Sul sito del mensile Newton ho trovato un gruppo di dieci "scommesse sul futuro" formulate da studiosi di vari campi e proposte all'opinione dei lettori; per me una delle più interessanti riguarda l'incremento demografico, il suo andamento e le sue possibili conseguenze.
Copio ed incollo alcuni pareri in parte contrapposti:
Giovanni Sartori, professore emerito alla Columbia University di New York e accademico dei Lincei:"Scommetto che nel giro di quarant'anni, se non riusciremo a fermare il boom demografico, saremo al disastro ecologico. La popolazione aumenta ogni giorno di 230 mila persone, 7 milioni al mese di bocche da sfamare, 84 milioni all'anno. Secondo le proiezioni, intorno al 2050 saremo 9, forse 10 miliardi e il sistema Terra rischia di collassare. E cosa succederà quando i paesi emergenti utilizzeranno ancor più energia (largamente prodotta dal carbone) dell'Occidente? Uno sviluppo così non è sostenibile. Già oggi l'acqua è insufficiente. Oltre un quinto della popolazione mondiale soffre per la sua mancanza. Se non c'è acqua per l'agricoltura non si può produrre cibo. Per non parlare della desertificazione. Circa due miliardi di ettari di terra arabile e da pascolo, un'estensione grande quasi quanto Stati Uniti e Messico insieme, risultano degradati o persi per sempre. E la deforestazione? Abbiamo già mandato in fumo i quattro quinti delle foreste del Pianeta. Insomma il rischio è una catastrofe che può farci fare la stessa fine dei dinosauri. E non si vedono spiragli. Eppure la soluzione è semplice. Fare serie politiche di controllo demografico e spingere perchè vengano usati metodi contraccettivi. Purtroppo ci si scontra con la resistenza della Chiesa e con una politica miope a livello mondiale"
Francesco Billari, docente di demografia alla Bocconi:"Scommetto che nel corso del ventunesimo secolo la popolazione mondiale arriverà al massimo a 9 miliardi e poi comincerà a diminuire. L'evidenza scientifica più recente mostra che in tutto il mondo stanno calando le nascite e più della metà della popolazione mondiale vive in regioni ove la soglia di figli per coppia è inferiore a 2,1, soglia che garantisce la riproduzione delle generazioni. Di conseguenza, se continua questa tendenza al calo della fecondità, tra qualche decennio (intorno al 2070-75) si arresterà la crescita della popolazione. In secondo luogo, è sbagliato focalizzare l'attenzione esclusivamente sul numero delle persone, ma bisogna vedere dove queste vivono e in quali condizioni. Il problema è piuttosto quante risorse la popolazione mondiale consumerà in futuro e quale impatto ambientale avranno questi consumi".
Antonio Massarutto, direttore di ricerca dell'Istituto di economia e politica dell'energia e dell'ambiente (Iefe) della Bocconi:"E' vero che il boom demografico rappresenta una bomba a orologeria, ma al momento il maggior fatto di degrado è che i paesi maggiormente industrializzati consumano ben più degli altri paesi. Il dato del boom è certamente inquietante, ma è ancora più inquietante che una piccola parte del mondo consumi così tante risorse. E se in un prossimo futuro anche i paesi emergenti avessero il nostro stesso tenore di consumi, la ricetta di Giovanni Sartori, il controllo demografico, ridurrebbe in minima parte un problema che di per sé è gravissimo. Anche se non fosse necessario raggiungere lo "stato stazionario" teorizzato da alcuni economisti, è certo che i paesi più ricchi dovranno accettare di crescere un po' di meno - o perfino di ridurre i propri livelli attuali di consumo – per lasciare un po' di posto ai paesi emergenti. Questo richiederà in ogni caso fondamentali trasformazioni di ordine istituzionale, sociale e politico. E' il modello economico, sociale e politico dei sistemi capitalistici a dipendere in modo cruciale dal fatto che le economie crescano; laddove non ci sia più crescita, migliori condizioni per gli uni significheranno sempre e necessariamente peggiori condizioni per altri. Le tensioni sociali implicite in un'economia in cui ogni politica è un gioco "a somma zero" non sono governabili dalle istituzioni politiche che abbiamo sin qui conosciuto. Magari bastasse qualche preservativo!"
