Personalmente applicavo un metodo simile a quello di Guardiano:
- tot di argomenti per giorno (ben tabellati e bilanciati)
- dedicare un pò di tempo della giornata a ripassare quanto fatto (a libro chiuso, escono fuori molte cose non capite e ci si costringe a stare più attenti)
- in più studio nelle biblioteche dell'università sobbarcandomi tranquillamente due ore di treno al giorno (più i ritardi, ma ore utilissime per leggere libri al di fuori dell'università). Sembra che si perde tempo negli spostamenti, ma ho sperimentato che il carico di lavoro fatto in assenza di distrazione è oltre il triplo di quanto fatto normalmente.
Infine, ho motivo di dissentire dal discorso su uscire quanto prima perché non importa poi molto per quel che si fa. Certo, c'è facoltà e facoltà, però nel momento in cui mi son presentato per chiedere una tesi seria il preside del corso di laurea non mi ha chiesto quanto ci avevo messo durante il percorso ma solo:
- voto di laurea triennale
- media specialistica
- se sono tosto
Insomma, sembra lapalissiano, ma quanto più si affrontano strade in salita, tanto più in alto si può salire. invece spesso il percorso a minor resistenza non è quello che porta lontano.
Detto altrimenti, soppesate caso per caso. E dateci dentro con gli studi se potete. Magari non vi servirà sul lavoro, ma servirà per la crescita personale e per affrontare con meno timore i problemi.
Exall, il mio riferimento al finire quanto prima non era in relazione a come ti presenti poi alla fine, quando vai ad affrontare la tesi, ma a quando entri nel mondo del lavoro. Esemplificando brutalmente, uno che esce dall'università a 24 anni si presenta sul mercato in maniera ben diversa da uno che esce a 28 o 30.
E ti facevo notare che presentare una tesi impegnativa è ben diverso dal presentare una tesi che non lo è. Ma per chiederla devi avere le carte in regola. E tra i parametri non figurava l'età.
Scusa, ma questo cosa c'entra con quello che ho detto io? Io non sto parlando dell'università fine a se stessa, io sto parlando di come, per chi voglia entrare nel mondo del lavoro dopo (cioè la maggioranza delle persone) il ritardare tale ingresso sia deleterio. Considerando che il motivo per cui si affronta l'università, nella maggior parte dei casi, è avere una preparazione da poter spendere nel mondo del lavoro, arrivarci più tardi di altri in quel mondo è semplicemente svantaggioso.
Boh, parlo turco. Ti stavo parlando di una tesi spendibile nel momento in cui cerchi di entrare in un'azienda. Certo, se aspiri ad entrare nella bottega di mastocafé una tesi impegnativa è estremamente probabile che non ti serve, ma è parimenti estremamente improbabile che ti serve una laurea.
Poi c'è sempre la possibilità di sbrigarsi in tempi rapidi e ritrovarsi a dover rinnovare il contratto ogni sei mesi molto probabilmente con aziende sempre nuove o quasi il cui unico interesse è avere braccia da lavoro a buon mercato. Ne ho diversi di amici che hanno avuto (e stanno avendo) esperienze simili. Laureati in breve tempo con voti passabili, ancora non trovano occupazione degna di nota.
E poi c'è la possibilità che ti rompi le ossa collaborando con un'azienda che magari alla fine vede che vali e ti propone di restare. Però questa possibilità bisogna conquistarsela, e non è semplice.
Male che va, ti sei fatto un bagaglio d'esperienza estremamente spendibile e hai la consapevolezza che se ti troverai avanti un muro lo butterai giù a spallate.
Più che altro, se ti laurei diversi anni dopo devi essere in grado di dire perché, e comunque vieni assunto come neolaureato. Quindi bisogna sapersi gestire un attimo. Certo anche uscire dall'università avendo fatto "il nulla", anche a 24 anni, è tempo un po' buttato...
Beh, ma per ottenere una tesi "impegnativa" non è mica necessario finire fuori corso. Puoi benissimo farla IN corso senza ritardare l'ingresso nel mondo del lavoro.
Mia sorella ne ha fatta una sulla ricostruzione della cartilagine del ginocchio (se non ricordo male), quindi tesi sperimentale in medicina, risultato del suo lavoro di ricerca in laboratorio. Eppure si è laureata perfettamente in corso e con lode.
Tesi impegnativa e spendibile anche nel mondo del lavoro non vuol dire automaticamente impiegare più del tempo previsto dal corso di studi.
In linea di massima concordo con GdN.
Mica ho detto questo, rileggi per cortesia.Beh, ma per ottenere una tesi "impegnativa" non è mica necessario finire fuori corso. Puoi benissimo farla IN corso senza ritardare l'ingresso nel mondo del lavoro.
