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The New Pope
J di JonSnow;
creato il 05 gennaio 2020


osservatore dal nord
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Inviato il 27 gennaio 2020 18:04

Ma per voi che succede  quando Jude law si risveglia? 



Iceandfire
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Iceandfire
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Inviato il 27 gennaio 2020 18:11

Il putiferio perchè giustamente Lenny sa di essere il papa in carica visto che non si è dimesso e ha dalla sua parte un popolo che lo venera e che si batterà,opino,per lui.

E vedremo se Brennox andrà in frantumi come porcellana o se si batterà come vetroresina contro il diritto di essere papa idolatrato per giunta di Lenny. Enon credo che se si batterà userà la via media...


Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

bQ7ab7S.png;
« I am a wolf and I fear nobody. »

''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''

« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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Inviato il 31 gennaio 2020 18:41 Autore

Recensione 1x07

 

 

Lenny, Lenny, Lenny.

L'uomo che riemerge, l'entità che si riconferma, l'assenza che ritorna ad essere presenza. Ineluttabili onde di coscienza s'infrangono sugli scogli del dilemma esistenziale e dell'inaudito ritorno. Colui che era ormai abituato ad una salvifica dimensione sospensiva, viene sradicato dal placido limbo, strappato in modo violento ed incontrovertibile alla tranquillità del silenzio che non ha tempo, ritrovando così le sembianze di un mondo viziato, inesorabilmente più spento e confuso di quanto egli lo abbia lasciato, di quanto egli stesso fosse irrimediabilmente confuso. I drammi e i dilemmi che lacerano l'animo del Risorto sono ineludibili, eppure fatalmente chiari, dando adito al suo volto beffardo di essere ghermito in espressioni disarmate e disarmanti, rivolgendo quegli stessi occhi così penetranti e dispersivi verso l'alto, verso il più misterioso degli interlocutori. La serenità della sospensione diviene dunque corrotta dal caos dell'umanità, dal caos di dozzine di interiorità che solerti si sovrappongono, non concedendo repliche a colui che è egli stesso quesito e replica. Un corpo in continuo fermento, un'identità contraddittoria, un anima che imperscrutabile indossa la fallibilità insita in ogni uomo, addolorando e addolorandosi, ma inevitabilmente riscoprendosi.

 

La notte è affabile, squisitamente accomodante, accuratamente materna per coloro che non dormono, per i lacerati, per coloro che nelle fronde del buio indagano e s'indagano, interrompendo i loro respiri con l'alternanza di riflessioni malcelate. E tutto è permeato dall'amore, amore dai mille toni, amore dalle svariate tonalità, amore antropomorfico e rilevante lineamento di ogni volto spezzato, succube di quelle stesse luci soffuse che pongono in risalto la gloria e il fallimento dell'uomo. Quattro anime si appartano in un luogo che è al tempo stesso magnificente e vuoto, sacrilego e beato, laddove gli ampi corridoi intarsiati da delicata bellezza perdono il loro senso nell'altisonanza di una sofferenza senza fine. Dov'è Dio, dov'è Dio, dov'è Dio. Dio non c'è, non risponde a quel richiamo notturno, a quella disperata invocazione notturna che non raggiungerà mai il confine, fallendo nell'oltrepassarlo. E ancora, il rifiuto di Lenny ad ogni forma di idolatria, la vergogna e l'imbarazzo che egli indubbiamente percepisce nell'atto di percepire la propria figura immeritevolmente esaltata. Non accetta il proprio dono, Lenny. Non ammette le luci dentro di sé, non può che individuare e sottolineare le innumerevoli imperfezioni interiori che dimorano dentro il suo corpo slanciato e avvenente. Ciononostante nulla possono le sue resistenze morali di fronte al pianto di una Madre, perché Lenny perdona, perché Lenny assolve ogni donna condannata, perché la Donna e la Madre vanno sempre perdonate. E così Uomo risorto e creatura indifesa comunicano mediante l'amore del contatto più casto, ritrovandosi a contemplare l'idea del luogo sospensivo che tutto avvolge e tutto rende sereno, il luogo a cui creature innocenti appartengono e da cui derivano, quell'irraggiungibile paradiso che non chiude mai le porte, ma a cui l'Uomo stesso nega il proprio accesso, alimentandone la miseria. Devi farlo Uomo, devi farlo Uomo, devi farlo Uomo. Una richiesta di dignità per un essere fragile, spento, lasciato a sé stesso. Non può esserci uomo se privato della propria dignità, non può esserci vita, se è impossibile avvalersi di quel così prezioso diritto. Eppure anche colui che è Santo deve scontrarsi con il cocente fallimento, con la grazia e la potenza del mistero, con la resa della propria umanità, in un febbrile senso di smarrimento.

