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Degustazioni creative
I di Iskall Ytterligare
creato il 18 luglio 2008

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Iskall Ytterligare
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Inviato il 18 luglio 2008 0:23 Autore

Stavo cercando recensioni di un vino che mi piace, e finisco per imbattermi in un simpatico tripudio di scemenze creative, farfallose e suggestive... comincio a postarvi qui qualcosa :stralol:

 

A voi il Valtellina Superiore Sassella Rocce Rosse Riserva 1995!

Se dovessi idealmente stabilire quale vino rappresenta in modo indiscutibile e ineccepibile l'esempio di perfetta fusione fra quel vitigno unico, il nebbiolo, che in Valtellina è denominato chiavennasca (anticamente, addirittura attorno al 1500, era chiamato in dialetto "chiuinascha", cioè "più vinaccia") e il terroir dove nascono le gemme enoiche della famiglia Pelizzatti Perego, non avrei dubbi: il Rocce Rosse!

Osservare nel calice questo prezioso nettare che ha sostato quasi quattro anni in botti di castagno da 40 ettolitri (purtroppo inspiegabilmente rovinate dopo la morte di Arturo), per poi affinare quasi altrettanti in bottiglia, e notare un colore ancora vivace e ricco di riflessi, sebbene giustamente granato-aranciato, è una bella emozione. E non v'è dubbio che tale rosso prezioso meriti di ossigenarsi a lungo, di riprendere aria dopo essere stato sacrificato in un contenitore angusto di piccole dimensioni per così tanto tempo, per poterci deliziare con il suo complesso bouquet. Ebbene, man mano che il tempo passa, eccolo aprirsi a splendidi profumi di ciliegia sotto spirito, cuoio, cardamomo (a questo proposito sembra che questa particolare spezie sia un po' il marchio dei vini della Sassella di ArPePe), fiori macerati, sottobosco e quel goudron che solo nei grandi nebbiolo d'annata esce allo scoperto così prorompente e riconoscibile.

In bocca è uno spettacolo di fragranza e incredibile freschezza! I tannini sono perfettamente domati, quasi dolci accarezzano delicatamente le gengive, il frutto si mescola alle sensazioni eteree e terziarie di questo grande rosso valtellinese, poi affiora il legno di liquirizia, il pepe e una sapidità minerale preziosa che lo accompagna nell'interminabile finale. Un grande vino, paragonabile senza sforzo ad un altrettanto grande Barolo della tradizione, ma con le peculiarità di questa terra inimitabile.

Servitelo a 18° C in grandi ballon e accompagnatelo con grandi piatti saporiti a base di selvaggina, come pappardelle al brasato di cinghiale, tagliolini al sugo di lepre, bomba di riso al piccione disossato, anatra in crosta di ricotta, codone di manzo brasato, piccione al cartoccio.

Chi è Arturo? E com'è un vino che accarezza le gengive? E uno spettacolo in bocca?

Voglio un piccione al cartoccio >_>

 

Questi sono due Montepulciano...

Di colore rubino tendente al granato, di media concentrazione e di buona compostezza nel calice, è un Nobile che si lascia riconoscere al primo respiro, dove in un quadro austero ed essenziale, si riconoscono i frutti scuri di prugna e di ciliegia selvatica, accostati a note di sottobosco di terra di castagno e ciclamino. Note speziate affatto invadenti di vaniglia e rovere a completare il quadro olfattivo. Al gusto gli si riconosce un estratto morbido e avvolgente, dove il tannino è presente ma smussato e dove le componenti fresca e sapida garantiscono una inaspettata facilità di beva. Tiene a lungo nel finale, dove la conferma dell'olfatto è piena. Un vino già in buon equilibrio, che ha spazio per migliorarsi negli anni a venire. Lo abbiamo assaggiato in felice abbinamento con una cinta senese cotta a legna e non possiamo che consigliare ai lettori di fare lo stesso.
Altro vino dal colore concentrato, rubino-granato; naso non generoso ma fine, con note floreali di viola che si aprono a un bel fruttato maturo di mirtillo e lampone. Al palato è denso, concentrato e di notevole struttura, affiorano note di crema di caffè, vaniglia, poi ritorna la frutta rossa e nera, il tutto nasconde bene il tannino che appare quasi "tenero"; tiene bene il finale, pulito, corrispondente e di buona lunghezza.

Un vino che si riconosce respirandolo e sta in un quadro austero, denso con caffè vaniglia e frutta... ha perfino il tannino tenero! :stralol:

 

E infine il Kottabos bianco, da cui tutto è partito:

Fresco, minerale, ben strutturato ed insieme dissetante, è un vino senza compromessi. Cristallino e lucente, dal colore paglierino netto, di degna struttura. Chiaro e minerale all'olfatto, di fiori di biancospino, di acacia ed orchidea tendente a vaniglia, di frutto tropicale di ananas e di banana essiccati. Chiaro nelle eleganti nuances minerali che chiudendo gli occhi sanno di passeggiata estiva su un letto di fiume di pietre bianche; poi il fieno e le erbe aromatiche essiccate.

Al gusto è asciutto, dal gusto raffinato ed in linea con l'olfatto, verace nelle sue venature sapide e fresche, confermante l'interessante accostamento floreal-fruttato-minerale, tornito di morbida suadenza fornita dall'evidente corpo. Il contesto gustativo è scorrevole, intenso ed insieme garbato. L'elegante finale conferma tutte le sensazioni e le rammenta a lungo: sapido, minerale, dal dolce frutto secco e dalle nuances di talco. Ha un taglio elegante, non fa concessione alla morbidezza dilagante, non fa barrique, non fa malolattica, è riuscitissimo ed è proposto ad un prezzo interessante, da non perdere. Ideale abbinato a primi piatti in bianco, a pietanze a base di pesce e verdure, servito fresco a 10-12°C circa, in calici a tulipano dall'alto stelo.

Fissatello con il minerale, eh?

Di cosa sa un vino che sa di passeggiata estiva? E se le rocce erano nere? Cos'è il contesto gustativo? Da quando l'orchidea tende alla vaniglia? Va bene che sappia di talco? E com'è fatto l'evidente corpo? Cosa sarebbe un dolce frutto secco? Una venatura verace è...? :stralol:

 

Vabbè... leviamo i calici a tulipano dall'alto stelo! :ehmmm:

 

Per chi non ne ha abbastanza: http://www.lavinium.com/italiano/vininuo.shtml :stralol:


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Angelo
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Inviato il 18 luglio 2008 9:15

dopo la morte di Arturo

:stralol: :stralol: il proprietrio che è morto affogato nel vino...e ha dato quel grazioso sapore di carne al macero XD

 

In bocca è uno spettacolo di fragranza e incredibile freschezza! I tannini sono perfettamente domati, quasi dolci accarezzano delicatamente le gengive, il frutto si mescola alle sensazioni eteree e terziarie di questo grande rosso valtellinese, poi affiora il legno di liquirizia, il pepe e una sapidità minerale preziosa che lo accompagna nell'interminabile finale. Un grande vino, paragonabile senza sforzo ad un altrettanto grande Barolo della tradizione, ma con le peculiarità di questa terra inimitabile.

descrizione, direi, pieno prodotto di una dose massicia di Cannabis >_> :stralol:

 

Servitelo a 18° C in grandi ballon e accompagnatelo con grandi piatti saporiti a base di selvaggina, come pappardelle al brasato di cinghiale, tagliolini al sugo di lepre, bomba di riso al piccione disossato, anatra in crosta di ricotta, codone di manzo brasato, piccione al cartoccio.

Per i perfetti crapuloni :stralol:

 

cmq io vorrei aprire una moratoria per la rivalutazione del vino paesano non industriale... :ehmmm: ^_^

al rogo tutti questi vini che hanno sapori fuori dall'ordinario, frutto di sostanze chimiche inserite indebitamente ^_^ ^_^


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Hal Jordan
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Hal Jordan
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Inviato il 18 luglio 2008 18:06

Battutina e poi scappo..ma sta gente è parente dell'ingegner cane?? Stupidaggini inutili le dicono entrambi!!!

Un vino che mi accarezza le gengive e fa dei miei denti un orchestra sinfonica(questa è una mia invenzione >_>)..al che mi domando..ma che cacchio ho bevuto????????

Ragazzi se un viglile vi sente dire delle robe simili vi ritira la patente senza nemmeno il test del palloncino..tanto è palese che siete brilli!!!


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