Carissimi lord e cavalieri dei sette regni,
innanzi tutto vorrei ringraziarvi per la calorosa accoglienza
che mi è stata riservata da questo forum. Peraltro noto che questa
è una specialità della casa e vi assicuro assai gradita almeno
quanto poco diffusa in giro per il web.
Anyway, "Il trono di spade" me lo sono divorato ed ora mi accingo
a riservare uguale trattamento a "Il grande inverno" con
accresciuto entusiasmo, ma prima di entrare con voi nel merito
della saga e delle questioni ad essa inerenti (ne avrei già a bizzeffe),
mi piacerebbe contraccambiare il qualche modo, magari togliendo
di mezzo, in parte, il discorso sull'aleatorietà motivandone il perchè.
Poichè, se rimane vero che "Le cronache del ghiaccio e del fuoco" mi
sono capitate in mano per puro caso, vi assicuro che non sono affatto
casuali le ragioni che me ne hanno fatto immediatamente innamorare.
Di questo vorrei parlarvi un pochettino e prego eventualmente i Lord
protettori del forum di spostare questo mio in altra sezione se
dovessi andare fuori tema.
Il fatto è che io non sono ne uno specialista ne un appassionato di Fantasy
tout court e a livello di letture, (e non solo, aggiugerei) anzi,
sono praticamente onnivoro. Sul mio comodino infatti è possibile trovare
i più disparati generi narrativi ad opera dei più svariati autori, senza alcun
denominatore comune se non quello di essere dei bei libri secondo i miei
criteri. Un bel libro per me deve possedere intanto due requisiti oggettivi,
necessari ma non sufficienti, e cioè deve essere ben scritto e deve avere
una storyline "credibile" e convincente. Solo in questo modo può interagire
con la nostra soggettività permettendo quindi che possa far accendere in noi,
a volte accade altre no, quella scintilla fatta di emozioni suscitate nel
profondo del nostro animo che ci permette di poter dire: "io amo davvero
questo libro".
Personalmente ciò è risultato sempre un evento raro, almeno per il genere
di intrattenimento (azione, trhiller, fantasy, fantascienza), mentre molto più
spesso m'è accaduto con libri che trattano storie e argomenti pseudo
reali-realistici, magari un pizzico intimistici che sviscerano cioè queisentimenti
e quegli stati d'animo appartenenti anche al nostro personale
vissuto e con cui quindi riesce più facile rapportarsi in termini di emozioni
e coinvolgimento.
Ebbene in questa prima 'dose' di George R.R. Martin devo proprio riconoscere
che tutto questo è comunque accaduto a prescindere dal genere narrativo.
Anzi, in questo senso direi che nel suo modo di scrivere e concepire la
narrazione piuttosto che a un Tolkien io ho ritrovato sorprendenti similitudini
col mio autore preferito e cioè Michael Cunningham (premio Pulitzer per
"The hours" da cui l'omonimo film con Nicole Kidman e Merryl Streep).
In questo senso la narrazione a più voci non solo rende gli eventi futuri
più incerti e imprevedibili, vista la mancanza di un unico protagonista
designato dall'autore, ma riesce a farci vedere le medesime cose attraverso
i punti di vista dei diversi personaggi, arricchendone quindi le sfumature
e i dettagli. Parimenti, in G.M. come in M.C, tutto questo si va a ripercuotere
nella possibilità di cambiamento e di evoluzione delle singole personalità
mantenendo il lettore sempre sospeso alla narrazione e sorpreso sui suoi
sviluppi. E se ci pensate bene questo modo di presentare i fatti riesce a
porre "Le cronache .." ad un livello ben al di sopra di un romanzo di mera
azione. E' invece l'introspezione dei singoli personaggi e dei loro diversi
modi di intendere e capire la realtà a renderla effettivamente epica ed
irrinunciabile per noi 'poveri' adepti.
Ora non vorrei dilungarmi, tediandovi ulteriormente, ma consiglio a tutti
voi, abitanti de La Barriera, davvero caldamente "Carne e sangue" del
citato Michael Cunningham (lo trovate edito nei tascabili economici della
Bompiani) che oltre ad essere un libro straordinario è per assurdo la
cosa più vicina alla saga di Martin che possiate mai leggere. Non fatevi
ingannare dalla gabbia mentale sull'incompatibilità dei generi, d'altronde
anche li troverete una straordinaria epopea familiare segnata da incesti,
tragedie, onore, lutti e piccoli grandi gesti d'eroismo. E poco importa
che i sette regni la siano la provincia americana, gli estranei assetati
di morte abbiano le fattezze del virus HIV, e il trono dei sette regni che
tutti vogliono conquistare si chiami semplicemente serenità. Quando un libro
è grande è grande e basta.
Spero di non avervi troppo annoiato e che qualcuno voglia seguire questo
mio piccolo consiglio letterario (non se ne pentirà!) e scusatemi se ho
sbagliato sezione del forum e naturalmente per essere stato così prolisso.
Don't sploiler me, pleeeeeeeeeeease!
:-D
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