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Cade un pilastro dell'editoria di sinistra!
M di Morgil
creato il 27 giugno 2006

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Mornon
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Inviato il 11 luglio 2006 19:49
E violento,stupido,volgare,senza pietà umana,i suoi scoop sono fuffa,si contraddice e non azzecca una previsione o giudizio politico

A parte sulle previsioni (non ne ho viste moltissime, quindi non posso dire granché), nonostante ne abbia letti diversi numeri non mi ha dato quell'impressione, anzi mi pare che diverse volte abbia portato alla luce dei fatti se non altro meritevoli di considerazione... :trooper:


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Blackfyre
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Blackfyre
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Inviato il 11 luglio 2006 23:47

l'unico giornale senza padroni nel panorama editoriale italiano, sta chiudendo

 

Scusa cosa intendi senza padroni? Ci sono diversi giornali che non sono di partito, tipo Libero o Repubblica per citare ambo le parti.

 

E violento,stupido,volgare,senza pietà umana,i suoi scoop sono fuffa,si contraddice e non azzecca una previsione o giudizio politico

 

Tanti aggettivi e tutti brutti, dunque:

-violento, forse perchè dice che sia israeliani e palestinesi muoiono ma lui preferisce israele perchè in fondo è un paese democratico? Non vedo violenza, non meno di chi sostiene l'altra parte

-stupido, direi proprio di no...libero vende ora oltre 100000 copie al giorno e non credo che siano tutti stupidi, per lo meno io compro libero (non ogni giorno) e stupido non lo sono per nulla

-volgare, solamente perchè ogni tanto piazza uno "str***o" o "co***one"...ma dai...

-senza pietà umana, questo fa veramente ridere...non so come possa essere saltato fuori

-si contraddice, non mi pare

-non azzecca una previsione o giudizio politico, aveva previsto che le politiche sarebbero state sul filo di lana mentre molti altri giornali davano la sinistra avanti di svariati punti...poi ovviamente dice la sua opinione ed essendo uomo di destra la vede in un certo modo e dà un giudizio che una persona di sinistra nella maggior parte dei casi non condivide.


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Ser Arthur Dayne
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Ser Arthur Dayne
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Inviato il 12 luglio 2006 0:32

giusto un'osservazione:

 

 

nell'articolo iniziale, viene speigata la crisi economica con un semplice fatto: un quotidiano normale fa il 50% degli incassi con la pubblicità, il Manifesto ne fa il 10% e cerca di sopperire alle mancanze con altre iniziative, che evidentemente non funzionano.

 

la domanda che bisogna porsi è: perchè la gente non compra più i giornali? o meglio perchè le vendite non bastano a sostenere un giornale ma è necessaria la pubblicità? (forse son'anche un po' antiquati ormai i giornali cartacei) magari non è interessante come il criticare l'operato di giornalisti per le loro idee poliiche ma mi sembra questo il punto cruciale.

 

io posso accettare benissimo che un giornale esprima idee di parte, proprio perchè l'avere idee politiche discordanti significa avere anche diverse visioni del mondo e di conseguenza anche degli sconvolgimenti che vi sono in atto, per cui una parte legge un avvenimento in un modo l'altra in modo totalmente diverso, non mi sembra pericoloso ceh l'informazione sottostia ad un potere ideologico (purchè garantito al maggironumero di parti) mi sembra più pericoloso che l'informazione debba rispondere ad interessi economici invece



Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri
Guardiani della Notte
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Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri



Guardiani della Notte

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Inviato il 12 luglio 2006 1:29

"Repubblica" appartiene al gruppo L'Espresso di De Benedetti, "Il Foglio" di Ferrara appartiene per il 30 % circa a Veronica Lario (se non ha ceduto la quota ultimamente), "Libero" è una coop editoriale, la stessa che però possiede anche "il Riformista" e sta comprando "l'Unità", il "Corriere della Sera" appartiene a RCS, "Il Giornale" è di Berlusconi, il "Sole 24 Ore" è di Confindustria... Devo andare avanti?