Mia sorella ne ha fatta una sulla ricostruzione della cartilagine del ginocchio (se non ricordo male), quindi tesi sperimentale in medicina, risultato del suo lavoro di ricerca in laboratorio. Eppure si è laureata perfettamente in corso e con lode.
Tesi impegnativa e spendibile anche nel mondo del lavoro non vuol dire automaticamente impiegare più del tempo previsto dal corso di studi.
In linea di massima concordo con GdN.
Ho semplicemente detto che l'approccio laureati prima possibile senza badare al resto non è detto che paga.
Allora, ho tolto i messaggi dal topic dei consigli per lo studio a millika per aprire questo nuovo topic, in modo da poter proseguire la discussione senza andare OT.
Detto ciò, alcune precisazioni, Exall.
Boh, parlo turco.
Mica ho detto questo, rileggi per cortesia.
Innanzitutto, prenderla con un po' più di calma aiuta molto le discussioni .
Poi, quello che sto cercando di dire, senza farmi capire a quanto pare, è che E' OVVIO che si parla di studiare bene all'università e di non andare di prescia solo per finire il prima possibile, non avevo mica consigliato a millika di fare questo. Ci mancherebbe altro. Solo, occorre farlo nei giusti tempi, cioè non prolungare oltre la durata normale del corso, il proprio percorso accademico. Questo perché ogni ritardo finisce per penalizzare quando si va in cerca di un lavoro. E quindi, restare attaccati inutilmente all'università (vuoi per pigrizia, vuoi perché convinti che più rimani là e meglio sarà), per me, penalizza quando si va a cercare un lavoro.
Inoltre, come sostenevo nel primo post (che non è presente in questa discussione ma in quella dei consigli a millika e che non ho potuto spostare perché di fatto riguardava quella discussione), il dover finire in tempi giusti è dovuto al fatto che, per quanto ci si prepari all'università, quello che si trova poi nel mondo del lavoro c'entra spesso solo fino al 50%, a parte alcune facoltà che chiaramente nascono proprio per metterti in grado di fare una determinata professione (Medicina è il primo esempio che mi viene in mente).
Ti stavo parlando di una tesi spendibile nel momento in cui cerchi di entrare in un'azienda
Questa è una chimera che purtroppo diventerà chiara solo quando sarai entrato nel mondo del lavoro.
Il motivo è semplice ed è dovuto al fatto che il 90% delle aziende non lavorano affatto sugli argomenti che uno può trattare in una tesi universitaria pensata solamente insieme al proprio relatore (sugli argomenti di ricerca che tratta lui).
Inoltre durante i colloqui viene chiesto spesso su cosa si è fatto la tesi (o su eventuali progetti a cui si è lavorato nel post testi) ma l'interessa dell'interlocutore scema non appena capisce che l'argomento trattato e quello che fa l'azienda sono lontani anni luce.
Questa teoria ovviamente cade se la tesi viene fatta in azienda perché preceduta da un periodo di stage e cmq in questo caso l'argomento trattato è molto "aziendale" e al relatore/commissione potrebbe interessare ben poco.
Quindi il mio consiglio è: prendi pure una tesi su un argomento che ti interessa o affascina (ma non ci perdere degli anni dietro almeno che tu non voglia diventre ricercatore) perché poi nel mondo del lavoro certi tipi di argomenti non li vedrai mai più.
E dateci dentro con gli studi se potete. Magari non vi servirà sul lavoro, ma servirà per la crescita personale e per affrontare con meno timore i problemi.
Questo è super condivisibile!
Questa teoria ovviamente cade se la tesi viene fatta in azienda perché preceduta da un periodo di stage e cmq in questo caso l'argomento trattato è molto "aziendale" e al relatore/commissione potrebbe interessare ben poco.
Quindi il mio consiglio è: prendi pure una tesi su un argomento che ti interessa o affascina (ma non ci perdere degli anni dietro almeno che tu non voglia diventre ricercatore) perché poi nel mondo del lavoro certi tipi di argomenti non li vedrai mai più.
Infatti mio fratello, che sta per finire ingegneria, la sua tesi di laurea la fa con un'azienda presso la quale fa uno stage e nella quale, auspicabilmente, poi troverà lavoro, perché sarà già stato formato e avrà dato prova di aver lavorato su argomenti di loro interesse. Praticamente tutti quanti, almeno a Ingegneria qua a Tor Vergata, seguono questo approccio, a parte magari quei pochi (non ne ho mai sentito parlare però, almeno nell'ambito ingegneristico) che intendono proseguire come ricercatore.
Io sto all'università da un pò e di studenti ne ho visti passare parecchi. Alcuni si sono laureati prestissimo.... in maniera assolutamente inutile, perché sono usciti che non sapevano nulla. Risultato: a cinque anni dalla laurea dipingevano Madonnine sui marciapiedi.
