Un breve ricordo attravrso le immagini.
La bandiera ungherese priva del simbolo comunista, esposta al memoriale della rivoluzione.
Manifestazione antisovietica a Budapest
Si abbattono le statute comuniste: la famosa "testa" di Stalin
Si brucia la propaganda comunista
Imre Nagy
Pal Maleter
Il cardinale Jozsef Mindszenty liberato dagli ungheresi
Agente della polizia segreta comunista (A.V.H.) linciato dalla folla
Unghersi sui carri armati
Wow...fu davvero una grande dimostrazione di coraggio,uno stato grande si e non come il nord italia contro tutta l'unione sovietica...buttandola sul tragico se non ci fosse stata magari non sarei qui a scrivere nel forum
(mia madre è ungherese)
Mi associo in pieno nel ricordare le vittime del '56 ungherese...
Confesso la mia ignoranza: cade oggi qualche ricorrenza? O è solo un giorno generico visto che comunque il 2006 è il cinquantennale?
(seconda parte)
I carri sovietici fuori da Budapest il 3 novembre: l'ordine di schiacciare al rivolta non è ancora arrivato
Ungheresi armati
http://www.hungary1956.com/images/1956_bud...on_killian5.jpg
Invasione dell'Ungheria: il generale russo Grebemik (a dx) a Budapest
Carro JS2 o JS3 sovietico a Budapest
http://www.hungary1956.com/images/1956_budapest_T-54.jpg
Si combatte per la libertà contro il Comunismo (la foto è cmq probabilmente "posata")
http://www.hungary1956.com/images/street_fighting_lg.jpg
Budapest, fine novembre 1956. L'"ordine è stato riportato".
Confesso la mia ignoranza: cade oggi qualche ricorrenza? O è solo un giorno generico visto che comunque il 2006 è il cinquantennale?
Fu nel pomeriggio del 22 ottobre 1956 che gli studenti di Budapest organizzarono uan garnde manifestazione anti-sovietica, strappando dalle bandiere i simboli del comunismo (per questo le bandiere hanno il "buco in mezzo"). Gli operai, uscendo dalla fabbriche, si unirono a loro, reclamando la caduta del regime comunista. Quella sera, davanti alla sede della Radio magiara membri dell'AVH (la polizia segreta del regime) aprì il fuoco contro i manifestanti: è il primo sangue versato.
Qui c'è una gallery interessante:
Grazie 1000 per le info!!
/me mode mod on
Ho sostituito alcune immagini con i rispettivi link.
Occhio al regolamento del forum per ciò che concerne dimensioni e peso delle immagini inserite! :unsure:
/me mode mod off
Mi associo al ricordo delle vittime di questo tragico evento
:unsure: :lol: ;) ;) :D :D ^_^
rendiamo onore
Vi lascio un articolo apparso oggi su Avvenire.
Per il Lord dela Folgore: non mi ero accorto avessi modificato tu il testo, non essendoti segnato a piè pagina... mi spiace per il diguido che ti ho creato!
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Budapest e per l'Occidente che non si mosse
Ungheria, la ferita del '56 resta ancora aperta
di Luigi Geninazzi
da Avvenire del 24 ottobre 2006
E' trascorso mezzo secolo ma la rivolta di Budapest del 1956, repressa nel sangue dai carri armati sovietici, è una ferita ancora aperta. Lo è in Ungheria, dove la commemorazione dell’anniversario ha visto manifestazioni contrapposte, in un clima di forte tensione e di scontri violenti tra dimostranti e agenti di polizia. Dopo cinquant’anni ieri a Budapest sono tornate le barricate e si sono uditi spari. Sono proiettili di gomma, d’accordo, ma fanno male. Soprattutto alla memoria. Nonostante gli appelli alla concordia lanciati l’altra sera dal capo dello Stato Solyom, l’Ungheria continua ad essere drammaticamente spaccata in due. Da un lato, gli ex comunisti come Ferenc Gyurcsany, il premier che ha ammesso di aver mentito per vincere le elezioni di primavera; dall’altro, coloro che si considerano gli autentici eredi della rivoluzione anti-comunista, come Viktor Orban, il tribuno del popolo che già negli anni Ottanta, quand’era poco più che un ragazzo, osò sfidare il regime al grido di Ruszki haza!, «Russi a casa!». Era lo stesso slogan degli studenti scesi in piazza il 23 ottobre del 1956, una manifestazione pacifica che nel giro di pochi giorni s’allargò a tutto il Paese e costrinse alle dimissioni il governo stalinista. Dopo i primi scontri l’esercito sovietico fece finta di ritirarsi ma tornò in forze la notte del 4 novembre. Gli insorti, in gran parte ragazzi, si opposero ai carri armati con le mitragliette e le bottiglie molotov, combatterono con coraggio e incoscienza giovanile sperando in un soccorso dall’Occidente che non sarebbe mai arrivato. È questa la ferita più bruciante che la rivolta ungherese ha inciso nelle democrazie d’Europa e d’America, le quali oggi preferiscono nascondere l’antica viltà sotto roboanti e stucchevoli discorsi sulla «prima spallata al muro di Berlino» data dai valorosi ragazzi di Budapest. Dicono che fu l’inizio della fine per il comunismo (ma sarebbero passati ancora 33 anni). In quelle tragiche giornate a finire uccisi, massacr ati o impiccati, furono però gli eroi anti-comunisti. Oggi c’inchiniamo alle vittime della dittatura ricordando la barbarie del totalitarismo rosso. Ma non dobbiamo dimenticare l’altra faccia vergognosa della medaglia. L’Occidente illuse gli insorti. Il presidente americano Eisenhower li incitò a disfarsi del giogo sovietico e Radio Free Europe, anche nei giorni seguenti il 4 novembre, non si stancava d’annunciare che «da un momento all’altro era attesa una tangibile manifestazione d’aiuto degli Stati Uniti». Non ci fu nulla di simile e ben presto l’attenzione delle cancellerie occidentali si concentrò sulla crisi di Suez, considerata ben più strategica di quanto accadeva a Budapest. Solo la Chiesa alzò forte la sua voce. Come ha ricordato ieri Benedetto XVI rendendo omaggio al popolo magiaro: «Papa Pio XII, attraverso ben quattro vibranti interventi pubblici, chiese con insistenza alla comunità internazionale il riconoscimento dei diritti dell’Ungheria all’auto-determinazione». In Austria e in Italia si ebbe una grande mobilitazione delle parrocchie per sostenere e accogliere le migliaia di profughi d’oltre cortina. Un’ondata di commossa simpatia si riversò sugli sfortunati eroi della rivolta, mentre politici e intellettuali di sinistra cominciarono a dividersi. Fu la prima dura lezione della storia per i comunisti di casa nostra. Ma la lezione più importante la trassero i popoli dell’Europa Orientale: da quel momento in poi avrebbero dovuto far conto solo sulle proprie forze per combattere il Moloch sovietico. Ci provarono a Praga nel 1968, ci riprovarono a Danzica nel 1980, ci riuscirono nel 1989. A mani nude, senza molotov né fucili. Memori della ferita del ’56, così difficile da rimarginare.
ieri ci sono stati diversi disordini con la polizia che ha sparato proiettili di gomma sulla folla e gas lacrimogeni...
non ci sono stati morti ma diversi feriti e vari arresti....appena trovo qualcosa di più preciso lo posto.
ciao :(
Lodevole iniziativa, è sempre importante ricordare, perchè certi errori non succedano mai più! :(
Ciao
Bry
onore alle vittime, onore alla libertà,
disonore a chi giustificò il massacro
Allineandosi con i fascisti, con i rinnegati e con gli anticomunistiAnche Bertinotti rende omaggio alla controrivoluzione ungherese del '56
"Qui è stata scritta una pagina grande della storia d'Europa"
Seguendo a ruota il rinnegato Napolitano, anche l'imbroglione trotzkista Bertinotti è andato in pellegrinaggio a Budapest a rendere omaggio alla controrivoluzione ungherese del 1956. Lo ha fatto l'11 ottobre partecipando, insieme ad ambasciatori e presidenti di parlamento provenienti da tutto il mondo, a una seduta solenne all'assemblea nazionale ungherese in commemorazione della cosiddetta "insurrezione" del 1956, recandosi poi insieme a tutti gli altri delegati a rendere omaggio al monumento ai "martiri" di quel tentativo di golpe controrivoluzionario e alla tomba del traditore, agente dell'imperialismo e del fascismo, Imre Nagy.
Ma non si pensi, per trovare qualche attenuante a questo suo mescolarsi ai peggior rappresentanti dell'imperialismo europeo e internazionale, nel portare fiori ai fascisti e filoimperialisti ungheresi macchiatisi del massacro di migliaia di comunisti, che egli vi sia stato "costretto" dalla sua veste istituzionale di presidente della Camera. Egli infatti non si è certo limitato a partecipare alla chetichella e in maniera defilata alla nuova, infame orgia anticomunista e fascista, ma ha fatto di tutto per apparire in prima fila e dare la massima pubblicità alla sua partecipazione, con dovizia di commenti e dichiarazioni alla stampa.
Rispetto a Napolitano, poi, non avendo come lui un passato da farsi perdonare (ha dichiarato infatti che, avendo all'epoca solo 16 anni, stava già "come tutti i ragazzi dalla parte degli insorti"), ed essendo anzi di provenienza socialista, ha potuto dare libero sfogo al suo congenito anticomunismo, non avendo da cospargersi il capo di cenere come l'inquilino del Quirinale. Cosicché, fin dal giorno precedente la cerimonia in parlamento, visitando insieme alla moglie la mostra fotografica sull'"insurrezione" dell'ottobre-novembre 1956 all'Istituto italiano di cultura, si è prodotto in infiniti commenti a beneficio della stampa italiana di regime, in cui ha esaltato le immagini dei "rivoltosi" e vituperato quelle dei carri armati e dei soldati sovietici, innalzato la "rivoluzione democratica e nazionale" ungherese (facendo propria la definizione del traditore Nagy) e condannato i "carnefici" di quel "potere impermeabile che fu il comunismo reale". Non disdegnando, per puntellare questa sua rappresentazione manichea di stampo anticomunista, che sembra prelevata di peso dalla fraseologia di destra dell'epoca, alla Montanelli per intenderci, di tranciare anche giudizi "a occhio" ricavati dai volti nelle foto esposte: per cui nel "volto di pietra" di un ufficiale russo Bertinotti legge senza esitazioni "l'effige del potere e della violenza"; mentre, viceversa, "basterebbero le immagini e i volti degli insorti, la loro intensità e la loro voglia di futuro - dice con altrettanta sicumera il cacasotto trotzkista - per convincersi che tutte le ragioni stavano dalla loro parte".
Non risulta peraltro che il nuovo guardiano della Camera si sia degnato di rammentare e commentare anche i massacri di comunisti e lo scempio dei loro corpi, impiccati, bruciati e trascinati per le strade dagli "insorti" che tanto hanno suscitato la sua ammirazione. Al contrario, come ci informa su "Liberazione" da Budapest il suo zelante portavoce al seguito, l'ex "autonomo" Anubi D'Avossa Lussurgiu, quello di Bertinotti è stato "un omaggio senza condizioni" a quella "rivoluzione", anzi "una adesione assoluta alle ragioni dei rivoltosi" e una "condanna altrettanto totale della repressione". "I conti con la storia non si chiudono mai" - ha detto infatti tra le altre cose l'imbroglione trotzkista - certo che oggi inequivocabilmente si può dire che se esiste una ragione per il futuro della sinistra, questa nel 1956 viveva qui dalla parte degli insorti e non dalla parte dei carri armati dell'Unione Sovietica". Ed ancora: "Questa è stata una tappa, quello che è accaduto qui è stata una tragedia, che per qualcuno lo è di più che per altri, perché chiama in causa una corresponsabilità per quanto indiretta e in senso lato. Qui è venuto prima di me ad inginocchiarsi Willy Brandt (il defunto leader della SPD tedesca e sindaco di Berlino durante la "guerra fredda", ndr). Qui è stata scritta una pagina grande della storia d'Europa, che ci avverte tutti del rischio di un potere che, estraniandosi dal popolo, diventa soltanto oppressione".
A cosa si riferiva con ciò il nuovo paggetto del capitalismo e dell'imperialismo è fin troppo chiaro: al "fallimento storico del comunismo" e alla corrispondente "vittoria del capitalismo", evidentemente. E difatti "è qui che è cominciato a crollare il muro di Berlino", ha proclamato solenne Bertinotti, aggiungendo poi per calcare meglio il concetto, come riportato dal fido Anubi: "Coloro che subirono una violenza allora, schiacciati da una forza cieca, hanno vinto ed hanno consentito di tracciare le basi per il futuro, dando vita a quel processo che avrebbe portato alla caduta del muro di Berlino. Invece, quanti con le armi erano convinti di aver vinto hanno mostrato la loro debolezza: erano giganti con i piedi di argilla che sono crollati".
Così l'imbroglione trotzkista si è allineato in pieno ai fascisti, ai rinnegati e agli anticomunisti, di oggi e di ieri, al punto da esaltare la controrivoluzione ungherese come facente parte "del patrimonio di quell'Europa che oggi ci stiamo impegnando a costruire": vale a dire dell'Unione europea capitalista e imperialista, che egli e il Partito della rifondazione trotzkista hanno ormai sposato in pieno e senza riserve.
Fatevi due risate con quest'articolo che ho trovato su internet, a seguito di una breve ricerca...io l'ho trovato umoristico (tragicomico?) :(
Per la cronaca l'ho preso dal sito del partito marxista-leninista italiano (esiste sul serio!òO)
Mi unisco alla commemorazione per la popolazione ungherese, vittima della sua voglia di libertà.
Non mi unisco a coloro che rimproverano le potenze occidentali di non essere intervenute a difesa dell'Ungheria. A quei tempi le suddette potenze non avevano certo la coscienza molto più pulita dei sovietici (e anche tuttora molte di queste non è che ce l'abbiano immacolata...), basti pensare a cosa successe 3 anni prima a Mossadeq, o alla condotta francese in Indocina; diciamoci la verità, il discorso suona più o meno così:"io non sto a sindacare ciò che tu fai a casa tua così come tu non stai a sindacare ciò che io faccio a casa mia".
Pensare che a quell'epoca l'Occidente rappresentava "i buoni" e l'Unione Sovietica "i cattivi" (o il contrario, a seconda dei punti di vista-vedi articolo che ho postato prima) per me è pura ipocrisia. Non esistono buoni o cattivi, le "porcate" (prendo in prestito la famosa espressione di Calderoli) sono state fatte dall'una e dall'altra parte.
Non mi unisco a coloro che rimproverano le potenze occidentali di non essere intervenute a difesa dell'Ungheria. A quei tempi le suddette potenze non avevano certo la coscienza molto più pulita dei sovietici (e anche tuttora molte di queste non è che ce l'abbiano immacolata...), basti pensare a cosa successe 3 anni prima a Mossadeq, o alla condotta francese in Indocina; diciamoci la verità, il discorso suona più o meno così:"io non sto a sindacare ciò che tu fai a casa tua così come tu non stai a sindacare ciò che io faccio a casa mia".
Credo il discorso sia un pò diverso, a mio parere.
LA "porcata" fu Yalta, dove USA e URSS si spartirono il mondo insfere d'influenza, intangibili all'altro.
L'Ungheria era in zona d'influenza dell'URSS, un qualsiasi appoggio dell'Occidente sarebbe stato visto come un attacco all'URSS stessa, e quindi la risposta avrebbe rischiato di essere nucleare.
Gli USA per tutta la Guerra Fredda subirono passivamente iniziative sovietiche, la Corea ne è l'esempio più lampante (guera voluta da Stalin e finita con la sua morte), limitandosi ad una politica di contenimento, a volte con successo (Corea appunto), altre risoltosi in disastri (Cuba, Vietnam). Di conseguenza nn poterono dare garanzie all'Ungheria, per il semplice fatto che la cosa usciva dai loro schemi di difesa. La rapidità della repressione a Budapest e la crisi di Suez fecero il resto. D'altra parte l'idea di mandare i propri soldati, la propria gente, a morire per "altri popoli", non ha mai riscosso grande popolarità nelle democrazie... il "morire per Danzica: mai!" non era poi cos' lontano...
Fatevi due risate con quest'articolo che ho trovato su internet, a seguito di una breve ricerca...io l'ho trovato umoristico (tragicomico?) ^_^
Per la cronaca l'ho preso dal sito del partito marxista-leninista italiano (esiste sul serio!òO)
il fatto che ci sia qualcuno che scrive cose del genere mi sembra veramente preoccupanto....
anche se bisogna ammettere che letto in chiave comica non è poi così male!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1 ^_^ ^_^