Cari amici Tolkieniani dopo parecchio tempo riesco grazie all'impegno di un altro appassionato dell'opera del grande professore a cui si deve la traduzione del testo, Elessar, a postare un brano estrapolato dalla History of Middle Earth. Il brano proviene dal V libro The Lost Road ed è incentrato sul periodo in cui Elendil viveva a Numenor. In questo testo Isildur suo figlio viene chiamato Herendil che probabilmente significava amico fortunato. Buona lettura:
Capitolo III
Elendil passeggiava nel suo giardino ma non prestava attenzione alla sua bellezza
nella luce della sera. Era turbato e sovvrapensiero.
Alle sue spalle, la sua casa con la sua torre bianca e il tetto d'oro che brillava al tramonto, ma il suo sguardo era rivolto al sentiero davanti a lui.
Stava andando verso la spiaggia, a fare il bagno nelle pozze azzurre
oltre la fine del suo giardino, come era solito fare a quell'ora.
Sperava di trovare suo figlio Herendil lì. Il tempo era
giunto e doveva parlare con lui.
Arrivò alla grande siepe di lavaralda che recintava
il giardino nel suo confine occidentale. Era un panorama familiare,
gli anni non avevano offuscato la sua bellezza. Erano passate sette dozzine di
anni 'o più da quando lui stesso aveva piantato i semi al momento di pianificare il suo
giardino prima del matrimonio; e aveva benedetto la sua fortuna.
I semi erano venuti da Eressea nel lontano ovest, dove le navi raramente approdavano
a quei tempi e dove adessp non approdavano più.
Ma lo spirito di quella terra benedetta e della la sua gente fiera ancora perdurava
negli alberi che erano cresciuti da quei semi: le loro lunghe foglie verdi
erano d'oro sulla pagina inferiore, e se una brezza le muoveva
sussurravano con un suono di molte voci sommesse, e
brillavano come raggi di sole sulle onde increspate. I fiori erano pallidi
di un colore giallastro, ed erano posati sui rami, fitti come la neve che copre il sole;
e il loro odore riempiva tutto il giardino inferiore, debole ma chiaro.
I marinai ai vecchi tempi dicevano che il profumo di lavaralda poteva essere
sentito nell’aria fino a quando Eressea fosse stata a vista d’uomo, e che
portava un desiderio di riposo e di grande soddisfazione. Aveva visto gli alberi
in fiore giorno dopo giorno, si riposavano dalla fioritura solo in rari
intervalli. Ma ora, improvvisamente, al suo passaggio, lo colpì
un acuto profumo, a allo stesso tempo noto e strano. Gli
sembrò per un attimo di non averlo mai annusato prima: trafisse
i problemi nella sua mente, sconcertante, portando non familiari
contenuti, ma una nuova inquietudine.
'Eressea, Eressea!' disse. 'Vorrei essere lì; e non essere
stato destinato a dimorare in Númenor a metà strada fra i mondi.
E meno che mai in questi giorni di perplessità! '
Passò sotto un arco di foglie brillanti, e si diresse rapidamente
alla spiaggia bianca in basso, scavata tra le roccie. Elendil si guardò intorno
ma non riusciva a vedere suo figlio. Un’immagine crebbe nella sua mente: il
corpo bianco di Herendil, forte e bello sulla soglia della
virilità, precoce, fendendo l'acqua, o sdraiato sulla sabbia scintillante
al sole. Ma Herendil non c'era, e la spiaggia sembrava
stranamente vuota.
Elendil osservò la baia e le sue pareti rocciose, ancora una volta;
e mentre guardava, i suoi occhi si fermarono casualmente sulla sua casa
tra alberi e fiori sul pendio sopra la riva, bianco
e d'oro, splendente al tramonto. Si fermò a guardare:
improvvisamente la casa stava lì, come una cosa al tempo stesso reale e
visionaria, come una cosa di un altro tempo, bella,
amata, ma strana, risvegliava il desiderio, come fosse parte di un mistero
non ancora svelato. Non riusciva a interpretare il sentimento.
Sospirò. 'Suppongo che sia la minaccia della guerra a farmi guardare
semplici cose con tanta inquietudine, 'pensò. 'L'ombra della
la paura è tra noi e il sole, e tutte le cose sembrano come fossero
già perdute. Eppure è così strano, un così bel vedere, mi chiedo.
Ah Númenórë! Spero che gli alberi fioriranno sui
tuoi colli negli anni a venire come fanno ora; e che le tue torri saranno
ancora bianche nella Luna e gialle nel sole. Vorrei che non fosse
la speranza, ma la sicurezza - sicurezza che avevamo prima dell’ Ombra.
Ma dove è Herendil? Devo vederlo e parlare con lui,
più chiaramente di quanto non abbia mai fatto. Prima che sia troppo tardi. Il tempo è
breve. '
'Herendil!' chiamò, e la sua voce echeggiò lungo riva
sopra il dolce suono delle onde al calar della luce. 'Herendil!'
E mentre lo chiamava, gli parve di udire la propria voce,
potente e curiosamente melodiosa. 'Herendil!' chiamò di nuovo.
Alla fine ci fu una risposta: una giovane voce molto chiara
venuta da lontano - come una campana da una grotta profonda.
'Man-ie, Atto, man-ie?'
Per un breve momento a Elendil sembrarono parole strane.
'Man-ie, atto? Che cosa c'è, padre? 'Poi quella sensazione
passò.
'Dove sei?'
'Qui! '
'Non riesco a vederti.'
'Io sono sul muro, guardando verso il basso su di te.'
Elendil alzò lo sguardo; e poi rapidamente salì un'altra rampa di
gradini di pietra all'estremità settentrionale della baia. Arrivò su un pianeggiante
spazio lisciato e livellato sulla sommità di uno sporgente sperone roccioso
C'era spazio per prendere il sole, o stare seduti su un vasto
sedile di pietra con la schiena contro la scogliera.
Sdraiato sulla pietra con il mento tra le mani giaceva un
giovane. Stava guardando il mare, e non girò la testa mentre suo
padre si avvicinava e si sedeva sul sedile.
'Che cosa stai sognando, Herendil, cosa impedisce alle tue orecchie di udire?'
'Sto pensando; non sognando. Io non sono più un bambino '.
'So che non lo sei', disse Elendil; ' per questo motivo volevo
trovarti e parlare con te. Tu stai così spesso fuori e lontano,
e così di rado a casa in questi giorni. '
Abbassò lo sguardo sul corpo bianco davanti a lui. Gli era caro
ed era bello. Herendil era nudo, si tuffava dal punto più alto,
era un tuffatore audace e fiero della sua abilità.
A Elendil sembrò improvvisamente che il ragazzo fosse cresciuto
durante la notte.
'Come cresci!' disse. 'Tu hai la stoffa di un
uomo forte, e quasi fatto '.
'Perché mi prendi in giro?' disse il ragazzo. 'Lo sai che sono
scuro, e più piccolo di molti miei coetanei. E questo è un
problema per me. Arrivo a malapena alla spalla di Almariel, dai
capelli d’oro lucente, e lei è una fanciulla, e della mia stessa età. Noi
sosteniamo di avere sangue dei re, ma i figli dei tuoi amici
si prendono gioco di me e mi chiamano Terendul (4) - snello e scuro;
e dicono che ho il sangue Eressean, o che io sono per metà Noldor.
E non è detto con amore in questi giorni. A un dall'essere
chiamato mezzo goblin ed essere poi chiamato timorato dei Valar; e cioè
pericoloso '.
Elendil sospirò. 'Allora deve essere diventato pericoloso essere il
figlio di colui che è chiamato Elendil; che porta a Valandil, amico dei Valar,
che era il padre di tuo padre '.
Ci fu un silenzio. Alla fine Herendil parlò di nuovo: ‘Di chi affermi
essere discendente il nostro re Tarkalion? '
'Di Earendil il marinaio, figlio di Tuor possente, che si era
perso in questi mari '.
'Perché allora non può fare come il re Earendil da cui discende?
Dicono che lo deve seguire, e compiere la sua opera '.
'Che cosa significa? Dove dovrebbe andare,
per compiere tale opera? '
‘Lo sai. Non ha forse Earendil viaggiato fino all'estremo
ovest, e messo piede in quella terra che a noi è proibita? Dove nessuno
muore, o almeno così dicono le canzoni. '
'Quella tu la chiami morte? Egli non fece ritorno. Dovette abbandonare tutto
quello che amava solo per aver fatto un passo su quella riva '. Ha salvato la sua
gente dalla sconfitta '.
'Gli Dei erano adirati con lui?'
'Chi lo sa? Lui non è mai tornato. Ha osato non per servire Melkor, ma per sconfiggerlo;
per liberare gli uomini da Melkor, non dai Signori; per riconquistare la nostra terra, non la terra dei Signori.
E i Signori ascoltarono la sua preghiera e si levarono contro Melkor.
E la terra è nostra. '
'Si dice adesso che il racconto sia stato alterato dagli Eresseans, che
siano schiavi dei Signori: che in realtà Earendil fosse un avventuriero
e ci ha mostrato la via, e che i Signori lo hanno preso prigioniero per
questo motivo; e il suo lavoro è incompiuto. Pertanto il
discendente di Earendil, nostro re, dovrebbe completarlo. Vogliono terminare
ciò che a lungo è stato lasciato incompiuto. '
'Che cosa?'
'Lo sai: mettere piede nel lontano Occidente.
Per conquistare nuovi regni per la nostra razza, e allentare la pressione di questa
popolata isola, dove ogni strada è calpestata duramente, e ogni albero
e filo d’erba contato. Per essere liberi e padroni del mondo e
sfuggire all'ombra dell’identità. Vorremmo fare
del nostro re il Signore dell'Ovest: Nuaran Numenorean e governare quel paradiso.
'Sì, ho sentito cosa dicono gli altri,' disse Elendil. 'Ma che cosa
ne sai tu del Paradiso? Ecco, le nostre parole erranti sono lo scopo
della mia visita. Sono addolorato nello scoprire che il tuo stato d'animo è di questo tipo,
anche se temevo che avrebbe potuto essere così. Tu
sei il mio unico figlio, e il mio bambino caro, e io non vorrei costringerti.
Ma dobbiamo scegliere, tu e io - dal tuo
ultimo compleanno sei diventato soggetto alle armi e al servizio del re.
Dobbiamo scegliere tra Sauron e i Signori (o uno superiore).
Credo tu sappia che non tutti i cuori di Númenor sono
assoggettati a Sauron? '
'Sì. Ci sono sciocchi anche in Númenor ', disse Herendil, a
bassa voce. 'Ma perché parlare di queste cose in questo luogo aperto?
Vuoi portare il male su di me? '
'Io porto il male,' disse Elendil. 'Questo ricade su di noi: la scelta
tra mali, i primi frutti della guerra. Ma vedi, Herendil! la nostra
casa è un luogo di saggezza e di apprendimento custodito; ed è stata a lungo
venerata per questo. Ho seguito mio padre, come ho potuto. Tu seguirai
me? Che cosa sai tu della storia del mondo o di Numenor?
Avevi quattro dozzine di anni ma eri un bambino piccolo quando
Sauron è venuto. Tu non capisci com’erano i giorni prima di allora.
Tu non puoi scegliere nell'ignoranza '.
'Ma altri di maggiore età e conoscenza di me o di te
hanno scelto ', disse Herendil. 'E poi dicono che la loro storia
è stata confermata, e che Sauron ha gettato una nuova luce sulla storia. Sauron
conosce la storia, tutta la storia. '
'Sauron sa, in verità; ma distorce la conoscenza. Sauron è
un bugiardo! Elendil alzò la voce a causa della rabbia crescente.
Le parole risuonarono come una sfida.
'Tu sei pazzo,' disse il figlio, girandosi finalmente verso Elendil. C’erano terrore e paura nei suoi occhi . "Non dire così! Potrebbero, potrebbero ... '
'Chi sono, e cosa potrebbero fare?' chiese Elendil, ma ebbe un brivido e
la paura negli occhi di suo figlio afferrò il suo cuore.
"Non chiedere! E non parlare - così forte! 'Herendil si voltò,
tenendosi la faccia fra le mani. Sai che è
pericoloso, per tutti noi. Qualunque cosa sia, Sauron è potente, e
ha orecchi. Temo le segrete. E io ti amo, ti amo.
Atarinya tye-Melane '.
Atarinya tye-Melane, padre mio, io ti amo: le parole suonavano
strane, ma dolci: colpirono il cuore di Elendil. 'A Yonya inyë tye-
mela: anch'io figlio mio, ti amo, 'disse, sentendo ogni sillaba
strana ma vivida mentre le pronunciava. 'Ma andiamo dentro! E 'troppo tardi
per fare il bagno, il sole è quasi scomparso. Splende ancora a ovest nei
giardini degli dei. Ma il crepuscolo e il buio stanno arrivando,
e il buio è diventato pericoloso in questa terra. Andiamo a
casa. Devo dirti e chiederti molto questa sera, a porte
chiuse, forse così ti sentirai più sicuro.' Guardò verso il
mare che tanto amava, aveva voglia di fare un bagno, come per
lavare via la stanchezza e curarsi. Ma la notte stava arrivando.
