Pur essendo un amante della fantasy devo ammettere che una delle serie di libri che più mi è piaciuta appartiene alla fantascienza (anche se molto anomala !) , ovvero i quattro libri del ciclo di Hyperion di Dan Simmons. Raramente ho trovato altre opere così visionarie, così a respiro epico...ho divorato i quattro libri in poche settimane, e poi li ho riletti...tre volte ! Qualcuno conosce questi libri ?
ciao
Alex
Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io! Io!
Che si può dire... beeelli...
Oh !!!!! mi fa piacere che tu conosca Simmons...pare che tra Martin e Dan i tuoi gusti siano tra i migliori...i miei complimenti (per quel poco che contano !)
Letto, letto... una tetralogia splendida... ed io non amo particolarmente la fantascienza... e poi Aenea é troppo Cool!
Ho letto i due di Hyperion.. i due di Endymion mi guardano dallo scaffale e saranno letti dopo il Grande Inverno e Jarka Ruus (forse, xché ho anche tanti altri libri che aspettano).
Bellissima saga.
Già un bel ciclo...concordo su Aenea...anche se lo Shrike rimane la "cosa" più bella di tutto il ciclo...memorabile la sua battaglia contro gli androidi creati dal tecnonucleo nel 3°-4° libro...ops, spero di non aver fatto troppo spoiler :smack:
Meraviglia........
Purtroppo però mi mancano ancora i due Endymion così non so come va a finire...
Dovrò provvedere al più presto!
Io sto provando a leggere "Il canto di kalì", ma non riesco a superare il 2° cap... forse col tempo...
Me ne ha parlato giusto oggi un amico in toni entusiastici e voi mi avete fatto incuriosire ancor di più, provvederò al più presto anche se la lista dei libri da leggere incomincia a essere lunga.
Vedrai Egg, sarà tempo speso bene, anzi, benissimo
premesso che adoro Simmons che considero uno dei pochi grandi scrittori che calchino il palcoscenico della fantasy/fantascienza, di seguito un po' di critica sul primo libro della tetralogia... Hyperion...
SPOILER
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Dan Simmons, Hyperion
1.a edizione italiana:
Hyperion, maggio 1991, Interno Giallo Editore, collana IperFiction
1.a edizione originale:
Doubleday, june 1989
La struttura narrativa riprende uno dei grandi motivi della letteratura di ogni tempo, il racconto di veglia (Mille e una notte, Decamerone, Gogol) che è legato, nel suo essere narrazione, al tema della morte e funziona, precisamente, come allontanamento del pericolo e contemporaneamente da appressamento alla morte.
Come la brigata di Boccaccio, la bella Sherazad, i contadini di Gogol, i personaggi raccontano storie (o la loro storia) per capire il significato dell'esistenza a partire dal pericolo imminente, la morte rappresentata dallo Shrike, che, elemento comune a tutti i racconti, acquisisce il carattere del simbolo, o meglio dell'allegoria, significante morte in astratto, ma nel concreto nulla di più preciso. Oltre al racconto di veglia, un ammiccare al genere del giallo e, con lo Shrike a incombere su tutto, anche all'allegorismo metafisico di Kafka. I pellegrini immaginati da Simmons compiono un viaggio che nel semplice dubbio che possa compiersi, prima ancora che andare a buon fine (ossia essere risparmiati o uccisi dallo Shrike), ha un elemento di suspense e di suggestivo allegorismo. Come il Conte del Castello per l'agrimensore K, lo Shrike è significativo anche, se non sopra tutto, nella misura del suo sottrarsi e, proprio per questo, induce ancora più irrazionale terrore. Data la cultura letteraria sterminata che Simmons rivela sin dalle prime pagine, sono tutti riferimenti calzanti cui lo scrittore allude con sapiente gioco metaletterario.