 

Il fatto è che tutti questi giornali sono di qualcuno, e devono rispondere a quel qualcuno. La situazione del Manifesto è veramente qualcosa di anomalo nel panorama editoriale... Si tratta di una cooperativa di persone che nel giornale ci lavorano davvero, in questo sta la sua "indipendenza".

 

 

 

 

 

Non sto a commentare sul valore di Libero, in primo luogo perché non ne sono lettore (leggo principalmente via web e Libero fa la gran brutta cosa di tagliare gli articoli, cosa che Repubblica, Corriere e Stampa non fanno), secondariamente perché non c'entra nulla col topic, e terzo perché possiamo star qui a discutere di impressioni e opinioni fino al quarto millennio e tanto nessuno cambierebbe idea, visto che le impressioni, in quanto tali, sono personali.


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Lord dei Pan di Stelle - Lord Comandante dei Peluche

The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
Fantasy tastes of habaneros and honey, cinnamon and cloves, rare red meat and wines as sweet as summer. Reality is beans and tofu, and ashes at the end.
Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
Why do our dreams become so much smaller when they finally come true?
We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

[George R. R. Martin]

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Scuotivento
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Inviato il 12 luglio 2006 2:07

Io son solo contento se chiude il manifesto,non sopporto questo tipo di giornalismo fazioso e mai sincero.

 

poi:

Volgare-usa toni degni di un borghezio al bar nel varesotto (pannolone per napolitano,fra i tanti insulti che mette in prima pagina e quello che mi è sembrato più fastidioso).

 

Chiama i politici amici per nome,una burinata da giornaletto anni 50'.

 

Si atteggia a giornale d'opinione ma in realtà dalle dichiarazioni di Feltri sembra che il suo target sia un po' più in basso... Non a caso si appella spesso alla gggente.

 

Violento e Senza pietà-mi ricordo che all'indomani dal'attacco ceceno al teatro di mosca titolò sulla foto della donna morta "questa volta l'islam non vince" (dimenticandosi dei tanti ostaggi rimasti gassificati) per non parlare del modo in cui fu trattato Baldoni,con l'odioso Farina che ipotizzava fosse un auto-rapimento per fare scena.

 

non azzecca una analisi-diceva che Berlusconi sosteneva D'Alema,che stava per cedere a Letta,consigliava di andare a elezioni anticipate,spacciava idiozie da Novella 2000 come fondamentali svolte politiche ecc.

 

Si contraddice,la volta più recente è stata per il referendum,consigliava di non farne l'ennesimo tentativo di rivincita per poi presentarlo come tale.

 

Inoltre ha sostenuto la Fallaci a senatore a vita.

 

Come faccio a conoscerlo cosi bene?Perchè al mattino gurado i titoli in edicola,cosi mi arrabbio e mi sveglio un po' :trooper:


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Inviato il 18 novembre 2006 2:12

Ecco che gente lavora a Libero.

 

Questo articolo è il risultato di una lunga inchiesta condotta consultando carte, verbali e intercettazioni inedite; si racconta, in particolare, del ruolo di Renato Farina, vicedirettore di Libero già inquisito per favoreggiamento e sospeso dall’Ordine dei Giornalisti per 12 mesi. Anche se c’è chi vorrebbe radiarlo a vita.

 

Di qualcosa (in sostanza di una lite tra me e Vittorio Feltri) avete già letto qua: http://www.macchianera.net/2006/11/03/fili...rio_feltri.html

 

Ma questa è tutta l’incredibile storia.

 

Dapprima, come nome in codice, Renato Farina aveva pensato a Cedro: ma rinunciò per non confondersi con un amico libanese. Il nome in codice di Pio Pompa, invece, era Pino De Santis. Betulla e Pino: quando si dice il sottobosco.

