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Manituana
R di Raya
creato il 23 maggio 2007

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Eddard Seaworth
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Inviato il 02 febbraio 2008 10:57
Ma lo sapevate che il soprannome Luther Blisset viene da un ex-calciatore del Milan, uno dei più grandi disastri calcistici della storia del calcio?

Sì, e me lo ricordo ancora: uno dei primi grandissimi bidoni che comparivano negli albun di figurine. Ed andava in coppia con Gerets.

 

so che lo hanno fatto a posta....ma non ricordo il perchè?

Per loro definizione in un'intervista, perchè "è bello essere famosi anonimamente"

 

Eddard cos'è che ti ha deluso da Manituana?

Dovrei infilare unbel po' di spoiler per risponderti...cerco di non usarli, se ne vuoi di più dimmelo e li metterò.

Forse ho sbagliato io, mi aspettavo qualcosa di più simile a Q, invece l'ho trovato molto diverso, decisamente inferiore. Il rovescio di copertina afferma che gli autori hanno compiuto ricerche...ma mi vien da chiedermi dove le abbiano compiue perchè mi si rizzano i peli al leggere certi errori (ok, d'accordo, è la deformazione professionale dello storico, per...); il linguaggio messo in bocca ai personaggi è scaduto di livello...magari in un caso ci poteva stare, ma non in quel modo; l'azione è risicata, ma non ci trovo, in cambio, chissà che ispessimento psicologico dei personaggi...

Ora sono a circa due terzi o poco più del libro....avrebbero potuto tranquillamente dimezzarlo, senza problemi.


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Raya
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Inviato il 02 febbraio 2008 12:20 Autore

l'azione è risicata, ma non ci trovo, in cambio, chissà che ispessimento psicologico dei personaggi...

Ora sono a circa due terzi o poco più del libro....avrebbero potuto tranquillamente dimezzarlo, senza problemi.

 

in parte ti do ragione. nella mia memoria il libro rimane diviso nettamente in due parti... evitando spoiler, mi limito dire che, mentre la parte americana mi è piaciuta, la parte inglese l'ho detestata e sofferta e, a mio parere, era del tutto evitabile. :wub:

quando avrai completato il libro aggiungerò altri commenti, un po' più specifici.

:D


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Eddard Seaworth
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Inviato il 03 febbraio 2008 15:23

Finito. Si è risollevato un pochino alla fine, ma non abbastanza rispetto al resto.

Concordo sulla completa evitabilità della parte "inglese", ma anche su buona parte di quella americana. E data la profondità dei personaggi, più d'uno si poteva tranquillamente eliminare senza problemi.


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Raya
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Inviato il 03 febbraio 2008 18:37 Autore

Finito. Si è risollevato un pochino alla fine, ma non abbastanza rispetto al resto.

Concordo sulla completa evitabilità della parte "inglese", ma anche su buona parte di quella americana. E data la profondità dei personaggi, più d'uno si poteva tranquillamente eliminare senza problemi.

 

allora...

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a me la parte americana è piaciuta in quest'ottica: io lettore so già come va a finire, chi vince e chi perde, perché questo è storia, ma tu scrittore riesci a raccontarmi la storia di una sconfitta (anche Q lo era) che è una e multipla. E' l'inevitabilità data dallo scontro fra due culture diverse dove quella più permeabile al meticciato, e quindi all'assorbimento in sé di culture e tradizioni altre, finisce distrutta; è il mito eterno e donchisciottesco del sacrificio di sé in una lotta persa in partenza (anche in Q c'era) dove il combattere non è più speranza di salvare, ma solo ricerca quasi zen di una fine coerente con la propria vita. Insomma il non tradire se stessi come forma di opposizione estrema all'inevitabile.

Peter e la sua morte in battaglia, la morte del Grand Diable - e grazie per averci evitato la storia d'amore -, la deriva sanguinaria di Joseph ecc. a me sono piaciute, non in nome di un realismo storico che personalmente non sono in grado di valutare, ma in nome di un realismo umano.

 

 

Quello che, invece, veramente mi ha disturbato è stato 9ea2a35a911a215e144f6e4a1959e811'9ea2a35a911a215e144f6e4a1959e811

il linguaggio da "drughi" di arancia meccanica dei Mohock

sinceramente ho perso il conto di quante volte ho chiuso il libro innervosita durante quei passaggi.

 

Complessivamente un libro inferiore a Q (che, per me, resta una delle vette della narrativa italiana degli ultimi vent'anni), ma decisamente leggibile. Vedremo gli altri due volumi che completeranno la "saga americana".

:stralol:


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Inviato il 04 febbraio 2008 10:20

Grazie Eddard per la risposta! ^_^

 

Magari quando non avrò nulla da leggere me lo comprerò ^_^

 

Vedremo gli altri due volumi che completeranno la "saga americana". ^_^

Questa non la sapevo! Quindi è una trilogia? Ma è una storia concatenata o ognuno dei libri è una storia a se stante?

 

Polgara


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Eddard Seaworth
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Inviato il 04 febbraio 2008 10:49
Questa non la sapevo! Quindi è una trilogia? Ma è una storia concatenata o ognuno dei libri è una storia a se stante?

Ecco una bella domanda....Raya? Ma seè una trilogia Asce di Guerra è il primo? In ambo i casi, visto com'è Manituana me li risparmierò a favore di altri.


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Raya
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Inviato il 04 febbraio 2008 16:13 Autore

Sì, da quel che avevo letto su siti e articoli stampati vari un annetto fa, i Wu Ming sono al lavoro su una trilogia americana di cui Manituana costituisce il primo capitolo.

Quello che mi pare di aver capito è che la trilogia riguardi comunque le fasi iniziali della storia americana, forse alcuni dei personaggi di Manituana torneranno.

 

Asce di guerra, invece, non ha niente a che vedere con questa trilogia, ma ve lo consiglio.

Quarta di copertina (sempre per Einaudi):

"C'erano anche gli italiani a combattere i guerriglieri Meo, nel fango e nell'orrore della giungla laotiana, pochi anni prima della guerra del Vietnam. Ritorna, con una nuova postfazione, il romanzo corale, avventuroso e documentario in cui Wu Ming e Vitaliano Ravagli fanno rivivere, sulla base di dirette testimonianze - prima fra tutte quelle dello stesso Ravagli - una pagina sanguinosa di storia cancellata dalla memoria pubblica.

Sotto la patina pacificata della storia ufficiale, ci sono storie che ancora fanno male. Come quella di Ravagli, il partigiano mancato che va a combattere in Laos a fianco dei guerriglieri comunisti, insieme a un piccolo drappello di europei. Tutti combattenti "invisibili", gaurdati con sospetto da quelle "formiche rosse" che non capiscono le loro motivazioni. Di fronte, gli indigeni Meo, "bande di ragazzi, quasi bambini, feroci come belve". Molti muoiono, Vitaliano torna. la sua storia apre una crepa nel presente "pacificato", si salda ad altri disagi, altre storie, altre fratture della storia."

 

Il libro vale la pena di una lettura non dal punto di vista dello stile (che, imho, davvero non è granché), ma perché è una "cronaca vera" abbastanza sconcertante sotto diversi punti di vista.

 

^_^


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