Volevo proporvi un articolo comparso su "La Stampa" del 20 /04 / 2007 che mi ha incuriosita a partire dal titolo, "L'Impero romano non è mai caduto":
Lo riporto anche come citazione per migliorarne la leggibilità (lungo!):
«Da Roma alla Terza Roma» è il titolo del 27° seminario internazionale di Studi storici, organizzato per il 2760° anniversario della fondazione dell’Urbe, che si è aperto ieri in Campidoglio a Roma per concludersi domani. Al centro dell’attenzione, lo studio dei principali momenti della storia nei quali è stato superato, attraverso l’idea di Roma, il particolarismo etnico e statale dei popoli europei: come ha scritto il giurista tedesco ottocentesco Rudolf von Jehring «la missione di Roma sta nel superamento del principio di nazionalità attraverso l’idea dell'universalità». Tra gli interventi di oggi (dalle 9 nella Sala della Protomoteca), quello di Silvia Ronchey sul tema «Continuità geopolitica dell’Impero romano», di cui pubblichiamo qui una sintesi. In chiusura, domani, solenne celebrazione del 2500° anniversario del Giuramento della Plebe al Monte Sacro.
L’Impero romano non è mai caduto
La sua vocazione multietnica, attraverso Bisanzio e la Russia. di Ivan IV Groznij [ivan il Terribile] , si è prolungata fino all’Unione Sovietica.
SILVIA RONCHEY
Che l’impero romano non sia mai caduto i sudditi di Costantino e dei suoi successori lo hanno sempre saputo chiaramente. Non a caso i «bizantini», come li definiamo noi, si autodenominavano rhomaioi e continuavano a considerare e chiamare «romano», a buon diritto, il proprio Stato. Se guardiamo la storia inforcando, per così dire, occhiali bizantini, adottando cioè l’ottica di quella che era in effetti la superpotenza militare, economica, politica e anche culturale egemone nel Medioevo mediterraneo (anche se oggi la nostra memoria collettiva occidentale ha censurato o rimosso questo dato, se solo si pensa all’accezione negativa, dura a morire, che hanno assunto i termini «bizantino» e «bizantinismo»), non possiamo non arrivare alla conclusione che la cultura — nel senso più lato del termine — antica abbia semplicemente percorso un’ellissi, così come l’aveva compiuta la sua capitale, rifondata spostando il baricentro della geopolitica dell’impero un po’ più a Est. E non certo per un’ispirazione improvvisa e arbitraria, ma seguendo il flusso degli investimenti della classe senatoria, e la molteplicità di cause e necessità di ciò che chiamiamo storia.
Se supponiamo che l’impero romano e in generale la civiltà classica non siano affatto finite in quello che viene considerato il momento della «fine dell’antichità» e dell’inizio del Medioevo, ma abbiano compiuto un’ellissi di undici secoli, ci è più facile realizzare quanto direttamente la grande civiltà umanistica di Bisanzio, con il suo susseguirsi di rinascenze, abbia passato il testimone all'Europa, dando vita a ciò che chiamiamo «il» Rinascimento, e facendo tornare alla Prima Roma il culto dei classici e la filosofia platonica.
Riguardo poi alla parte propriamente politica dell'eredità del primo imperatore che rese il cristianesimo religione di Stato e tuttavia fondò il cosiddetto cesaropapismo (l'estromissione del clero dal potere temporale divinizzato nella figura dell'autocrate secolare) e riguardo all'eredità civile del suo impero (la multietnicità, la già citata capacità di amalgamare e integrare sempre diverse etnie in un'unica politeia amministrativa), questa duplice eredità si sarebbe trasmessa, alla caduta della Polis di Costantino, in parte all'impero multietnico ottomano, suo diretto conquistatore, in parte a quello russo, suo immediato continuatore. Imperi multietnici, dove la sopravvivenza della cultura romano-bizantina è apertamente assicurata.
Perché, se nel 1453 venne meno l’osmosi culturale tra Oriente e Europa occidentale, non si estinse, in quelle due propaggini nord- e sud-orientali, la vocazione imperiale di mediazione tra le etnie. I sultani non soltanto applicarono il diritto romano in quanto diritto consuetudinario dei popoli cristiani soggiogati, ma mutuarono con rispetto e precisione strutture amministrative e fiscali dell’impero bizantino, che a loro volta erano eredi di quelle romane. Lo stesso vale per il mondo russo. Ivan IV Groznij, com’è noto, fa discendere il proprio potere da quello dei cesari, ossia da una successione ininterrotta di imperatori romani e bizantini. C’è insomma un’innegabile tradizione comune che si biforca e prosegue negli altri due imperi, che forse, dopo che si sono disgregati l’uno all’inizio e l’altro alla fine del ‘900, può essere oggi un punto di forza, quando parliamo di «scontro di civiltà» tra Oriente islamico e Occidente cristiano.
L’impero romano non è mai caduto. O forse sì, ma molto di recente. Nel 1989, magari, quando è caduto il muro di Berlino, o nel 1991, quando è stata sciolta l’Urss e l'eredità di Costantino, esplicitamente rivendicata da Ivan IV Groznij, si è vanificata definitivamente, portando conflitti in tutte le aree di irradiazione della civiltà multietnica romana in cui gli imperi multinazionali subentrati avevano saputo tenere a freno i conflitti tra etnie, dai Balcani al Caucaso nel caso del blocco sovietico, nelle antiche pianure della Sogdiana e della Bactriana, che oggi chiamiamo Afghanistan, Iran e Iraq, per quello ottomano.
Tenendo presenti queste premesse è forse meno arduo comprendere il turbolento esordio del XXI secolo, ripetutamente insanguinato dai conflitti etnici. Faglie di attrito antichissime, preromane e prebizantine, hanno ricominciato a entrare in moto complesso nel momento in cui gli eredi di Bisanzio, cioè dell’impero romano, si sono disgregati.
Guardare verso queste zone con occhi «romani» è qualcosa da reimparare. L’elemento romano, parzialmente ma non del tutto rimosso dalla nostra coscienza storica con la rimozione di Bisanzio, dovrebbe essere la bussola che ci orienta ogni volta che parliamo di identità o di scontro di civiltà. La civiltà bizantina era una formidabile alleanza tra pensiero greco e tradizione giuridica e politico-amministrativa romana. Ebbene, questa alleanza è ciò che chiamiamo la nostra civiltà.
Io ho trovato l'articolo abbastanza interessante anche se un po' troppo piegato verso tesi volte a cercare radici storiche forse in parte artificiose all'attuale progetto di unione europea.
Sapendo che ci sono diversi barrieristi competenti ed appassionati di storia e di geopolitica mi piacerebbe conoscere la loro opinione ;)
mi sembra mascherare delle cose a mio avviso scontate... il succo sembra essere quello di una continuità storica con il proprio passato... come dire che il presente è tale in virtù del passato (eh, bella forza)... l'Impero Romano non è mai caduto perchè la sua cultura si è evoluta? Ugualmente è cosa scontata, i paletti li mettiamo noi e costruiamo a posteriori culture ed epoche storiche, la realtà e la storia sono un flusso indistinto... potremmo invece che considerare dall'inizio di Roma, ad esempio, dall'invenzione dell'agricoltura e vedere tutto un filo unico, tutto sta dove si vuol guardare. L'atto fondamentale è quello di tracciare una linea in cui si fa confluire qualcosa, un 'insieme, che si oppone a qualcosa che è diverso: quindi tutto ciò perde senso se non c'è qualcosa a cui si può opporre, ad esempio fare una linea attorno ad un'unione europea che ha radici nell'impero romano per opporla al resto del mondo che ha avuto culture e società diverse, tra cui arabi cinesi e così via. ma allo stesso modo potremmo farlo partendo dall'agricoltura e tirandoci dentro gli arabi. oppure partendo dal cristianesimo e tirando fuori altre aree che inizialmente erano dentro. Insomma, questa è dialettica politica pro-unione europea ;)
Mah, per quanto riguarda la Storia e la Geopolitica ho sempre pensato che si tratta di due materie da non studiare "a compartimenti stagni", ma tenendo presente che gli eventi di cui sono composte si intersecano e si influenzano gli uni agli altri. Nulla è totalmente slegato dal resto, insomma...
In soldoni, ad un opinione del genere (comunque affascinante) si potrebbe obiettare che, essendo la società Romana ispirata per certi aspetti a quella Greca, sia piuttosto quest'ultima a non esser mai tramontata (anzi, la cultura Bizantina per certi aspetti era più influenzata dal modello Greco che da quello Romano).
Andando ulteriormente a ritroso viene fuori che le società Ateniese e Micenea prendevano a piene mani dalla società Cretese, e così via...
Anche l'espressione "URSS erede di Costantino" mi lascia un pò perplesso...vabbè, passino i Romanov, ma Lenin e Stalin non centrano mica tanto con l'imperatore Romano... ;)
Il discorso del giornalista andrebbe bene per quanto riguarda l'impero Cinese durato, in varie forme, ininterrottamente dal 2100 a.C. (o dal 221 a.C., se vogliamo prender per buona la data dell'unificazione da parte di Shi-Huangdi) al 1911, data della caduta dell'ultima dinastia imperiale. Diversa è la questione sull'impero Romano.
D'accordo, il diritto e la cultura dei Romani sono sopravvissuti fino ai giorni nostri, ma ciò non si può dire della struttura statale che li ha prodotti. L'impero Romano d'Occidente cadde nel 476, quello d'Oriente nel 1453, inteso come organizzazioni statali. Che poi la loro cultura si sia propagata a noi questo è fuori di dubbio.
Quoto in pieno Lyga.
L'idea di fondo è interessante,ma in effetti sono molte più le differenze che le similitudini tra le costruzioni politiche successive a Roma e l'impero Romano stesso.Senza poi tener conto di quanto a sua volta l'Impero romano fosse diverso dalla Repubblica romana (e allora hai voglia a discutere di cosa fosse veramente Roma ;) ).
Quoto anche sul fatto che l'Impero bizantino fosse molto più vicino al modello greco che romano,soprattutto a livello religioso:greco nella liturgia,greco nello stesso termine basileus...Per non parlare dell'atto della prostrazione,più orientale che occidentale e,secondo quanto ricordo dai libri di storia del liceo,mai pienamente accettato in occidente.
Sarebbe interessante,piuttosto, vedere l'importanza che gli elementi dell'Impero romano sopravvissuti fino ai giorni nostri hanno avuto nelle società successive e contemporanee.Si può quantificare l'importanza del diritto,dell'ingegneria,della lingua dei romani ai giorni nostri?Le tracce che essi hanno lasciato sono semplici reminiscenze oppure hanno tuttora una forte importanza?
Sono d'accordo con le osservazioni di Lyga e di Xay, io stessa proponendo l'articolo avevo notato che
Insomma, questa è dialettica politica pro-unione europea :ehmmm:
Resta comunque una dialettica politica pro-europa unita dai risvolti vagamente inquietanti se si osserva come si richiami, piuttosto che ad altri, al modello imperiale ed autocratico:
L'idea di fondo è interessante,ma in effetti sono molte più le differenze che le similitudini tra le costruzioni politiche successive a Roma e l'impero Romano stesso.Senza poi tener conto di quanto a sua volta l'Impero romano fosse diverso dalla Repubblica romana (e allora hai voglia a discutere di cosa fosse veramente Roma ;) ).
Che l’impero romano non sia mai caduto i sudditi di Costantino e dei suoi successori lo hanno sempre saputo chiaramente.
Significa che Memhed II non ha conquistato Bisanzio nel 1444, che non si è mai combattuto a Lepanto e sotto le mura di Vienna, che nessun arciduca d'Austria è stato ucciso a Sarajevo? Cavoli! Decenni di studi storici per niente...!
Scherzi a parte....l'articolo sarà pure interessante, ma per me rivela solamente la voglia ossessiva di andare a cercarsi radici che non esistono, o che se esistono sono assurdamente lontane: troppo spesso non si tiene conto del fatto che i tempi ono cambiati, cambiati i costumi, le lingue, i modi di essere e di pensare...e si utilizzano quelle stesse radici in modo totalmente arbitrario. Non si guarda l'evoluzione che hanno avuto né si cerca di capirne i motivi
E sto parlando da storico...
Anche l'espressione "URSS erede di Costantino" mi lascia un pò perplesso...vabbè, passino i Romanov, ma Lenin e Stalin non centrano mica tanto con l'imperatore Romano... ;)
a me sembra di avere inteso cosi: urss nel senso di amalgama di popoli.....in quel caso dargli torto è ben dura....
...anyway...se (come mi sembra di aver capito) lo scopo dell'articolo e sottolineare come antichi attriti siano venuti fuori alla luce dello scioglimento dell'urss (erede ultimo dell'impero romano)...ecco...mi sembra un po come voler tirare troppo la tovaglia....tecnicamente potrebbe esser cosi,ma non tiene comunque conto di 2000 anni di storia,anche a livello locale.anzi,soprattutto.
questa è l'opinione di un esimio signor nessuno,ex-studente di geografia (scienze umane dell'ambiente e del paesaggio) alla statale di milano.
mah....una cosa molto forzata vedere l'urss come l'ultimo erede dell'impero romano.
ragazzi, non facciamo confusione. l'impero romano è morto e putrefatto da 1600 anni circa...se poi vogliamo vedere bene le cose possiamo parlare di 1800 anni, forse.
un conto è l'eredità che una civiltà lascia alla storia, un altro paio di maniche è vedere una continuità dove non ce ne sono.
lasciamo stare l'impero romano dove sta, ossia nella mia bella Roma... tutto il resto non c'entra più niente...
a me sembra di avere inteso cosi: urss nel senso di amalgama di popoli.....in quel caso dargli torto è ben dura....
Beh, se la vogliamo vedere sotto quest'ottica l'URSS mi sembra che abbia ereditato più dall'impero mongolo di Genghiz Khan, molto più "accozzagliato" di quello Romano (e territorialmente coincidente, in larga parte...).
Poi però mi viene da pensare che paragonare una personalità come quella di Temujin a Stalin e Lenin mi fa stare un pò male, quindi evito... ;)
Poi però mi viene da pensare che paragonare una personalità come quella di Temujin a Stalin e Lenin mi fa stare un pò male, quindi evito... :figo:
non penso che il succo del discorso sia paragonare le diverse autorità/personalità politiche quanto piu sull'idea del passaggio delle cariche....da caesar a zar unendo virtualmente roma e mosca collegate da bisanzio... ^_^
comunque sono d'accordo con te..forse il termine ''accozzaglia'' rende meglio l'idea delle popolazioni nell'urss...
non penso che il succo del discorso sia paragonare le diverse autorità/personalità politiche quanto piu sull'idea del passaggio delle cariche....
Ops...mi sa che sono stato frainteso... :figo:
Quella che ho fatto è stata una valutazione personale...diciamo che, come personaggio, Genghiz mi piace molto di più rispetto agli altri due...gusti personali, eh? ^_^
Ad ogni modo non mi pare che il collegamento cesare-->basileus-->zar sia da considerarsi automatico solo per il fatto che la parola "zar" deriva dalla parola "cesare", tanto più che né Roma né Bisanzio conquistarono mai la Russia.
Se poi il collegamento lo vogliamo fare per forza ricordo che il termine "cesare", nelle sue varianti, verrà utilizzato anche da reami dell'Asia centrale...mi sembra si trattasse dell'impero del Kara-Khitai, ma non ne sono sicuro al 100% (e non posso nemmeno controllare, dato che il libro da cui prendo questa informazione l'ho appena prestato alla mia ragazza); per la cronaca si tratta di zone a cavallo tra Cina ed ex-repubbliche sovietiche, quindi LONTANISSIME dall'influenza di Roma. Una parola non determina automaticamente un collegamento...
cesare-->basileus-->zar
ahahaha grande.... non ricordavo piu il termine basileus! grande!
anyway di che libro parli? seems interesting..
cmq non parlavo a livello semantico ma dell'idea di Imperatore...non so se riesco a spiegarmi...
Il libro in questione è "Gengis Khan. Il principe dei nomadi." di Vito Bianchi, libro piuttosto interessante (e scorrevole) che, prima di lanciarsi a raccontare la vita di Temujin, analizza la situazione politica in Asia centrale, area tradizionalmente trascurata dalla storiografia "occidentale"... :figo:
Tranquo, ho capito dell'idea a cui ti riferisci, ma l'idea di imperatore non è esclusiva dell'Impero Romano, dato che prima di esso già si erano formati da secoli altri imperi, come quello Persiano o quello Cinese...
Secondo me però il punto l'hai centrato tu, in un tuo messaggio precedente, quando definisci l'URSS un amalgama di popoli.
L'Impero Romano e quello Cinese non lo furono mai al 100%, dato che di fatto erano governati da una cultura che "assorbiva" le altre (la famosa "romanizzazione" o "sinizzazione" dei popoli stranieri).
I Sovietici, così come i Romanov, non tentarono mai sul serio di "russizzare" gli altri popoli (se non con esiti disastrosi, come si vede in Cecenia...), tant'è vero che ancora oggi all'interno della Federazione Russa non sono tutti Russi, ma ci sono anche Calmucchi, Tatari, Daghestani, ecc.
In ciò dicevo che l'Impero Russo fu molto più simile a quello Mongolo che a quello Romano...nemmeno i Mongoli "mongolizzarono" i popoli ad essi soggetti, né d'altronde avrebbero potuto farlo, vista l'esiguità del loro numero... ^_^
Zar deriva senza ombra di dubbio da Caesar(mentre basileus è un termine greco).Non c'entra nulla il fatto che Roma e Bisanzio non conquistarono mai la Russia.Quando Costantinopoli cadde,Mosca divenne la sede del patriarcato e quindi sede della massima autorità religiosa del cristianesimo ortodosso.Mosca divenne quella che è stata definita "la terza Roma".Anche kaiser deriva senza dubbio alcuno da Caesar,eppure Roma non conquistò mai i territori germanici.
a parte aquisgrana e colonia