vainamoinen
ehm, tornando in topic... "L'ARTE DELLA GUERRA"
gran libro!!!
lo consiglio vivamente! ("Sun-tsu disse: la strategia è la via del paradosso" )
Mi hai chiamato in causa, Ghost?
Tuono io contro Liddlell-Hart!
(Mi sono accorto solo ora che se ne parlava...)
Quell'emerito imb****le, che si autodefinisce il miglior discepolo del Fuller (e io lo sono di Napoleone!), che si crede il vero ispiratore di Manstein e Guderian (pagò le famiglie dei due generali perchè metttesseo questo nelle memorie dei loro congiunti! Ma braaaavo!), che consigliò le armate Franco-Inglesi una tattica attendista considerrando l'arma corazzata come un'arma difensiva (eh sì, ha capito tutto del Fuller...), che è riuscito a farsi sbattere fuori dal British Army, che... non ho più parole, il disprezzo per lui è troppo forte!
NON E' UNO STORICO!
E' un ruffiano, che ha cercato nel dopoguerra in ogni modo di ristabilire il suo prestigio irrimediabilmente compromesso con mezzucci di ogni genere. Criticò sempre i generali Alleati, che l'avevano messo da parte, ed esaltò oltremodo i tedeschi. Disprezzò noi italiani, citandoci solo per errore ogni tanto, attribuendoci tutte le sconfitte in A.S., mentre tutte le vittorie spettavano all'Afrika Korps, ovviamente....
Bruciate i suoi libri!
Vainamoinen
Scusate l'OT
Per fare un pò di chiarezza il Fuller citato da Vainamoinen è l'autore di "Le battaglie decisive del mondo occidentale", o almeno credo (correggimi se sbaglio).
E' molto interessante ciò che dici. Mi piacerebbe sapere dove hai recuperato le notizie che riporti. Non ho mai letto una biografia di Liddell Hart e mi piacerebbe dagli un'occhiata. Magari mi cambia la visione delle cose...
Per quanto riguarda il prestigio di cui godette in patria, se ben ricodro il libro "The Tanks" gli fu espressamente commissionato nel '46 dai comandanti del Royal Regiment Army, quindi immagino che non dovessero diprezzarlo del tutto.
Lungi da me, però, voler difendere a tutti i costi un autore di cui conosco i testi, ma non la vita.
I testi li considero decisamente validi. L'analisi negativa di Polacchi e Francesi e della politica inglese è indubbiamente corretta. Che poi avesse una predilezione per i tedeschi, pazienza.
Il ruolo italiano nella seconda guerra mondiale si presta, aihme, nella migliore delle ipotesi ad essere ignorato e nella peggiore ad essere criticato.
Si, è vero, Liddell Hart avrebbe potuto dedicare qualche riga alle imprese del Duca Amedeo D'Aosta sull'Amba Alagi (se ben ricordo si e no 5 righe nel paragrafo sull'invasione italiana dell'africa orientale), o magari sottolienare il ruolo delle truppe italiane ad El Alamein (per altro infelice), oppure glorificare la penosa opera dell'ARMIR ecc. ecc. ecc. Purtroppo, però, il libro perfetto che accontenti tutti non esiste.
Secondo me però Liddell Hart è senza ombra di dubbio uno storico. Può piacere o meno come storico e può essere stato un losco figuro (non ne ho idea, quindi non posso escluderlo), però i suoi libri sono ricchi dei riferimenti e minuziosi.
Può darsi sia stato un pessimo storico con una visione perversa degli argomenti che ha trattato (per me non è così), ma per quanto mi riguarda i suoi testi li consiglio.
Come sempre de gustibus.
Il Magg. J.F.C.Fuller (poi generale) fu il creatore della dottrina d'impiego dei carri in Inghilterra ("Piano 1919"), con l'impiego dei carri indipendente dalla fanteria. Liddlell-Hart portò avanti l'idea stabilendo che nella guerra meccanizzata la difesa avrebbe prevalso sull'attacco ("The Defence of Britain"). Il tracollo delle forze corazzate britanniche in Belgio e in Africa determinarpono il suo screditamento di fronte all'opinione pubblica inglese. Fra l'altro Liddlell-Hart per tutta la guerra fu propugnatore di un accordo con Hitler, ritenendolo uno statista ragionevole ed incapace delle barbarie che gli venivano attribuite. Fra l'altro, al contrario del Fuller, Liddlell-Hart non era nemmeno fascista o antisemita (insomma, era un povero idiota!). Per recuperare prestigio, il nostro "storico" contatto Manstein, a guera finita, per ottenere di scrivere la prefazione alle memorie del generale tedesco, e fargli inserire il suo nome come vero ideatore della Panzerwaffe. Ugualmente i parenti di Rommel accettarono di far rivedere le memorie della Volpe del Deserto dallo stesso Liddlell-Hart, che si autoproclamò il maestro della dottrina di Rommell (cfr. "The Rommal Papers", 1951). Infine il nostro"eroe" contattò Guderian, il quale nell'edizione postbellica dell'immortale "Panzer Leader", aggiunse un capitolo, assente nella versione del 1938, dove diceva di essere stato ispirato nella guerra corazzata dal Fuller e da Liddlell-Hart...
Sulle mistificazioni a posteriori di Liddlell-Hart, cfr. "La Panzerwaffe, 1939-1945", di Giuseppe Finizxio, su Rivista Storica Gennaio 1994.
Non mi riferivo all?Amba Alagi, ma a ben altro! Liddlell-Hart non cita minimamente la guerra navale nel Mediterraneo, fatto intorno al quale ruotano tutte le vicende in A.S., limite notevole per uno "storico"... Ma come, questo capitano non si è neanche accorto che tutte le offensive venivano lanciate dalla nazione che in quel momento controllava il Mediterraneo? Eh beh, grande stratega, il nostro! In compenso ci parla abbondantemente della guerra in Birmania e in Nuova Guinea, campagne fondamentali per la sconfitta del Giappone... mah!
Morale. oltre ad essere un ruffiano, è pure storicamente incompetente...
Buona Pasqua!
Vainamoinen