In giro per la rete, mi sono ritrovato a leggere un articolo riguardante l'alcolismo.
L'articolo consultabile su Corriere.it, esordisce con un dato davvero preoccupante: nel nostro Paese, 9 milioni di persone hanno problemi di alcolismo.
Premetto che essendo astemio non riesco del tutto a capire il fascino dell'alcol e forse chi lo apprezza veramente potrebbe aiutarmi a capire il senso di un fenomeno che nella sua fase iniziale sembra non solo essere accettato, ma in alcuni casi segno distintivo di chi sa godersi la vita. Parlo ovviamente a puro titolo personale, ma essendo quasi sempre stato l'unico astemio delle comitive mi sono ritrovato nella stragrande maggioranza dei casi a dover subire il quasi risentimento di chi nel vivere l'alcol come elemento fondamentale di una serata, di un'uscita, di una chiacchierata a casa di amici, finiva per considerare sbagliato l'elemento stonato. Ora, probabilmente sarò stato sfortunato io nel trovarmi con gente che dà un tale peso all'alcol, solo che mi sono chiesto e ancora mi pongo il dubbio in merito alla consapevolezza dei bevitori.
Io ho visto gente bere tanto, fino a star male e poi ridere di quelle serate anche diverso tempo dopo come se si stesse raccontando un evento di chissà quale importanza. Continuo a leggere di gente che come buon proposito per un incontro parla di ubriacarsi e non capisco perché quello sia un buon proposito. Non parlo in questo caso di alcolisti, sia chiaro, ma di un'abitudine sempre più socialmente accettata come giusta e che si allontana sempre più dalla mia posizione di non bevitore. Insomma, io non mi sono spostato, ma per contro i bevitori hanno sempre più canonizzato il loro esser tali fino a rendere quel sottile confine tra la buona bevuta (concetto astruso per me) e la totale ubriacatura quasi nullo.
Nei dati dell'articolo leggo poi che le stragi sono diminuite in seguito all'applicazione del divieto di sommistrazione di bevande alcolche dopo una certa ora e che comunque sono morti 10 mila giovani dal 1990 per le stragi del sabato sera. In un altro articolo dello stesso autore il dato riportato è ancora più allarmante, non solo muoiono più di 30 mila persone a causa dell'alcool all'anno, ma la cosa peggiore è che l'età delle prime ubriacature si è abbassata ai 12 anni. Forse non dovrei stupirmi poi troppo, ma io invece ne sono semplicemente sconcertato. Lo scenario attuale è quello a cui occorre abituarsi? "Piccoli alcolizzati crescono" è quindi il nuovo trend?
Qualcuno sa spiegarmi perché bere tanto di questi tempi è così "in"? Perché, più banalmente a un raduno ci si vanta di aver bevuto tanto o si vive con euforia l'ipotesi di farlo? E' una mia impressione, ma un alcolista viene tollerato infinitamente di più rispetto a chi si fa ad esempio di eroina? Ci sono dipendenze di serie A e altre di serie B?
Addio Got
"Lo scempio ha due teste"
Premetto che essendo astemio non riesco del tutto a capire il fascino dell'alcol e forse chi lo apprezza veramente potrebbe aiutarmi a capire il senso di un fenomeno che nella sua fase iniziale sembra non solo essere accettato, ma in alcuni casi segno distintivo di chi sa godersi la vita
E accettato perchè,nelle fasi iniziali (intese come gruppetto di amici che al sabato va in birreria per un paio di pinte) è innocuo,anzi sano.
Io ho visto gente bere tanto, fino a star male e poi ridere di quelle serate anche diverso tempo dopo come se si stesse raccontando un evento di chissà quale importanza.
Non lo ricordavano perchè importante,ma perchè divertente....e vivaddio!I ricordi che ti strappano un sorriso anche a distanza di tempo non sono mai troppi.Chissene se sono legati al fatto che eri ciucco...
la cosa peggiore è che l'età delle prime ubriacature si è abbassata ai 12 anni. Forse non dovrei stupirmi poi troppo, ma io invece ne sono semplicemente sconcertato. Lo scenario attuale è quello a cui occorre abituarsi? "Piccoli alcolizzati crescono" è quindi il nuovo trend?
Questo è in effetti un dato allarmante:è sempre pericoloso quando attui dei comportamenti che non sei in grado di gestire...e a 12 anni non sei in grado di gestire una ciucca in maniera responsabile.
Ma per me il problema è di ordine generale,e riguarda le profonde modifiche dei percorsi evolutivi (in senso pedagogico) avvenute negli ultimi anni.
