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The Captain of Guards
D di Drowned Man
creato il 07 settembre 2005

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Drowned Man
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Drowned Man
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Inviato il 07 settembre 2005 16:07 Autore
eccolo!

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ALBIONE
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ALBIONE
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Inviato il 08 settembre 2005 15:41

Scusa l'ignoranza, che è??? Traduzione? :huh:


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Freisar
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Freisar
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Inviato il 08 settembre 2005 16:39

Uhmm leggo lord twin perciò presumo sia un capitolo del nuovo libro, presumo si svolga a dorne, però non ho capito dove sono e chi parla!

 

Correggetemi se sbaglio!


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Daeron Targaryen
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Daeron Targaryen
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Inviato il 08 settembre 2005 18:11

Il narratore è Areo Hotah, capitano della guardia di Lord Doran. Si svolge al palazzo estivo dei Martell e a Lancia del Sole.


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Freisar
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Freisar
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Inviato il 08 settembre 2005 20:21

Ah ecco avevo intuito bene, uhmm rispolvererò un pò l'inglese nell'attesa di una traduzione!

 

Thx anticipatamente per chi la farà! -_-


H
Howland Reed
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Howland Reed
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Inviato il 08 settembre 2005 20:38

grazie!!!


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Daario Naharis
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Daario Naharis
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Inviato il 11 settembre 2005 11:07

finalmente un capitolo nuovo, ormai pensavo di dover aspettare il libro completo in libreria!!!!!!!!

 

Grazie della segnalazione, Drowned Man!!!


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karplus
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karplus
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Inviato il 12 settembre 2005 1:22

A pezzi vedrò di tradurlo (é lunghissimo!), aggiornerò questo post:

 

IL CAPITANO DELLE GUARDIE

 

“Le arance sono più mature del solito”, constatò il principe con voce stanca, quando il capitano lo portò in terrazza. Dopo di ciò non aveva più parlato per ore. Era vera la storia delle arance. Alcune erano cadute talmente mature da essere scoppiate sul marmo rosa pallido. Il loro profumo dolce e pungente riempiva le narici di Hotah ogni volta che respirava. Senza dubbio anche il principe poteva sentirle, da quando si era seduto fra gli alberi sulla sedia a dondolo che Maestro Caleotte aveva fatto per lui, con cuscini d’oca in basso e scricchiolanti ruote di ebano e ferro. Per molto tempo gli unici suoni erano stati gli spruzzi dei bambini nelle piscine e le fontane, e anche un tonfo morbido quando un’altra arancia cadde sulla terrazza rompendosi. Poi, dalla parte lontana del palazzo, il capitano sentì il debole rimbombo di stivali sul marmo. Obara. Riconosceva il suo passo; gamba lunga, frettoloso e violento. Nelle stalle vicino ai cancelli il suo cavallo sarà schiumante di sudore, e sanguinante dagli speroni. Lei aveva sempre cavalcato stalloni, ed era stata sentita ostentare che poteva cavalcare qualunque cavallo di Dorne…e anche qualunque uomo. Il capitano poteva sentire anche altri passi, quello veloce soffice e strascicante di Maestro Caleotte che arrancava per starle dietro.

 

Obara Sand camminava sempre troppo veloce. Sta inseguendo qualcosa che non potrà mai avere, aveva detto il principe a sua figlia una volta quando c’era il capitano nei paraggi.

 

