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CANTI TRATTI DALLO HOBBIT DI TOLKIEN
G di GIL GALAD
creato il 14 ottobre 2003

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GIL GALAD
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Inviato il 14 ottobre 2003 20:23 Autore

PREMESSA: A chi non ha letto lo Hobbit questi canti potranno sembrare semplici e troppo smielati e anche un po' "infantili", ma occorre dire che questi canti che accompagnano la prima opera di Tolkien nascono dall'animo e dalla sensibilità di un'uomo che amava profondamente i propri figli...infatti fu' per loro che iniziò a scrivere lo Hobbit e se non lo avesse fatto oggi non esisterebbe neanche Il Signore degli Anelli.

 

 

 

 

CANTI DALLO HOBBIT

 

 

 

Lontan sui monti fumidi e gelati

 

 

Lontan sui monti fumidi e gelati

in antri fondi, oscuri, desolati,

prima che sorga il sol dobbiamo andare

i pallidi a cercar ori incantati.

 

Faceano i nani un dì magiche gesta,

battendo mazze qual campane a festa

dove dorme laggiù tetro un mistero

negli antri sotto la rocciosa cresta.

 

Per prenci antichi, degli elfi signori,

gli accumulati e balenanti ori

lavoravano ad arte, il dì ghermendo

per dare a gemme d'elsa altri splendori.

 

Trapuntavan di stelle le collane

i serti con baglior di drago immane,

poscia in ritorto fil di sole e luna

intessevan le luci in filigrane.

 

Lontan sui monti fumidi e gelati

in antri fondi, oscuri, desolati,

prima che sorga il sol dobbiamo andare

per esigere i nostri ori obliati.

 

Calici ed arpe cesellavan d'oro

e dove gli uomini non scavan, loro

vissero a lungo, ma dei lieti canti

né uom né elfo sentì mai il coro.

 

I pini sulle alture eran ruggenti,

alti gemevan nella notte i venti.

Rosso era il fuoco e distruggeva tutto,

gli alberi come torce eran splendenti.

 

Le campane s'udian per la vallata

e la faccia di ognun era sbiancata;

del fuoco più crudel, l'ira del drago

distrusse torri e case all'impazzata

 

Fumava il monte nel chiaror lunare;

i nani udir la morte ecco avanzare.

La casa abbandonarono, morendo

di sotto il drago nel chiaror lunare.

 

Lontan sui monti fumidi e gelati

in antri fondi, oscuri, desolati,

prima che sorga il sol dobbiamo andare

a riaver l'arpe e l'oro a noi strappati

 

 

 

Cosa fate?

 

 

 

Cosa fate?

Dove andate?

Questi pony, via, ferrate!

Scende il fiume con cascate!

Trallallerollerollà

nella valle, proprio qua!

 

Che cercate?

A che mirate?

Le fascine son bruciate,

le focacce ben tostate!

Trallallerollerollà

questa valle è una beltà

ahaha!

 

Dove andate?

con le barbe scarmigliate?

Come mai, vi domandate,

come mai vi ritrovate

Mister Baggins, Balin, Dwalin

nella valle

questa estate?

ahaha!

 

Qui restate

o ve ne andate?

Spersi i pony, cosa fate?

Muore il dì, non progettate

di partir: sono mattate!

Tanto bello è se restate

ed attenti ci ascoltate,

fino all'ore più inoltrate,

a cantare le ballate!

ahaha!

 

 

 

 

**Gli indovinelli di Bilbo e Gollum**

 

La gara di indovinelli tra Bilbo e Gollum.

 

[Gollum:]

Radici invisibili ha,

più in alto degli alberi sta,

lassù fra le nuvole va

e mai tuttavia crescerà. [la montagna]

 

[bilbo:]

Trenta bianchi destrier

su un colle rosso

battono e mordono,

ma nessun si è mosso. [i denti]

 

[Gollum:]

Non ha voce e grida fa,

non ha ali e a volo va,

non ha denti e morsi dà

non ha bocca e versi fa. [il vento]

 

[bilbo:]

Un giorno un occhio in un azzurro viso

vide un altr'occhio dentro un verde viso:

« Quell'occhio è come me »

disse il primo occhio

« però è laggiù,

mentre il mio occhio se ne sta quassù ».

 

[il sole sulle pratoline]

 

[Gollum:]

Vedere non si può e neanche sentire

fiutare non si può e neppure udire.

Sta sotto i colli, sta dietro le stelle,

ed empie tutti i vuoti, tutte le celle.

Per primo viene, ultimo va,

a vita e a riso termine dà. [il buio]

 

[bilbo:]

Senza coperchio, chiave, né cerniera

uno scrigno cela una dorata sfera. [le uova]

 

[Gollum:]

Vive senza respirare,

freddo come morte pare,

beve ma non è assetato,

non tintinna corazzato. [il pesce]

 

[bilbo:]

Senza-gambe sta su Una-gamba,

Due-gambe vi siede accanto su Tre-gambe,

Quattro-gambe ne prende un po'.

[un pesce su un tavolinetto, un uomo a tavola seduto su uno sgabello, il gatto mangia le lische]

 

[Gollum:]

Questa cosa ogni cosa divora,

ciò che ha vita, la fauna, la flora;

i re abbatte e così le città,

rode il ferro, la calce già dura;

e dei monti pianure farà. [il tempo]

 

 

 

 

Afferra e spezza! Voragine nera!

 

 

Afferra e spezza! Voragine nera!

Acciuffa, sbatti! Poi spazza a bufera!

E più deglio orchi nel tetro palazzo

tu finirai, ragazzo!

 

Cozza, sfonda, fracassa, batti, pesta!

Martelli e mazze! Sonagliere a festa!

Picchia, colpisci, più giù sotto il suolo!

Oh! mio figliolo!

 

La frusta sibile, sferza, poi schiocca!

Colpisce, e un gran gemito t'esca in bocca!

Cammina alacre e non t'arresta;

già gli orchi trincano e fanno festa

ebbri essi danzano in giro pazzo

sottoterra, ragazzo!

 

 

 

 

Già quindici uccelli su abeti posati

 

 

Già quindici uccelli su abeti posati,

dal vento infocato son stati spennati!

Mancavan le ali a quegli uccellini!

Che cosa facciamo di questi cosini?

Mangiarli arrostiti, passati al tegame,

bolliti, conditi o stufati? Che fame!

 

Incendia felci, incendia piante!

Fanne una torcia ben sfolgorante

che renda il cuor della notte festante,

Ya hey!

 

Cuocili e tostali da bravo cuoco

finché le barbe prendano fuoco;

gli occhi son vitrei, la pelle rotta,

la chioma puzza, com'e ridotta!

II grasso è sciolto, scorre a dovere,

persino I'ossa diventan nere,

dalla padella van nella brace

e nella cenere giacciono in pace!

Così morendo ogni nanetto

da luce a notte e a noi diletto.

Ya hey!

Ya-harri-hey!

Ya hoy!

 

 

 

Spazzava il vento l'arida brughiera

 

 

Spazzava il vento l'arida brughiera,

ma non di foglie un fremito nel bosco:

notte e giorno la luce mai non v'era,

case oscure movean per l'aere fosco.

 

Dai monti il vento gelido scendeva

qual mar di onde in tempestosa guerra,

dei rami al crepitar tutto gemeva

e solo foglie ricoprian la terra.

 

Infurio il vento da occidente a oriente,

nel bosco allor ce**o segno di vita:

sulla palude, ululo fremente,

la sua stridula voce s'era udita.

 

Cadean, fra 1'erbe sibilanti, steli;

le canne si agitavano col vento

che sugli stagni, sotto freddi cieli,

mise nubi veloci in sfacimento.

 

Passò sulla Montagna solitaria

e turbinò del drago nella tana,

mentre un fumo levavasi nell'aria

là dove l'aspra roccia era sovrana.

 

Dalla tana fuggì nell'aura bruna

verso il mare sull'acque sconfinate.

Tese vele alla raffica la luna

e il vento rese le stelle più argentate.

 

 

Vecchio ragno grasso e tondo

 

 

Vecchio ragno grasso e tondo,

che sull'albero provvedi

fili a tesser, mi nascondo

e cosi tu non mi vedi!

