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Killer Game.
di Seija
creato il 30 giugno 2016

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DaenerysArya2510
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DaenerysArya2510
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Inviato il 30 agosto 2016 18:01

2)

Al killer piacciono i Greyjoy?


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Inviato il 30 agosto 2016 20:50

Buonasera gentile DaenerysArya2510, con piacere soddisfo la tua

2^ risposta:

Al killer la maggior parte dei greyjoy non piacciono particolarmente.


La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.   (William Shakespeare).

 

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Inviato il 30 agosto 2016 20:52

2)

Al killer piacciono i Greyjoy?

 

Buonasera gentile DaenerysArya2510, con piacere soddisfo la tua

2^ risposta:

Al killer la maggior parte dei greyjoy non piacciono particolarmente.


La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.   (William Shakespeare).

 

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Inviato il 01 settembre 2016 20:17

Udite, Udite, Udite, gente

il mondo è tanto triste,

una donna piange, il killer insiste.

 

Nel calar della sera la novella vittima è:

 

Eris the Ruined

 

Motivo: il suo nickname porta sfortuna.


La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.   (William Shakespeare).

 

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Inviato il 04 settembre 2016 18:30

Domenica 4 settembre.

 

Io sono solo l’umile serva del killer e vivo a suo stretto contatto.

Poiché sono successe tante cose strane, ho deciso di rendervi noto il mio diario dei giorni trascorsi nella sua dimora.

All’inizio temevo che quanto stessi scrivendo in questo mio diario fosse troppo dettagliato, ma ora sono felice di aver trascritto tutto nei minimi particolari sin dal primo giorno, perché in questo posto e in tutto ciò che si trova qui, c’è qualcosa di veramente strano, al punto da farmi sentire davvero a disagio. Vorrei essere al sicuro, lontano da qui, anzi, vorrei non esserci mai venuta. Sarà perché questa specie di vita ha un effetto negativo su di me, ma fosse soltanto questo! Se ci fosse qualcuno con cui parlare forse riuscirei anche a sopportarlo, ma non c’è nessuno.

Parlo solo con il killer e quanto a lui… Temo davvero di essere l’unico essere vivente qui dentro. Ho deciso di trascrivere minuziosamente i fatti di cui sono testimone: mi aiuteranno a tollerarli, e in questo modo potrò tenere a freno la mia immaginazione. Se ciò non dovesse accadere, allora sarei una donna perduta! Voglio raccontare per filo e per segno in che situazione mi trovo… o almeno che mi sembra di trovarmi.

Ieri sera sono andata a letto ho dormito solo qualche ora e mi sono alzata con la sensazione di non poter più riuscire a dormire. Avevo appeso il mio specchietto da toeletta vicino alla finestra e stavo cominciando a radermi le ascelle, quando all’improvviso ho sentito una mano che si posava sulla mia spalla… e la voce del killer che diceva, «Buongiorno». Ho sobbalzato, perché mi sembrava strano non averlo sentito né visto arrivare, poiché lo specchio rifletteva tutta la stanza dietro di me, e così facendo mi sono tagliata leggermente, ma sul momento non ci ho fatto nemmeno caso. Dopo aver risposto al saluto del killer, ho rivolto lo specchio verso la stanza per cercare di capire come avevo fatto a non vederlo. Stavolta non potevo sbagliarmi, perché lui era proprio vicino a me e lo avrei visto dietro le mie spalle. Però… riflesso nello specchio non c’era nessuno! Si vedeva tutta la stanza, ma non c’era nessun altro, a eccezione di me stessa. Tutto questo era sconvolgente, e poiché è successo al culmine di tante altre cose strane, ha risvegliato dentro di me quella vaga sensazione di disagio che provo ogni volta che sono vicino al killer. In quel momento mi sono resa conto che quel piccolo taglio stava sanguinando e che alcune gocce di sangue mi erano colate sul seno. Ho posato il rasoio, e ho fatto per voltarmi e cercare un cerotto. Quando il killer mi ha visto, nei suoi occhi è balenata una specie di furia demoniaca e all’improvviso mi è balzato alla gola. Io mi sono tirata indietro e lui con la mano ha sfiorato il rosario cui è appeso il crocefisso. Questo ha provocato in lui un cambiamento immediato e la sua furia si è placata così velocemente da farmi dubitare che ci fosse mai stata.

