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Suicidio
E di Elessar
creato il 19 novembre 2014

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Elessar
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Elessar
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Inviato il 19 novembre 2014 19:26 Autore

Non so se esiste già una discussione nel caso cancellate pure.

 

Chi arriva a questo gesto estremo lo fa per i motivi più svariati, quasi sempre perché si ritrova in una determinata condizione e non vede via d'uscita. Secondo voi è un atto di coraggio o di codardia?

In certe società e in determinati momenti storici era visto come un atto nobile, con il cristianesimo viene rivalutato totalmente.

Vorrei un vostro parere in merito.


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Exall
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Inviato il 19 novembre 2014 19:38

Come succede spesso, la risposta è "dipende". In alcuni casi serve a sottrarsi alle proprie responsabilità, in altre invece deriva dall'incapacità di affrontare sfide/situazioni avvertite troppo grandi. A volte invee è la depressione a spingere.

Quasi sempre, i commenti sono piuttosto fuori posto.


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hacktuhana
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hacktuhana
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Inviato il 19 novembre 2014 19:44

Non c'è coraggio ma totale scoramento, non c'è nemmeno viltà, perché affronti la morte, la fine di tutto.

 

E forse la speranza... che in questa vita non ha trovato spazio, che la giustizia o la pace, la serenità sia altrove, anche nel nulla...


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GIL GALAD
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GIL GALAD
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Inviato il 19 novembre 2014 20:39

Un tema troppo delicato e soggettivo per fare e dare giudizi secondo me.


Gil Galad - Stella di radianza





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M
Metamorfo
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Metamorfo
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Inviato il 19 novembre 2014 20:52

Non è possibile dare una definizione unica in termini di coraggio o codardia.

 

Per esempio, un genitore che scoprisse di avere l'Alzhaimer, sapendo che non sarà più se stesso, se ritenesse che potrebbe rovinare la vita dei figli che lo dovranno accudire per anni, e decidesse di suicidarsi, quello potrebbe essere definito un atto coraggioso.

Viceversa, un genitore che avesse accumulato debiti, e si suicidasse lasciando il peso sulle spalle dei figli, potrebbe essere considerato codardo.

 

Per il resto, si tratta di una scelta soggettiva, portata da situazioni troppo personali per poter essere giudicata.

 

Volendo provarci comunque, tralasciando i casi più complessi, tipo quelli che hanno a che fare con la depressione, considererei "sbagliati" quelli commessi in momenti di scarsa lucidità (tipo quelli per delusioni amorose), perchè se si aspettase il tempo necessario, molto probabilmente si capirebbe che non ne vale la pena, perchè il tempo guarisce, perchè ci sono altre cose, ecc.

Ci sono poi quelli ragionati, tipo chi ha una malattia incurabile, sa che andrà incontro a sofferenze (sue e dei cari) e morirà comunque a breve. In quei casi, ho poco da dire sulla scelta.


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AndreaBryndenTully
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AndreaBryndenTully
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Inviato il 19 novembre 2014 21:03

Ogni essere umano è stato dotato del potere di togliersi la vita che ha ricevuto, quindi è un ambiente totalmente soggettivo. C'è poco di eroico o coraggioso, secondo me, è tutta una questione di conseguenze, pazienza, livello di sopportabilità che un individuo raggiunge. Pensare ad adolescenti che si suicidano in seguito a derisioni, atti di bullismo, delusioni amorose è disarmante, perchè in quell'età particolare avvengono esplosioni sia fisiche che psicologiche non indifferenti.

 

Penso che sia irrispettoso e inutile giudicare un caso di suicidio, o comunque provare a empatizzare. Se Robin Williams, che ha dato tanto al mondo con la sua personalità, nascondeva problemi di depressione e alla fine non ha retto, comprendiamo bene quanto fragile è l'animo umano, e quanto diversificato. C'è chi vive una vita intera di sopportazioni e regge, c'è chi alle prime difficoltà, in mancanza di aiuto o auto-isolandosi, non ce la fa più e opta per questo gesto estremo.

 

Nessuno dovrebbe arrivare anche solo a pensarci seriamente, ma allo stesso tempo, paradossalmente, è un diritto che ognuno di noi ha, nella sfera strettamente personale e privata, imprescindibile. Ahimè...


M
Manifredde
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Manifredde
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Inviato il 19 novembre 2014 21:06

Lo spettro in effetti è ampio. Io non credo che sia mai questione di viltà, al massimo di debolezza, ma non inteso come giudizio: alle volte sembra che quella sia davvero l'unica strada che siamo in grado di intraprendere (e di solito è una percezione falsa).

