http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=160830
Azione forte ed eclatante, che sia la fine dello sharing?
Ne dubito anch'io.. più che altro sarà l'espansione delle vie di condivisione... temo.
Addio Got
"Lo scempio ha due teste"
1. Non mi è chiaro che fine faranno i file non illeciti immagazzinati sui server del sito di file sharing. La chiusura imposta dall’Fbi ha tenuto conto dei diritti dei cittadini digitali che usavano il servizio in modo legale?
2. L’Fbi usa per Megaupload il termine «Mega-cospirazione». Lo stesso termine che Julian Assange, nel 2006, utilizzava per definire organizzazioni come l’Fbi. E in effetti entrambe (stando all’accusa) fondano il loro potere sulla segretezza delle informazioni scambiate. Con una differenza: quando l’Fbi intercetta le mail di Megaupload per sventarne il presunto sodalizio criminale, scattano le manette per gli accusati. Quando sono membri delle autorità statunitensi (penso a Bradley Manning, naturalmente) a fornire documenti che rivelano presunte azioni criminali al loro interno, le manette scattano per gli accusatori.
3. I gestori del servizio non erano esattamente degli attivisti per la libera espressione. Tra le accuse (documentate a suon di mail intercettate dalle autorità, come detto) si parla di riciclaggio di milioni di dollari ottenuti come frutto del traffico illegale dei file, di migliaia e migliaia di dollari dati a utenti come ‘paga’ per postare contenuti in violazione del diritto d’autore (contenuti che gli stessi gestori avrebbero invitato a postare, pur sapendo fossero illeciti), si dettagliano conti bancari milionari nelle Filippine, a Hong Kong, a Shangai, in Nuova Zelanda, a Singapore come risultato di attività illegali (compresa la non rimozione di contenuti segnalati come illeciti). E tra i beni confiscati ci sono schermi Lcd a 108 pollici. Ma anche Rolls-Royce, Maserati, Cadillac, Mercedes Clk. Con targhe come: «Stoned», «Weed», «Guilty», «Hacker». E «V», come quella della ‘Vendetta’ di Alan Moore – e di Anonymous. Tutto lecito? Lo stabilità la giustizia. Ma il profilo personale che emerge dalle conversazioni intercettate e dall’impiego del denaro guadagnato fa intuire che il motivo dell’esistenza di Megaupload fosse fare (tanti) soldi, più che promuovere il libero scambio di idee e prodotti culturali.
4. Ciò detto, il problema della libera espressione resta. Per quanto detto al punto 1, ma anche per quanto scrive Paolo Brini, attivista ed esperto di diritto d’autore online, nella mailing list del centro Nexa: «Le “autorità” americane, all’indomani della protesta contro SOPA e PIPA, ricevono una tiratina di guinzaglio e sequestrano tutti i server di MegaUpload in Virginia, in 4 diversi datacenter, in assenza di un processo preliminare e in assenza del mandato di un giudice (ordine di un procuratore federale, e come ho scritto e riscritto in passato l’amministrazione Obama ha messo nelle posizioni chiave del Dipartimento di Giustizia, inclusa la carica di Vice Procuratore Generale, cinque avvocati della RIAA)». E ancora: «Questa azione dimostra anche che le autorità americane non hanno bisogno di leggi come SOPA e PIPA per agire con sequestri indiscriminati in assenza di un mandato di un giudice, e spero aprirà gli occhi a coloro che ancora si illudono che gran parte del DoJ non sia completamente controllato dall’”industria del copyright”». Ma non solo:
Dimostra altresì quale potrà essere la realtà se continueremo a tollerare, anche nell’Unione Europea, le menzogne e falsità prive di qualsiasi riscontro oggettivo e non supportate da nessuna analisi scientifica che l’industria del copyright continua a diffondere.
5. La reazione di Anonymous è senza precedenti, e fa capire che il futuro della governance di Internet si sta giocando ora come forse non mai. E se ricorrere ad attacchi Ddos non è esattamente la tattica più ortodossa del mondo (la usano in modo massiccio i regimi autoritari per reprimere il dissenso politico, per esempio), può servire per diffondere consapevolezza – e subito – del problema a larghi strati della popolazione digitale. Si è percepita in questa azione coordinata e di massa da parte degli Anon un senso di urgenza ma anche di frustrazione: per quanto si protesti (come per SOPA/PIPA), pare che governi e lobby continuino ad alternare bastone e carota, facendo un passo indietro e due avanti. Se l’impostazione resterà questa, lo scontro non potrà che acuirsi. E non è detto che il risultato non sia un controllo perfino maggiore. E’ importante dunque che siamo noi tutti a chiedere, con gli strumenti che ci fornisce la democrazia, che la soluzione dei problemi posti dallo sviluppo di Internet non contrasti con la tutela dei nostri diritti fondamentali. Solo così si potrà trasformare una guerra informatica in maggiore trasparenza e controllo da parte dei netizen sugli abusi di potere in rete.
Fonte: Il Nichilista
Nell'immediato,la cosa si risolverà verso una riscoperta delle vie di condivisione classiche,come torrenti e mulo.Per fortuna.