Altri ci hanno messo più tempo. Ma hanno imparato. Questi, in media, hanno iniziato a lavorare prima degli altri, pur essendo usciti dopo. Poi è chiaro che tra i due estremi c'è chi è riuscito a fare presto e bene, anche se questi casi sono abbastanza rari per quello che ho visto io (Amberlith complimenti a tua sorella!).
Quanto alla tesi, la mia esperienza è che è assolutamente inutile (almeno nelle materie giuridiche, in quelle scientifiche non so), a meno che non vuoi iniziare la carriera universitaria.
In generale, devo dire che rispetto a quando mi sono laureato io (1999), l'università oggi è molto più difficile per chi vuole imparare, perché il sistema dei crediti rende praticamente impossibile al docente dare il massimo (se io volessi far durare il mio corso di più non potrei), e ogni approfondimento è rimesso alla volontà del singolo studente,
Ti stavo parlando di una tesi spendibile nel momento in cui cerchi di entrare in un'azienda
Questa è una chimera che purtroppo diventerà chiara solo quando sarai entrato nel mondo del lavoro.
Il motivo è semplice ed è dovuto al fatto che il 90% delle aziende non lavorano affatto sugli argomenti che uno può trattare in una tesi universitaria pensata solamente insieme al proprio relatore (sugli argomenti di ricerca che tratta lui).
Inoltre durante i colloqui viene chiesto spesso su cosa si è fatto la tesi (o su eventuali progetti a cui si è lavorato nel post testi) ma l'interessa dell'interlocutore scema non appena capisce che l'argomento trattato e quello che fa l'azienda sono lontani anni luce.
Questa teoria ovviamente cade se la tesi viene fatta in azienda perché preceduta da un periodo di stage e cmq in questo caso l'argomento trattato è molto "aziendale" e al relatore/commissione potrebbe interessare ben poco.
Quindi il mio consiglio è: prendi pure una tesi su un argomento che ti interessa o affascina (ma non ci perdere degli anni dietro almeno che tu non voglia diventre ricercatore) perché poi nel mondo del lavoro certi tipi di argomenti non li vedrai mai più.
Non so se è perché avevo già in mente dove volevo andare a lavorare, ma con questo post non mi ritrovo per niente
Mi son presentato al preside del corso di laurea e gli ho spiegato in che ambito volevo lavorare. Quindi gli ho detto che avevo diverse proposte per la tesi, ma che volevo farne una "spendibile" per l'ambito cui puntavo.
A questo punto per prima cosa si è sincerato di:
- voto triennale
- media specialistica
quindi mi ha proposto una tesi attraverso i suoi contatti con aziende dell'ambito in questione.
Per cui, la commissione e il relatore sono estremamenti interessati all'argomento. A questo si aggiunge che la preparazione sul campo è estremamente ricercata, al punto che non è raro che persone che fanno lavoro di tesi vengono assunte, visto che:
- l'azienda le forma a costo zero
- vengono formate su quello che serve all'azienda (che non è detto sia interessata al laplaciano della gaussiana)
- dopo mesi gomito a gomito, dopo aver visto l'attinenza a lavorare in gruppo, come si affrontano le novità, la disponibilità etc. etc. etc., ormai chi di dovere un'idea se l'è fatta e il giudizio dato è cento volte meglio di quanto si potrebbe valutare nelle prove dei concorsi.
Però ovviamente dipende da realtà a realtà. Prima di questa esperienza ero stato in una piccola azienda per un semplice lavoro di analisi per una relazione d'esame... senza troppi problemi quell'esperienza mi è servita solo a rafforzare l'idea di puntare altrove. Ecco, una tesi con questa azienda mi sarebbe servito solo ad avere qualcosa di cui sarebbe stato meglio non parlare, insomma spendibilità zero.
Però si poteva realizzare in poco tempo... e nessuno mi avrebbe chiesto con che voto mi presentavo.
Insomma, come ho già detto, spesso il percorso a resistenza minore non è quello che porta lontano. Possibilità di avere esperienze positive ce ne sono, ma vanno sudate e conquistate.
Oppure, cosa più probabile vista la situazione in Italia, la tua è stata un'esperienza privilegiata. Magari fosse sempre così .
Di realtà che funzionano in italia ce ne sono e continuano a chiedere forza lavoro nonostante la crisi. Però chiedono alta professionalità e una certa esperienza in settori molto specializzati. Ora, per una persona neolaureata, quando mai ci sarà il tempo per farsi questa esperienza?
La tesi è una buona occasione, tutto qua.
In tutto questo di prvilegi non ne vedo.