Ma infatti quello appunto rientra nel "come".. è ovvio che se provi ad esportare la democrazia in uno "stato" che è stato formato seguendo due paralleli e due meridiani racchiudendo 2390734 tribù che si sono scannate per centinaia di anni tra loro esce fuori un bordello.. :P
Che poi comunque l'esportare la democrazia non è MAI stato il fine principale, ma solo un collaterale per quanto ragionevolmente benvoluto.. durante la guerra fredda gli Usa, paladini della libertà occidentale, non si sono fatti scrupolo a impiantare di forza dittature fasciste dove gli conveniva.
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
Chiaramente il mio esempio su Craster era da prendere come tale, non aveva certo la pretesa di essere esaustivo. Nel caso specifico era giustamente dirimente la questione dell'appartenenza di Craster al Popolo Libero e non ai Guardiani della Notte, ma il tema potrebbe essere riproposto in altro modo.
SPOILER I FIUMI DELLA GUERRA
Con le Nozze Rosse i Frey hanno infranto una delle consuetudini più sacre di Westeros, ma così facendo hanno evitato al reame chissà quante battaglie e chissà quanti morti.
Personalmente credo che non sia possibile definire e far rispettare un valore in senso assoluto, ma che tutto al contrario possa essere pesato e gerarchizzato...
Con le ************ hanno infranto una delle consuetudini più sacre di Westeros, ma così facendo hanno evitato al reame chissà quante battaglie e chissà quanti morti.
il problema secondo me nasce anche perché si confonde il piano giuridico con il piano etico. L'ospitalità è una consuetudine fondamentale, direi proprio un "valore assoluto" della costituzione materiale di Westeros, mentre evitare morti e battaglie non lo è. Certo c'è gente che apprezza il valore della pace, ma "evitare morti" non è assolutamente un valore assoluto in senso giuridico, la sua portata "prescrittiva" è pari a zero, anzi direi che la violenza è pure incentivata in lungo e in largo e in particolare tra la "classe dirigente" dei lord e dei cavalieri.
In sostanza alla domanda "può lo Stato derogare il "valore assoluto" x in nome di y"?
SE SI RISPONDE DA UN PUNTO DI VISTA STRETTAMENTE GIURIDICO (x e y sono dei valori giuridicamente intesi)
se y è un valore > x -> sì, anzi è doveroso
se y è un valore < x -> no
se y è un valore = x -> bravo, hai creato un ordinamento giuridico fallato! Questo è il grande problema degli ordinamenti moderni: rifiutandosi di impostare una scala di valori ben precisa, si ritrovano inevitabilmente a dover affrontare situazioni in cui due "valori ugualmente assoluti" si rivelano incompatibili l'uno con l'altro.
garanzie processuali o sicurezza? proprietà privata o interessi pubblici? ecc.
certo c'è tutta la bella teoria del bilanciamento degli interessi e amenità varie, ma alla fin fine si riduce tutto all'arbitrio del giudice e/o al "peso" delle parti (estremamente difficile per un privato far valere le sue ragioni sugli organi statali, in particolari quelli di polizia)
SE INVECE SI RISPONDE DA UN PUNTO DI VISTA ETICO (y è un valore inteso in senso etico, o una situazione, un opportunità, una necessità, insomma qualcosa non necessariamente o esclusivamente inteso da un punto di vista giuridico)
beh, c'è poco da dire. Per me può essere legittimo derogare x in nome di y, per altri no, indipendentemente da ogni altra considerazione.
quindi SPOILER ASOS
giuridicamente la condotta dei frey è inaccettabile e il fatto che venga tollerata e anzi premiata dalla Corona è ancora più inaccettabile, mentre da un punto di vista etico può benissimo essere comprensibili o condivisibile, soprattutto da un pdv moderno
mi piace... il punto non è decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato... il punto è darsi una scala gerarchizzata di valori da rispettare... se due diritti hanno lo stesso "potere" quando entreranno in conflitto sarà un gran bel disastro... l'etica e la morale ci possono suggerire di trovare inaccettabili alcune situazioni, e quindi ci sentiamo in obbligo di fare qualcosa al riguardo, ma se io adotto una scala di valori influisce fino a un certo punto (sembra un controsenso, lo so...) non avrò il problema dei due diritti allo stesso livello..SE SI RISPONDE DA UN PUNTO DI VISTA STRETTAMENTE GIURIDICO (x e y sono dei valori giuridicamente intesi)
se y è un valore > x -> sì, anzi è doveroso
se y è un valore < x -> no
se y è un valore = x -> bravo, hai creato un ordinamento giuridico fallato! Questo è il grande problema degli ordinamenti moderni: rifiutandosi di impostare una scala di valori ben precisa, si ritrovano inevitabilmente a dover affrontare situazioni in cui due "valori ugualmente assoluti" si rivelano incompatibili l'uno con l'altro.
garanzie processuali o sicurezza? proprietà privata o interessi pubblici? ecc.
certo c'è tutta la bella teoria del bilanciamento degli interessi e amenità varie, ma alla fin fine si riduce tutto all'arbitrio del giudice e/o al "peso" delle parti (estremamente difficile per un privato far valere le sue ragioni sugli organi statali, in particolari quelli di polizia)
Da come la vedo io:
Ogni stato è fondato su dei valori fondamentali, in genere, volendo semplificare un po', gli stati occidentali moderni sono fondati sulla "libertà" di tradizione franco-anglosassone. Di certo non erano fondati su questo valore la Germania di Bismark, menchemeno quella di Hitler, nè la Russia di Stalin (o di Putin), l'Arabia Saudita o l'Iran.
Ora però, difendere la libertà, anzitutto la libertà dei propri cittadini, ha un po' di implicazioni. Tanto per cominciare si mettono in galera (quindi privano della libertà) ladri, briganti ed assassini. Non credo si possa fare molto diversamente. Di per se nella costituzione dovrebbero essere introdotte tutte le garanzie per evitare che "lo stato abusi dei suoi poteri" (qui mi permetterei di aggiungere che in tutte le costituzioni tali garanzie sono introdotte, solo che con il tempo diventano un po' obsolete). In politica estera diventa tutto un pelo più complicato, ma di per se si applica lo stesso principio.
Ora però, difendere la libertà, anzitutto la libertà dei propri cittadini, ha un po' di implicazioni. Anzitutto chi spara contro di te (o minaccia di farlo) è un nemico della (quantomeno tua) libertà. Di conseguenza lo si tratta come un ladro, un brigante o un assassino. Ovvero lo si toglie di mezzo. Mentre non c'è nessuna reale necessità nè interesse a mettersi contro coloro che ti sono amici, per quanto i loro valori siano ALTRI (Percui Craster è tuttosommato un amico, ). Sarebbe bello che tutti condividessero i nostri valori, ma a meno di non trovare la lampada di Aladino la vedo dura.
La questione dei Frey, e del fatto che la corona tolleri, è un altra invece. Indipendentemente da essere "idealisti" e considerare il tradimento degli ospiti come sommamente riprovevole o l'essere in favore di un certo pragmatismo secondo il quale, visto che ci torna utile è anche tollerabile, c'è un altra questione. Molto semplice. Con poco a che fare coi i valori. Se si tollera un certo comportamento da qualcuno, altri potrebbero avere la stessa idea, ed in più si rischia di danneggiare la propria reputazione. Quindi anche senza mettere i valori sulla bilancia quella rimane un azione molto dubbia.
Tra parentesi. Cesare avrà scannato decine di migliaia di Galli, ma non ha gradito l'uccisione di Pompeo da parte di Tolomeo.
Il problema è che costruire una scala di valori gerarchicamente ordinata può essere indispensabile dal punto di vista giuridico ma impossibile (e anche aberrante nella mia opinione) dal punto di vista morale.Per poter dare un giudizio sui due esempi
Craster, Frey
bisognerebbe prima decidere se si vogliono considerare da un punto di vista etico, giuridico o strettamente utilitaristico.
Il problema è che costruire una scala di valori gerarchicamente ordinata può essere indispensabile dal punto di vista giuridico ma impossibile (e anche aberrante nella mia opinione) dal punto di vista morale.Per poter dare un giudizio sui due esempi
Craster, Frey
bisognerebbe prima decidere se si vogliono considerare da un punto di vista etico, giuridico o strettamente utilitaristico.
Purtroppo il punto di vista giuridico varia da ordinamento ad ordinamento, quello etico da persona a persona, e quello utilitaristico....
Imho, e confesso di essermi ispirato ad altri, per vietare un comportamento bisogna chiedersi cosa succederebbe alla società se lo si permettesse.
Ora, per quanto riguarda l'omicidio ed il furto siamo tutti d'accordo, nessuna società potrebbe esistere consentendoli....
per altri comportamenti mi sa che occorre tornare all'etica....
Il problema è che costruire una scala di valori gerarchicamente ordinata può essere indispensabile dal punto di vista giuridico ma impossibile (e anche aberrante nella mia opinione) dal punto di vista morale.Per poter dare un giudizio sui due esempi
Craster, Frey
bisognerebbe prima decidere se si vogliono considerare da un punto di vista etico, giuridico o strettamente utilitaristico.
Purtroppo il punto di vista giuridico varia da ordinamento ad ordinamento, quello etico da persona a persona, e quello utilitaristico....
Imho, e confesso di essermi ispirato ad altri, per vietare un comportamento bisogna chiedersi cosa succederebbe alla società se lo si permettesse.
Ora, per quanto riguarda l'omicidio ed il furto siamo tutti d'accordo, nessuna società potrebbe esistere consentendoli....
per altri comportamenti mi sa che occorre tornare all'etica....
Esattamente Roadvirus, il problema è proprio quello.L'etica è soggettiva, e l'ordinamento giuridico che discende da una di queste etiche (anche ammesso che si superi il problema dei valori non confrontabili) non può essere universalmente riconosciuto da tutti.Il criterio utilitaristico secondo me è una questione molto più spinosa e interessante, ma anche incredibilmente complessa da trattare, perché in primo luogo bisognerebbe definire l'utile e stabilire un limite temporale entro il quale considerare le ripercussioni di una certa azione. Ripercussioni che ovviamente non siamo neanche in grado di cogliere nella loro interezza, perciò..
Per quanto riguarda la tua affermazione sulla società, mi sembra che, pur essendo genralmente condivisibile, sia troppo vaga e, come tu hai già detto, si appelli nuovamente all'etica personale.
Un estremista cattolico potrebbe fare lo stesso ragionamento con l'aborto: dove va a finire una società che permette l'aborto? Secondo lui l'aborto è una forma di omicidio legalizzato, per me è un diritto fondamentale.
Secondo me il punto cardinale di ogni società dovrebbe essere non tanto il sistema giuridico, quanto la capacità di risolvere i problemi a monte intervenendo sulle possibili fonti di disagio.
Questa separazione in metro di giudizio etico, giuridico eccetera mi sembra un po' fuori luogo.
La decisione che deve prendere uno Stato - nella figura dei politici in quel momento al governo - è una. Quindi introdurre il problema del metro di giudizio è un concetto ascrivibile alla domanda iniziale se ci si chiede anche secondo quale metro di giudizio deve essere affrontata una certa questione.
Il caso del rapimento di un ostaggio da parte di un gruppo di malviventi (dai semplici rapinatori di banca ad una cellula terroristica) può essere affrontato da politici che tengano maggiormente in conto gli aspetti etici o gli aspetti giuridici, ma parlare di questo o parlare di contrapposizione tra la necessità di assicurare i criminali alla giustizia e la necessità di salvaguardare la vita innocente dell'ostaggio non mi sembra cambi molto.
Dico questo perché non credo sia vero che il politico di turno si metta a dire "io ragiono secondo uno schema etico quindi avrò più a cuore questo aspetto rispetto a quest'altro", ma al contrario credo che penserà "la vita è inviolabile, non possiamo rischiare, veniamo a patti con gli ostaggi" e che poi questa decisione verrà ricondotta ad uno schema di pensiero piuttosto che ad un altro.
Quello che io credo è che sia impossibile per uno Stato garantire a priori un set definito di diritti o valori, e che debbano essere prese in considerazione delle temporanee sospensioni di tali diritti e valori in situazioni eccezionali. Penso inoltre che la capacità di un governo stia nel minimizzare tanto le occasioni in cui far ricorso a simili deroghe quanto gli impatti delle loro applicazioni, ma credo che sia proprio impossibile per uno Stato costruire un sistema autoconsistente intorno ad un nucleo inviolabile di diritti e valori.
La decisione che deve prendere uno Stato - nella figura dei politici in quel momento al governo - è una.
beh no questo è inaccettabile in uno Stato di diritto, che si caratterizza appunto per la sottomissione dei politici/governo/esecutivo alla legge/costituzione.
in tema di diritti fondamentali e valori assoluti la decisione è già presa a monte, e i "politici" devono limitarsi ad applicarla.
se poi come nel caso degli ostaggi non ci sono criteri chiari e univoci, e anzi a monte si stabilisce che i valori in questione sono di pari livello, beh chissenefrega di come agirà "lo Stato", giuridicamente sono valide entrambe le decisioni ed eticamente si può dire tutto e il contrario di tutto.
lo Stato ha deciso di creare un sistema di valori coordinati che si contraddicono a vicenda, nell'idea (implicita) che il valore supremo che tutto può derogare è il pluralismo e il bilanciamento di interessi? Bene, imho si può fare di meglio, ma alla fin fine va bene pure così.
uno Stato fallisce quando salta il livello minimo di sicurezza e pacifica convivenza (il fatto che ci siano alcuni tizi che ogni tanto prendono ostaggi è ben al di sopra dei livelli di guardia), e uno Stato di diritto fallisce quando l'arbitrio degli uomini prevale sulle prescrizioni legislative/costituzionali oltre un certo limite.
il primo "livello minimo" è abbastanza facile da individuare, il secondo meno, ma l'obbiettivo dello Stato non è creare la società perfetta, senza deroghe né ingiustizie... è mantenere le deroghe e le ingiustizie sotto un certo livello non identificabile con criteri scientificamente certi ma che più o meno ci rendiamo tutti conto di quale sia.
La decisione che deve prendere uno Stato - nella figura dei politici in quel momento al governo - è una. Quindi introdurre il problema del metro di giudizio è un concetto ascrivibile alla domanda iniziale se ci si chiede anche secondo quale metro di giudizio deve essere affrontata una certa questione.
Nonostante Ser Balon Swann abbia ragione quando afferma che la decisione è già presa a monte, talvolta può capitare che giuridicamente non sia possibile stabilire la scelta giusta e quella sbagliata, perciò la decisione viene rimessa all'etica di chi deve prendere la decisione.
Inoltre trovo piuttosto strano che, in una discussione sui valori che lo Stato dovrebbe tutelare e fino a che punto debba tutelarli, perciò decisamente ampia, tu non creda che rientri anche il problema di come stabilire quali siano questi valori.
A mio avviso, sicuramente la prima cosa che occorre chiedersi è: quale è il valore in nome del quale tutto il resto può essere derogato?
Se è, come sostiene Ser Balon, la necessità di tutelare la pace sociale, pena la dissoluzione dello Stato, non ci troviamo in un etica tanto lontana da quella hobbesiana, che sostiene la necessità di creare vincoli e legami onde evitare che l'uomo viva nello Stato di Natura, in cui l'unica morale è "Homo homini lupus".
Lo Stato è un'organizzazione più o meno rigida che ha il compito di controllare i suoi membri, e basa tutto il suo potere, e in fin dei conti la sua stessa esistenza, sul principio che esso detiene l'uso esclusivo della violenza.
è una struttura che per la sua stessa definizione è nemica della Libertà, poiché ogni libertà che in esso esiste può essere revocata in nome di un bene superiore; perciò non si tratta di Libertà, ma di concessioni più o meno temporanee.
Che poi lo Stato possa garantire un certo livello di libertà e che la società umana sia dominata da dinamiche che molto spesso vanno contro la società stessa, rendendo perciò necessaria una certa forma di regolamentazione è un altro discorso, ma in linea di principio lo Stato questo è: una grande struttura di controllo.
Perciò la Libertà non può certamente essere uno dei principi inderogabili dello Stato, come non può esserlo la vita umana, dato che ogni vita umana ha un peso differente per esso.
Perciò credo che in effetti l'unico valore davvero inderogabile in uno Stato, sia l'esistenza dello Stato stesso.
Quello che io credo è che sia impossibile per uno Stato garantire a priori un set definito di diritti o valori, e che debbano essere prese in considerazione delle temporanee sospensioni di tali diritti e valori in situazioni eccezionali. Penso inoltre che la capacità di un governo stia nel minimizzare tanto le occasioni in cui far ricorso a simili deroghe quanto gli impatti delle loro applicazioni, ma credo che sia proprio impossibile per uno Stato costruire un sistema autoconsistente intorno ad un nucleo inviolabile di diritti e valori.
Sono perciò d'accordo con quanto affermi: non è possibile per uno Stato avere un nucleo di valori inviolabili.
Sarebbe interessante chiedersi se questo sia collegato alla sruttura di Stato o se possa dirsi per una qualunque società umana.
La decisione che deve prendere uno Stato - nella figura dei politici in quel momento al governo - è una. Quindi introdurre il problema del metro di giudizio è un concetto ascrivibile alla domanda iniziale se ci si chiede anche secondo quale metro di giudizio deve essere affrontata una certa questione.
Nonostante Ser Balon Swann abbia ragione quando afferma che la decisione è già presa a monte, talvolta può capitare che giuridicamente non sia possibile stabilire la scelta giusta e quella sbagliata, perciò la decisione viene rimessa all'etica di chi deve prendere la decisione.
Inoltre trovo piuttosto strano che, in una discussione sui valori che lo Stato dovrebbe tutelare e fino a che punto debba tutelarli, perciò decisamente ampia, tu non creda che rientri anche il problema di come stabilire quali siano questi valori.
Al contrario, forse mi sono spiegato male: parlare del metro di giudizio per rispondere "il valore inviolabile dipende dal metro di giudizio usato" è un modo, credo, per non rispondere alla domanda, nel senso che il ragionamento del metro di giudizio usato dovrebbe già essere compreso nella domanda su quali sono i valori inviolabili. ;)
Questo soprattutto tenendo conto del fatto che spesso, come dicevo, si tende a decidere prima i valori e poi a costruirci la scala intorno. ;)
Perciò credo che in effetti l'unico valore davvero inderogabile in uno Stato, sia l'esistenza dello Stato stesso.
Temo che quanto tu abbia scritto sia molto vero nella realtà, ma di fatto da una giustificazione formale alle peggio cose.
Uno Stato non nasce come ente finalizzato all'autosussistenza, nasce per - sempre hobbesianamente parlando - un patto di cittadini che rinunciano a parte delle loro libertà individuali allo scopo di ottenere dei vantaggi derivanti dalla condivisione di tutte (comunismo reale) o parte (stati occidentali) delle proprie risorse, secondo il detto che l'unione fa la forza.
Uno stato che smette di fornire questi vantaggi, che noi comunemente racchiudiamo nel termine "servizi", è terrificante. Uno Stato che persegue i cittadini per autoalimentarsi non è certo un bel posto dove vivere, in primo luogo perché introduce una distanza tra ente e cittadini che di per sé è una cosa molto brutta, e poi perché è la riproposizione su scala sociale della frase "l'unico valore davvero inderogabile per un essere umano è la sopravvivenza".
Il problema è che mentre stomaco e polmoni non hanno individualità e un organismo non può lavorare, per perpetuarsi, contro un organo, uno Stato può sopravvivere anche cannibalizzando i propri cittadini; forse l'unico tipo di Stato immune a questa forma di autodistruzione è il comunismo reale, che però richiede una forma mentis particolare ed è di fatto irrealizzabile se non come forma di imposizione (e quindi di danno per i cittadini).
Sono perciò d'accordo con quanto affermi: non è possibile per uno Stato avere un nucleo di valori inviolabili.
Sarebbe interessante chiedersi se questo sia collegato alla sruttura di Stato o se possa dirsi per una qualunque società umana.
Secondo me a tutte; sono impallinato con il teorema di Goedel, e anche se non penso sia stata inventata una formulazione aritmetica per le leggi di relazione sociale sono convintissimo che strumenti eccezionali di deroga rispetto a al valore X siano necessari per permettere l'applicazione di X stesso nella maggioranza delle situazioni.
Credo si possa ragionare su quali siano le forme di governo che minimizzano il ricordo e l'intensità delle deroghe. ;)
Sono perciò d'accordo con quanto affermi: non è possibile per uno Stato avere un nucleo di valori inviolabili.
mah..., un conto è predisporre un "sistema" di valori coerenti tra loro, di procedure e controlli, di check and balances e via discorrendo, diciamo una serie di enunciati e sillogismi non in contraddizione tra loro (e anche qualora nessuno Stato fosse ancora riuscito in un impresa simile non significa che non sia possibile); un altro è garantirli in concreto sempre e comunque
sono due piani completamente diversi.
è la stessa differenza che passa tra l'impostare un sistema matematico e scientifico coerente e garantire che nessuno "violi" mai questo sistema e che le regole siano rispettate sempre e comunque.
la "sistematicità" e coerenza della matematica non viene nel momento in cui gli studenti asini risolvono male le equazioni.
allo stesso modo se nella Costituzione c'è scritto "tutti hanno diritto alla vita", il fatto che in giro ci siano o non si siano assassini e briganti non rende il sistema giuridico meno coerente o sistematico in astratto di quanto non sia.
la differenza è che mentre la scienza è descrittiva (e tendenzialmente descrive qualcosa di "immutabile", svincolato dall'arbitrio dell'uomo-> non si può "disobbedire" alla legge di gravità o al teorema di Pitagora) il diritto è prescrittivo... si rivolge direttamente sull'arbitrio dei consociati, e quindi è inevitabile che qualche "funzioni" e qualche volta no.
uno Stato potrebbe essere perfettamente in grado di costruire un sistema auto-consistente di diritti e doveri, tutele e rimedi (e più gerarchizza, più sarà facile); il fatto che non in concreto non sia in grado di far rispettare diritti e doveri ovunque e comunque non rende meno "coerente" e valido il sistema.
in sintesi: il fatto che un diritto inviolabile sia costantemente violato non significa che non sia più definibile come inviolabile.
perché quell'"inviolabile" non deve essere letto in senso descrittivo, ma prescrittivo.
Compito dello Stato è conservarne la forza prescrittiva, fine.
Il che in concreto si traduce nel prevenirne e reprimerne le violazioni. Ma non tutte. Non è necessario. Nel mondo delle prescrizioni, l'eccezione non conferma certo la regola, ma non la smonta neppure.
uno Stato può sopravvivere anche cannibalizzando i propri cittadini
non indefinitamente... c'è un limite di tolleranza alla cannibalizzazione di sé stessi
Tra parentesi. Cesare avrà scannato decine di migliaia di Galli, ma non ha gradito l'uccisione di Pompeo da parte di Tolomeo.
Pompeo era un cittadino romano, e per il diritto romano poteva essere ucciso solo se ritenurto colpevole di alto tradimento dopo un regolare processo. Ed anche così, Cesare era contrario, sostenendo che la più grave punizione era l'esilio, in quanto si lasciava al reo tutta una vita per rimpiangere ed espiare, mentre con la pena di morte si sarebbe risolto tutto in un attimo.
Cesare era persino contrario alla confisca dei beni ai parenti....
proprio su questi argomenti ha avuto aspre contese col senato, naturalmente prima di varcare il rubicone....
@Beric
Molto interessante considerare il Teorema di Goedel in questo contesto, non ci avevo pensato.
Ad ogni modo non credo che le misure eccezionali rendano vera la norma, semmai dovrebbero essere un'integrazione della norma stessa [vedi sotto].
@Ser Balon
La distinzione che fai fra prescrittivo e descrittivo è interessante, ma non costituisce un'argomentazione in questa discussione: il nocciolo della questione non è che è impossibile impedire di violare questi valori (tramite la loro rappresentazione in leggi), bensì il fatto che, fino ad ora questa affermazione non è stata contraddetta, questi valori non possano essere coerenti fra loro in tutte le loro implicazioni.
Garantire una serie di enunciati non in contraddizione è ben diverso da avere un nucleo di valori autoconsistente.
Il problema è che i valori non sono riconducibili ad una serie di enunciati: nella loro definizione entra in gioco l'etica, quindi in fin dei conti la percezione individuale, perciò non è possibile darne una definizione univoca; è tutt'altro che certo che determinati valori non possano entrare in conflitto fra loro, o più semplicemente che possano essere non confrontabili.
Fare un paragone fra Scienza e Giurisprudenza è fuorviante, dal momento che la Scienza si fonda su un insieme di Assiomi, in cui i singoli assiomi, in linea di massima, non sono oggetto di discussione in quanto a capacità di rispecchiare la realtà; casomai il problema può essere la necessità di introdurne di nuovi (Godel ;) ).
Al contrario, la Giurisprudenza non ha principi così certi, che rispecchino la complessità della realtà, su cui fondare la propria esistenza.
Se poi una singola persona, o un insieme, decide arbitrariamente che valore A implica le proposizioni a, b, c (e anche così dubito che si possa esprimere un valore con un numero finito di proposizioni), il valore B implica le proposizioni a', b', c' e che valore A > valore B, ciè laddove vi sia una contraddizione, un'implicazione di A è vera mentre quella di B è falsa, hai costruito un sistema coerente.
Ma se questo sistema non è coerente con la realtà, non vale assolutamente niente.
Io dubito molto fortemente che la complessità della realtà possa essere resa in termini elementari; penso che nel migliore dei casi possiamo sperare in un approccio euristico, ma che qualunque tentativo di sistematizzazione sia destinato a fallire.
La scienza funziona perché non è onnicomprensiva, nel senso che c'è sempre qualcosa che essa non ha ancora descritto o non è capace di descrivere: parte cioè dal presupposto di costruire un sistema coerente con quello che al momento sa della realtà.
Questo però non è un approccio accettabile per la giurisprudenza, che deve almeno cercare di porsi come obiettivo quello di istituire una norma generale; naturalmente a volte capita che sia necessario aggiungere o modificare la norma, ma questa è tanto migliore quanto più rare sono le occasioni in cui questo capita.
Il limite alla cannibalizzazione esiste, ma questo non significa che non possa essere modificato, magari spostandolo un po' più in là..
Il problema secondo me, come ho già detto, risiede nell'esistenza stessa dello Stato, e l'unica possibilità di superarlo risiede nel superamento dello Stato stesso, mediante la creazione di comunità autogestite dal basso.
Che questo sia difficile e richieda un cambiamento profondo rispetto alla corrente forma mentis umana è indubbio, ma a mio avviso non cambia la realtà dei fatti: è inutile sperare che la società possa migliorare senza che migliori la socialità umana.