Il sole stava rapidamente affondando nel mare. C’era un sfera
infuocata all’orizzonte, ma svanì come era stato accesa. Un brivido,
il vento arrivò improvvisamente da occidente scompigliando l'acqua sulla
riva. Oltre il bordo fuoco acceso si levarono nuvole scure; allungando
le grandi ali, a sud e a nord, e sembravano minacciare la terra.
Elendil rabbrividì. 'Ecco, le aquile del Signore dell'Ovest
vengono a minacciare Númenor, 'mormorò.
'Cosa dici?' disse Herendil. 'Non è forse decretato che il
re di Númenor deve essere chiamato Signore dell'Ovest? '
'E' stato decretato dal re; ma questo non lo rende tale, '
rispose Elendil. 'Ma io non intendo parlare ad alta voce del presentimento
nel mio cuore. Andiamo! '
La luce stava svanendo rapidamente mentre attraversavano i sentieri del
giardino tra i fiori pallidi e luminosi nel crepuscolo. Gli alberi
spargevano dolci profumi nella notte. Un lomelinde iniziò la sua emozionante
canzone da uno stagno.
Sopra di loro si ergeva la casa. Le sue pareti bianche brillavano come se
il chiaro di luna fosse stato imprigionato nella loro sostanza; ma non c'era
ancora la luna, solo una luce fredda, diffusa e senza ombre. Attraverso il
cielo limpido come vetro fragile piccole stelle accoltellavano le loro fiamme bianche. Una
voce proveniente da un’alta finestra cadde come l'argento nello
stagno del crepuscolo in cui camminavano. Elendil conosceva quella voce: era
la voce di Firiel, una fanciulla della sua famiglia, figlia di
Orontor. Il suo tuffo al cuore, per Firiel che dimorava nella sua casa
da quando Orontor era partito. Gli uomini dicevano che era partito per un lungo viaggio.
Altri dicevano che era fuggito al dispiacere del re. Elendil
sapeva che egli era in missione, da una cui potrebbe non ritornare,
o tornare troppo tardi ". E amava Orontor, e Firiel era leale.
Adesso la sua voce cantava una canzone nella lingua di Eressea, ma
fatta dagli uomini, molto tempo fa. L'usignolo cessò. Elendil si fermò
ad ascoltare; e le parole vennero a lui, lontane e strane, come alcune
melodie nelle lingue arcaiche cantate tristemente in un crepuscolo dimenticato
all’inizio del cammino dell'uomo nel mondo.
Illu Ilùvatar en kare eldain un fírimoin
ar antaróta mannar Valion: númessier .....
Il Padre creò il Mondo per elfi e mortali, e lo mise
nelle mani dei Signori, che si trovano in Occidente.
Così cantava Firiel in alto, fino a quando la sua voce scese tristemente alla domanda
con la quale la canzone si concludeva: man tara antáva nin Ilúvatar,
Ilúvatar, enyáre tar i tyel ire Anarinya qeluva? Cosa Ilúvatar,
0 Ilúvatar, mi darai quel giorno oltre la fine, quando
il mio Sole cadrà? '
'E antaváro man? Che cosa ci darà invero? 'disse Elendil; e
Si perse in un pensiero cupo.
'Non dovrebbe cantare quella canzone da una finestra,' disse Herendil,
rompendo il silenzio. 'Cantano diversamente ora. Melkor torna
indietro, dicono, e il re ci darà il Sole per sempre '.
'So quello che dicono,' disse Elendil. «Non dirlo a tuo padre,
non in casa sua '. Attraversò una porta scura, e Herendil,
alzando le spalle, lo seguì.
Gil Galad - Stella di radianza
Wow, molto bello! Grazie per averlo tradotto ;)
Corvo inviato utilizzando Tapatalk
Grazie Gil Galad e grazie Elessar!!!
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Comitato Regala una famiglia a Jon Snow — E poi gli ho detto "Jon, al mio ritorno, parleremo di tua madre." "E chi era sua madre?" "Boh, non me lo ricordo più neanche io."
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R.S.S.S. Robb Stark Santo Subito in memoria dell'unico King in The North
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Tra tutti i libri della History, ho sempre voluto leggere "The Ring of Morgoth". Magari un giorno mi cimenteró a tradurlo
Corvo inviato utilizzando Tapatalk
Senza troppe pretese e cercando di evitare almeno le "altierate" potremmo tradurre brani a rotazione e magari fare una raccolta dei brani mai tradotti..sto lavorando sul seguito di questo capitolo, se qualcuno mastica un po' di inglese e vuole darci una mano basta chiedere..Gil ha tanto materiale ;)
eh si lo so, Gil me l'aveva detto mesi (no forse è passato più di un anno ) fa, io vi aiuterei volentieri ma non credo che il mio inglese sia all'altezza ogni tanto nel tempo libero cerco di togliergli un po' di ruggine, magari quando farà meno schifo ve lo farò sapere ;)
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Allora ecco il brano successivo al primo postato sempre tradotto da Elessar:
Capitolo IV
Herendil giaceva sul pavimento ai piedi di suo padre, su un
tappeto tessuto in un disegno di uccelli d'oro e piante rampicanti con
fiori blu. La testa appogiata sulle mani. Suo padre sedeva
sulla sua sedia intagliata, le mani poste immobili su ciascun braccio,
fissando il fuoco che ardeva luminoso nel focolare.
Non era freddo, ma quel fuoco anche chiamato 'il cuore della
casa ' splendeva sempre in quella stanza. Era più
una protezione contro la notte, che gli uomini avevano cominciato
a temere.
Ma l'aria fresca entrava dalla finestra, un dolce profumo di fiori.
Attraverso la finestra si poteva vedere, al di là delle forme scure degli
alberi, il mare occidentale, d'argento sotto la Luna, che ora seguiva
rapidamente il sole fino ai giardini degli Dei. Nel silenzio notturno
le parole di Elendil scesero dolcemente. Mentre parlava ascoltava, come se
qulcun'altro raccontasse una storia a lungo dimenticata. "
C’è Ilúvatar, l'Uno, e ci sono le potenze, delle
quali il più anziano nel pensiero di Ilúvatar era Alkar(Melkor) il Radiante; "
e ci sono i Primogeniti della Terra, gli Eldar, che non periranno
fino alla fine del mondo; e ci sono anche i Secondogeniti, gli uomini
mortali che sono i figli di Ilùvatar, ancora governati dai
Signori. Iluvatar progettato il mondo, ha rivelato il suo progetto
alle Potenze; e di questi alcuni divennero i Valar, signori del mondo e
governatori delle cose che in esso presenti. Ma Alkar,
che aveva camminato da solo nel vuoto prima del mondo, bramando
la libertà, desiderava fare del mondo il proprio regno. Dunque
discese nel mondo come un fuoco che cade; e mosse guerra ai
Signori, i suoi fratelli. Essi stabilirono le loro dimore in
Occidente, in Valinor, e lo chiusero fuori; e lo combatterono
nel Nord, e lo catturarono, e il mondo conobbe la pace
e fu libero.
'Dopo un grande era in cattività Alkar ottenne il perdono; e
si sottomise a Manwe, signore delle Potenze, e venne liberato
Ma cominciò a tramare contro i suoi fratelli, e trasse in inganno i
Primogeniti che abitavano in Valinor, e molti si ribellarono e furono
esiliati dal Reame Beato. E Alkar distrusse le luci di
Valinor e fuggì nella notte; e divenne uno spirito oscuro e
terribile, e fu chiamato Morgoth, e stabilì il suo dominio
nella Terra di Mezzo. Ma i Valar crearono la Luna per i Primogeniti
e il Sole per gli Uomini per confondere le tenebre del nemico.E al
tempo del sorgere del Sole i Secondogeniti, che erano uomini,
nacquero nell’Oriente del mondo; ma caddero sotto l'ombra
del nemico. In quei giorni gli esuli dei Primogeniti mossero guerra
a Morgoth; e tre case dei Padri degli uomini si unirono
ai Primogeniti: la casa di Beor, la casa di
Haleth e la casa di Hador. Queste case non erano assoggettate
a Morgoth. Ma l’avversario conseguì la vittoria e portò la rovina su tutti.
'Earendil era figlio di Tuor, figlio di Huor, figlio di Gumlin, figlio di
Hador; e sua madre era la primogenita, figlia di Turgon,
ultimo re degli Esuli. Navigò attraverso il Grande Mare, e
finalmente giunse nel regno dei Signori, e le montagne
occidentali. E rinunciò a tutto quello che amava, sua moglie e suo figlio,
a tutto il suo parentado, sia dei Primogeniti che degli uomini; e
si spogliò ". E si arrese a Manwe, Signore dell'Ovest;
e si sottomise e lo supplicò.
E fu preso e mai più fece ritorno tra gli uomini. Ma i
Signori ebbero pietà, e mandarono avanti il loro potere, e la guerra rinnovata
fu nel Nord, e la terra si spaccò; e Morgoth venne
rovesciato. I signori lo gettarono nel Vuoto.
'E richiamarono gli Esuli dei Primogeniti e concessero loro il
perdono; i quali fecerono ritorno e dimorarono nella bendetta Eressea,
l’Isola Solitaria, che è Avallon, in vista di Valinor e della
luce del Reame Benedetto. E per gli uomini delle Tre
Case fecero emergere Vinya, la nuova terra, ad ovest della Terra di Mezzo
al centro del Grande Mare, e la chiamarono Andor, il Dono;
e dotarono quella terra e tutti quelli che ci vivevano di beni al di là di
ogni altra terra dei mortali. Ma nella Terra di Mezzo abitatavano gli uomini
minori, che non conoscevano i Signori, né i Primogeniti se non per sentito dire;
e tra loro alcuni avevano servito Morgoth nell’era precedente, ed
erano maledetti. E c'erano cose malvagie anche sulla terra, create
da Morgoth nei giorni del suo dominio, demoni e draghi e
scempii delle creature di Ilùvatar. E lì si erano nascosti anche
molti dei suoi servi, gli spiriti maligni, ancora soggetti al suo volere
anche se non era più tra loro. E di questi Sauron
era il capo, e il suo potere crebbe. Perciò molti uomini nella
Terra di Mezzo erano malvagi, i Primogeniti rimasti tra
loro erano pochi, gli altri partiti per l’Occidente, e loro affini, gli uomini
di Númenor, erano lontani e le loro navi approdavano saltuariemante
sulle loro coste attraversato il Mar Grande.
Ma Sauron apprese delle navi di Andor, e le temeva, non sarebbero dovuti diventare
signori degli uomini liberi nella Terra di Mezzo e fornire loro parenti; e mosso dalla volontà
di Morgoth progettava di distruggere Andor, e rovinare (se poteva) Avallon e
Valinor.
'Ma perché dovremmo essere ingannati, e diventare gli strumenti del suo
piano? Non è stato lui, ma Manwe il giusto, Signore dell'Ovest, che
ci ha dotato delle nostre ricchezze. La nostra saggezza viene dal Signori,
e dai Primogeniti che li hanno visti; e siamo cresicuti fino a diventare più alti
e più grandi di quelli della nostra razza che hanno servito Morgoth.
Noi abbiamo maggiore conoscenza, potere e vita
di loro. Non siamo ancora caduti. Perciò il dominio
del mondo è nostro, o dovrebbe esserlo, da Eressea ad est. Di più non
possono avere i mortali.
‘Salvarsi e fuggire dalla morte', disse Herendil, alzando
lo sguardo verso suo padre. 'E dalla monotonia. Dicono che Valinor, dove i
Signori dimorano, non ha limiti '.
'Non dicono la verità. Tutte le cose del mondo, hanno una fine,
dal momento che il mondo è limitato, solo il vuoto non ha limiti. Ma
la morte non è stata decretata dai Signori: è il dono dell’Unico, un
dono di cui perfino i Signori dell'Ovest sono invidiosi.
Così dicevano i saggi anziani. E anche se forse non possiamo comprendere
tali parole, almeno siamo abbastanza saggi da capire che
non possiamo sfuggire, a meno di un destino peggiore. '
'Ma il decreto che vieta ai Numenoreani di mettere piede sulle
sponde immortali, o camminare nella loro terra è solo un decreto
di Manwe e dei suoi fratelli. Perché non dovremmo? L'aria lì
dona vita duratura, dicono '.
'Forse è così,' disse Elendil; 'e forse non lo è, ma l'aria che
Necessitano coloro che già hanno vita duratura. Per noi forse è
morte, o la follia. '
'Ma perché non dovremmo saggiarla? Gli Eresseans possono andare là, e
i nostri marinai ai vecchi potevano soggiornare in Eressea senza
ammalarsi '.
'Gli Eresseans non sono come noi. Essi non possiedono il dono della morte.
