Ovvio che ce ne sono di queste realtà e ovvio che richiedono esperienza.
Quello che voglio dire è che un'esperienza come la tua, nella quale appare evidente un ottimo legame tra università e mondo del lavoro e nella quale la tesi stessa è un momento di quel passaggio tra l'una e l'altro, non rappresenta la maggioranza delle esperienze simili in Italia. Almeno, stando a quanto ho verificato di persona e in seconda persona. Poi sarei ovviamente felice di essere smentito.
Qui stava quanto dicevo. Di possibilità del genere ce ne sono ma non sono molte, per cui bisogna sudare parecchio per riuscire a coglierle.
L'approccio "finire il prima possibile" è piuttosto probabile che azzera le relative probabilità. Poi, ovviamente tutto dipende dalla facoltà che si frequenta e dalle idee/opportunità che si hanno.
Ma a sua volta la scelta dell'università può influire sul dopo etc. etc. Ad esempio, nel mio caso potevo scegliere tra l'università a mezzora da casa, ma con agganci con le aziende piuttosto trascurati, oppure l'università a quasi cento chilometri di distanza che mi costava ogni giorno tre ore di treno ma con contatti radicati e continui con le aziende che mi interessavano.
Dipende sempre da quello che vuoi fare.
Mi spiego. Se hai la possibilità di andare in un'università virtuosa come la tua, è ovvio che sia meglio coglierla. Ma se la tua università è una buona università ma non ha più di tanti legami col mondo del lavoro O se la tua facoltà ha di base un basso legame col mondo del lavoro (nel senso che magari ti da ottime basi ma poi i mestieri basati su di essa t'insegnano tutto un altro approccio), allora è meglio finire (bene ovviamente) nei tempi previsti e non prolungare più del necessario.
Si, è un aspetto che avevo messo tra le condizioni di base all'inizio del ragionamento
Che poi finire nei tempi previsti dovrebbe essere la norma, non l'eccezione, ma qui le variabili sono talmente tante (a cominciare dall'attuale sistema universitario) che fare un discorso generale è complicato.
Mia sorella si è completamente meritata la sua lode e tuttora fa ricerca, ma c'è anche da dire che l'università che aveva scelto la favoriva da questo punto di vista perchè le consentiva di andare in ospedale/laboratorio appena dato il primo esame "specialistico" (nel suo caso ortopedia, al secondo anno). Questo ovviamente le ha permesso di cominciare prestissimo a prendere confidenza sia con l'ospedale sia con gli strumenti che le sarebbero serviti poi per la tesi.
Questo per dire che i tirocini e gli stage che finalmente sono diffusi possono essere la carta vincente, se scelti bene (purtroppo so che ci sono anche stage e tirocini che servono solo a figurare ma non danno nulla) e che conta anche scegliere bene l'ateneo, se si ha la possibilità. Insomma, sono d'accordo con Exall e GdN :P
Se poi hai anche chiaro cosa vuoi fare dopo, ancora meglio, ma non è indispensabile e non è da tutti. E bisogna anche essere consapevoli che non sempre si centra l'obiettivo. A volte bisognerà rinunciare, altre volte troveremo qualcosa che ci interessa di più, a volte ci vorranno altro tempo e lavoro per arrivarci.
Basta pensare a Ingegneria, una facoltà molto richiesta perché da una forma mentis grazie alla quale non sempre finisci a fare esattamente quello per cui avevi studiato, ma qualcos'altro.
Il problema è sempre scegliere bene, cosa che non sempre alle superiori viene fatta. AI miei tempi, di orientamento preuniversitario non ce n'era nemmeno l'ombra, non so oggi. E' un peccato, perché scegliere bene la facoltà e, prima ancora, avere un'idea chiara di cosa si vuole fare nella vita, aiuterebbe ad evitare tanti problemi e a finire l'università ad un'età professionalmente ancora competitiva.
quindi mi ha proposto una tesi attraverso i suoi contatti con aziende dell'ambito in questione.
Appunto perché aveva contatti con aziende.
Se non li avesse avuti?
Moltissimi professori hanno scarsi contatti con le aziende...purtroppo!!
E' il referente universitario per i contatti. Poi se non era lui comunque poteva indirizzarmi ad altri.
Comunque questo dovrebbe essere uno dei aspetti nella valutazione di dove iscriversi.
Se il sistema funzionasse come, ad esempio, in America, dove sono le ditte a ricercare eventuali laureandi con ottime referenze, ti darei ragione Exall...
Ma credimi, la realtà qui da noi non è così rosea o "semplicistica" (passami il termine) come tu vorresti farla apparire; nel nostro sistema la tua situazione rappresenta l'eccezione, una piacevole sorpresa, un virtuosismo che dovrebbero adottare tutti i maggiori atenei d'Italia......Poi, è vero che molto dipende dalla facoltà a cui si è iscritti; per farti un'esempio, una mia ex-collega di corso si è laureata con 110 e lode, con una tesi ben strutturata, (non ricordo più quale fosse l'argomento, sono passatti anni da allora!!) entro i termini di corso, eppure è finita a lavorare come segretaria per una società di lavoro interinale. Ah, si trattava di una laurea presa con vecchio ordinamento, quindi quinquennale.....ora, spero per lei faccia qualcosa di inerente a ciò per cui avevamo studiato (lingue e letterature straniere)......ma tant'è.