Sputaveleno! Sputaveleno!

Al lavoro metti freno

e non tessere perchè

mai potrai prendere me.

 

Vecchio grasso rimbambito,

vecchio sciocco corpacciuto,

il tuo scopo è già fallito

perché ancor non m'hai veduto.

Sputaveleno! Sputaveleno!

Salta giù qui sul terreno!

Se sull'albero starai

prender me tu non potrai!

 

 

 

Pigro Rozzo e Ragno Matto

 

 

Pigro Rozzo e Ragno Matto

tesson fili per legarmi.

Che boccon sano, che piatto!

Ma non possono trovarmi.

Io sto qui, moschin briccone,

voi, dal corpo grasso e sfatto,

mai farete me prigione

con quoi vostro filo matto!

 

 

 

 

 

Sul rapido ruscello voi tornate

 

 

Sul rapido ruscello voi tornate

alle terre che un dì conoscevate!

Abbandonate le cavere ascose

fra le montagne nordiche rocciose,

dove l'immensa squallida foresta

grigia declina e nel buoio s'arresta!

 

Navigate degli alberi oltre il ciglio

dove la brezza muore in un bisbiglio,

oltre i giunchi, oltre il mondo lagunare

(trema l'erba del vento all'alitare),

oltre la bruma bianca come neve

che dai laghi e gli stagni s'alza lieve!

 

Seguite orsù le stelle che nel cielo

salgon per una via di freddo e gelo;

e quando l'alba (già la notte muore)

tutta la terra inonda di chiarore,

 

Voltate verso il sud, al sud andate

e la luce del sole ricercate!

Ai pascoli tornate, ai verdi prati,

che mucche e buoi di erba hanno saziati,

ai giardini sui colli, in mezzo ai fiori,

ove le bacche si colman d'umori

 

Alla luce del sole, in pieno giorno!

Correte al sud, al sud fate ritorno!

Sul rapido ruscello voi tornate

alle terre che un dì conoscevate

 

 

 

Il re degli antri che stan sotto il monte

 

 

Il re degli antri che stan sotto il monte

e delle rocce aride scavate,

che fu signore delle argentee fonti,

queste cose riavrà, già a lui strappate!

 

Sul capo il suo diadema poserà,

dell'arpa ancora sentirà il bel canto

ed in sale dorate echeggerà

di melodie passate il dolce incanto.

 

Sui monti le foreste ondeggeranno,

ondeggeranno al sole l'erbe lucenti,

le ricchezze a cascate scenderanno

ed i fiumi saranno ori fulgenti.

 

I ruscelli felici scorreranno,

i laghi brilleran nella campagna

e dolori e tristezza svaniranno

al ritorno del Re della Montagna

 

 

 

Giù sotto il monte altissimo abbuiato

 

 

Giù sotto il monte altissimo abbuiato,

il Re nella sua sala è ritornato,

il Verme del Terrore, il suo nemico,

è morto e gli altri avran lo stesso fato.

 

La lunga lancia ed una spada accorta,

la freccia retta e la robusta porta,

l'ardito cuore di chi all'oro bada

saran dei nani l'invincibil scorta.

 

Faceano i nani un dì magiche gesta,

battendo mazze qual campane a festa

dove dorme laggiù tetro un mistero

negli antri sotto la rocciosa cresta

 

trapuntavan di stelle le collane,

i serti con baglior di drago immane

e da un ritorto fil traen dall'arpe

di melodiche note voci arcane.

 

Del monte il trono ora libero abbiamo!

Odi, disperso popolo, il richiamo!

Attraverso le lande qui accorrete!

Amici vuole il Re: non lo lasciamo.

 

Vadan di là dai monti i nostri appelli:

'Ritonate nei vostri antichi ostelli!'.

Sulle soglie c'è il Re ch'ora vi aspetta

con mani colme d'oro e di gioielli!

 

Il Re nella sua sala è ritornato,

giù sotto il monte altissimo abbuiato,

il Verme del Terrore è stato ucciso

gli altri nemici avran lo stesso fato

 

 

 

Ecco il drago già spacciato

 

 

Ecco il drago già spacciato

il suo corpo è sbriciolato,

il suo dorso è fracassato,

lo splendore suo offuscato!