Ma che giova a discutere del governo del mondo? Tutto è
certamente perduto. E’ stato cantato che la terra non è stato fatta per noi, e
non siamo in grado di disfare ciò, e se anche non ci piace non possiamo dmienticare
che dovremo lasciarla lasciare. Non ci chiamano i Primogeniti Ospiti forse? Guarda cosa
ha portato questo spirito inquieto. Qui, quando ero giovane
le menti erano libere dal male. La morte arrivava in ritardo e non portava altro
dolore se non la stanchezza. Dagli Eresseans abbiamo ottenuto tante cose
belle che hanno reso la nostra terra bella come la loro; e forse reso
più giusti i cuori mortali. I vecchi dicevano che gli stessi Signori
avrebbero voluto passeggiare nei giardini che abbiamo chiamato così in loro onore.
Là abbiamo scolpito le loro immagini, su descrizione dagli Eresseans che li
hanno visti, come immagini di amici cari.
'Non c'erano templi in questa terra. Ma è sulla Montagna che parliamo
all’Unico, il quale non ha alcuna immagine. E ' un luogo sacro, mai
toccato dall'arte dei mortali. Poi arrivò Sauron. Avevamo sentito
molte voci su di lui dai marinai tornati dall'Oriente. I racconti
differivano: alcuni dicevano che era un re più grande del re di
Númenor; altri dicevano che era una delle potenze, o la loro progenie
mandata a governare la Terra di Mezzo. Altri ancora riferirono che era
uno spirito malvagio, forse Morgoth redivivo; ma di questi ultimi ridemmo.
'Sembra che anche lui avesse sentito parlare di noi. Dal suo arrivo sono
passati tre dozzine di anni e otto ma a me sembrano molti di più.
Tu eri un bambino piccolo, e non sapevi che cosa stava accadendo
a est di questa terra, lontano dalla nostra casa occidentale.
Tarkalion il re era incuriosito dalle voci su Sauron, e inviò in
missione uomini per scoprire la verità su quelle voci.
Molti consiglieri cercarono di dissuaderlo. Mio padre che era uno di loro
mi disse che erano saggi e avendo una maggiore conoscenza dell’Occidente
avevano ricevuto messaggi dai Signori che li avvertivano di far attenzione.
I Signori dissero che Sauron era il male ma non poteva arrivare qui
a meno che non fosse stato convocato, ma Tarkalion era diventato
orgoglioso, e non ammetteva potere nella Terra di Mezzo più grande del
proprio. Pertanto, le navi furono inviate, e Sauron venne convocato
per rendere omaggio.
'Al rifugio di Morionde(Romenna) nella parte orientale dell’isola erano
di guardia soldati che scrutavano il mare per volere del re.
. Era notte, ma la luna brillava alta.
Le guardie raccontarono di navi lontane che sembravano avvicinarsi
all’occidente più rapide della tempesta, pur essendoci poco vento.
Improvvisamente il mare divenne inquieto; divenne alto
quanto una montagna, e si infranse sulla sponde. Le navi
furono sbalzate verso la terra, efinirono nei campi. Una nave in particolare
venne lanciata più alto e finì su una collina dove fu avvistato un
uomo, o una forma d’ uomo, ma più di statura maggiore rispetto
a qualsiasi Nùmenorano.
'Stando su una roccia disse: "Questo è una dimostrazione della
mia potenza. Poiché io sono Sauron il potente, servo del Forte "
(parlando in tono cupo). "Io sono venuto. Rallegratevi, uomini di
Númenor, perché io prenderò il vostro re come mio re, e il mondo
sarà consegnato nelle sue mani. "
'E agli uomini sembrò che Sauron fosse fantastico; sebbene
temessero la luce nei suoi occhi. A molti apparve giusto, ad altri
terribile; ma a qualcuno malvagio. Lo condussero dal re e si
dimostrò umile davanti a Tarkalion.
'Ed ecco quello che è successo da allora, passo dopo passo. In un primo momento
ci rivelò solo segreti del mestiere, e insegnò come realizzare molte
cose potenti e meravigliose; e sembravano buone. Le nostre navi
navigavano ora senza il vento, e molte sono fatte di metallo capace di
spaccare anche le rocce nascoste, e non affondano più a causa delle tempeste;
ma non hanno più la bellezza di un tempo. Le nostre torri crescono forti come
mai prima d’pra e salgono sempre più in alto, ma la bellezza l’hanno lasciata
sulla terra. Noi che non abbiamo nemici abbiamo costruito fortezze insespugnabili,
per lo più a ovest. Le nostre armi sono moltiplicate come se dovessimo affrontare
un’era di guerre, e gli uomini hanno smesso di amare o curare la realizzazione
di altre cose per l'uso o diletto. Ma i nostri scudi sono
impenetrabili, le nostre spade irresistibili, i nostri dardi sono
tuoni infallibili per intere leghe. Dove sono i nostri nemici?
Abbiamo cominciato a ucciderci l'un l'altro. Númenor ora sembra
stretta, quando prima sembrava così grande. Gli uomini desiderano, ora,
terre che altre famiglie hanno a lungo posseduto. Fremono come uomini in catene.
'Perciò Sauron ha predicato la liberazione; egli ha convinto
il nostro re a stendere la mano su un impero. Ieri è toccato
all'Oriente. Domani sarà l'Occidente.
'Abbiamo avuto templi. Ma ora la montagna è spoglia. I suoi
alberi vengono abbattuti e sulla sua sommità sorge un
tempio. È di marmo e oro e di vetro e acciaio, ed è
meraviglioso, ma terribile. Nessun uomo prega lì. A lungo Sauron non ha
pronunciato il nome del suo padrone, maledetto sin dagli antichi giorni qui.
Ha parlato in un primo momento del Forte, del più anziano tra le
Potenze, del Padrone. Ma ora parla apertamente di Alkar, di
Morgoth. Ha profetizzato il suo ritorno. Il Tempio è la sua
casa. Númenor è la sede del dominio del mondo.
Sauron esamina la nostra terra dalla Montagna, ed è salito sopra il re,
dell’orgoglioso Tarkalion, della linea scelta dai Signori, il seme di Earendel.
'Eppure Morgoth non è tornato. Ma la sua ombra è venuta; essa si annida
nei cuori e nelle menti degli uomini. E 'tra essi e il Sole
e tutto ciò che sta sotto'.
'C'è un'ombra? 'disse Herendil. 'Io non l'ho vista. Ma ho sentito
altri parlare di essa; si dice che sia l'ombra della morte.
Ma non l’ha portata Sauron; lui ha promesso che ci salverà
da essa. '
'C'è un’ombra, ma è l'ombra della paura della morte, e
l'ombra dell’avidità. Ma c'è anche l'ombra di un male più oscuro. Non
vediamo più il nostro re. Il suo dispiacere ricade sugli uomini, e loro escono
la sera per non ritornare più il mattino seguente. All’aperto non è più
sicuro ; le mura sono pericolose. Anche nel cuore della casa
dimorano spie. E ci sono prigioni, e segrete nel sottosuolo.
Ci sono tormenti; e ci sono rituali malvagi. I boschi che un tempo
di notte, erano sicuri al punto che gli uomini passeggiavano e ci dormivano anche,
quando tu eri un bambino, sono ora pieni di orrori. Anche
i nostri giardini non sono del tutto sicuri, dopo che il sole è tramontato. E ora
anche di giorno il fumo si leva dal tempio: ifiori e l’erba sono
appassiti dov’è caduto. Le vecchie canzoni sono dimenticate o alterate;
intrecciati in altri significati '.
'Sì: ne imparo una al giorno, disse Herendil. 'Ma alcune tra
le nuove canzoni sono forti e incoraggianti. Ho sentito che ora alcuni
ci consigliano di abbandonare la vecchia lingua. Dicono che dovremmo abbandonare
l’Eressean(quenya), e riprendere ad usare l’ancestrale linguaggio degli Uomini.
Sauron ce lo sta insegnando. In questo, almeno penso che sbagli '.
'Sauron ci inganna doppiamente. Gli uomini hanno appreso il linguaggio
dai Primogeniti, e quindi se dobbiamo tornare veramente alle origini
non dovremmo usare i rozzi dialetti degli uomini selvaggi,
né la lingua dei nostri padri, ma una lingua dei Primogeniti.
Ma l‘Eressean è di tutte le lingue dei Primogeniti la più bella,
e lo usano per conversare con i Signori, e unisce le
varie stirpi tra loro, e loro a noi. Se l’abbandoniamo,
verremmo separati da loro, e ci impoveriremmo. "Senza dubbio è
questo ciò a cui mira. Non esiste limite alla sua cattiveria. Ora ascolta
Herendil, attentamente. Il tempo è giunto, tutto questo male non potrà che
generare un frutto amaro, se non verrà reciso. Dovremmo attendere che la
frutta sia matura, o tagliare l'albero e gettarlo nel fuoco? '
Herendil si alzò improvvisamente, e si avvicinò alla finestra. 'Fa freddo
padre' disse 'e la Luna è scomparsa. Confido che il giardino sia
vuoto. Gli alberi crescono troppo vicino alla casa.' Trasse un pesante
stoffa ricamata attraverso la finestra, e poi tornò, avvicinandosi
al fuoco, come se fosse stato colto da un improvviso brivido.
Elendil si chinò in avanti sulla sedia, e continuò a bassa voce.
'Il re e la regina invecchiano, anche se nessuno li ha visti ultimamente.
Chiedono dov’è la vita immortale che Sauron promise loro se
avessero costruito il Tempio per Morgoth. Il Tempio è stato costruito,
ma loro sono invecchiati. Sauron prevedendolo, disse che la
benevolenza di Morgoth è limitata dai Signori, e il loro desiderio non può essere
esaudito fino a quando i Signori non saranno tolti di mezzo. Per vincere la vita
Tarkalion deve vincere l'Occidente. Adesso comprendiamo l’utilità delle
torri e armi. La guerra è sulla bocca di tutti anche se non viene nominato
il nemico. Ma io dico: è noto a molti che la guerra andrà ovest a Eressea: e oltre.
Riesci a percepire l’estremo pericolo e la follia del re? Eppure questo
destino si avvicina rapidamente. Le nostre navi vengono richiamate da
ogni angolo del mondo. Non hai notato che
tanti sono assenti, soprattutto tra i giovani, e nel
Sud e nell’.Ovest della nostra terra opere e passatempi languono? In
un rifugio segreto a nord si trova un edificio, così mi hanno
riferito messaggeri fidati '.
'Riferito a te? Cosa intendi, padre? 'chiese
Herendil come fosse spaventato.
‘Quello che ho detto. Perchè mi guardi in quel modo? Cosa pensavi che
facesse il figlio di Valandil, capo dei saggi di Númenor,
che venisse ingannato dalle menzogne di un servo di Morgoth? Io non voglio venire
meno al dovere verso il re, né intendo agire per arrecargli danno.
La casa di Earendil ha mia fedeltà, finchè vivo. Ma se
deve scegliere tra Sauron e Manwe, tutto il resto viene
dopo. Non mi piegherò a Sauron, né al suo padrone '.
‘Parli come se fossi un capo in questa questione - povero
me, perché ti amo; e se la tua feldetà al re non ti salverà
dal pericolo del tradimento. Anche opporsi a Sauron è
considerata ribellione. '
'Io sono un leader, figlio mio. E ho calcolato i rischi per
me, per te e tutti coloro che amo. Faccio quello che è giusto ed è mio
diritto farlo, ma non posso più tenerti all’oscuro. Devi
scegliere tra tuo padre e Sauron. Sei libero di scegliere di non obbedire
a tuo padre, se non ho convinto la tua mente e il cuore.
Tu sei libero di restare o andare, e in piena autonomia potrai decidere se
riferire ciò che ti ho raccontato se lo riterrai giusto. Ma se
rimani e vorrai conoscere i dettagli, compresi i nomi di altri membri
del consiglio, sarai vincolato al silenzio per onore, qualunque cosa accada.
Rimarrai? '
'Atarinya tye-Melane', disse Herendil all'improvviso, e stringendosi alle ginocchia
del padre vi posò la testa e pianse.
La scelta ricade su di te in quest’ora buia ', disse il padre, posando una
mano sulla sua testa. 'Ma quando il destino chiama bisogna affrontarlo da uomini. Cosa
rispondi? '
'Rimango, padre.'
Gil Galad - Stella di radianza
Questo capitolo è molto bello. Da notare come il giovane Isildur provi curiosità e quasi interesse per la politica di Sauron, cosa che gli costerà la vita finendo tentato dall'Anello molto tempo dopo.
Molto epica e badass l'immagine di Sauron che stagliato sulla roccia annuncia la propria persona
Per Rerien qualche brano della History qua da leggere.
Gil Galad - Stella di radianza
Grazie Gil Galad ed Elessar.
Mi sto salvando tutto per leggerlo ;)
Molto interessanti questi brani, grazie mille per averli tradotti!