Perché, più banalmente a un raduno ci si vanta di aver bevuto tanto o si vive con euforia l'ipotesi di farlo?
Mah...perchè si sa che dalla ciucca uscirà di sicuro fuori qualche castroneria di cui poi si potrà ridere per generazioni...onestamente non vedo di cosa essere tanto perplessi... ;)
Ovviamente tutto il mio discorso riguardava l'uso di alcol....per l'abuso è ,ovviamente,tutto un altro discorso.
PS....sono molto contento che sia stata aperta questa discussione:proprio questa settimana ho iniziato il tirocinio allo sportello Ser.T. (Servizi per le Tossicodipendenze),per cui parlare di questi argomenti mi è immensamente utile... :)
:shock: :wacko: ^_^
Gio, lo sai che la parola "astemio" è vietata su questo forum ;)
Personalmente credo che, in un mondo dove i bambini vengono visti come adulti in miniatura - specie dalla pubblicità - sia quasi naturale l'allarmante precocità di certi atteggiamenti, non solo l'alcolismo.
Certo, nel medioevo ci si sposava in quella che noi chiamiamo adolescenza, quindi da un certo punto di vista non è una cosa innaturale... resta da chiedersi se sia giusta o sbagliata e compatibile con il modello di buona società che abbiamo in mente. Per le mie opinioni, questa precocità non è un fattore positivo.
Bere un alcolico con consapevolezza non lo vedo come un dramma o un male. Assaggiare un vino di un certo spessore, o una birra dal peculiare processo di produzione ha il fascino che può avere, per gli amanti della buona cucina, assaggiare un piatto rinomato e di qualità.
Chi non apprezza vino o birra non è diverso da chi, per dire, non ama le verdure: si possono realizzare capolavori culinari con questi ingredienti, ma per chi ne è "fuori" saranno sempre e comunque astruserie.
Bere senza giudizio comporta invece una degenerazione dall'aspetto qualitativo a quello quantitativo, con le conseguenze che questo comporta.
Sul riderci su, penso che sia il comune atteggiamento che si ha nei confronti delle bravate senza conseguenze (visibili).
Personalmente non mi sono mai ubriacata (nonostante sia stato il progetto di diversi barrieristi all'avvicinarsi di ogni raduno a cui ho partecipato ;) ), ma ho una certa ammirazione per gli alcolici quali mirto, limoncello ecc...anche se il vino e la birra non mi piacciono (sono un pò selettiva, lo so :shock: ).
Per me la frase "andare a bere la birra al bar"ha lo stesso significato di "andare a bersi una cioccolata"...insomma, è un gesto di aggregazione a prescindere da quello che si beve. Il problema parte quando si inizia ad abusare.
Se è una cosa consapevole non vedo nessun motivo di impedire ad un maggiorenne di eccedere (basta che non sia tutti i giorni). Il problema che si pone è che spesso tali maggiorenni sono responsabili della vita degli altri in quanto si mettono alla guida. Qui si parla di vera e propria irresponsabilità
Per quanto riguarda la propensione dei dodicenni ad avere la prima sbronza proprio a quell'età...secondo me siamo al solito discorso della moda "che fa tendenza" con il classico "per far parte del gruppo mi devo comportare come loro". Se la moda fosse "è tendenza bere aranciata" ci sarebbe l'inversione di bevute, ma purtroppo non è così...e ovviamente per i ragazzini più si eccede, meglio è. Lì comunque ci vedo anche delle gravi irresponsabilità da parte delle famiglie: in primis i miei col cavolo che mi permettevano di uscire la notte quando avevo 12 anni e se lo facevano era solo per andare a feste di compleanno con i genitori del festeggiato. I primi alcolici alle feste li ho visti circolare solo dai 16 anni in sù. Secondo me è leggermente ipocrita lamentarsi della società della scuola ecc...quando tu sei il primo a non controllare tuo figlio....io quella non la chiamo limitazione della sua libertà, ma buonsenso.
Il bere a 12 anni è come il sesso alla medesima età: nel 99% dei casi è qualcosa di totalmente precoce (in senso negativo) che viene fatto senza esser pronti nè fisicamente nè mentalmente.
Sul riderci su, penso che sia il comune atteggiamento che si ha nei confronti delle bravate senza conseguenze (visibili).
Per fare un esempio io ancora mi ricordo Martin ciucco nel 2005 che lasciava barcollando il ristorante!^^ :shock: :wacko:
Personalmente come in tante cose la verità sta nel mezzo, il problema sono gli eccessi e non ci sono più le mezze stagioni!!