A questo livello, nessuna traccia del novum (Suvin). Nessun ritrovato tecnico-scientifico che incida il tipo antropologico e intellettuale dei personaggi. Riflessione che impone una più attenta considerazione del genere cui appartiene l'opera. Certo, i teleporter (strumenti che permettono di spostarsi nelle distanze sterminate dell'universo) e il motore hawkwing (che permette di superare la velocità della luce) sono motivi da hard-sf, ma, a questo livello dell'opera letteraria, che è profondo e determinante, nessuno dei due svolge un ruolo determinante dal punto di vista della funzione novum. Cos'è allora, a questo livello, il libro che ci troviamo di fronte? E` uno strepitoso excursus fra i temi profondi, archetipici, della letteratura di ogni tempo, di cui si serve per intrecciare un discorso a più livelli, uno dei quali si presenta come un'avvincente queste filosofico (il senso dell'esistenza umana)-religiosa (lo Shrike, e il suo culto specifico)-sociologica (il tema della guerra e dell'Egemonia Umana), gravitante infine attorno ad un macrosimbolo, o meglio allegoria, dal forte carattere religioso (sempre lo Shrike, stavolta in generale). Senza attribuirlo tout court all'ortodossia della science fiction, si può certo affermare che, se manca un determinante novum tecnologico, "il nuovo totalizzante potrebbe essere la morte incomprensibile che si può trovare nello spazio. Questo però genealogicamente colloca il romanzo nella produzione weird (science) fantasy di Weird Tales, come certe storie interplanetarie di C.A. Smith e di Lovecraft; in sostanza è space opera horror, piena di idee ma fondamentalmente arbitraria. Il paradigma della fantascienza è che il reale sia razionale, quello della weird science fantasy è che l'universo sia incomprensibile e ostile" (R.Valla).
Ancora più illuminante è, a tal proposito, l'analisi dei singoli racconti fatti in prima persona dai sette pellegrini:
1) il racconto dell'esperienza di padre Duré tra i Bikura è quello che ha meno a che fare, se non punto, con la SF. Riprende una delle forme consuete della letteratura fantastica inglese e del racconto di viaggio (Gordon Pym, Stevenson, Leskov), la descrizione delle avventure/ricerche di un uomo tra personaggi e situazioni, diciamo così, esotiche. Potrebbe essere il diario di un gesuita nell'America latina del sedicesimo secolo, basterebbe cambiare la scenografia; e questo significa che gli orpelli fantascientifici, la dislocazione geografica (Hyperion, il comlog etc.), sono soltanto motivi di esotismo. L'importante è altrove, è nel significato che in questa storia, come nelle altre, ha lo Shrike. Ma non sapendo esattamente cosa sia, appunto, non possiamo indebitamente immaginarlo come fantascientifico, piuttosto che non, più genericamente, come fantastico.
2) Nel racconto del colonnello Kassad la Sf ricomincia a farsi innanzi: l'educazione militare del giovane ufficiale non sarebbe immaginabile senza le risorse tecniche della società futura immaginata da Simmons. Siamo nel territorio ben noto della space-opera d'ambientazione militare. Però... a vedere bene, qual è il succo del racconto di Kassad? Il rapporto tra Moneta e il futuro colonnello, la sua misteriosa lotta contro una pattuglia Ouster, e infine l'atterraggio ad Hyperion, di nuovo da Moneta. Tutto, di nuovo, converge sul simbolismo presunto dello Shrike, e, se nulla sulla natura fantascientifica di codesto sappiamo, nulla ugualmente possiamo dire sulla fantascientificità del romanzo, almeno nel senso specialissimo del novum.
3) La storia di Martin Sileno è una divertente e drammatica riflessione sulla poesia, la cui vocazione alla letteratura (di Martin) è romanticamente intrecciata con un destino di morte e catastrofe (ancora simboleggiato inesplicabilmente dallo Shrike-musa).
4) La storia del poliziotto privato Brawne Lamia, insieme a quella dell'astro-archeologa Rachel, sono le più fantascientifiche. La vicenda della detective è decisamente dickiana: l'androide John Keats, di cui s'innamorerà, è modellato sulla notissima tematica di P.K.Dick (basti pensare al racconto Impostore e al celebre Blade runner). La storia d'amore s'incardina però su un complicato sistema di allusioni e rivelazioni: Keats ha un ruolo non chiarito ma importante, s'intuisce, nel mistero dello Shrike. Anche in questo caso le citazioni sono palesi: il tecnonucleo, macrointelligenza artificiale da cui dipende l'androide Keats è modellato sull'onnipotente intelligenza artificiale del Neuromancer di W.Gibson, ed ordisce alle spalle dell'umanità una trama segreta (ancora sull'esempio di Dick e della teoria del complotto de I Simulacri). La regressione fisiologica di Rachel, dal canto suo, non ha spiegazioni scientifiche o fantascientifiche, ma è misteriosamente dovuta all'azione dello Shrike.
5) La storia del marinaio spaziale Merin Aspic, incentrata sulla bizzarra fenomenologia di un amore vissuto dai partners a velocità biologiche differenti, è decisamente SF. In questo caso il topos, i paradossi che sorgono dal viaggio temporale, è uno dei più abusati nella tradizione della letteratura fantascientifica (tra i tanti esempi, si può pensare al viaggiatore spaziale Ijon Tichy creato da S.Lem nelle Memorie di un viaggiatore spaziale).