Altre volte sono depressione o simili a spingerci: proprio come chi si è gettato dalle torri gemelle lo ha fatto perchè il dolore delle fiamme era diventato insopportabile, un depresso arriva al punto di non poter più sopportare il dolore. Se non biasimiamo chi si è gettato da 200 metri l'11 settembre, non dovremmo biasimare neanche chi lo ha fatto spinto dalla depressione.

Poi ci sono i casi decisamente eroici: la persona che, custodendo un segreto da cui dipendono altre persone, sente che stanno per estorcergli le informazioni e decide di prevenire la cosa togliendosi la vita. O chi per salvare altri sacrifica la propria vita.


E
Elessar
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Elessar
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Inviato il 19 novembre 2014 21:19 Autore

Ecco per ora mi trovo abbastanza d'accordo..purtroppo mi è capitato spesso in molti forum di imbattermi nei commenti di persone che senza conoscere i fatti si abbandonavano a giudizi a volte molto irritanti.

In particolare un utente si chiedeva se fosse giusto criticare un possibile suicida che non prendeva in considerazione l'impatto che la sua morte avrebbe avuto su parenti e amici..io rimasi un po' perplesso..

Tralasciando l'esempio del genitore con debiti di Metamorfo, credo che almeno in una scelta così delicata il soggetto abbia il diritto di pensare solo a sé stesso no? Voglio dire se decidi di non farlo per non provocare dolore a parenti e amici in qualche modo è come se accettassi di vivere una situazione talmente pesante(che ti ha appunto portato a ponderare il gesto estremo) che potrebbe essere una tortura a lungo andare..


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Guardiano della notte
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Guardiano della notte
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Inviato il 19 novembre 2014 21:37

Tema delicatissimo, sul quale, come puntualizzato da tutti finora, non è possibile dare un giudizio univoco. Pesano troppe variabili, sia individuali che esterne, ma mi è piaciuto molto il commento di Andrea Brynden Tully, quando dice che il suicidio:

 

 

 

è un diritto che ognuno di noi ha, nella sfera strettamente personale e privata, imprescindibile. Ahimè...

 

 


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Aeron Plain
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Aeron Plain
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Inviato il 19 novembre 2014 22:00

 

Nessuno dovrebbe arrivare anche solo a pensarci seriamente, ma allo stesso tempo, paradossalmente, è un diritto che ognuno di noi ha, nella sfera strettamente personale e privata, imprescindibile. Ahimè...

 

 

con il cristianesimo viene rivalutato totalmente.

 

 

sono sostanzialmente d'accordo con AndreaBryndenTully.

Elessar ha accennato però ad una questione che mi sta a cuore, anche se non vorrei andare fuori argomento:

Credere che la propria vita sia il dono di Dio è una cosa bellissima. In base a questo però, qualcuno arriva a sostenere che non ne possiamo disporre in modo assoluto, e che quindi non possiamo liberamente scegliere di porvi fine, pena l'eterna dannazione.

il mio non vuole essere un pippozzo contro il Cristianesimo, ma solo una rivendicazione contro questa sorta di alienazione. La propria vita (e dignità) dovrebbe appartenere solo ed esclusivamente a sé stessi, e credo che niente e nessuno abbia il diritto di condannare così categoricamente il suicidio.


 

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D
Darklady
Bardo Spadaccino dalla corte di Kellgeard
Guardiani della Notte
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Darklady
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Guardiani della Notte

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Inviato il 20 novembre 2014 9:17

Fino a qualche tempo fa, avrei sicuramente affermato che la scelta di suicidarsi (o il tentativo stesso di farlo) fosse dettata da mera codardia nei confronti di una situazione e/o stato d'animo che non si è in grado o non si vuole nemmeno tentare di superare.

Tuttavia, sebbene in maniera molto marginale, ho avuto modo di sperimentare indirettamente ciò che succede a chi resta dopo il gesto estremo di qualcuno a cui si tiene e le motivazioni recondite dietro al gesto medesimo.

 

La madre di un mio amico; un ragazzo che conoscevo (non potevo definirlo propriamente mio amico, però le nostre strade sono state simili per un certo periodo di tempo); la mia assicuratrice; un mio cugino acquisito (che è stato salvato in extremis)

Quattro morti (o tentativi di uccidersi) decisamente similari, ma ognuna con il suo dramma intrinseco, le proprie sofferenze non dette, i lati oscuri rimasti tali; malattia, recidiva, incoerenza ed incapacità di affrontare gli ostacoli della vita......se volessi riassumere i motivi che hanno spinto quelle quattro persone al suicidio, sarebbero queste le parole più consone, sarebbe comunque una descrizione restrittiva di una scelta che nessuno potrà mai capire fino in fondo.



Kevan Lannister
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Kevan Lannister
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Inviato il 20 novembre 2014 11:17

i giapponesi che sceglievano il suicidio rituale per sfuggire alla vergogna della sconfitta, erano codardi ? non me la sento di dire questo

ma allora erano coraggiosi ? secondo me è difficile dire anche questo

e i kamikaze che si suicidavano allo scopo di danneggiare il nemico ? codardia sicuramente no, coraggio ? non saprei ... non in assoluto, almeno

 

sicuramente il suicidio è una strada che non permette ripensamenti



Lord Beric
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Guardiani della Notte
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Lord Beric
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Inviato il 20 novembre 2014 14:29

L'argomento è terribilmente vasto e complesso.

 

Già in molti hanno parlato delle variabili legate al "perché", e sicuramente sarebbe da parlare anche delle variabili legate al "come": c'è dignità nell'uscita di scena di Petronio narrata nel Quo Vadis? quando Nerone lo invitò caldamente a suicidarsi, per dire.

 

Ci sono talmente tante situazioni diverse che diventa difficile razionalizzare il problema.

 

 

Sicuramente mi sento di dire che la libertà di potersi togliere la vita per me rientra nelle prerogative dell'individuo. Ora, la scelta di suicidarsi deriva in generale - quali che siano le motivazioni che spingono a farlo - dall'idea di contemplare l'annullamento di sé e della propria vita come una situazione non solo paragonabile a tutte le altre opzioni, ma addirittura preferibile.

Andare a ragionare sui motivi che portano a fare un simile gesto significa già ammettere che prendere in considerazione l'idea è qualcosa di socialmente accettabile in determinate circostanze. Personalmente vedo con favore questa visione delle cose: non dovrebbero a mio parere esistere tabu talmente sacri da non poter essere presi in considerazione nell'ambito di un ragionamento.

 

Detto questo, quali possono essere motivazioni ragionevoli, giustificabili o plausibili per un suicidio diventa a questo punto ambito della sfera privata, della propria scala valoriale, della propria educazione.

La ragazza americana malata di tumore al cervello che ha organizzato la festa di addio prima della propria eutanasia è da ammirare o è un esempio negativo? Ecco, a me francamente non interessa. Mi interessa che sia stata libera di poter fare la scelta che ha fatto: non so se nella sua situazione mi sarei comportato allo stesso modo, ma trovo rassicurante sapere che chi vuole esercitare questa sua libertà possa farlo.


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Lord dei Pan di Stelle - Lord Comandante dei Peluche

The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
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Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
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We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

[George R. R. Martin]

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Ser Balon Swann
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Inviato il 20 novembre 2014 15:34

premesso che la gamma è infinita e altrettanto le variabili, imho esistono 3 tipi principali di suicidio (o 3 cause principali che inducono al suicidio)

 

1.il dolore fisico, diretto o indiretto (esempio classico malato terminale, o colui che ha subito torture/violenze atroci)

mi sento di dire in questi casi il suicidio è una scelta perfettamente legittima, oserei dire razionale. Né coraggiosa né codarda, quando certi tipi di dolore/degrado arrivano a livelli molto elevati credo sia quasi naturale il desiderio e la volontà di "porre fine".

 

2. la causa/ideologia/bene superiore (esempio classico: il kamikaze o quello che si sacrifica per salvare qualcun altro)

scelta molto coraggiosa, ma anche innaturale. Richiede uno sforzo - credo - titanico per vincere l'istinto di sopravvivenza. Poi la causa può essere nobile o ignobile, giusta o sbagliata, ma che ci vogliano "balls of solid rock" credo sia fuori discussione.

 

3. problemi psicologici/emotivi (il senso di inadeguatezza, di fallimento, la vergogna: caso tipico l'imprenditore indebitato)

ecco, questa a me è sempre sembrata una scelta non dico codarda, ma un po' pigra sì, un po' carente di energia. A volte si critica che in questi casi il suicidarsi significa "fuggire" dalle proprie responsabilità, il non volere affrontare vuoi la punizione, il non sopportare il giudizio negativo degli altri. Io dico: non c'è niente di male nella "fuga", nel rifiutare di subire eventi spiacevoli. Nel dire "vaffan*ulo stam**rda, chiudiamo qui".