 

Cìò risulta dalle carte, come tutto il resto: la storia di un giornalista che pareva già disperato prima ancora che l’inchiesta lo investisse come un treno: “Scusa la mia depressione, penso che la mia parabola si stia spegnendo nell’indifferenza generale”, scrive in un inquietante sms del 26 maggio. Non è ancora successo niente, ma questo è Farina, la sua perenne lacerazione, la sua bulimia esistenziale, il suo cattolicesimo carsico tra tormento ed estasi: Farina è un personaggio che fu visto tirare testate nel muro (letteralmente) perchè non gli riusciva un articolo.

 

Il giorno prima, 25 maggio, aveva riferito al Sismi di una presunta opinione di Gad Lerner su Tronchetti Provera; il giorno dopo, 27 maggio, aveva seguito per l’ennesima volta le istruzioni del funzionario del Sismi Pio Pompa: c’era da scrivere che un attacco su Gaza era solo una questione palestinese, che Israele non c’entrava. Renato, scrivilo.

 

Sono le carte a dimostrare che le veline dei servizi segreti venivano cotte e mangiate così com’erano. Farina ogni tanto smistava ad altri, ma le cose importanti, come quel pezzone del 14 maggio sul caso Abu Omar, le scriveva con Claudio Antonelli. Il caso più clamoroso rimarrà quello del 9 giugno successivo, con Libero ad annunciare “rivelazioni” e a spiegare che era stato Romano Prodi, da presidente della Commissione europea, ad autorizzare i voli segreti della Cia in Italia.

Titolo: “Sorpresa, dietro le missioni Cia il visto Prodi”.

Negli uffici del Sismi verrà reperito l’originale della velina trasmessa da Pompa sulla faccenda: identica all’articolo pubblicato da Libero. Non una verifica, non uno scrupolo per una notizia già falsa nelle premesse: mai l’Unione europea potrebbe autorizzare voli o altre cose, ovvio, non avendo il potere di sovrapporsi agli stati nazionali. C’è scritto nel trattato di Maastricht, ma non occorre averlo letto.

 

Farina al tempo non se cura.

Proprio quel 14 maggio dice al suo cronista Antonelli di procurargli un incontro con il pm Armando Spataro: viene fissato in Questura per domenica 21 maggio, nell’ufficio del capo della Digos Bruno Megale. C’è Spataro, c’è il pm Ferdinando Pomarici e ci sono dei microfoni nascosti.

 

Pio Pompa era stato chiaro, Farina doveva inscenare una specie di falsa intervista con due obiettivi: capire se il Sismi fosse coinvolto nell’inchiesta su Abu Omar e depistare le indagini fornendo false informazioni. Le domande erano concordate con il Sismi, ma Farina da principio le prende troppo alla lettera: “Il Sismi c’entra con Abu Omar?”, esordisce, facendo tremare i cornicioni. “I primi dieci minuti sono stati un crescendo di tensione”, racconterà Antonelli, “anche perché Farina fece subito cenno a D’Ambruoso”.

E’ il depistaggio: inventarsi un ruolo del pm Stefano Dambruoso nel rapimento di Abu Omar. “Le mie fonti, vicine agli americani, mi dicono che insomma D’Ambruoso non poteva non sapere”, dice Farina ai magistrati. “Verbalizziamo”, risponde Spataro. E Farina ad Antonelli: “Butta giù due appunti”.

Antonelli non lo sa, ma sta compilando un’informativa per il Sismi.

 

E in serata, infatti, Antonelli gira gli appunti a Farina che ne aggiunge di suoi e gira il tutto a Pompa, che gira il tutto a Nicolò Pollari, direttore del Sismi. Farina si finge giornalista, Antonelli crede di farlo.

 

Pio Pompa, per molti aspetti, era comunque una fonte come un’altra: lo chiamano anche Tony Capuozzo del Tg5, Pino Buongiorno di Panorama, Claudia Fusani di Repubblica, Andrea Purgatori dell’Unità, Stefano Cingolani del Riformista e della Stampa, Mario Sechi e Gianmarco Chiocci del Giornale. Pio Pompa, per molti aspetti, era comunque una fonte come un’altra,: lo chiamano anche Tony Capuozzo del Tg5, Pino Buongiorno di Panorama, Claudia Fusani di Repubblica, Antonio Padellaro e Andrea Purgatori dell’Unità (incontrarono Pompa insieme al direttore del Sismi, Niccolò Pollari), Stefano Cingolani del Riformista e della Stampa, Mario Sechi e Gian Marco Chiocci del Giornale, Massimiliano Boccolini dell’AdnKronos, Gigi Riva dell’Espresso, Vincenzo Sinapi dell’Ansa, Christian Rocca del Foglio. Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera e Luca Fazzo di Repubblica invece parlavano con gli 007 Mancini e Murgolo (arrestato per il caso Abu Omar) che aveva contatti quotidiani con Pompa.

Qualcuno aveva con Pompa un rapporto sin troppo amicale, ma il caso Farina è diverso: c’era un’amabile e personalissima confusione nella doppia vita di un vicedirettore già ingordo di suo di contatti e riconoscimenti: infinite come sempre, om quel periodo, le telefonate per segnalare i propri articoli, la spedizione di sms con antifone sui santi a personaggi che magari non sentiva da anni.

E’ la routine di un vicedirettore bulimico: gente che chiama, Edoardo Raspelli che gli chiede di essere assunto, chiacchiere con Monsignor Maggiolini e Paolo Bonaiuti, ovviamente ringraziamenti a Pio Pompa che gli farà avere dei biglietti gratuiti per le partite dei mondiali: dopo Italia-Ghana, è noto, Farina ringrazierà direttamente su Libero: “Ho usato amici che la sanno lunga. Fatta! Grazie a Pio e a Dio”.

 

Urrà. E infatti il rapporto con Pompa prosegue giocoso come sempre. Farina, a fine luglio 2005, gli aveva chiesto una consulenza persino per duellare con Marco Travaglio a Primo Piano, sui Raitre.

Può accadere che la qualità delle informative talvolta làtiti: il 10 giugno Farina riferisce a Pompa che il pm Spataro aveva interrogato diversi ufficiali del Sismi, ma lo sapevano tutti; un’altra volta Antonelli gli riferisce che Spataro è negli Usa per un convegno: e basta per farne un’informativa. “Mai avrei immaginato”, dirà Antonelli, “che notizie tanto banali quanto riservate potessero uscire dalla redazione”. Ma Farina con Pompa metteva le mani avanti: “Io ti do anche la pattumiera, poi sei tu a scegliere, perchè molte cose che girano nell’ambiente giornalistico sono anche tentativi di depistaggio, no?”.

 

Insomma tutto bene. I due non hanno sospetti neppure quando la sorte pare avvertirli. Pio: “Senti, perchè c’è ‘sto rumore?”. Farina: “Io non sento nessun rumore. C’era un rumore?”. “Sì”. “Che rumore?”. “Niente”. “Un ronzio?”.

 

Le prime notizie sono sui quotidiani del 6 luglio: si parla di un ufficio clandestino del Sismi dove il funzionario Pio Pompa gestiva migliaia di dossier screditanti. Il direttore di Libero, Vittorio Feltri, informa che Farina e Antonelli sono indagati. Per favoreggiamento, si apprenderà. Verrà fuori che Farina risultava a libro paga del Sismi col nome in codice Betulla.

Ma Farina quel giorno è ai Mondiali di Germania coi biglietti di Pompa, e rischia di perdersi la vittoriosa semifinale coi tedeschi.

Parla al telefono con Vittorio Feltri che lo rassicura: “Mi sembra che non stia in piedi… l’unica ca(…) che avete fatto è andare nell’ufficio del Spataro… andare lì a fare cosa?”. Farina: “Ma no… è stato loro che… insomma mi piacerebbe sapere che ricordi ha Antonelli… Antonelli diceva…”. Feltri: “Io ho parlato con Antonelli”.

Farina deglutisce e dice che insomma era andato dai magistrati solo “per tenere rapporti istituzionali”, ma Feltri s’inquieta: “Non abbiamo bisogno di loro, i servizi segreti non c’hanno mai dato mezza notizia… quando abbiamo avuto bisogno di un verbale, di qualcosa… abbiamo dovuto procurarcelo per i ca (…)nostri”. Ignora la doppia natura del suo vice, all’apparenza. Ignora, pure, che il suo vice su Libero aveva già piazzato paginate di veline: “Magari tu avessi la possibilità di muovere le pedine in quella maniera lì, avremmo 250mila copie, non 120… ma dov’è il problema? Dove sono i reati?”.

Farina non lo spiega, e Feltri non lo apprende: a meno che la telefonata fosse la duplice commedia di chi pensava d’essere intercettato. Ai magistrati, comunque, Farina dirà così: “Ho sempre informato Feltri, gli ho sempre detto di queste cose e di questi rapporti, anche perchè mi ha indirizzato lui a questo”.

 

L’interrogatorio di Renato Farina, immortalato il 7 luglio 2006 per quasi 200 pagine, è qualcosa che lo scrivente non aveva mai visto in vent’anni di professione. Più che interrogatorio è psicoanalisi, seduta autocoscienza, autoflagellazione e delirio di onnipotenza che si alternano nella scia di un progressivo distacco dalla realtà. A inquietare non è tanto la sua apparente insincerità nel raccontare alcuni fatti, ma la sua apparente sincerità nel raccontare come il mondo ritenga che si relazioni a lui.

I magistrati Maurizio Romanelli e Stefano Civardi, quel giorno, vedono passare le ore senza che nulla quagli. Farina ha raccontato per ore di un suo ruolo in Serbia nel 1999, quando da inviato del Giornale, dice, fungeva da tramite tra Milosevich e il governo D’Alema. Nota: la circostanza è stata smentita con una certa decisione sia dall’ex ministro degli Esteri Lamberto Dini che da Giulio Andreotti, tuttavia “C’è stato un momento in cui io ero quello che trattava con Milosevich… Io ero contro la guerra sulla base delle indicazioni del Papa e volevo pagare stando sotto i bombardamenti, una cosa un po’ eroica”.

Ma Farina spiega che un giorno l’avvertono che vogliono ucciderlo: “Devi ripartire subito”. Chi l’avverte? “Uno dei servizi, o un infiltrato dei servizi serbi, o uno dei servizi segreti del Pci”. Il nome? “Non vorrei che questa persona fosse eliminata… glielo dico in un orecchio”. “In un orecchio no”, s’imbarazza il magistrato. “Io comunque non volevo ripartire, avevo più paura di tornare a rapporto dal mio direttore che di quelli che mi ammazzano”. Il direttore era Maurizio Belpietro. Al Giornale, comunque, ricordano che Farina tornò senza preavviso, adducendo problemi di salute di un familiare.

Poi Farina passò a Libero, e Vittorio Feltri, dopo l’11 settembre, l’incaricò di contattare Francesco Cossiga per capire che cosa stesse combinando il Sismi. Cossiga gli disse che non nominare Niccolò Polari a capo del Sismi sarebbe stato un errore capitale, e Farina si diede da fare: “Fatto sta che mi faccio parte di questa campagna giornalistica fino a sottoporla alla persona di Martino, il quale effettivamente sceglie Pollari”. E’ merito di Farina.

Ecco perchè Pollari volle conoscerlo. E fu subito intesa, scambio d’informazioni: “Il 95 per cento della mia attività giornalistica si occupa di tutto, cioè io sono un universalista, cioè faccio cose politiche, naturalmente poi vado in trincea quando si tratta di fare anche cose giudiziarie, ma non sono uno sbirro del giornalismo, non sono un pistaiolo… Di terrorismo italiano ci capisco, quando Feltri mi telefona e mi dice che le Brigate Rosse hanno sparato a uno a Bologna, io lo sapevo che era Marco Biagi”.

