Appena trovata su Internet questa notizia: http://www.lastampa.it/2015/04/01/scienza/benessere/invisibili-droni-per-colpire-al-cuore-il-tumore-Sgc0bIcKJ6aUirxyppuuNK/pagina.html
In poche parole, si sta sviluppando - da quanto capisco - un tipo di chemioterapia "intelligente", ma soprattutto mirata che permette tramite dei "nano-droni" di andare a colpire solo dove serve con tutto quello che questo può significare in termini di efficacia della cura e di contenimento degli effetti che questo tipo di terapia comporta.
"l’approccio funziona ed ha portato ad un significativo incremento di sopravvivenza nei pazienti colpiti da tumore del seno (+20%) e del pancreas (+27%) in fase avanzata", si legge nell'articolo.
Forse è vero che la generazione dei nostri figli non morirà più a causa di questa malattia vigliacca. Che ne pensate?
Qualche tempo fa su tg leonardo fecero un servizi simile descrivendo alcuni possibili impieghi delle nanotecnologie, tra le quali portatori di ossigeno e anticorpi nanotec. Però non pensavo fossero già arrivati alle prime applicazioni pratiche. Speriamo non sia un pesce :)
Non penso sia un pesce.
Quello che non si capisce dall'articolo e che sarebbe veramente interessante è capire se le nanoparticelle sono a guida esterna oppure se sono dotate di sensori in grado di captare le cellule neoplasiche e rilasciare spontaneamente le medicine.
Nel primo caso si tratterebbe di una notizia moderatamente positiva, diciamo un modo più efficiente di veicolare le chemioterapie. Sicuramente un gran passo avanti, ma semplicemente una tappa di un percorso di progressivi miglioramenti volti a ridurre lo spreco e gli effetti collaterali di procedure consolidate.
Nel secondo caso sarebbe invece qualcosa di totalmente nuovo ed elettrizzante, ovvero la creazione di anticorpi artificiali veri e propri. Gli anticorpi riconoscono spontaneamente (chimicamente) il momento e il luogo per entrare in azione. Se le particelle inoculate fossero in grado di muoversi nel flusso sanguigno o linfatico o nervoso e girando per il corpo concentrarsi spontaneamente nei luoghi della neoplasia e rilasciare l'antigene sarebbe una vera e propria rivoluzione.
Sarebbero addirittura le nanoparticelle stesse a individuare eventuali metastasi, rendendo la tecnologia utile anche in fase diagnostica con rese - per l'intrinseca precisione offerta - nettamente superiore a qualsiasi tomografia o risonanza.
Più che rilasciare un medicinale, che richiede che la nanomacchina disponga di una scorta comunque soggetta a terminare (con tutte le relative problematiche inerenti l'evacuazione a scorta esaurita), non si potrebbe pensare a una nanomacchina che "rompe" le cellule compromesse?
Al momento comunque penso che il dover vincolare la nanomacchina a un flusso (sanguigno o linfatico) sia uno dei grossi limiti da superare e il sistema di "movimento" dei globuli bianchi piuttosto complicato/inefficiente da replicare.
Non è sufficiente romperle, anzi... romperle comporta lo spargimento del loro DNA in giro, con gravissimi danni. In genere le cure contro il cancro sono vincolate ad agire sul sistema metabolico della cella per farla morire "soffocata" (apoptosi) oppure per "inedia" (anche se gli ultimi studi in merito stanno in parte abbandonando questa corrente di pensiero perché si è visto come tentare di bloccare l'afflusso sanguigno ad una zona infettata possa essere da stimolo ad alcune cellule tumorali a sganciarsi e metastatizzare).
Riguardo il movimento, presumo che le nanoparticelle siano anche in grado, almeno dimensionalmente, di scivolare tra le cellule, resta da capire se possono farlo senza arrecare danni, ma qui mi addentro su cose che non conosco quindi meglio se mi fermo qui.
Sul servizio su leonardo le nanoparticelle anticorpi operavano inglobando e rompendo i batteri e penso anche virus, dicevano che rompendo le entità in questione il materiale risultante non creerebbe problemi. Non so se il principio sia effettivamente valido. Sul dna di cellule mutate, credo che comunque la doppia elica non sia in grado di entrare nelle cellule, penso al limite sia più pericoloso l'rna, però lascio il campo a chi ha studiato l'argomento.
Non ho letto tutto l'articolo. Le pubblicazioni non scientifiche in questo campo sono sempre molto superficiali e risultano davvero fuorvianti.
Al livello di nanotecnologie non mi esprimo, non ne so niente dato che non è proprio il mio campo, ma della terapia attraverso anticorpi tumore-specifici, i cosidetti "proiettili magici", ne so qualcosa. Alcuni sono stati approvati, ad esempio: uno riconosce un marker dei linfociti B (forse CD20) ed è usato per i linfomi B oppure ce n'è uno specifico per i prodotti di un oncogene responsabile del cancro della mammella, ma molti altri sono ancora oggetto di studio.
Si sono fatti molti passi in avanti, ad esempio, si è passato da anticorpi di origine murina, che creavano essi stessi una risposta immunitaria, ad anticorpi umanizzati che evitano questi incovenienti, nonostante ne persistano comunque diversi, come la crescita di cloni tumorali che non presentano più i marker che riconosceva l'anticorpo.
Questi anticorpi non "rompono le cellule", come già è stato detto, sarebbe controproducente, ma promuovono i normali meccanismi effettori del sistema immune contro i microrganismi, come fanno tutti gli anticorpi. Per alcuni si pensa che possano indurre l'apoptosi nella cellula tumorale, ma non so di preciso in quale modo. Inoltre sono state sperimentate delle immunotossine, che somigliano molto alle nanotecnologie nominate nell'articolo: coniugati dell'anticorpo tumore-specifico con farmaci antitumorali o radioisotopi in modo che siano recipiti soltanto dalle cellule del tumore e non dalle altre, ma questa tecnica deve essere affinata e per ora presenta ancora diverse problematiche, ad esempio la permanenza della sostanza nell'organismo, dopo lo svolgimento del suo effetto e il fatto che queste sono spesso tossiche per il fegato che comunque dovrà smaltirle.