Se gli studiosi concordano nella preoccupazione circa il problema demografico non sono univoche sia la valutazione della sua possibile incidenza sugli equilibri ecologici e politici del pianeta sia la valutazione sulle strategie per farvi fronte.
Voi che ne pensate?
:figo: N.B.: spero che la discussione non diventi occasione di flames anti/pro Chiesa; mi pare che la cultura cristiana non sia l'unica a sostenere il concetto del "crescete e moltiplicatevi" implicito anche nell'istinto di autoconservazione degli organismi viventi >)
Bellissimo topic... :figo:
Personalmente ritengo il primo il più pessimista. L'autore non ritiene che l'uomo sia in grado di effettuare quelle trasformazioni socio-politiche in grado di trasformare l'economia dell'aumento di offerta in una economia di riduzione della domanda (che poi sarebbe eliminazione degli sprechi)... E pertanto vede nel controllo demografico l'unica soluzione per uscire da questo tunnel.
Vorrei soffermarmi per un attimo su una frase: "un quinto della popolazione soffre per mancanza d'acqua". Un quinto, ora come ora, vuol dire 1.300.000.000 circa. Vuol dire che, ad esempio, l'intera popolazione della cina non ha accesso all'acqua. Fermandosi a riflettere un attimo, la cosa è spaventosa.
Ammesso e non concesso che il mondo industrializzato accetti di passare ad un sistema di crescita più controllato, io non sono convinto che i paesi emergenti abbiano la volontà di fare altrettanto. Esclusi da tanto tempo dal giro internazionale dei Paesi che contano, vorranno correre per recuperare posizioni... Ma a questo punto i paesi industrializzati potrebbero benissimo dire: "perché noi dovremmo essere gli unici responsabili? Perché dovremmo farci raggiungere e superare? Continuiamo anche noi con il tipo di economia che abbiamo adottato fino ad ora".
L'idea però del controllo demografico mi fa venire in mente questo spiacevole scenario: ammettiamo che per i prossimi 200 anni, per far calare la popolazione, ogni persona abbia diritto ad un solo figlio.
Ora, viene scontato pensare che se io posso avere un solo figlio, vorrei che fosse il migliore possibile, bello, sano, forte, robusto, intelligente, fertile eccetera eccetera eccetera...
Parallelamente ad una iniziativa di controllo demografico, potrebbe esserci una forte spinta allo sviluppo della genetica per individuare gli embrioni "migliori"... E quindi "selezionare" i figli migliori...
E qui si scivola lentamente nell'eugenetica, e questo non mi va proprio per niente.
Credo che i fronti su cui si debba agire siano veramente tanti...
In primo luogo i governi dovrebbero adottare attivamente politiche di salvaguardia delle risorse, con eliminazione degli sprechi, ristrutturazione delle reti idriche (un terzo dell'acqua che circola negli acquedotti del sud Italia va sprecata!!! Un terzo!! OK che poi la gente si lamenta perché non ha l'acqua nel lavandino... Forse questi casi ci sarebbero lo stesso, ma ce ne sarebbero di meno!) e via dicendo.
Ma soprattutto, il singolo cittadino dovrebbe imparare ad essere cittadino del pianeta Terra, e responsabilizzarsi un po'. "Fare meno figli? Ma se gli africani non usano il preservativo non è colpa mia!" "Fare meno figli? Ditelo ai cinesi che sono un miliardo e mezzo, non a me!" "Diminuire gli sprechi?!? Certo, ci sto! Che bello, mi sento entusiasta! Dai, prendiamo la macchina e andiamo alla sede del WWF che sta a 500 metri da qui, che voglio far sapere al mondo quanto sono ecologista!"
Secondo me fino a che la cultura dell'opulenza e delle risorse infinite la farà da padrona (basta pensare a quando una persona si lava le mani o i denti e lascia aperta l'acqua mentre insapona/spazzola, oppure usa la lavastoviglie per due piatti in croce...), finché non ci sarà un maggiore senso di responsabilità a livello individuale, sarà dura ottenere risultati dal punto di vista socio-politico, ed il controllo del numero di abitanti del pianeta sarà una triste necessità per salvaguardare la sopravvivenza dell'uomo e della vita in generale sulla Terra.