Quando apparve sotto il triplice arco, Areo Hotah sfoderò la sua ascia lunga di lato per bloccare la strada. L’estremità color grigio venere era su un’asta di montagna lunga sei piedi, e lei non fu in grado di proseguire. “Mia signora, non un passo in più”. La sua voce era un brontolio tenue ma profondo dall’accento di Norvos. “Il principe non vuole essere disturbato”. La sua faccia era già inflessibile come la pietra prima che lui parlasse; poi si indurì. “Sei sulla mia strada, Hotah.” Obara era la più anziana dei Serpenti delle Sabbie, una robusta donna ossuta vicino alla trentina, con gli occhi vicini fra loro e capelli marrone topo della prostituta di Vecchia Città che l’aveva partorita. Sotto un mantello chiazzato di seta color grigio sbiadito e oro, i suoi abiti per cavalcare erano di vecchio cuoio marrone, logori e flessuosi. Erano le vesti più femminili che aveva. Su un fianco aveva una frusta a spirale, sulla schiena aveva uno scudo rotondo di acciaio e rame. Aveva lasciato la lancia fuori. Areo Hotah ne fu rincuorato. Veloce e forte com’era, la donna non poteva vincerlo; lui lo sapeva… ma lei no, e non voleva vedere il suo sangue scorrere sul marmo rosa pallido. Maestro Caleotte spostò il peso da un piede all’altro. “Lady Obara, ho provato a dirti…” “Lo sa che mio padre è morto?” chiese Obara al capitano, prestando al Maestro niente più che l’attenzione che avrebbe prestato a una mosca, se fosse stata tanto temeraria da ronzarle attorno alla testa. “Lo sa,” disse il capitano. “Da un corvo messaggero”.

 

La morte era arrivata a Dorne su ali di corvo, da un piccolo messaggio sigillato con una macchia di ceralacca porpora. Caleotte doveva avere intuito cosa c’era in quella lettera, per questo l’aveva data a Hotah per consegnarla al principe, che l’aveva ringraziato, ma che per parecchio tempo non aveva rotto il sigillo. Era stato seduto tutto il pomeriggio con la pergamena in grembo, guardando i bambini giocare. Li guardò finchè il sole non tramontò e l’aria della sera divenne abbastanza fredda da costringerli a rientrare; poi aveva guardato la luce delle stelle riflettersi sulle acque. Era l’alba quando mandò Hotah a prendere una candela, così da poter leggere la lettera sotto gli aranci nell’oscurità della notte.

 

Obara toccò la frusta. “A migliaia stanno attraversando le sabbie a piedi per scendere fino alla Strada delle Ossa, per poter aiutare Ellaria a portare mio padre a casa. I septon sono pieni fino ad esplodere, e i preti rossi hanno acceso i loro fuochi nei templi. Nelle case di piacere le donne si accoppiano con qualunque uomo venga da loro, rifiutando qualunque pagamento. A Lancia del Sole, sul Braccio Spezzato, lungo il Sangue Verde, sulle montagne, nel profondo deserto, dovunque, dovunque, le donne si strappano i capelli e uomini piangono in preda alla rabbia. Si sente la stessa domanda da ogni lingua –Cosa farà Doran? Che cosa farà suo fratello per vendicare il nostro principe assassinato?” Si avvicinò al capitano. “E tu dici, non vuole essere disturbato!” “Non vuole essere disturbato,” disse ancora Areo Hotah.

 

Il capitano delle guardie era vecchio come il principe che difendeva. Una volta, molto tempo prima, un giovane inesperto era venuto da Norvos, un ragazzo massiccio di spalle larghe con una crocchia di capelli neri. Quei capelli erano bianchi ora, e il suo corpo portava le cicatrici di molte battaglie… ma la sua forza era rimasta, e aveva tenuto la sua ascia lunga affilata, come i preti barbuti gli avevano insegnato. Non passerà, disse a sé stesso, e disse, “Il principe sta guardando i bambini che giocano. Non dovrebbe mai essere disturbato quando guarda i bambini che giocano.”

 

“Hotah,” disse Obara Sand, “Ti sposterai da solo dalla mia strada, altrimenti prenderò l’ascia lunga e-“ “Capitano,” arrivò un ordine, da dietro. “Lasciala passare. Le parlerò.” La voce del principe era roca. Areo Hotah fece scattare la sua ascia lunga in piedi e fece un passo di lato. Obara gli rivolse un ultimo sguardo tenace e passò oltre, con il maestro che si affrettava alle sue calcagna. Caleotte non era più alto di cinque piedi e calvo come un uovo. La sua faccia era così tonda e glabra che era difficile indovinarne l’età, ma era qui da prima del capitano, e aveva servito anche la madre del principe. A dispetto dell’età e della pancia, era ancora abbastanza agile, e intelligente, ma modesto. Non é paragonabile a nessun Serpente delle Sabbie, pensò il capitano.