Si venga dunque al finale, con la convinzione che Hyperion non sia un semplice volume di SF, ma aspiri ad una pluralità di significati che va oltre la Sf di genere, servendosi però dei suoi motivi tradizionali (dalle origini al cyberpunk) come propellente. Tutto il meccanismo simbolico ruota attorno allo Shrike: se Hyperion dev'essere un romanzo di Sf, lo Shrike deve avere necessariamente a che fare con una possibile trama fantascientifica, deve uscire dalla nebulosità del simbolo religioso-filosofico e chiarirsi, senza per questo perdere l'aura (anti-)cristologica, come anello centrale di una trama Sf. E`, in qualche modo, sempre la questione del novum. Ora, solo nel finale qualcosa sembra prendere consistenza in questa direzione, esattamente quando si lascia intravedere la possibilità che lo Shrike sia un manufatto bellico che la tecnologia Ouster ha lanciato, in qualche modo, indietro nel tempo, per colpire il nemico dove si presume che questi non possa difendersi. Nel passato. Ma questa è solo un'ipotesi, affascinante, e il finale lascia tutto in sospeso. Perché? o meglio, con che risultato? Lo Shrike rimane avvolto nel suo mistero fantastico, senza che questo venga sciolto nel finale del libro, la cui conclusione senza risposte, se aumenta la suspense con un procedimento ben noto agli scrittori seriali di romanzi a puntate (da Dickens in poi), termina il libro con un dose di arbitrarietà che verrà fugata soltanto nel prosieguo del ciclo.
Carmelo Tramontana
ancora un po' di critica su Hyperion per gli appassionati del genere...
buona lettura
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Simmons, Dan: Hyperion
Hyperion / Dan Simmons. - Milano: Interno Giallo, 1991. - (i dati bibliografici verranno forniti nel prossimo inserto).
Al momento di aprire questo volume ero decisamente dubbioso, e non è che le prime pagine, sbirciate in libreria, mi avessero particolarmente incoraggiato alla lettura. Diffidare dei romanzi tanto pubblicizzati è di solito una precauzione indispensabile per la sopravvivenza; ma non in questo caso, per fortuna. Hyperion, contro ogni previsione, mi è piaciuto, ed in alcuni punti mi è piaciuto molto.
Che dire sul libro in sé stesso? La struttura narrativa, come ormai avrete letto da molte parti, viene ripresa dai Racconti di Canterbury di Chaucher (che la riprendeva dai novellieri italiani e da Boccaccio - ma questa è un'altra storia), e prevede l'incontro di alcuni viaggiatori che si raccontano a vicenda i motivi che li hanno condotti assieme: nel caso particolare, poi, il momento è il ventottesimo secolo, i viaggiatori svolgono professioni che vanno dal prete (cattolico romano, una setta in avanzata estinzione) all'investigatrice, passando per lo studioso, il militare, etc., e la destinazione di tutti è Hyperion, il pianeta dove si sta verificando una situazione di crisi politica e cosmica, rappresentata da un lato dall'invasione degli Ouster, terrestri che vivono stabilmente in stazioni vaganti nello spazio e che si sono ormai allontanati dalla civiltà (e dalla razza?) umana, e dall'altro dalla prossima apertura delle Tombe del Tempo, custodite dalla creatura aliena nota come Shrike, o Signore della Sofferenza. Personaggio, quest'ultimo, leggermente sinistro, dato che è completamente ricoperto di tremendi aculei con i quali trafigge le proprie vittime, ed in sovrappiù è del tutto invulnerabile, dato che apparentemente riesce a manovrare il tempo a piacere. Compito dei pellegrini è raggiungere lo Shrike per ottenere la soddisfazione di uno dei proprî desiderî, ma il romanzo, in attesa del seguito (The Fall of Hyperion, previsto in uscita tra breve), racconta solo lo sbarco dei visitatori ed il loro avanzare sui resti di un devastato itinerario turistico verso le Tombe del Tempo, e si interrompe sul più bello poco prima dell'evento cruciale.
Cosa c'è d'interessante, allora, nel libro, se la trama è troncata così bruscamente? Le storie raccontate dai pellegrini, direi, sei in totale, che hanno tutte la lunghezza di romanzi brevi e mi sono decisamente piaciute. Costruite tutte - quale più, quale meno - sul tema doppio dell'amore e del tempo, rappresentano anche, per certi versi, una summa della fantascienza moderna, spaziando dall'enigma biologico (e teologico) alla storia cyberpunk (in cui si fa cenno anche al mitico precursore dei cyberpuke [sic], il leggendario Cowboy Gibson!), dalle storie di guerra al racconto del poeta. E se ho, com'è ovvio, le mie preferenze, che nella fattispecie vanno alla storia dello Studioso (un non chiassoso dramma di famiglia su una figlia che un incidente imputabile allo Shrike costringe a ringiovanire giorno dopo giorno mentre i genitori invecchiano normalmente), la qualità di tutti i lavori mi pare elevata, mentre l'autore riesce a giostrare abilmente le proprie carte, costruendo un universo che non solo cerca un minimo di plausibilità come ricostruzione del tardo terzo millennio, ma anche giostra sui tutti i temi cari alla FS spaziale. Sembra, in altre parole, che Simmons sappia di collocarsi alla fine (o perlomeno ad una svolta) di un intero genere narrativo, e che ne ricuperi temi e tecniche in attesa di qualche improbabile futuro. Vedremo meglio tra qualche anno, mentre nell'attesa io vedrò di non perdere La caduta di Hyperion.
