Non so... io ho avuto l'impressione che lui molto prosaicamente - e comodamente - prenda atto del fatto che dopo l'uccisione di Aerys tutti abbiano una cattiva reputazione di lui e perciò scelga di diventare quello che gli altri si aspettano. Un po' come se facesse questo ragionamento "pensate tutti che sono un poco di buono? E allora mi comporto da poco di buono." (Laddove poco di buono non rende ma la parola che volevo mettere non è elegante ^^").
Un po' una forma di protesta, un po' di disicanto ma anche una scappatoia facile.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Beh più o meno la stessa scappatoia facile di Tyrion
Ma il fatto vero è che il suo subconscio non accetta questo Jaime REATTIVO
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
;
« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
2 minutes fa, Lyra Stark dice:Non so... io ho avuto l'impressione che lui molto prosaicamente - e comodamente - prenda atto del fatto che dopo l'uccisione di Aerys tutti abbiano una cattiva reputazione di lui e perciò scelga di diventare quello che gli altri si aspettano. Un po' come se facesse questo ragionamento "pensate tutti che sono un poco di buono? E allora mi comporto da poco di buono." (Laddove poco di buono non rende ma la parola che volevo mettere non è elegante ^^").
Un po' una forma di protesta, un po' di disicanto ma anche una scappatoia facile.
Detto in maniera sintetica, sì. E' proprio così.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Io non ho mai visto Jaime interessato alla redenzione.
Io vedo un fallito, un uomo che aveva in sè tutti i crismi dell'Eroe e che ciò malgrado diventa il Mostro. "Volevo essere il Cavaliere dell'Alba...".
E allora si rifuggia dietro la sua mano destra. Diventa la sua mano destra. "La mano con cui ho ucciso Il Re folle, con cui ho spinto il ragazzo Stark dalla Torre, che facevo scivolare tra le gambe di mia sorella per eccitarla".
Poi la perde, quella mano destra. E incontra Brienne, il suo alter ego. Una donna che che aveva in sè tutti i crismi del Mostro e che ciò malgrado si fa Eroe. E questo scatena in lui una epifania. In quella vasca si guarda allo specchio e per la prima volta si vede. E ciò che vede gli fa orrore.
Quello che viene dopo non è, a mio avviso, un cammino di redenzione. A Jaime ciò non interessa. Egli si considera già perduto, non salvabile, non redimibile. Quello a cui anela è essere finalmente se stesso, nè Mostro nê Eroe, un uomo complesso che vive in tempi complessi ma che anela a " fare un po' di giustizia". Non a caso, ciò a cui anelava anche il fratello.
E se ne va per il Mondo, con la sua mano dorata, i suoi fantasmi e un cavallo chiamato Onore. Perché, davvero, non ci sono uomini come lui, c'è soltanto lui e basta.
Some people choose to see the ugliness in this world, the disarray. I choose to see the beauty. To believe there is an order to our days. A purpose.
Eoni or sono, avevo iniziato un post su Jaime per contribuire al topic che aveva aperto @Euron Gioiagrigia sullo human heart in conflict with itself, perché il personaggio non era stato menzionato nonostante bene incarni questa immagine. Poi mi sono lasciata prendere la mano nell’analisi, trattandosi di uno dei personaggi che trovo tra i più interessanti nella saga, e allora mi è parso più opportuno resuscitare questo topic, vecchio ma non così tanto.
