questa è una piccola riflessione che mi è capitato di fare dopo l'ultima volta che sono andato in libreria,guardando le novità messe nell'angolo storico fanta storico e fantasy mi sono accorto che c'è una vera e propria invasione di libri sulla cultura celtica"Boadicea(sì lo sò anche io che sarebbe più giusto Boudicca ma mi fà "nome di un giocatore famoso del Milan+re)Brian Boru ramo rosso mago merlino re Artù e altri della tavola rotonda o precedente!visto questo la mia mente che ogni tanto si sveglia dal torpore ha pensato:ma guarda quanti bei romanzi sui celti vediamo che c'è sugli eroi nostrani i vari ulisse achille agmennone e menelao...lungo silenzio interrotto da dalla classica palla che passa nei western,ho trovato slo qualche libro di manfredi più la torcia della Bradley!
ma è possibile che non ispirino a nessuno i libri dell'antichità eroica nostrana ma ispirino di più i lontani celti(sì lo sò che c'erano anche in italia ma io parlo di quelli di irlanda e UK!)che gli eroi romani e greci?
voi che ne pensate?
PS ovviamente a me piacciono entrambi sia i miti celti che quelli ellenici e romani!
credo che il motivo sia questo:il mondo nordico è perfetto per i canoni del fantasy (fissati da Tolkien).
pensiamo alla geografia della Scandinavia con l'occhio di un nordico:partiamo da una civiltà guerriera abbastanza evoluta anche culturalmente,ma cmq periferica,anzi questao stare ai confini dell'europa è l'elemento più importante.
a nord,abbiamo una distesa di ghiaccio infinita e inesplorabile,probabilmente patria di creature mitiche (giganti ecc.).
a est abbiamo popolazioni (finlandesi e russi)barbariche,simili ed diversi allo stesso tempo,adoratori di altri dei.li consideriamo maghi.
a ovest,terre misteriose e disabitate,fredde arcadie da colonizzare.
infine a sud abbiamo regni nemici,e poi strani ed opulenti imperi,sempre più staordinari e alini man mano che scendiamo a sud,lavorando come mercenari.
la grecia era al centro della civiltà,quindi le storie (attenzione,non i miti) mancano del giusto grado di ingenuità,stupore e magia del fantasy.
per l'appunto,anche il più mediterraneo dei fantasy,il ciclo della Legione di Turtledove (protagonisti dei legionari catapultati in un mondo fantasy bizantino) usa l'espediente dello sguardo esterno.
Beh, la gran parte degli scrittori fantasy sono di lingua e cultura inglese quindi trovo normale che si concentrino sulle proprie leggende e tralascino il Mediterraneo.
Così senza pensarci troppo direi che si tratta di moda...
I miti greci e romani sono stati al centro di tutta la letteratura avventurosa e fantastica, o quello che più vi assomigliava, per tutto il medioevo e fino al 1800... mentre oggi c'è la riscoperta nordica, che certamente risente soprattutto dell'influsso di Tolkien. Ma prima di Tolkien c'erano i viaggi di Ulisse, le avventure di Ercole, la guerra di tr**a, le peripezie degli argonauti e un fracasso di altri eroi fantastici, mitici, epici. Naturalmente c'erano anche le saghe norrene, i cicli arturiano e carolingio, eccetera; ma erano molto meno note al pubblico.
E poi c'è una questione di "cultura dominante"; nel medioevo la lingua più importante era il latino, e le opere latine-mediterranee erano le più diffuse. Oggi invece c'è lo stradominio dell'inglese, e i Celti dominano...
Un'altra idea che mi sta venendo in mente adesso potrebbe essere interessante, ma prendetela un po' così. La cultura celtica era molto legata ai boschi: forse la nostra civiltà iperurbanizzata si rivolge a quel genere di tradizione fantastica per ritrovare un po' di natura selvaggia, mentre nei secoli passati c'era il fascino del mare misterioso, della scoperta di nuove terre a cui era legato il mondo mediterraneo.
Un'altra idea che mi sta venendo in mente adesso potrebbe essere interessante, ma prendetela un po' così. La cultura celtica era molto legata ai boschi: forse la nostra civiltà iperurbanizzata si rivolge a quel genere di tradizione fantastica per ritrovare un po' di natura selvaggia, mentre nei secoli passati c'era il fascino del mare misterioso, della scoperta di nuove terre a cui era legato il mondo mediterraneo.