 

« In fondo è così che si descriveva. Come una persona fatta di fragile porcellana. Si possono indebolire i forti. Ma c'è una sola cosa che non si può fare: infondere forza a chi è fragile.  »

E' nel candore di una serra variopinta che si consuma l'estrinsecarsi di antiche amicizie; la dispersione umana e morale, il dubbio che erode ogni cosa, il deprimente risvolto di chi non è in grado di gestire il proprio limite, di chi ineluttabilmente sguaina la propria fragilità come una lama incontrollata. Nelle ore più buie ci si appella a coloro che hanno conoscenza di quegli oscuri meandri, nelle ore più buie non esistono guide realmente pure, nelle ore più buie è il male che diviene vassallo del bene, ed è lì che uomini spregiudicati e irriverenti come il Cardinale Angelo Voiello divengono il vessillo sotto cui adempiere inaspettato raduno, lasciando in disparte il senso di superiorità morale che si autoalimenta e alimenta a propria volta l'inutilità della caotica dispersione. Le parole di Voiello divengono il saggio riferire che tutto scherma e tutto preserva, facendo fronte ad un Vaticano smarrito e profondamente inebriato da una confusione predominante, pericolosa estensione di manifesta ingordigia dell'ego.

 

Ma la notte è prodiga delle migliori intenzioni, la notte è un capolavoro che è Madre, la notte è la sacra effige che rappresenta i cuori più tormentati.

Ed è nella notte che le parole di Sir John Brannox serpeggiano tra le ombre, insinuandosi nelle sagome delle proprie mancanze, mutando nel verbo che condanna ogni gesto, che vezzosamente odia la propria intimità. L'uomo in bianco è ancor più vulnerabile all'odio che egli nutre per sé stesso, alle concezioni dell'imperdonabile, alla voluttuosità dei peccati commessi, furia latente che s'intreccia con una colpa così pressante da divenire firma su una superficie già compromessa e divorata dalla sofferenza. Quelle parole sono il passivo saluto che accoglie un senso di imperfezione e di mistificazione così potente da rifiutarsi e da rifiutare. L'assenza di Dio è pervertita nella manifesta constatazione di responsabilità e ambiguo divenire. Non c'è assoluzione per colui che assolve, non c'è assoluzione per colui che è irremovibile tormento, non c'è assoluzione per colui che incede sui desertici terreni della feroce autocritica, come fosse il dozzinale responso a lacerazioni mai sopite, tanto profondi da essere quasi decorative in un'esistenza che non ammette sé stessa, ma che sa solo ammettere il proprio fallimento, umano ed ideologico, fino a renderlo l'epicentro del proprio sopravvivere.

 

Ed è sempre in quella notte che i miracoli avvengono, la notte che concede spazio, la notte che concede perdono, la notte che è spalla su cui piangere.

Nel coraggioso prendersi per mano ogni senso chiude sé stesso a favore di quello mancato, come fosse il precedere di una leggerezza che annuncia la sagacia del misticismo. E allora i dolori terreni non hanno più senso, espletarsi di una miseria quasi acrobatica nel suo forte presenziare. Il cuore comincia ad avvicinarsi alla luce, calda e avvolgente, rendendolo incapace di essere più dannoso di quanto sia mai stato, rendendolo capace solo di assolversi, di accettarsi, di compiersi, di ritrovare la propria innocenza, come la sagoma del più innocente degli innocenti ascende al cielo, lasciandosi alle spalle il riverbero del dolore.

 

 

Recensione 1x08

 

 

La contraddizione. La bellezza esteriore che si scontra con la sconcezza dell'interiorità. L'incanto che contrasta il disincanto.