 

All’ombra degli aranci, il principe si sedette nella sua sedia con le sue gambe gottose appoggiate davanti a lui, e pesanti borse sotto gli occhi… se fosse l’angoscia o la gotta a non farlo dormire, Hotah non avrebbe saputo dirlo. Di sotto, nelle fontane e nelle piscine, i bambini stavano ancora giocando. I più giovani non avevano più di cinque anni, i più vecchi nove o dieci. Metà erano ragazze e metà erano ragazzi. Hotah li poteva sentire sguazzare e urlarsi l’un l’altro con voci acute e stridule. “Non è stato molto tempo fa che tu eri una di quei bambini nelle piscine, Obara,” disse il principe, quando lei gli sollevò un ginocchio prima di prendergli la sedia mobile.

 

Lei grugnì. “Sarà da vent’anni o quasi, abbastanza per non importarmene più. E non sono stata qui per molto. Sono stato il parto di una prostituta, o l’hai dimenticato?” Quando lui non rispose, si alzò ancora, e si mise le mani attorno ai fianchi. “Mio padre è stato assassinato.” “E’ stato trucidato in un duello per proceso a singolar tenzone,” disse il principe Doran. “Per la legge, non è assassinio.” “Era tuo fratello.” “Lo era.”

 

“Cosa intendi fare per la sua morte?”

 

Il principe ruotò la sua sedia a fatica per guardarla in faccia. Anche se aveva solo cinquantadue anni, Doran Martell sembrava molto più vecchio. Il suo corpo era floscio e sgraziato sotto le tonache di lino, e le sue gambe erano difficili da guardare. La gotta aveva gonfiato e arrossato in maniera grottesca le sue giunture; il suo ginocchio sinistro era grande quanto una mela, quello destro quanto un melone, e le sue dita parevano acini d’uva nera, così mature che sembrava che un tocco soltanto li avrebbe fatti esplodere. Persino il calore di una sola coperta poteva farlo rabbrividire, anche se era spossato dal dolore non si lamentava. Il silenzio è un amico del principe, l’aveva sentito dire il capitano a sua figlia una volta. Le parole sono come frecce, Ariane. Una volta rilasciate, non puoi richiamarle indietro. “Ho scritto a Lord Tywin-“

 

“Scritto? Se eri la metà dell’uomo che era mio padre-“ “Non sono tuo padre.”

 

16/09/05

 

Questo lo so.” La voce di Obara grondava disprezzo. “Devi permettermi di andare in guerra.” Lo so bene” “Non devi nemmeno lasciare la tua sedia. Lasciami vendicare mio padre. Hai un’armata al Passo del Principe. Lord Yronwood ne ha un’altra sulla Strada delle Ossa. Concedimene una e l’altra a Nym. Permettile di passare dalla Strada del Re, mentre tiro fuori i lord dai loro castelli e li costringo a marciare su Vecchia Città.”

“E come speri di tenere Vecchia Città?”

“Ci accontenteremo di saccheggiarla. La ricchezza degli Hightower-“ “È oro che vuoi?”

 

“È sangue che voglio.”

 

“Lord Tywin ci consegnerà la testa della Montagna”

 

“E chi ci consegnerà la testa di Lord Tywin? La Montagna è sempre stata il suo animaletto.” Il principe fece cenno alle piscine. “Obara, guarda quei bambini, se ti compiace.” “Non mi compiace. Trarrei più piacere a piantare la mia lancia nella pancia di Lord Tywin. Gli farò cantare “Le piogge di Castamere” mentre gli tiro fuori le budella e vi cerco dell’oro.” “Guarda,” ripeté il principe. “Te lo ordino.”

 

Alcuni dei bambini più grandi si erano sdraiati a faccia in giù sul marmo di rosa pallido, abbronzandosi al sole. Altri pagaiavano lontano nel mare. Tre stavano costruendo un castello di sabbia con una grossa punta che sembrava la Torre della Lancia di Palazzo Vecchio. Una ventina o di più si era raccolta nella piscina grande, per guardare le baruffe i bambini più piccoli nelle acque alte fino alla cintola che si mettevano in groppa a quelli più grandi e cercavano ognuno di spingere l’altro nell’acqua. Ogni volta che una coppia cadeva, la spruzzata d’acqua era seguita da uno scroscio di rosate. Guardarono una ragazza color nocciola tirare via di colpo un ragazzo dai capelli di stoppa dalle spalle del fratello per farlo cadere a capofitto nella piscina.