E' un' ipotesi molto interessante.
Occhio che Celti e Anglosassoni sono matrici completamente diverse...
Il fatto è che chi scrive viene quasi sempre dai paesi "nordici", ovvio che provilegi quelle ambientazioni. Occorre interrogarsi usl perchè anche gli italiani scrivano romanzi ambientati in Irlanda...
Forse il mondo greco-romano è considerato troppo "storicizzato" rispetto a quello nordico, ma è uno sbaglio.
Probabilmente il problema principale sta nel fatto che la cultura greca e romana si studia anche a scuola, e dunque di voglia di ritrovarsela pure a casa ce n'è ben poca, imho
la cultura greca e romana si studia anche a scuola, e dunque di voglia di ritrovarsela pure a casa ce n'è ben poca
Questa è sicuramente una delle ragioni principali...visto che perfino il mio professore di greco di venrata memoria affermava che "non si dovrebbero far leggere l'Iliade e l'Odissea a scuola, perchè poi diventano antipatici e se ne perde il piacere della lettura".
I miti greci e romani sono stati al centro di tutta la letteratura avventurosa e fantastica, o quello che più vi assomigliava, per tutto il medioevo e fino al 1800
Scusa? Mi sa che allunghi e allarghi un po' tanto la centralità e l'importanza dei miti greco-romani....
prima di Tolkien c'erano i viaggi di Ulisse, le avventure di Ercole, la guerra di tr**a, le peripezie degli argonauti e un fracasso di altri eroi fantastici, mitici, epici.
Tolkien fa tutto meno che ispirarsi ai miti mediterranei, anzi prende dal sostrato della sua propria terra, quella in cui, vedi caso, l'impero romano è arrivato tardi ed ha lasciato tracce molto minori.
A parte questo, secondo gli ultimi studi compiuti da Felice Vinci (Omero nel Baltico) pare che la saga della guerra di tr**a ed il ritorno di Odisseo siano state originariamente una sagha nordiche, arrivate nel mediterraneo attraverso gli scambi commerciali lungo il Volga e solo in seguito mutuate ed attrbuite ad una sitauzione simile...
Naturalmente c'erano anche le saghe norrene, i cicli arturiano e carolingio, eccetera; ma erano molto meno note al pubblico
A pubblico? No, a QUESTO pubblico, romanocentrico e latinocentrico, convinto che oltre le Alpi ci fossero i barbari (vedi i commenti di Manzoni su Shakespeare), e cmq...
nel medioevo la lingua più importante era il latino, e le opere latine-mediterranee erano le più diffuse.
Forse era la lingua più importante per chi sapeva leggere, ma le corti dell'Italia rinascimentale e bassomedievale pullulavano di autori e romanzi del ciclo arturiano e carolingio. Paolo e Francesca stavano leggendo di Lancillotto e Ginevra quando il rispettivo fratello e marito li soprende e sgozza - e questo solo per citare il caso forse più famoso...
la gran parte degli scrittori fantasy sono di lingua e cultura inglese quindi trovo normale che si concentrino sulle proprie leggende e tralascino il Mediterraneo.
Concordo, la cosa più logica è che si concentrino sul loro ambiente.
Poi posso anche aggiungere che, costretti come siamo a sorbire Iliade ed Odissea a scuola, e privati (grazie agli esperti dei palinsesti televisivi) anche di quelle riduzioni televisive fatte con intelligenza, come "L'Odissea" con Irene Papas, che stimolavano in realtà la voglia di leggere e di saperne di più, si è perduto buona parte del fascino originario che rivestivano e quindi la voglia di approfondimenti.
Secondo me è perchè si collegano le culture greca e romana con la scienza e il progresso. Certo, noi sappiamo che quei popoli erano anche dei sognatori, c'erano i miti e c'era l'Olimpo. Ma tutti i popoli antichi avevano una mitologia. Quello che caratterizza in particolare i popoli del Mediterraneo è che avevano raggiunto massimo grado di civiltà (in maniera molto semplicistica = scienza + progresso) della loro epoca. Il problema è che oggi scienza e progresso riempiono la nostra vita quotidiana al punto che abbiamo bisogno di uscirne con la fantasia... per farlo quindi è molto meglio immaginare di vivere presso un popolo nordico semplice e abbastanza primitivo. I Celti, in particolare sono un popolo misterioso perchè le notizie sulla loro storia sono ancora poche e confuse. Quindi è + facile immaginare che in un mondo fantastico pratichino la magia. Insomma, se devo scegliere un popolo antico come modello a cui ispirarmi x un fantasy non penso certo ai Romani: non c'era magia nelle loro conquiste, era tutto organizzato, gerarchizzato... Nei fantasy ci vedo di più gli eroi singoli che non le anonime legioni (anche se non mancano le eccezioni). Non mi meraviglia che in Gemmel anzi essi compaiano come antagonisti (Stone = Roma direi palese).