Mi hanno fatto venir voglia di rileggere SDA. Sono passati così tanti anni da quando l'ho letto che molte cose non le ricordo più bene...
Dopo un po' di tempo postiamo qui altri brani tratti dalla History of Middle Earth e precisamente dal volume VII The Treason of Isengard, ringraziamo sentitamente per la traduzione la gentilissima LIZZY_
Si tratta di due brani inerenti l'evoluzione nella stesura del Il Signore degli Anelli che Tolkien ha portato avanti negli anni, quindi sono abbozzi provvisori che poi a mano a mano sono serviti per arrivare alla versione definitiva che conosciamo del capolavoro del professore e che il figlio Christopher ha raccolto in alcuni libri della History.
1 Brano
La Voce di Saruman
V. LA VOCE DI SARUMAN
Il capitolo 10 del libro III ‘La voce di Saruman’ de Le Due Torri è, nel primo manoscritto completo, semplicemente un’ulteriore estensione del capitolo XXX (vedere pag. 47). L’inizio di questa parte della narrazione è qui presente quasi come nella sua forma finale (vedere nota 8), ma la conversazione con Gandalf è molto più breve; dopo la frase ‘Eppure ci sentiamo meno mal disposti di prima nei confronti di Saruman’ di Merry, continua così:
‘Esattamente!’ disse Gandalf ‘Be’, gli farò una visita di commiato/di addio. Piacerebbe forse anche a voi venire?’
‘A me sì’ disse Gimli ‘mi piacerebbe vederlo, e capire se davvero vi somigliate.’
‘Forse non lo vedrai abbastanza da vicino per capirlo’ rise Gandalf ‘[E’ stato a lungo molto ritirato, e gli ultimi eventi potrebbero non aver] Potrebbe essere troppo timido per mostrarsi. Ma ho fatto sì che tutti gli Ent si allontanassero dalla vista, quindi forse potremo persuaderlo.’ Giunsero quindi ai piedi di Orthanc.
Ne Le Due Torri, le ultime osservazioni di Gandalf furono sviluppate così: ‘E come farai a scoprirlo, Messer Nano? Se sapesse che gli può essere utile, Saruman potrebbe benissimo far sì che i tuoi occhi lo vedano simile a me. E sei tu abbastanza saggio per non lasciarti ingannare dalle sue finzioni? Be’, forse lo vedremo. Può darsi che sia riluttante a mostrarsi a tante persone diverse riunite…’
La descrizione di Orthanc in questo testo inizialmente era così:
Alcuni speroni e piccole schegge appuntite vicino alla base erano tutti i segni che mostrava della furia degli Ent. Nel mezzo tra le due parti, nord e sud, lunghe rampe di larghe scale, costruite con qualche altro tipo di pietra, in sfumature di rosso scuro, si arrampicavano fino alla grande fenditura sulla sommità della roccia. Lì si incontravano e c’era una stretta piattaforma sotto il centro del grande arco che abbracciava la fenditura; da qui partivano altre scale, che portavano ad est e ad ovest a scure porte, su entrambi i lati, che si aprivano all’ombra del piede dell’arco.
Questa è la concezione generale descritta nella versione ‘D’ del passaggio ‘La via che porta a Isengard’ (p. 32) e precisamente illustrata nel disegno ‘Orthanc (3)’ riprodotto a pag. 33. Ma il testo scritto qui sopra fu sostituito nella redazione dal seguente:
… la furia degli Ent. Su due lati, est ed ovest, lunghe scalinate, intagliate nella pietra nera con qualche tecnica sconosciuta, si arrampicavano fino ai piedi del vasto arco che 'abbracciava' la fenditura sulla collina. In cima ad ogni scala c’era una grande porta, e sopra questa, una finestra che si apriva su un balcone con un parapetto in pietra.
Questa è la concezione, piuttosto semplice, illustrata nel disegno ‘Orthanc (4)’ riprodotto a pagina 33. In uno stadio successivo fu scartata e sostituita dalla descrizione de Le Due Torri , che venne inserita nel manoscritto. Ne Le Due Torri, ovviamente, la concezione di Orthanc era stata completamente cambiata. (pag. 33-5 e disegno riprodotto a pag.34).
La descrizione di Orthanc era seguita immediatamente da ‘Gandalf guidò la via fino alla cima della scala ad ovest. Con lui andarono Théoden ed Éomer, e i loro cinque compagni.’ Non c’è alcuna discussione qui su chi sarebbe dovuto salire, o quanto vicini sarebbero dovuti stare.
Da questo punto la bozza iniziale (in cui l'inchiostro è sovrapposto a una linea di matita molto debole, che è effettivamente illeggibile) esiste per il dialogo con Saruman, e questo fu mantenuto quasi del tutto nel primo manoscritto completo. La voce di Saruman a questo stadio era descritta in maniera differente, e questo fu inizialmente ripetuto nel manoscritto: La finestra si chiuse. Aspettarono. Improvvisamente un’altra voce parlò, una voce bassa, melodiosa, ma al contempo sgradevole. [spiacevole, il suo tono era sprezzante].’ (1) Questo fu cambiato, probabilmente subito, in: ‘bassa, melodiosa, persuasiva; ma al contempo il suo tono era quello di una persona che, nonostante in possesso di una natura gentile, è aggravata da dolori.’ Tutto ciò che viene detto di questa voce ne Le Due Torri (p.183) è qui assente, e la descrizione di Saruman è qui più breve: ‘Aveva un viso lungo, dalla fronte alta; aveva profondi occhi scuri, i suoi capelli e la sua barba erano bianchi, striati da ciocche più scure. ‘Simile eppur dissimile’, mormorò Gimli.’
Per l’inizio della conversazione, in questa fase, (inizio citato qui dal manoscritto completo e non dalla bozza) confrontare lo schema originale p.47-8.
‘Beh’ disse Saruman ‘Sei sfacciato, Gandalf. Disturbi il mio riposo. Sei arrivato alla mia porta privata senza permesso. Qual è la tua scusa?’
‘Senza permesso?’ disse Gandalf ‘Avevo il permesso dei custodi che ho trovato. Ma non alloggio forse in questa locanda? Il mio ospite non mi ha nemmeno mai mostrato la porta, da quando mi ha fatto entrare qui!’
‘Gli ospiti che se ne vanno dal tetto non hanno alcun diritto di rientrare dalla porta quando lo vogliono,’ disse Saruman.
‘Gli ospiti che sono rinchiusi in cima alla casa contro la loro volontà hanno il diritto di bussare e richiedere una scusa’ rispose Gandalf. (2) Che cosa hai da dire, ora?’
‘Niente. Certamente non in tua presenza. In ogni caso ho poco da aggiungere a quello che ti ho detto durante il nostro ultimo incontro.’
‘Non c’è niente da ritirare in quello che hai detto?’
Saruman fece una pausa. ‘Ritirare?’ disse lentamente ‘Se nel mio fervore e nella mia delusione ti ho detto qualcosa di poco amichevole, consideralo ritirato. Avrei probabilmente dovuto chiarire le cose tempo fa. Neanche tu sei stato troppo amichevole, e hai continuato a non capire me e le mie intenzioni, o hai finto di farlo. Ma ti ripeto: personalmente, non ho nulla contro di te; e anche adesso, che i tuoi- i tuoi associati mi hanno causato così tanto danno, sarei pronto a perdonarti, se tu ti dissociassi da tale gente. Ho, al momento, meno potere di aiutarti di quello che avevo; ma penso ancora che tu troveresti la mia amicizia più proficua rispetto alla loro, alla fine. Siamo, dopotutto, entrambi membri di una antica e nobile professione: dovremmo comprenderci a vicenda. Se veramente vuoi consultarmi, sono disposto a riceverti. Vuoi salire?’
Questo passaggio, di cui l’origine può essere vista negli schemi dati nel VII.212, 436, fu sviluppato ne Le Due Torri a pagina 186-7. La bozza (3) va avanti subito con ‘Gandalf rise. “Comprenderci a vicenda?...”, e non viene detto niente dell’effetto delle parole di Saruman sugli altri partecipanti; ma nel manoscritto il suo discorso fu cambiato, apparentemente subito, in una forma in un certo senso simile a quella de Le Due Torri (con ‘un alto ordine antico’ per ‘antica e nobile professione’), e questo fu seguito nel passaggio (Le Due Torri, 186-7) in cui ‘udivano le dolci rimostranze di un re benevolo a un ministro ch’egli, malgrado i suoi errori, amava tanto’ . Ma qui le parole ‘Così grande fu il potere esercitato da Saruman nel suo ultimo sforzo, che nessuno dei presenti rimase impassibile’ sono assenti; nonostante tutto quello che precede questo ne Le Due Torri, il lungo processo iniziale della mente e della volontà di Théoden, con gli interventi di Gimli ed Éomer, non c’è nessun indizio o suggerimento né nella bozza né nel testo finito. Questa conversazione è condotta solamente dai due stregoni.
Per quanto riguarda il resto del dialogo tra loro, propongo qui la bozza originale:
Gandalf rise. ‘Comprenderci a vicenda? Non lo so. Ma ti capisco in ogni caso, Saruman –abbastanza bene. No! Non penso che salirò da te. Hai un eccellente consigliere con te, adeguato alla tua comprensione. Vermilinguo ha astuzia sufficiente per due. Ma ho pensato che, visto che Isengard è un posto diroccato , piuttosto vecchio, e che avrebbe bisogno di rinnovazione e cambiamento, potresti volertene andare –prenderti una vacanza, per esempio. Se è così, vuoi scendere?’
Un breve sguardo arguto passò sul volto di Saruman; prima che potesse nasconderlo, scorsero un istante di paura mista a sollievo/speranza. Scaltro. Videro attraverso la maschera del volto di un uomo intrappolato, che aveva paura sia di restare che di scappare dal suo rifugio. Esitò. ‘Essere fatto a pezzi dai selvaggi demoni del bosco?’ disse ‘No, no.’
‘Oh, non aver paura per la tua pelle’ disse Gandalf ‘Non desidero ucciderti –cosa che sapresti, se solo mi capissi. E nessuno ti farà del male, se io dico loro di non farlo. Ti sto dando un’ultima opportunità. Puoi lasciare Orthanc-libero, se scegli di farlo.’
‘Mm’ disse Saruman ‘Questo suona bene. Più come il vecchio Gandalf. Ma perché dovrei voler lasciare Orthanc? E cosa precisamente significa ‘libero’?’
‘Le ragioni per andarsene sono qui tutt’intorno,’ disse Gandalf ‘e libero significa non prigioniero. Ma mi cederai la chiave di Orthanc-e il tuo bastone: pegni per la tua condotta. Ti saranno restituiti, se lo riterrò adeguato, in futuro’.
Il volto di Saruman fu per un attimo preso dalla rabbia. Poi rise. ‘In futuro!’ disse ‘Sì- quando avrai anche le chiavi di Barad-dûr, suppongo; e le corone dei sette re, e i bastoni dei Cinque Stregoni (5), e ti sarai comprato un paio di stivali di molti numeri più grandi di quelli che hai adesso. Un piano modesto. Ma devo pregarti di potervi non assistere. Finiamo queste chiacchiere. Se vuoi fare un patto con me, fai un patto con me! Parla in maniera sensata, e non venire qui con orde di selvaggi, e questi rozzi uomini, e questi sciocchi bambini che ti scodinzolano dietro.
Lasciò il balcone. Si era appena girato, quando qualcosa di pesante sfrecciò giù dall’alto. Deviò dal parapetto, mancò Gandalf di poco, e si frantumò [cancellato: in frammenti] sulla roccia vicino alla scala. Sembrava essere stata una grossa palla di cristallo nero lucente.
‘Quel fellone traditore’ urlò Éomer, ma Gandalf non si scompose. ‘Non è stato Saruman stavolta’ disse ‘veniva da una finestra più in alto. Questo è stato un lancio di addio da parte di Mastro Vermilinguo, credo. Ho visto una mano, per un istante. E con una mira difettosa. A chi pensate fosse diretto, a me o a Saruman?’ ‘Credo non abbia preso bene la mira perché non riusciva a decidere chi odiava di più’ (? disse Gimli). ‘Lo credo anche io’ disse Gandalf’.
'E sarebbe meglio se ce ne andassimo velocemente fuori dalla portata dei sassi, almeno' disse Éomer.
'E' chiaro secondo me che Saruman non ha ancora abbandonato tutte le speranze [aggiunta: nei suoi strumenti],' disse Gandalf 'Beh, dovrà coltivare le sue speranze a Orthanc.'
Qui questa bozza si ferma, con un finale spezzettato. E' degno di nota il fatto che in questo testo non c'è alcun riferimento all'invocazione di Gandalf a Saruman di tornare sul balcone dopo che se n'è andato, e quindi la rottura del suo bastone non appare (nelle bozze originali di questa scena negli schemi descritti sopra, in cui Saruman non era nella sua torre, Gandalf gli prendeva il bastone e lo spezzava con le sue mani).
