Certamente siete tutti al corrente della vicenda della ragazza uccisa nella metropolitana di Roma con un colpo di ombrello in un occhio.
Le sue assassine sono state identificate grazie alle registrazioni delle videocamere di sorveglianza e proprio queste immagini hanno consentito la lora cattura.
In proposito su "La Stampa" del 30 aprile 2007 compariva quest'opinione di Antonio Scurati
Per comodità di lettura lo riporto anche qui di seguito come citazione
L’occhio implacabile di ANTONIO SCURATI
Occhio per occhio ma il secondo occhio è quello della telecamera. Sono le ore 20 del 29 aprile 2007 e, a giudicare da ciò che si vede in televisione, il dilemma tra sicurezza e libertà, tra sorveglianza e privacy, il conflitto che ha agitato le società occidentali al giro del nuovo millennio, sembra risolto una volta per tutte.
Abbiamo deciso per la sicurezza contro la libertà, per la sorveglianza contro la privacy. Abbiamo, in verità, deciso che si trattava di un falso dilemma perché la violenza è la peggiore tra tutte le violazioni della privacy, perché non c’è più grave menomazione della libertà di quella operata dal crimine.
In televisione, infatti, i telegiornali di prima serata stanno trasmettendo le immagini - riprese due giorni fa da una telecamera di sorveglianza della metropolitana di Roma - della giovane assassina di Vanessa Russo, la ragazza ammazzata con un’ombrellata in un occhio.
La fuggiasca è stata arrestata dopo esser stata identificata e rintracciata proprio grazie al filmato che la ritraeva vestita di bianco in fuga dalla Stazione Termini. A illustrazione della notizia dell’arresto i telegiornali trasmettono e ritrasmettono quel filmato, ma non si tratta solo di informazione. E’ qualcosa di più. E’ un sospiro di sollievo che sale nel naso di milioni di cittadini, è l’entusiasmo davanti a una ghigliottina mediatica, è il senso profondo e istintivo di una giustizia amministrata tramite il video. C’è qualcosa di liturgico nell’andamento ossessivo con il quale quelle immagini vengono proposte e riproposte: si sta celebrando un rito collettivo di esorcismo del male, si sta bruciando la strega, si sta dicendo una messa di ringraziamento.
Ascoltando questo sospiro salire dalle case di milioni di italiani, appare evidente che il cittadino delle nostre società opulente non ha più paura dell’occhio onnisciente delle telecamere che ormai accompagnano quasi ogni nostro gesto quotidiano. Al contrario, quel cittadino pacificato e inerme confida nelle onnipresenti tecnologie della visione per ricevere sollievo dalle proprie paure. Spera - più che temere - che su di lui si posi l’occhio onnisciente di una telecamera come un tempo si sperava nella custodia dell’occhio di Dio. Un Dio di vedetta, di vendetta e giustizia. Il conforto che ci dà l’idea di sorveglianza è enormemente superiore alla diffidenza verso il controllo. Il Grande Fratello orwelliano non agita più i sonni degli uomini liberi d’inizio millennio. Al contrario. Si spera in lui come in un fratello maggiore benigno che ci protegga dalla violenza.
Si dovrà certamente stare in guardia dai pericoli insiti in questo atteggiamento, ma si dovranno prima capirne le ragioni. E per capirle bisogna dimenticare per un attimo l’occhio e guardare a ciò che vede: un’immigrata clandestina romena, dedita alla prostituzione sulla Tiburtina, già nota alla polizia per vari reati minori. Ha conficcato la punta di un ombrello nell’occhio della vittima con tale violenza da sfondarle il cranio. Non sarà politicamente corretto dirlo, ma il fatto è che nelle nostre società pacificate e opulente vive una parte della popolazione che, per storia, cultura, condizione e ambienti di vita, ha una consuetudine con la violenza oramai sconosciuta all’altra parte. Nell’Europa occidentale, gli ultimi cinquant’anni della nostra storia hanno completato un secolare processo di ingentilimento del cittadino, di suo ammansimento. Al punto che, oggi, moltissimi di noi hanno, per fortuna, dimenticato le ancestrali consuetudini antropologiche con la violenza inflitta o subita. Di fronte alla violenza siamo perciò completamente inermi. Pensando a essa ci sappiamo immaginare soltanto come vittime passive. Oppure come spettatori, altrettanto passivi. L’atteggiamento del telespettatore è diventato modello di un comportamento generale. Di fronte alla violenza altrui possiamo perciò o offrirci come vittime mute dinanzi al carnefice o assistere con il fiato sospeso alla battuta di caccia.
Accendiamo speranzosi i televisori come un tempo si accendevano i fuochi ai margini del villaggio a tenere lontani i lupi.
Ebbene, che ne pensate di queste telecamere che riprendono le nostre azioni ormai quasi ovunque?
Francamente un tempo vivevo la loro presenza con una certa ostilità, le vedevo come un'armamentario più consono ad una società totalitaria che a una democrazia ma ultimamente ho cambiato idea in modo abbastanza radicale: in nome di una maggiore sicurezza ben venga il sacrificio di una certa quota di privacy.
Se apprezzo questi "occhi elettronici" non posso dire altrettanto per le traccie lasciate dal danaro elettronico, che evito il più possibile di usare.
In alcuni casi può essere utile, come questo.
Ma è un'utopia, come tutte le altre.
Quando di mezzo ci sono i politici, i potenti, chi ha i soldi e chi conta, diventano addirittura un'arma a loro favore.
Per quanto mi riguarda potrebbero intercettarmi tutte le telefonate, non ho nulla da nascondere: il fatto è che potrebbero essere usate contro di me.
E lo sono.
Come? marketing. Informazioni alle ditte, informazioni di mercato. Lo faceva Postalmarket, lo fanno adesso google e i "guardoni" dei blog.
E lo fa chi ha potere per poter tener d'occhio i suoi nemici...
Ah, se l'obiettivo fosse obiettivo, sarebbe una gran cosa a favore della sicurezza e della giustizia... ma ahimè dovremmo accontentarci dell'aiuto che ci danno per "piccoli" casi come questo, nulla di più. Basta una piccola nota alle leggi sulla privacy per far sparire centinaia di informazioni compromettenti...
Sicuramente un "occhio elettronico" è più corruttibile del ricordo di una persona, ma non della sua onestà. L'onestà dello strumento non ne fa un conseguente onesto uso, ma indubbiamente in alcuni casi ci aiuterà.
A illustrazione della notizia dell’arresto i telegiornali trasmettono e ritrasmettono quel filmato, ma non si tratta solo di informazione. E’ qualcosa di più. E’ un sospiro di sollievo che sale nel naso di milioni di cittadini, è l’entusiasmo davanti a una ghigliottina mediatica, è il senso profondo e istintivo di una giustizia amministrata tramite il video. C’è qualcosa di liturgico nell’andamento ossessivo con il quale quelle immagini vengono proposte e riproposte: si sta celebrando un rito collettivo di esorcismo del male, si sta bruciando la strega, si sta dicendo una messa di ringraziamento.
Avevo un ricordo migliore de La Stampa, questo paragrafo è una vaccata enorme. I Tg che trasmettono e ritrasmettono non lo fanno certo per esorcizzare in questo caso visto che è ormai la politica comune: filmati su tutto e tutti, vallettopoli, Franzoni, Pitbull, e tutti i filoni mediatici analoghi. Ad ogni tg non manca il servizio strappalacrime che non fa cronaca ma fa solo pena.
Tornando IT, credo che come sempre in Italia se una cosa ha lati positivi e negativi, si cancella per legge tutta ma di fatto i lati negativi restano. Le intercettazioni, i filmati, hanno l'enorme pregio di scovare i criminali spesso inchiodandoli inequivocabilmente. Hanno il difetto che ledono la privacy. Quindi cosa facciamo? Vietiamo l'uso delle intercettazioni ai tribunali, specie quelle non ufficialmente richieste dal magistrato (fra un po' si arriverà a questo), mentre sui giornali continueranno a uscire imperterrite giunte in redazione da un qualche uccellino, statene certi, ben ricompensato.
Così se verrà fuori che il tizio A ha corrotto da una registrazione abusiva, il tribunale non lo potrà giudicare mentre sui giornali ci sarà un mese articoli stile Novel in instalments, ai tg ore e ore di servizi che andranno a mettere il naso nella vita della persona, anche, anzi soprattutto, nelle questioni che non avrebbero niente a che vedere col reato.
Ma si sa, qui i criminali comandano e gli onesti subiscono, di consegueza si comporta il sistema giudiziaro che da loro è controllato.
Si tratta semplicemente di scegliere cosa è meglio fare... E' meglio rinunciare alla nostra privacy e aver maggior sicurezza, o è meglio vivere in un mondo più "insicuro", ma mantenere la nostra privacy ?? Io sono per una maggior sicurezza e controllo, a tutti i livelli, anche dovendo rinunciare alla nostra privacy. Poi ovviamente ci sono i pro e i contro, l'eventuale strumentalizzazioni di fatti di una certa rilevanza ecc..... , ma queste sono problematiche che possono essere risolte con un opportuna legislatura che deve essere creata a doc per situazioni di questo tipo.
Ho appena finito di leggere "Il viaggitore", un bel libro che forse esagerando spiega molto bene le dinamiche del controllo sui singoli cittadini e sulle loro utopiche liberta e privacy, quindi ora sono leggermente ossessionato e vedo conferme di questi grandi occhi ovunque...
Avevo un ricordo migliore de La Stampa, questo paragrafo è una vaccata enorme. I Tg che trasmettono e ritrasmettono non lo fanno certo per esorcizzare in questo caso visto che è ormai la politica comune: filmati su tutto e tutti, vallettopoli, Franzoni, Pitbull, e tutti i filoni mediatici analoghi. Ad ogni tg non manca il servizio strappalacrime che non fa cronaca ma fa solo pena.
aggo,aggo....mio buon aggo.sono d'accordissimo con te,anzi,ti quoto e straquoto.sarà per questo che qui diluvia?mah...
....anyway...tornando IT...ritengo che quella della sicurezza collettiva sia solo una gran panzana o effetto collaterale o giustificazione per le migliaia e migliaia di telecamere che ci seguono spiano e voyeurizzano ogni nostro piu stupido comportamento.mi spiace per la ragazza romana e per la sua tragedia,che purtroppo (IMHO) verrà utilizzata come caprio espiatorio dai soliti allarmisti per l'installzione di ALTRE telecamere o del loro vitello d'oro, il MICROFONO AMBIENTALE,il non plus ultra del controllo all'ignaro cittadino.
w il progresso :huh:
Io sono d'accordo per la videosorveglianza tramite telecamere, a patto che esse siano nei luoghi pubblici e per la sorveglianza domestica contro ladri e affini, insomma, qualsiasi tipo di telecamera va bene, a patto che non violi l'intimità ;)