Il problema è il perchè un ragazzino beve, spesso sentirete rispondervi, perchè sennò non mi diverto, perchè fa figo, perchè lo fanno tutti... questo è uno dei problemi più grandi.. non ho mai sentito nessuno apprezzare ceres e superalcolici per il loro gusto.. solo perchè si arriva prima alla scopo ;)
In giro per la rete, mi sono ritrovato a leggere un articolo riguardante l'alcolismo.
L'articolo consultabile su Corriere.it, esordisce con un dato davvero preoccupante: nel nostro Paese, 9 milioni di persone hanno problemi di alcolismo.
In base a cosa hanno contato quegli alcolisti? Perchè 1 italiano su 7 è davvero tanto!
Premetto che essendo astemio non riesco del tutto a capire il fascino dell'alcol e forse chi lo apprezza veramente potrebbe aiutarmi a capire il senso di un fenomeno che nella sua fase iniziale sembra non solo essere accettato, ma in alcuni casi segno distintivo di chi sa godersi la vita.
Perchè è vero. E' uno dei tanti piaceri che ci sono nella vita.
Parlo ovviamente a puro titolo personale, ma essendo quasi sempre stato l'unico astemio delle comitive mi sono ritrovato nella stragrande maggioranza dei casi a dover subire il quasi risentimento di chi vede nel vivere l'alcol come elemento fondamentale di una serata, di un'uscita, di una chiacchierata a casa di amici, finiva per considerare sbagliato l'elemento stonato. Ora, probabilmente sarò stato sfortunato io nel trovarmi con gente che dà un tale peso all'alcol, solo che mi sono chiesto e ancora mi pongo il dubbio in merito alla consapevolezza dei bevitori.
E' vero che spesso bere è considerato una cosa "da f***i", ma ci sono anche quelli che parlando del non bere in senso assoluto come una scelta da "persone ragionevoli, intelligenti e superiori alla massa". Ecco, io in questo argomento preferisco sicuramente chi si ubriaca occasionalmente (senza essere dipendente, senza arrivare a livelli di ubriachezza allucinanti e senza mettersi alla guida dopo) a uno che fa discorsi simili. Finchè non si arriva a danneggiare gli altri o a farsi del male in modo rilevante, ammiro di più il fare un maggior numero di esperienze rispetto alla chiusura mentale.
Comunque dipende tutto dal modo in cui ti hanno parlato le persone a cui ti riferisci. Anche a me è capitato spesso di dire in maniera amichevole e scherzosa a un astemio "che noia :-P", ma tra questo e il trattarlo male e provare risentimento c'è una distanza abissale ;)
Io ho visto gente bere tanto, fino a star male e poi ridere di quelle serate anche diverso tempo dopo come se si stesse raccontando un evento di chissà quale importanza.
Sono quelle piccole cavolate che magari sul momento sono sgradevoli (ma non tragiche), ma a ripensarci a posteriori sono anche divertenti. Per farti un esempio affine, è un po' come quando una volta ho dimenticato l'abbonamento e me ne sono accorta quando sono salita sul treno, e ho dovuto nascondermi nel bagno per non farmi vedere dal controllore. In quel momento non mi stavo divertendo, però... :shock:
Continuo a leggere di gente che come buoni proposito per un incontro parla di ubriacarsi e non capisco perché quello sia un buon proposito.
Io in genere quando dico "vado al pub a ubriacarmi" intendo semplicemente "vado al pub a bere", perchè in realtà è molto difficile che davvero mi ubriachi. A volte il termine "ubriacarsi" può anche essere usato in modo esagerato e scherzoso. Poi c'è differenza tra l'essere ubriachi (stare male, fare cavolate...) e il bere qualcosa in più diventando un po' più "allegri". Spesso sul momento si semplifica parlando di "ubriacarsi" anche nel primo caso.
Comunque può essere visto come un buon proposito proprio perchè si sa che a posteriori si ricorderà quello come un momento divertente, per i motivi spiegati sopra. Oppure per il gusto di fare ogni tanto qualcosa di "un po' fuori dal normale".
ma la cosa peggiore è che l'età delle prime ubriacature si è abbassata ai 12 anni. Forse non dovrei stupirmi poi troppo, ma io invece ne sono semplicemente sconcertato. Lo scenario attuale è quello a cui occorre abituarsi? "Piccoli alcolizzati crescono" è quindi il nuovo trend?
Sarebbe la media?
E' una mia impressione, ma un alcolista viene tollerato infinitamente di più rispetto a chi si fa ad esempio di eroina? Ci sono dipendenze di serie A e altre di serie B?
Mah, non sono sicura che gli alcolisti veri e propri (quelli che si distruggono la vita con l'alcol e poi devono andare nei centri di disintossicazione per smettere) siano considerati più f***i degli eroinomani.