Purtroppo, la storia insegna che fino a che uno non viene scottato, è difficile fargli capire la lezione, quindi sono poco ottimista al riguardo.
io credo che volenti o nolenti, le cose si riequilibreranno, in maniera positiva se riusciremo a limitare le nascite e ridurre gli sprechi (io ci aggiungo anche ridistribuire le risorse in maniera più equa), altrimenti quando la situazione diverrà insostenibile scoppieranno delle guerre che avranno l'effetto di diminuire la popolazione mondiale...
L'idea però del controllo demografico mi fa venire in mente questo spiacevole scenario: ammettiamo che per i prossimi 200 anni, per far calare la popolazione, ogni persona abbia diritto ad un solo figlio.Ora, viene scontato pensare che se io posso avere un solo figlio, vorrei che fosse il migliore possibile, bello, sano, forte, robusto, intelligente, fertile eccetera eccetera eccetera...
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E qui si scivola lentamente nell'eugenetica, e questo non mi va proprio per niente.
Mi risulta che la Cina, che aveva intrapreso già da anni la politica del "figlio unico" per frenare il suo boom demografico stia iniziando a sperimentarne un imprevisto effetto collaterale: poichè, per motivi culturali, le famiglie tendevano a preferire che l'unico figlio consentito fosse maschio molte femmine sono state abortite o sopresse da neonate.
In questo modo nelle nuove generazioni si è verificato uno squilibrio fra i sessi dalle conseguenze difficilmente prevedibili, tanto che alcuni analisti paventano (mi auguro sbagliandosi di grosso) un possibile uso del surplus maschile cinese in avventure militari.
confermo in tutto e per tutto quello detto da alyssa perchè lo stò studiando or ora sul surprus per usi militari nn deve sorprendere nei prossimi 100 anni gli equilibri di potere nella terra cambieranno,gli stati uniti non saranno più una potenza egemone ma dovranno fare i conti con la Cina prima di tutto che si prenderà di certo numerose rivincite sul piano geopolitico (un nome a caso Taiwan)e gli stati uniti non potranno fare altro che girare lo sguardo dall'altra parte...un altro prossimo ritorno alla vetta delle potenze sarà quello dela russia che stà uscendo dal declino post fine unione sovietica e si avia verso un nuovo periodo relativamente buono...pare che poi il surriscaldamento li dovrebbe favorire nella siberia ma anche il libro parla per ipotesi quindi nn saprei.
per l'incremento demografico dice chiaramente che i paesi sottosvilupati in paricolare i paesi islamici e africa sub sahariana produrranno sempre un numero superiore di popolazione perchè così dicono i dettami della religione! appena posso metto info più dettagliate! :lol:
Mi risulta che la Cina, che aveva intrapreso già da anni la politica del "figlio unico" per frenare il suo boom demografico stia iniziando a sperimentarne un imprevisto effetto collaterale: poichè, per motivi culturali, le famiglie tendevano a preferire che l'unico figlio consentito fosse maschio molte femmine sono state abortite o sopresse da neonate.
In questo modo nelle nuove generazioni si è verificato uno squilibrio fra i sessi dalle conseguenze difficilmente prevedibili, tanto che alcuni analisti paventano (mi auguro sbagliandosi di grosso) un possibile uso del surplus maschile cinese in avventure militari.
Stesse identiche mie informazioni/preoccupazioni in merito. :lol:
Possiam muovere molte critiche al controllo demografico...ma c'è da rilevare un dato:funziona.Almeno nei paesi dove si è deciso di applicarlo con fermezza (spesso anche ecessiva,con successivo sconfinamento nella violazione dei diritti fondamentali dell'essere umano)
Il problema sono gli sprechi, non la popolazione.