Mi trovo pienamente d’accordo con @Euron Gioiagrigia sul negare l’esistenza di due Jaime opposti: il Jaime non POV e il Jaime POV. C’è un cambiamento, una trasformazione, un’evoluzione tra questi due momenti, ma non c’è uno stacco netto tra i due. Lo stacco lo si percepisce semmai nel fatto che Jaime viene sempre osservato attraverso lo sguardo ed il filtro del nemico, gli Stark. E’ un modo di George di giocare col lettore, facendogli credere che il personaggio sia un qualcosa che non è, per poi sorprenderlo ed affascinarlo, una volta che ci si addentra nel viaggio verso la sua interiorità. E’ anche un modo per meglio identificare e sottolineare la marcata differenziazione con cui il Jaime pubblico è percepito rispetto al Jaime privato. Eppure già in AGOT, nonostante la reputazione, lo stesso Jon Snow lo trova un personaggio affascinante, ciò che un re dovrebbe incarnare, almeno nell’aspetto, a differenza di Robert. In un certo senso, questo stacco, che può dare l’impressione di trovarsi di fronte a 2 Jaime diversi, è anche un più generale messaggio dell’autore che ci invita a riflettere su ciò che sembra, le apparenze, l’esteriorità, tutto questo spesso è molto diverso da ciò che, in realtà, è. Messaggio che ritroviamo anche in molti altri frangenti.
Ho anche apprezzato molto e mi trovo fondamentalmente d’accordo con le disamine di @NonnoOlenno (non è che ti ho corteggiato a caso per la rilettura tempo fa! XD), @Erodiade Di Asshai, e @JonSnow; (non me ne stupisco, visto che li avevo apprezzati molto entrambi per il tempo in cui abbiamo condiviso la rilettura) , fatti salvi, forse, alcuni dettagli.
Fondamentalmente ci sono 3 periodi nella vita di Jaime:
Inizialmente lo conosciamo nel periodo 2, attraverso gli occhi della società, nella fase in cui egli sceglie di annullare il proprio sé in segno di protesta, per dare con scherno alla società ciò che essa da lui si aspetta. E’ un atto di ribellione, una sorta di sarcastica ironia portata all’estremo. E un primo assaggio di questa sarcastica ironia già lo si percepisce dai suoi dialoghi, dal suo modo di fare irriverente, cinico, che non è altro che un tentativo di “release the tension” dato dalla condizione di vita che si è autoimposto e che trova sfogo e sollievo in battaglia, nell’amore che prova verso la famiglia, e soprattutto nell’affinità e nell’attrazione quasi ossessiva che prova per Cersei. E’ proprio in questo legame con Cersei che Jaime affoga la sua disillusione verso il mondo (peccato che l’unica cosa in cui Cersei si sia lasciata affogare fossero gli occhi di Rhaegar… scusate la battuta, non ho saputo resistere. XD), un mondo che nella sua essenza appare estremamente estraneo, contraddittorio, quasi insensato, per Jaime, ed è nell’innata affinità che sente per lei – data dall’essere gemelli ed aver vissuto insieme per gran parte della vita - che la sua vicinanza gliela fa percepire come un “eterno ritorno a casa”, una compagnia di fronte alla quale essere sé stesso non implica essere un diverso.
Partendo da questa comprensione di base, tutti quegli atti, che agli occhi di molti lettori sono delle macchie immonde del personaggio acquisiscono un senso ed una comprensibilità, nel momento in cui egli li ha compiuti, senza, obbligatoriamente dover implicare un giudizio. Soprattutto perché una delle cose che maggiormente trovo affascinante, in generale, in ASOIAF è il poter guardare l’evoluzione di una serie eterogenea di personaggi, per quanto apprezzabili o meno, aventi un connubio di tratti psicologicamente interessanti. Difatti, alla luce della conoscenza che il lettore opera poi nel prosieguo della lettura di Jaime, nel momento in cui, attraverso la sua interiorità, conosce la contraddizione alla base di ciò che Jaime dice e ciò che Jaime pensa - caratteristica che ricorda, da un lato, coi dovuti distinguo, anche certi POV di Sansa - conosce la sua crisi e la sua evoluzione, o almeno i suoi tentativi, del punto 3, e conosce il ricordo dell’età dell’innocenza del punto 1.
Tra gli atti maggiormente riprovevoli ritroviamo l’aggressione a Ned e alla sua scorta, che, nell’ottica del tempo, alla luce dell’estremismo e dell’impulsività di Jaime, nonché dell’amore che prova verso Tyrion, penso sia facilmente comprensibile la scelta di rispondere a quella che è un’aggressione alla propria famiglia (Cat ha rapito Tyrion) con un eguale atteggiamento di aggressione per far comprendere a quello che si ritiene essere il nemico, che col solo atto del rapimento minaccia di poter disporre di Tyrion come più gli aggrada, che si è in grado di ergersi altrettanto minacciosi, allo scopo di sventare la peggior sorte a cui il fratello possa andare incontro.
