Questa è la canzone che ha vinto il festival 2019. A me non piace ma per la verità non ho visto nulla del sanremo. Il mio dubbio è la canzone in se perchè penso di averla già sentita.. Non ascolto musica rap o trap ma questa canzone mi sa di già sentita.. I plagi a sanremo sono all' ordine del giorno.. E' solo una mia idea?
Citando il mitico Richard Benson:
"STIAMO ANCORA A PARLÀ DEL FESTIVAL DI SANREMO!!!!"
No vabbè, comunque non ne ho seguita neanche una puntata.
Non so dire se sia un plagio, perchè non conosco l'originale.
Ho scoperto solo ieri che Sanremo era in corso, e ho guardato qualche video sulle pagelle di Rolling Stone: e ho avuto l'impressione, in alcuni, che il livello fosse un po' superiore al solito (infimo). Ma forse è solo perchè, vedendo solo i video (con relativi commenti, che spesso sparavano, giustamente, a zero), ho almeno evitato la sbrodolatura infinita di cosiddette gag, siparietti, pubblicità, dialoghi tra i conduttori, ospiti e superospiti (in realtà, perlopiù, tizi che passano di lì a fare una marchetta per il CD in uscita: un amico che organizza, a livello semi-professionale ma di buon livello, alcuni concerti estivi all'aperto con musicisti molto comemrciali ma di discreta rilevanza sul mercato -Allevi, Noemi, Mannoia e simili- mi diceva pochi giorni fa che, dopo un'ospitata a Sanremo, i loro cachet salgono alle stelle: lo stesso cantante che a gennaio lui poteva, con il budget messo a disposizione dagli sponsor, tranquillamente ingaggiare, se fa un passaggio a Sanremo, a febbraio inizia a chiedere una cifra assolutamente irraggiungibile). Comunque, ripeto: ho visto alcuni video delle versioni con i cosiddetti superospiti. Alcuni di questi (per esempio Ruggeri... accidenti, sarà un fatto generazionale, ma quanto amo la sua voce! E la sua grinta. E il suo modo di stare sul palco, la sicurezza che emana: può non far nulla, stare fermo, limitarsi a guardare il pubblico aspettando che arrivi il momento di attaccare, e già senti con certezza, già sai che non è un novellino alle prima armi, o un mediocre, ma un autentico grande) sono riusciti con il loro tocco a dare sapore, spessore ed interesse anche a canzonette niente di che. Non so: solo io se fossi l'interprete titolare della canzone, dopo certi paragoni impietosi con un big "vero", ci resterei malissimo?
Ho trovato divertita e divertente l'esibizione di un certo Achille Lauro (Achille Lauro???? No, come l'armatore????) con un Morgan ormai completamente sfiatato, al limite dell'afonia, più strumentista che cantante; ma che si divertiva come un matto a fare l'artista (moderatamente) dannato e giocare con la musica -Morgan può piacere o non piacere, ma è uno che la musica la ama e la vive, poco da dire- e l'aria rock dell'Achille in questione. Per niente nuovo, anzi, molto anni '80; ma che dire? Gli anni '80 sono stati talmente pieni di roba, musicalmente, che sono come i jeans a zampa d'elefante: ogni tanto ritornano. Basta aspettare il ricambio generazionale, che arrivi una nuova ondata di ragazzini che non li hanno conosciuti, e li puoi tirare fuori dall'armadio e rifilarglieli come nuovi.
La canzone di Silvestri -contro la scuola ed il sistema scolastico, durissima, feroce (anche troppo, per i miei gusti)- anche se non la condivido in pieno perchè troppo estrema e negativa a priori, è potente ed esprime benissimo il perchè del senso di ribellione di molti adolescenti "borderline"; ed arrricchita da uno splendido Manuel Agnelli è diventata una performance intensissima, costruita in modo articolato, complesso e "importante": un momento enorme, che sembrava appartenere ad un altro luogo e momento, non certo al palco di Sanremo. Per quattro minuti, ho davvero creduto di guardare altro.
E i The Zen Circus, con Appino ipnotico per energia, presenza scenica, levatura e rabbia contenuta: altri che sembravano capitati lì per sbaglio, per un fortunato buco spaziotemporale da un mondo musicale parallelo (e infinitamente superiore): un gioiello di classe e -udite, udite- autentico impegno, nel regno di quello che di solito era l'apoteosi delle rime cuore/amore/dolore. Roba che per un attimo hai pensato stesse per scoppiare una rivoluzione (non nella politica, ma nelle teste e nei cuori: il che sarebbe ancora più importante e necessario). O che per la nostra società inebetita ed anestetizzata ci sia ancora qualche speranza.
Arisa, se non altro, si è spinta oltre la sua confort-zone di vocina calibratissima e nè forte nè piano, ed ha osato un motivetto super commerciale ma costruito intorno ad un passaggio un po' bislacco, un cambiamento di registro completamente inaspettato e, immagino, tecnicamente molto difficile (che, da quanto ho letto, le è costato anche qualche problema di esecuzione, in una delle prime serate): e, per essere Sanremo, è già qualcosa. Anzi, forse è già tanto.
Altre canzoni (moltissime) erano così trash, banali e vecchie che, pur avendole ascoltate per mezzo minuto a dir tanto, le ho trovate persino divertenti nella loro bruttezza (nel senso che ho ridacchiato dei cantanti che le proponevano con tanta serietà: sembravano persino crederci, poveri).
I tizi de Il volo non li avevo mai ascoltati nè visti: boh? Sembrano appena usciti da una macchina del tempo costruita da Archimede Pitagorico su Topolino: non si capisce da quale imprecisato decennio passato siano sbucati. O forse da un universo parallelo? Continuo a chiedermi che pubblico possano avere (giovani? no, fanno una musica troppo da anziani. Anziani? No, sono troppo giovani. Mistero.). Nino d'Angelo, già uno strazio quando era giovane (si fa per dire: anche allora sembrava un cinquantenne con in testa un parrucchino biondo quasi platino in capelli garantiti 100% autentico nylon con taglio alla Raffaella Carrà), oltre a continuare a fare la stessa musica da 30 anni (e già allora era vecchia di mezzo secolo: ma si vede che ha un suo pubblico, e quindi fa bene a non cambiare, dal suo punto di vista) visto ora fa un effetto straniante: invecchiato si è no -ripeto, è uno che si era portato avanti: aveva l'aria vecchia anche a 20 anni. Probabilmente anche quando era un neonato, se è per quello- ma senza più quei capelli inverosimili e, improvvisamente, con l'aria di un normalissimo impiegato statale di una certa età (non ho niente contro gli impiegati statali, eh: solo che di solito non li vedi su un palco a cantare; perlomeno non vestiti e con l'espressione che avrebbero sul lavoro. L'effetto è stato, ripeto, straniante; e triste. Non ho mai amato questo cantante, non mi importa nulla se dimostri quindici anni o trecento; ma vederlo così, fuori luogo prima ancora che invecchiato, per qualche motivo mi ha dato un senso di tristezza così spesso che si sarebbe tagliato con l'accetta).
Un gioiellino,invece, ed un altra di quelle chicche che hanno risollevato un po' la consueta desolazione sanremese, Anastasio, sbucato come ospite: accidenti, questo ragazzo nei testi ha davvero talento. Per me è uno scrittore più che un cantante; comunque sempre talento è.
Non so valutare Loredana Bertè: a me personalmente non piace, e la sua voce in versione roca e quasi stonata (all'inizio della sua carriera era completamente diversa: non per niente era sorella della tanto rimpianta Mia Martini) è da uno o due decenni che ce la sorbiamo; però in effetti riusciva a trasmettere l'idea di una vecchia tigre indomita che tira fuori le unghie e la rabbia accumulata in una vita certo non tutta in piano. Carattere ne ha da vendere, se non altro, e si sentiva. Più interessante lei della canzone, insomma, almeno per me. E il duo con Irene Grandi, una cantante che, a piccole dosi, si rivede volentieri, funzionava: due caratteri forti che sanno mettere la loro personalità in ciò che cantano.
