Ciao, leggendo le varie opeer fantasy che attualmente stanno andando per la maggiore, non riesco a fare a meno di pensare che i veri precursori dei vari Jordan, Martin e Goodkind, autori di opere impressionanti per mole e numero di vicende ed episodi, non siano tanto Tolkien e company, quanto piuttosto gli autori dei romanzi d'appendice ( e non lo dico in senso denigratorio) dell'800 (Dumas, Dickens e Sue).
Mi riferisco a certi topoi presenti anche nell'opera di Martin, quali la vera identità di un personaggio dai natali misteriosi, la vendetta, etc etc e una narrazione costituita di trame multiple e parallele.
D'accordo certe convenzioni si ritrovano in molti altri generi letterari "disimpegnati" ma mi sembra che negli ultimi anni il vero discendente dell'estinto romanzo d'appendice sia da individuare nel fantasy. Che ne pensate? :wacko: :figo:
I veri antenanti del fantasy, per temi e altro, direi che sono da ricercarsi nel mito: la cerca, la vendetta, tutto si ritrova nel mito, per non citare le razze classiche che tutti conosciamo.
I veri antenanti del fantasy, per temi e altro, direi che sono da ricercarsi nel mito: la cerca, la vendetta, tutto si ritrova nel mito, per non citare le razze classiche che tutti conosciamo.
Per questo aspetto si' pero' quel che ho notato io è che la fantasy di Martin e Jordan è già diversa da quella di un Terry Brooks e di un Edding, in cui tutto sommato la vicenda è lineare, c'è un gruppeto di persone che parte per una cerca, li seguiamo dall'inizio alla fine e finisce tutto lì.
Martin e Jordan presentano narrazioni estremamente complesse, condotte simutaneamente su più fronti e la stessa politica editoriale di soloro che li pubblicano (nonché degli autori stessi) e cioè frammentare, spezzettare quello che scrivono ricalca molto da vicino il procedimento con cui, nell'800, i romanzi d'aapendice venivano all'orogine pubblicati a puntate sui quotidiani. Secondo me il fantasy è il genere romanzesco per eccellenza. Già la stessa scelta di far terminare ogni capitolo sul più bello (il cosiddetto cliffhanger è un procedimento che gli autori di feuilletons usavano a pien mani, per non parlare delle DESCRIZIONI, specie di quelle, a trati minuziose dell'abbigliamento di un personaggio e tipiche della narrativa popolare dell'800). Basti pensare, tra l'altro, a certe descrizioni di Salgari sul vestiario di Sandokan...vi sono molte, curiose analogie...
Ritornando ai contenuti si certo provengono dal mito ma la forma è indubbiamente ottocentesca. :wacko:
Secondo me escludendo la tematica lo stile è paragonabile a Dickens, colpi di scena, personaggi che rappresentano il bene e il male, la lotta per il successo, una morale di fondo.
Poi ci sono tante influenze diverse tutte mischiate...
Questo è tipico della letteratura moderna... un buon libro ha sempre alcuni tratti di questo stile.
Il fantasy è letteratura moderna infusa di mito (più o meno... il fantasy di salvatore è infuso di d&d non di mito) gli antenati del fantasy li si trovano ovunque, sia nella letteratura ottocentesca per lo stile narrativo, che negli antichi miti per i temi e le cerche, che nelle fiabe popolari per certi atteggiamenti morali, per alcuni ideali e per l'adattamento del mito (prendete l'Anastasieff russo)
Secondo me non c'è una così grande differenza tra Martin/Jordan e Eddings/Brooks... se rimaniamo all'interno del fantasy si, se ne usciamo no... tieni conto che anche Brooks nei libri successivi segue trame parallele e più quest contemporaneamente...
E' un mezzo classico, uno stratagemma che come dici tu ricalca i romanzi d'appendice... perlomeno nel trucco, per appassionare il lettore, scrivere di più e far più soldi, semplicemente :wacko:
Non vedo questo filo diretto che lega il fantasy al romanzo d'appendice... O meglio, questo filo non lo vedo legato solo al fantasy, ma a praticamente ogni tipo di romanzo.
Inoltre credo sia meglio distinguere tra tematiche e tecniche narrative.
Dal punto di vista tematico il fatansy prende origine dal mito, come ha già detto Mornon, e aggiungerei anche dalla Storia, come dimostrano Turtledove e lo stesso Martin.
Come tecniche... Beh, ogni scrittore ha la sua... Se Martin ci tiene a far finire ogni capitolo sul più bello (cosa tra l'altro non sempre vera), già in Jordan questo si nota di meno, Brooks è decisamente più semplice e lineare, Erikson ci va giù dritto di immedesimazione totale (e gode a non far capire un c***o al lettore, aggiungerei :wacko:), Weiss e Hickman hanno reso decente e gradevole un tipo di scrittura derivato direttamente dai giochi di ruolo... Insomma, non c'è un'ascendenza stilistica diretta per il fantasy.
