Il tema è effettivamente un po' spinoso e triste, lo apro non (fortunatamente) per consiglio personale, ma perché mi sono trovato ad assistere ad un tentativo, da parte di un genitore, di spiegare ad un bambino delle elementari la morte del nonno.
Da qui la mia domanda iniziale e tutte quelle che ne scaturiscono: come si può spiegare ad un bambino, in un'età in cui si inizia ad avere una timida consapevolezza delle potenzialità della vita, l'invecchiamento e la morte? Che la crescita non porterà che alla fine della vita?
Secondariamente, cercando di estendere il discorso, mi chiedevo quanto e cosa "il mondo", quello che non è famiglia, faccia per spiegare il tema... E se ci sono cambiamenti nell'approccio rispetto a chi era bambino nei decenni passati. Di certo la variegatezza generazionale dei barrieristi potrà dare risposte interessanti da questo punto di vista.
^_^
il modo più soft che mi viene in mente è condire la spiegazione con elementi metafisici-religiosi... il cuore del nonno si è fermato e è andato in Paradiso, adesso ci guarda da lassù eccetera.
forse per il bambino forse è più facile da capire e meno difficile da accettare il fatto che il nonno "sia andato in un altro posto" piuttosto che "sparito per sempre nel nulla cosmico" o robe così...
crescendo si farà un idea sempre più completa di cosa sia la morte, all'inizio "filtrandola" attraverso questi concetti religiosi, per poi eventualmente scegliere un approcio più materialistico.
il mondo direi che fa abbastanza... cinema, letteratura... forse anche la morte degli animali domestici, non so, io non ne ho mai avuti e non ho avuto "morti importanti" fino ai 18-19 anni...
boh, io credo di avere "realizzato" cosa sia la morte per la prima volta in un modo abbastanza maturo mentre schiacciavo le formiche.
a quel punto ho smesso di schiacciare le formiche così, tanto per.
Boh, sinceramente non ricordo nessuna età in cui avevo questi problemi di comprensione, per ciò che ricordo della mia infanzia.
La morte è la morte... ^_^
Cioè... "semplicemente" quella persona non la rivedrai più, non camminerà più, non parlerà più, non respirerà più ecc ecc Poi, a seconda dell'educazione, puoi pensare che l'anima vada in paradiso, all'inferno, che assuma il corpo di un'altra persona o che proprio sparisca e basta...
Anche in TV si parla sempre di morte di qualcuno, non c'è mica bisogno di aspettare che muoia qualcuno di caro per "incontrarla". Tho, a 5 anni guardavo le telenovelas con mia nonna e lì i personaggi spesso morivano, e già era una cosa in un certo senso "conosciuta".
Poi ci si può fare tante seghe mentali a riguardo, ma queste sono già cose di livello "superiore".
Cioè... "semplicemente" quella persona non la rivedrai più, non camminerà più, non parlerà più, non respirerà più ecc ecc Poi, a seconda dell'educazione, puoi pensare che l'anima vada in paradiso, all'inferno, che assuma il corpo di un'altra persona o che proprio sparisca e basta...
Poi ci si può fare tante seghe mentali a riguardo, ma queste sono già cose di livello "superiore".
Si ma qui si parlava di come dirlo a un bambino.
Cioè a 5-6 anni è difficile riuscire a concepire il concetto di morte. Di solito si dice che "il nonno è volato in cielo" o "si è addormentato per sempre" per semplificare il concetto e tranquillizzare il bambino.
Non so, non vedo alternative più adatte.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Si ma qui si parlava di come dirlo a un bambino.
Cioè a 5-6 anni è difficile riuscire a concepire il concetto di morte. Di solito si dice che "il nonno è volato in cielo" o "si è addormentato per sempre" per semplificare il concetto e tranquillizzare il bambino.
Non so, non vedo alternative più adatte.
Certo, anch'io mi riferisco al dirlo a un bambino. Io non ricordo di averla vista come una cosa complicata.
Puoi anche dire che "va in cielo", ma non lo fa il corpo e questo lo può capire anche un bambino. E' difficile che lui veda dal vivo gente che muore, però anche solo a vedere la morte in un film: lo vedi che il corpo rimane lì fermo e poi magari viene anche seppellito, mica lo vedi volare su nel cielo :-P
O magari sono strana io ^_^
Io ho realizzato la morte a 6 anni,quando morì mio nonno.