Mi piacerebbe non poco un fantasy un pò ellenizzante!!
X quanto mi riguarda mi ispira un romanzo storico di qualche anno fa. Si chiama "le porte di fuoco" di Pressfield, parla della resistenza alle termopili. Qualcuno di voi l'ha letto?? Ne vale la pena??
Saluti!
Ciao
Bry
Si chiama "le porte di fuoco" di Pressfield, parla della resistenza alle termopili. Qualcuno di voi l'ha letto?? Ne vale la pena??
L'ho letto, e penso che sia il libro più valido di narrativa scritto ispirandosi alla vicenda delle Termopili, storicamente il più corretto ed il più "sfrondato" di tutte le immagini "pulite" della guerra, del coraggio e dell'eroismo (per intenderci: il campo di battaglia è un macello dove chi combatte calpesta cadaveri, sangue, escrimenti e schifezze varie, e ne esce pesto e coperto di sporcizia, non puro e immacolato e senza un graffio).
Non è esente da errori, ma merita davvero.
Si chiama "le porte di fuoco" di Pressfield, parla della resistenza alle termopili. Qualcuno di voi l'ha letto?? Ne vale la pena??
L'ho letto, e penso che sia il libro più valido di narrativa scritto ispirandosi alla vicenda delle Termopili, storicamente il più corretto ed il più "sfrondato" di tutte le immagini "pulite" della guerra, del coraggio e dell'eroismo (per intenderci: il campo di battaglia è un macello dove chi combatte calpesta cadaveri, sangue, escrimenti e schifezze varie, e ne esce pesto e coperto di sporcizia, non puro e immacolato e senza un graffio).
Non è esente da errori, ma merita davvero.
Bene.....un'altro libro ke si aggiunge alla lista dei libri ke voglio leggere!!! Grazie!!!
Ciao
Bry
A parte questo, secondo gli ultimi studi compiuti da Felice Vinci (Omero nel Baltico) pare che la saga della guerra di tr**a ed il ritorno di Odisseo siano state originariamente una sagha nordiche, arrivate nel mediterraneo attraverso gli scambi commerciali lungo il Volga e solo in seguito mutuate ed attrbuite ad una sitauzione simile...
Sì, questo l'ho sentito anch'io, MA pare che molte delle prove fornite a sostegno siano un po' (=tanto) stiracchiate...
Per il resto sono d'accordo con te: al pubblico medio-basso le vicende dei cavalieri della tavola rotonda & co., nel medioevo, erano molto note, dal momento che erano quellec che giullari e compagnia raccontavano per le piazze, ma anche nelle corti.
E in effetti, a torto o a ragione non ha importanza, la tradizione greco romana a noi suona meramente come qualcosa di eccessivamente scolastico e quindi barboso (non molto adatta a un libro di narrativa, quindi), mentre la cultura celtica O anglosassone ha, forse, un sapore molto più misterioso e quindi ha più facilità di attrarre pubblico.
A parte questo, secondo gli ultimi studi compiuti da Felice Vinci (Omero nel Baltico) pare che la saga della guerra di tr**a ed il ritorno di Odisseo siano state originariamente una sagha nordiche, arrivate nel mediterraneo attraverso gli scambi commerciali lungo il Volga e solo in seguito mutuate ed attrbuite ad una sitauzione simile...
Nn solo letto ma anche studiato a scuola di recente... E' un'ipotesi come tante altre, nn è dato x certo.
Per quanto riguarda il topic della discussione, credo ke essendo il Mediterraneo il "nostro" ambiente storico-culturale, sia + stimolante e meno legato alla realtà (almeno dal nostro punto di vista) un fantasy di ispirazione nordica.
Inoltre, come già è stato detto, volenti o nolenti Tolkien ha creato dei canoni "classici" x il romanzo fantasy, genere ke essendo largamente apprezzato e prodotto + all'estero ke qui da noi, risente inevitabilmente dell'influenza anglosassone in generale.