Mirko Tavosanis
E' un buon libro, questo Hyperion.
Credo sia la prima volta che esprimo un parere così positivo, da quando io e "The Mighty" Mirko curiamo questa rubrichetta. Certo, alcune imperfezioni qua e là ci sono. Tanto per fare un esempio, la descrizione dell'impero dell'Egemonia (l'assieme dei pianeti umani, contrapposti ai barbari Ouster) presenta alcune piccole ma noiose incongruenze. Però, ca**o!!, finalmente un lavoro interessante, ben scritto e soprattutto attuale!
Sorvoliamo sulle conclusioni da trarre, che è meglio.
Non vi parlerò della trama, né fornirò notizie sull'autore, e rimando il lettore interessato alla recensione del Mirko.
Il modello del romanzo sono ovviamente I racconti di Canterbury, modello sottolineato dalla scelta di Simmons di indicare "i personaggi con la funzione che svolgono piuttosto che con il nome", come giustamente nota Santoni su Intercom 113/114. Altri paralleli si potrebbero trovare fra le due opere, ma credo in maniera speciosa. Mi sembra più interessante sottolineare il diverso spirito che le anima. Chaucer è stato giustamente definito il cantore della "Merry England", che gode e contempla il mondo in maniera solare (e, seppur con tanti distinguo, questo si vede anche nel film di Pasolini). Il pellegrinaggio non assume nessuna valenza di penitenza, di contrizione o di timore dell'aldilà, né (ma questo non si poteva certo pretenderlo) nessun confronto e valutazione dell'esistere. Questo è invece la caratteristica più interessante del romanzo di Simmons, che lo rende un tutto maggiore della somma dei singoli racconti. Lo Shrike incarna una diversa paura, vizio, ossessione, spinta che non sono altro che visioni della stesso male di vivere. E ben più proficuo, ritengo, sarebbe a questo proposito il confronto con Keats, la cui presenza permea davvero tutto il libro (a cominciare dal titolo di questo libro e da quello del seguito - The Fall of Hyperion - omonimi di due poemi incompiuti dell'autore... e dedicati alla caduta dei vecchi Dei: scatta niente?). Non credo di esserne in grado, né, d'altronde, questa può essere la sede adatta. Ad maiora.
Concludo questa mia sbrodolata recensione, senza anticipare nulla del seguito. Solo una piccola esortazione: so che ventiquattromila lire sono tante, ma fate capire ai padroni del vapore che i lettori di fantascienza non sono un gruppo di adolescenti "con turbe e problemi legati all'età, che scaricano le frustrazioni con avventure di tipo spaziale" (sic, letto in un recente compito di maturità, e prontamente approvato dalla lungimirante commissaria d'italiano), compratelo!
Fabio Gadducci
me lo hanno consigliato in molti, specialmente un mio amico che mi ha "passato" Martins e Jordan.
dato che ho ancora qualche giorno libero penso che andro' a cercare quest'autore
Ciao a tutti!
Quale 3d meglio di questo per il mio primo post tra di voi?
Come è facilmente deducibile dalla scelta del mio nick, sì, ho letto Simmons (grazie a Raven che mi regalò in una triste giornata novembrina il primo tomo del primo volume della quadrilogia, ed.Urania... [per il secondo mi son dovuta arrangiare ]).
Mi entusiasmò fin dalle prime pagine.
Beh, lo confesso, personalmente sono più un'amante di SF che del genere Fantasy... e sicuramente questo ha inciso sul mio giudizio.
Ma di Simmons, più che i tratti specificatamente fantascientifici, ho apprezzato il respiro temporale dato allo svolgersi dalla trama, la particolarità a volte sconcertante dei personaggi, Aenea in primis... e la capacità di riservare sempre qualche sorpresa al lettore, nonostante i 4 tomi.
Insomma, io lo consiglierei.
... in una triste giornata novembrina il primo tomo del primo volume della quadrilogia, ed.Urania...
XKE' TRISTE?!