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Chi lavora in libreria???
T di The Haunted of Winterfell
creato il 29 novembre 2006

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HoS
Confratello
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HoS
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Inviato il 29 novembre 2006 10:59 Autore

c'è qualcuno di voi che lavora in libreria?

com'è questo lavoro? qualche pregio o qualche difetto?

 

:unsure:


K
kindra
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kindra
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Inviato il 29 novembre 2006 12:28

Se fra noi c'è qualche libraio oltre a me non si è mai dichiarato, o almeno io non ho mai visto nessuno fare quest'affremazione.

 

Cominciamo dall'inizio: la libreria non è mia, sono una semplice dipendente assunta dopo aver spedito una cinquantina di curriculum alle varie librerie di Milano. In particolare la libreria che mi ha assunta lo ha fatto al terzo curriculum, con passaggio diretto da un altro negozio di genere completamente diverso. Io volevo andare in libreria, e ho insistito finché non ci sono riuscita.

Sono io a definirmi libraia, il contratto mi definisce impiegata e per i miei superiori sono una commessa. Per quanto mi riguarda ormai ho cinque anni di esperienza, una discreta conoscenza dei libri, capacità di lavorare in modo autonomo e, come le mie colleghe, ricopro fin dall'assunzione mansioni superiori al mio livello, e quindi quella definizione mi (ci) spetta.

 

Pregi? Adoro i libri, e ho la possibilità di passare le giornate in mezzo a loro. Conosco molti più libri di una volta. Chiunque da lettore pensa di conoscere i libri in realtà si sbaglia. Ognuno conosce il suo orticello. Io sono arrivata in negozio che conoscevo fantasy e fantascienza, romanzi storici, classici, libri d'arte e best sellers. Tutto sommato, non male. Però esistono anche i manuali di cucina o giardinaggio, i saggi di storia e psicologia, le guide turistiche, i dizionari, i libri per bambini, quelli umoristici o dedicati allo spettacolo, i fumetti, e tantissimi autori che pur non scrivendo best sellers da titoloni sui giornali vendono comunque parecchio.

Non dico che adesso li conosco tutti, è umanamente impossibile. C'è gente che è capace di sollevare ul libro a caso, farlo vedere al libraio e pretendere (non chiedere, sarebbe diverso) un'opinione personale. Ma come si fa? Nel negozio in cui lavoro ci sono parecchie migliaia di titoli, di fatto in commercio esistono circa 50.000 libri (senza contare i fuori catalogo, che in minima parte conosco dai tempi in cui erano in commercio). Chi potrebbe conoscere tutto? Però almeno so muovermi nei vari reparti, e conosco decentemente un po' di cose.

Al di là del fatto che conoscere gli autori aiuta a vendere, senza il mio lavoro non avrei mai scoperto libri molto belli come "Vita di Pi" di Martel o i romanzi della Nothomb, tanto per fare un paio di esempi.

Non è un lavoro meccanico e ripetitivo, non nel modo in cui lo facciamo noi. Io e le mie colleghe abbiamo la responsabilità di uno o più reparti, e quindi siamo noi a decidere cosa ordinare e in quali quantità. Oltre a sapere in anticipo cosa uscirà (vai a vedere la discussione "in arrivo" ne "Il forte orientale" per capire cosa intendo) abbiamo la possibilità, in una certa misura, di personalizzare il reparto a nostro piacimento.

Hai visto, per esempio, l'elenco delle saghe fantasy e fantascienza che ho pubblicato sul forum. Non ho iniziato a scriverlo per voi, l'ho fatto per le mie colleghe e i miei clienti, e infatti è esposto in negozio da anni. Ogni tanto lo aggiorno e lo sostituisco, ma è stata una mia scelta quella di fornire a tutti una guida nelle varie saghe. Poi mi sono resa conto che avrebbe fatto piacere anche qui e l'ho messo in rete, ma tutto è partito dal mio lavoro. E sono io a scegliere se voglio dare più visibilità, diciamo, a R.A. Salvatore o a Harry Turtledove.

Quando arrivano le novità (praticamente cinque giorni a settimana) dobbiamo studiare il reparto per decidere come esporle. E una libreria non è un negozio come gli altri. Se arriva un nuovo modello di telefonino si toglie quello vecchio e il nuovo va al suo posto. Ovviamente si lascia un certo assortimento perché i clienti possano scegliere, ma da nessuna parte troverai un telefonino di cinque anni fa. Idem per la pasta: quando le scatole finiscono vengono rimpiazzate. Da noi no. Non posso eliminare "Il trono di spade" solo perché è uscito "Il dominio della regina". In libreria non si sostituisce, si aggiunge, e la sfida è trovare sempre un nuovo spazio, un'esposizione chiara, cercando di conservare il maggior numero di titoli possibile. è ovvio che col tempo molti libri spariscono, ma il criterio non è la vecchiaia, altrimenti l'Iliade non sarebbe più in commercio. Invece c'è, e anche in parecchie edizioni. Stabilire cosa va eliminato richiede attenzione, e conoscenza dei libri, Ed è una bella sfida.

 

Sto scrivendo parecchio, invece dovrei andare a cucinare perché fra un po' mio marito ha la sua pausa-pranzo e torna a casa. Quando ho tempo riprendo il discorso.


D
Darrosquall
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Darrosquall
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Inviato il 29 novembre 2006 12:31

bel discorsone kindra, mi hai incuriosito molto, anche perchè "sveli" cosa c'è dietro il lavoro in una libreria :unsure:


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HoS
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Inviato il 29 novembre 2006 14:13 Autore

resto immensamente appagato Kindra

grazie tantissimo!!!


D
Drogon
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Drogon
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Inviato il 29 novembre 2006 15:43

da domani smetto di studiare e vado a cercarmi un lavoro in libreria....

scherzi a parte, bel discorso, hai reso benissimo l'idea.

peccato che in molte librerie non lavorino proprio così :unsure:


A
Ashan 'Tyr
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Ashan 'Tyr
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Inviato il 29 novembre 2006 17:28

mi piacerebbe un sacco lavorare in libreria o meglio ancora in una biblioteca... o avere addirittura una libreria, ma ahimè, la vedo dura :unsure:


K
ker198
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ker198
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Inviato il 29 novembre 2006 19:43

cara kindra

da come ne parli, dai l'anima per il tuo lavoro... complimenti!!!


K
kindra
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kindra
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Inviato il 30 novembre 2006 15:57

Grazie per i complimenti, in effetti il mio lavoro mi piace parecchio.

 

Proseguo il discorso di ieri. Fare gli ordini è la parte più divertente, ma non in tutte le librerie lo fanno i dipendenti del mio livello. Dipende da come sono strutturate, e in questo io sono fortunata.

Mi piace non essere bloccata a fare sempre la stessa cosa. Ordini di rifornimenti e novità, rapporto con i clienti, esposizione dei libri, magari progettare una nuova disposizione del reparto, controllo del venduto… il nostro lavoro è tutto fuorché meccanico e ripetitivo.

Se i clienti sono simpatici e c’è abbastanza tempo è bello fermarsi a parlare con loro. Con qualcuno ci siamo anche scambiati il numero di telefono, o siamo andati a berci un caffè. Ovvio, a fine dicembre non si guarda in faccia nessuno perché non c’è tempo, però spesso si riesce ad avere un rapporto umano se il cliente non ha fretta.

L’ambiente è grande, se sento il bisogno di stare per conto mio posso farlo. Pensa ad un ufficio, dove sei bloccato tutto il giorno sempre con le stesse persone. Qui anche se i colleghi non variano se vuoi allontanarti un po’ da qualcuno lo puoi fare tranquillamente, tanto in ogni angolo del negozio c’è sempre qualcosa da fare. Come conseguenza i rapporti fra noi sono ottimi, perché nessuno sta mai addosso ad un altro.

Lo sconto dipendenti, che da noi è molto alto, è qualcosa da non trascurare. Compro talmente tanti libri che ti garantisco che la possibilità di pagarli a prezzo ridotto aiuta parecchio il mio portafogli.

 

Elementi negativi?

Ho citato fra le cose positive i clienti, ma non è tutto rose e fiori. Ci sono persone che, per il solo fatto di essere clienti, pensano di poterci trattare come stracci per il pavimento. La cosa migliore è ignorarli, e fare il minimo indispensabile. Cioè, se mi chiedono un libro glie lo do, ma non mi sogno di dire una sola parola di più, dal pubblicizzare la nostra carta-sconti al suggerire altri libri che potrebbero in qualche modo interessargli. Una volta una signora voleva fare un regalo, e tutto quello che mi sapeva dire era che la persona in questione era “un uomo molto colto”. Ho provato ad offrire diversi tipi di libri, fra saggi e romanzi, ma nessuno andava bene. Non spiegava perché non le piacessero, solo per lei non andava bene nulla, anche se cercavo fra cose moto diverse fra loro. Addirittura aveva un’espressione seccata, come stupita che io potessi proporle libri tanto insulsi o inappropriati. Dopo mezz’ora mi sono stufata, le ho detto che visto che quest’uomo era un suo amico il miglior giudice era lei e me ne sono andata. Se una persona vuole un consiglio deve darmi qualcosa su cui lavorare, indicazioni su cosa piace o perché un libro non va bene, non limitarsi a sbuffare “no”. Poi ci sono quelli che vedono che hai davanti già due persone che stai servendo e non vogliono aspettare. Per me possono andare a quel paese. Non riesco a fare più cose contemporaneamente, quindi o aspettano il loro turno o si arrangiano. Non do mai la precedenza ai libri da sistemare piuttosto che hai clienti, ma le persone le servo nell’ordine in cui arrivano da me, e non mi interessa la fretta di nessuno. Se qualcuno mi dice che ha lasciato la macchina in doppia fila io rallento i movimenti. Quando io vado in un negozio parcheggio bene, perché loro si sentono liberi di fare quel che gli pare e poi costringermi a correre?

La cosa peggiore sono gli orari. Ovviamente ogni negozio ha orari diversi, ma la tendenza è di allungarli sempre più e di diminuire i giorni di chiusura al pubblico. Io lavoro sei giorni su sette, alternativamente il sabato o la domenica. Per me la parola week-end non esiste, e ti garantisco che dopo un po’ diventa pesante poter trascorrere con mio marito un solo giorno la settimana. E io sono pure fortunata. Una settimana su tre finisco a mezzanotte. In quel caso pranzo a casa e ceno al lavoro. Siccome mio marito lavora vicino a casa riesce a rientrare per il pranzo, e così facciamo sempre insieme un pasto al giorno, che sia il pranzo o la cena. Una mia collega abitava a Bergamo. Quando faceva il turno di mezzanotte si fermava a dormire dai suoi genitori. Ma come si può condividere la vita con il proprio marito solo due settimane su tre? Alla fine non ha più resistito e se n’è andata, e mi spiace perché con lei mi trovavo bene. Però la capisco. E mi domando come farò io fra un anno. Al momento sono a casa perché nel giro di una-due settimane diventerò mamma. Quando ritornerò a lavorare e mi toccherà il turno di chiusura cosa farò? Non ci sono agevolazioni sugli orari per le mamme dopo il primo anno di età del figlio. Porterò la mia bambina all’asilo e le dirò “vedrai la mamma domani mattina perché nel pomeriggio vado a lavorare e quando torno tu sarai a letto”? Ma è vita? E poi c’è gente che finisce di lavorare fra le 17,00 e le 18,00 che ha la faccia tosta di dirmi che in fondo è solo una settimana su tre, e quindi non è poi così pesante. Vorrei scambiare i miei orari con i loro, anche solo per un paio di mesi (quelli invernali, in cui a uscire così tardi fa freddo, il negozio aperto è inutile perché non viene nessuno e per strada preghi sempre di non incontrare un maniaco) per vedere se continuano a pensarla così.

Altro aspetto negativo: lo stipendio. Basso. Non dico da fame, come ho sentito dire da gente che prende più soldi di me, ma comunque per arrivare a fine mese bisogna fare attenzione.

Poi c’è la fatica fisica. Stiamo in piedi tutto il giorno, e le gambe ne risentono. Ultimamente, dopo infinite discussioni con il nostro capo, siamo riuscite ad ottenere due sedie, e così nell’arco di una giornata di lavoro riusciamo a sederci complessivamente per una mezz’oretta.

In più mi è venuto il mal di schiena cronico. È un malanno di cui ormai soffriamo tutte, e che non avevamo prima di iniziare il nostro lavoro, ma che non ci viene riconosciuto come malattia professionale. Sono semplicemente fatti nostri. Il fatto che per tre anni mi sia occupata del reparto illustrati credo abbia qualche legame con i miei dolorini. La prossima volta che entri in una libreria prova a sollevare il libro più grosso che vedi, poi prova a pensare di doverlo spostare, o magari di dover rivoluzionare tutto il tavolo per sistemarlo perché gli devi trovare un posto (i rifornimenti sono facili, il loro posto è già previsto, è con le novità che bisogna lavorare parecchio), e poi chiediti quanto è disposta a sopportare la tua schiena.

 

Per il momento chiudo, magari più tardi, se mi viene in mente qualcos’altro scrivo un altro messaggio.


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ker198
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Inviato il 30 novembre 2006 21:32

ogni lavoro ha i suoi lati negativi...

e ti ho nel cuore perchè come te la vita privata nel lavoro che faccio io è dura averla...

 

in piedi tutto il giorno...

stipendio da fame...

maternità pari a zero per me... (non sono una lavoratrice dipendente...)

così come le ferie e malattia...

 

eppure sono ancora qui... perchè finchè il mio lavoro mi piace la fatica e gli aspetti negativi si azzerano!!!!

 

oddio sto andando un po' OT, pardon... mi sono lasciata trasportare...

cmq...

devessere bellissimo lavorare a contatto con i libri avere la cultura a portata di mano ti arricchisce non solo mentalmente ma anche come persona...

magari ci fossero più librerie....!!!! specialmente nei quartieri più periferici e scarsamente considerati....


K
kindra
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Inviato il 06 dicembre 2006 11:42
ogni lavoro ha i suoi lati negativi...

e ti ho nel cuore perchè come te la vita privata nel lavoro che faccio io è dura averla...

 

in piedi tutto il giorno...

stipendio da fame...

maternità pari a zero per me... (non sono una lavoratrice dipendente...)

così come le ferie e malattia...

 

eppure sono ancora qui... perchè finchè il mio lavoro mi piace la fatica e gli aspetti negativi si azzerano!!!!

 

Sì, penso che l'importante sia avere passione per ciò che si fa, altrimenti i lati negativi finiscono per sovrastare tutto il resto.

Per un anno, parecchio tempo fa, ho lavorato come co.co.co. per il Comune, quindi so cosa vuol dire non potersi ammalare altrimenti non si viene pagati.

Sono anche consapevole che molta gente guadagna meno di me, infatti io non dico che il mio stipendio è da fame. Certo, quando ho firmato il mutuo mi sono presa un impegno notevole (ho conosciuto mio marito solo qualche mese più tardi), e per un po' ho fatto attenzione ad ogni singolo centesimo che spendevo, ma non ho mai dovuto saltare un pasto perché non avevo i soldi per comprarmi da mangiare. Al massimo ho optato per una settimana di vacanze-lavoro in Trentino, così non sono stata costretta a restare a casa per mancanza di soldi, ho respirato aria buona, anche se continuavo a lavorare e quindi mi sono riposata ben poco, e sono tornata a casa con in tasca qualche euro in più rispetto a quando sono partita.

Quanto agli orari, chi lavora nella ristorazione, o in ospedale, giusto per citare le prime categorie che mi vengono in mente, fa orari peggiori dei miei.

In parte, è anche questione di scelte. Per tre anni ho insegnato. Guadagnavo di più di quanto non guadagni adesso e facevo orari decisamente migliori. Però mi stava saltando il sistema nervoso.

Me ne sono andata per scelta, e non ho mai rimpianto la mia decisione, anche se, come detto, non so come farò a tornare al lavoro.

 

Lavoro... per certi versi è una malattia. Parecchie volte sono entrata in librerie concorrenti per guardare in che modo loro avessero disposto i libri. E se vedo che hanno un libro che manca nel mio reparto, e che reputo interessante, prendo un appunto in modo da poterlo ordinare anch'io. Ebbene sì, faccio spionaggio. E non sono la sola: anche diverse mie colleghe lo fanno.

In fondo, bisogna tenersi aggiornati. E questo non significa solo leggere le recensioni o guardare le trasmissioni che parlano di libri, altrimenti molte cose possono sfuggire. I piccoli editori, per esempio. Fra le cose che ho ordinato dopo averle viste in un altro negozio c'è un libro dal titolo "Lingue elfiche", della casa editrice "Tre editori". Non ho un catalogo di questa casa editrice, e nessun giornale o nessuna televisione ne parlerà mai. E visto che non è recente non mi è stato presentato da nessun rappresentante. Se non lo avessi visto per caso, come avrei fatto a sapere che esisteva? L'ho ordinato, e ho scoperto che vende. Non tantissimo, ma abbastanza da giustificarne la presenza sullo scaffale.

Questo per dire che il lavoro deve piacere. Se piace, non costa nulla dedicare il proprio tempo libero ad aggiornarsi, o a fare altre cose che possono portare miglioramenti per la ditta, anche se non per il lavoratore. Se non piace, ogni azione è una sofferenza.


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