Però suicidarsi mi pare eccessivo: la fuga delle esperienze insopportabilmente negative non necessariamente deve finire con te morto(della serie: prendo e cambio vita, prendo e mi faccio frate, prendo e scappo in canada a tagliare alberi, prendo e ricomincio da capo). Molti - oserei dire quasi tutti - hanno l'energia (e non deve essere facile, intendiamoci) di tagliare tutti i ponti (o tutti i ponti necessari) e ricominciare lontano da tutto, o ripartire da zero. Qualcuno no.

Quel qualcuno (per esempio, resto sempre sconvolto dal suicidio di ragazzi sani e intelligenti che prendono un brutto voto... ora, capisco anche che tuo papà è un mostro e non sopporti l'idea di una nuova ramanzina e di "quello sguardo deluso", ma perché suicidarsi? A quel punto tanto vale che fai la valigia e vai a fare il pescatore in Groenlandia, peggio di lanciarsi da un ponte non può essere...), pur essendo da compatire e rispettare, imho sì, manca di un po' di coraggio, o per meglio dire di quell'energia necessaria a quegli strappi che talvolta - purtroppo - sono necessari.


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TheGoldfish
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TheGoldfish
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Inviato il 20 novembre 2014 22:12

 

 

3. problemi psicologici/emotivi (il senso di inadeguatezza, di fallimento, la vergogna: caso tipico l'imprenditore indebitato)

ecco, questa a me è sempre sembrata una scelta non dico codarda, ma un po' pigra sì, un po' carente di energia. A volte si critica che in questi casi il suicidarsi significa "fuggire" dalle proprie responsabilità, il non volere affrontare vuoi la punizione, il non sopportare il giudizio negativo degli altri. Io dico: non c'è niente di male nella "fuga", nel rifiutare di subire eventi spiacevoli. Nel dire "vaffan*ulo stam**rda, chiudiamo qui".

Però suicidarsi mi pare eccessivo: la fuga delle esperienze insopportabilmente negative non necessariamente deve finire con te morto(della serie: prendo e cambio vita, prendo e mi faccio frate, prendo e scappo in canada a tagliare alberi, prendo e ricomincio da capo). Molti - oserei dire quasi tutti - hanno l'energia (e non deve essere facile, intendiamoci) di tagliare tutti i ponti (o tutti i ponti necessari) e ricominciare lontano da tutto, o ripartire da zero. Qualcuno no.

Quel qualcuno (per esempio, resto sempre sconvolto dal suicidio di ragazzi sani e intelligenti che prendono un brutto voto... ora, capisco anche che tuo papà è un mostro e non sopporti l'idea di una nuova ramanzina e di "quello sguardo deluso", ma perché suicidarsi? A quel punto tanto vale che fai la valigia e vai a fare il pescatore in Groenlandia, peggio di lanciarsi da un ponte non può essere...), pur essendo da compatire e rispettare, imho sì, manca di un po' di coraggio, o per meglio dire di quell'energia necessaria a quegli strappi che talvolta - purtroppo - sono necessari.

capisco il tuo ragionamento, ma una persona depressa non può pensarla come te( non so se hai mai avuto a che fare con la depressione direttamente/indirettamente). Sempre premettendo che i casi sono tutti diversi, che il discorso è delicato, che ognuno è libero di fare la scelta che sente per se stesso, che forse è anche un diritto ecc ecc, una persona con una depressione molto forte, anche se afflitta da problemi che il resto del mondo non considera così gravi, non riesce a pensarla come te; non ha la forza di pensare a una via d'uscita, neanche andando via e neanche ricominciando da capo. Io non lo considero anche mancanza di coraggio, forse una scelta egoistica, ma nè coraggiosa nè vile.

Però di una cosa sono sicura: sono completamente favorevole al suicidio assistito per motivi di salute. Questa per me è una cosa assolutamente importante, perchè c'è un desiderio di andarsene con una propria dignità, col proprio corpo ancora intatto, con la propria sanità mentale, con la possibilità di salutare i tuoi cari e di saltare un calvario doloroso, straziante e inutile che troppe volte troppe persone devono sopportare, malati e familiari e amici, che deve essere permessa e controllata. chiaramente, sempre imho


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