Come abbiamo visto a scuola quest'anno, esistono tre situazioni demografiche: regime antico, regime moderno, regime dî transizione. Il regime demografico antico, cioè quello preindustriale, prevedi alti tassi di natalità e alti tassi di mortalità (con periodi di crisi eccetera). Il regime moderno, postindustriale, prevede bassa natalità e bassa mortalità. Entrambi mantengono la popolazione costante, se restano costanti le risorse. Il problema è costituito dalla fase di transizione, in cui la mortalità diminuisce (causa migliori condizioni igieniche, mediche, di risorse, e via dicendo) ma la natalità, che dipende dalla mentalità, resta invariata. Si crea così un micidiale squilibrio che aumenta la popolazione.
I paesi occidentali sono in regime moderno, e la popolazione NON AUMENTA: il tasso di figli per donna è pari o inferiore al 2,1%, il tasso minimo di ricambio generazionale (idealmente sarebbe 2, ma si ammette un debole tasso di mortalità). Se in questi paesi la popolazione aumenta, è esclusivamente a causa dell'immigrazione da paesi in fase di transizione.
In Africa, per esempio, "l'uomo bianco" è intervenuto abbattendo i tassi di mortalità originali (con medicinali, eccetera), mentre la natalità è rimasta di 8 figli per donna in certi casi. In altri paesi del terzo mondo più avanzato, la natalità è diminuita moltissimo. Esempio (dai miei appunti di scuola): la natalità del Messico nel 1970 era di 8,5 figli per donna, nel 2005 al 2,5 (quindi vicino al tasso di crescita 0). Questo grazie al cambiamento di mentalità, anche grazie a politiche di pianificazione, diffusione dei contraccettivi ecc.
Insomma, il mondo in generale si sta avviando verso una stabilizzazione della popolazione. Le previsioni dicono che tra il 2050 e il 2100 si arriverà allo stallo, e saranno forse 10 o 15 miliardi (stimo io).
Come è già stato detto, se tutta questa gente si mette a consumare quanto gli USA oggi (non per fare l'antiamericano ma sono il paese che consuma di più, a testa), la catastrofe totale è garantita. Le risorse per mantenere anche 20 miliardi ci sono, e dico senza devastare l'ambiente, ma solo gestendole adeguatamente. Un esempio: sapete quanti chili di cereali e quanta acqua ci vogliono per produrre un chilo di carne di manzo? Troppi, non ho il dato sottomano ma è qualcosa di scioccante. E se 15 miliardi di persone decidono di passare dalla ciotola di riso all'hamburger, le conseguenze saranno spaventose. Si sprecheranno vagonate di cereali per nutrire gli animali da carne...
L'unica soluzione possibile è rendersi conto del pericolo e iniziare il più presto possibile a cambiare le abitudini. Di tutti, non solo di noi occidentali che l'abbiamo fatto fino adesso e non solo il terzo mondo che vorrebbe cominciare a farlo. E basta consumismo.
Utopia? Io temo che si reagirà quando sarà troppo tardi per l'ambiente. L'umanità non corre rischi, a mio avviso, ma li corre il resto della popolazione di questo triste pianeta.
Il problema è molto serio e non di facile soluzione. Ridurre gli sprechi e tenere sottocontrollo l'incremento demografico possono rappresentare delle scappattoie temporanee, ma non definitive. Non risolverebbero certo il problema. Vanno fatti ingenti investimenti in fonti di energia pulita, vanno ridotte, se non addirittura eliminate le emissioni inquinanti, si deve ridurre la produzione mondiale e allentare un po' i suoi ritmi frenetici. Non ci sono alternative : o si agisce così o si rischia seriamente il collasso del sistema.
:lol: :D :stralol:
Mi sono ricordata di aver aperto questa vecchia discussione leggendo sul "Corriere" di oggi questo editoriale:
FAME E DEMOGRAFIALa coperta è più corta
di Giovanni Sartori
D’un tratto abbiamo scoperto che nel mondo c'è molta gente che muore di fame. Eppure si sapeva da tempo. Sei anni fa contestavo i dati Fao (Food and Agricultural 0rganization delle Nazioni Unite) la cui previsione era che nel 2030 il numero delle persone che soffrono la fame sarebbe stato dimezzato e scrivevo così: «La semplice verità è che la fame sta vincendo perché ci rifiutiamo di ammettere che la soluzione non è di aumentare il cibo ma di diminuire le nascite, e cioè le bocche da sfamare. La Fao, la Chiesa e altri ancora si ostinano a credere che 6-8 miliardi di persone consentano uno sviluppo ancora sostenibile. No. Più mangianti si traducono oggi in più affamati. I 30 mila bambini che muoiono di fame ogni giorno li ha sulla coscienza chi li fa nascere» (Corriere del 9 giugno 2002).