Sul lancio di Bran dalla torre, lo stesso Jaime lo descrive con queste parole:
The things we do for love.
La frase ben ricalca il suo personaggio, nuovamente impulsivo, anche in quel frangente come, del resto, lo è sempre stato, anche in gioventù. Non dimentichiamoci che stiamo parlando del cavaliere che sceglie di entrare nella Kingsguard, non solo, o, per meglio dire, non tanto per ragioni idealistiche, ma per la sorella, che al tempo viveva a corte. E questa brama è ciò che ne guida le azioni per larga parte della vita, attentato a Bran incluso. Riflette solo dopo sulle conseguenze derivate da tali azioni, probabilmente perché l’impulsività, la prontezza di reazione, un certo estremismo che porta con sé l’effetto sorpresa sono ciò che gli permette di uscire indenne dal campo di battaglia, ma non è così negli altri aspetti della vita.
In particolare, la grande leggerezza con cui sceglie di entrare nella Kingsguard, che, allo stesso tempo, in potenza, gli permette di coronare il suo sogno di divenire un cavaliere à la Arthur Dayne, avvicinarsi al luogo in cui vive la tanto agognata Cersei, ribellarsi sommessamente ad un destino già deciso per lui, si rivelerà un grande fallimento. Il primo di una serie:
A+B insieme al piano di bruciare Kings Landing alimentano sempre più il disgusto che Jaime prova per il suo re fino a portarlo al punto di ucciderlo. Quello che nella sua interiorità considera come l’atto migliore che abbia compiuto – che gli consente di salvare da morte certa l’intera popolazione di King’s Landing e suo padre ormai alle porte della città - è ciò per cui la società lo condanna: la guardia del re che uccide il suo re venendo meno al proprio giuramento e diventando Kingslayer e Oathbreaker. Questa dissonanza tra la percezione che Jaime ha della propria scelta e quella che invece gli altri hanno della sua scelta è lo spartiacque che sancisce definitivamente la perdita dell’innocenza del personaggio e l’apparente definitivo fallimento di tutte le scelte che egli ha operato fino a quel momento. Dopo aver ucciso Aerys, non senza impulsività, si trova a riflettere cosa il suo atto implichi soltanto nel momento in cui gli viene chiesto di indicare il nuovo re: cosa che non può fare razionalmente, perché nominare il figlio, o il nipote di Aerys dopo averlo ucciso, lo esporrebbe a dare potere a chi potrebbe voler reclamare vendetta in futuro. E tutto il suo conflitto e paralisi interiore che deriva da questa vicenda è ben riassunto dalle parole che rivolge a Cat durante la prigionia:
“So many vows... they make you swear and swear. Defend the king. Obey the king. Keep his secrets. Do his bidding. Your life for his. But obey your father. Love your sister. Protect the innocent. Defend the weak. Respect the gods. Obey the laws. It’s too much. No matter what you do, you’re forsaking one vow or the other.”
Così si arriva al Jaime di AGOT e ACOK. Un Jaime, come dicevo prima, che sceglie di non operare più scelte, perché come fai, fai, sbagli. Un Jaime che protesta contro la contraddizione della reputazione nella propria società, che lo vedeva lindo nel momento in cui rispettando il proprio giuramento non si opponeva alle nefandezze che, a sua opinione, il re commetteva, ma lo vede irrimediabilmente macchiato nel momento in cui sacrifica la propria “onorevolezza” per il bene del popolo. In questo processo, certo, non si può dire che Jaime si esenti da errori, quali il salto – mortale – di fiducia implicato dalla sua mancata esplicitazione dei piani del re. Inoltre, questa idea – volendo estrema per l’epoca – dà anche per scontata l’idea che chiunque altro darebbe priorità alla vita del popolo rispetto a quella del re.