Qualcuno sa spiegarmi perché bere tanto di questi tempi è così "in"? Perché, più banalmente a un raduno ci si vanta di aver bevuto tanto o si vive con euforia l'ipotesi di farlo?
Non pretendo di avere le risposte a queste domande, però posso dirti cosa penso almeno in riferimento alle situazioni che ho vissuto.
In realtà non ho niente in contrario a bere alcol moderatamente: eppure non lo faccio quasi mai. Un bicchiere di vino ecc qualche volta ci può anche stare, ma non regolarmente e, soprattutto, non quando sono a qualche festa o in compagnia dei miei amici. Proprio non ci riesco. Non mi dà fastidio l'alcol in sé, ma il Culto della Birra (ecc ecc). Per alcuni sembra proprio che la cosa principale, prioritaria di una serata con gli amici sia proprio il bere: è di questo che si parla prima e dopo. Forse porta al divertimento, ma è un tipo di divertimento che decisamente non fa per me: io ho bisogno di ridere e scherzare con gli altri. Quando domina l'alcol, ognuno in realtà è assorbito dal proprio mondo e non ha veri contatti con le persone che ha attorno. È forse proprio per questo motivo che tendo ad evitare questo tipo di ambiente. (Sì, a dire il vero mi capita raramente, soprattutto con i miei amici) Quando mi capita, ecco...tornando a casa mi sento un grande vuoto dentro. Non posso farci niente, non è tanto per scelta o per un motivo ben preciso (qualche idea strana che mi gira in testa): semplicemente, è un tipo di divertimento che non trovo divertente. Qualcuno dirà che non è vero, che in compagnia è giusto bere un po' per sciogliersi e abbassare i propri freni inibitori. Può darsi che in alcune situazioni sia anche vero, ma questo non spiega per niente perché uno dei momenti privilegiati per ubriacarsi siano le feste, dove di contatto con le altre persone non ce n'è affatto. Penso alla festa che abbiamo fatto quando abbiamo finito il liceo: ultima occasione per salutarci, ben consapevo li che non ci rivedremo più tutti assieme, che ognuno sta per partire per la propria strada, che con alcuni si perderanno i contatti, oltre che finale di un periodo importante (e nel mio caso anche bello, aggiungerei) della nostra vita. Be', la musica era talmente forte che non si poteva parlare se non gridando (c'erano più o meno 20 persone su 120 che ballavano...), la maggior parte dei presenti era più o meno ubriaca...risultato? altro che festa! Praticamente ognuno per conto suo (max gruppetti di due o tre). Deprimente. Ok, qualcuno aveva bisogno di sfogarsi, posso anche capirlo. Ma le feste degli universitari? Non sono forse la stessa cosa, spesso e volentieri? In poche parole: l'alcol scorre a fiumi, ma l'unico fine è l'alcol stesso. Ognuno si diverte in realtà da solo, perché con gli altri non si riesce nemmeno a parlare. Dunque l'alcol può forse anche essere d'aiuto in una serata tra amici (anche se ho le mie riserve), ma non è per questo che piace bere. Si pone come priorità delle proprie serate l'alcol, che porta ad un divertimento in realtà abbastanza solitario.
Perchè è vero. E' uno dei tanti piaceri che ci sono nella vita.
Non voglio negare che possa essere un piacere, ma che importanza ha? Apprezzo la vita solo attraverso i tanti piaceri effimeri che sa offrirmi? I piaceri a me vanno bene se sono vissuti con equilibrio, se fanno parte di un discorso più vasto che porta alla felicità della persona, che poggia su altre fondamenta, più profonde. Conseguenza: posso concedermi un piacere, ma posso anche vivere senza, perché non è la mia priorità, la cosa che ritengo più importante.
E' vero che spesso bere è considerato una cosa "da f***i", ma ci sono anche quelli che parlando del non bere in senso assoluto come una scelta da "persone ragionevoli, intelligenti e superiori alla massa". Ecco, io in questo argomento preferisco sicuramente chi si ubriaca occasionalmente (senza essere dipendente, senza arrivare a livelli di ubriachezza allucinanti e senza mettersi alla guida dopo) a uno che fa discorsi simili. Finchè non si arriva a danneggiare gli altri o a farsi del male in modo rilevante, ammiro di più il fare un maggior numero di esperienze rispetto alla chiusura mentale.
La questione si può vedere anche diversamente: tutti bevono, è una cosa normale, non ci vuole apertura mentale per adeguarsi alla massa! È una cosa normale. Ci vuole invece più apertura mentale per capire che uno è anche libero di scegliere di non bere. Anche quella di essere "il diverso" è un'esperienza che va vissuta, no? È chiaro, comunque, certamente non evito di bere alcol in compagnia per sentirmi superiore agli altri: in quel caso, in realtà, la chiusura mentale può anche esserci (ma uno può anche non bere senza avere una chiusura mentale, ecco il senso del mio discorso).
Oppure per il gusto di fare ogni tanto qualcosa di "un po' fuori dal normale".
Non voglio veramente rispondere a questa frase, ma è utile come spunto per lanciare la parte finale del mio ragionamento. Bere e ubriacarsi, in realtà, è normale. Più di una volta negli ultimi anni ho avuto l'impressione che fosse un modo per sentirsi 1) grandi (c'è gente che comincia a bere perché "adesso che ho 18 anni posso farlo", non per vero amore dell'alcol) 2) parte del gruppo 3) uomini veri: per le ragazze/donne ovviamente questo punto non vale (spero!), ma più volte mi è parso di vedere che alcuni associano il bere ad un'idea di virilità, di rozzezza, insomma di qualcosa che ci rende uomini perché ci distingue dalle donne, che bevono meno (almeno, questa è una mia interpretazione del perché, di cui in realtà non sono affatto sicuro). Fa parte, diciamo, del cliché del cosa vuol dire essere uomo. È più fuori dalla norma chi non beve.
P.S.: ci faccio caso adesso, i tre fattori che ho appena elencato sono tutti, in fin dei conti, legati all'identità...sarà un caso?
Non voglio negare che possa essere un piacere, ma che importanza ha? Apprezzo la vita solo attraverso i tanti piaceri effimeri che sa offrirmi? I piaceri a me vanno bene se sono vissuti con equilibrio, se fanno parte di un discorso più vasto che porta alla felicità della persona, che poggia su altre fondamenta, più profonde. Conseguenza: posso concedermi un piacere, ma posso anche vivere senza, perché non è la mia priorità, la cosa che ritengo più importante.
Nessuno vive per una cosa sola (o quasi nessuno), ma che c'entra questo.
Non è certo il solo piacere (e nemmeno per me è tra i piaceri più importanti), ma sempre un piacere resta, quindi ben venga.
La questione si può vedere anche diversamente: tutti bevono, è una cosa normale, non ci vuole apertura mentale per adeguarsi alla massa!
Infatti è chi non beve per il discorso che ho fatto prima (quindi non parlo di tutti quelli che non bevono) ad essere, almeno sotto questo specifico punto di vista, più chiuso di mente della media. Il che è ancora peggio ;)
È una cosa normale. Ci vuole invece più apertura mentale per capire che uno è anche libero di scegliere di non bere. Anche quella di essere "il diverso" è un'esperienza che va vissuta, no?
Non so se esistono persone che scelgono categoricamente di non bere in assoluto per questo specifico scopo :shock: Ma anche se esistessero, cosa c'entra questo con ciò che ho detto? Io ho parlato di chiusura mentale non tanto in relazione al bere o non bere, ma all'avere una determinata mentalità.
Non voglio veramente rispondere a questa frase, ma è utile come spunto per lanciare la parte finale del mio ragionamento. Bere e ubriacarsi, in realtà, è normale.
Giusto per precisare ciò che intendevo dire...
Per me ubriacarmi sarà normale solo se lo faccio abitualmente. Se lo faccio ogni morte di papa o se prima di quel momento non l'ho fatto per niente, allora sarà un'esperienza "un po' diversa del normale" perchè io di solito non la vivo.
Anche trovarsi in Cina per buona parte della popolazione è normale, ma se ci viaggia un italiano la vedrà giustamente come un' "esperienza particolare".
;)
il punto è che l'alcol è un forte anti-inibitorio: rende più allegri, spigliati, sicuri, socievoli.
ho visto raramente persone distruggersi andando a farsi una birra al pub con gli amici: in un ambiente rilassato e senza pretese, tra gente con cui si è a proprio agio, è improbabile che si vada oltre una sana allegria.
invece in ambienti come discoteche e mega-festa, ci si va giù nettemante più pesanti.
e non birra, ma super alcolici. Negli stessi ambienti girano cocaina e compagnia: l'obiettivo non è quello di gustarsi un buon bicchiere e diventare un po' più allegro, ma quello di raggiungere livelli di euforia e self confidence ben superiori.
se a una festa sei in grado di divertirti e scatenarti alla grande anche senza un aiutino, buon per te: tutto di guadagnato in salute.
però non sono tante le persone che ci riescono.
Sarà che bevo molto poco, sarà che quando lo faccio è solo per piacere personale, ma capisco perfettamente il discorso di Coll....
Non mi piace la birra, non bevo vino rosso, non mi piace la maggior parte dei super alcolici; l'unica cosa che bevo volentieri, in quantità ridotte e solo saltuariamente è del buon whiskey, possibilmente single malt e categoricamente scozzese.
Tuttavia, posso garantirvi che fino a 20-21 anni ero completamente astemia. Sono sempre stata quella che in compagnia non beveva, se non la coca cola, quella che usciva dai locali lucidissima e sveglissima anche se erano le 3 del mattino, che si ricordava tutto quello che avevano più o meno combinato gli altri....però, nessuno dei miei amici me ne ha mai fatto una colpa o mi ha mai preso in giro per questo; tuttavia credo che questo fosse perché erano tutti più grandi di me di qualche anno.
Mi rendo conto però che in una compagnia di età omogenea questo discorso non vale; ed è una cosa che mi è capitata di appurare ben più di una volta.
L'alcol, come la sigaretta, è una sorta di status simbol; rappresentano molto spesso il modo (sbagliato a mio avviso) di dimostrare di essere grandi. In una società come la nostra, dove se non hai l'occhiale D&G, la pochette Gucci, le scarpe Prada e via dicendo, sei un po' fuori dal "giro", il consumo di alcol è sinonimo di appartenenza ad un gruppo. "Bevo perché così gli altri mi accettano", perchè "se bevo come e più di loro acquisto importanza ai loro occhi".....
Ora, il mio è un discorso molto generalizzato, è ovvio ed auspicabile che non valga per tutti e su tutto il territorio della penisola Italica.....però, l'impressione che se ne ricava è questa purtroppo.
io ho bisogno di ridere e scherzare con gli altri. Quando domina l'alcol, ognuno in realtà è assorbito dal proprio mondo e non ha veri contatti con le persone che ha attorno.
Ma non è affatto vero....anzi,proprio per le note capacita di riduzione dei controlli inibitori,l'alcol aiuta a socializzare,non il contrario.Una socialità superficiale,mi dirai.....probabile,ma quella non dipende deterministicamente dall'assunzione di alcol.3/4 delle mie conoscenze fatte da stra-sobrio sono più che superficiali.
Che poi....se uno cerca "Amicizia Profonda" ad un party universitario e si meraviglia perchè non la trova.....
Dunque l'alcol può forse anche essere d'aiuto in una serata tra amici (anche se ho le mie riserve), ma non è per questo che piace bere
Ma assolutamente si.... :wacko:
Parliamo sempre di uso e non di abuso,ovviamente
Non voglio negare che possa essere un piacere, ma che importanza ha?
;)
Non ha importanza provare piacere nella vita?
Sei un asceta?
:shock:
I piaceri a me vanno bene se sono vissuti con equilibrio, se fanno parte di un discorso più vasto che porta alla felicità della persona, che poggia su altre fondamenta, più profonde.
Tipo?
L'alcol, come la sigaretta, è una sorta di status simbol; rappresentano molto spesso il modo (sbagliato a mio avviso) di dimostrare di essere grandi. In una società come la nostra, dove se non hai l'occhiale D&G, la pochette Gucci, le scarpe Prada e via dicendo, sei un po' fuori dal "giro", il consumo di alcol è sinonimo di appartenenza ad un gruppo. "Bevo perché così gli altri mi accettano", perchè "se bevo come e più di loro acquisto importanza ai loro occhi".....
Non che magari molti di quelli che vanno a farsi un goccetto con gli amici non è che stanno a interrogarsi su problematiche Sociologico-Esistenziali?
Non che magari molti di quelli che vanno a farsi un goccetto con gli amici non è che stanno a interrogarsi su problematiche Sociologico-Esistenziali?
Infatti ho anche chiaramente esplicitato che si tratta di un discorso estremamente generalizzato che si auspica non valga come status quo di tutta Italia; tuttavia molti bevono o cominciano a farlo per sentirsi all'altezza degli altri. Ed è una scelta quasi inconsapevole nella maggior parte dei casi.
In tutta la mia vita me ne sono stra-fregata di quello che dicevano i compagni di scuola/università sul fatto che io non bevessi né fumassi; tuttavia ci sono persone, a quell'età, tendenzialmente più fragili che magari lo vivono come una situazione di inadeguatezza rispetto al gruppo. Sottolineo che si tratta ancora una volta di un esempio ad ampio spettro non di un dato di fatto.
Arya Snow:
Non so se esistono persone che scelgono categoricamente di non bere in assoluto per questo specifico scopo unsure.gif Ma anche se esistessero, cosa c'entra questo con ciò che ho detto? Io ho parlato di chiusura mentale non tanto in relazione al bere o non bere, ma all'avere una determinata mentalità.
Non volevo dire questo, semplicemente che anche per decidere di non bere ci vuole la capacità di andare contro la normalità, che chiaramente deve essere aggiunta al motivo per cui uno prende una decisione del genere. (del resto, non conosco nessuno che non beve per sentirsi superiore agli altri) Anche se andare contro la massa non vuole dire avere una mentalità aperta, dall'altra parte ci sono anche persone che non si oppongono mai a quello che fa la massa. Non mi va di dire che hanno "apertura mentale". Seguono la massa e basta.
Giusto per precisare ciò che intendevo dire...Per me ubriacarmi sarà normale solo se lo faccio abitualmente. Se lo faccio ogni morte di papa o se prima di quel momento non l'ho fatto per niente, allora sarà un'esperienza "un po' diversa del normale" perchè io di solito non la vivo.
Anche trovarsi in Cina per buona parte della popolazione è normale, ma se ci viaggia un italiano la vedrà giustamente come un' "esperienza particolare".
Scusami, l'ho interpretata a modo mio come normalità rispetto alla massa e non rispetto alle proprie abitudini.
******
Joramun:
Parliamo sempre di uso e non di abuso,ovviamente
Qualcuno sa spiegarmi perché bere tanto di questi tempi è così "in"? Perché, più banalmente a un raduno ci si vanta di aver bevuto tanto o si vive con euforia l'ipotesi di farlo?
Alcolismo
Qui si sta parlando di bere tanto, se non ho capito male, allora io mi riferivo non ad un bicchiere o due a cena con gli amici, ma all'abitudine e al piacere (?) di ubriacarsi in compagnia e a quello che cercavo di esprimere con questa frase:
Solitamente uno che pratica il "Culto della Birra" esce per ubriacarsi, non per bere un bicchierino.Non mi dà fastidio l'alcol in sé, ma il Culto della Birra (ecc ecc). Per alcuni sembra proprio che la cosa principale, prioritaria di una serata con gli amici sia proprio il bere:
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Ma non è affatto vero....anzi,proprio per le note capacita di riduzione dei controlli inibitori,l'alcol aiuta a socializzare,non il contrario.Una socialità superficiale,mi dirai.....probabile,ma quella non dipende deterministicamente dall'assunzione di alcol.3/4 delle mie conoscenze fatte da stra-sobrio sono più che superficiali.Che poi....se uno cerca "Amicizia Profonda" ad un party universitario e si meraviglia perchè non la trova.....
Su questo punto credo proprio che non possa esserci una vera discussione, perché questa risposta è esattamente l'opinione alla quale volevo rispondere. Sulla base di quanto io ho visto di persona, dico che bere tanto non aiuta la socializzazione, almeno non quella che io chiamo socializzazione. Negli esempi che ho fatto sopra, non volevo dire che non si facevano discorsi profondi, ma che proprio non si riusciva a parlare.
Poi, come detto sopra, qui si sta parlando di bere tanto. Dopotutto, non ho neanche mai parlato di "Amicizia Profonda". Se inavvertitamente l'ho fatto, mi scuso: la mia padronanza della linguaggio è ancora troppo scarsa.
*******
Tutti:
Nessuno vive per una cosa sola (o quasi nessuno), ma che c'entra questo.Non è certo il solo piacere (e nemmeno per me è tra i piaceri più importanti), ma sempre un piacere resta, quindi ben venga.
Non ha importanza provare piacere nella vita?Sei un asceta?
Tipo?
Non sono riuscito a farmi capire, quindi cerco di rispiegare il tutto diversamente (in modo, spero, più chiaro), dividendo il mio ragionamento in due parti, la prima generale, la seconda personale.
1) Ognuno, che lo voglia o no, ha il proprio modo di vedere il mondo e la propria vita. Visione, chiaro, che si modifica e si sviluppa nel corso della propria vita (si spera...). È a partire da questo che, consapevolmente o meno, ognuno stabilisce una propria "scala di valori", dividendo le cose più importanti da quelle meno importanti, con tutte le sfumature del caso (si tratta di una "scala" anche piuttosto complicata, diciamo). Aggiungerei, anche se forse non è direttamente collegato all'argomento di cui stiamo parlando qui, che quando dobbiamo compiere le scelte della nostra vita, non le compiamo a caso, ma seguendo questa "scala di valori".
Per molte persone, secondo me, l'alcol occupa una posizione troppo alta (come diverse altre cose, del resto).