La meraviglia della serra variopinta è il contenitore che cela nuovi complotti; lo splendore della beltà che incamera in sé stesso parole e atti velenosi, la funzione dell'umano ego che espleta sé stesso nelle gesta peggiori. I complotti che abitano l'animo più di qualsivoglia ideale, sino a disperdersi nella muta assenza di morale e nell'ipocrisia del compimento di un bene superiore che non è mai tale. La forza e al tempo stesso il logorio di una conoscenza che non ha eguali, del sapere riverito e inseguito come la più dolce ed inafferrabile delle chimere. E nel mentre l'animo umano appassisce sempre più, Lenny Belardo risorge come il più rigoglioso dei fiori, rivisitando luoghi ameni, un tempo scenario del suo immaturo e lunatico evolvere. I due simboli che si sfidano l'un l'altro a distanza, il viso del terrore e dell'ignoranza, della paura e della prevaricazione, che viene a propria volta osservato dalle meraviglie somatiche della speranza e di un futuro quanto inesorabile chiarore, il silenzioso scontro tra due ideologie parimenti caotiche, disperse nell'opulenza del lento magnificare, in una lettura umana che bellamente controverte ogni forma e ogni mente. Eppure nonostante le rinascite, ogni bene e ogni male è da sempre innestato in circoli che non hanno fine, lasciando l'onere della decisione.

 

E' ancora la notte, aggraziata e consolatrice signora, profondamente compassionevole e tranquilla, la notte che concede perdono.

Non si ama Sir John Brannox, non si ama colui che nell'assenza di Dio è oggetto di profonda paralisi, avvolto nelle spire di mai sopiti traumi, traumi implacabili, traumi violenti, traumi che invadono e determinano, corrompendo l'animo di un uomo perduto in sé stesso, privo di quella stessa isolante prigionia che lo ha sempre rivestito come la patina che ogni fibra permeava. E' inconsolabile l'Uomo in Bianco, ogni sussurro si perde nel rituale gioco di seduzione, unico schema in cui egli si sente a suo agio, unico schema in cui egli è, pur non essendo. La sua carne e il suo spirito si trasfigurano in un amore dilagante che lo rende portatore di una cifra straordinaria e struggente. E' irraggiungibile nel suo buio, Sir John Brannox, valorosamente vulnerabile nel suo riconoscere debolezza, nel suo essere quella stessa debolezza, nel disperato bisogno che ha ogni essere umano, il bisogno di quello stesso amore impossibile da reprimere e ignorare. Nell'abbandono a sé stesso nulla possono gli altri, ogni richiamo è distante, sbiadito fonema che non può giungere a colui che avverte solo il suono del suo dolore, un dolore quasi egoriferito, che lo rende sordo a quello altrui. Nemmeno la suadente Sofia, che incede nella notte con passi delicati e lenti, così artistica dall'apparire quasi come un'accogliente Madonna pronto a consolarlo, può lenire il suo strazio, la sua inaudibile solitudine. Non lo avverte Dio, non lo percepisce, ed egli stesso non permette a Dio di percepirlo. Il gusto della malinconia, l'ossessione del mal di vivere, il fallimento di colui che patisce e che è irrimediabilmente responsabile. L'incurabile perdita, il volto che non riconosce più sé stesso, il calore umano che alimenta il fuoco interiore dell'esistenza, come fosse il continuo acquisirsi di un senso di vita e pace mai realmente avvertito, la spudorata richiesta di un vivere che dovrebbe essere rispettato e incoraggiato, ma che mai ha trovato la propria scintilla. E' nella delicatezza del vuoto che l'uomo si smarrisce ed avverte eco, eco violento, eco risoluto, eco che non accetta di essere ignorato. Lo scranno di Pietro è solo l'ultima delle beffe per colui che non ha mai davvero vissuto, per colui che ancora e sempre avverte il rifiuto e che è egli stesso rifiuto, facendo sì che ogni atto trasudi di vacua vanità e riscopra il suo senso nell'estemporaneità di una percezione fallace. In quella notte il cuore è parzialmente rasserenato, il cuore che avvampa in quello stesso amore mistificato e irriso, dinanzi a cui ognuno è profondamente codardo, amore desiderato e allontanato, amore che è terrore, bellezza, sussurro.

