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GLI STORICI CONTRO IL REATO DI NEGAZIONISMO
G di GIL GALAD
creato il 12 febbraio 2015

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GIL GALAD
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Inviato il 12 febbraio 2015 12:27 Autore

GLI STORICI CONTRO IL REATO DI NEGAZIONISMO, COSA NE PENSATE?

Da Informare per Resistere

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L’Aula del Senato ha approvato, oggi, il disegno di legge sul reato di negazionismo (con 254 voti favorevoli, 8 contrari e 8 astenuti)

Riproponiamo un articolo pubblicato per la prima volta il 17 ottobre 2013. La repressione penale delle opinioni ha conseguenze esplosive. L’approvazione in prima lettura da parte del Senato del reato di negazionismo apre molti più problemi di quelli che vorrebbe risolvere. Gli storici la rigettano, da sempre.

- di Pino Cabras -
Il recente voto parlamentare sul “negazionismo”, in pieno revival di una potente campagna sui reati d’opinione, fa fare un salto deleterio alla nostra Repubblica. Per sommo e aberrante paradosso, una legge presuntamente antifascista è il nido in cui farà l’uovo lo Stato etico, la tipica base liberticida e totalitaria del fascismo. Un fascismo di tipo nuovo, politically correct.
Dopo tanti tentativi, contro i quali – come vedremo – c’è stata una forte opposizione di tanti valenti storici antifascisti – anche in Italia larepressione penale delle opinioni si è fatta strada in Parlamento, con conseguenze esplosive. L’emendamento approvato nella Commissione giustizia del Senato – relatrice la PD Rosaria Capacchione – con i voti di PD, PDL, Scelta Civica, SEL e i senatori Cappelletti e Gianrusso del M5S, prevede tre anni di reclusione (sette anni e mezzo con le aggravanti) e multe fino a diecimila euro da comminare a chi “nega o minimizza crimini di genocidio” come ad esempio la Shoah.
L’idea di contrastare con la legge penale le opinioni – per quanto infondate e profondamente sbagliate – apre scenari pieni di pericoli.
Legare l’interpretazione della Storia a una legge penale sarebbe come cristallizzare una conoscienza scientifica aperta al dibattito – ad esempio le scoperte di Newton- in una norma sigillata dal dogma dello Stato (e un domani di un governo o di un regime politico contingente). Una volta aperto un varco così grande a questo modo di procedere, potrebbero presentarsi abusi drammatici su ogni interpretazione controversa degli eventi storici: la Storia è sempre controversa. Un articolo di Francesco Santoianni descrive con molta chiarezza vari casi di arresti e condanne penali avvenuti negli ultimi anni in tutta Europa, compreso il caso dell’austriaca Sylvia Stoltz, che fu condannata a tre anni e mezzo di reclusione nell’esercizio della sua funzione di avvocato difensore durante il processo a un “negazionista”. Le norme qui in Italia non ci sono ancora, ma la tempesta sì: contro Piergiorgio Odifreddi, che si è dichiarato contrario all’approvazione della legge, è già in corso una campagna d’intensità maccartista. Molti di coloro che vorrebbero dire pubblicamente che Odifreddi deve potersi esprimere liberamente non lo faranno, perché il manganello mediatico fa già male. Figuriamoci il clima che avremo con un manganello penale.
Lo storico Franco Cardini, nel 2009, scrisse un articolo molto ricco di argomentazioni sui rischi di una legge penale in materia. Tra queste, c’è un’argomentazione sottile e importante:
«Cresce il numero di chi in pubblico afferma una cosa e in privato sostiene esattamente il contrario. E sapete perchè? Per il fatto che se ne perseguitano i sostenitori e che li si condanna senza dar loro il diritto di parlare e senza controbattere. Ma in questo modo si crea nell’opinione pubblica la crescente sensazione che se ne abbia paura, e che essi stiano dicendo cose vere: e, questo sì, può costituire la premessa a una nuova ondata di pregiudizio antisemita, anche se è difficile immaginare sotto quali forme potrebbe presentarsi.»

Le motivazioni per opporsi a un simile provvedimento sono già state formulate molto bene nel 2007 da molti storici italiani (tra cui molti studiosi con profonde radici familiari e intellettuali nell’ebraismo italiano), quando si opposero fermamente all’allora ministro della giustizia Clemente Mastella, che – fotocopie alla mano – voleva introdurre nel nostro ordinamento una legge analoga alla francese Fabius-Gayssot. L’appello degli storici italiani è un documento di straordinaria attualità, che condivido dalla prima all’ultima riga, e che propongo qui sotto all’attenzione dei lettori.
Mentre Giorgio Napolitano, fra una larga intesa e l’altra, esorta sovranamente i parlamentari ad approvare le nuove norme penali, i lettori potrebbero esortarli più sovranamente ancora a non approvarle, consigliando loro di leggere l’appello degli storici. Magari recapitandolo nelle loro caselle e-mail.
Buona lettura.
Contro il negazionismo per la libertà di ricerca
Il Ministro della Giustizia Mastella, secondo quanto anticipato dai media, proporrà un disegno di legge che dovrebbe prevedere la condanna, e anche la reclusione, per chi neghi l’esistenza storica della Shoah. Il governo Prodi dovrebbe presentare questo progetto di legge il giorno della memoria.
Come storici e come cittadini siamo sinceramente preoccupati che si cerchi di affrontare e risolvere un problema culturale e socialecertamente rilevante (il negazionismo e il suo possibile diffondersi soprattutto tra i giovani) attraverso la pratica giudiziaria e laminaccia di reclusione e condanna.
Proprio negli ultimi tempi, il negazionismo è stato troppo spesso al centro dell’attenzione dei media, moltiplicandone inevitabilmente e in modo controproducente l’eco. Sostituire a una necessaria battaglia culturale, a una pratica educativa, e alla tensione morale necessarie per fare diventare coscienza comune e consapevolezza etica introiettata la verità storica della Shoah, una soluzione basata sulla minaccia della legge, ci sembra particolarmente pericoloso per diversi ordini di motivi:
1) si offre ai negazionisti, com’è già avvenuto, la possibilità di ergersi a difensori della libertà d’espressione, le cui posizioni ci si rifiuterebbe di contestare e smontare sanzionandole penalmente.
2) si stabilisce una verità di Stato in fatto di passato storico, che rischia di delegittimare quella stessa verità storica, invece di ottenere il risultato opposto sperato. Ogni verità imposta dall’autorità statale (l’«antifascismo» nella DDR, il socialismo nei regimi comunisti, il negazionismo del genocidio armeno in Turchia, l’inesistenza di piazza Tiananmen in Cina) non può che minare la fiducia nel libero confronto di posizioni e nella libera ricerca storiografica e intellettuale.
3) si accentua l’idea, assai discussa anche tra gli storici, della“unicità della Shoah”, non in quanto evento singolare, ma in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altri evento storico, ponendolo di fatto al di fuori della storia o al vertice di una presunta classifica dei mali assoluti del mondo contemporaneo.
L’Italia, che ha ancora tanti silenzi e tante omissioni sul proprio passato coloniale, dovrebbe impegnarsi a favorire con ogni mezzo che la storia recente e i suoi crimini tornino a far parte della coscienza collettiva, attraverso le più diverse iniziative e campagne educative.
La strada della verità storica di Stato non ci sembra utile per contrastare fenomeni, molto spesso collegati a dichiarazioni negazioniste (e certamente pericolosi e gravi), di incitazione alla violenza, all’odio razziale, all’apologia di reati ripugnanti e offensivi per l’umanità; per i quali esistono già, nel nostro ordinamento, articoli di legge sufficienti a perseguire i comportamenti criminali che si dovessero manifestare su questo terreno.
È la società civile, attraverso una costante battaglia culturale, etica e politica, che può creare gli unici anticorpi capaci di estirpare o almeno ridimensionare ed emarginare le posizioni negazioniste. Che lo Stato aiuti la società civile, senza sostituirsi ad essa con una legge che rischia di essere inutile o, peggio, controproducente.
Marcello Flores, Università di Siena
Simon Levis Sullam, Università di California, Berkeley
Enzo Traverso, Università de Picardie Jules Verne
David Bidussa, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Bruno Bongiovanni, Università di Torino
Simona Colarizi, Università di Roma La Sapienza
Gustavo Corni, Università di Trento
Alberto De Bernardi, Università di Bologna
Tommaso Detti, Università di Siena
Anna Rossi Doria, Università di Roma Tor Vergata
Maria Ferretti, Università della Tuscia
Umberto Gentiloni, Università di Teramo
Paul Ginsborg, Università di Firenze
Carlo Ginzburg, Scuola Normale Superiore, Pisa
Giovanni Gozzini, Università di Siena
Andrea Graziosi, Università di Napoli Federico II
Mario Isnenghi, Università di Venezia
Fabio Levi, Università di Torino
Giovanni Levi, Università di Venezia
Sergio Luzzatto, Università di Torino
Paolo Macry, Università di Napoli Federico II
Giovanni Miccoli, Università di Trieste
Claudio Pavone, storico
Paolo Pezzino, Università di Pisa
Alessandro Portelli, Università di Roma La Sapienza
Gabriele Ranzato, Università di Pisa
Raffaele Romanelli, Università di Roma La Sapienza
Mariuccia Salvati, Università di Bologna
...... e molti altri.

Gil Galad - Stella di radianza





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Ser Balon Swann
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Ser Balon Swann
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Inviato il 12 febbraio 2015 14:17

mi sembra un ottimo provvedimento.

 

con riguardo al punto 1, mi pare che questi storici pecchino di ingenuità e mi stupisce che non tutta la loro conoscenza del passato non riescano a intuire il futuro. Nel mondo che verrà, e che sarà connotato quasi sicuramente da problemi ecologici, contrasti etnico/culturali e mass-mediatizzazione della comunicazione e dunque della politica, lo Stato dovrà fare scelte di campo ben precise e ritrovare un ruolo che non sia solo quello di "arbitro super partes", o sarà il delirio.

quel ruolo poteva andare bene in società tutto sommato omogenee, elitarie e con il grande mondo in attesa di essere colonizzato e spolpato, non ora. Quelle società sono in via di estinzione.

Paletti e limiti a idee e opinioni vanno e andranno messi, laddove necessario. Direi che il genocidio è proprio una di quelle materie delicate da sorvegliare attentamente.

 

con riguado al punto 2, non si tratta assolutamente di verità di Stato. Non c'è alcuna pretesa ontologica o di superiorità gnoseologica in ciò che una legge del genere dispone. E' semplicemente una scelta di campo (razionalmente sostenibile) finalizzata alla tutela di determinati beni e diritti ritenuti particolarmente meritevoli qui e ora.

 

con riguardo al punto 3, si parla di genocio in generale e non di shoah


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Seth Heristal
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Seth Heristal
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Inviato il 12 febbraio 2015 22:51

È sicuramente vero che la diffusione di idee di questo tipo presenti una marcata dannosità sociale. La domanda è come ottenere la risposta più efficace contro la minaccia. È un problema prettamente strategico:

1)"difensivo": come eliminare nella maniera più efficace possibile idee socialmente dannose, senza però compromettere i propri valori;

2)"offensivo": lo stato può farsi portatore di determinati valori, es. uguaglianza, libertà (anche) d'espressione, utilità sociale, anzi deve; e deve scegliere la via più efficace per farli assorbire nella coscienza sociale.

Una risposta eccessivamente repressiva potrebbe compromettere la strategia. Fuor di metafora, semplicemente fa passare, agli occhi di tizio qualsiasi, i negazionisti dalla parte del giusto, come fatto rilevare dagli storici. Vorrei anche ricordare che la religione oggi più potente al mondo duemila anni fa era perseguitata dall'allora stato più forte del mondo.

 

Lo stato non deve fare scelte di campo... perché le ha già fatte! In una costituzione. Questa è la solita legislazione dell'emergenza: i mass media creano o ingigantiscono una minaccia, si crede o si fa finta di credere ad essa e il governo presenta la propria leggina sgrammaticata per dire che ha fatto qualcosa. Leggina che incasina solo di più il lavoro dei magistrati e rende più contraddittorio e fallace il sistema giustizia.

Lo stato ha cessato di essere super partes con una Costituzione che codifica positivamente alcuni, pochi valori condivisi, scelti mooolto attentamente. Poi ovviamente queste scelte andrebbero tradotte a livello legislativo, nel migliore dei casi. Ora lo stato, o meglio l'esecutivo, oltre a non essere super partes, è divenuto spesso massmediapopulista-partes. Ma c'è differenza tra fare una legge per concretizzare valori e una legge per abbuonarsi l'opinione pubblica, e la differenza sta nel fatto che solo la prima esce "bene" cioè effettivamente è utile a qualcosa.

 

Quando avvengono comportamenti razzisti, non si tratta più di negazionismo ma di veri e propri atti discriminatori punibili a sé. Dunque il negazionismo "mero" è solo propaganda di idee pericolose o sbagliate, e va presa come tale; e la legge può spingere l'uomo via da una determinata idea o da un determinato concetto morale: sia perché tramite costrizione non vi sarebbe vero accoglimento dell'idea "giusta", sia perché poi si inquina la verità con la costrizione, e la verità diviene indesiderabile.

È un problema che va risolto tramite vie sicuramente diverse da quelle del diritto penale, e forse tramite vie diverse dal diritto in generale.

Mi accorgo che, mentre da un lato si cerca di costringere con la forza determinate cose, dall'altro quando vengono dette cose altrettanto sbagliate e pericolose (anche la stupidità, in generale, è pericolosa) ci si rifugia nel diritto all'opinione... il diritto all'opinione non esima dalle critiche. Il diritto all'opinione viene invocato, qui, come sacra reliquia. La libertà d'espressione ti consente di non essere condannato per quello che dici o pensi, ok.

<<Ma se “diritto a un’opinione” significa “avere il diritto che i propri punti di vista siano trattati come seri candidati per la verità” allora la frase è chiaramente falsa>> (Patrick Stokes) di cui vi linko questo articolo, in inglese:

http://theconversation.com/no-youre-not-entitled-to-your-opinion-9978

In italiano abbiamo

http://www.ciclofrenia.it/2013/07/09/ode-alla-stupidita-su-internet/

e

http://www.ciclofrenia.it/2013/09/26/chiudi-la-bocca-se-sei-contrario-ai-matrimoni-gay-perche-hai-torto/

Si tratta semplicemente di uscire da questo clima di buonismo e di tolleranza per quasi qualsiasi cosa, e la risposta tipica è "beh se non ti piace allora ignoralo". Consapevoli del fatto che certi doveri spettano anche al cittadino comune, non può fare tutto lo stato con la forza pubblica. Il cittadino è parte dello stato, tra parentesi...



Anonimo

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Utente Anonimo


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Inviato il 13 febbraio 2015 13:02

Ieri ho scritto un pezzo sulla questione, abbastanza approssimativo, ma rende abbastanza l'idea di ciò che penso.

Il Senato dice si al ddl contro il negazionismo, che ora passerà alla camera. 

Ma non quella che pensate voi. 

Non viene inteso come reato d'opinione, ma è stata cambiata la legge; se la propaganda, la pubblica istigazione e il pubblico incitamento a commettere atti di discriminazione razziale si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah, allora si rischiano 3 anni di reclusione in 
una prigione di stato e non un posto inventato come Dachau.
Se invece scegliete un altro genocidio, allora non fregherà mai ad abbastanza gente e probabilmente penseranno che vi siate inventati tutto.

"Indiani d'america? Ma sei fuori? Gli Indiani stanno in India e non ci ridanno i Marò tra l'altro"

In pratica potrete negare la Shoah, solo se intendete negare che ci sia stato un omicidio di massa di ebrei, se invece lo negate perchè quei nasi lunghi volevano più potere, derivato da un vittimismo eccessivo, beh allora non potrete farlo e rischiate la galera.
Il che è giusto, ma profondamente sbagliato, come dovrebbe esserlo un omicidio di massa e come non dovrebbe esserlo negare quell'omicidio, nonostante le prove siano contrarie. 
A meno che non siate l'indagato; in quel caso conviene negare a prescindere.

Il trucco sta nel negare solo a grandi linee, senza entrare nello specifico, bello vero?! In pratica potete negare che, chi ha votato SI, abbia un cervello, ma non potete negare che quella mancanza di cervello sia invalidante per un idiota del suo calibro.

Potrete continuare ad esprimere le vostre opinioni, purchè queste opinioni non scadano nell'offesa, nell'odio razziale e nella diffamazione.
Viene da chiedersi cosa ci fosse di diverso prima. 
Per fortuna non si sta rendendo la Shoah il Berlusconi dei genocidi con queste leggi ad personam.
Si rischia solo che i negazionisti, che non hanno un'opinione intelligente nè sensata della faccenda, si nascondano dietro alla censura per convalidare la propria tesi. Come se per l'odio razziale servisse una scusa migliore della diversità.

"Tu sei scemo"
"No, non è vero"
"Ecco, questo dimostra che lo sei"

Molto simile alla logica "non sopporti i gay, allora vuol dire che sei un omosessuale latente". No, non funziona così, ognuno può esprimere la sua becera e insulsa opinione, nonostante sia stupida e fuori luogo, perchè negare qualcosa non ha mai fatto male nessuno, se non alla domanda "sei venuta?".

Lo stato dovrebbe punire i comportamenti, non le idee e nemmeno le opinioni per quanto strambe e prive di senso. Non dovrebbe rendere la storia una verità assoluta e nemmeno parte di un processo, atto a perseguire chi ha un'opinione differente su un determinato fatto. 
E' il fatto che costituisce il reato, non il parlarne.
Poi si sa come andrebbe a finire, genocidi di serie B con scarse documentazioni o avvenute lontano dal nostro piccolo lager di pomodori, non verrebbero trattati allo stesso modo di quelli di serie A, dove tra l'altro girano più soldi in tutti i casi.

"Ehi Maya, hanno fatto bene a sterminarvi. Il mondo non è finito del 2012"

Quindi ora sono dubbioso sulla cifra di 6 milioni esatti, a meno di un'organizzazione strabiliante tra tutti i lager. Una sorta di conteggio in tempo reale che ha permesso la cifra tonda di cui si parla sempre; un piccolo errore ed ecco che non ci si porrebbe nemmeno il bisogno di negare.

"Sono 6 milioni e due, che faccio lascio?"
"Si, altrimenti la gente non ci crederà mai"

La democrazia resta il peggior governo possibile, al contrario la dittatura è il migliore, almeno finchè sei d'accordo con il capo. Ma quando la democrazia inizia a vietare qualcosa per salvaguardare qualcos'altro, probabilmente previene dei Charlie Hebdo, ma crea dei piccoli Adolf Hitler.
Lui effettivamente disegnava meglio.


Faccio una premessa, ma la metto in fondo per comodità, giusto per dire che i vari "idiota, stupidi, beceri" sono più per rafforzare il concetto che non per un reale pensiero, perchè me ne frega troppo poco. Il problema di fondo non è negare un genocidio, ma utilizzarlo per discriminare una determinata etnia, gruppo religioso o quant'altro. Tuttavia questo sarebbe un problema a prescindere dalla negazione di quello o quell'altro massacro, per cui, era davvero necessario un ddl del genere?
Probabilmente sarebbe troppo definirlo antidemocratico, ma a volte per tutelare qualcosa si rischia di cadere nella repressione di qualcos'altro che, per quanto sia sbagliato, andrebbe estirpato dalla società, ma dal buon senso più che da un disegno di legge.
Lo Stato si comporta un po' troppo come una madre apprensiva, cerca di mettere la gommapiuma agli spigoli, la rete sul balcone, sterilizza i giocattoli e poi ti picchia se non mangi tutte le verdure. Secondo me non dovrebbe punire le intenzioni, ma solo l'atto avvenuto. 
Atti di discriminazione e razzismo sono cose inutili e dannose, ma non credo che le persone, che fanno un vanto di avere queste qualità, abbiano bisogno di negare un genocidio per comportarsi in questa maniera.


 


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Ser Balon Swann
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Ser Balon Swann
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Inviato il 13 febbraio 2015 15:27

Quando avvengono comportamenti razzisti, non si tratta più di negazionismo ma di veri e propri atti discriminatori punibili a sé. Dunque il negazionismo "mero" è solo propaganda di idee pericolose o sbagliate, e va presa come tale; e la legge può spingere l'uomo via da una determinata idea o da un determinato concetto morale: sia perché tramite costrizione non vi sarebbe vero accoglimento dell'idea "giusta", sia perché poi si inquina la verità con la costrizione, e la verità diviene indesiderabile

infatti mi la legge mi pare punisca il "mero" negazionismo, ma come aggravante per comportamenti che incitano al razzismo o alla discriminazione.

 

ci sta tutta seconda me, il genocidio e la shoah sono il massimo livello a cui possono arrivare (degenerare) il razzismo e la discriminazione, è giusto differenziarli rispetto a, chessò, un razzismo becerotto e intollerante in stile lega.


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