2) Per quanto mi riguarda, la mia visione del mondo è quella della fede cristiana. Naturalmente è filtrata attraverso le mie esperienze personali, le mie conoscenze ecc ecc, ma il nucleo fondamentale è quello. (Anche se la vostra visione di fondo è diversa, e non potete negare di averne una, potrebbe in questo caso condurvi alla mia stessa conclusione.) Da qui deriva anche la mia visione dei piaceri: la mia fede non li nega (a meno che non siano validi motivi per farlo), ma non li vede come fine ultimo della vita. Ci indica che il piacere di mangiare, o di bere, o i soldi non sono in sé sbagliati, ma quando diventano il fine della nostra vita, quando sono in cima alla scala delle priorità, quando facciamo il resto in funzione di queste cose, non andiamo verso la felicità ma verso la rovina. È praticamente lo stesso principio dell'idolatria, ecco perché parlavo di "Culto" della Birra. Mi rendo conto, comunque, che la questione non è semplice, e non voglio mettermi a fare una discussione teologico-filosofica in un topic sull'alcolismo...dunque fermo qui la mia spiegazione, sperando che sia sufficiente per capire cosa penso in questo caso (andrei oltre se stessimo parlando di altre questioni, ma voglio evitare un OT).
Bisogna poi tenere conto che il piacere di bersi una birra è diverso dal piacere di ubriacarsi (che sarebbe quello principale del topic, se non sbaglio), quindi ci sono altre differenze, altre sfumature che non penso di dovervi spiegare (il Culto della Birra l'avevo pensato più in riferimento a chi si ubriaca, ma in qualche caso può essere adatto anche ad altre situazioni).
Se io quando sono in compagnia non bevo neanche un bicchiere, è più che altro una questione di carattere...
Ah, dimenticavo: non sono un asceta.
E' allarmante, si. Dovrebbe farci riflettere parecchio. Personalmente sono astemia. Non bevo neanche la birra con la pizza se non costretta in rarissimi momenti della mia vita. Non amo quello stato di annebbiamento, che nel mio caso avviene quasi sempre dopo il secondo sorso del mio unico bicchiere di birra, me tantomeno la conseguente sonnolenza che mi evita di godermi una buona serata in compagnia. Più di una volta mi è stato offerto da bere e io ho sempre gentilmente rifiutato sia per gli effetti "collaterali" che per il totale disinteresse per l'alcol in generale. In sostanza, per farmi un dispiacere mi dovete offrire una birra! ;)
E' nel buonsenso che risiede l'intelligenza di una persona. Com'è possibile che a 12 anni un bambino (perchè a quell'età si è ancora bambini) beva alcolici? Dov'è il buonsenso di un genitore? E di chi vende gli alcoolici? Ma i controlli ci sono o no? Boh...
Non giudico una persona perchè si fa un paio di birre, ma penso che ci sia una misura per tutto. Anche per l'alcol. E' sbagliato paragonare l'alcool alle droghe pur essendo considerata una droga "domestica" come la sigaretta, ma l'abuso di tali sostanze capaci di alterare la percezione dell'individuo dev'essere, secondo me, decisamente più regolamentata. Via l'accesso dei ragazzini sotto i 18 anni ai pub. Via la vendita di alcoolici al di sotto dei 18 anni ovunque ed a qualsiasi ora. Se è il genitore che vuole comprarsi una bottiglia di Vodka se la vada a prendere lui invece che mandare il figlio! Limitare la pubblicità di bevande in televisione e sui giornali. Aumentare le campagne nelle scuole contro l'abuso di alcool e di sigarette. Sensibilizzare i genitori a controllare i propri figli (e magari a ridurre le paghette settimanali. Se calano i soldi cala anche la possibilità di spenderli nel bere.).
Non volevo dire questo, semplicemente che anche per decidere di non bere ci vuole la capacità di andare contro la normalità, che chiaramente deve essere aggiunta al motivo per cui uno prende una decisione del genere. (del resto, non conosco nessuno che non beve per sentirsi superiore agli altri) Anche se andare contro la massa non vuole dire avere una mentalità aperta, dall'altra parte ci sono anche persone che non si oppongono mai a quello che fa la massa. Non mi va di dire che hanno "apertura mentale". Seguono la massa e basta.
Nemmeno io ricordo di aver conosciuto persone che non bevono per sentirsi superiori... però quelli che non bevendo ci si sentono sì.
E' ovvio che chi non si oppone mai alla massa non ha una mentalità aperta. Ma può invece essere sintomo di apertura mentale saper apprezzare e/o capire tanti aspetti diversi della vita, e anche piaceri diversi... l'alcol è parte di ciò.