Ciao.
Da un sacco di tempo ormai le case editrici varie cercano di promuovere i loro libri con citazioni come "I fan de Trono di Spade lo ameranno!", "Per tutti gli amanti del Trono di Spade!", "Tizio è ottimo allievo di Martin", "se volete qualcosa come Il Trono di Spade questo farà per voi!" ma soprattutto "L'erede di George R. R. Martin"....
Solo io ne ho le scatole piene? Ma davvero. L'unico autore di fantasy violento/realistico che non era pubblicizzato dalla sua casa editrice come l'ennesima incarnazione di GRRM mi pare che fosse Luke Scull con la sua Compagnia della Spada*. Forse anche Richard Morgan (conosciuto in ambito fantasy per I Sopravvissuti e Esclusi) non è stato etichettato come l'ennesimo clone di GRRM (anzi, sulla copertina comparivano le lodi di Abercrombie) Ma per il resto... Insomma, vediamo un po' come sono questi emulatori di Martin:
- Il Principe dei Fulmini, di Mark Lawrence. L'autore viene definito un "erede di GRRM" ma ha uno stile completamente diverso! Tutta la storia è raccontata in prima persona dal protagonista della vicenda e abbiamo poche informazioni sulla ambientazione rispetto a Westeros di GRRM (scelta fatta di proposito da Lawrence). Il libro è bello, MA NON E' COME GRRM.
- Il Richiamo delle Spade, di Joe Abercrombie. Anche qui, ennesimo "erede di GRRM". Abercrombie usa dei Punti di Vista diversi per narrare la sua vicenda ma sono molto di meno rispetto a GRRM. L'intrighi politici dietro alle vicende dei protagonisti sono complessi si, ma non tanto quanto quelli di GRRM (opinione personale eh). La caratterizzazione dei personaggi è (quasi?) ai livelli di Martin, così come le descrizioni degli scontri/battaglie. La finalità dei romanzi di Abercrombie però è molto diversa da quelli di GRRM - GRRM parla delle conseguenza di una lotta sanguinosa per il potere, mentre il messaggio di Abercrombie è incredibilmente nichilistico. Poi, io ho avuto la fortuna di leggere Abercrombie poco prima della "GRRMmania" per cui normalmente non mi ritrovavo a fare dei paragoni con Martin. Detto questo, io reputo Abercrombie bravissimo e lo consiglio ai molti MA i suoi libri sono diversi da quelli di Martin. Simili (quasi assente la magia e le creature fantastiche, molte scene crude) ma diversi (humor, filosofia dell'autore, soliti cliché affrontati in maniera completamente diverse e quindi fresca).
- Malice. La Guerra degli Dei, di John Gwynne. "Libro che fa per gli amanti del Trono di Spade" dice la copertina... Sul serio? Tanti Punti di Vista, molti elementi fantasy (giganti, oscure profezie, mostri di vario tipo, creature angeliche & demoniache, magia), richiami al nostro mondo (Vin Thalun = Vichinghi?), intrighi politici, duelli, battaglie ecc. Ma alla fine sa tutti di "già visto". I nomi dei personaggi sembrano casuali: cioè non è che ad es. i personaggi provenienti da una nazione che si ispira al mondo romano hanno nomi dal "sound" simile, anzi, pare un accozzaglia di nomi fantasy buttata giù all'ultimo secondo. L'ambientazione ha del potenziale ma di nuovo, c'è tanta roba già vista! Un gigante si tatua delle spine sulle braccia, ogni spina indica un'uccisione, così come dei abitanti delle steppe portano delle trecce che hanno lo stesso significato (più trecce hai - più hai ucciso)... Uno dei protagonisti adotta una creatura che sembra un Metalupo e lo segue ovunque (hmmm, questa l'ho già vista DA QUALCHE PARTE ). Detto questo, con un minimo di distacco dirò che il libro non è brutto, ma non è paragonabile lontanamente né a un Martin né a un Abercrombie. Dire che Malice assomiglia al Trono di Spade significa danneggiarlo, perché gli amanti di Martin probabilmente non vedranno Malice come un libro paragonabile a un qualsiasi episodio delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.
- L'Araldo della Tempesta, di Richard Ford. "Libro in stile GRRM e Abercombie"... Si, più Abercrombie che Martin però! Numerosi Punti di Vista (8), ma tutti (tranne quello dell'epilogo) si muovono a Steelhaven, una grande metropoli medievale. I personaggi fanno parte di diversi ceti sociali (la figlia del re, un veterano di guerra ora fabbro, un ladruncolo, una ragazzina senzatetto, un emissario originario dai regni del sud, la "paladina", l'apprendista mago, un assassino) e ci illustrano la vita in diverse zone della città. Fuori dalle mura però infuria una guerra dove il Re cerca di fermare l'avanza di un grande esercito di barbari del nord guidati da un misterioso (e potente) condottiero. Ora... Similitudini con Martin? Beh la stanza del trono priva di ornamenti affinché i regnanti non si distraggano (ricorda un po' la filosofia del Trono di Spade, scomodo per ricordare che regnare è un lavoro difficile), il cattivo che ha un trono creato tramite la fusione dei troni dei nemici sconfitti (LOOOOL), decadenza, sesso e sangue ovunque. Humor di stile Abercrombiano, ma molto peggiore. Alcuni personaggi avevano delle potenzialità (il fabbro e il ladro sopratutto) ma finiscono per scadere nel già visto o banale... A parte che una delle sottotrame del libro prevede un'indagine dei maghi su una serie di omicidi e io ho scoperto chi era il serial killer a metà del libro Non credo sia un bene... Almeno l'ambientazione è diversa da quella di GRRM o Abercrombie - popolata di mostri (anche se, per ovvi motivi, a Steelhaven non c'è ne sono...), razze fantasy (pseudo-elfi e delle specie di uomini-bestia), esistenza di demoni & magia demoniaca (ovviamente) proibita. Ford cerca di emulare lo stile di Abercrombie, ma non ci riesce ed è un peccato perché qualche idea era carina.
Qualche giorno fa, ero in una libreria e ho visto "Drakenfeld. Il custode della camera del sole". Avevo sentito parlare di quel libro sui vari siti anglofoni un po' di tempo fa e mi ispirava un "giallo fantasy" come lo definivano in molti. Così presi il libro in mano e lessi sulla copertina - "piacerà agli amanti del Trono di Spade!" o qualcosa di simile... Pieno di dubbi, rimisi il libro al suo posto e me ne andai, conscio del fatto che paragonare un romanzo fantasy al Trono di Spade non sempre è una buona idea. Infatti, ricordo che Drakenfeld sui siti anglofoni non viene paragonato a GRRM... Ma in Italia si. Quindi mi chiedo: come mai? Cioè un libro "per gli amanti del Trono di Spade" significa "sangue, sesso, intrighi politici, poca magia e duelli a go go"? No perché c'era chi faceva libri di quel tipo prima di GRRM (ad es. Glen Cook, mai pubblicato in Italia, autore amato da Steven Erikson).
Secondo me ciò è dovuto al mercato editoriale italiano estremamente limitato. Cioè, prima dell'arrivo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco in televisione, quali erano le alternative a GRRM in Italia? No perché all'estero le "alternative" a GRRM erano uscite ben prima della creazione della serie TV*... Motivo per cui chiunque decida di scrivere un fantasy "realistico" non viene etichettato come un clone di Martin. Ma in Italia si. C'è da dire che il successo straordinario della serie TV ha aperto gli orizzonti ai molti lettori e quindi ha diffuso il "verbo" del fantasy realistico (e ciò è un bene) ma in Italia fantasy realistico = copia di Martin (e ciò è male).
Voi che ne pensate?
*Personalmente, nonostante molte pecche il libro mi è piaciuto. Probabilmente perché a tratti sembra una campagna di D&D ma con Dungeon Master qualcuno come Tarantino
*qualche esempio:
Il Richiamo delle Spade (Abercrombie) è del 2006
I Sopravvissuti (Richard Morgan) è del 2008
The Darkness that Comes Before (Scott R. Bakker) è del 2003 - libro più dark/violento che abbia mai letto in vita mia eh... a tratti più horror che fantasy
The Black Company (Glen Cook) è del 1984 - prima del primo volume delle Cronache (1996)
Hawkwood's Voyage (Paul Kearney) è del 1995 - idem come sopra... Fantasy molto alla Martin, l'ambientazione assomiglia all'Europa rinascimentale con la tecnologia della polvere da sparo ben sviluppata
La serie TV delle Cronache è uscita nel 2011
No, non penso tu sia l'unico ad averne le scatole piene...ma del resto, la pubblicistica fantasy (e specialmente italiana) è fatta così: si prende il pincopallo di turno (indipendentemente dal suo valore reale) e lo si accosta ad un grandissimo, definendolo suo erede.
Se pensi che qualche tempo fa, Licia Troisi era definita "la scrittrice che ha rivoluzionato il fantasy"...."l'erede di J.R.R.Tolkien"....che si sarà rivoltato nella tomba!!! Licia Troisi ha rivoluzionato il fantasy??? E la paragonano a Tolkien??? E ti posso garantire che è solo un esempio, fatto per aprire la via a chi, altrimenti, non andrebbe oltre una bassa percentuale di vendita garantita dalla mediocrità del suo livello.
Ora, Abercrombie e Gwyne sono un'altra cosa, ma l'ignoranza dei pubblicisti italiani spinge ad accostarli a chi ha avuto successo e venduto molto...facendogli un torto enorme: così sembra che il loro pregio principale sia di assomigliare a Martin (o a Tolkien, o a chi di turno), e non di avere una propria identità ed una propria capacità di scrittura e di convincimento...
Il motivo per cui si usano questi paragoni è molto semplice: soldi. E la teoria dei grandi numeri. Detto in altri termini, se dico un numero sufficiente di cavolate letterarie, tipo che lo scrittore X è degno erede del ben più venduto scrittore Y, magari 9 probabili lettori su 10 non ci crederanno e metteranno a posto il libro, ma il decimo invece lo comprerà. E io avrò fatto comunque la mia parte di guadagno, che alla fine è l'unica cosa che conta per una casa editrice, che come ogni azienda mira al profitto.
Il servizio culturale che una casa editrice svolge non è l'Obbiettivo, con la O maiuscola, ma un mezzo per raggiungere il vero fine, cioè la Pecunia. E oltretutto non è nemmeno il mezzo migliore, se consideriamo che tra i libri che generano più profitto ce ne sono alcuni che sarebbero da bruciare sulla pubblica piazza tanto male sono scritti. Un tempo era vera l'equazione "lavoro di qualità svolto su un libro = più lettori lo prenderanno = più guadagneremo", ora è un'equazione entrata pesantemente in crisi, in Italia ma anche all'estero (addetti ai lavori dell'editoria USA hanno paragonato il lavoro degli editor di oggi con quello degli editor di ieri e hanno verificato come la qualità sia crollata e neanche poco).
Perciò, quando leggi cose come questa o, più in generale, ogni recensione positiva scritta da una rivista/ collega scrittore/ editor/ addetto ai lavori, prendila mooolto con le molle, perché nella maggior parte dei casi è una marchetta, niente di più, niente di meno.
Succede in tutti gli ambiti. Qualche tempo fa, quando portarono in Italia il film d'animazione Il giardino delle parole di Makoto Shinkai, lo presentarono come il nuovo Miyazaki, quando invece a livello di regia, tematiche e filosofia Shinkai e Miyazaki sono non dico opposti, ma molto molto diversi; però, siccome Miyazaki è il regista più acclamato in Occidente (e a torto) conveniva accostare il nome di Shinkai al suo. Si fa leva su un nome famoso e acclamato per favorire il successo e le vendite, poi nella maggior parte dei casi si capisce chiaramente che è solo una strategia di marketing che non ha niente a che vedere con le effettive affinità fra i due autori.
Ho aperto il post pensando che il caro zio avesse fatto testamento e si fosse scoperto chi erediterà la sua fortuna!!
Sull'argomento principale posso dire che Il principe dei fulmini o come si chiama, l'ho letto, ma non mi ha entusiasmato troppo... Di Abercombrie ne ho sentito parlare, forse gli darò una chance in futuro!
Per quanto riguarda le fregature degli editori ne ho collezionate tante. La più grossa è stata con La spada della verità di Goodkind, definita in copertina "L'opera che sarà per il 2000 come Il Signore degli Anelli negli anni '60", o roba del genere! In realtà fa discretamente schifo, non ha la minima possibilità di diventare un fenomeno sociale: Tolkien ha creato un universo, lì ci sono protagonisti con comportamenti abbastanza scontati, nomi messi a caso (in alcuni casi anche abbastanza evocativi), magia che appare, scompare e cambia rispetto alle esigenze della trama!
Mi sono fermato alle fine del primo interminabile volume.
Ci hanno anche fatto una serie-flop chiusa dopo due stagioni (nonostante i libri siano una decina) scritta da Sam Raimi (quello di Xena) che ha tolto le poche sottotrame interessanti per semplificare ed ha inserito i personaggi/situazioni demenziali con cui ha avuto fortuna in TV.
Ora, Abercrombie e Gwyne sono un'altra cosa, ma l'ignoranza dei pubblicisti italiani spinge ad accostarli a chi ha avuto successo e venduto molto...facendogli un torto enorme: così sembra che il loro pregio principale sia di assomigliare a Martin (o a Tolkien, o a chi di turno), e non di avere una propria identità ed una propria capacità di scrittura e di convincimento...
Direi che hai centrato il punto! Alla fine la GRRMmania rischia di fare più danni che altro... Danni agli altri autori. Infatti, più volte mi è capitato di vedere gente scrivere "ah a me Abercrombie non piace, non è come Martin"... E' questo il punto, Autore A non deve essere come Autore B! Anche se le case editrici si ostinano a dire il contrario. Sta cosa si rivolterà contro anche a chi può pubblicare Martin, prima o poi.
Il motivo per cui si usano questi paragoni è molto semplice: soldi. E la teoria dei grandi numeri. Detto in altri termini, se dico un numero sufficiente di cavolate letterarie, tipo che lo scrittore X è degno erede del ben più venduto scrittore Y, magari 9 probabili lettori su 10 non ci crederanno e metteranno a posto il libro, ma il decimo invece lo comprerà. E io avrò fatto comunque la mia parte di guadagno, che alla fine è l'unica cosa che conta per una casa editrice, che come ogni azienda mira al profitto.
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Perciò, quando leggi cose come questa o, più in generale, ogni recensione positiva scritta da una rivista/ collega scrittore/ editor/ addetto ai lavori, prendila mooolto con le molle, perché nella maggior parte dei casi è una marchetta, niente di più, niente di meno.
Naturalmente. Cioè inizialmente quando vedevo questi accostamenti mi interessavo al libro in questione (HA! Esattamente ciò che vogliono gli editori ) ma MAI e poi MAI lo prendevo al volo. Prima mi informavo su Goodreads e siti analoghi, per poi al massimo venir deluso...
Si cita Martin, perchè è popolare, dopo il successo della serie tv.
Scrivere "è l'erede di Martin" serve per far passare il messaggio "ti piace quello, quindi ti piacerà anche questo: compralo!".
Anche grazie a Giorgione, il fantasy si è sdoganato negli ultimi anni. 20/25 anni fa, tranne rarissimi casi, la letteratura fantasy era un genere per maschi, e in gran parte per "nerd".
Trovare una ragazza che leggesse fantasy era difficile come trovare un quadrifoglio in un campo. Se dicevi che leggevi fantasy (o che giocavi a D&D),rischiavi di essere considerato "strano".
Negli anni duemila, anche le femmine hanno iniziato ad avvicinarsi al genere. Martin ha dato un grande contributo a questo cambiamento, trasformando l'approccio al genere. Molta meno Cappa&Spada (Gemmel, Howard, ecc.) e molti più intrighi, relazioni famigliari e personaggi femminili in cui immedesimarsi.
Dopo l'avvicinamento, ora molti nuovi adepti del fantasy leggono anche altro tipo di fantasy, ma il "monito" sui libri è sempre per ricordare "Oh! Non ci sono nani e hobbit, non ci sono solo guerrieri che stantuffano e maghi, quindi piacerà anche a te che non avevi mai letto fantasy prima!"
Chiaramente l'obiettivo è quello di far vendere di più il libro. Martin è nel suo momento d'oro, libri con su-scritto il suo nome (che sia la pesantissima e inflazionata dichiarazione "l'erede di Martin" o che sia più semplicemente un commento reale di Martin su quel libro) possono vivere per un po' di tempo di luce riflessa fino ad arrivare alla loro autosufficienza (che è quello in cui spera l'editore).
Però è anche vero che ormai il nome Martin è identificativo di una sottocategoria del genere fantasy che porta il suo nome perché è esplosa principalmente grazie a lui e si contrappone alla categoria Tolkien che è quella più classicheggiante. Il nome di Martin su un libro non scritto da lui quanto meno aiuta ad identificarne immediatamente il genere ma non la qualità ovviamente, che starà al lettore stabilire informandosi prima dell'acquisto e poi eventualmente con la lettura.
E grazie alla dicitura Martin che ho scoperto nuovi autori come Abercrombie e Scott Lynch, quindi alla fine il fine giustifica i mezzi, pazienza se anche autori che non lo meritano gioveranno dal paragone (in termini di vendite).
Ora, Abercrombie e Gwyne sono un'altra cosa, ma l'ignoranza dei pubblicisti italiani spinge ad accostarli a chi ha avuto successo e venduto molto...facendogli un torto enorme: così sembra che il loro pregio principale sia di assomigliare a Martin (o a Tolkien, o a chi di turno), e non di avere una propria identità ed una propria capacità di scrittura e di convincimento...
Direi che hai centrato il punto! Alla fine la GRRMmania rischia di fare più danni che altro... Danni agli altri autori. Infatti, più volte mi è capitato di vedere gente scrivere "ah a me Abercrombie non piace, non è come Martin"... E' questo il punto, Autore A non deve essere come Autore B! Anche se le case editrici si ostinano a dire il contrario. Sta cosa si rivolterà contro anche a chi può pubblicare Martin, prima o poi.
Qui dipende dall'intelligenza di chi commenta. Chiaramente se il paragone è suggerito subito dall'editore, chi legge è subito portato a fare un confronto (spesso ingiusto) ma penso che questo succederebbe in ogni caso: se consideriamo Martin capostipite di una sottogenere, è inevitabile che se leggo un libro simile in certe tematiche (nemmeno in tutte, anche la Gabaldon viene confrontata a Martin nonostante l'enorme diversità dei libri) salta fuori il confronto con ciò che ho letto in passato.
Ad esempio se leggo un romanzo storico su un certo periodo, e mi è piaciuto tanto da ricordamelo, sono comunque portato a fare confronti con altri romanzi ambientati nello stesso periodo storico.
Un altra cosa che ho notato dopo il boom della serie tv è che fioccano romanzi con "Trono" nel titolo oppure qualche altra parola che ricorda subdolamente le Cronache. In più Martin, nonostante sia sempre impegnatissimo, sembra avere infinito tempo per leggere, tanto da esprimere giudizi su tantissimi libri... C'è qualcuno che poi controlla che Martin abbia veramente pronunciato quelle parole? Io per ora vado in fiducia, ma dovrei iniziare a controllare...
Uno che sento dire abbia uno stile simile a Martin è Daniel Abraham, che tra l'altro è amico di George e ci ha collaborato in alcuni lavori.
In particolare, dicono gli somigli la saga che sta scrivendo attualmente: The Dagger and the Coin (4 dei 5 libri già pubblicati). In precedenza, ha già scritto altre due saghe e vari romanzi (una cosa che non ha in comune con George è sicuramente la lentezza nella scrittura).
Qualcuno lo conosce?
Solo per sentito dire, e in effetti anche a me ne han parlato molto molto bene, tant'è che l'ho inserito nella mia interminabile "coda di lettura"... ed il fatto che non esiste ancora una versione italiana dei suoi libri fa si che probabilmente non lo leggerò prima dell'uscita di TWOW :°D (insieme a Bakker, Butcher e Stower)
beh all'inizio martin era l'erede di tolkien
ed io pensai......ho gia l'originale
qualche anno dopo non sapendo cosa comprare mi affidai a questo erede di tolkien
il resto è storia
naturalmente mica è sempre cosi eh........
beh all'inizio martin era l'erede di tolkien
ed io pensai......ho gia l'originale
qualche anno dopo non sapendo cosa comprare mi affidai a questo erede di tolkien
il resto è storia
naturalmente mica è sempre cosi eh........
Ma anche definire Martin "erede di Tolkien" non è molto corretto, visto che nonostante alcune affinità i due sono molto diversi. A meno che non lo si voglia intendere come "scrittore egemone punto di riferimento del fantasy successivo", anche se per stabilire se è davvero così bisognerà aspettare anni e vedere se il modello martiniano si imporrà o meno così come fece il modello tolkeniano.
Beh, anche definire Martin "erede di Tolkien" non è molto corretto, visto che non hanno poi in comune così tanto.
no,forse non sono stato chiaro
io dico che "spacciavano" martin per l'erede di tolkien
non stavo facendo paragoni
no,forse non sono stato chiaro
io dico che "spacciavano" martin per l'erede di tolkien
non stavo facendo paragoni
mi ricollegavo ai primi post del topic che ho erroneamente pensato fossero piu recenti
Sì, questo l'avevo capito... ma non è comunque corretto, era anche lì una mossa di marketing: associamo il nome di questo scrittore a quello del maestro del genere fantasy e la gente si fionderà sulla sua opera aspettandosi un secondo LotR. Cosa che l'opera di Martin non è, anche perché il secondo LotR c'è già ed è La spada di Shannara Ah no, quella è una scopiazzatura