(Ansa)
ROMA - È morta a Roma l'avvocato Tina Lagostena Bassi. Legale storico in processi per stupro in cui assisteva donne vittime di abusi, tra cui quello contro gli autori del massacro del Circeo.
MALATA DA TEMPO - Augusta Lagostena Bassi, ma era conosciuta come Tina, aveva 82 anni ed era nata a Milano. Secondo quanto appreso Tina Lagostena Bassi, malata da tempo, è morta in una casa di cura privata della Capitale.
AVVOCATO - Le sue arringhe passarono alla storia: Lagostena Bassi fu tra le prime a usare con termini asciutti, persino crudi, la violenza subita dalle sue assistite vittime di violenza sessuale, rompendo un muro di silenzio e di conformismo che esisteva tanto nella società quanto nei tribunali italiani. Fu lei a introdurre, per esempio, la parola «stupro». Fu tra le fondatrici del Telefono Rosa. Ebbe anche incarichi istituzionali, come quello di presidente della Commissione nazionale pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri dal 1994 al 1995. È eletta deputato nelle file di Forza Italia nella XII legislatura, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ed è coautrice nel 1996 della legge contro la violenza sessuale.
Un esempio del suo lavoro:
"Poi inizia il processo. L’evento è accaduto in una villa nei pressi di Latina l’anno precedente: il 1977. Le riprese seguono le tappe dell’udienza nel 1978.
Lei, l’imputata adescatrice, vittima di uno stupro collettivo, si chiama Fiorella. Questo il suo nome. Per cognome si chiama: “Tutte le donne”.
Lo dice subito l’avv. Tina Lagostena Bassi rifiutando la mazzetta di 2.000 milioni di lire proposta dalla parte avversa come risarcimento.
Lo dice per dichiarare un’uscita dal silenzio di tutte le donne stuprate. Lo conferma rifiutando risarcimenti: qui si chiede giustizia. Giustizia per Fiorella e per tutte le donne.
Perché il reato che Lagostena Bassi sta denunciando non coinvolge la dignità fisica e psichica di un solo essere, colpisce tutte. Anche “quelle povere disgraziate” che sono le mogli e le madri degli imputati. Perché la Giustizia che si chiede vuole, soprattutto, un cambiamento radicale: la vittima non deve essere trattata da imputato. La sua storia sessuale, le sue abitudini di vita non c’entrano nulla.
La vittima non è complice consenziente in virtù del pregiudizio culturale che i no di una donna alle voglie di un uomo siano sempre e solo sì.
Tina Lagostena Bassi difende una donna ma accusa un modo di parlare all’interno del tribunale: quel lessico osceno, allusivo che dietro i termini latini (fellatio) contrabbanda la violenza come omaggio alla sessualità femminile se non addirittura come delega del potere sessuale dall’uomo (che abbandona il suo membro nelle fauci avide dell’altra) alla donna possibile castratrice che se non castra, non lotta con le unghie e con i denti, non imita le sante marie goretti della storia è sempre, per antonomasia, la preda conquistata e felice.
Negli anni del processo lo stupro era ancora un reato contro la morale; c’era di mezzo la “libidine”. La linea processuale era sempre trasformare l’imputata in una cattiva ragazza perché quelle buone e brave stanno a casa, non escono di sera, non fumano nei locali e non cercano lavoro.
Sono come le mogli e le madri degli imputati. Povere disgraziate consenzienti, perché “si sa com’è fatto l’uomo”. Si sa.
Tina Lagostena Bassi, nell’arringa, sottolinea la sua richiesta: non condanna esemplare o pesante, ma giustizia. Non la vita della vittima sul banco ma l’atto violento con cui la sua dignità ed il suo corpo sono stati violati. Qualunque risarcimento economico sarà un atto simbolico perché lo stupro non consente risarcimenti, è un’offesa che costa in modo incommensurabile, ma laddove un risarcimento economico sia in essere sarà devoluto alla Casa delle donne, al Centro antiviolenza di via del Governo vecchio 39, Roma.
Il filmato si conclude: poco più di un anno agli imputati, rilascio immediato ed una somma di 2.000 milioni di lire. Ma la sentenza è di condanna: hanno commesso lo stupro. E questa sentenza è il riconoscimento di un rovesciamento di valori richiesto con forza da un nuovo tipo di avvocatura, meno maschilista.
ciao Tina
:stralol: R.I.P cara Tina, che la maggior parte di noi conosce come "la" giudice di Forum.
R.I.P. non sapevo chi fosse, ma da quello che leggo ha fatto tanto. Onore a lei
R I P
R.I.P. ad una grande donna
Mi unisco al cordoglio; ottima idea ricordare le sue battaglie.
poraccia mi spiace mi capitava di vederla su Forum!