E se il brando è rovinato,

se sul trono i re cadranno

col poter loro fidato

e con l'or che caro hanno,

l'erba qui rispunta ancora,

l'acqua scorre nella gora,

gli elfi cantano a ogni ora

'Su tornate trallallà

nella valle tutti qua!'

 

Ogni stella è più lucente

delle gemme, immensamente,

e la luna è più splendente

di ogni argento appariscente:

qui la fiamma è incandescente,

nel tramonto il focolare

più dell'oro è rifulgente:

perché allor raminghi andare?

 

Ora dunque dove andate?

A tornar perchè tardate?

Corre il fiume, orsù guardate

queste stelle inargentate!

Dove mai vi trascinate

con il cuor triste, avvilito?

Gli elfi con le innamorate

a chi torna qui sfinito

fan: 'Tornate trallallà

nella valle, tutti qua!'.

trallallà

trallallà

trallallarallarallà

 

 

 

 

Cantate gioiosi, unitevi in cori!

 

 

Cantate gioiosi, unitevi in cori!

Il vento sussurra tra alberi e fiori,

già sboccian le stelle, la luna è fiorente,

la Notte dischiude la torre lucente!

 

Ballate riuniti! Ballate ben lieti!

Il piede è una piuma, son l'erbe tappeti!

Son l'ombre svanite, il fiume è d'argento:

trovarsi qui a maggio, qual dolce momento!

 

Cantiam sottovoce, e un sogno lo colga!

Cullato dal sonno, lasciam che l'avvolga

Il nomade dorme su un letto silvano,

dormite anche voi, o Salice e Ontano!

 

All'alba nascente sospira tu, Pino!

Tu, Luna tramonta! Il buio si faccia!

Silenzio tu, Quercia! Tu Frassino, Spino!

Finché non vien l'alba il fiume si taccia!

 

 

Sempre, sempre le strade vanno avanti

 

 

Sempre, sempre le strade vanno avanti

su rocce o sotto piante, a costeggiare

antri che di ogni luce son mancanti,

lungo ruscelli che non vanno al mare,

 

sopra la neve che d'inverno cade,

in mezzo ai fior felici dell'estate,

sopra la pietra e prati di rugiade,

sotto montagne di luna inondate.

 

Sempre, sempre le strade vanno avanti

sotto le nubi e la volta stellata,

ma i piedi incerti, nel cammin erranti,

volgono infine alla dimora amata.

 

Gli occhi che han visto spade e fiamme ardenti

ed in sale di pietra orrori ignoti,

guardano infine i pascoli ridenti

e gli alberi ed i colli tanto noti!


Gil Galad - Stella di radianza





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Ser Loras Tyrell
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Inviato il 15 ottobre 2003 0:30

ehehehe...belli gil :lol: ...mi han portato parecchio indietro....vederli così tutti insieme...bello ritornare in viaggio con Bilbo e Thorin :D .... :lol:

 

 

 

 

 

grazie!!

 

 

 

:lol:


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Inviato il 15 ottobre 2003 0:43

Che bello Gil.... la poesia dei canti di Tolkien è spesso sottovalutata... avrei voluto che il Silmarillion (o almeno il Lai di Leithan) fossero stati scritti in versi!

 

 

 

PS Se qualcuno vuole gli audio mp3 tratti dalle cassette in cui Tolkien legge il SdA, chieda pure a me!


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GIL GALAD
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Inviato il 15 ottobre 2003 15:09 Autore

Davos il Lay di Leithian si trova in versi nel III Volume della Hom. Se ti interessa ho i canti in inglese scannerizzati dal libro su file Word, magari potresti tradurne qualcuno. Io li ho leggiucchiati con il mio striminzito inglese, ma leggerli tradotti sarebbe tutt'altra cosa.

Che ne pensi? Con il tempo magari con l'aiuto di tre o quattro persone potremmo tradurre tutto il Lay of Leithian. :lol::lol:

 

 

Bay :lol:


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