povero silvio sempre in mezzo a 2000 congiure e/o problemi che lo attanagliano, ma parliamo di chi comanda di la...
tratto dal forum di my-tv
LE PRODEZZE DI ROMANO PRODI
La Banca Santo Spirito, fondata nel 1605 da papa Paolo V Borghese, apparteneva con le famose tre BIN (banche di interesse nazionale) all'IRI di Romano Prodi.
Tra le quattro bacnche non correva buon sangue, Credit e Comit al Nord, mantenevano una certa autonomia mentre il Santo Spirito era considerato provincia Andreottiana.
Prodi ebbe la brillante idea di togliere al Bancoroma la Banca Centrosud e incorporarla al Santo Spirito.
Il progetto fallì ed i 43 sportelli della Centrosud presero la via americana delal Citibank, era la prima volta che un'azienda di credito straniera si impossessava di un istituto italiano.
Il Santo Spirito fu quindi messo in vendita, il primo ad interessarsi all'afafre fu il Monte dei Paschi di Siena, vicino al PCI; un affare da 800 miliradi.
Repubblica svelò i contatti tra Siena e Via Veneto, pochi giorni prima che scoppiasse il caso SME.
L'Unità dava per certa la cessione quando arrivo l'altolà di Andreotti.
Repubblica riproponeva (18 maggio 1988) l'ipotesi giusta il Santo Spirito sarebbe stato ceduto al Banco di Roma.
Bassanini e Visco fecero fuoco e fiamme in parlamento; sarebbero divenuti sui ministri.
Prodi ubbidi, la faccenda era stata discussa altrove, approvata altrove, e firmata da lui felice e contento.
Aveva perso una Banca, 43 sportelli in mano straniera, ma era felice.
Contento lui e la sinistra.
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Vendereste casa vostra senza fissarne il prezzo, accettando un semplice anticipo?
Non dico casa, ma che so l'auto, la bici, le vostre vecchie scarpe?
Probabilmente nessuno, ma non Romano Prodi, che da presidente IRI ha fatto l'eccezione.
Il patto per al vendita del Santo Spirito, firmato da prodi e Cesare Geronzi prevedeva che le due parti entro 15 giorni dalla firma affidassero ad una primaria società internazionale, da scegliere di comune intesa, di fissare la valutazione della Banca in vendita.
L'IRI vendeva senza sapere quanto sarebe stato il valore dell'operazione. Al tempo al Santo Spirito imperava Andreotti ed alla Cassa di Roma imperava De Mita.
Il repubblicano Giuseppe Armani si fece sentire nel tentativo di boicotatre la vendita, ed il 20 Febbraio si costitui una commissione per al difesa degli azionisti di minoranza del Banco, patrocinati dall'avvocato Taormina.
E si parlò do aggiotaggio, falso in bilancio e peculato per distrazione di fondi pubblici a vantaggio di terzi.
La denuncia chiamava in causa anche il Tesoro e la Banca d'Italia, e l'esposto finì sul tavolo del procuratore di Roma, Ugo Giudiceandrea che finì indagato nell'inchiesta sugli immobili di Stato affittati a canoni irrisori; viveva in un appartamento di palazzo Blumensthil con stucchi, intarsi, caminetti di marmo e soffitti affrescati a meno di 200.000 LIRE il mese.
Il procuratore inviò il fascicolo del Santo Spirito al pubblico ministero Giancarlo Armati, ora procuratore di Viterbo, fratello di un alto funzionario del Banco.
L'esposto finì in archivio.
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La cessione Italgel.
I francesi offrirono 528 miliardi, Prodi disse si ai 437 della Nestlè.
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Prodi vende l'Italgel alla multinazionale Nestlè per 437 miliardi. Pochi mesi prima l'IRI aveva rifiutato un'offerta di 528 miliardi del gruppo francese Gran Met.
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L'IRI ordina una valutazione dll'Italgel soltanto sei mesi dopo aver avviato la trattativa di vendita. Le buste con l'offerte vengono aperte tre giorni prima che si riunisca il CDA dell'IRI. All'apertura delle buste la società Pasfin, che pochi giorni prima aveva valutato l'Italgel 750 miliardi, viene invitata a rivedere la stima rilevata una settimana prima. Il valore scende a 680 miliardi (-70 miliardi).