Morale, Pollari chiede a Farina di attivarsi: “E allora lì c’è un problema di coscienza: se i servizi ti chiedono una cosa, tu che fai? Io ho pensato che c’era una guerra mondiale in atto”. Una guerra che nessuno immagina: “All’Hotel Cavalieri Hilton di Roma mi si avvicinò una sorta di plenipotenziario dei servizi americani. Mi spiegò che non esiste solo la Cia, e c’è questo servizio che dipende direttamente da Condoleeza Rice”. E chi era questo? “L’Ammiraglio Capra”. Prego? “Esiste, ho guardato su internet e ho visto che esiste un ammiraglio Capra”. La Cia parallela, spiega Farina, vedeva Pollari come una sciagura e lo descriveva come un corrotto troppo propenso al dialogo col mondo arabo, insomma “non organico all’intelligence occidentale”. Perciò Farina diffidò di Pollari, all’inizio.

Ma nel 2004, dopo l’attentato di Madrid, Feltri chiese a Farina di rifarsi sotto con Pollari. Il rapporto si riallacciò: “E’ come se mi fossi innamorato di Pollari”, dice Farina ai magistrati. Farina lesse un rapporto su possibili attentati a Londra che su Libero tradusse così: “Tettamanzi e Formigoni nel mirino del terrorismo”. “Fu una mia esasperazione”, ammette Farina.

Ma è il documento del Sismi “Rischi e speranze” datato 3 dicembre 2003 a scolpire le convinzioni del soldato Farina: “Il documento usava dei termini riferiti a Berlusconi che io interpretai come quasi tradotti dal linguaggio del cabaret della sinistra, per cui ho pensato che ci fossero elementi di convergenza con questi ambienti, no? E’ stato uno dei miei cavalli di battaglia, l’alleanza oggettiva o soggettiva tra marxisti e islamici… Questa Cia alternativa ha in mente di dustriggere il Sismi, è legata ad ambienti neoliberal americani che in coincidenza con l’avvento di Prodi e del centrosinistra vogliono cambiare i servizi. Questo saprei documentarlo”.

Probabile, ma i soldi? Farina racconta che fu Pollari a presentargli questo Pio Pompa, uno che sembrava Renato Rascel. Il rapporto si consolidò. Il primo pagamento fu di 1500 euro, e Farina dovette firmare una ricevuta col nome in codice.

Intere pagine dell’interrogatorio di Farina, dopodichè, sono occupate dal suo dilaniamento nel cercar di spiegare che altri soldi lui non ne voleva, non gliene importava: semmai, “per quello che avevo fatto in Serbia, il che avevo buttato lì anche a Minniti e Manconi”, Farina avrebbe gradito una nomina a commendatore. Non accadde: e accettò un rimborso forfettario per un totale di almeno 30mila euro. Questo sino a ieri: “5000 ad aprile, 4000 a maggio, o a giugno”, “Li ho usati d’accordo con mia moglie per delle liberalità… se uno invece li spendeva diversamente… cioè ho capito che dal punto di vista psicologico serviva a togliergli le inibizioni nel chiedermi delle cose”. Ossia: “Li ho presi con l’idea, dentro la mia testa e il mio cuore, che poi mia moglie realizzava, e in parte anche io realizzavo, di fare delle liberalità nei santuari”. Donazioni, elemosine. “Li ho messi dentro Santa Maria Maggiore, non volevo creare dei problemi, rifiutandoli”.

 

Alla fine dell’interrogatorio, segretato, arrivano i primi sms di solidarietà: da l’Opinione, dal Giornale, arriva anche una chiamata di Feltri che ha un’idea per toglierlo dall’ imbarazzo, dice. Forse è l’articolo che Farina scriverà entro sera, e che il mattino dopo infatti è su Libero, “Farina ci scrive”: “Ho aiutato i nostri servizi segreti a difendere l’Italia dai terroristi”, “La mia ambizione è sempre stata inconsciamente quella di Karol Wojtyla: lui morire nei viaggi, io sul fronte”, “Non ho scritto su Libero una sola riga che non coincidesse con i miei convincimenti”, “Sono reduce da sette ore di interrogatorio, ve lo vorrei raccontare, ma è stato segretato”.

 

Ecco perchè non ha scritto una parola dei soldi, mentre continua il circolo solidale: sms di Magdi Allam e Rula Jebreal, preghiere dedicate alla Vergine Maria, frammenti dei vangeli di Marco e Luca, una chiamata a Bruno Vespa per complimentarsi di un suo articolo, messaggi anche da Gad Lerner: “Renato, questa tua storia mi ha turbato e addolorato… può darsi che io me la senta di scrivere qualcosa… Come puoi immaginare conoscendomi, avrei scelto di difendermi diversamente”. Presto Lerner scoprirà che Farina, suo collaboratore all’Infedele, l’aveva tirato in ballo in un’informativa del Sismi: e inscenerà uno spot contro di lui su La7. Angosciato, il 14 luglio Farina cerca anche il Presidente della Repubblica, ma non glielo passano. A un amico dice che è ormai un possibile bersaglio del terrorismo islamico, che è un anello debole a dispetto della sua capacità di analisi (“non voglio paragonarmi a Falcone, ma…”) sicchè potrebbero colpirlo anche le Brigate Rosse: “Non posso neanche chiamare Pollari.. devo chiamare il ministro degli Interni… devo chiamare il ministro della Difesa… devo chiamare Manconi, la Procura… la Procura deve mettermi in sicurezza”. Vorrebbe incontrare anche Bonini e D’avanzo, dice all’amico: per dir loro che aveva fatto solo il giornalista. “Feltri mi chiede silenzio”, dice.

 

Uno dei due. Il resto è cronaca. Il 28 settembre, Renato Farina si presenta all’Ordine dei giornalisti della Lombardia e chiede di poter patteggiare, fa “ammissione di responsabilità” e s’impegna a non occuparsi mai più di servizi segreti. Chiede una sospensione per due mesi, ma rifiutano. Ne propone quattro, rifiutano. Sei, rifiutano. Lo sospendono per dodici. Assolto il cronista Claudio Antonelli.

Il 30 ottobre la decisione dell’Ordine è impugnata dalla Procura di Milano, che per Farina chiede la radiazione a vita. Intanto alcuni consiglieri comunali di Forza Italia propongono di conferirgli la Medaglia d’oro del Comune: tanto per buttarla in . Obiettivo: buttarla in politica, an che se, un po’ come tutti i firmatori di appelli, molti probabilmente non sanno neppure di che si parla.

Il 9 novembre, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti rifiuta di audire Farina. Lui allora manda una mail in cui spiega che l’inchiesta gli ha impedito di intervenire sul Al Jazeera, e quindi di evitare gli attacchi al Papa dopo il discorso di Ratisbona: “Non posso fare nulla in settori che risentivano di una mia azione pacificatrice”. Scrive di aver ricevuto minacce di morte (troverà anche dei proiettili nella cassetta della posta) da parte del “Fronte rivoluzionario per il comunismo”. Scrive che era stato il tramite del Sismi durante tutti i rapimenti di italiani in Iraq: “Ho preso denari per pagare le spese, ma in nessun modo sono stato contrattualizzato”. Da allertare i sindacati: “Credo sia giusto che si ristabilisca la mia reputazione e mi si restituisca il lavoro”.

Uno dei due.

 

F.Facci-Il Giornale


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Isilnar
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Isilnar
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Inviato il 18 novembre 2006 10:33

MODERATORE MODE ON

 

Scuotivento...questo post è chiaramente un off-topic e un post perfetto per scatenare un flame..come sono quasi sicuro che succederà...evitiamo degli off-topic così, specie quando possono far degenerare ancora di più una discussione già di per sè "calda"..

 

Ragazzi..al prossimo off-topic e potenziale flame, saremo costretti a chiudere questa discussione...visto che un'altro mod era intervenuto per dirvelo, prendete questo come ultimo avviso

 

MODERATORE MODE OFF


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