Mia madre,con la sua solita delicatezza( ^_^ )mi guardò negli occhi e mi disse:Sta morendo.
Ecco,secondo me per ogni persona cambia il concetto.Varia da bambino a bambino e da genitore e genitore.
Poi ho visto che varia anche dalle culture:le fiabe nordiche hanno un senso costante della morte e della sofferenza,e viene esposta in maniera anche più bruta,volendo.
Forse le fiabe possono essere utili per far capire ai bambini...ma solo in modo subliminale. Nel senso,secondo me deve sempre esserci l'evento chiave che concretizza e,importante,il tu per tu col genitore che sputa anche in modo violento la verità;tutto è concatenato.
è inutile palare di morte ai bambini senza che questi provino cosa vuol dire.
Poi certo,alcuni possono reagire male,altri possono razionalizzare meglio(per quanto possibile a 5o6 anni)il concetto.
Ritorno a sottolineare la differenziazioni di tutte le situazioni,degli individui e della cultura in cui si vive:per questo non c'è una regola.....
Non so se mi sono spiegata! :D
Da quel che mi ricordo, avendo perso il nonno materno molto presto, mi pare avessi 6-7 anni, mi dissero che era volato in cielo.
Personalmente io ci credevo...mi ricordo che una volta tornando a casa dissi a mia madre, mentre eravamo nel vialetto del giardino "Mamma una di quelle stelle è nonno?"
Il bambino in questo modo, almeno secondo me, recepisce che il parente non c'è più, ma almeno ha un posto dove collocarlo...e in qualche modo lo crede ancora vivo. Alla fine si tratta di rendere più gentile una realtà che si conosce meglio da più grandi.
Ps: ovviamente i miei genitori fino a una certa età ebbero il buon gusto di non farmi partecipare ai funerali :P
Poi ho visto che varia anche dalle culture:le fiabe nordiche hanno un senso costante della morte e della sofferenza,e viene esposta in maniera anche più bruta,volendo.
Giusto, anche le fiabe nordiche!
A me raccontavano fiabe nordiche popolari da quando ero all'asilo. Erano piuttosto macabre: c'era gente giustiziata, teste tagliate, cannibalismo...
A mio modesto parere,bisognerebbe affrontare l'argomento con il bambino partendo dal presupposto che la morte non sia un concetto da imparare (o peggio inculcare),ma come un esperienza....come un qualcosa che nella vita succede,e che l'adulto è li per aiutarlo ad affrontare questo trauma.Insieme.
Già il semplice fatto di ricevere la disponibilita dell'adulto ad un dialogo sull'argomento può essere di enorme conforto per il bambino,se si rende conto che la motivazione dell’adulto al dialogo non nasce dalla curiosità o da un intento "didattico", ma dall’affetto,dal desiderio di aiutarlo, rispettando i suoi modi di pensare e di reagire, facendogli capire che siete turbati proprio come lui,che condividete la stessa angoscia,le stesse preoccupazioni:in sostanza,che lo capite.
l concetto che più spaventa un bambino che ha a che fare con un lutto penso sia quello di "perdita":allora puoi provare a fare riferimento a quando da piccolo ti capitò di perdere....no so...il tuo cane...descrivendogli come ti sentivi tu in quell'occasione,e magari far partire da lì il discorso...
C'è una fiaba che mia madre mi raccontava sempre...il senso della morte è incombente...In Italiano sarebbe qualcosa come:Le tre fate vestite di verde...
Oltre al senso della morte,c'è il rispetto della natura e il paragone tra il dolore provato dagli alberi(le fate stanno nei tre alberi che vengono abbattuti)e quello degli essere superiori(le stesse fiaba appunto).
Poi c'eran quelle che mi raccontava papà(italiano)che invece erano molto più illusorie:la verità è nascosta dietro al velo della religione cistiana,mentre nelle fiabe popolari nordiche c'è ancora l'antico senso della religione politeista di Odino,Frigg e Thor,piena di crudezze e di rigore...ma un rigore diverso da quello del cristianesimo:l'uomo consapevole delle sue decisioni e forte delle sue passioni.
Scrivendo m'è venuto un altro spunto:secondo me è sbagliato filtrare la morte tramite la favoletta dell'animuccia che va in cielo!è solo un'illusione(e in fondo se ne rende conto anche il bambino,molto più sensibile di quanto si pensi a certi argomenti). ^_^
Puoi anche dire che "va in cielo", ma non lo fa il corpo e questo lo può capire anche un bambino. E' difficile che lui veda dal vivo gente che muore, però anche solo a vedere la morte in un film: lo vedi che il corpo rimane lì fermo e poi magari viene anche seppellito, mica lo vedi volare su nel cielo
boh, io ricordo che da piccolo guardavo soprattutto cartoni animati... tipo nei cartoon della disney la morte è rara ma quando c'è spesso ricorre appunto il concetto di "andare in un altro posto"... tipo Mufasa... oppure ricorre la tematica dell'addormentarsi... tanti personaggi sembrano morti-addormentati per sempre ma alla fine si risvegliano... o anche Dragon Ball, lo guardavo poco ma la morte era qualcosa di molto relativo insomma...
a me raccontavano e mi piacevano molto anche i miti greci... e anche lì la morte non è che fosse sempre qualcosa di "definitivo"...
diciamo che non guardavo ancora Tarantino ecco... ^_^
anche la morte della mamma di Bambi è molto peggio della tortura di Mr Blonde
A me raccontavano fiabe nordiche popolari da quando ero all'asilo. Erano piuttosto macabre: c'era gente giustiziata, teste tagliate, cannibalismo
e per la merenda pane burro e caraffe di sangue...
Scrivendo m'è venuto un altro spunto:secondo me è sbagliato filtrare la morte tramite la favoletta dell'animuccia che va in cielo!è solo un'illusione(e in fondo se ne rende conto anche il bambino,molto più sensibile di quanto si pensi a certi argomenti).
mah non saprei... a questo punto diciamogli pure che Babbo Natale non esiste e che i bambini nascono così (segue proiezione di un filmino porno soft)
Scrivendo m'è venuto un altro spunto:secondo me è sbagliato filtrare la morte tramite la favoletta dell'animuccia che va in cielo!è solo un'illusione(e in fondo se ne rende conto anche il bambino,molto più sensibile di quanto si pensi a certi argomenti). ^_^
Questo ovviamente dipende dall'orientamento religioso dei genitori. Per quanto io abbia una mia idea personale di dio e della religione non mi sento assolutamente di giudicare in negativo i genitori che spiegano al figlioletto la morte con la storia dell'anima che vola in cielo.
E anche se fosse un illusione non fa "piacere" a tutti credere che c'è davvero qualcosa dopo la morte? che si va davvero in qualche posto, possibilmente gradevole?
Si sta semplicemente esorcizzando una delle più antiche paure dell'uomo, ossia quello che succede dopo la morte.
Come ha proceduto la mia amtissima,dolcissima e soprattutto sensibilissima nonnina...traumi infantili quando tutti credono a Babbo Natale e tu no! :D ^_^
Però è già un discorso diverso...Babbo Natale o la Befana o chi vi pare è una sorta di prolungamento della fanasia del bambino.La religione invece,io credo,è un'imposizione. ^_^
Il concetto di aldilà esiste nella maggior parte delle culture, l'anima esiste già nella mitologia greca e ancor prima negli egizi...il fatto che l'uomo seppellisca i morti sin dall'età preistorica significa che c'è un concetto di aldilà sin da quell'epoca.
L'uomo esorcizza le sue paure del vuoto creandò l'aldilà, le divinità da cui poi deriva la religione e le ramificazioni di miti, favole, leggende...si spiega quello che non ci si spiega razionalmente.
Poi, come si fa spesso con i bambini, si mette il classico miele intorno alla pastiglia. Per non far apparire la medicina troppo amara.
Però è già un discorso diverso...Babbo Natale o la Befana o chi vi pare è una sorta di prolungamento della fanasia del bambino.La religione invece,io credo,è un'imposizione
mah, io non parlerei di religione... a parte che un'ipotetica "vita" (autocoscienza?) dopo la morte è plausibile quanto il nulla eterno... dire "il nonno è andato in cielo" è un modo semplice per dire al bambino che il nonno ormai è irraggiungibile ma in un certo senso è ancora "da qualche parte"
il bambino percepisce che il nonno "non è completamente sparito", ma dire "il nonno continua a vivere nei tuoi ricordi, nelle parole delle persone che ha conosciuto e nelle cose buone che ha fatto" forse è un po' troppo complicato. L'andare in cielo è una bella semplificazione di questo concetto.