Non essendoci assolutamente nessuna prova che la creazione del palantìr fosse nata a uno stadio precedente, o in una scrittura precedente, si può presumere che questa sia la sua prima apparizione, ma la bozza non chiarisce se mio padre aveva già percepito la sua natura nel momento dell'introduzione del missile di Vermilinguo- Gandalf non dice cosa ne pensa, e nemmeno allude al fatto che possa trattarsi di uno strumento importante per Saruman. Nella sua lettera a W.H. Auden del 7 giugno 1955 mio padre disse (subito dopo il passaggio di quella lettera citato all'inizio de Il Ritorno dell'Ombra): 'Non sapevo niente dei palantìri, anche se nel momento in cui la pietra di Orthanc fu gettata dalla finestra, l'ho riconosciuto, e ho saputo il significato del Poema di Sapienza che avevo avuto in mente: sette stelle e sette pietre e un albero bianco '(7). D'altra parte, in questa versione iniziale della scena, lui vide la sfera di cristallo come distrutta dall'impatto, e anche nel manoscritto finito immediatamente successivo a questa bozza scrisse che la palla 'si frantumò sulla roccia a fianco delle scale. Sembrava che dai frammenti' prima di troncare a questo punto, e di scrivere che la palla distrusse la scala, e che era la scala ad essere stata spaccata e frantumata, mentre la sfera non era stata scalfita. Quale ulteriore significato avrebbe potuto avere per la storia, se fosse stata distrutta immediatamente?
Il testo completo sviluppa il dialogo tra Gandalf e Saruman in modo simile alla forma che ha ne Le Due Torri, anche se mantiene molto della bozza originale. Ma qui viene introdotta, quasi nella sua forma finale, l'invocazione di Gandalf a Saruman di tornare indietro, la sua ammonizione finale nei suoi confronti, e la rottura del bastone. La sfera di cristallo stavolta rotola giù per gli scalini, ed è 'scura ma rilucente con un cuore di fuoco'.
In risposta al suggerimento di Aragorn che Vermilinguo non potesse decidersi su chi odiasse di più, Gandalf dice 'Sì, potrebbe essere. Ci sarà un po' di discussione nella Torre, quando ce ne saremo andati. Prenderemo noi la sfera. Credo che non sia una cosa che Saruman avrebbe deciso di gettare via.'
Pipino che corre giù per la scala per raccogliere la sfera, e il fatto che Gandalf la prenda velocemente e la avvolga nelle pieghe del suo mantello, furono aggiunte successive (vedere pagina 79 nota 12). Ma comunque il fatto che la sfera è da considerare importante viene reso chiaro. In questa versione, la scena finisce così:
'Comunque ci potrebbero essere altre cose da gettare' disse Gimli 'se questa è la fine della discussione, andiamocene fuori portata dal lancio di pietre, almeno.
'E' la fine' disse Gandalf. 'Devo trovare Barbalbero e dirgli come sono andate le cose.'
'Avrà già indovinato, di sicuro?' disse Merry. 'Sarebbero potute andare altrimenti?'
'Non era probabile,' rispose Gandalf 'Ma avevo le mie ragioni per provarci. Non ho alcun desiderio di supremazia. A Saruman è stata data un'ultima scelta, una giusta. Ha scelto di trattenere Orthanc perlomeno da noi, poiché questa è la sua ultima risorsa. Sa che non abbiamo alcun potere di distruggerla da fuori, o di entrarci senza la sua volontà; ma comunque sarebbe potuta esserci utile. Ma le cose non sono andate male. Usa un ladro per ostacolare un ladro! [cancellato: e la malizia oscura l'intelletto] Credo che, se fossimo entrati, avremmo trovato pochi tesori a Orthanc più preziosi della cosa che lo sciocco Vermilinguo ci ha gettato addosso!'
Un grido acuto, che fu interrotto improvvisamente, provenne da una finestra aperta molto in alto. 'Come pensavo' disse Gandalf 'Ora andiamo!'
La fine di questo capitolo ne Le Due Torri, l'incontro di Legolas e Gimli con Barbalbero, la sua separazione da Merry e Pipino e il verso in cui gli Hobbit sono inseriti 'nella Lunga Lista', è presente in questo primo testo completo tutto tranne che parola per parola, escludendo il finale, in cui le sue parole sono brevi: 'Lasciate fare agli Ent' disse Barbalbero 'Finché saranno passati sette volte gli anni in cui ci ha tormentato, non ci stancheremo di controllarlo.' (8)
NOTE
1. La bozza dice: 'bassa, piuttosto melodiosa, ma al contempo spiacevole: parlava con disprezzo.'
2. Nonostante questo scambio sia stato in seguito perso, il riferimento al modo in cui Gandalf se n'è andato da Orthanc nell'occasione precedente fu reintrodotto in un punto successivo (Le Due Torri pagina 187): ‘Quando ti venni a trovare l’ultima volta, eri il carceriere di Mordor, e ivi avresti dovuto mandarmi. No, l'ospite sfuggito dal soffitto ci penserà su due volte prima di ritornare dalla porta.'
3. La bozza del discorso di Saruman è molto simile a quella citata dal manoscritto completo, ma dopo 'Dovremmo cercare di capirci a vicenda' Saruman dice 'Costruire e non rompere è il nostro lavoro.'
4. Non strettamente la bozza originale, visto che è già stato annotato che l'inchiostro è sovraimposto a un testo illeggibile scritto con matita leggera.
5. Il primo riferimento ai Cinque Stregoni.
6. Nella bozza per la fine del capitolo la risposta di Gandalf a Barbalbero 'Saruman si è dunque rifiutato di partire? Me lo
aspettavo.’ (Le Due Torri pagina 192) è resa così: 'No, sta ancora coltivando le speranze che gli restano. Naturalmente finge di volermi bene e di volermi aiutare (se io fossi ragionevole- il che significa, se lo servissi, e lo aiutassi ad ottenere un potere senza [?limiti]. Ma è determinato ad aspettare-seduto tra le rovine dei suoi vecchi piani, per vedere cosa succederà. Con quell'umore, e con la chiave di Orthanc e il suo bastone, non gli può essere permesso di scappare.'
7.Il bisogno che il palantìr verrà a soddisfare è già stato sentito, come si nota nelle osservazioni (respinte) di Aragorn a pagina 50: 'E faremmo bene a non nominarlo [l'Anello] a voce alta: non so quali poteri possa avere Saruman nella sua Torre, né quali mezzi di comunicazione ci possano essere con l'Est.’
8.L'incontro di Barbalbero con Legolas e Gimli e la sua separazione da Merry e Pipino furono realizzati in gran parte nella bozza preliminare, ma inseriti in un punto diverso, visto che [il passaggio] comincia con: 'Il pomeriggio era già messo trascorso e il sole stava scendendo dalla parte ovest della valle, quando Gandalf e il Re tornarono. Con loro c'era Barbalbero. Gimli e Legolas lo fissarono con stupore.
'Questi sono i miei compagni di cui ti ho parlato,' disse Gandalf.
Il vecchio Ent li guardò a lungo, scrutandoli, ecc. Questo era il modo in cui la parte di narrazione che avrebbe poi costituito 'La Voce Di Saruman' cominciò in origine.
2 Brano
Il Palantír
VI. IL PALANTIR
Bozze e schemi per l'inizio di questo capitolo mostrano che mio padre era molto incerto sull'immediato corso degli eventi nel momento in cui la compagnia lasciò Isengard. Queste pagine sono estremamente difficili da interpretare e da mettere in ordine, ma io interpreto quella che mostrerò ora come la prima ad essere stata scritta, dato che tratta come un evento vero e proprio qualcosa che diventerà poi un piano abbandonato. ('Quando arrivammo intendevamo ritornare direttamente da Isengard alla dimora del re a Edoras, al di là delle pianure.’ Le Due Torri p.194)
Il sole scendeva dietro il lungo braccio occidentale delle montagne quando Gandalf e i suoi compagni, e il Re con i suoi cavalieri, lasciarono Isengard.
Gli Ent stavano in piedi come statue al cancello, in una fila solenne, con le loro lunghe braccia sollevate in alto; ma non emisero alcun suono. Merry e Pipino guardarono indietro mentre scendevano la collina e imboccarono la strada che portava al ponte (1). La luce del sole brillava nel cielo, ma lunghe ombre si allungavano verso Isengard. Barbalbero stava lì fermo, come uno scuro albero nell'ombra; gli altri alberi se n'erano già andati, di ritorno alle sorgenti del fiume.
Sotto consiglio di Gandalf, la compagnia attraversò il ponte e poi si allontanò dal fiume, andando verso sud ed est, dritto attraverso le 'ondeggianti' pianure di Rohan, di ritorno a Edoras; un viaggio di circa 48 leghe (2). Dovevano viaggiare con segretezza, più che con velocità, al tramonto e di notte, sperando di raggiungere la casa del re per l'imbrunire del secondo giorno. Per allora, molti degli uomini del Re che avevano combattuto ai Guadi e al Fosso di Helm si sarebbero trovati a Edoras.
'Abbiamo conquistato la prima vittoria' disse Gandalf 'ma questo pone qualche pericolo. C'era un legame tra Isengard e Mordor. Di quale tipo, e su come si scambiassero le notizie, non l'ho ancora scoperto. Ma gli occhi della Torre Nera guarderanno in quella direzione ora, credo.'
'Non c'è nessuno in questa compagnia, penso, il cui nome (e le cui azioni) non siano ormai registrati nella mente oscura di Sauron. Dovremo camminare in ombra, se mai cammineremo in giro -finché non saremo pronti.
Quindi, anche se questo potrebbe aggiungere delle miglia al percorso, consiglio che voi andiate di notte, e che andiate a sud così il sole non vi troverà in aperta pianura. Dopodiché potremo cavalcare con molti uomini, o forse cavalcare [?? di ritorno a] Conca Fossato, che sarebbe meglio, tra le colline ai piedi delle tue montagne, Théoden, ed arrivare così giù a Edoras... le lunghe gole vicino a Dunclivo.
Le ultime tre righe sono uno scarabocchio a brandelli, sopra le quali mio padre scrisse (allo stesso tempo) 'Incontrano Ucorni che ritornano'. Contro l'affermazione che 'Scesero la collina e imboccarono la strada che portava al ponte, notò a margine 'No, cavalcarono a Sud verso i Guadi', e contro 'la compagnia attraversò il ponte e si allontanò dal fiume' scrisse 'no, vanno a sud.' Da ciò sembra chiaro che era come se, mentre scriveva la bozza dell'inizio, avesse realizzato che la compagnia non andò in effetti direttamente a Edoras, ma che andò prima al Fosso di Helm- e quindi abbandonò questo testo (3).
Già in un discorso respinto di Aragorn (p. 67 nota 7), c'era un indizio sul fatto che avesse pensato alla questione che segue, ma qui c'è la prima chiara espressione dell'idea che ci dovevano essere stati dei mezzi attraverso i quali le notizie venivano scambiate velocemente tra Orthanc e Barad-dûr. Il perché Gandalf ne sia così certo non è chiaro (4), e ci si potrebbe chiedere se l'idea non gli fosse venuta dal palantìr, più che viceversa.
Sul retro di questa pagina c'è uno schema che si potrebbe in maniera naturale supporre essere stato scritto in continuità col testo sull'altro lato. Ma il fatto che questo schema sia successivo alla bozza narrativa abbandonata è ovvio dal fatto che qui la compagnia non va dritta a Edoras, ma cavalca da Isengard ai Guadi. La scrittura qui è eccezionalmente difficile da capire, non solo estremamente rapida, ma anche con lettere formate in maniera stravagante.
Questa era la Pietra di Orthan[c] [sopra è scritto: pietra di Orthanc, pietra di Orthank, Orpancstan] che controllava i movimenti nel vicinato, ma il suo raggio era limitato a circa 100 leghe ?(5). Servirà a controllare Orthanc da distante. La notte arriva velocemente. Arrivano ai Guadi e notano che il fiume è di nuovo senza acqua (6). Notte stellata. Attraversano e passano gli argini. Si fermano sotto le stelle e vedono un'enorme ombra nera passare tra [? loro] e le stelle. Nazgûl. Gandalf tira fuori sfera scura e la guarda. Bene, disse. Mostra poco di notte. Questa è una consolazione. Tutto quello che potevano vedere [?erano] stelle e [?distanti] piccole figure simili a pipistrelli che ruotavano. Nell'angolo c'è un fiume sotto la luna. La luna è già visibile a Osgiliath, disse Gandalf. Questo sembra il confine della visione. (7).
Mentre si avvicinano al fosso di Helm, un'ombra appare come una nebbiolina. Improvvisamente sentono un sussurro frusciante ad entrambi i loro lati visto che sono in una stradina... ombre passano via, verso nord. Ucorni. Inserire ora pagina 3 del capitolo XXIX.
Il giorno dopo cavalcano con molti uomini nella Vale dell'Ovestfalda e... attraverso [?percorsi tortuosi] tra le montagne. Arrivano alla gola di Dunclivo al secondo giorno. E trovano gente che ritorna a Edoras. Aragorn cavalca con Eowyn. (8).
Gandalf guarda il Cristallo Oscuro sulla terrazza davanti alla Casa del Re. Vedono Orthanc piuttosto chiaramente -Ent [?che si muovono]... acqua tutto molto [? piccolo] e chiaro. Cavalieri che cavalcano sulle pianure da ovest e nord. Strane [?figure di vario tipo]. E da Minas Tirith. Mostra solo luci e uomini [?nessuna contea].
Il riferimento alla 'pagina 3 del Capitolo XXIX' è alla prima versione completa de 'La via che porta a Isengard', in cui la descrizione della partenza del bosco degli Ucorni da Conca Fossato era stata messa prima che Theoden e Gandalf e la loro compagnia partissero per Isengard, e quindi prima che passassero per il bosco (p.27). E' chiaro dal passaggio degli Ucorni a questo punto della storia che lo schema finale del tempo non era stato ancora raggiunto (vedere pp. 5-6, $$ III-IV): Theoden e Gandalf e la loro compagnia raggiunsero comunque Isengard nel giorno (2 Febbraio) seguente la Battaglia del Trombatorrione e non passarono la notte del 2 Febbraio accampati sotto Nan Gurunir (dove ne Le Due Torri, p. 158, sentirono passare gli Ucorni, e dopo questo il passaggio sulla partenza del bosco da Conca Fossato e la Duna della Morte, trovò finalmente il suo posto.
In questo schema niente suggerisce che il 'globo oscuro' fosse il mezzo di comunicazione tra Orthanc e Barad-dûr- in realtà, quasi l'inverso, visto che Gandalf ci vede qualche posto tra i Guadi di Isen e il raggio della sua vista non si estende oltre Osgiliath (anche se le sue parole 'Mostra poco di notte. Questa è una consolazione' suggeriscono che aveva paura che potesse renderli visibili all'occhio nemico). D'altra parte, nella precedente bozza narrativa Gandalf è visto essere molto preoccupato da questa questione di comunicazione: 'C'era un legame tra Isengard e Mordor. Di quale tipo... non l'ho ancora scoperto. Sembra difficile da credere che anche se Gandalf non aveva fatto due più due, non l'avesse fatto nemmeno mio padre. Una possibile spiegazione è che quando scrisse questo schema sapeva davvero già il significato del Cristallo Oscuro, ma che Gandalf non avesse ancora compreso l'interezza del suo raggio e dei suoi poteri, o che non sapesse ancora come usarli. O potrebbe essere più giusto dire semplicemente che in queste note vediamo il momento formativo in cui il significato della Pietra Vedente era al punto di emergere: lo 'strumento' disastroso-progettato molto prima- che nella storia finale avrebbe provato di essere di vasta anche se nascosta importanza nella Guerra dell'Anello. (9).
Una piccola nota isolata e scarabocchiata può essere qui citata: La palla nera e rossa mostra movimenti. Vedono le linee di guerra avanzare. [? Si vedono barche] e gli uomini di Théoden nel Fosso di Helm e che si radunano a Rohan.
Il contesto di questo è interamente oscuro, in quanto: chi è che vede queste cose?
Un altro testo -un insieme breve e allettante di note scribacchiate molto rapidamente in matita sottile, resti di pensieri fuggitivi- mostra ulteriore dibattito sul significato della pietra di Orthanc. Non riesco a vedere alcuna chiara indicazione di dove sarebbe stato messo nella narrazione, né di dove sarebbe stato nella sequenza di questi fogli preliminari; (10) ma per molti punti di vista sembrerebbe aver preceduto il testo che seguente.
Ho detto che Isengard era stata sconfitta, e che la Pietra stava andando in un viaggio, disse Gandalf. E che le avrei [guardato] parlato ancora più tardi quando avessi potuto, ma [?al] momento ero di fretta.
auctor (No penso che il fatto che il globo scuro sia in contatto con Mordor sia troppo simile agli anelli)
Gandalf scopre che la pietra di Orthanc vede lontano. Ma non riusciva a capire come usarla. Sembrava incostante. Sembra che stia guardando nella direzione verso la quale è stata usata l'ultima volta, disse.
Perciò, visione dei [aggiunto: 7] Nazgûl sopra i parapetti. Ora guardava verso Mordor. Si può guardare indietro. Può darsi disse Gandalf. E' pericoloso ma ho in mente di usarla. Indietreggia. E' stato visto [? che si piegava su di essa]. ?
No, disse, questa è una pietra antica posta nella camera superiore della torre molto molto prima che la Torre Nera fosse forte. Era usata dai [? guardiani] di Gondor. Una deve essere stata nel Trombatorrione, e a Minas Tirith, e a Minas Morghul, e a Osgiliath. (Cinque).
Videro il Trombatorrione. Videro Minas Tirith. Videro Nazgûl sopra i parapetti di Osgiliath. Così Saruman aveva appreso alcune delle sue notizie disse.
La messa tra parentesi delle parole 'No penso che il fatto che il globo oscuro sia in contatto con Mordor sia troppo simile agli anelli' e l'annotazione a margine auctor (che significa che questo era il pensiero di mio padre, non di Gandalf) erano stati aggiunti in inchiostro. Queste parole implicano che Gandalf, nelle frasi che aprono questo testo, stava parlando con una persona a Mordor: e se questa persona non fosse altri che Sauron stesso, c'è un'incantevole vista di sfuggita di Gandalf che dice al Signore Oscuro che era impegnato. -Che qui solo cinque delle Pietre Vedenti siano nominate (venga loro dato un luogo di appartenenza) non significa naturalmente che a questo stadio ce ne fossero solo cinque, ma che queste erano le cinque Pietre del regno meridionale (Gondor). In numerazioni successive c'erano cinque Pietre a Gondor, mentre nel Signore degli Anelli ce n'erano quattro.
Infine, c'è un breve schema, che finisce in uno scarabocchio spezzettato, che sembra aver preceduto la prima bozza continua di questo capitolo nella narrazione formata.
La conversazione con Saruman inizia circa alle 3.15 e finisce alle 4.30 (che è circa il tramonto). L'oscurità arriva circa alle 5.30. Gandalf li guida a sud nell'oscurità -perché ora devono viaggiare più in segreto che mai prima di quel momento. (Si chiede quale collegamento ci fosse tra Saruman e Sauron.)
Oltrepassano Nan Gurunir alle 9 di sera circa. Si accampano sotto l'ombra dell'ultima collina occidentale. Dolbaran. Cavalcheranno veloci il giorno dopo. Due uomini sono mandati avanti ad avvisare gli uomini che il re sta tornando al Fosso di Helm e che una grossa forza dovrebbe essere pronta a combattere con lui. Non più di due o tre dovranno cavalcare apertamente sulla pianura. Il re seguirà percorsi di montagna per Dunclivo.
Poi episodio di Pipino e la Pietra.
Gandalf dice che così è come Saruman cadde; studiò queste cose. I vecchi vedi-lontano degli uomini di Numenor che fecero quelli di Amon Hen e Amon Lhaw al Trombatorrione, Osgiliath, Minas Tirith, Minas Morghul, Isengard [Angrenost>] Angost. (11). E' così che Saruman otteneva notizia -nonostante il Trombatorrione e Minas Tirith fossero 'scuri', le loro sfere furono perse o distrutte. Ma ha provato a dare un'occhiata a Barad-dûr ed è stato beccato.
Nazgûl.
4 Febbraio. Cavalcano ai Guadi a metà del mattino (11), riposano un'ora e raggiungono la biforcazione di Dc alle 3 del pomeriggio. Fosso di Helm alle 4 circa. Si riposano, riuniscono uomini, e cavalcano in sentieri nascosti tra le colline. Agli Hobbit -e a Gimli!- vengono dati dei pony.
5 e 6 Febbraio. Viaggio.
7 Febbraio. Dunclivo. Gioia della gente. Eowyn arriva. Il Re cavalca giù per la valle con Eowyn e Eomund [leggere Éomer] da una parte e dall'altra, Gandalf, Legolas e Aragorn di fianco a loro. Gli hobbit e Gimli...
[? Reggenza]. Festa. Tabacco. Messaggero.
Nel testo precedente (p.71) non è affermato che le Pietre Vedenti di Gondor 'rispondessero' o comunicassero l'una con l'altra, ma l'idea stava emergendo, come si vede dal fatto che mio padre ha un dubbio sul fatto se 'il fatto che la sfera oscura sia in contatto con Mordor sia troppo simile agli anelli', mentre 'si può vedere indietro' sembra chiaramente riferirsi alla visione reciproca tra una Pietra e l'altra più che a una visione di un tempo passato. Nello schema presenta questa concezione è pienamente presente e accettata, e con essa l'idea centrale che era attraverso la conoscenza di questi fatti che Saruman fu corrotto, intrappolato dal suo uso della Pietra di Orthanc a guardare verso Barad-dûr.
L'episodio di Pipino e della Pietra è apparso (anche se, se guardiamo all'evidenza, non era ancora stato scritto su carta in nessuna forma); e varie elementi stavano per incastrarsi in una concezione splendidamente articolata. L'idea originale (p.69) che quando Gandalf guardava nella sfera scura vedeva 'piccole figure simili a pipistrelli che ruotavano' sarà mantenuta ma diventerà la visione di Pipino e la spiegazione del perché deve essere quella visione e nessun'altra (cf. 'Sembra che stia ancora guardando nella direzione verso la quale è stata usata l'ultima volta', p. 71) sarà trovata nel costante dialogo tra Saruman e Sauron attraverso le Pietre Vedenti (rispondendo in sé alla questione del metodo di comunicazione tra Isengard e la Torre Nera), cosicché 'la pietra di Orthanc [divenne] talmente protesa verso verso Barad-dûr che ormai solo una volontà d'acciaio potrebbe trattenere mente e sguardo dal dirigersi costì. (Le Due Torri p.204)
Lo schema di tempo finale era stato ora introdotto (vedere p.6 $ IV): Théoden e Gandalf e la loro compagnia arrivarono a Isengard il 3 Febbraio e la lasciarono quella sera, due notti dopo la Battaglia del Trombatorrione. E' notevole che anche quando la trama era avanzata fino a questo punto, con 'l'episodio di Pipino e della Pietra', e con la prima apparizione di un Nazgûl a ovest dell'Anduin, che oscurava così le stelle (già presente nello schema di p.69), Gandalf non fosse spinto a cavalcare di fretta per primo a Minas Tirith, ma fosse presenta alla festa a Edoras -quella festa, spesso prevista, che non avrebbe mai avuto luogo. Per il significato del riferimento al tabacco vedere pagine 37 e nota 33. Ma le note in matita aggiunte a questo schema successivamente mostrano la storia della partenza improvvisa di Gandalf:
'4 Febbraio Gandalf e Pipino raggiungono DC prima dell'alba', e '4-5 Febbraio Gandalf cavalca tutta la notte e tutto il giorno' '5 Febbraio raggiunta Minas Tirith al tramonto del 5 Febbraio'
Non ci sono altri scritti esistenti prima della prima bozza del capitolo- che si estende però solo fino alla conclusione delle parole di Gandalf rivolte a Pipino dopo la sua visione della Pietra Vedente (Le Due Torri p.199). (12). Questo era stato scritto molto velocemente e apparentemente buttato giù senza lavori preliminari, ma il testo finale del capitolo fu a questo punto realizzato subito in tutti i suoi fatti essenziali- ci sono naturalmente innumerevoli differenze nelle espressioni e anche alcune in piccoli punti di dettagli narrativi, e molte di queste differenze sopravvissero nel primo manoscritto completo del capitolo. (13).
La differenza maggiore dal testo finale si trova quando Gandalf è inginocchiato vicino al corpo di Pipino (Le Due Torri p.198): 'Rimosse la sfera e la avvolse di nuovo nel tessuto. "Prendila e custodiscila, Aragorn," disse. "E non scoprirla o usarla tu stesso, ti supplico." Poi prese la mano di Pipino e si piegò sul suo viso...' Così Gandalf passa la sfera ad Aragorn semplicemente come un portatore di cui si può fidare, in contrasto con la storia ne Le Due Torri (p. 199-200), dove l'incaricare Aragorn di tenere la pietra di Orthanc ha luogo in un punto diverso, e a questo viene dato molto più significato attraverso il fatto che Aragorn la richiede di diritto. Ma il resoconto di Pipino di quello che gli è successo mentre guardava nella sfera e 'è venuto' fu realizzato subito in questa bozza.
Da qui in poi ci sono poche bozze preliminari ulteriori, e per quasi tutto il resto del capitolo il primo testo disponibile è quello del primo manoscritto completo, la gran parte del quale è scritta sopra matita cancellata. A questo manoscritto venne successivamente dato il numero di capitolo XXX), e il titolo 'La Pietra di Orthanc Il palantìr', scritto sopra un titolo cancellato di cui ora si può leggere solo 'Il'.
Quando questo manoscritto fu scritto per la prima volta Gandalf nelle sue parole conclusive a Pipino dice molto più di quello che dice ne Le Due Torri (p.199). Alcune di queste parole furono spostate alla sua conversazione con Théoden e Aragorn dopo aver riportato Pipino a letto: che Pipino l'aveva salvato dal pericoloso errore di usare la Pietra lui stessa, e dell'illusione di Sauron che la Pietra, e lo Hobbit, fossero a Orthanc. Ma qui Gandalf continua: 'Molto strano, molto strano il modo in cui le cose si risolvono! Ma comincio ora a chiedermi.' Si accarezzò la barba. 'Questa sfera è stata davvero gettata per uccidermi? O per uccidermi se ci fosse riuscita, e fare qualcos'altro se mi avesse mancato? E' stata lanciata senza che Saruman lo sapesse? Mm! Potrebbe essere stato inteso di fare andare le cose come sono effettivamente andate -a parte il fatto che tu hai guardato dentro, non io! Mm! Bene. Sono andate così, e non in altro modo; e dobbiamo occuparci di questo.
'Ma su! Questo deve cambiare i nostri piani. Siamo troppo distratti e rilassati.'
A proposito del paragrafo che inizia con 'Molto strano, molto strano il modo in cui le cose si risolvono!' mio padre scrisse a margine: 'No! Perché se Saruman avesse desiderato avvisare Mordor della rovina di Isengard e della presenza di Gandalf e degli Hobbit doveva solo usare Vetro nel modo normale e informare Sauron direttamente.? Ma potrebbe aver desiderato a) uccidere Gandalf b) disfarsi del collegamento. Sauron potrebbe averlo spinto ad andare alla pietra?' Aveva evidentemente deciso che queste erano speculazioni inutili, e abbandonando la direzione che le parole di Gandalf avevano reso, ritornò a un punto precedente nel suo discorso finale a Pipino.
Il testo in questo primo manoscritto poi (con la riscrittura di alcuni passaggi, che ovviamente sono dello stesso periodo) non è affatto uguale a quello de Le Due Torri (pp. 199-203) fino al momento in cui Gandalf fa delle osservazioni iniziali a Pipino sulla Pietra Vedente mentre cavalcano verso Conca Fossato.
Vanno notate solo due questioni. Quando Gandalf dà la Pietra ad Aragorn (cf. p. 74) dice qui: 'E' un incarico pericoloso, ma posso fidarmi di te anche quando tu non ti fideresti di te stesso, e Aragorn replica solamente 'Conosco il pericolo. Non la scoprirò, né la userò.' In secondo luogo, c'è una curiosa serie di cambiamenti nella formulazione precisa delle osservazioni di Gandalf sull'aver fallito nel capire immediatamente la natura della palla lanciata da Orthanc. All'inizio disse: 'Non ho detto niente, perché non sapevo niente. Tiravo solo a indovinare. Ora so.' Nella prima riscrittura di questo passaggio disse: 'Sarei dovuto essere più veloce, ma la mia mente era concentrata su Saruman. E non avevo indovinato la vera natura della pietra- non fino ad ora. Ma ora conosco il legame tra Isengard e Mordor, sul quale mi sono interrogato a lungo.' Questo fu riscritto di nuovo a questo stadio: 'E non avevo indovinato la natura della pietra, finché non l'ho vista nelle sue [di Pipino] mani. Fino ad ora non ero sicuro.' In un'ulteriore revisione del passaggio, fatta molto tipo dopo, divenne: 'Non avevo indovinato la natura della pietra, fino a quando è stato troppo tardi. Solo adesso ne sono sicuro.' Nella forma finale (Le Due Torri p.200) questo è stato cambiato ancora una volta: 'Non avevo indovinato subito la natura della pietra. Poi ero esausto, e mentre stavo a ponderare sulla cosa, il sonno mi ha preso. Adesso so!' Tra tutte queste formulazioni non c'è, ovviamente, una grande differenza di significato, ma si trattava evidentemente di un dettaglio che preoccupava mio padre: quanto aveva dedotto Gandalf sul palantìr prima che l'esperienza di Pipino portasse la certezza, e quanto prima?
Un elemento di ambiguità resta infatti nel Signore degli Anelli. Già nel primo manoscritto de 'La Voce di Saruman' Gandalf aveva detto: 'Immagino che, se fossimo potuti andare dentro, avremmo trovato pochi tesori a Orthanc più preziosi della cosa che lo sciocco Vermilinguo ci ha gettato addosso!' La natura del missile di Vermilinguo non può non essere stata del tutto chiara a mio padre a questo punto: fu in quel manoscritto che, solo qualche riga sopra, cambiò, mentre scriveva, la storia iniziale della sfera che si rompeva in frammenti sulla roccia (p.65). Ma anche quando aveva pienamente stabilito la natura del palantìr trattenne dal fare dire queste parole da Gandalf (Le Due Torri, p. 190) nel momento in cui la pietra piomba nella storia- anche se, come Gandalf disse a Dol Baran, 'Non avevo indovinato subito la natura della Pietra'. Ma perché poi era così convinto, mentre stava sotto la torre, che 'non avremmo trovato molti tesori più preziosi di questo a Orthanc' -anche prima che l'urlo di Vermilinguo rinforzasse la sua teoria? Forse dobbiamo semplicemente supporre che questo almeno gli fosse stato immediatamente chiaro, che era improbabile che una sfera di cristallo nero a Orthanc fosse niente più che un elegante ornamento dello studio di Saruman.
Alle parole 'Gli Hobbit, suppongo, le hanno dimenticate' (I Poemi di Sapienza), seguendo la recita di Gandalf delle parole della Rima delle alte barche e degli altri re/ tre volte tre (Le Due Torri p.202), un breve passaggio della bozza originale, scritto separatamente in inchiostro e non perso con la cancellazione della matita come altri passaggi, riprende: la prima composizione della dichiarazioni di Gandalf sulla storia delle Pietre Vedenti, qui chiamate palantìri, una parola che, secondo i registri, appare qui per la prima volta. Loro [i Poemi di Sapienza] sono tutti conservate a Granburrone. Barbalbero ricorda la maggior parte/alcune di queste: Lunghe [rotoli>] liste e questo genere di cose. Ma gli hobbit suppongo le abbiano dimenticate quasi tutte, anche quelle che sapevano un tempo.
E questa su cos'è: le sette pietre e le sette stelle?
Sui palantìri e gli uomini dei Tempi Antichi, disse Gandalf. Pensavo a loro.
Perché, cosa sono?
La pietra di Orthanc era uno di questi, disse Gandalf.
Quindi non è stata fatta, Pipino esitò, dal Nemico, domandò [?in fretta].
No, disse Gandalf. éè da Saruman; è oltre la sua arte, e forse persino oltre quella di Saruman. No, non c'era male in essa. E' stata corrotta, così come lo sono state così tante delle cose che rimangono. Ahimè, povero Saruman, è stata la sua rovina, così la vedo adesso. Strumenti fatti da una conoscenza e un'arte più grande di quella che noi possediamo sono pericolosi per noi. Non sapevo che un palantìr fosse sopravvissuto alla rovina di Gondor e gli Elendilion fino ad ora.
Sette ne avevano messe. Una era a Minas Anor, che ora è Minas Tirith, e una a Minas Ithil, e altre ad Aglarond le Caverne Scintillanti che gli uomini chiamano il Fosso di Helm, e uno ad Orthanc. Altre erano molto lontano, non so dove, forse a Fornost, e a Mithlond [cancellato: dove Cirdan teneva in porto le.... navi...] (nel) Golfo di Lune dove stanno le navi grigie. Ma il capo e il padrone.... [?de(lle) pietre] era a Osgiliath prima che cadesse.
In questo passaggio sono presenti per la prima volta Aglarond (vedere p.28) e Fornost, che nella Prima Mappa era chiamato Fornobel, ed anche nella mia mappa fatta nel 1943, VII. 304. Qui c'è anche la prima apparizione di Cirdan nei manoscritti de Il Signore degli Anelli.
Nel primo manoscritto completo questo fu sviluppato più simile alla forma de Le Due Torri. Gandalf ora dice che 'I palantìri venivano da oltre l’Ovesturia, da Eldamar. I Noldor li avevano fatti: Feanor stesso forse li aveva creati, in giorni tanto lontani che il tempo non può essere misurato in anni.' Parla di Saruman come lo fa nel testo finale; ma qui finisce con: Non disse nulla di ciò a nessuno nel Consiglio. Non era noto che qualcuno dei palantìri fosse sfuggito alla rovina di Gondor. La loro stessa esistenza era preservata solo in una Rima di X tra la gente di Aragorn'. Questo fu cambiato con: 'Nessuno di noi sapeva che qualcuno dei Palantir fosse sfuggito alla rovina di Gondor. Al di fuori del Consiglio nemmeno uomini ed elfi ricordavano che queste cose fossero mai esistite, tranne nella Rime di X conservata tra la gente di Aragorn'. (14).
Il resto del capitolo nel primo manoscritto equivale la forma finale in tutto tranne alcune cose. C'erano ancora cinque palantìri anticamente a Gondor, uno dei quali era sempre quello di Aglarond (tradotto, come bella bozza, 'Caverne di Splendore', ma cambiato con 'Caverne Scintillanti'), (15). Degli altri due, Gandalf dice ancora che erano distanti 'Non so dove, perché nessuna rima lo dice. Forse erano a Fornost, e con Kirdan a Mith[l]ond (16) nel Golfo di Lune dove giacciono le navi grigie.
In risposta alla domanda di Pipino riguardante l'arrivo del Nazgûl (Le Due torri, p. 204), qui Saruman dice solo: 'Ti avrebbe potuto portare alla Torre Oscura', e continua subito: 'Ma ora Saruman è arrivato all’ultimo pizzico di vizio che gli resta' Dice che 'Può darsi che lui [sauron] venga a sapere che ero qui e che sono stato sulle scale di Orthanc -con degli hobbit al seguito. E' questo ciò che temo.' (17) E alla fine del capitolo dice a Pipino: 'Può darsi che tu veda il primo scintillare dell'alba sul tetto dorato della casa di Eorl. Al tramonto del giorno successivo vedrai l'ombra del Monte Tor-dilluin scendere sulle
bianche mura della torre di Denethor.' (18)
Nella sua prefazione alla Seconda Edizione de Il Signore degli Anelli mio padre disse che nel 1942 'scrissi le prime bozze della questione che ora è nel Libro III, e agli inizi dei capitoli 1 e 3 del libro V ['Minas Tirith' e 'L’Adunata di Rohan']; e lì quando i fuochi fiammeggiavano nell'Anorien e Théoden giunse a Clivovalle mi fermai. La preveggenza aveva fallito e non c'era tempo per pensare'. (19).
Sembra essere stato alla fine del 1942 o poco dopo che si fermò; poiché in una lettera a Stanley Unwin del 7 dicembre 1942 (Lettere no.47) disse che il libro era arrivato al capitolo XXXI 'e richiederà almeno sei capitoli per essere finito (li ho già abbozzati).' Questo capitolo era senza dubbio 'Il Palantir' (non ‘Relitti e Alluvioni’, Lettere p.437, nota alla lettera 27).
Nella prefazione alla Seconda Edizione continua: 'Era durante il 1944 che... mi sono obbligato ad affrontare il viaggio di Frodo a Mordor', e questo nuovo iniziato può essere datato molto precisamente, in quanto il 3 aprile 1944 mi disse in una lettera (Lettere no.58):
Ho iniziato a scribacchiare ancora sugli Hobbit. Ho iniziato facendo un po' di (doloroso) lavoro sul capitolo che riprende le avventure di Frodo e Sam; e per mettermi in sintonia ho copiato e sistemato l'ultimo capitolo scritto (Pietra di Orthanc).
Due giorni dopo, il 5 Aprile 1944 (Lettere no.59) mi scrisse:
Mi sono seriamente sforzato a intraprendere la strada per finire il mio libro, e sono stato seduto fino a quando faceva piuttosto tardi: c'era bisogno di molte riletture e ricerca.
E' un affare difficile e fastidioso riprendere il ritmo. Sono tornato a Sam e Frodo, e sto cercando di risolvere le loro avventure. Alcune pagine mi sono costate molta fatica: ma al momento hanno appena incontrato Gollum su un precipizio.
Il 'copiare e sistemare' 'La Pietra di Orthanc' che mio padre fece in questo periodo è il secondo, molto ben scritto manoscritto del capitolo. Ben più di anno era passato dalla scrittura del primo manoscritto del capitolo, ma, in maniera comprensibile, non furono fatti cambiamenti di significato nel nuovo testo: quindi la reazione di Aragorn al palantìr resta nella stessa semplice forma che aveva (p.75); Gandalf non fa riferimento alla possibilità che Vermilinguo possa aver riconosciuto Aragorn sulle scale di Orthanc (nota 17); Aglarond era ancora uno degli antichi luoghi che conservavano i palantìri di Gondor, e Gandalf dice ancora che non sa dove siano stati gli altri 'perché nessuna rima lo dice', ma forse erano a Fornost e con Cirdan ai Porti Grigi. (20)
NOTE
1. Per 'la strada che porta al ponte' vedere p.31, dove provenendo dall'altra direzione/direzione opposta la compagnia aveva attraversato il ponte e 'trovato una strada che con una grande ricerca verso nord li aveva portati alla grande strada per i guardi.'