Per Jaime, l’incontro con Brienne rappresenta un po’ un incontro col Jaime del passato, col Jaime prima di Aerys, ma ciò che si trova davanti è una persona che ha già subito tutta quella disillusione che lo ha portato ad essere ciò che egli è e, ciononostante, ella continua ad essere ciò che egli era, non si lascia scalfire dall’opinione degli altri e continua per la propria strada a perseguire i propri ideali, per quanto essi possano essere distanti dall’ambiente in cui è immersa. Questo non può che incuriosire Jaime, suscitandone anche una certa irritazione. E’ come trovarsi di fronte ad uno specchio che gli mostra ciò che potrebbe essere se solo ne avesse la forza. Per parafrasare @Erodiade Di Asshai, Jaime si erge sul mondo con arrogante disprezzo. Ma, di fronte ad un “migliore”, viene a mancare il piedistallo sotto ai piedi. Se in Cersei si vede allo specchio e vede sé stesso e un ideale di donna, in Brienne vede la parte migliore di sé e una forza morale a cui ispirarsi. E’ a questo punto che si verifica l’altro spartiacque nella vita di Jaime: la perdita delle certezze, la prima certezza, la mano della spada. Perdita che Jaime avverte come un’espiazione della colpa per ciò che è stato dall’uccisione di Aerys fino a quel momento, come lui stesso dice a Brienne:
“You ought to be pleased. I’ve lost the hand I killed the king with. The hand that flung the Stark boy from that tower. The hand I’d slide between my sister’s thighs to make her wet.”
E finalmente, questa evidenza fisica gli fa comprendere la perdita dell’identità: quella mano era ciò che lo rendeva un uomo d’arme, lo rendeva forte e sicuro. E adesso cosa resta?
Sicuramente un uomo che non si conosce in profondità, che ha sempre vissuto d’istinto. Questo diventa lampante quando ci accorgiamo che il suo corpo ha compreso prima della sua testa la forte affinità che sembra avere con Brienne. Ma la sua mente è ancora obnubilata dal legame a Cersei. Un uomo che adesso inizia, talvolta, a prendere in considerazione le conseguenze dei propri gesti. Un uomo che continua ad essere afflitto dalla macchia sul proprio onore, che ha toccato lui e non Robert, e di cui serba negli occhi e nel cuore, a imperitura memoria, lo sguardo giudicante di Ned. Un uomo ancora oggi afflitto dai fantasmi del passato, dal senso di colpa, in particolare verso Rhaegar.
Da questo momento, Jaime cerca di mettere a posto la propria vita e gli eventi che lo riguardano come può. Ricerca, come diceva @Erodiade Di Asshai, il miglioramento per sé stesso, non certo la redenzione. Anche perché la redenzione non ha senso in un mondo in cui gli assoluti non esistono e non possono esistere. Ovviamente Jaime non è più l’idealista della gioventù, come invece lo è Brienne. Jaime è adesso una sintesi, cerca di contemperare ciò che di buono vi era in lui nell’idealista della gioventù alla conoscenza della realtà e della società, adeguando il proprio carattere alla sua nuova condizione di mutilato che non gli permette più di lasciarsi andare all’impulsività di un tempo. E sono questi nuovi obiettivi positivi che si pone a frapporre un muro tra lui e Cersei. In parte, sembra che lui non si rendesse pienamente conto di ciò che la sorella fosse diventata, ma, in parte, possiamo anche dire che ciò che ella era fosse un qualcosa che al Jaime disilluso andava bene, ma una volta che i suoi obiettivi e le sue priorità cambiano e non coincidono più con quelli di lei, lo scontro tra i due si fa inevitabile. Le frizioni dovute al cambiamento di lui sono ben esemplificate, ad esempio, dalla reazione alla morte di Joffrey. Questo evento, infatti, lo tocca soltanto per il riflesso che questa significa per la sorella. Quella sorella che lo aveva tenuto lontano da Joffrey stesso, perché la somiglianza tra i due non si notasse. Sembra quasi che la incolpi di non aver potuto sviluppare nessun tipo di empatia per lui e che rimpianga di essersene tenuto a distanza.