EDIT :con "menzogne e falsità prive di qualsiasi riscontro oggettivo e non supportate da nessuna analisi scientifica che l’industria del copyright continua a diffondere" l'articolo si riferisce a str***ate tipo "copiare e scaricare un film è come rubare" e altre amenità del genere....
Chi uploadava su Megavideo/Megaupload continuer a farlo su altri analoghi siti. Per l'utente fa poca differenza credo. Certo è una fregatura per chi aveva l'account premium :P
Anche Filesonic oramai permette solo a chi è registrato di scaricare.
Gil Galad - Stella di radianza
Saro' anche una voce fuori dal coro, ma non e' che se io mi iscrivo ad un circolo golfistico notoriamente gestito da mafiosi, in cui si fa sfruttamento della prostituzione, riciclo di denaro, scommesse clandestine etc... poi mi lamento se durante il blitz della polizia il loro primo pensiero non e' quello di riconsegnarmi le mazze che erano nell'armadietto...
Va bene, il paragone e' forte, ma Megavideo puzzava di paravento per la pirateria che lo sentivo anche a pc spento: se avevo file importanti mi affidavo ad altri. Altrimenti ho solo peccato di ingenuita' (che nel mondo di internet e' spesso un peccato grave, vedi i problemi di sicurezza dovuti ad utenti non abbastanza 'accorti')...
Che poi, come abbiamo visto, il proprietario era tutto fuorche' un filantropo...
Infatti la pecca maggiore del file hosting è quella di fare una divisione fra "uploader" e downloader",ponendo tra l'altro tra di essi un ente terzo che ha solo da guadagnare sul traffico di file sul proprio server.Per questo continuo a dire che è meno efficace e moralmente corretto del file sharingSaro' anche una voce fuori dal coro, ma non e' che se io mi iscrivo ad un circolo golfistico notoriamente gestito da mafiosi, in cui si fa sfruttamento della prostituzione, riciclo di denaro, scommesse clandestine etc... poi mi lamento se durante il blitz della polizia il loro primo pensiero non e' quello di riconsegnarmi le mazze che erano nell'armadietto...
Va bene, il paragone e' forte, ma Megavideo puzzava di paravento per la pirateria che lo sentivo anche a pc spento: se avevo file importanti mi affidavo ad altri. Altrimenti ho solo peccato di ingenuita' (che nel mondo di internet e' spesso un peccato grave, vedi i problemi di sicurezza dovuti ad utenti non abbastanza 'accorti')...
Che poi, come abbiamo visto, il proprietario era tutto fuorche' un filantropo...
Come neshira, nemmeno io credo che il file sharing finirà mai. Semmai, come ai tempi della chiusura di napster e thepiratebay, si cercheranno altri lidi.
SORPRESA! LA MUSICA “PIRATA” NON VIAGGIA ON LINE MA SU CD E CHIAVETTE USB - SECONDO UNO STUDIO DEI DISCOGRAFICI AMERICANI IL 65% DELLA MUSICA ACQUISTATA PROVIENE DA VENDITE ILLEGALI
da Repubblica.it
Le cifre restano comunque impressionanti, ma fotografano una realtà diversa da quella teorizzata. Secondo uno studio interno della Riaa, l'associazione dei discografici americani, il 65% della musica acquistata negli Stati Uniti proviene da vendite illegali. Il mercato lecito è il 35%, quello composto da acquirenti che comprano i Cd ed effettuano download legali dalle varie piattaforme. Ma all'interno del 65% del mercato "nero", solo il 15% del materiale sarebbe quello che viaggia sui circuiti del file sharing - e per di più neanche a pagamento, lo scambio sul P2P è libero.
Il report per la Riaa è stato realizzato da NPD, per illustrare in numeri l'appoggio alla proposta di legge di protezione del mercato musicale. Non dissimile da quanto già in vigore in Francia, solo con più possibilità di errore da parte dell'utente, che può essere "beccato" sei volte anziché tre, in possesso di file multimediali di provenienza illecita.
In questo modo però la Riaa ha in mano un'arma non particolarmente affilata, almeno per quanto riguarda l'online. Perché secondo lo studio, il grosso dell'illegale lo fa il traffico di Cd contraffatti e le chiavette Usb, o i vari servizi di archiviazione gratuita e a pagamento.
Insomma il P2P incide poco, e a vincere, con il 50% del totale, è ancora l'acquisto pirata in strada, a prezzi inferiori al negozio, e lo scambio "brevi manu" di penne Usb, Cd copiati o "rippati" dall'utente e poi restituiti, e hard disk portatili.
Lo scenario della pirateria musicale in Usa è quindi quello che ci si aspetterebbe di trovare in un report di fine anni 90. Il file sharing c'è, esiste, ma non incide come le vecchie abitudini di chi si scambia la musica: se gli anni 70 e 80 erano il regno della "doppia piastra" e delle registrazioni da vinile a nastri al cromo, i 2000 continuano in quella tradizione. E quindi ogni proposta di legge restrittiva sull'online, ammesso che porti a una normativa che funzioni, lascia fuori a priori il nocciolo del problema.
[24-08-2012]
Dati interessanti, grazie per averlo postati.