 

“Tuo padre giocò a quel medesimo gioco una volta, come io prima di lui,” disse il principe. “Avevamo dieci anni di differenza, così ho lasciato le piscine quando lui era abbastanza grande da giocarci. Ma lo guardavo volentieri quando venivo a fare visita alla Madre. Era così fiero, anche se era solo un ragazzo. Veloce come un serpente d’acqua. Spesso l’ho visto rovesciare ragazzi molto più grandi di lui. Mi ricorda quel giorno che è partito per Approdo del Re. Aveva giurato che l’avrebbe fatto ancora, altrimenti non l’avrei mai fatto andare via.” “Lasciarlo andare?” rise Obara. “Come se avessi potuto fermarlo. La Vipera Rossa di Dorne andava dove gli pareva.” “Lo faceva. Vorrei avere alcune parole di conforto per-“ “Non sono venuta da te per essere confortata.” La sua voce era piena di disprezzo. “Il giorno che mio padre venne a reclamarmi, mia madre non voleva che me ne andassi. ‘E’ una bambina,’ disse, ‘e non sono sicura che sia tua. Ho avuto mille altri uomini.’ Gettò la sua lancia ai miei piedi e diede uno schiaffo a mia madre, e lei cominciò a piangere. “Bambina o bambino, le combattiamo noi le nostre battaglie,” disse, “ma gli dei ci permettono di scegliere le nostre armi.’ Guardò la lancia, e poi le lacrime di mia madre, e raccolsi la lancia. ‘Te l’ho detto che era mia,’ disse mio padre, e mi portò via. Mia madre bevve fino alla morte entro l’anno. Dicono che stava piangendo quando è morta.” Obara si avvicinò più vicino al principe nella sua sedia. “Lasciami usare la mia lancia, non chiedo altro.”

 

18/09/05

 

“E’ una questione molto delicata, Obara. Ci dormirò sopra.” “Hai già dormito troppo.” “Magari hai ragione. Ti manderò una risposta a Lancia del sole.” “Anche più lontano se quella risposta sarà la guerra.” Obara girò i tacchi e uscì inviperita com’era entrata, verso le stalle per avere un cavallo fresco e un’altra cavalcata a capofitto nelle strade. Maestro Caleotte rimase indietro. “Mio principe?” chiese il piccolo omino curvo. “Ti fanno male le gambe?” Il principe sorrise debolmente. “Il sole è caldo?” “Devo prendere del latte di papavero per il dolore?” “No. Ho bisogno di essere lucido.”

 

Il maestro esitò. “Mio Principe, è… è prudente permettere a lady Obara di tornare a Lancia del Sole? E’ indubbio che accenderà gli animi del popolino. Amavano molto tuo fratello.” “Come tutti noi.” Si premette le dita contro le tempie. “No. Hai ragione. Devo tornare anch’io a Lancia del Sole.” Il piccolo omino curvo esitò. “È saggio?” “Non è saggio ma è necessario. Meglio mandare un emissario a Ricasso, per far aprire i miei appartamenti nella Torre del Sole. Informa mia figlia Ariane che sarò lì domani.” La mia piccola principessa. Al capitano delle guardie era mancata molto. “Sarai avvistato,” avvisò il maestro.

 

Il capitano capì. Due anni prima, quando avevano lasciato Lancia del Sole per la pace e l’isolamento dei Giardini Acquatici, la gotta del principe Doran non era così cattiva nemmeno la metà. In quei giorni aveva sempre camminato, sebbene lentamente, appoggiandosi su un bastone e facendo smorfie ad ogni passo. Il principe non voleva che i suoi nemici sapessero quanto era diventato debole, e il Vecchio Palazzo e la sua città fantasma erano pieni di occhi. Occhi, pensò il capitano, e scalini che non può salire. Dovrebbe volare per sedersi in cima alla Torre del Sole.

 

“Devo essere visto. Qualcuno deve buttare olio nelle acque. A Dorne va ricordato che ha ancora un principe.” Sorrise in modo pallido. “Anche se vecchio e gottoso.” “Se ritorni a Lancia del Sole, dovrai dare udienza alla principessa Myrcella,” disse Caleotte. “Il suo cavaliere bianco sarà con lei.. e sai che egli manda lettere alla sua regina.” “Suppongo di si.”

 

Il cavaliere bianco. Il capitano si accigliò. Ser Arys era venuto a Dorne per accompagnare la sua principessa, come una volta aveva fatto Areo Hotah con il suo principe. Anche i suoi nomi suonavano stranamente simili; Areo e Arys. Anche se qui la somiglianza terminava. Il capitano aveva lasciato Norvos e i suoi preti barbuti, ma Ser Arys Oakheart serviva ancora il Trono di Spade. Hotah provava una certa malinconia ogni volta che vedeva quell’uomo nella sua lunga tonaca bianca come la neve , dei tempi in cui il principe l’aveva mandato a Lancia del Sole. Un giorno, se lo sentiva, avrebbero combattuto; in quel giorno Oakheart sarebbe morto, con l’ascia lunga del capitano nel cranio. Fece scivolare la mano verso il manico liscio di frassino della sua ascia e si chiese se quel giorno si stesse avvicinando. “Il pomeriggio è quasi finito,” stava dicendo il principe. “Aspetteremo la mattina. Assicurati che la mia portantina sia pronta per le prime luci.” “Come comandi.” Caleotte si profuse in un inchino. Il capitano si spostò di lato per lasciarlo passare, e ascoltò i suoi passi decrescere. “Capitano?” La voce del principe era blanda.


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ALBIONE
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Inviato il 15 settembre 2005 17:09

Ma è completo?

 

Grazie karplus per la traduzione. :lol:


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karplus
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Inviato il 16 settembre 2005 1:32

Se va bene sarà 1/4 di tutto il testo quello che ho tradotto, mi sono interrotto proprio sul più bello :lol:


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Logan Snow
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Logan Snow
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Inviato il 16 settembre 2005 9:22

per il momento grazie. è stupendo.


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karplus
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karplus
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Inviato il 18 settembre 2005 2:40

grazie ^_^

 

Eccone un'altra parte. Ho appena letto la parte restante in inglese e il finale mi ha lasciato dubbioso... :mellow:


A
ALBIONE
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ALBIONE
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Inviato il 30 settembre 2005 16:04

Voglio sapere anch'io!!! >_>


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karplus
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karplus
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K

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Inviato il 01 ottobre 2005 0:42

scusate ragazzi, ma visto che non ha riscosso molto successo mi sa che é meglio lasciare perdere, oltretutto se va bene x natale lo leggiamo.

 

cmq se volete sapere come va a finire leggete questo spoiler in bianco (selezionare per leggerlo):

 

SPOILER

 

Il principe poi incontra un'altra bastarda di oberyn (solo che questa é molto pèiù f**a), e si ripete la stessa scena avuta con obara: questa che le da del codardo, che dice che dovrebbe andare in guerra ecc...

Alla fine del capitolo Doran ordina ad Areo di trovare tutti i bastardi e bastarde di oberyn e rinchiuderli in cella, così che "lord Tywin saprà che grande amico ha a dorne".

 

E' evidente che doran vuole mantenere la pace a tutti i costi...


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Aerial Targaryen
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Aerial Targaryen
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A

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Inviato il 03 ottobre 2005 12:17

Ciao a tutti, ragazzi, scusatemi, non ho potuto fare a meno di dispiacermi dell'interruzione della traduzione, e...

 

Beh, sperando non sia uno spam troppo sgradito, vi segnalo QUESTO LINK dove è possibile trovare la traduzione completa in Italiano di tutto il PDV...

 

Ripeto, vogliate scusarmi se è spam sgradito, spero sia solo una mano che do agli accaniti Martiniani che vorrebbero leggere il PDV. :D


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