Macron vuole introdurre un servizio civile obbligatorio. L' articoletto non spiega molto su come sarà effettuato.
Pur senza dettagli mi pare un provvedimento intelligente e va nell'ottica che proponevo, servizio civile integrabile con esperienza militare.
E mi piace il motivo che viene addotto, rispetto al quale ripropongo la mia idea, la manovalanza, i lavori umili, la subordinazione fanno bene a chi non li ha mai sperimentati e non li sperimenterà, trovandosi per nascita o per professione futura in posizione apicale.
E questa al giorno d'oggi sarebbe la maggiore utilità sociale di leva militare o civile.
E comunque, come si suol dire, tutto fa brodo, che sia imparare a potare le piante o ad usare un'arma.
" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "
Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera
In passato per il 95% dei casi, chi stava messo bene o aveva conoscenze importanti(ma pensa che strano, in Italia poi...) ha svolto il servizio di leva(se lo ha fatto certo) da sottoufficiale, ordinando ad altri, magari pure più grandi d'età o con già un titolo di studio in più, ma non sempre eh, di andare a potare la siepe o a pulire i piatti alla mensa.
Il vecchio servizio militare non serve a niente, io l'ho fatto nell'89/90 ed è stato talmente patriottico in me che al gol di Caniggia ho esultato!(E non da solo in caserma).
Mi ha insegnato che ci sono i raccomandati e i non raccomandati, quelli che comandano e vanno a simpatia o antipatia e certamente non per merito, tanto che se un fucile lo sapevi smontare e rimontare pezzo pezzo, meglio di un superiore, era un affronto.
Praticamente Fantozzi al militare.
E quello ti dicevano fosse l'insegnamento, imparare a capire come andasse il mondo.
Taglati i capelli!
'nò duè, 'nò duè, passo!
"appena puoi imboscati..."
"Giovani fannulloni che non sono altro!", che ogni generazione dice a quella dopo, da millenni.
Di corpi speciali poi credo d'aver visto le panze della maggior parte di quelli di lunga carriera XD
Ah piesse:
io un lavoro ce l'ho perso(come tanti altri a sentirli in quegli anni così lontani), ma piccolezze che vuoi che sia? XD
1 hour fa, hacktuhana dice:In passato per il 95% dei casi, chi stava messo bene o aveva conoscenze importanti(ma pensa che strano, in Italia poi...) ha svolto il servizio di leva(se lo ha fatto certo) da sottoufficiale, ordinando ad altri, magari pure più grandi d'età o con già un titolo di studio in più, ma non sempre eh, di andare a potare la siepe o a pulire i piatti alla mensa.
Io invece conosco un soggetto che non solo aveva fatto il servizio militare nella stessa cittadina dove abitava, ma a un certo punto... era stato autorizzato a rientrare a casa, la sera, per passare le notti nel suo lettino.
E ho un amico (insomma, diciamo ex amico... se lo vedessi ora, dovrebbero trattenermi dall'azzannargli un orecchio, dati certi fatti successi poi) che, invece, aveva fatto l'obiettore di coscienza, quando ancora era una scelta "contro", fatta da pochissimi e, per disincentivarla, durava di più del servizio militare. E mi aveva raccontato cose molto dure: di come lui ed un coetaneo, diciannovenni, fossero stati caricati di responsabilità enormi, buttati -senza esperienza nè preparazione- a gestire da soli una specie di casa di accoglienza occasionale per sbandati, tossici in crisi di astinenza ed alcolizzati. In cui a volte erano stati minacciati da "ospiti" completamente fuori di sè (lui si era persino trovato a passare cinque minuti con un coltello contro la gola ed un tizio che gli urlava "ora ti ammazzo!". Il che mi aveva dato l'idea di come fosse stato difficile, in Italia (e forse volutamente ostacolato dall'alto) il passaggio al concetto di "servizio civile".
Mentre quasi negli stessi anni il tipo di cui parlavo sopra (che avrà cinque anni in più di questo) faceva il militare part-time. Non credo fosse un caso...
Beh fare il militare nella propria cittadina o nei dintorni non è così strano. Io non l' ho fatto ma ascoltando i racconti di vari amici in pratica come si avvicinava il congedo ti avvicinavano a casa. Sugli orari di servizio il sistema so che prevedeva e prevede le 8 ore e poi eri libero. La possibilità di dormire all' esterno della base penso sia stata sempre prevista anche se con la paga che ti davano non potevi permetterti molto. Sul servizio civile mi hanno raccontato invece che l' associazione dove era stato mandato era un postaccio che usava i ragazzi per i compiti peggiori e con grande spreco di soldi pubblici.
Ah, ecco. Invece il mio amico (ex... grrrr!) obiettore di coscienza era libero il fine settimana, ma nella settimana era in servizio 24 ore su 24 (e i casi umani più strani e, a volte, pericolosi, arrivavano di notte; quindi in teoria lui e l'amico non avrebbero neanche dovuto dormire). E ripeto, si erano trovati, poco pià che ragazzini e completamente impreparati, a gestire situazioni difficilissime e a rischiare la pelle più volte. Non so se fosse semplice disorganizzazione, o un modo deliberato per dissuadere da questa scelta. Perchè tra fare il militare 12 mesi e, in certi casi -che credevo rarissimi, ma tu mi dici che non lo erano- tornare a casa a fine giornata, o passare 15 mesi del genere, proprio solo gli idealisti-alternativi-estremi facevano la seconda scelta.
6 hours fa, ziowalter1973 dice:Beh fare il militare nella propria cittadina o nei dintorni non è così strano. Io non l' ho fatto ma ascoltando i racconti di vari amici in pratica come si avvicinava il congedo ti avvicinavano a casa. Sugli orari di servizio il sistema so che prevedeva e prevede le 8 ore e poi eri libero. La possibilità di dormire all' esterno della base penso sia stata sempre prevista anche se con la paga che ti davano non potevi permetterti molto. Sul servizio civile mi hanno raccontato invece che l' associazione dove era stato mandato era un postaccio che usava i ragazzi per i compiti peggiori e con grande spreco di soldi pubblici.
Ma a me risulta molto diversa la cosa, c'erano tanti bolognesi nella "mia" caserma e non potevano assolutamente andare a dormire a casa, anzi, erano pure svantaggiati riguardo i permessi di 36 ore perché "tanto vivendo lì a che gli serviva?" naturalmente non vi era alcuna aggiunta di orario per viaggio verso casa.
L'avvicinarsi del congedo non spostava di una virgola niente, forse ti riferisci a militari di carriera.
"Sugli orari di servizio il sistema so che prevedeva e prevede le 8 ore e poi eri libero"
Questa parte non mi è chiara, il servizio di leva durava un anno(prima anche 18 mesi) ed erano tutti giorni consecutivi.
Se poi quando fu tolta l'obbligatorietà le cose sian cambiate non saprei.
Servizio civile mai saputo nulla, ma ricordo venisse in qualche modo osteggiato, ai miei tempi.
Piccola cosa: quello di cui parlavo io non si chiamava ancora "Servizio civile", credo: era "obiezione di coscienza", dura e pura. Teorizzata da un tale -di cui non ricordo il nome- di cui quel mio ex (grrrrrrrr) amico e il suo socio erano addirittura andati a visitare la casa natale, come un pellegrinaggio, perchè aveva davvero dato forza a (o fondato) un nuovo modo di pensare. Per i pacifisti di allora, era un maestro di pensiero, un'icona. E fare l'obiettore, credo di aver capito, era una scelta molto più forte (e rara, e malvista da certi ambienti) di quanto sia stato, in seguito, fare il servizio civile.
Sono vaghi ricordi di gente diversa con cui ho parlato negli anni. Il servizio di leva l' ho visto fare a 12 mesi. Posso anche sbagliarmi.
17 minutes fa, Stella di Valyria dice:Piccola cosa: quello di cui parlavo io non si chiamava ancora "Servizio civile", credo: era "obiezione di coscienza", dura e pura. Teorizzata da un tale -di cui non ricordo il nome- di cui quel mio ex (grrrrrrrr) amico e il suo socio erano addirittura andati a visitare la casa natale, come un pellegrinaggio, perchè aveva davvero dato forza (o fondato) un nuovo modo di pensare. Per i pacifisti di allora, era un maestro di pensiero, un'icona. E fare l'obiettore, credo di aver capito, era una scelta molto più forte (e rara, e malvista da certi ambienti) di quanto sia stato, in seguito, fare l'esercizio civile.
Eh in effetti la storia è lunga e controversa...
Metto un link che ripercorre un po' la storia di un diritto...
http://www.serviziocivile.gov.it/menu-dx/obiezione-di-coscienza/storia-dellobiezione-di-coscienza/
Spero funzioni(il link).
Chiedo scusa per gli strafalcioni (nel post li ho corretti, ma nella citazione di hack sono rimasti). E' il sonniferone che comincia a fare effetto (ma tanto). Ma niente paura: tra poco prendo l'altro farmaco, lo sveglifero -che in teoria dovrebbe far dormire anche lui, e invece a me fa un fantqastico effetto paradosso- e tornerò sveglia come un grillo, pronta per una bella nottataccia!
Ho cominciato il mio percorso professionale a Malta, non conosco le realtà lavorative Italiane. Malta essendo ex colonia britannica é fortemente influenzata da cultura anglosassone. L'incontro con questa cultura per me è stato profondamente scioccante e sorprendente. Qui c'è esiste il culto e la venerazione del lavoro, dell'impegno e della corettezza. Si parla infatti tantissimo di work ethics, ecco un articolo dettagliato a proposito https://www.cleverism.com/7-things-demonstrate-strong-work-ethic/ è in inglese.
Ho finito la ragioneria e ho tentato di laurearmi in Economia Aziendale. Poi sono partita per pochi mesi per patticare un po' l'inglese ho trovato un bel lavoro in contabilità e sono rimasta.
Quello che dirò adesso è sincero ed è molto, molto imbarazzante. Vedere tutta questa dedizione al lavoro mi ha spiazzato al inizio perché in Italia non avevo mai sentito parlare di un tale fenomeno.
Alle superiori, soprattutto in un istituto tecnico, il sei in pagella regna sovrano. La mediocrità è il valore assoluto e guai a te se vuoi puntare a qualcosa di più. Questo era accompagnato, almeno nel mio caso, da insegnanti comunisti che senza vergogna ci addesravano a dispezzare i manager sfruttatori ancor prima di trasmetterci un minimo di disciplina. All'Università si è totalmente lasciati a se stessi. Nella mia famiglia tutti svolgevano mestieri umili quindi un'autentica passione per il lavoro non mi potevano trasmettere.
Scusate péril lungo preambolo, ora passo al nocciolo del topic.
La mia formazione è costata al azienda un sacco di soldi. Non solo dovevano insegnarmi il lavoro, dovevano anche recuperare anni e anni di educazione sbagliata.
Un lavolarore senza la corretta etica è un costo e un rischio enorme per l'azienda. Per mia fortuna lavoravo in una grande società con un consolidato sistema di management. Non smetterò mai di ringraziarli per tutto il lavoro che hanno fatto con me. C'era una persona sopra era pagata a sorvegliare le mie ca***te e guidrmi nella direzione giusta.
Tutto questo mi ha portato a chiedermi.. Chi si prende carico della formazione dell'etica professionale in Italia?
Il nostro tessuto economico è composto da aziende medei e piccole con risorse sempre scarseggianti. Per non parlare delle capacità e conoscenze necessarie per formare il personale. Il management è un lavoro titanico che richiede dedizione, tempo pazienza.
Il bussiness attuale in Italia è schiacciato dalla crisi, con inevitabili tagli del personale in imprese già piccole.
C'è anche il fatto curioso che secondo studi statistici sul analfabetismo funzionale, una buona fetta degli imprenditori italiani sono analfabeti funzionali. Non oso immaginare cosa e come possono trasmettere alle future generazioni.
Secondo i miei calcoli uno potrebbe lavorare in Italia tutta la vita è non trovare mai un approccio costruttivo.
Forse sarebbe l'ora che lo Stato si impegnasse a trasmettere un po' di etica e di disciplina ai futuri lavoratori?
Molto interessante ma qui si palava di un' ipotetico ritorno della leva militare in italia.
Poi ci sono degli enormi problemi del paese che non spariranno da soli possono essere combattuti solo con l'educazione civica coretta.
La sicurezza sul lavoro, l'evasione e elusione, la discriminazione, l'omertà, il rispetto delle leggi, dell'ambiente, del lavoro altrui.
Penso che instaurare un servizio civile obbligatorio organizzato su modello aziendale possa portare degli enormi benefici allo Stato. Dovrebbe essere basato su tre pilastri Teoria-Prattica-Etica.