Che poi tu ritenga migliore il fantasy strutturato come romanzo d'appendice, beh... Sono opinioni personali, I suppose. :figo:
ho aspettato un po' a rispondere...
non sapevo bene in che modo pronunciarmi, ma...
ecco il romanzo d'appendice è tale perchè pensato per essere pubblicato in fondo alle riviste e ai giornali e necessariamente lungo, visto che era pagato un tanto all'episodio. Il romanzo fantasy non so, o meglio non credo che risponda agli stessi meccanismi del romanzo d'appendice.
sebbene i romanzi fantasy ultimamente stiano raggiungendo dimensioni monumentali e livelli di prolissità davvero imbarazzanti, resto dell'idea che non sia perchè pagano jordan o martin un tanto a parola o a pagina.
forse il fantasy resta uno dei pochi generi in cui ci si può permettere narrazionidi ampio respiro, fidando sulla fedeltà deilettori, sulle opportunità che offre il genere, sulla moda del momento che ne fa un genere che vende...
gli altri generi si stanno rifugiando nel frammento, nel breve.
chissà...
forse sono stanca per pensare con coerenza,ma no, mi sento di escludere una parentela tra il fouilletton e il fantasy, almeno fino a domani mattina
Secondo me il fantasy è rosso come il mare... ma il mare è blu.
Dopo aver strappato questa citazione al caro Sergio, mi viene da riprendere (nel senso di proseguire da dove ha lasciato, non di bacchettare XD ) il caro Matteo: il romanzo d'appendice è precursore di tutti i romanzi.
VERO.
Di più, secondo me: il romanzo d'appendice è il precursore della letteratura trasformata in prodotto, in bene di consumo, in oggetto da comprare. Ovvero in tutta la letteratura contemporanea che infatti ha una struttura nidificata da fare spavento. Prendete "Memorie di Ghiaccio" di Erikson: una saga divisa in diversi volumi, ognuno suddiviso in libri, ognuno dei quali ripartito in capitoli che contengono parti centrate su personaggi differenti (anche presenti nello stesso posto).
Prima di questa svolta è dura vedere romanzi suddivisi in capitoli, spezzettati, ripartiti in libri e sezioni.
Quando mai?!
Saul Bellow ha scritto Herzog dall'inizio alla fine, senza una pagina bianca, senza una riga di interruzione, L'UMANITA' RINGRAZIA CHE CONOSCESSE L'USO DEL PUNTO FERMO.
Stessa cosa dicasi (ma con molta, molta più diarroica petulanza) del caro Marcel Proust e della sua ricerca (questa cosa è interessante: perchè proust non è fantasy? in fin dei conti il Temp Perdu è la "cerca" del protagonista, le descrizioni sono maniacali, i viaggi, per quanto mentali, non mancano di certo)
Che poi il fantasy affondi le sue radici nel mito (come qualche carissimo :trooper: non dimentica mai di ricordarci) è indubbio: tutto da discutere è invece per quanto ancora dovrà ricalcare un genere desueto? :figo:
Mi scuso per il CAPS (d'oh! l'ho fatto di nuovo :wacko: ) ma interpretatelo per quello che è: non un urlo, ma la mia pigrizia nell'usare i tasti di formattazione.
Ciauz :trooper:
Anche io non vedo molta attinenza tra romanzo fantasy e d'appendice, se non dal punto di vista strettamente commerciale (vedi Jordan, ma anche lo stesso Martin) :wacko:
Riguardo alla radici del genere mi sembra riduttivo individuarle essenzialmente nel mito, tralasciando altri aspetti importanti - se non determinanti - come la 'magia' ed il 'mondo immaginario' che - imho - devono sempre esistere in un buon romanzo di fantasia (intesa come genere); mentre la presenza di uno o più elemento del Mito non è, secondo il mio modesto parere, strettamente necessaria.
Riguardo alla radici del genere mi sembra riduttivo individuarle essenzialmente nel mito, tralasciando altri aspetti importanti - se non determinanti - come la 'magia' ed il 'mondo immaginario' che - imho - devono sempre esistere in un buon romanzo di fantasia (intesa come genere); mentre la presenza di uno o più elemento del Mito non è, secondo il mio modesto parere, strettamente necessaria
Però anche magia e mondi immaginari trovano le loro radici nel mito, che in questo siano piú o meno predominanti. Anche non ci fossero elementi direttamente presenti in qualche mito, penso che la sua influenza comunque ci sia: per esempio, nella stessa magia che citi tu, come detto.
mmm...Premesso che - come forse sai odio la suddivisione della scrittura in generi - Mornon, il mito è un genere letterario (come il fantasy) con determinate caratteristiche, le quali possono (e spesso lo sono) ritrovarsi anche nel fantasy. Quindi - imho - i due generi hanno molto in comune, come con la leggenda, il poema epico e la fiaba, del resto. Quindi semmai le radici del fantasy sono un po' un miscuglio di tutti questi generi, che poi è quello che ha compiuto Tolkien (e nessun altro) con la sua opera...