E come lei, so di molti altri (anche con lauree che permettono più possibilità lavorative) che si sono dovuti accontentare; spesso anche a causa delle grandi difficoltà nel mettersi in proprio. Penso ad esempio ai laureati in farmacia, ad avvocati, ingenieri, architetti....insomma tutti quelle professioni che ti promettono grandi aspettative, ma che al lato pratico prevedono un tirocinio, o per meglio dire una "gavetta", molto più dura e lunga di quanto ci si aspettasse.
Non lo dico tanto per dire; io ci lavoro con queste categorie (farmacisti a parte, ma ho l'esperienza diretta delle mie migliori amiche e della cugina di un mio caro amico)
Si dipende molto dalla facoltà.
Dove ho studiato ingegneria io mi sembra che moltissimi prof. avessero contatti con aziende...anche perché poi gli fanno le consulenze....però presentavano un po' la questione della tesi presso un azienda come una cosa di serie B...
Se il sistema funzionasse come, ad esempio, in America, dove sono le ditte a ricercare eventuali laureandi con ottime referenze, ti darei ragione Exall...
Ma credimi, la realtà qui da noi non è così rosea o "semplicistica" (passami il termine) come tu vorresti farla apparire; ...
Forse non mi son espresso bene. Proprio perché la situazione non è rosea dico che bisogna valutare bene di caso in caso e che finire l'università il prima possibile, ad esempio tramite un percorso a minor resistenza, non è detto che convenga.
Tutto qua, ho amici che han finito anche due anni prima di me adottando la tecnica del "prima finisco meglio è", e che ora si stan pentendo della scelta fatta perché passano di contratto semestrale in contratto semestrale. Spesso con aziende diverse ogni volta.
Tutto qua, ho amici che han finito anche due anni prima di me adottando la tecnica del "prima finisco meglio è", e che ora si stan pentendo della scelta fatta perché passano di contratto semestrale in contratto semestrale. Spesso con aziende diverse ogni volta.
Mmm, forse non converrà sempre, ma per quanto ho visto io è perlomeno la scelta meno rischiosa. Almeno in informatica, qui in italia, si è a livelli bassissimi sia come preparazione universitaria (troppo, troppo teorica) che come interesse delle aziende, che propongono contratti spesso a progetto o simili, a cifre abbastanza basse, Quindi, a 30 anni, non sono il voto o la tesi a fare la differenza, ma gli anni di eseperienza maturati. Io lo vedo con me stesso, laureato piuttosto tardi (non per ambizione o incapacità, ma per altre ragioni) e abbastanza fortunato da avere un posto fisso pur rendendomi conto che l'uni a poco mi è servita, e che per fare un minimo di carriera, ormai, avrei bisogno di qualche anno di esperienza sul campo in più.
Poi, come dici, è sicuramente una questione di facoltà e di casi singoli...
Più che di esperienza, quel che è apprezzato nel settore informatico è esperienza specifica. Ossia, è pressoché inutile arrivare con un'esperienza decennale in database in un'azienda che non li tratta (tanto per fare un esempio).
Le poche aziende serie che abbiamo hanno richieste piuttosto precise, richieste molto difficilmente ricoperte dalle esperienze che si possono fare in proprio o che si scalfiscono a malapena nei programmi universitari, per cui diviene la norma che la tesi e la preparazione che si è svolta in precedenza vengono guardate con superficialità nel momento in ci si fanno i colloqui.
E questo significa abbassare le prospettive di ingresso.
Quindi diviene più probabile doversi rivolgere agli schiavisti dei contratti semestrali che chissà se te li rinnovano etc.
Per cui, un altro approccio può essere proprio quello di presentarsi nelle aziende cui si aspira per svolgere il lavoro di tesi, lavoro che potrà essere molto utile al momento in cui si faranno colloqui di assunzione. Ma questa è una possibilità che va guadagnata.
Dipende da caso a caso e anche se si sta affrontando un percorso triennale, biennale o a ciclo unico... Nel caso della triennale credo sia meglio uscire il prima possibile (quindi in modo da imparare senza metterci secoli e essere al 4 anno fuori corso), specie se si ha intenzione di continuare con il +2.
Va anche considerato che i vari atenei (e anche le facoltà) hanno regolamenti differenti per quel che riguarda la gestione dei fuori corso...
Poi parlo per mia esperienza: la facoltà dove sono iscritto (psicologia) é enormemente svalutata e snobbata dall'ateneo, tanto che col nuovo ordinamento non esiste più ed é stata accorpata a un dipartimento che raccoglie un po' tutti i corsi che non si sapeva dove sbattere (assieme a storia, beni culturali, lettere ecc...). I fondi scarseggiano, i professori pure, non si sa nemmeno se e per quanto si continuerà a mantenere attivo il corso triennale. Insomma se la nave non sta affondando sta comunque imbarcando parecchia acqua e credo che in questo caso (il mio caso) convenga levarsi di torno prima possibile...