«Fai attenzione…» mi ha detto. «Fai molta attenzione a non tagliarti. È più pericoloso di quanto credi.» Poi, afferrando lo specchietto, ha aggiunto: «Ecco l’oggetto malefico da cui proviene l’oltraggio! Nient’altro che un immondo gingillo della vanità umana. Via di qui!» e dopo aver spalancato la finestra con un brusco strattone, ha gettato fuori lo specchio che si è frantumato in mille pezzi sul selciato del cortile. Poi si è allontanato senza dire una parola.

 

(continua)


La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.   (William Shakespeare).

 

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Inviato il 04 settembre 2016 21:05

Attenzione, attenzione, attenzione, attenzione!

Colpo di scena! Notizia dell’ultima ora!

 

Il killer ha deciso di fare (secondo il suo criterio) un po’ di giustizia in questo mondo.

Con molto dispiacere comunico che ha soppresso la nostra dolce e prediletta poetessa, nonché giudice:

Seija
Motivo: i giudici intralciano solo i miei piani.

 

Non ci resta che piangere.

 

<_< <_< <_<


La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.   (William Shakespeare).

 

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Inviato il 04 settembre 2016 23:23

Questo killer è spietatoooo! Aiutooo!!


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Inviato il 05 settembre 2016 12:18

(segue da)

 

Lunedì 5 settembe.

 

Quando sono entrata nel soggiorno, la colazione era pronta sul tavolo, ma non ho visto il killer da nessuna parte, così ho fatto colazione da sola. È piuttosto insolito che fino a questo momento non abbia mai visto il killer mangiare o bere. Dev’essere un individuo davvero eccentrico! Dopo colazione mi sono messa a esplorare un po’ la sua dimora. Sono scesa per le scale e ho trovato una stanza che si affacciava verso sud. La vista era magnifica e da dove mi trovavo, riuscivo a vedere tutto il panorama. La casa, infatti, si trova sull’orlo di uno spaventoso precipizio. Un sasso caduto da una finestra precipiterebbe per centinaia di metri prima di toccare terra! A perdita d’occhio si riesce a vedere soltanto un mare infinito di cime di alberi, inframmezzato dallo squarcio profondo di una voragine. Qua e là, dove i fiumi serpeggiano in gole cavernose attraverso le foreste, s’intravedono le striature argentee dell’acqua.

Nonostante la bellezza del paesaggio non credo di essere nello stato d’animo adatto per descriverla, perché dopo aver osservato il panorama, sono tornata a esplorare l’edificio e… porte, porte, porte ovunque, tutte chiuse a chiave. Non si può uscire da qui, se non da una finestra.

La casa è una vera e propria prigione, ed io ne sono la prigioniera!

Non appena mi sono resa conto di essere prigioniera, ho provato un’incontenibile sensazione di rabbia. Ho cominciato a correre su e giù per le scale, cercando di aprire ogni porta che riuscivo a trovare e sbirciando da ogni finestra che avevo davanti, ma dopo un po’ mi sono convinta che non avevo scampo e questa certezza ha preso il sopravvento su tutto il resto.

Mi sono comportata davvero come un topo in trappola. Quando però ho realizzato di essere del tutto impotente, mi sono seduta e con molta calma, probabilmente più di quanta ne abbia mai avuta in tutta la mia vita, ho iniziato a fare mente locale su quale fosse la cosa migliore da fare.

Ci sto ancora pensando, ma non sono giunta a una conclusione definitiva. Di una cosa però sono certa, e cioè che non mi sarà di alcun vantaggio raccontare le mie impressioni al killer. Per il momento il mio piano è di tenere quello che so e i miei timori per me e di stare all’erta. Le cose stanno così: può darsi che io mi sia fatta suggestionare come una bambina dalle mie stesse paure, altrimenti, è il caso di dirlo, mi trovo in una situazione disperata, e, se così fosse, avrò bisogno di tutta la mia lucidità per riuscire a cavarmela.

Com’è possibile che Seija avesse tanta paura per me? Che significato avevano tutti quei doni che mi ha dato… il crocifisso, l’aglio, la rosa selvatica, il sorbo? Dio benedica quella cara, cara donna che mi ha messo il crocifisso al collo! Per me rappresenta un sollievo e una forza ogni volta che lo tocco, mi è tanto di aiuto in un momento di solitudine e di difficoltà. Dev’esserci qualcosa nell’essenza stessa dell’oggetto, oppure è solo un espediente, un aiuto tangibile che mi trasmette compassione e mi dà conforto? Alla fine, se ne avrò la possibilità, voglio rifletterci sopra per trovare una risposta. Nel frattempo devo cercare di scoprire tutto il possibile sul killer, perché potrebbe aiutarmi a capire. Se stasera riuscissi a manovrare la conversazione, forse potrebbe raccontarmi qualcosa di se stesso. Però dovrò stare molto attenta a non farlo insospettire.

 

(continua)


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Inviato il 05 settembre 2016 16:55

Anche i re “Valar morghulis”

 

La Vittima di oggi è:

 

IlReOltreLaBarriera

 

Motivo: solo una persona è quella giusta per regnare... e quella persona sicuramente non è un selvaggio dalle terre della neve perenne.


La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.   (William Shakespeare).

 

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Inviato il 06 settembre 2016 17:32

(segue da)

 

Martedì 6 settembre

 

Comincerò raccontando i fatti… fatti nudi e crudi, accertati su cui non vi è alcun margine di dubbio. Devo cercare di non confonderli con le esperienze che invece dovranno affidarsi alla mia osservazione diretta o basarsi sui miei ricordi. Ieri sera, quando il killer è uscito dalla sua stanza per venire da me, ha iniziato a darmi alcuni perentori consigli.

«Mia giovane amica», mi ha detto posandomi una mano pesante sulla spalla. «Scrivi ai tuoi amici o a chiunque altro e comunica loro, se non ti dispiace, che resterai qui con me ancora per alcuni mesi a partire da oggi.»

«Vuoi che rimanga così a lungo?» ho domandato, perché al solo pensiero mi si era raggelato il cuore.

«Sì, è quello che desidero, e non accetterò alcun rifiuto. Quando hai acconsentito a tenere in considerazione i miei bisogni non hai posto limiti. Non è forse così?»

Era vero. Che cosa potevo fare se non piegarmi alla sua volontà e acconsentire? Perciò è a lui che devo pensare, non a me stessa. E poi, mentre il killer parlava, c’era qualcosa nei suoi occhi e nel suo contegno che mi ha ricordato la mia condizione di prigioniera: non potevo più scegliere se rimanere oppure no. Nel mio inchino e nell’inquietudine della mia espressione il killer ha assaporato la propria vittoria e il dominio che aveva su di me, e subito ha approfittato per esercitarli in quel suo modo pacato e irresistibile:

«Mia buona amica, ti pregherei di non parlare d’altro che di quello che riguarda il gioco nei tuoi post. Senza dubbio ai tuoi amici farà piacere sapere che stai bene e che non vedi l’ora di tornare a casa da loro. Non è così?» Mentre parlava mi ha sfoggiato il suo sorriso imperturbabile, con i lunghi canini affilati che sporgevano sul labbro inferiore, e ho compreso, come se lo avesse detto apertamente, che dovevo stare attenta a ciò che avrei scritto, perché lo avrebbe letto. Poi, voltandosi verso di me, ha detto:

«Perdonarmi, ma ho molte faccende da sbrigare in privato, questa sera. Spero che troverai tutto di tuo gradimento». Arrivato alla porta si è fermato, e dopo un momento di riflessione ha aggiunto:

«Lascia che ti dia un consiglio, mia cara e giovane amica… anzi, lascia che ti metta bene in guardia senza ombra di fraintendimento che, nel caso in cui dovesti lasciare queste stanze, non dovrai dormire in nessuna altra parte della casa. È molto antica, piena di ricordi, e può riservare incubi per coloro che si addormentano senza la dovuta prudenza. Fai molta attenzione! Se dovessi accorgerti che stai per addormentarti, adesso o più tardi, allora sbrigati a tornare nella tua camera o in queste stanze: soltanto in questo modo il tuo riposo sarà sicuro. Se invece non farai attenzione a quanto ti ho appena detto, allora…». Ha lasciato in sospeso la frase, in modo raccapricciante, sfregando le mani come se volesse lavarle. Credo di aver capito che cosa intendesse… il mio unico dubbio era se un incubo potesse essere più terribile della mostruosa atmosfera di tenebra e mistero che sembrava chiudersi su di me.

 

Ho messo il crocifisso proprio sopra il mio letto… e lì rimarrà. Immagino che in questo modo il mio sonno sarà più libero da sogni strani.

Quando lui è uscito, sono andata subito nella mia camera. Dopo un po’, dato che non si sentiva più alcun rumore, mi sono avventurata su per la scala di pietra fino al punto da cui potevo guardare fuori. Guardando verso il basso mi sono sentita davvero come se fossi in prigione e avessi avuto bisogno di una boccata d’aria fresca, anche se di notte. Sto iniziando a rendermi conto che questa esistenza notturna ha un effetto deleterio su di me. Distrugge i miei nervi… Sobbalzo alla vista della mia stessa ombra e sono ossessionata da ogni sorta di fantasie orribili. Dio solo sa se la mia angoscia abbia un fondamento in questo posto maledetto!

Mentre mi sporgevo dalla finestra il mio sguardo, si è posato su qualcosa che si muoveva un piano sotto di me, sulla sinistra, dove immaginavo, dall’ubicazione delle stanze, che si trovassero le finestre della camera del killer. Mi sono nascosta dietro a una sporgenza di pietra e, con cautela, ho guardato fuori.

A quel punto ho visto la testa del killer che sporgeva dalla finestra della sua stanza. Non ho visto il viso, ma l’ho riconosciuto dal collo e dal movimento della schiena e delle braccia. Comunque sia, non potevo certo confondere le mani che avevo avuto così tante opportunità di osservare da vicino. All’inizio ero affascinata e persino incuriosita, perché è incredibile quanto una cosa di poco conto riesca a interessare e divertire un prigioniero. Quella sensazione però si è immediatamente trasformata in repulsione e orrore quando l’ho visto venire fuori lentamente dalla finestra e mettersi a strisciare lungo le mura del maniero, sopra quell’abisso spaventoso, a testa in giù e con il mantello allargato intorno a sé come due enormi ali. Da principio non riuscivo a credere ai miei occhi… Ho pensato che fosse un effetto della luce della luna, uno strano gioco di ombre, ma poi ho continuato a guardare e… no, non vi era alcun abbaglio. L’ho visto aggrapparsi con le dita delle mani e dei piedi agli angoli delle pietre ormai consumate dal passare degli anni, e usando ogni possibile sporgenza e appiglio riusciva a spostarsi verso il basso a una velocità considerevole, proprio come una lucertola su un muro.

Che razza di individuo è mai questo… o piuttosto, che genere di creatura dalle sembianze umane? Temo che l’orrore di questo luogo si stia impossessando di me… Ho paura… una paura terribile… e non ho alcuna via di scampo; sono circondata da cose agghiaccianti a cui non oso nemmeno pensare…

 

(a chi può interessare la mia disavventura il racconto continua.)


La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.   (William Shakespeare).

 

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Inviato il 07 settembre 2016 13:45

Anche gli eroi cadono sotto i colpi del killer. :(

Con profondo cordoglio comunico l’undicesima vittima:

JonSnow
Motivo: é troppo bravo con le graphic art e io sono invidioso.

Il cammino del killer si avvicina alla dodicesima vittima*, quella che gli consentirà di diventare immortale.

 

*Per chi vuole approfondire “La dodicesima vittima” di Iris Johansen.


La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.   (William Shakespeare).

 

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Inviato il 07 settembre 2016 15:03

(segue da)

 

La mattina del mercoledì 7 settembre.

 

Dio, preserva la mia salute mentale, perché a questo sono ormai ridotta. La salvezza e la convinzione di essere al sicuro sono ormai un ricordo del passato. Finché continuo a rimanere qui, posso soltanto sperare di non impazzire, a meno che non sia già impazzita. Se non sono pazza, tuttavia mi esaspera pensare che, di tutte le disgustose mostruosità che si annidano in questo luogo pieno d’odio, il killer per me sia notevolmente la meno spaventosa, e che a lui soltanto possa guardare per riuscire a salvarmi, anche se solo finché sarò utile al suo scopo! Buon Dio! Dio misericordioso! Concedimi la calma, perché al di fuori di essa non vi è altro che follia pura! Comincio a vedere sotto una luce diversa alcuni dettagli che finora mi avevano lasciato perplessa.

Fino a questo momento non avevo ancora capito che cosa intendesse Shakespeare quando fa dire ad Amleto:

Il taccuino! Dov’è il mio taccuino!

Questa voglio annotarmela…

perché adesso, con la sensazione di aver perduto il senno o che la mia mente già traumatizzata sia sul punto di crollare, mi aggrappo al mio diario per trovare sollievo. L’abitudine di annotare accuratamente ogni dettaglio mi aiuterà a tranquillizzarmi.

Il misterioso avvertimento del killer già sul momento mi aveva terrorizzato, ma ora che ci ripenso, mi terrorizza ancora di più perché d’ora in avanti sarò spaventosamente soggiogata da lui. Avrò paura a mettere in dubbio quello che mi dirà!

Dopo aver finito di scrivere sul mio diario, mi è venuto sonno. Allora mi è tornato in mente l’avvertimento del killer e ho provato un certo piacere a disobbedirgli. Così ho deciso di non tornare nella mia stanza, ma di restare a dormire in questa camera. Credo di essermi addormentata… anzi, lo spero, ma temo che invece non sia stato così, perché tutto ciò che è accaduto dopo era spaventosamente reale… così reale che adesso, seduta qui alla luce piena del mattino, non riesco a convincermi che sia stato tutto un sogno.

Non ero sola. La stanza era la stessa, identica nei minimi dettagli così come l’avevo trovata quando ero entrata. Alla luce della luna, proprio di fronte a me vi erano tre giovani donne. In un primo momento ho pensato che dovesse trattarsi di un sogno, perché anche se la luce della luna era dietro di loro, non proiettavano alcuna ombra sul pavimento. Si sono avvicinate a me, mi hanno guardato per un lungo istante e poi si sono messe a parlare a voce bassa tra loro. Di una mi è sembrato in qualche modo di conoscere il suo viso… forse a Lady***.

Tutte e tre avevano denti bianchissimi e brillanti che scintillavano come perle contro il rosso rubino delle labbra voluttuose. Vi era qualcosa in loro che mi faceva sentire a disagio, una brama irresistibile e allo stesso tempo un terrore inquietante. Nel profondo del mio cuore ho provato il desiderio perverso e bruciante di essere baciata da quelle labbra vermiglie… Non è opportuno scrivere tutto questo, eppure è la verità. Sussurravano tra di loro, poi hanno cominciato a ridere tutte e tre… una risata musicale, cristallina, ma al tempo stesso così dura da farmi dubitare che un suono come quello potesse provenire da morbide labbra umane. Era un suono simile all’insopportabile, tintinnante armonia di bicchieri di cristallo suonati da una mano esperta. La giovane Lady*** ha detto:

«Io sarò la prima, poi toccherà a voi…»

«Sì, vai! sei tu che hai il diritto di andare per prima» risponde una delle due giovani donne.

Poi l’altra ha aggiunto:

«È giovane e forte… ci saranno baci per tutte noi». Io mi sono sdraiata in silenzio, guardandole furtiva in un’agonia di deliziosa anticipazione. Lady*** si è avvicinata e si è chinata su di me finché sono riuscita a percepire il ritmo del suo respiro. Era dolce, sì, in un certo senso era dolce come il miele e con i suoi movimenti suscitava in me lo stesso fremito provocato dalla sua voce, ma con un sottofondo amaro, nauseante, simile all’odore del sangue.

Avevo paura di sollevare lo sguardo, ma poi ho aperto gli occhi e ho potuto vedere perfettamente. Si era inginocchiata, chinandosi su di me con aria compiaciuta. La sua deliberata sensualità era a un tempo eccitante e ripugnante, e mentre inarcava il collo si è passata la lingua sulle labbra come un animale, finché alla luce della luna ho visto scintillare le labbra scarlatte e umide e la lingua rosso vermiglio che scorreva lungo i denti bianchissimi e appuntiti. Muoveva la testa sempre più in basso, mentre con le labbra si spingeva al di sotto della mia bocca, del mento, dirigendosi verso il collo. Poi si è fermata e sono riuscita a sentire il risucchio della sua lingua mentre si leccava i denti e le labbra, e il calore del suo respiro sul collo. Ho avvertito un fremito alla gola, lo stesso che corre sulla carne all’avvicinarsi della mano che sta per sfiorarla. Sentivo il tocco delicato e smanioso di quelle labbra sulla pelle trepidante del collo, e infine la pressione intensa di due denti affilati che mi sfioravano e poi si sono fermati. Ho chiuso gli occhi in un’estasi languida e ho atteso… ho atteso con il cuore in gola.

In quel preciso istante, tuttavia, un’altra sensazione mi ha scosso, rapida come un fulmine. Ho avvertito la presenza del killer e ho capito che era in preda a una furia tempestosa. Quando ho aperto gli occhi, l’ho visto afferrare con mano decisa il collo sottile della donna, e con una potenza inimmaginabile l’ha trascinata via da me… gli occhi azzurri di lei erano trasfigurati dall’impeto, i denti bianchi digrignavano di rabbia e le belle guance erano avvampate per la passione. Gli occhi del killer ardevano di luce rossa, intensa, come se avessero dentro le fiamme dell’inferno. Il viso era pallido come la morte, i lineamenti contratti come corde tese. Mai e poi mai avrei immaginato tanta collera, tanta furia, neppure nei demoni dell’inferno. Con un violento strattone del braccio ha allontanato da sé la donna, poi ha fatto un movimento verso le altre come se volesse respingerle. Poi, con una voce che anche se bassa, quasi un sospiro, sembrava fendere l’aria e risuonare nella stanza, ha detto:

«Voi… come osate toccarla? Come osate posare il vostro sguardo su di lei quando ve l’ho proibito? Via, vi dico! Questa donna appartiene a me! Fate bene attenzione a non toccarla, o dovrete vedervela con me!». Lady***, con una risata licenziosa e ribelle, si è voltata verso di lui e gli ha risposto:

«Tu… non hai mai amato nessuno… tu non sai amare!» Al che le altre due donne si sono unite a lei e per tutta la stanza è risuonata una risata tetra, crudele e senz’anima che per poco non mi ha fatto perdere i sensi. Sembrava di assistere a un giubilo di demoni. A quel punto il killer si è voltato e, dopo aver osservato attentamente il mio viso, con un sussurro ha detto:

«E invece sì, anch’io sono capace di amare… voi stesse ne siete state testimoni, in passato. Non è forse così? Ebbene, vi prometto che quando avrò finito con lei potrete baciarla a vostro piacere. Ora andatevene! Via! Devo svegliarla, abbiamo del lavoro da fare.»

«Dunque non avremo niente stanotte?» ha detto una delle donne con una risata sommessa, indicando un sacco che il killer aveva gettato sul pavimento e che si muoveva come se all’interno ci fosse una cosa viva. Ha fatto un cenno di assenso con la testa. Una delle tre donne è balzata sul sacco e l’ha aperto. Se le mie orecchie non mi hanno ingannato, ho sentito un rantolo e un tenue vagito, simile a quello di un bambino mezzo soffocato. Le donne l’hanno accerchiato ed io ero paralizzata davanti a tanto orrore, ma mentre le osservavo, sono scomparse e con loro anche il terribile fardello. Non vi erano porte vicino a loro, e non potevano essermi passate davanti senza che io le vedessi. Era come se fossero semplicemente svanite tra i raggi di luna e avessero attraversato la finestra, perché le ho viste fuori, un attimo prima che le loro sagome indistinte scomparissero del tutto.

Infine, sopraffatta dall’orrore, ho perso i sensi.

 

(a chi può interessare la mia disavventura. Il racconto continua.)


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Inviato il 15 settembre 2016 15:17

Nulla mi è così doloroso dover annunciare con lacerato amaro tormento che è entrata nella casa del lutto:

Lady Bolton

Motivo: prima o poi dovevo farlo. :stralol:

 

Questa è la dodicesima vittima. Ora non ci resta che vedere il killer avvolto in un’aura splendente ascendere all’immortalità.


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Inviato il 29 settembre 2016 21:54

Il killer si diletta aggirandosi tra gli avatar dei partecipanti. A quanto pare se non sono di suo gradimento, li fa secchi.

La nuova vittima è:

Silk

Motivo: con il suo avatar si è portata sfortuna da sola.

Come dargli torto, spero mi abbia fatto saltare in aria... 😂


"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

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