In generale, la necessità di mostrarsi per quello che è lo rende stanco ed insofferente nel continuare a mostrare l’immagine di sé che non corrisponde alla verità della propria essenza, ma solo alle esigenze di corte e a quelle delle macchinazioni della propria casata (Cersei che vuole il potere, Tywin che lo vuole suo erede):
He was sick of it, sick of lords and lies, sick of his father, his sister, sick of the whole bloody business.
In questo contesto si ascrive anche la rottura con Tywin, che lo fa intestardire nell’attaccamento al suo ruolo di Lord Commander of the Kingsguard, in un tentativo di ritrovare quel ragazzo che voleva essere Arthur Dayne e di riuscire a compiere qualcosa di degno per sé stesso da poter lasciare ai posteri nel Libro Bianco:
And me, that boy I was... when did he die, I wonder? When I donned the white cloak? When I opened Aerys’s throat? That boy had wanted to be Ser Arthur Dayne, but someplace along the way he had become the Smiling Knight instead.
Allontanandosi dalla quasi totalità della famiglia (Cersei e Tywin), si acuisce il senso di colpa che si porta dentro da circa un decennio per la vicenda di Tysha e decide quindi di sopirlo liberando Tyrion e - un po’ inavvedutamente, un po’ impulsivamente, un po’ egoisticamente, un po’ non comprendendo pienamente chi ha di fronte come nel caso di Cersei – rivelandogli la verità sulla vicenda.
Nuovamente, si potrebbe dire che qualsiasi azione Jaime compia alla luce dei nuovi obiettivi, lo stia portando nuovamente sulla strada del fallimento: la rivelazione a Tyrion ha l’effetto contrario di allontanarlo e di portarlo a rivelare quel lato di Cersei che Jaime ignorava, la sua liberazione determina la messa in moto delle azioni che portano all’uccisione di Tywin. Eppure questi duri colpi sono assorbiti in maniera diversa, si apre alla consapevolezza e ne accetta i lati positivi e negativi, e quando finalmente si rende conto della personalità della sorella di fronte alle lacrime di Lancel (I thought that I was the Warrior and Cersei was the Maid, but all the time she was the Stranger, hiding her true face from my gaze.), è grato di non essere riuscito a commettere tutte le empietà richiestegli da Cersei, quando queste tali non sembravano ai suoi occhi:
“As I was fucking her, Cersei cried, ‘I want.’ I thought that she meant me, but it was the Stark girl that she wanted, maimed or dead.” The things I do for love. “It was only by chance that Stark’s own men found the girl before me. If I had come on her first...”
Questo, insieme al quote precedentemente citato riferito alla vicenda di Bran e la torre, insieme al tormento che, a distanza di molti anni, ancora lo affligge per Rhaegar (fino al suo ultimo POV pubblicato: For an instant, the deep red clouds that crowned the western hills reminded him of Rhaegar’s children, all wrapped up in crimson cloaks.) non possono che avvalorare l’evoluzione in positivo del personaggio.
Un’altra caratteristica che trovo ne denoti la visione come flusso evolutivo, piuttosto che – passatemi il termine – dissociazione della personalità, trovo che sia il suo costante distacco dalla politica intesa come macchinazione ed intrigo. Egli è rimasto profondamente scottato da questa interpretazione degli affari di corte a suo tempo, se ne tiene alla larga nel periodo di disillusione e continua a dissociarsene anche in seguito. Nelle Terre dei Fiumi, anche nella sua nuova veste di diplomatico, vediamo quanto gli intrighi politici in cui il padre soleva sguazzare (Even from the grave, Lord Tywin’s dead hand moves us all.) siano un qualcosa di distante da Jamie, dai suoi ideali, anche rivisti dalla pragmaticità dell’esperienza. E’ chiaro dal dialogo con Lady Sybell e dal pensiero che ha quando la fa congedare, anche se questo vuole essere una considerazione più personale che si intreccia al suo maggior cruccio, come agire con Cersei:
Jaime had to wonder how much Lord Gawen knew about his wife’s scheming. How much do we men ever know?
Un pensiero che tradisce quanto egli ne apprezzasse quelle caratteristiche che gli riportavano la propria immagine riflessa, quell’immagine precedente al proprio cambiamento e per questo adesso così intollerabile. E lo è ancor più nel momento in cui, cercandovi delle nuove qualità in cui specchiarsi di nuovo, finalmente ne comprende quegli aspetti negativi, o almeno a lui incompatibili, che finora gli erano rimasti celati. Ogni donna che incontra è una nuova occasione per riflettere su Cersei: lo è anche Jeyne Westerling e la sua fedeltà alla memoria di Robb. L’ultima volta che Jaime pone il proprio sguardo su di lei si interroga quasi retoricamente se per lui Cersei farebbe altrettanto, reagirebbe con egual fierezza, intuendo quale possa essere la risposta che egli lascia a sé stesso:
Underneath its heavy folds, her clothes were finely made, but torn. She ripped them herself, as a mark of mourning, Jaime realized. That could not have pleased her mother. He found himself wondering if Cersei would tear her gown if she should ever hear that he was dead.
Per quanto da Cersei si senta distante, è ancora allo stesso tempo molto legato, tormentato da lei, e soprattutto c’è molta frustrazione ed incapacità di prendere posizione, nonostante la consapevolezza di ciò che ella è: Jamie riesce ad analizzare quali azioni intraprendere contro gli amanti della sorella in maniera più o meno lucida, ma è totalmente impotente nel decidere quali azioni intraprendere con lei:
It’s written down in the White Book. All of it, save what to do with Cersei.
Tutta la complessa lotta per il ritrovamento e rinnovamento della propria identità emerge nel sogno della madre ed è sottolineata dalla domanda che ella gli pone:
“The question is, who are you?”.
Ma anche la falsata concezione delle apparenze, di una realtà e percezione finta, quale è quella di Jaime di considerarsi un cavaliere e considerare Cersei una regina:
We all dream of things we cannot have. Tywin dreamed that his son would be a great knight, that his daughter would be a queen. He dreamed they would be so strong and brave and beautiful that no one would ever laugh at them.
E’ interessante poi rilevare che, a differenza di molti altri personaggi, il personaggio che più volte si identifica nella frase “The things we do for love”, nel momento in cui si trova a Raventree per l’assedio, nella sua opinione non valga tanto la considerazione “Love is the death of duty” ma “Boredom and routine had taken over, the enemies of discipline.”
Alla luce di tutto questo papier, è decisamente evidente quanto le massime influenze al momento che determinano la vita e le scelte di Jamie sono il suo riscatto personale, la sua relazione con Cersei, ma anche con Tyrion (le cui parole continuano a risonargli nella testa), il suo senso di colpa verso Rhaegar. Lasciamo un Jaime in mano alla BwB e a LSH insieme a Brienne. In questo scenario potrebbe succedere qualsiasi cosa, uno dei due potrebbe morire, quindi se fosse Jaime resteremmo un po’ con l’amaro in bocca, perché non risolverebbe alcuna delle sue relazioni rimaste in sospeso, incluso il da me tanto anelato incrociarsi con Jon Snow, e non arriverebbe a scrivere qualcosa degno di nota nella sua pagina del Libro Bianco, ma soltanto a morire da cavaliere sulla strada del riscatto. Sarebbe una fine dolce-amara immagino. Ora, trovandomi d’accordo con @Iceandfire sul paragone che fra tra il nostro e Sandor, è facile ritenere che possa riuscire in qualche modo a cavarsela (o mi piace pensarlo).
Qualora Jaime passasse indenne da questi avvenimenti, non azzarderei a dire che il suo distacco con Cersei si sia già compiuto. Sicuramente, razionalmente ha preso coscienza di ciò che ella è e del fatto che sia logico distaccarsene, eppure c’è ancora dell’irrisolto dalla sua parte, il suo lato irrazionale stenta a credere che Cersei sia capace di ciò che la sua parte razionale ha capito e non gli concede ancora una posizione ferma su come porsi definitivamente verso di lei, per quanto non accorra a salvarla, perché la distanza gli consente di resisterle e perché l’impresa non avrebbe neanche delle grosse basi, invoca comunque una sorta di libretto delle istruzioni per capire che pesci pigliare con lei. Del resto, si tratta pur sempre dell'unica donna che Jaime ritiene di aver amato, con cui ha avuto una relazione per decenni, e che è anche la sua sorella, gemella per giunta. Sarebbe troppo semplice ritenere che il distacco si sia già compiuto, poco verosimile, e anche un po' deludente.
Sarebbe interessante anche che si trovasse nuovamente davanti Tyrion, vista la piega tragicomica presa dal loro rapporto, ma ancor più sarebbe interessante che incrociasse la strada di Jon Snow, con la possibilità di ricreare un buffo parallelo come è accaduto con Alliser Thorne (che all’epoca della RR combatteva per i Targaryen, cosa che gli è valso la Barriera. E là dove trova il Targaryen nascosto - ironia della sorte - non fa che schernirlo), oppure di dargli l’occasione di placare il senso di colpa che prova per Rhaegar e i suoi figli.
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.
Che magnifica analisi @***Silk***! L'hai tenuta nascosta nel cassetto come fa Martin con i suoi due libri inediti (magari, sigh...)! In effetti nella mia testa, quando penso a Jaime, penso solo latamente a Cersei, ma in verità, come hai ben evidenziato tu, molto, anzi moltissimo, del suo personaggio e della sua evoluzione riguarda la sorella. Analisi davvero illuminante!
P.S.: ho interrotto la rilettura causa disillusione nei confronti della saga... prometto comunque di rimettermi al lavoro su ACOK (sì, sono ancora solo al secondo libro... ). In compenso ho convinto mio fratello a intraprendere la lettura, quindi, dai, mezza vittoria...
Avrei preferito che pubblicasse lui TWOW, a dire il vero! XD
Comunque grazie, @NonnoOlenno, mi fai arrossire! XD
Ovviamente Cersei non è l'unico punto focale per Jaime, ma ha una marcata rilevanza: oltre all'essere gemelli, che è già un legame profondo, Cersei è anche l'unica donna che Jaime ha amato, da che ha memoria fino ad oggi - che sono circa 30 anni o poco più, non è poco. Poi, come dicevo prima, il personaggio non si esaurisce certo in questa relazione. Il rapporto con Tyrion è altrettanto importante, il senso di colpa per l'affaire Tysha in cui Tywin lo aveva coinvolto. Il rapporto con Tywin stesso, per quanto non lo abbia ampiamente rimarcato, quell'inarrivabile elevatezza di orgoglio e la strenua ricerca di volersi ripristinare una reputazione vengono da quell'educazione. Come anche la knighthood, il mito di Arthur Dayne, Rhaegar, lo scontro con la politica e col re folle. Infine anche Brienne. Brienne che, strano a dirsi, ai suoi occhi ha, coi dovuti distinguo, dei tratti in comune con Cersei: entrambe sono, a loro modo, estreme e ribelli per la società del tempo - Brienne è una ragazza guerriera, inconcepibile per la società del tempo, Cersei è una regina, che mette ad estremo rischio tutto, inclusa sé stessa, per proseguire la sua relazione col fratello - e sono entrambe specchio, seppur sotto aspetti diversi, di Jaime stesso.
P.S.: come avrai visto mi sono arenata anche io nella rilettura. La sto portando avanti con decisamente molta più calma privatamente. Ma alla fine quest'analisi è figlia anche della rilettura, una rilettura per personaggio nella miglior tradizione di quanto si fece per Daenerys in ACOK. Il prossimo step è portare qua anche tuo fratello, così abbiamo un punto di vista in più! XD
"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”
She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.
“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”
***
"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor.