a parte che si credeva che in italia vincesse il no anche al divorzio,poi quel popolo italiano di cui sempre altri italiani parlano ha smentito tutti,pseudo-intellettuali dei diritti in primis
l'italiano medio è l'intellettuale criticone dell'italiano medio che esiste solo nella sua testa
non ce l'ho con nessuno del forum,semplicemente l'italiano medio non esiste,e se esiste è meglio della sua descrizione,o meglio è chi la fa
sempre favorevole alla democrazia e all'accettazione del risultato qualunque esso sia
Gli orfanotrofi sono pieni di bambini senza una famiglia, senza nessuno che li possa allevare ed amare. Davvero possono essere così sbagliate le adozioni per le coppie gay? Davvero crescere senza genitori è meglio di crescere con due premurosi genitori gay?
Sì ai matrimoni, sì alle adozioni. :)
meglio avere le adozioni,con tutti i controlli,che vedere certe scene di letteralmente acquisizioni di bambini all'estero
ripeto il mio scetticismo si ferma alla coppia uomo-uomo perchè ho sempre ritenuto la figura materna come imprescindibile ,e li non c'è,con tuuta la buona volonta li non c'è
Il risultato di questo referendum mi rende molto felice. Concordo con chi ha detto che la questione dell’adozione è centrale e personalmente non avrei nulla in contrario. Arrivo ad esprimere questa opinione dopo anni passati nell’indecisione, perché non nego il fatto di aver passato anche io un lungo periodo di scetticismo rispetto alla possibilità di permettere l’adozione a coppie omosessuali.
Col tempo ho capito due cose: la prima è che, quando si parla di adozione, si deve ricordare che si sta parlando di un diritto. Un diritto che non è in primis della coppia omosessuale, ma del bambino che deve essere adottato. L’adozione dev’essere considerata nell’ottica del benessere del minore, che è il primo individuo a garanzia del quale dev’essere assicurata la massima forma di tutela. Nel momento in cui diviene argomento di dibattito sui diritti della coppia omosessuale, secondo me si sposta l’attenzione su un aspetto che dovrebbe essere considerato secondario. E in questo mi ricollego al discorso di Manna: non penso che un bambino stia meglio in un orfanotrofio, piuttosto che in una famiglia che, pur essendo composta da persone dello stesso sesso, garantisce tutte le attenzioni, le cure e l’affetto che qualsiasi genitore potrebbe offrire (che - mi sembra ovvio - sono concetti assolutamente svincolati dall'orientamento sessuale delle persone coinvolte).
Probabilmente dirò un’ovvietà, ma ho vissuto in prima persona l’esperienza dell’adozione (mio cugino è stato adottato dalla Romania) e quindi ho avuto modo di rendermi conto, in maniera diretta, delle condizioni, a dir poco sconvolgenti, nelle quali questi bambini (e ragazzi) sono costretti a vivere.
Il secondo punto si riaggancia a quanto detto da Exall: il problema, più che nella coppia in sé, è culturale. I problemi che potrebbe incontrare il bambino non sono all’interno della coppia, ma fuori…una buona fetta della società, purtroppo, non è ancora pronta ad accettare un passo del genere. Questa, però, per quanto sia una grande verità, non può essere neanche usata come scusa per frenare quello che io considero un inevitabile (e fondamentale) passo avanti per l’evoluzione della mentalità sociale.
Qualche volta mi capita di parlare con chi è contrario alle adozioni da parte di coppie omosessuali, e spesso noto che le motivazioni addotte hanno delle evidenti tracce di irrazionalità. Non sanno mai spiegarmi precisamente perché l’adozione non dovrebbe essere permessa. L’unico ragionamento che si presenta con una certa costanza è quello che fa appello al timore che il bambino, vivendo con genitori dello stesso sesso, possa crescere a sua volta sviluppando un orientamento omosessuale. A parte che per me questo ragionamento non ha senso…anche perché non si spiegherebbe, in quel caso, come mai molti omosessuali sono tali pur essendo cresciuti in una famiglia composta da genitori eterosessuali. Secondo me più che altro il bambino crescerebbe con la consapevolezza che in un orientamento del genere non c’è proprio nulla di sbagliato o preoccupante. E’ davvero un male?
Credo che l'Irlanda con questo referendum ed ancora di più con il risultato dello stesso abbia dato un forte segnale oltre che di democrazia anche di libertà ed ugualianza ed auspico che presto anche da noi a breve si possa fare qualche cosa per accodarci alla maggior parte degli stati europei che ,anche in questo campo, sono notevolmente più avanti di noi.
Sul problema delle adozioni anche io, come chi ha scritto prima di me, ritengo che non sia tanta una questione del sesso dei genitori quanto invece sia determinante la qualità dei genitori e l'accoglienza che questi bimbi riceverebbero dalla società.
Per questo penso che sia di primaria importanza che tutti, media, politici e chiesa si adeguino alle nuove spinte civili sensibilizzando ed informando la gente che troppo spesso, specialmente nel nostro paese, è vittima di stereotipi tramandati da anni di educazione troppo spesso bigotta
Il risultato di questo referendum mi rende molto felice. Concordo con chi ha detto che la questione dell’adozione è centrale e personalmente non avrei nulla in contrario. Arrivo ad esprimere questa opinione dopo anni passati nell’indecisione, perché non nego il fatto di aver passato anche io un lungo periodo di scetticismo rispetto alla possibilità di permettere l’adozione a coppie omosessuali.
Col tempo ho capito due cose: la prima è che, quando si parla di adozione, si deve ricordare che si sta parlando di un diritto. Un diritto che non è in primis della coppia omosessuale, ma del bambino che deve essere adottato. L’adozione dev’essere considerata nell’ottica del benessere del minore, che è il primo individuo a garanzia del quale dev’essere assicurata la massima forma di tutela. Nel momento in cui diviene argomento di dibattito sui diritti della coppia omosessuale, secondo me si sposta l’attenzione su un aspetto che dovrebbe essere considerato secondario. E in questo mi ricollego al discorso di Manna: non penso che un bambino stia meglio in un orfanotrofio, piuttosto che in una famiglia che, pur essendo composta da persone dello stesso sesso, garantisce tutte le attenzioni, le cure e l’affetto che qualsiasi genitore potrebbe offrire (che - mi sembra ovvio - sono concetti assolutamente svincolati dall'orientamento sessuale delle persone coinvolte).
Probabilmente dirò un’ovvietà, ma ho vissuto in prima persona l’esperienza dell’adozione (mio cugino è stato adottato dalla Romania) e quindi ho avuto modo di rendermi conto, in maniera diretta, delle condizioni, a dir poco sconvolgenti, nelle quali questi bambini (e ragazzi) sono costretti a vivere.
Il secondo punto si riaggancia a quanto detto da Exall: il problema, più che nella coppia in sé, è culturale. I problemi che potrebbe incontrare il bambino non sono all’interno della coppia, ma fuori…una buona fetta della società, purtroppo, non è ancora pronta ad accettare un passo del genere. Questa, però, per quanto sia una grande verità, non può essere neanche usata come scusa per frenare quello che io considero un inevitabile (e fondamentale) passo avanti per l’evoluzione della mentalità sociale.
Qualche volta mi capita di parlare con chi è contrario alle adozioni da parte di coppie omosessuali, e spesso noto che le motivazioni addotte hanno delle evidenti tracce di irrazionalità. Non sanno mai spiegarmi precisamente perché l’adozione non dovrebbe essere permessa. L’unico ragionamento che si presenta con una certa costanza è quello che fa appello al timore che il bambino, vivendo con genitori dello stesso sesso, possa crescere a sua volta sviluppando un orientamento omosessuale. A parte che per me questo ragionamento non ha senso…anche perché non si spiegherebbe, in quel caso, come mai molti omosessuali sono tali pur essendo cresciuti in una famiglia composta da genitori eterosessuali. Secondo me più che altro il bambino crescerebbe con la consapevolezza che in un orientamento del genere non c’è proprio nulla di sbagliato o preoccupante. E’ davvero un male?
Stavo cercando le parole giuste per esprimere il mio pensiero, ma a quanto pare qualcuno l'aveva già fatto :).
Condivido in pieno tutto quello detto da Arwen89 (esperienza personale sull'adozione a parte, che non conosco) e mi preme inoltre evidenziare un punto in particolare: "Questa però, per quanto sia una grande verità, non può essere neanche usata come scusa per frenare quello che io considero un inevitabile (e fondamentale) passo avanti per l'evoluzione della mentalità sociale". Su questo punto non mi esprimerò mai abbastanza a favore. Un tempo si credeva a cose come al delitto d'onore, all'impossibilità di sposare un/una nero/nera, al matrimonio riparatore, erano viste come imprescindibili...ora invece, per fortuna, sappiamo che non è così.
Premessa: il senso (sociale o antropologico che dir si voglia, nel senso proprio della funzione, dell'utilità superiore rispetto a soluzioni alternative) di esistere del matrimonio non è stato "ucciso" dal divorzio e simili e tanto meno lo è/sarà dalle unioni degli omosessuali e simili. Quindi sono inutili gli strepitii della Chiesa e compagnia. Deal with it.
Il matrimonio non ha più senso di esistere dal momento in cui figli legittimi sono parificati quelli illegittimi sotto il profilo innanzitutto della successione (ma non solo).
Una volta rimossa questa fondamentale distinzione il matrimonio tradizionalmente concepito diventa un semplicemente un obsoleto rottame, che resiste ancora oggi solo perché la gente è ancora così fessa da assumere una serie di obblighi e oneri mica di ridere in cambio di... beh, niente. O meglio, niente che non si possa ottenere con mezzi alternativi assai più vantaggiosi.
Detto questo, in generale non mi piacciono i momenti di "accelerazione" nella liberalizzazione sfrenata dei costumi o le grandi rivoluzioni etico-morali, perché portano sempre a una degenerazione dei medesimi (a velocità esponenziale) a cui segue una contro-reazione solitamente assai dolorosa, e, molto frequentemente, la poco divertente restaurazione.
Io ci andrei piano con queste cose, molto piano, anche perché tra due-tre generazioni noi simpaticoni di aperte vedute saremo pochi e i discendenti di persone dalle vedute un filo meno larghe (e che stiamo fallendo clamorosamente a occidentalizzare) saranno molti.
Quindi io nell'equazione terrei conto non solo dell'evoluzione qualitativa della mentalità sociale, ma anche quantitativa...
Bisogna trovare un punto di equilibrio. Il punto di equilibrio è 100% libertà - 0% buon costume? mah, mi permetto di dubitarne.
Personalmente ho sempre trovato l'argomentazione "biologista/naturalista" ("per generare un figlio ci vogliono un uomo e una donna") estremamente squalificante, per il nascituro e anche per l'uomo come specie. Vedere un figlio in quest'ottica, IMHO, vuol dire definirlo in maniera deterministica e limitante, come la mera risultante di un processo biologico di unione di gamete maschile e gamete femminile.
Ma un figlio è molto più di questo. Almeno per gli esseri umani, un figlio dovrebbe essere il risultato finale di una relazione tra due persone, in cui l'amore tra due individui si "sublima" nella volontà di far crescere una nuova vita; di investire su di essa un progetto di vita, di investire le proprie energie, il proprio tempo, il proprio affetto. Fare un figlio è i valori che gli trasmetti, le esperienze che gli consenti di fare, il rapporto che instauri con lui, le memorie che condividete.
In questa seconda ottica, non vedo quali siano gli impedimenti a permettere che anche le coppie omosessuali possano adottare e crescere un figlio.