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La FIAT ed il rilancio di Mirafiori
D di Darklady
creato il 20 gennaio 2011

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Darklady
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Inviato il 20 gennaio 2011 16:16 Autore

Si è molto discusso, nei giorni scorsi, soprattutto a livello mediatico, della situazione dello stabilimento storico di FIAT a Mirafiori conseguente alla politica aziendale portata avanti da Marchionne, amministratore delegato di FIAT. Nel mese di dicembre, se non sbaglio, è stato firmato un nuovo accordo tra FIAT e le principali sigle sindacali (eccezion fatta per FIOM) per il rilacio produttivo dello stabilimento. Ed anche in questo caso, come fu a suo tempo per Pomigliano, sono sorti vari ostacoli. Qui potete trovare il testo integrale dell'accordo, così com'è apparso sul Sole 24ore: ciò che vi propongo è una riflessione sulla eventuale bontà di questo accordo, ovviamente secondo la vostra opinione personale. Tuttavia, sarebbe interessante sviluppare la discussione da vari punti di vista che appartengano sia a quella che potrebbe essere la "mentalità" tipo dei lavoratori, sia da un punto di vista prettamente aziendale e quindi di chiaro stampo imprenditoriale volto sì a rilanciare la posizione di uno stabilimento, ma anche ad incrementare la produzione e quindi le eventuali vendite del prodotto finito. Un fine economico a cui sono votate tutte le aziende, grandi e piccole, che esistono entro i nostri confini e nel resto del mondo.



Lord Beric
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Inviato il 20 gennaio 2011 17:21

Pongo una domanda: in quale punto dell'accordo si parla del famoso investimento da un miliardo di cui Marchionne ha parlato a più riprese? :)


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The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
Fantasy tastes of habaneros and honey, cinnamon and cloves, rare red meat and wines as sweet as summer. Reality is beans and tofu, and ashes at the end.
Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
Why do our dreams become so much smaller when they finally come true?
We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

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joramun
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Inviato il 20 gennaio 2011 18:39

Mah...personalmente,a parte il divieto di scioperare (ma lì erano le istituzioni che avrebbero dovuto farsi sentire dando un paio di schiaffetti sulle manine a Marchionne,trattandosi di una palese violazione della Costituzione),non ci vedo nulla di trascendentale nell'accordo.

Quello che non mi è proprio andato giù è il viscido ricatto operato da Marchionne prima del referendum,con la minaccia di spostare la produzione all'estero se non fosse stato approvato l'accordo.


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Inviato il 20 gennaio 2011 18:49

Non ho seguito bene la vicenda, ma anche se detesto questo tipo di discorsi populisti e tardo-comunisti non posso fare a meno di chiedermi se, esattamente come il sistema italia, il rilancio economico non dovrebbe partire tramite un ridimensionamento degli stipendi dei capoccioni, invece che mettendo in difficolta' sempre le solite fasce piu' deboli.

Ripeto, questi discorsi non mi piacciono, ma che uno che guadagna una barca di soldi venga a dirmi che o accetto i suoi ricatti o sposta l'attivita' lasciandomi a piedi con mutui e famiglie sul groppone per rilanciare economicamente una azienda che sono decenni che prende soli dallo stato mi fa proprio girare le girandole. >_>



Lord Beric
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Inviato il 20 gennaio 2011 19:21

Oltre al diritto di scioperare c'è altro: qui, nella prima parte del post, c'è l'elenco dei punti dell'accordo che hanno suscitato lo scontento della FIOM, sui quali magari si può dibattere nel dettaglio. ;)


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Inviato il 20 gennaio 2011 21:18

da operaio metalmeccanico che fornisce componentistica al gruppo fiat posso dirvi che prima di tutto ciò che dà fastidio è il modo. ovvero il ricatto. o con noi o a casa.

secondo, l'attuale contratto nazionale prevede una serie di normative che se applicate permettono alle aziende di allontanare le persone poco affidabili (dove lavoro ci sono alcuni colleghi che con la loro collezione di lettere di richiamo potrebbero essere stati licenziati tre-quattro volte, ma sono ancora lì). l'attuale contratto nazionale prevede un secondo contratto denominato di secondo livello dove la singola azienda si siede al tavolo coi sindacati e discute sui problemi dello stabilimento e cerca un accordo bilaterale per porvi rimedio.

d'altra parte, alcuni colleghi approfittano della "manica larga" usata fin ora dai "padroni". queste sono le conseguenze.

non solo del miliardo di euro non c'è nero su bianco, ma il signor marchionne investirà in brasile quattro volte tanto per aprire un nuovo stabilimento (primo mattone già posizionato dallo stesso marchionne) e per potenziare l'attuale per una produzione complessiva di 1.200.000 veicoli l'anno.

al momento questo nuovo accordo ancora non tocca i fornitori, ma molto presto ci ritroveremo nelle stesse condizioni dei colleghi di mirafiori e pomigliano.


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Lochlann
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Inviato il 18 settembre 2012 9:32

Ho letto le dichiarazioni di Marchionne prese dalla sua intervista su Repubblica e mi pare che siano tutte affermazioni condivisibili, adesso vediamo cosa diranno i fatti perchè se dopo queste parole si riprenderà col ritornello "in Italia c'è uno stabilimento di troppo" significherà che in Fiat c'è qualche problema di coerenza e di comunicazione.

 

Ho letto anche un articolo sul Fattoquotidiano riguardo lo stabilimento serbo e (almeno in quello online, magari sul giornale era più articolato) mi è sembrato abbastanza fumoso e generico quando conviene:

 

si parla di turni massacranti, ma non si capisce in che modo: lavorano 10 ore al giorno ok ma per 4 giorni la settimana + 8 ore di straordinario eventuale, vogliamo vedere nel resto della Serbia? avranno delle pause? se sì quante, quanto lunghe? un pò troppo comoda la critica, se messa in questo modo..

 

si parla di stipendi da fame di 300/350 euro, ma vogliamo contestualizzarli o no? in Serbia quant'è lo stipendio medio? quanto il salario orario medio? tutto tace

 

si parla di produzione in modo francamente bambinesco, ci si lamenta che la produzione potrebbe arrivare a 200mila vetture quando in Italia al momento se ne producono 500mila, ma il paragone qual è? o si mette in relazione la produzione effettiva o quella potenziale, prendere da una parte l'una e dall'altra la seconda è stupido, o forse solo malevolo?

 

Insomma, molte critiche a Marchionne fanno francamente ridere, personalmente credo abbia fatto un ottimo lavoro con qualche errore magari anche grosso, ma sicuramente il miglior ad Fiat da tempo.. se con l'espansione in Nord e Sud America ci stanno coprendo le perdite europee, lo si deve soprattutto a lui.

Uno dei problemi più grossi degli italiani infatti è la memoria corta.. si critica Marchionne, ma la Fiat degli anni prima com'era? così come si critica Monti come fosse il male assoluto, e i politici del ventennio precedente se ne lavano le mani..

 

Poi, però, quando si parla facilmente di chiudere qua e là, è sempre bene ricordare che gli investimenti fatti all'estero (certo farli in Europa al momento sarebbe buttare soldi) si fanno grazie ai soldi dei contribuenti italiani che hanno finanziato la Fiat per anni.

Prima che ci fosse Marchionne? Certo, ma sempre di Fiat si trattava. Il problema è avere un governo che faccia presente la cosa e la usi come leva nelle trattative, e non è semplice.


Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.

All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.

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I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"

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Inviato il 18 settembre 2012 12:04

In proposito ho trovato un ottimo post su Valigiablu:

 

 

Se la storia di Fabbrica Italiafosse un film potremmo ridere liberamente, senza sentirci in colpa.

Si riderebbe di un riso amaro, da film grottesco alla Elio Petri, ma che in quell’amarezza porterebbe a galla una qualche verità. Una roba tipo La classe operaia va a farsi fo***re.

E Sergio Marchionne sarebbe una maschera perfetta dell’italiano antropologicamente borioso, che viene a spiegarti come si sta al mondo, con il golfino, la barba, gli occhiali, e lui sì che è di sinistra – sapesse, contessa, han fatto uno sciopero contro uno di sinistra, quei quattro ignoranti. Una maschera che ospite da Fazio dice «Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia. Nemmeno un euro dei 2 miliardi dell’utile operativo previsto per il 2010

». Che stizzito apostrofa un giornalista dicendo «
», come per dire «il mio è un lavoro serio, concreto, mica come il vostro che è ideologico». Che poi in realtà non è lui a fare le vetture, se proprio vogliamo che il sudore sia la misura di quanta dignità riconoscere a un lavoratore (ma poi perché? Siamo uomini o muli?).

Salvo poi scoprire, il Sergio, illuminato come un buddha con residenza fiscale in Svizzera, che i tedeschi sono cattivi e ci fanno concorrenza sleale, e che «sapesse, contessa, al mercato globale han fatto una crisi quei quattro massoni», per cui niente Fabbrica Italia, e sì che ce l’avevano detto per tempo che «il più straordinario piano industriale che il nostro Paese abbia mai avuto» non era un «impegno assoluto».

E potremmo ridere del codazzo di maschere secondarie attorno al capocomico. Ridere dei politici della sinistra riformista – progressista – europeista – bastachenonsiacomunista, che nel 2010 spiegavano che bisognava stare con Marchionne e votare sì al referendum. Come Fassino, che dichiarava «se fossi un lavoratore della Fiat voterei sì». Che insomma, mica un politico può perdere tempo ad ascoltarli, i lavoratori. Come il Renzi di «io sto dalla parte di Marchionne, dalla parte di chi sta investendo sul futuro delle aziende». Perché il lavoro è quello che dà il padrone, mica quello che sai fare. Ma Renzi l’è un ganzo, dicono.

Potremmo ridere degli economisti come Giannino, che a gennaio giubilavano al grido di «viva Marchionne». O dell’ex ministro Brunetta, che elogiava il New Deal di Sergio. Ridere dei sindacalisti alla Bonanni e Angeletti, per i quali sembra si debba sempre dire sì, e ringraziare. Che poi uno pensa: che bisogno c’è di un delegato sindacale, se tutto si riduce a dire sì e ringraziare? Basta aver imparato a ubbidire da piccoli alla mamma e al papà.

Invece non è un film, e quindi una risata suonerebbe crudele verso quegli operai costretti a votare un referendum affinché poi ci si potesse pulire la coscienza dicendo «eh, c’è stato un voto, hanno vinto i sì, di che vi lamentate?». Verso chi lavorava in una fabbrica e si ritroverà senza lavoro, ma con un museo.

Diceva lo spot di Fabbrica Italia: «E allora mi chiederai: io cosa faccio? Non lo so. Per esempio, posso comprare un’auto italiana. Il colore lo scegli tu magari, eh».

Ecco, lo sapevo. Mica ha colpa Marchionne, o chi lo ha portato in gloria senza se e senza ma. È colpa nostra che non abbiamo comprato un’auto italiana. E va bene: è colpa mia, che nel 2010, in piena crisi, ho dovuto cambiare auto, perché la mia vecchia e scassata Ford Fiesta aveva esalato l’ultimo chilometro (è successo prima che uscisse lo spot, ma non voglio accampare facili scuse). Fatti i dovuti calcoli in famiglia, tra costi, eventuali garanzie, incentivi per l’acquisto, si è deciso per comprare un auto nuova, e non una usata. E la sfiga ha voluto che la necessità capitasse tra febbraio e marzo, quando erano finiti gli incentivi, e non si sapeva se sarebbero stati rinnovati. Facendo il giro delle concessionarie, ho visto che tutti i grandi marchi avevano esteso comunque gli incentivi, sia perché era nell’aria un possibile rinnovo, sia per evitare un crollo delle vendite. Tutti i grandi marchi, tranne uno: la Fiat.

Così ho comprato una Peugeot, che rispetto all’analogo modello base Fiat costava qualche migliaio di euro in meno. A Marchionne qualche migliaio di euro in più o in meno non fa differenza. A me sì. L’auto l’ho presa di colore bianco. Ditelo, a quelli che han fatto lo spot di Fabbrica Italia, e che sanno meglio di me cosa voglio e cosa serve al paese: la vernice è un optional, si paga in aggiunta.

 


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Inviato il 18 settembre 2012 12:06

Marchionne qui a Torino è stato capace di farci rimpiangere quel "buon tempone" di Romiti e questo è tutto dire. Come quasi tutti supponevano dopo il referendum trappola ora le balle dell'AD strapagato vengono a galla. Vedrete, come avevo detto in passato, che nel giro al massimo di due anni tenteranno di chiudere anche il glorioso stabilimento di Mirafiori a meno che il Governo come è avvenuto per decenni non dia qualche aiutone. Se non fosse per il bene dei lavoratori, della mia città che ancora troppo dipende dalla FIAT e della stessa regione in termini occupazionali sarei felice che questo signore e la coppia di "sonnambuli" degli Elkann sparisse da Torino per trasferirsi definitivamente a Detroit.


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Inviato il 18 settembre 2012 18:48

In proposito ho trovato un ottimo post su Valigiablu:

 

 

 

Se la storia di Fabbrica Italiafosse un film potremmo ridere liberamente, senza sentirci in colpa.

Si riderebbe di un riso amaro, da film grottesco alla Elio Petri, ma che in quell’amarezza porterebbe a galla una qualche verità. Una roba tipo La classe operaia va a farsi fo***re.

E Sergio Marchionne sarebbe una maschera perfetta dell’italiano antropologicamente borioso, che viene a spiegarti come si sta al mondo, con il golfino, la barba, gli occhiali, e lui sì che è di sinistra – sapesse, contessa, han fatto uno sciopero contro uno di sinistra, quei quattro ignoranti. Una maschera che ospite da Fazio dice «Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia. Nemmeno un euro dei 2 miliardi dell’utile operativo previsto per il 2010

». Che stizzito apostrofa un giornalista dicendo «
», come per dire «il mio è un lavoro serio, concreto, mica come il vostro che è ideologico». Che poi in realtà non è lui a fare le vetture, se proprio vogliamo che il sudore sia la misura di quanta dignità riconoscere a un lavoratore (ma poi perché? Siamo uomini o muli?).

Salvo poi scoprire, il Sergio, illuminato come un buddha con residenza fiscale in Svizzera, che i tedeschi sono cattivi e ci fanno concorrenza sleale, e che «sapesse, contessa, al mercato globale han fatto una crisi quei quattro massoni», per cui niente Fabbrica Italia, e sì che ce l’avevano detto per tempo che «il più straordinario piano industriale che il nostro Paese abbia mai avuto» non era un «impegno assoluto».

E potremmo ridere del codazzo di maschere secondarie attorno al capocomico. Ridere dei politici della sinistra riformista – progressista – europeista – bastachenonsiacomunista, che nel 2010 spiegavano che bisognava stare con Marchionne e votare sì al referendum. Come Fassino, che dichiarava «se fossi un lavoratore della Fiat voterei sì». Che insomma, mica un politico può perdere tempo ad ascoltarli, i lavoratori. Come il Renzi di «io sto dalla parte di Marchionne, dalla parte di chi sta investendo sul futuro delle aziende». Perché il lavoro è quello che dà il padrone, mica quello che sai fare. Ma Renzi l’è un ganzo, dicono.

Potremmo ridere degli economisti come Giannino, che a gennaio giubilavano al grido di «viva Marchionne». O dell’ex ministro Brunetta, che elogiava il New Deal di Sergio. Ridere dei sindacalisti alla Bonanni e Angeletti, per i quali sembra si debba sempre dire sì, e ringraziare. Che poi uno pensa: che bisogno c’è di un delegato sindacale, se tutto si riduce a dire sì e ringraziare? Basta aver imparato a ubbidire da piccoli alla mamma e al papà.

Invece non è un film, e quindi una risata suonerebbe crudele verso quegli operai costretti a votare un referendum affinché poi ci si potesse pulire la coscienza dicendo «eh, c’è stato un voto, hanno vinto i sì, di che vi lamentate?». Verso chi lavorava in una fabbrica e si ritroverà senza lavoro, ma con un museo.

Diceva lo spot di Fabbrica Italia: «E allora mi chiederai: io cosa faccio? Non lo so. Per esempio, posso comprare un’auto italiana. Il colore lo scegli tu magari, eh».

Ecco, lo sapevo. Mica ha colpa Marchionne, o chi lo ha portato in gloria senza se e senza ma. È colpa nostra che non abbiamo comprato un’auto italiana. E va bene: è colpa mia, che nel 2010, in piena crisi, ho dovuto cambiare auto, perché la mia vecchia e scassata Ford Fiesta aveva esalato l’ultimo chilometro (è successo prima che uscisse lo spot, ma non voglio accampare facili scuse). Fatti i dovuti calcoli in famiglia, tra costi, eventuali garanzie, incentivi per l’acquisto, si è deciso per comprare un auto nuova, e non una usata. E la sfiga ha voluto che la necessità capitasse tra febbraio e marzo, quando erano finiti gli incentivi, e non si sapeva se sarebbero stati rinnovati. Facendo il giro delle concessionarie, ho visto che tutti i grandi marchi avevano esteso comunque gli incentivi, sia perché era nell’aria un possibile rinnovo, sia per evitare un crollo delle vendite. Tutti i grandi marchi, tranne uno: la Fiat.

Così ho comprato una Peugeot, che rispetto all’analogo modello base Fiat costava qualche migliaio di euro in meno. A Marchionne qualche migliaio di euro in più o in meno non fa differenza. A me sì. L’auto l’ho presa di colore bianco. Ditelo, a quelli che han fatto lo spot di Fabbrica Italia, e che sanno meglio di me cosa voglio e cosa serve al paese: la vernice è un optional, si paga in aggiunta.

 

Onestamente qui non leggo una sola critica fondata. Mi sembra solo un Marchionne blutto cattivo ca**a pupù boh..


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Inviato il 18 settembre 2012 20:36

Poi, però, quando si parla facilmente di chiudere qua e là, è sempre bene ricordare che gli investimenti fatti all'estero (certo farli in Europa al momento sarebbe buttare soldi) si fanno grazie ai soldi dei contribuenti italiani che hanno finanziato la Fiat per anni.

Prima che ci fosse Marchionne? Certo, ma sempre di Fiat si trattava. Il problema è avere un governo che faccia presente la cosa e la usi come leva nelle trattative, e non è semplice.

Si,ma quando glielo si fa presente Marchionne nicchia e fa lo gnorri.Gli enormi aiuti che lo stato italiano ha dato alla FIAT sono storia,e non se ne può prescindere.Punto.Il problema è trovare uno stato che lo faccia presente a Marchionne e che gli dica di smetterla di comportarsi come se dovesse avere anche il "resto",come si dice dalle mie parti.Per quanto mi riguarda,abomini come il referendum di Pomigliano non ne voglio più vedere:in Italia le regole del mercato de lavoro le fa lo Stato.

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Inviato il 18 settembre 2012 22:45

Poi, però, quando si parla facilmente di chiudere qua e là, è sempre bene ricordare che gli investimenti fatti all'estero (certo farli in Europa al momento sarebbe buttare soldi) si fanno grazie ai soldi dei contribuenti italiani che hanno finanziato la Fiat per anni.

Prima che ci fosse Marchionne? Certo, ma sempre di Fiat si trattava. Il problema è avere un governo che faccia presente la cosa e la usi come leva nelle trattative, e non è semplice.

Si,ma quando glielo si fa presente Marchionne nicchia e fa lo gnorri.Gli enormi aiuti che lo stato italiano ha dato alla FIAT sono storia,e non se ne può prescindere.Punto.Il problema è trovare uno stato che lo faccia presente a Marchionne e che gli dica di smetterla di comportarsi come se dovesse avere anche il "resto",come si dice dalle mie parti.Per quanto mi riguarda,abomini come il referendum di Pomigliano non ne voglio più vedere:in Italia le regole del mercato de lavoro le fa lo Stato.

 

Esattamente. Più che dare addosso a Marchionne io direi che la colpa è della politica: Marchionne fa l'AD Fiat, e per il bilancio FIAT (almeno nel breve periodo) il meglio è esternalizzare e tagliare in Italia, c'è poco da fare.


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Inviato il 19 settembre 2012 0:06

E' vero, la fiat è stata sovvenzionata per anni con denaro pubblico, quando ci sono profitti vanno agli azionisti, quando ci sono perdite si ricorre alla cassa integrazione - che paga lo stato con le tasse-. Però il gruppo Fiat almeno produce in italia, non solo auto. Si sono viste cose ben peggiori con l'Iri, con le partecipazioni statali a false industrie create solo per distribuire denaro pubblico e potere ai soliti noti. Il risultato è stato creare cattedrali nel deserto, una petrolchimica italiana che non è mai esistita e ha lasciato dietro di sè, oltre ai disoccupati, rovine, inquinamento, oltre a strangolare il turismo


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Inviato il 19 settembre 2012 12:24

Vedete la FIAT sin dall'epoca di uno e poi principale fondatore come Giovanni Agnelli senior il nonno dell'avvocato è stata legata strettamente a doppio filo con la politica, anche durante il ventennio fascista con cui Giovanni Agnelli senior era compromesso, e non solo per gli immani aiuti pubblici avuti ma forse soprattutto per l'influenza che tale azienda ha avuto in molte decisioni che hanno riguardato lo sviluppo del paese. Se oggi la nostra rete di trasporti è dominata da quello su gomma ed abbiamo una rete ferroviaria che in gran parte è ancora obsoleta e arretrata rispetto a Francia e Germania la colpa è della FIAT che ha costretto tutti i governo nei decenni passati a politiche che la favorissero. Quindi la FIAT è in grande debito verso lo Stato e verso tutti gli italiani, e non può oggi "svignarsela" all'estero e chiudere un po' alla volta tutti gli stabilimenti del nostro paese. Ma a dispetto di quello che Marchionne dice ancora ieri rassicurando che non è così questa sarà l'amara conclusione. Se non si fanno investimenti e lui non è intenzionato a farne è inevitabile che nel giro di due anni ciò accada. A questo punto è meglio che acquistino il ramo auto italiano dell'azienda degli stranieri. Certo finirebbe un'epoca per Torino, ma forse il futuro sia dei lavoratori che dell'economia cittadina e regionale e nazionale avrebbero maggiori prospettive.


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Inviato il 19 settembre 2012 12:48

Non si possono fare investimenti ora, è inutile. Non ci sono soldi e non ci sono le condizioni di mercato, sarebbe come buttare denaro in un inceneritore. Sicuramente fino a tutto il 2013 la situazione sarà questa, speriamo che nel 2014 si possa migliorare e allora si potranno e dovranno fare investimenti in Italia. Con un governo che costringa la FIAT a farli, magari.


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