2. Nelle note sulle distanze a cui si fa riferimento a p.42 nota 14, quella tra Edoras è Isengard è data di 125 miglia, il che concorda con la Prima Mappa (VII: 319) e con l'affermazione ne Le Due Torri ('Il Fosso di Helm', p.131) che era di 40 leghe e più: vedere p. 12. La distanza da Edoras a Isengard in queste note è data di 140 miglia (46 leghe), che anche in questo caso concorda molto con la Prima Mappa (circa 2-8 cm). La distanza tra Edoras e il Fosso di Helm o la bocca della Conca Fossato è di 100 miglia; nel mio disegno questa distanza è di 100 miglia (2 cm.), ma la mappa è qui molto difficile da interpretare e probabilmente non ho messo il Fosso di Helm precisamente nel punto che intendeva mio padre: nella mia mappa del 1943 la distanza in linea d'aria è di 110 miglia. L'idea che dopo la visita a Isengard Théoden e i suoi compagni fossero ritornati a Edoras si trova già nello schema 'La Storia prevista da Fangorn', VII. 437.
3. C'è una seconda bozza dell'inizio, che non è necessario riportare per intero. Qui si nota come cavalcarono: 'Gandalf prese Merry a cavallo dietro di lui, e Aragorn prese Pipino; Gimli, come prima, cavalcò con Eomer, e Legolas aveva Arod al suo fianco'; ma questo fu immediatamente cambiato con 'Legolas e Gimli cavalcarono ancora insieme'. Dopo un'ulteriore esitazione, sia che la compagnia fosse andata ai Guadi o sia che fosse passata sopra il ponte sotto Isengard e fosse andata ad est, la bozza finisce così: il piano di Gandalf era stato inizialmente di cavalcare dritto a Edoras da Isengard. Ma disse 'La vittoria ha i suoi pericoli', e che Theoden avrebbe fatto meglio a cavalcare in segreto ora, con molti uomini. Sarebbero ritornati alla Conca Fossato e avrebbero mandato avanti un messaggero, che avrebbe pregato gli uomini che lavoravano lì di accelerare il loro lavoro ed essere pronti a cavalcare il giorno dopo attraverso i sentieri nelle colline. Quindi ora la compagnia cavalcava con un [passo] tranquillo. Cf. Racconti Incompiuti, p.405: 'Serviva la dimostrazione su Dol Baran degli effetti della Pietra di Orthanc su Peregrino per rivelare improvvisamente che il 'legame' tra Isengard e Barad-dûr (visto come esistente dopo la scoperta che le forze di Isengard avevano raggiunto altre forze dirette da Sauron nell'attacco alla Compagnia a Parth Galen) era infatti la pietra di Orthanc- e un altro palantìr.'
4. Cf. Racconti Incompiuti, p.405: 'Serviva la dimostrazione su Dol Baran degli effetti della Pietra di Orthanc su Peregrino per rivelare improvvisamente che il 'legame' tra Isengard e Barad-dûr (visto come esistente dopo la scoperta che le forze di Isengard avevano raggiunto altre forze dirette da Sauron nell'attacco alla Compagnia a Parth Galen) era infatti la pietra di Orthanc- e un altro palantìr.'
5. La distanza da Orthanc a Barad-dûr nella Prima Mappa è di 12-3 cm.=615 miglia o 205 leghe. Questo è un momento conveniente per notare che nel mio disegno della sezione IV della Prima Mappa (VII. 319) quello che ho rappresentato come un cerchietto nella parte ovest della Valle del Mago sembra non essere tale, ma piuttosto un'alterazione nella linea che segna il confine della valle. Al confine superiore della valle c'è un cerchio minuto che deve rappresentare Isengard.
6. La storia qui è che gli Ent (che all'inizio della bozza a p.68 si dice siano tornati alle sorgenti del fiume, lasciando Barbalbero solo al cancello di Isengard) avevano obbedito immediatamente alla richiesta di Gandalf a Barbalbero di partire (Le Due Torri, p.192) che le acque dell'Isen fossero ancora versate sull'Anello.
7. Da Isenford a Osgiliath nella Prima Mappa ci sono 8-6 cm di distanza= 430 miglia o 143 leghe.
8. Cfr. VII. 447: 'Se sopravvivo, verrò, Lady Eowyn, e forse allora cavalcheremo insieme.'
9. Cfr. le parole di Gandalf ne Le Due Torri, p.203: Ahimè per Saruman! E' stata la sua rovina, è così che la vedo adesso'; e ne Il Ritorno del Re, p.133: Così il potere di Sauron è entrato a Minas Tirith.'
10. E' scritto infatti sul retro di una delle pagine della prima bozza continuativa iniziale del capitolo (p.73), ma sembra essere completamente scollegato da esso.
11. Angost è stata una sostituzione momentanea per Angrenost: vedere p.44 nota 28
12. Una delle pagine di questa bozza riporta anche la bozza del passaggio ne 'La voce di Saruman' in cui Gandalf, vedendo
Pipino portare il palantir, urla 'Qui, ragazzo mio, lo prendo io! Non ti ho chiesto di maneggiarlo.' vedere p.66
13. Nomino i seguenti come esempi di tali differenze nel dettaglio di questa parte della storia. Nel discorso di Gandalf con Merry mentre cavalcano verso Isengard (Due Torri, p.194), dopo aver detto che non ha ancora capito quale sia il legame tra Saruman e Sauron e che 'Rohan sarà sempre nei suoi pensieri', usa ancora le parole trovate nella bozza presto abbandonata che venne usata per l'inizio del capitolo (p.68): 'Non c'è nessuno in questa compagnia, di certo, il cui nome e le cui azioni non siano ora registrate nella mente di Sauron.' ma mio padre mise questo tra parentesi, con la nota marginale: 'No: il ritorno di Gandalf nascosto'. Nella fermarsi di notte sotto Dolbaran (scritto così, anche nello schema a pagina 72) Merry e Pipino giacevano non distanti da Gandalf; quando Pipino si alzò dal letto 'le due guardie sedute sui loro cavalli davano le spalle al campo'; Pipino vide un luccichio negli occhi di Gandalf mentre dormiva 'Sotto le sue lunghe ciglia scure' ('lunghe ciglia' 11); il palantìr stava vicino alla mano sinistra dello stregone.
14. Questo fu conservato nella Prima Edizione de Le Due Torri.
15. Come ne Le Due Torri, Gandalf indovina che il palantìr di Barad-dûr è la Pietra di Ithil.
16. Mithond deve essere una semplice svista, anche se fu lasciata senza correzione. E' curioso che nel manoscritto successivo, fatto nel 1944 (pp. 77-8), la forma in questo passaggio fosse Mithrond, corretta con Mithlond.
17. Ne Le Due Torri 'Questo è ciò che temo' si riferisce a frasi aggiuntive inserite dopo 'con degli Hobbit al mio seguito': 'O che un erede di Elendil vivo, si ergeva al mio fianco. Se Vermilinguo non fosse stato ingannato dall'armatura di Rohan, rammenterebbe certo Aragorn e il titolo del quale si fregiava.' Ma questo inserimento fu fatto molto tempo dopo (su 'l'armatura di Rohan' indossata da Aragorn vedere le Due Torri p.127, e in questo libro p.304 e p. 317 con nota 9).
18. Tor-dilluin fu corretta con Mindolluin. La montagna fu aggiunta approssimativamente alla Prima Mappa e non nominata, ma mostrata con cura nella mappa del 1943 (VII.310). -Con la previsione di Gandalf che sarebbero arrivati al tramonto confronta p.73 (Gandalf raggiunge Minas Tirith al tramonto del 5 Febbraio).
19. Cf. la lettera di mio padre a Caroline Everett, 14 giugno 1957 (Lettere no.99): Fui infatti trattenuto per il tempo più lungo -sia da circostanze esterne che interne- al punto ora rappresentato dalle ultime parole del Libro III (finito intorno al 1942 o 3). Dopo questo, il capitolo I del Libro V rimase per molto tempo solo un semplice inizio (fino all'arrivo a Gondor); il capitolo 2 [il Passaggio della Grigia Compagnia] non esisteva; e il Capitolo 3, ‘L’Adunata di Rohan’, non era andato oltre l'arrivo a Clivovalle.
Il capitolo 1 del Libro IV [smeagol Domato] non era andato molto oltre le parole iniziali di Sam (Vol. II. p.209). Alcune parti dell'avventura di Frodo e Sam sui confini di Mordor e a Mordor erano state scritte (ma furono infine abbandonate).'
L'ultima frase si riferisce evidentemente al testo che ho chiamato 'La storia Prevista da Lorien', nel VII: 324 ff.
In effetti, ci sono poche chiare prove del fatto che mio padre sbagliasse nel suo ricordare che gli inizi abbandonati dei capitoli 1 e 3 del libro V appartenessero ad un tempo che abbiamo ormai raggiunto (cioè la fine del Libro III); vedere p. 231 ff., dove la questione è discussa in dettaglio.
20. Il testo riporta Mithrond qui, corretto con Mithlond: vedere nota 16. Ho raccolto alcuni ulteriori dettagli da questo secondo manoscritto. I palantir divennero palantìri mentre lo scriveva. Osgiliath è chiamato Elostirion (Elostirion essendo più o meno sostituito da Osgiliath nel primo manoscritto, ma molto probabilmente in questo momento.)
Questo cambio fu introdotto in una nota datata Febbraio 9, 1942 (VII. 423), e appare nello schema 'La Storia Prevista da Fangorn'. Osgiliath nella bozza e nel primo manoscritto di 'll Palantir' era quindi una regressione, e Elostirion nel 1944 un'altra. Alla fine Elostirion fu poi corretto di nuovo con Osgiliath nel manoscritto del 1944.
Infine, c'era molta esitazione sulla fase della luna nella notte dell'accampamento sotto Dol Baran. Nella bozza originale non era scritto niente più che 'La luna brillava' quando Pipino si alzava dal letto. Nel primo manoscritto 'La luna si era levata, lontano, ma non poteva ancora essere vista; un pallido lucore era nel cielo sopra i cespugli e il margine ad est della vallata'; con questo comparate forse le prime note date a p.69, dove Gandalf guarda nella Pietra Vedente e dice 'La luna è già visibile a Osgiliath'. Questo fu cambiato con 'La luna brillava fredda e bianca sulla vallata e le ombre dei cespugli erano nere'; ma sia nel primo che nel secondo manoscritto mio padre andava avanti e indietro tra le due frasi, fino a quando finalmente si decise per la seconda, che si trova ne Le due Torri (p.196).
Nel primo manoscritto annotò sul margine i tempo seguenti (che mostrano un viaggio da Isengard molto più rapido rispetto allo schema di p.72): 'Tramonto alle 5 del pomeriggio circa. Si accamparono circa alle 6. Questo [cioè Pipino che guarda nel palantìr] accadde circa alle 11. La luna si leva alle 6.34 del pomeriggio.' Secondo l'elaborato schema del tempo che fu fatto dopo l'introduzione dei cambi, a ottobre 1944 (VIII. 368), la Nuova Luna era stata il 21 gennaio, il primo quarto il 29 gennaio, e la luna piena era il 6 febbraio, tre notti dopo l'accampamento sotto Dol Baran.
Gil Galad - Stella di radianza
MODERATORE MODE ON
Come già detto altre volte, un brano particolarmente lungo non va messo sul post, anche se sotto forma di spoiler (pesa lo stesso troppo). Sei quindi pregato di sostituire questi brani con dei link che rimandino ad essi, al più presto. Grazie.
MODERATORE MODE OFF
Ma come si possono mettere dei link se sono traduzioni nostre e non prese sul web? Io non so ma talvolta a pensar male non si fa neppure più peccato, evidentemente anche questo tipo di lavori destinati a portare alla lettura stralci di brani a molte persone a cui non possono arrivare da fastidio a qualcuno. Pertanto se gli amministratori troveranno qualcosa da ridire toglieremo anche queste traduzioni di cui forse questo forum non merita la fatica e il tempo di coloro che ci si dedicano nel tentativo soprattutto ma non solo per chi ama Tolkien di fare qualcosa di buono.
Gil Galad - Stella di radianza
stavo per fare anche io la stessa domanda, poi ho pensato "sarà spiegato nel regolamento e io non lo so" e ho lasciato stare XD
Come si fa? A parte caricare il file di testo su un host qualsiasi e poi postare il link..
Non per fare polemica, semplice curiosità :)
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