...soltanto adesso mi sono accorto della frase scritta da Mike e precisamente: "tutto da discutere è invece per quanto ancora dovrà ricalcare un genere desueto?"
sarebbe interessante discuterne; qui vorrei solo dire che non ritengo la struttura del racconto mitico desueta. Una prova (scritta!) l'ho avuta proprio poche settimane fa leggendo un libro stupendo di un vero scrittore: "American Gods" di Neil Gaiman...bè, alla faccia del genere desueto :wacko:
A me pare che ci sia poco da discutere: il mito E' in disuso.
Che poi possa essere efficace (allora come ora, la differenza la fa la penna di chi scrive, non il genere in cui viene classificata l'opera) nessuno lo mette in dubbio.
Su "American Gods" non sono molto d'accordo, lo trovo ben poco "mitico", per quanto l'atmosfera sia evocativa infatti temi e luoghi letterari navigano lontani dal mito.
Ma magari mi influenza il fatto che AG mi abbia annoiato oltremodo :wacko:
In conclusione credo che il punto stia nel fatto che la fantasy, ora come in futuro, avrà, per quanto potrà mutare nel tempo, sempre una vena "mitologica", ma questo non vuol dire che vi debba affondare, e, soprattutto, che non possa superarla.
Ciauz :wacko:
Bè, è chiaro che il mito in sè e per sè è caduto in disuso...se non altro perchè appartenente alla tradizione orale che oggi - per ovvie ma, allo stesso tempo, inspiegabili ragioni - non esite più :ehmmm:
Il mito però è anche (ed essenzialmente) un racconto, un qualsiasi racconto che noi utilizziamo nel momento in cui abbiamo bisogno di dare, comunque, una risposta a ciò che non riusciamo a comprendere completamente con la ragione. E' una scintilla che ha come obiettivo quello di far afferare il significato recondito; pertanto - imho - non è giusto (nè sufficiente) giudicare la forma del mito (se appare cioè, ridicolo o scontato o ampolloso, ecc.) ma la sua essenza. Del resto, Damien, sapresti tu individuare il tempo del mito? non penso, essenzialmente perchè esso non ha nè passato nè futuro, conicidendo esattamente con il tempo in cui si presenta l'esigenza di usare il mito per dare una risposta.
Nel romanzo A.G., Gaiman non fa altro che spiegare il significato dell'esistenza degli Dei, attravero il viaggio (un doppio viaggio, in realtà) del proptagonista...non è questa _l'essenza_ del mito?
Se poi a te non è piaciuta la forma, pazienza, è essenzialmente una questione di gusti personali; ma il significato c'è - eccome - ed è ciò che, a mio modesto avviso, conta di più :ehmmm:
Sul fantasy, lo sai, concordo...ma non me la sento di affibbiare all'elemento mitico una connotazione così negativa.
Posto che secondo me la maggior parte dei libri Fantasy moderni si basano in parte sull' "esperienza" degli scritti di Tolkien, Howard, Lovecraft....che sono un poco più datati.
In ogni caso andando più in la nel tempo citerei come modello Walter Scott con il suo Ivanhoe e gli altri autori dello stesso periodo che andavano descrivendo le gesta dei cavalieri medievali.
Più in la ancora, c'è Cretien de "Chretien de Troyes", il suo Re Artù penso sia tranquiallamente definibile come "Fantasy" (e forse è sua pure "tristano e isotta"?non so però...)
A sua volta Chretien riprendeva in parte Gofferedo di Monmouth che anche se viene di solito presentato come storico (probabilmente a causa della sua Historia Britanniae) ha scritto anche cose più tendendi al fantastico.....
Più o meno nello stesso periodo c'è l'Edda Poetica....che di fatto narra le gesta degli Eroi Nordici e degli Dei, più qualche saga già famosa vedi le vicende di Sigfrido, o Beowulf.
Ovviamente gli autori moderi non scrivono in terzine di endecasillabi o in ottave come Ariosto e Tasso (spero di non aver cannato) ma, come diceva qualcuno qui sopra, riprendono la forma del Romanzo ottocentesco (citerei per esempio Verne, Salgari..)...magari modernizzandolo un po'.