 

« Fin dal giorno in cui ti sei addormentato, mio fratello Mike, che ha otto anni, non riesce a dormire, senza di te. Ha paura. Ti prego, svegliati, Papa. Mike ha bisogno di dormire così può andare a scuola, al mattino. »

La purezza è così influente forza da penetrare in colui che veste il nero, come fosse l'unico suono che ha realmente importanza e che ridondante echeggia in un animo ormai consapevole e distante dalla voglia di un tempo, da quella distruttiva matrice che avrebbe concesso tutta sé stessa pur di vedere il mondo ardere. Ed è nel ritrovato desiderio di vita che le due vecchie conoscenze si ricongiungono, Lenny Belardo e l'Uomo dietro le Quinte, quello stesso uomo dirottato in ogni gesto dalla gioia profonda di vedere il suo vecchio avversario e amico passeggiare nuovamente sereno e vigoroso, eppure quanto, per orgoglio e per il gioco delle parti, egli nasconde quella stessa gioia, celandola affinché nessuna soddisfazione sia perpetrata. Non accetta l'idea di essere stato sostituito, Lenny. Non accetta il contrappasso dell'esistenza. Egli è forza distruttiva e costruttrice, continuo vigore e iperattività, fisica e mentale, è egli stesso contraddizione e rivoluzione che tutto persuade e incoraggia. Non si può fermare l'inarrestabile ritorno di chi è egli stesso inarrestabile.

 

« Girolamo è tutto quello che noi non siamo. Perché noi non siamo come lui e perché vorremmo essere come lui. Che è il motivo per cui lo contempliamo e lo adoriamo. »

Dinanzi all'innocenza coloro che portano in sé la miseria si percepiscono disarmati e ammaliati, ed è nella perdita stessa di quell'ennesima forma di innocenza che il mondo perde un'altra delle sue luci, una delle più pure, luci formatesi nella sofferenza, nello struggimento dell'esistere, nella bellezza del semplice essere. I silenzi e le parole che si mescolano all'ingiustizia di chi non ha potuto ballare, correre, cantare, corteggiare e avrebbe dovuto poterlo fare, se il mondo, se la vita, fossero stati elementi migliori, meno efferati nei suoi confronti come nei confronti dell'innocenza di quanto lo siano mai stati. Girolamo è la risposta ai mille complotti dell'uomo, è la risposta alle lotte di potere, è la grazia di una carezza che fa sentire più corrotti chi corrotto lo è sempre stato e lo sarà sempre. Lo spudorato momento di una pace che si condensa al vuoto circoscritto e scavato nelle esistenze umane. Non si può vivere senza amore, non si può vivere condannando l'innocenza, non si può vivere ignorando il potere e il significato della bontà che tutto accoglie e che tutto pacifica, come se fosse una calma riva in cui l'essere umano potrebbe riscoprirsi migliore, meno mostruoso, meno egoico di quanto sia mai stato.

 

Infine il vero progressismo, il progressismo che annulla la diseguaglianza, il progressismo che è tale non nei premi, ma nelle condanne.

L'umiliazione del patriarcato, del suo vanesio potere, della sua prevaricazione mortifera. L'esecuzione di dozzine di prigionie che hanno il senso di essere, l'impossibilità di sovrapporsi al diverso, l'impossibilità di soggiogare il diverso. Non le Suore che si elevano ai Preti, ma i Preti che si abbassano alle Suore, non i Preti che si elevano alle Suore, ma le Suore che si abbassano ai preti. Tutto è lecito nell'uomo che è doppio, che è salvifico emblema di unione, che non rivale sé stesso nella preponderanza del sesso. Non c'è niente che si possa fare se non raggiungere la verità mediante l'equilibro, l'equilibrio che non ammette prevaricazione, l'equilibrio che è la taciturna arma con cui tutto è sorretto e ristabilito, l'opportunità di evolvere, di ammettere, di riconoscere, adibendo sé stessi al successo e ad una nuova, rispettosa, concezione dell'essere.

 

Due episodi profondissimi, come sempre.

 


 

 


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.


Iceandfire
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Iceandfire
Confratello



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Inviato il 31 gennaio 2020 18:54

Vedrò stasera le due puntate ma una cosa la posso dire a prescindere .

Finalmente 

Habemus papam  con le tre virtù teologali :FEDE ,SPERANZA E CARITA. Tanta Carità

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

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''Offend them and Jon loses his army.''
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« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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