Da allora provo ogni tanto a ricordare che alla origine di tutti i nostri mali, ivi incluso il disastro ecologico, sta l'esplosione demografica. Agli inizi del secolo scorso eravamo 1.500 milioni; oggi siamo 6.500 milioni (tuttora in crescita di 60 milioni l'anno). Ma è un predicare al vento. Sul punto si è creato un blocco mentale. L'argomento è tabù, è religiosamente scorrettissimo e proprio non se ne deve parlare. E così continuiamo a essere impegnati in una rincorsa inevitabilmente perdente, insensata e anche suicida. Tornando agli affamati, sei anni fa erano stimati in 800 milioni; oggi si può prevedere che arriveranno a 2 miliardi e passa.
Sono stime che sottintendono una vera e propria «strage » in corso, che non ha fatto notizia finché avveniva in ordine sparso. E’ quando una carestia arriva nelle città che diventa visibile e minacciosa. Ed è nelle città del mondo in via di sviluppo (come si diceva) che oggi manca il grano, manca il riso, manca il mais. Perché? Di colpo si scopre che la colpa è dei biocarburanti che sottraggono terreno agricolo alle coltivazioni alimentari. In verità il Brasile va quasi tutto a biocarburanti e in trent'anni nessun premio Nobel (in economia sono tantissimi) ha avvertito il pericolo. Ma ora che l'America si è messa a incentivare l'etanolo, ecco il colpevole: la politica energetica di Washington e la speculazione che si concentra a Chicago. Sulla speculazione (che c'è) mi limito a osservare che presuppone che un bene diventi raro. Sull'acqua di mare non ci sarà mai speculazione.
Quindi la speculazione non è all'origine del problema. Il problema è che le risorse petrolifere sono in diminuzione e soprattutto sempre più a rischio. Se l'America restasse a secco sarebbe una catastrofe (anche per tutto l'Occidente) rispetto alla quale la crisi del 1929 sarebbe una inezia. La situazione è, allora, che per 6-7 miliardi di persone la coperta è corta. Per rimediare, tutti cercano di tirarla a sé. E così per turare una falla ne apriamo un'altra. Quando la coperta è sempre più corta, l'unica soluzione è di ridurre il numero di chi ne deve essere coperto e protetto. In attesa ogni egoismo è sacro, e cioè il diritto di sopravvivere è eguale per tutti. Pertanto trovo insensato e irresponsabile dichiarare che alienare i terreni dalla produzione agricola «è un crimine contro l'umanità» (così le Nazioni Unite per bocca di Jean Ziegler, riecheggiato con mia sorpresa anche da Tremonti). Per un problema terribilmente serio, occorre essere seri.
In tempi di crescita sfrenata dei prezzi dei cereali e del petrolio le posizioni di Sartori sulle conseguenze catastrofiche dell'incremento demografico mi appaiono condivisibili in modo inquietante.
In tempi di crescita sfrenata dei prezzi dei cereali e del petrolio le posizioni di Sartori sulle conseguenze catastrofiche dell'incremento demografico mi appaiono condivisibili in modo inquietante.
appoggio completamente le riflessioni di alyssa e di parecchi altri prima di lei in questo topic.
l'incremento demografico continuo di alcune aree rappresenta un problema per tutti, proprio a causa delle risorse planetarie non illimitate. :figo:
vero che da una parte occorre ridurre drasticamente gli sprechi e ottimizzare l'impiego delle risorse stesse puntando il più possibile sull'impiego, ad esempio, di fonti di energia rinnovabile e a basso impatto ambientale, ma a questo si deve accompagnare, imho, un forte controllo e ridimensionamento delle nascite.
perché non applicare democraticamente a tutti gli stati con decreto onu (e controllo onu) il decreto "una coppia, un figlio".
già nell'arco di un paio di generazioni se ne vedrebbero i primi benefici.
Perchè si è visto in Cina com'è andata a finire.
E poi i consumi folli li mettiamo in atto noi, quelli dal trend demografico negativo.
Sono d'accordo con l'articolo, ma bisognerebbe promuovere l'uso del preservativo e restituire alla donna la libertà di scelta sulla propria vita riproduttiva, ad esempio svincolando l'uso della pillola dal controllo del marito.
Quando la terra diventerà troppo piccola, l'uomo prolificherà fra le stelle.
A lungo termine, una soluzione sarebbe la colonizzazione dello spazio.
Certo, troppo a lungo termine per l'emergenza attuale, quindi è utopia, però sarebbe bello si realizzasse.
:figo:
Perchè si è visto in Cina com'è andata a finire.
ammetto di non avere notizie attendibili... da quel poco che sapevo a riguardo, date le "ritorsioni" per chi decideva di avere più di un figlio (perdita di alcuni diritti assistenziali statali di base, mi pare) la strategia aveva dato i suoi frutti, almeno a grandi linee.
certo, con alcuni macabri corollari :figo: :figo: tipo aborti fai-da-te e feti abbandonati per strada, selezione dopo la nascita in favore del figlio maschio - pratica d'altronde diffusa in molti paesi asiatici - ma qui è questione di educazione (pienamente d'accordo con te sulla necessità assoluta di diffusione degli anticoncezionali nel terzo mondo... magari anche con forniture gratis, aggiungerei :wub: )
Buona idea le forniture gratis, magari abbinate a dei corsi per le donne.
Mi riferivo alla massa di persone non registrata all'anagrafe. I figli si fanno lo stesso perchè si ha una femmina o perchè qualcun'altro deve badare ai campi, semplicemente si partorisce in casa e non si registrano all'anagrafe. La popolazione della Cina è sfalsata da una quantità di "bambini fantasma" che non vanno a scuola, non hanno accesso agli ospedali, non esistono per lo Stato.
E ci sono altri due problemi: uno è la difficoltà di formare una famiglia, la natura su queste cose si riequilibra bene, il programma umano no. Ci sono troppi maschi e una buona parte resterà single per forza, cosa che mi sembra un forzare le scelte delle persone. Inoltre sul figlio unico si investe tutto, di conseguenza si è verificato un problema di "generazione viziata" in cui i valori del duro lavoro alla cinese si sono persi del tutto.
L'altro problema è che con l'aumento dell'aspettativa di vita il figlio unico si ritrova da solo a mantenere i genitori anziani e spesso anche i nonni.
Questo topic è stupendo. :figo:
L'esplosione demografica è naturale in una zona del pianeta in cui ci si sposta da una condizione di povertà ad una condizione di ricchezza. Come detto dal Khal più di un anno fa.
Io però sono molto pessimista a riguardo. Nel senso che non credo che, raggiunto un certo equilibrio economico, le nazioni emergenti possano adeguarsi così velocemente al ritmo di decrescita demografica che caratterizza i paesi più sviluppati. Sarò catastrofista, ma dubito che fino a quando le ragioni della crescita economico-sociale di India, Cina e altri, non saranno assoggettate, insieme ai paesi occidentali, ad un regime di decrescita sostenibile, l'umanità correrà il rischio di azzannarsi sui resti delle poche risorse ancora disponibili. Il pianeta a stento riesce a mantenere il ritmo di vita di 1 miliardo e mezzo di persone che vivono in Occidente. Non immagino nemmeno cosa potrebbe accadere se fossero 9 miliardi a consumare quanto fanno gli Stati Uniti o le nuove metropoli nel deserto come Dubai.
Da subito tutti dovrebbero fare un passo indietro, ridurre i consumi elettrici, le emissioni, la produzione di rifiuti, aumentare i terreni per la coltura di grano, ecc.., ma come faranno a vietare alla Cina di crescere tanto quanto hanno fatto le potenze occidenali nel secolo scorso, perchè di questo si tratta? Chi si fermerà prima? Nessuno...
Non ci resta che espatriare sulla stazione orbitante. :figo: