Ciao a tutti, apro questo 3d per esporvi una delle riflessioni scaturite dalla visione della 7x07 ma che a ben pensarci riguardano l'intera stagione e la saga nel suo complesso. Mi riferisco al rapporto tra generazioni differenti, tra padri, figli e futuri eredi. Un tema che sembra ricorrere spesso nell'universo di ASOIAF sia in versione cartacea che visiva. Si tratta di un nucleo problematico che avvicinerebe l'opera da un lato al versante più classico e tragico della letteratura mondiale - non solo di stampo fantasy, per intenderci - dall'altro al genere del romanzo di formazione tanto importante all'interno della letteratura europea, specie se consideriamo le vicissitudini di personaggi come Jon, Daenerys, Arya o Sansa. Divagazioni storico-letterarie a parte, il tema spicca già dagli albori della vicenda: a fronte di un personaggio come Jon Snow che vive il dramma dell'essere un bastardo vi è una Daenerys Targaryen, ultima e legittima esponente di una leggendaria dinastia, sola al mondo ma che nella fede nel proprio nome trova riscatto identitario; ancora, il conflitto tra Tyrion e il padre che incide enormemente nella personalità del Folletto o l'esistenza in bilico di un Theon Greyjoy, Significativamente, i personaggi appartenenti alle generazioni precedenti (un Robert, un Ned, un Tywin) non appaiono segnati da simili tensioni e, anzi, sono latori di un corpus di principi,valori, testimoni una ben precisa visione del mondo che plasma in modo inesorabile il percorso formativo dei successori. Il caso Ned Stark è emblematico a tal proposito (che più volte viene ricordato nel finale di stagione per l'appunto). Seppur caratterizzati da destini diversissimi, della generazione di mezzo o comunque più giovani sembrano dover fare i conti con le proprie radici ancestrali e sul rapporto tra queste e loro stessi. Penso che il caso della famiglia Stark sia paradigmatico a tal proposito: una famiglia in cui la parte adulta trapassa prematuramente e che deve contare su degli adolescenti per sopravvivere. Mi sembra, anche, che i tre Stark rimasti, condensino in sé una parte ben precisa dell'identità della famiglia stessa: la giustizia, l'autorità sul nord (Sansa), il sangue del lupo (Arya) e, infine, la magia legata al ghiaccio, alle origini ancestrali risalenti ai Primi Uomini (Bran). Soprattutto le prime due, poi, affrontano un percorso di crescita durante il quale a una perdita iniziale di identità (Arya è una no one, Sansa diventa una Lannister poi una Bolton, e sappiamo quale dolore queste famiglie abbiano arrecato alla ragazza) corrisponde una ritrovata consapevolezza di sé, una pacificazione con il loro essere Stark. Alla luce di queste considerazioni - a cui se ne potrebbero aggiungere tante altre, a partire dal desiderio di Rhaegar di procreare un erede novello che ha avuto un ruolo centrale nel dare origine agli eventi che tutti noi conosciamo - credo che ora il nodo da risolvere sia: qual è la visione del mondo che le nuove generazioni intendono tramandare ai posteri? In che modo questi si differenzierebbero ai loro predecessori? I discorsi intorno la ruota, il mondo migliore o la successione a Daenerys mi sembrano legate a questo. E in tale ottica, anche la minaccia zombie sovrannaturale potrebbe diventare una metafora: se il mondo così come lo conosciamo rimarrà dopo la distruzione (già avvenuta sotto forma di morte ed esaurimento di intere famiglie), questo che tipo di mondo sarà? Spesso si sente dire che per creare qualcosa di nuovo occorre distruggere ed è proprio la prospettiva di una guerra totale la premessa della costruzione di un nuovo mondo. Ma su quali basi?
Voi come vedere il rapporto tra generazioni in GoT? E soprattutto quale visione pensate possano sviluppare i personaggi (finora) in vita?
Secondo me il nocciolo della questione sta nel fatto che , nella serie e tanto più nei libri, la generazione più anziana che citi ci viene presentata alla fine del proprio processo di formazione, mentre degli altri abbiamo seguito da vicino le peripezie e l'evoluzione. Adesso possiamo però per esempio immaginare il dilemma e le lacerazioni interiori di Ned dopo le rivelazioni dei natali di Jon; personaggi della vecchia generazione dall'identità travagliata poi ne abbiamo visti addirittura nella serie (Stannis e Jaime) .
La famiglia Stark è piuttosto emblematica perché i personaggi da te citati hanno avuto dei percorsi particolarmente difficili - personalmente credo che quella che avrà l'integrazione più difficoltosa sarà Arya, che non ha "viaggiato" inserita in un contesto sociale strutturato, anche se diverso da quello d'origine (mentre Sansa ha avuto modo di conoscere e gestire, prima attraverso il contatto con i Lannister, poi con Ditocorto la rete politica del nord, mentre Jon ha avuto un ruolo di spicco tra i GdN - Bran non lo considero perché il personaggio originario ormai sembra del tutto sparito in favore del veggente semionnisciente). Arya è un lupo solitario, non ha mai potuto o voluto creare legami permanenti all'interno del suo percorso (paradossalmente il più profondo è stato quello con il Mastino, un altro solitario) e la sua formazione è basata sulla distruzione e la vendetta, non sulla ricostruzione. Sansa e Jon hanno avuto modo di vivere effettivamente i valori ereditati da Catelyn e Ned (sì, anche Jon perché comunque Catelyn è stata la sola figura femminile adulta di riferimento nella sua infanzia) e se arriveranno a vedere "il mondo dopo la battaglia dell'Alba" - sempre che ci sia ancora un mondo - potranno ancora ancorarsi a quei valori. Per Jon però abbiamo la grossa incognita della sua reazione alla scoperta delle proprie origini: in un certo senso sarà un'altra morte anche quella, e un ulteriore azzeramento della sua personalità potrebbe portarlo a un punto personale di non ritorno; poi, anche se logicamente dovrebbe essere così, può darsi benissimo che la serie continui nell'andazzo di farne un bel bamboccione buono.
Il Tyrion della serie invece lo vedo in una posizione un po' più difficile: da Tywin , oltre alle regole dei giochi di potere insieme a un grande intuito psicologico e politico (nella serie vabbè, ma teoricamente dovrebbe essere così), eticamente ha ereditato solo la consapevolezza dell'importanza dei rapporti all'interno del clan familiare. Tyrion non ha più una solidità familiare ed economica alle spalle, e questo effettivamente lo rende più vulnerabile di quanto non sia mai stato. Nella serie si vede un tentativo - molto timido da parte degli sceneggiatori, ma tant'è - di ricercare una complicità di questo tipo con Daenerys (poco riuscita), e in misura minore con Jon.
Theon è un discorso diverso, la sua parabola è stata quella maggiormente drammatica, come drammatica era la sua situazione psicologica di partenza. Nonostante il rifiuto di Balon, e la consapevolezza che la sua vera educazione è stata a Grande Inverno, il rapporto affettivo con Yara potrebbe essere la chiave per reinserirsi nel suo popolo d'origine, non come leader , ma almeno come consigliere e ponte culturale verso altre forme di società, magari facendo evolvere la concezione monocromatica dei rapporto extra moenia che hanno gi Uomini di Ferro nella serie.
Daenerys è un caso più complicato, perché un sistema di valori alle spalle di fatto non ce l'ha mai avuto, ma ha dovuto filtrare la sua personalità attraverso culture molto diversificate (le Città Libere, i Dothraki, Astapor e Mereen e ora Westeros) all'interno di cui riconoscere un'identità propria, che è solo quella del mito familiare oltretutto tramandato da una fonte molto poco affidabile come Viserys. In un certo senso Daenerys dovrebbe essere il personaggio più fragile da questo punto di vista: da una parte il suo mancato riconoscimento all'interno del sistema sociale e culturale di Westeros dovrebbe renderla più decisa nella sua idea di "spezzare la ruota", d'altra parte per farlo può contare solo sulla propria esperienza individuale che però non le permetterebbe di intuire e immedesimarsi nei soggetti che governerà-
Al momento attuale, in previsione della post-battaglia dell'Alba, gli unici personaggi adatti a ricreare un ordine nuovo, a parte i già citati Theon e Yara, mi sembrano Tyrion e Sansa: lui ha la duttilità e l'intuito necessari, lei la solidità etico-culturale. Gli altri mi sembrano invece ben avviati verso il sacrificio o l'autodistruzione.
Non importa quanto un periodo storico possa essere diverso dal contemporaneo, il processo in questione accade sin dalla notte dei tempi. Ovunque vi sia repressione, a maggior ragione se essa è psicologica, etica e comportamentale, vi è sempre una reazione di causa effetto. Un moto proprio dell'Io che porta alla formazione di una propria identità, che contiene in sé sì ideali simili alla parte dibattuta, ma altrettanto originali nella forma e nella convinzione, che diviene un qualcosa di personale, che esula da ogni possibile pulsione o influenza esterna. Una reazione mista basata su educazione ricevuta ed esperienza diretta del mondo.
La generazione passata è di fatti questo in GoT/ASOIAF. Un affascinante blocco di esperienza e superiorità cristallizzata, contro altare perfetto per un confronto, per un'emulazione o una ribellione diretta a livello psichico e mentale. Senza di ciò non vi sarebbe realismo, ma soprattutto non vi sarebbe personalità.
Gli esempi migliori sono forse Sansa Stark e Jon Snow. Ma anche Arya. I primi due non sono solo figli delle loro contro parti, ma anche risultati delle nozioni ricevute e pertanto finiscono con l'esserlo anche sotto il profilo caratteriale. Non è un caso, ad esempio, che rispecchino Catelyn e Ned. Tuttavia sono riusciti a trovare l'equilibrio perfetto poiché, per quanto inizialmente soggiogati da una sorta di emulazione, si sono distaccati dalle due figure conseguendo delle convinzioni proprie e quindi formando una propria identità, un Io non-dipendente dal vecchio.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.