Bislacco il duetto di non so chi con Noemi: lei che canticchia, vestita classica, restando nella confort zone di una qualsiasi cantante mediocre. E poi, verso la fine, mentre il coretto gospel messo lì a fare il finalino perchè a quanto pare per il pubblico sanremese è ancora una sorpresa da far dire "Oooohhhh!" (oh, raga: ormai i cori gospel al grande pubblico li hanno sdoganati dai tempi di Sister Act, e parliamo di circa venti anni fa: eppure, per alcuni sono ancora una novità e un fattore-sorpresa, boh) all'improvviso ti tira fuori una voce nera, gospel, da paura. Ma accidenti, ragazza: se hai questa voce, perchè non la usi più spesso? E magari provi, tu che te lo puoi davvero permettere, a fare qualcosa di nuovo, che non sia il gospelino che ormai ci sorbiamo in qualsiasi commedia americana per il grande pubblico con scena in chiesa? Mah.
Scusate, ma, dato che penso che la cosa più divertente di Sanremo siano i commenti che si leggono in rete (quelli ironici, scritti da giornalisti di buonsenso e buon gusto musicale), posso copincollarvi alcuni passaggi che mi hanno fatto davvero sorridere?
Tutto ciò che scritto sotto è copincollato da qui:
https://www.agi.it/blog-italia/musiche/sanremo_pagelle_quarta_serata-4977289/post/2019-02-09/
“Serata – dice Baglioni – simbolo del suo festival sulla commistione di discipline”, nella maggior parte dei casi le discipline in questione sono canto e rutti.
Quando il Presidente Rai De Santis ha annunciato che il festival ha catturato la fondamentale fascia di pubblico 8-14, i ragazzi hanno pensato di chiamare Cristina D’Avena, senza calcolare che nel frattempo colei che ha cantato i sogni di diverse generazioni di bambini nel frattempo popola i sogni erotici di quelle stesse generazioni che poi sono cresciute e ora la seguono su Instagram. Il pezzo con la D’Avena inevitabilmente cresce, dato che la vecchia Kiss Me Licia ha la straordinaria capacità di trasformare tutto ciò che canta nella sigla dei puffi. “Escile!” grida l’Italia.
Patty Pravo e Briga con Giovanni Caccamo (...) L’immagine finale di lei tra Caccamo e Briga ricorda l’inizio di un porno per pervertiti.
Il Volo con Alessandro Quarta (0): Pazzesco, più si vestono da giovani più l’effetto distopico rispetto al vecchiume mortifero che emanano cantando ci fa roteare gli occhi e quasi ci uccide.
Arisa con Tom Hadley e i Kataklo’ (6): ottimo stacchetto musicale. (...) La vestono come la signora dei salotti di Boris, ma con i Kataklo’ che le ballano intorno mezzi nudi, chi vuoi che butti uno sguardo su Arisa anche solo per sbaglio.
Mahmood con Guè Pequeno (5,5): (...) Guè Pequenò non aggiunge niente al pezzo: entra sul palco per cantare una strofa vestito come un divano di Scarface e se ne esce senza filarsi Mahmood nemmeno di striscio.
Nek con Neri Marcoré (5): il rock demodé di Nek pestato a sangue e portato in teatro da Marcoré, che ci infila un monologhetto alla Alberto Lupo. I due sono vestiti di nero e l’atmosfera sembra quella di una sbronza a un funerale. Non sappiamo cosa stia succedendo, ci viene solo voglia di chiamare la mamma per dirle che le vogliamo bene
The Zen Circus con Brunori Sas (9): Brunori Sas rimastica il monologo rockpolitik degli Zen, rafforzandolo, condividendolo, partecipando al comizio, come se “L’amore è una dittatura” da Sanremo potesse partire e diventare un canto popolare, da cantare nelle piazze, come se tutti noi, volendo, potessimo aggiungerci ad una folla che nel cuore conserva la voglia di rivoluzionare qualcosa, qualsiasi cosa. Sarebbe bellissimo, molto di più se pensiamo che tutto ciò potrebbe partire da Sanremo, il palco più nazionalpopolare d’Italia. Per la serie “non succede, ma se succede…”. Oltre qualsiasi valutazione. Bravissimi.
Anna Tatangelo con Syria (5): Esibizione interessante, no di, più. Esibizione intrigante, no, di più. Esibizione intensa, no, di più. Esibizione eccitante…si, ecco, eccitante. Specie se ti eri addormentato e nella confusione del risveglio ti sembra l’inizio di un porno. Trama perfetta: le due amiche, bellissime, meravigliose, cantano, e durante l’esibizione si guardano, capiscono qualcosa di nuovo, il sorriso viene rotto dalla sorpresa…e da lì in poi niente sarà più come prima. Fantastico. Se solo tutto nel mondo fosse così semplice. Invece finisce la canzone, della quale non hai chiaramente ascoltato nemmeno una nota, e parte la pubblicità. La storia della mia vita.
Non ne ho vista mezza puntata
stamattina ho ascoltato la canzone vincitrice: diciamo che non è il mio genere. La Trap/rap/vedi tu non mi piace, è troppo lontana dalle mie corde. Però ascoltando il testo non mi pare così terribile: probabilmente con un arrangiamento rock l'avrei adorata. Ho sentito un po' della canzone di silvestri e mi piaceva enormemente di più.
Trovo, però, molto desolanti i commenti all'origine egiziana di Mahmood, che è nato a Milano, si chiama Alessandro e chiama il suo papà "babbo". Non si riesce veramente ad andare oltre a questo quando si guarda una persona?
È Frittella il nostro Re
Fa i pasticci, fa i bignè
Io ne mangio pure tre
È Frittella il nostro Re!!!
You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.
La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )
Sanremo 2019:
mie personalissime opinioni.
Cristicchi: lagna senza precedenti. Testo curato e poetico con un messaggio che sfocia nell'ovvio per quanto sia costruito ad arte.
Musica inesistente e di contorno. Voto 3
Nigiotti: discreto, inno alla semplicità e al nonno. Cantautoriale. Voto 6
Ultimo: classico pop italiano sanremese, che dio di parole ne ha inventate tante, usale prima di chiederne altre. Voto 4,5
Il Volo: voci sprecate(soprattutto 2 delle tre e specie una) per un pezzo che scimmiotta il precedente Grande Amore. Voto 5
Loredana Bertè: una canzone che ai suoi tempi sarebbe diventata un classico, dei suoi. Voto 7
Paola Turci: voce particolare per un pezzo troppo standard, niente di che insomma. Voto 5
Nek: look che ricorda Siderov in maniera impressionante(ok chi è Siderov? XD), senza ciuffo sarebbe da considerare come innovativo, ma Nek non si fa trovare affatto pronto. Voto 3
Motta: cantautore moderno, con una lirica che riecheggia il grande David Riondino, ma che non fa ridere come lui.
Ritmo quasi punkeggiante, sicuramente azzeccato. Voto 8
Achille Lauro: metti il primo Jovanotti e lo sbracato Vasco Rossi, ed eccolo, stona che è un piacere su un classicissimo rock 'n' roll.
Voto 4
D'Angelo e Cori: commistione di generi che genera una canzone boh. Nino mette tristezza. Nel video ufficiale apprezzo l'apparizione dei The Jackal XD
Voto 4
Silvestri: questa si che è uscita bene come collaborazione. Rap da denuncia, con Agnelli che fa da eco, come una voce di coscienza indelebile e Rancore che rafforza i concetti.
Voto 8
Irama: la tematica merita solo rispetto, la canzone purtroppo non ne esalta alcun aspetto. Voto 4,5
Carta e Shade: un hip hop trito e ritrito. Voto 4
Boomdabash: reggaeton e via. Voto 5
Einar: più classico questo ragazzo, che vien quasi da apprezzarlo di più. Quasi. Voto 5
Renga: la voce non si discute, ma la qualità della canzone non riesce a trovare il guizzo giusto. Voto 5
Tatangelo: classica canzone sanremese. Voto 5,5
Negrita: rock italiano stanco per un gruppo che in passato ha fatto qualche bel pezzo. Peccato. Voto 5,5
Ex Otago: è solo una canzone, e non è semplice da giudicare troppo bene. XD
Voto 5
Mahmood: come va come va come va, vinci Sanremo ed eccoli qua. I soldi. XD
Il trap è il presente e il futuro prossimo. Preferisco Sferaebbasta.
Voto 6
Ghemon: monotono ma musicato bene, atmosfera azzeccata. Voto 6
Patty Pravo e Briga: canzone classica, niente di che diciamo pure. Voto 5
Arisa: allegria! Beh... sinceramente questa canzone sembra parlare di un atteggiamento forzato a non pensare e ridere di conseguenza. È triste. Voto 6
The Zen Circus: direttamente da fine anni 70 si materializza a Sanremo qualcosa di diverso! Un brano con musica e testo complementari e complici nel denunciare un disagio. Riflettere davvero e finalmente, non su qualcosa che immaginiamo già poter sentire, nemmeno su certi suoni e note.
Punk rock in tutto e per tutto. Voto 10.
Io quest'anno non ho seguito. La conduzione baglionesca è soporifera, il glamour inesistente, le canzoni per la maggior parte (quando provavo a cambiare canale) non mi attiravano.
La canzone che ha vinto è interessante per le sonorità, il testo non lo capisco molto.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Faccio anch'io parte di chi non segue il festival (ma tra meme e prese in giro del popolo del web mi tengo abbastanza informato sulle gaffe e i siparietti trash che partoriscono sul teatro dell'Ariston), comunque è stupendo vedere ancora una volta la solita protesta dei cantanti contro la giuria di giornalisti, come se non sapessero già dall'inizio come funziona il voto e cadessero dal pero al momento del verdetto, e ancor più stupendo leggere su internet i soliti complottisti che vedono nella vittoria di Mahmood un colpaccio della sinistra italiana radical chic e del PD cattivo Giusto o sbagliato che sia ha vinto lui, basta, e poi le altre due canzoni arrivate sul podio non è che siano chissà che capolavori meritevoli...
Io Sanremo l'ho sempre guardicchiato, fa parte di una quelle piccole tradizioni che in parte mantengo. Quest'anno l'ho guardato con particolare attenzione perchè conosco bene Enrico Nigiotti essendo fratello di una delle mie più care amiche e devo dire che invece secondo me è stata, almeno dal punto di vista dei contenuti una delle edizioni meno "ottuse" e tradizionaliste, oserei dire per certi versi, anche coraggiosa. Perfino nel locale dove lavoro hanno chiesto di mettere la finale alla tv e i giovani l'hanno seguita davvero, sicuramente in parte per il gran numero di livornesi presenti (cosa che ha per altro susciitato polemiche sul fatto che sia una manifestazione pilotata dai komunistihhh!) ma anche perché c'erano tanti personaggi che conoscevano e quanto pare fanno parte del panorama italiano che ora va, non i soliti classiconi insomma. Per quanto riguarda la canzone che ha vinto, beh nel mio cuore ha vinto la Bertè, (visto che condividamo la stessa attitudine ahah) e il mio essere figlia degli anni'80 è stato soddisfatto dalla presenza del cantante degli Spandau Ballet ahah ma devo dire che per quanto io non apprezzi e non conosca il genere proposto dal vincitore secondo me, fra i finalisti e fra tutti è sicuramente l'unica che ha possibilità concrete all'Eurovision, rispetto alle proposte delle altre nazioni e non è la solita canzone triste "mi hai lasciato e ti ho anche regalato i fiori e io sto maleeee" ma ha comunque un testo molto profondo e secondo me non troppo scontato (l'abbandono del padre che tornava a casa solo per chiedere soldi), affrontato con un ritmo che comunque è orecchiabile e un po' fusione e fruibile da tutti gli orecchi. Io personalmente quest'anno sono molto soddisfatta.
Sulla conduzione non mi esprimo perchè a me Baglioni sembra troppo Frollo de il Gobbo di Notre Dame non riesco a guardarlo.
*We are all bad in someone's story*