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La Nestlè sapeva con largo anticipo che l'antitrust europea non avrebbe ostacolato l'acquisizione, gli svizzeri, extracomunitari, conoscevano tale valutazione addirittutra in anticipo. Dopo varie denunce, come in altre privatizzazioni di Prodi, la Procura di Roma apre un fascicolo. Il PM Monteleone ordina una perizia che poi giudica sbagliata e chiede l'archiviazione per Prodi.
Post Scriptum:
la documentazione originale della fase iniziale ed intermedia della trattativa è andata completamente distrutta. Impossibile ripercorrerla nel dettaglio. In violazione dele Codice civile sulla tenuta delle scritture contabili, l'IRI aveva lasciato le carte alla W&P che le trasferì in un magazzino degli USA, devastato da un incendio nella primavera del 1997.
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3.200 ettari tra la Via Aurelia, il litorale Fregane e l?Aeroporto di Fiumicino. E? la ?fazenda? di Maccarese, voluta dal Duce, di proprietà dell?IRI,fattorie, stalle, cantine, campi sterminati di foraggio e cereali, un quagliodromo, un centro di ricerca di biotecnica, una riserva naturale gestita dal WWF, un Maniero del ?300, il Castello di San Giorgio dei Rospigliosi, ed 800.000 metri cubi edificabili dal valore nel 1993 di oltre 250 miliardi di lire.
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La tenuta agricola di Maccarese, la più vasta d?Italia, non ha mai chiuso un bilancio positivo nei 70 anni di gestione dell?IRI.
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Nel Febbraio 1993 Prodi ne decide la vendita per 31 miliardi ai Gabellieri, grandi imprenditori. La reazione dei sindacati e la sentenza di un pretore bloccano l?affare.
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I Gabellieri chiesero all?IRI la restituzione delal somma già versata, nel 1993. l?IRI si rifiutò di farlo subito, lo fece tre anni dopo. Nel frattempo i gabellieri, privi dell?affare e del loro denaro persero le loro tenute, oltre 6.000 ettari di terreno.
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Prodi riprovò a vendere Maccarese appena tornato all?IRI, nel ?93, incaricò la Banca di Roma di selezionare i possibili acquirenti. Arrivarono 10 offerte, dai costruttori romani Mezzaroma, i Caltagirone, gli Ambrosio, i Benetton, ecc. Si parlò allora di un?operazione da 200 miliardi di lire.
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Partiti e sindacati di sinistra si opposero alla vendita prevedendo speculazioni edilizie. Prodi per non scontentare a sinistra fermo la vendita.
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1998, Prodi presidente del consiglio, l?IRI cede Maccarese ai Benetton per 93 miliardi di lire, metà della cifra di 5 anni prima. I Benetton,. buoni amici della sinistra avevano già rilevato dall?IRI i supermercati GS, gli Autogrill e la Società Autostrade.
Le accuse e le proteste stavolta servirono a poco, provenivano dal centro destra.
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Il passaggio dell?Alfa Romeo alla Fiat viene ricordato come il maggior successo delle privatizzazioni.
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Tra il 1974 ed il 1985 l'Alfa Romeo accumulò perdite pr 1685 miliardi di lire. Dal ?79 lo Stato vi aveva trasferito 1281 miliardi pubblici, di cui 615 solo nel biennio1985-1986.
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Prima di accordarsi con la Ford, la Finmeccanica aveva sondato Chrysler e Fiat ottenendo due rifiuti.
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Una lettera di intenti tra Ford e Finmeccanica fu sottoscritta il 20 maggio 1986, la sera stessa Prodi ne informò al telefono Romiti.
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L?offerta viene formalizzata il 30 settembre con validità fino al 7 novembre. Il contenuto non è mai stato rivelato, si parla però di valutazione complessiva dell?Alfa di 3.300 miliardi
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In gran fretta la Fiat prepara una controfferta che viene presentata il 24 ottobre e accettata formalmente il 7 novembre: all?IRI vanno 1205 miliardi ma il pagamento scatterà soltanto nel 1993 (8 anni dopo). Il valore reale è inferiore a 400 miliardi.
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Indaga la Commissione Europea che chiede la condanna di Finmeccanica a restituire allo Stato 615 miliardi, 206 erogati per l?85 e 406 per l?86. Era il rimborso più elevato mai imposto dalal Commissione. Nessun rilievo sul contratto di cessione: la Ford offriva di più ma presentava rischi che la Fiat non dava.
L?offerta torinese era ok, a sbagliare era stato l?investitore pubblico, l?IRI di PRODI e la Finmeccanica di Fabiani, avevano profuso denari senza condizionarli, come fossero loro.
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Le scatole Cirio.
Dall?Italgel alla Cirio-Bertolli-De Rica, nelle intenzioni di Romano PRODI i due gruppi scorporati dalla SME dovevano essere venduti insieme nell?asta pubblica del luglio ?93 che assegnò la Italgel alla Nestlè.
Molte le offerte, e tra i colossi Unilever, Cagnotti & Partners, gruppo Ferruzzi e Parmalat, prevalse il signor nessuno Carlo Saverio Lamiranda, amicone della DC campana dominata da De Mita.
Un prestanome che intascati 15 miliardi fu instradato a cedere il gruppo verso i veri destinatari: Cagnotti e la Unilever, della quale il Professore (PRODI) era stato apprezzato consulente fino a poco prima
Lamiranda ebbe favori dall?IRI senza precedenti: solo un decimo della fideiussione, vendita di parte dell?aziende prima dell?acquisto, ecc.
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La CBD (Cirio-Bertolli-De Rica), fatturato 1.000 miliardi, fu venduta il 14 ottobre 1993 per 310,7 miliardi alla FSVI di Lamiranda. L?IRI aveva rifiutato offerte superiori tra cui un?offerta di 528 miliardi del gruppo francese Gran Met.
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La FVSI, che presentò una fideiussione insufficiente, vendette parti della CBD prima ancora di pagarla. Le cessioni di pelati, olio, latte e vino fruttarono alla FVSI 450 miliardi in più delal cifra concordata con l?IRI. Bertolli finì alla Unilever, multinazionale, di cui PRODI era stato consulente fino a qualche settimana prima.
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Il gip di Roma, respinse la richiesta di processare PRODI e Lamiranda avanzata dal pm Giuseppa Cereria, al quale fu trasferita a Cagliari prima di poter presentare appello.
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Nel 1985 la vendita della SME doveva essere la prima grande privatizzazione del privatizzatore.
Fino al 30 Aprile, il Grande non aveva privatizzato granché, impantanata la tenuta di Maccarese, in gestazione il regalo Alfa Romeo, ancora lontano il grande risiko bancario, PRODI aveva dovuto accontentarsi di qualche partecipazione di minoranza.
Ma Lui era nato per grandi cose, aveva manovrato per mesi nel silenzio assoluto smentendo l?intenzione di svendere ?la perla del gruppo non è in svendita? così disse a Pietro Barilla. Avrebbe svenduto più tardi.
Il 30 Aprile invece il Professore informò urbi et orbi, la mattina alle sette finalmente anche Altissimo allora Ministro dell?Industria (uno da niente insomma), della cessione della finanziaria dall?IRI alla Buitoni di De Benedetti.
Il 64% della SME, perfettamente risanata, con 2.800 miliardi di fatturato ed un utile di 80 miliardi era ceduto a 497 miliardi.
La capitalizzazione della SME era al tempo di 1.300 miliardi, lo stesso PRODI riferì di un valore di 1.500 miliardi al ministro Altissimo quando gli si rivolse per conto della Heinz.
PRODI sapeva. L cifra fissata con De Benedetti era invece inferiore, ed i favori non finivano qui: l?IRI si impegnava a concedere allo stesso un prestito di 30 miliardi ad un tasso del 5% quando questi erano al 15% e a far si che Agip ed Autogrill mantenessero i contratti anche dopo la privatizzazione (alla faccia del libero mercato) . In sostanza De Benedetti avrebbe ricevuto le chiavi dell?azienda il 10 Maggio ?85 ad un prezzo di 497 MLD, avrebbe pagato il 28 Giugno una prima rata di 150 MLD, nel frattempo avrebbe incassato 104 MLD da due istituti PUBBLICI Mediobanca ed IMI per appena il 13% della SME, ovvero lo Stato vendeva a 497 tutto e si riprendeva a 104 il 13%, e non è tutto con le rateizzazioni dei pagamenti De Benedetti avrebbe pagato solo 333 miliardi, comprando un?azienda con 80 MLD in cassa e recupero fiscale per 600 MLD di perdite pregresse che si traducevano per De Benedetti in un?ulteriore utile di 210 MLD. Non tutti i dettagli sono stati resi noti, ma il quadro generale è sufficientemente chiaro, il ?contratto? (10 pagine) non contiene ad esempio riferimento alcuno agli obblighi del finanziere.
Craxi si mosse è bloccò tutto. Il 23 Maggio arriva una proposta del commercialista Italo Scalera che offre 550 MLD e PRODI è costretto a riaprire le trattative.
Il 25 Maggio la IAR di Barilla, Ferreo, Confcooperative e Berlusconi presentano un?offerta per 600 MLD.
Il ministro Darida invita l?IRI di PRODI a compere un esame comparato delle offerte, Giuliano Amato e PRODI affermano che l?intesa con De Benedetti era solo un?intesa preliminare.
De Benedetti intende invece l?intesa come un contratto e ricorre in tribunale, perderà tutte le sentenze fino al terzo grado di giudizio.
De Benedetti chiede il sequestro delle azioni SME, il 25 Giugno il Tribunale di Roma respinge la sua richiesta.
Il 17 Gennaio 1986 l?IRI dichiara valida l?offerta IAR, il 19 Luglio il Tribunale di Roma annulla il definitivamente ?contratto? PRODI-De Benedetti.
La SME verrà venduta nel 1993, frutterà allo Stato 2.000 MLD.
De Benedetti non denuncerà mai PRODI, la Magistratura non indagherà mai su PRODI e De Benedetti per le ?anomalie?, il processo come tutti sappiamo lo stanno facendo a Berlusconi che ruppe i co***oni.
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Il problema serio comunque rimane un'altro, come ha potuto un avvocato senza conoscenze ed esperienza economiche, proveniente dall'università (sic) essere posto a capo di un gruppo come l'IRI?
Possibile che possa bastare una raccomandazione di De Mita?
E quando si sono accorti che non era ne chiaro ne limpido perchè lo hanno voluto, proposto, imposto, osannato, portato ai vertici fin dove era possibile portarlo?
Qualcuno sa rispondere a questo?
Non è arrivato lì per sue capacità, per storia personale, Berlusconi avrà pure il sorriso antipatico e le gambe storte (questo è vero), ma non fa la comparsa nella sua vita, questo invece lo fanno attore e non meriterebbe di fare la comparsa nella sua di vita, perchè?
Perchè illuderlo? Non capisce nulla di economia, di politica lasciamo perdere, non conosce le lingue (incredibile), eppure sta lì, l'Unità ci fa sapere in prima pagina che PRODI non farà vacanze in bicicletta, risparmierà sull'erbassone e incontrerà poco il clan dei suoi 500 parenti, tutti belli e sistemati. Manco col Duce si osava tanto, eppure quello mieteva in tempi magri il grano altro che lo sculettamento in sella alla bicicletta.
Quando avrò finito di riferire l'inenarrabile, vorrò fare a tutti una domanda, e spero che mi si risponderà col cuore e reale sentimento, perchè tutti immagino abbiamo dignità, ci alziamo al mattino per lavorare o fare qualcosa per noi e le nostre famiglie.
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ROMANO PRODI (ex presidente del consiglio)
"Sono disposto ad essere ascoltato dalla commissione parlamentare, dirò che mai, da nessuno e in alcuna forma, l'acquisto fu sottosposto alla mia attenzione".
27 AGOSTO 2003
BIAGIO AGNS (ex Presidente Stet-Telecom)
Dichiarò che "IRI e Governo non potevano non sapere perchè era prassi che il cda Stet riferisse all'IRI e a Palazzo Chigi sulle operazioni all'estero. Fu Mario Draghi a dirmi che erano stati Prodi e Micheli a non volermi più ai vertici Stet".
CHI MENTE?
LAMBERTO DINI (ex ministro degli eseteri)
"Non mi sono mai occupato nè nessuno mi hai mai parlato di questo affare Telekom. Ho saputo della cosa dai giornali"
Intervista a Repubblica 16 FEBBRAIO 2001
PIERO FASSINO (ex sottosegretario agli esteri)
Come Dini, ha ricevuto gli avvertimenti del diplomatico. ma anch'egli s'è sempre detto all'oscuro della vicenda "non mi sono mai occupato di trattative commerciali (22 MARZO 2001)".
STEFANO SANNINO (ex capo di gabinetto di Piero fassino)
"a quanto ne so Fassino informò il ministro Dini: quando arrivarono le lettere di Bascone, fassino mi disse che era sua intenzione parlarne con Dini) alla commissione Telekom, 27 NOVEMBRE 2002.
GIOVANNI DI STEFANO (ex legale di milosevic)
Ha smentito il governo dell'epoca "Prodi e Dini sapevano dell'afafre, ci sono testimoni e documenti che lo dimostrano. Credete che nessuno al tesoro sapesse di un saldo da centinaia di milioni di marchi tedeschi?" Al Giornale, 28 AGOSTO 2003
CHI MENTE?
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GUIDO ROSSI (ex Presidente Telecom Italia)
Venne tenuto del tutto all'oscuro dell'accordo. Quando seppe si infuriò, andò da Ciampi (Min. Tesoro) e si sentì rispondere "Anch'io non so nulla della vicenda"
LUCIANO IZZO (Consigliere Telecom del Tesoro)
Ha spiegato di aver ricevuto notizia della vicenda solo il 6 Giugno 1997, durante il CDA che deliberò l'affare: disse "quella decisione fu presa in soli sei minuti".
FRANCESCO BASCONE ( ex Ambasciatore a Belgrado)
Mise in guardia la Farnesina (DINI), scrivendo in una lettera del 13 Febbraio 1997 "il denaro andrebbe a Milosevic e al suo ristretto gruppo di potere ... il rischio non può essre ignorato ... sta al governo valuatre se i vantaggi economici e politici superino i rischi ..."
ERNESTO PASCALE (ex Amminsitratore Delegato Stet-Telecom)
Disse che "il governo non poteva non sapere a potrei giurare che dette il via libera all'operazione: un'acquisizione estera non si poteva fare senza l'accordo di palazzo Chigi".
MARIO DRAGHI (ex direttore generale del tesoro)
Ha sempre ripetuto che il ministero "non ha mai saputo nulla dell'afafre Telekom". Ha smentito Izzo "all'epoca , il tesoro non aveva rappresentanti nel cda Telecom".
CHI MENTE?
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COMIT-CREDIT la gande privatizzaione del Campione.
Uno scontro di interessi contrapposti. Comit e Credit (IRI) erano inestricabilmente intrecciati con Mediobanca, la controllavano e ne costituivano il principale polmone finanziario. Fossero state cedute, Mediobanca avrebbe dovuto trovarsi o comprasi una Banca.
Prodi riuscì a vendere le due banche e come commentò Massimo Riva su Espresso e Repubblica "per Prodfi e gli altri fan della formula della public company è stata una classica vittoria di Pirro".
Una breve sintesi:
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Tra il 1993 ed il 1994 l'IRI mise sul mercato il Credito Italiano e la Banca Commerciale. La prima operazione fruttò 1.801,1 miliardi di lire, la seconda 2.891
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La privatizzazione avvenne in un clima di forti polemiche tra Enrico Cuccia, che voleva un "nocciolo duro" di controllo, e Romano Prodi, propugnatore dell'azionariato diffuso.
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Il prezzo di vendità delle azioni Credit, inizialmente valutate fino a 6.000 lire, fu fissato a 2.075 lire (sic).
"Bisogna favorire i piccoli risparmiatori" (greek sic), disse PRODI.
Non erano previsti nè Opa nè premi di maggioranza.
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Era stato posto un limite del 3% al possesso azionario, ma Cuccia raccolse un gruppo di finanzieri che con il 15-20 per cento di fatto controllava il Credit.
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In apparenza il progetto di PRODI aveva vinto, in realtà le due banche erano finite in mano a Cuccia, il quale con quelle procure era anche riuscita a risparmiare 4.000 miliradi.
I nostri.
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Mladjan Dinkic,
Governatore della Banca Centrale Jugoslavia non teme smentite "sono duecento miliardi di lire le tangenti di Telekom Serbia".
"In Svizzera 125 milioni di franchi svizzeri intestati a Invest bank (...). In quei conti c'è denaro proveniente dalla Ptt Serba, l'ex monopolista delle telecomunicazioni. "
"Io credo che le tangenti ci siano state e non sono solo state pagate agli italiani, ma anche a uomini del vecchio regime serbo."
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L'economia di Milosevich era alle strette, i soldi di Telekom, non 1.500 miliardi ma forse 2.500 come sostiene il Ministro Serbo delle Telecomunicazioni Marjia Raseta Vukosavljievic, allungarono le sorti del suo regime.
Quante vite umane avremmo risparmiato, se non avessimo foraggiato il criminale oggi inquisito all'Aia?
Ci sono responsabilità morali oltrechè politiche anche su questo?
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Ecco cosa ne fece dei 1.500 miliardi di lire Mr Milosevich:
100.000.000 Dm (deutsche mark): Ferrovie Statali
721.510.638 Dm: Pensioni arretrate
81.510.638 Dm: Ministero del traffico
1.495.210 Dm: TV Serba
69.771.259 Dm: Agricoltura
9.000.000 Dm: Joguimport Spdr
Il resto si sa.
Il denaro servì al regime per pagare le pensioni ed evitare così la sommossa popolare, sovvenzionare la TV ovvero la sua propaganda, finanziare la produzione bellica ed anche la Jugoimport che vendeva armi all'Irak.
Quanti oppositori al regime e gente colpevole di appartenere all'etnia "sbagliata" si sabbero potuti salvare senza quell'aiuto a Milosevich?
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EUROSTAT
Il 25 Settembre è una data importante per Romano PRODI, alcuni funzionari dell'agenzia statistica della commissione sono accusati di aver dirottato 922.000 euro destinati alle casse dell'ente.
I timori sono molti perchè c'è aria di intrallazzo. Rischiano la poltrona tre membri dell'équipe di Romano PRODI, e sono:
Pedro Solbes
spagnolo, socialista, ex ministro socialista del governo Gonzales, attuale Commissario per l'Economia e gli Affari monetari.
Nel Kinnok
britannico, laburista, ex leader del partito laburista, è il Commissario responsabile dell'Amministrazione.
Michaele Schreyer
tedesca, esponente del Partito Ecologista, sta nella Commissione del Bilancio.
Sono accusati di insufficiente vigilanza sui comportamenti anomali e disonesti di alcuni burocrati.
Chissà perchè, quando c'è lui, la chiarezza è quella che si intravede guardando attraverso due spanne di Mortadella.
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Dini "Fassino era informato, io no".
L'ex Ministro degli Esteri ebbe notizie dall'Ambasciatore in Jugoslavia, ma furono indirizzate a Fassino non a lui che non sapeva.
Ora Fassino non sapeva perchè come sappiamo tutti si stava preparando a chiudere la mancata Laurea, conclusasi poi brillantemente durante i due anni del suo dicastero, come ci hanno ben informato, con 110 e Lode e menzione speciale.
Bene, bravo, quando si dice l'impegno.
Ma PRODI cosa faceva, studiava l'inglese?
Più che menzione speciale, a dirla con Fanfani, qui mi pare si sia trattato di una minzione fuori dal vaso.
mamma mia sembra una roba comica invece è la realta
ok grazie mille delle informazioni.
A fianco del povero Tivio, povero Lomano.
Ciao a tutti.
personalmente credo che nn c sia un politico decente in italia..
attacco quando m capita silvio perchè le spara grosse e in pubblico.. ma questo nn vuol dire che sia meno critica verso la sinistra o verso altri esponenti dei vari partiti..
sinceramente nn ne salvoq uasi nessuno..
cmq.. questa d prodi nn la sapevo..
peace rhox
Uhm... Ho letto e continuo a pensare che voterò come sempre quello che ritengo il male minore
Non riesco a decidermi tra un incompetente senza palle e un incompetente con le palle...
Ciauz
W IL PROFFESSORE!!!!!!
ma per carità.......
ehehe siamo in Italia, i politici hanno tutti la skill "svuotare tasche" a 99%
Non riesco a decidermi tra un incompetente senza palle e un incompetente con le palle...
Ciauz
No no...Prodi è un incompetente (e mi sta anche abbastanza addosso),Berlusconi semplicemente fa SOLO i suoi (porci) comodi...
Ecco la differenza tra i due...siamo messi bene eh?
Ok... basta... alle prossime elezioni voto Pannella. Poi fra un paio d'anni mi candido io... se possono farlo Berlusconi e Prodi posso farlo pure io.
Paolo.
cmq continua questi sono le prodezze fino al 2001 piu tardi posto le altre
Quattro anni di indagini, 50 faldoni di verbali, 25 indagati verso il processo. Con molte conferme, poche sorprese e un solo dubbio: chi ha cercato di ostacolare il pm?
Oltre 130 miliardi di lire donate dagli italiani. E 2.300 container di cibo, vestiti, detersivi, giocattoli raccolti. Questi erano i numeri dell'operazione umanitaria lanciata dal governo D'Alema nel 1999 a favore dei profughi del Kosovo. Oggi altre cifre dipingono il quadro della missione Arcobaleno: quattro anni di indagini, migliaia di pagine di interrogatori, intercettazioni, atti investigativi contenuti in 50 faldoni. Altrettanti indagati. E, alla conclusione del lavoro della procura di Bari, 25 persone accusate a vario titolo di abuso in atti di ufficio, peculato, falso, truffa, concussione, corruzione, favoreggiamento e attentato agli organi costituzionali. Il tutto, in molti casi, con l'aggravante dell'associazione per delinquere. E senza contare le indagini parallele della procura di Ragusa e della Corte dei conti del Lazio, dove si è già arrivati a delle condanne.
Il sostituto procuratore barese Michele Emiliano ha concluso l'indagine, nata dalle rivelazioni di Panorama sugli sprechi della missione Arcobaleno. E, pur pronto ad archiviare le posizioni di molti indagati, si accinge a confermare le accuse con la richiesta di rinvio a giudizio dei protagonisti di questa poco onorevole pagina di cronaca. Dall'ex sottosegretario alla Protezione civile Franco Barberi al suo luogotenente in Albania, Massimo Simonelli. Con nomi importanti, quali i diessini Giovanni Lolli, attualmente parlamentare, e Quarto Trabacchini, assieme a numerosi imprenditori e funzionari pubblici.
Nelle 14 pagine di avviso di conclusione delle indagini preliminari inviate agli indagati il 29 settembre scorso, sono ribadite le accuse a quelli che l'allora ministro dell'Interno Rosa Russo Iervolino definì «mariuoli»: Massimo Simonelli (responsabile della missione Arcobaleno), Luciano Tenaglia (capo del campo profughi di Valona di cui Panorama documentò il saccheggio), Alessandro Mobono e Silvia Lucatelli. Alla fine dell'inchiesta si scopre che i reati più rilevanti riguardano proprio i quattro arrestati nel gennaio 2000 che, secondo la procura, durante l'emergenza misero a segno piccoli affari, intascando parte del denaro che avrebbero dovuto gestire per conto della Protezione civile, favorendo imprenditori italiani e albanesi.
Ma i reati contestati sono addirittura diminuiti nei quattro anni di inchiesta. All'epoca dei campi profughi sono legati anche i reati (peculato e truffa) contestati a Rhami Isufi, il titolare dell'hotel Bologna a Valona, e al suo socio italiano Salvatore Tafuro, tuttora vicepresidente dell'Associazione imprenditori italiani in Albania.
Quanto a Franco Barberi, allora sottosegretario, oggi consulente della Protezione civile, il pm sostiene che ha «approfittato dell'emergenza umanitaria al fine di favorire l'attività dell'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più reati contro la pubblica amministrazione». Un business che avrebbe gestito assieme a Roberto Giarola (il suo braccio destro), Fabrizio Cola (ex coordinatore della Cgil Vigili del fuoco), Emanuele Rimini (imprenditore milanese che ha collaborato con gli inquirenti in oltre 50 ore di interrogatori e cinque confronti) e Luca Provolo (manager commerciale della Goretex).
Proprio Provolo sarebbe il tessitore delle relazioni tra imprenditori e funzionari pubblici per la fornitura di giacche nel tessuto brevettato dall'azienda americana. Avrebbe voluto vendere il vestiario non solo alla Protezione civile ma anche a vigili del fuoco e poliziotti, all'Acotral (l'azienda dei trasporti pubblici romana che ha due dipendenti fra gli indagati).
Archiviata invece la posizione di Oronzo Cosi e altri sindacalisti della polizia e funzionari prefettizi che avevano avuto le attenzioni di Provolo, ma che al pm sono sembrati in buona fede.
Dai container di aiuti nel porto di Bari l'inchiesta è andata molto lontano. L'avvocato Andrea Ambiveri, difensore di Rimini, sostiene che «il procedimento è destinato a frantumarsi per competenza territoriale»; e non è il solo. In effetti la procura e la Digos di Bari hanno scoperchiato un pentolone in cui ribollivano affari poco puliti, appalti assegnati con trattative private grazie al cappello dell'emergenza gestita dalla Protezione civile e persino pressioni sulla politica per ottenere gli uomini giusti al posto giusto. Ma una fuga di notizie, il 19 gennaio 2001, ha di fatto bloccato l'inchiesta e in concreto l'associazione a delinquere non ha realizzato i suoi fini. Per questo il pm contesta solo il reato di tentata turbativa d'asta.
Inquieta che la procura di Bari accusi di favoreggiamento Lolli e Trabacchini sostenendo che i due politici diessini hanno avvisato gli indagati di avere i telefoni intercettati. Una domanda sorge spontanea: perché? Sul fronte penale, per ora, non sono state trovate risposte.
IL FILM DI UN SACCHEGGIO
Dalle razzie nel campo di Valona alle prime condanne
20 agosto 1999: Panorama denuncia lo scandalo dei container abbandonati della missione Arcobaleno. Il sostituto procuratore Michele Emiliano apre un'inchiesta a Bari.
10 settembre 1999: Panorama rivela gli sperperi nel campo della missione Arcobaleno a Comiso. Comincia a indagare anche il procuratore aggiunto di Ragusa, Giuseppe Toscano.
17 settembre 1999: Panorama pubblica le foto sul saccheggio del campo di Valona.
13 gennaio 2000: Sono arrestati Massimo Simonelli (responsabile di Arcobaleno in Albania), Luciano Tenaglia (capo del campo di Valona), Alessandro Mobono e Silvia Lucatelli, accusati da Bari di aver falsificato la contabilità del campo di Valona.
26 ottobre 2000: La procura di Ragusa dispone l'arresto di tre persone che avrebbero rivenduto gli aiuti. Altre 20 persone con il sindaco Giuseppe Digiacomo sono indagate per i lavori compiuti al campo: saranno assolte dall'accusa di truffa il 15 febbraio 2003. Condannati soltanto un tecnico comunale e un imprenditore.
13 gennaio 2001: Una fuga di notizie blocca l'inchiesta barese. Due esponenti diessini sono indagati per favoreggiamento. L'inchiesta si allarga a un senatore di Alleanza nazionale e ai vertici di alcuni sindacati di polizia, ma saranno prosciolti.
8 marzo 2001: La Corte dei conti regionale del Lazio cita in giudizio Franco Barberi, Andrea Todisco, Massimo Simonelli, Luciano Tenaglia e Piergiorgio Cherubini, un funzionario della Farnesina. Il 20 maggio 2002 Cherubini viene condannato a risarcire un miliardo di lire (516.457 euro) per aver «agito con grave negligenza, imperizia e inosservanza di disposizioni normative» nel gestire il denaro della missione Arcobaleno. Per gli altri quattro si attende l'esito del procedimento penale.
29 settembre 2003: Si chiude l'inchiesta barese. Sono 25 gli indagati per i quali il pm Michele Emiliano intende chiedere il rinvio a giudizio.
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Telecom Cuba: anno 97
Comprate per 1300 miliardi di soldi pubblici (STET) delle linee a Cuba da rottamare guardacaso finanziando Castro.. uno dei pupilli democratici dell'allora governo Prodi.
Ora quell'investimento vale 330 miliardi.
E vai!
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Capisce tutto.
Da Santoro, anno 1989:
"Il governo Prodi non deve fare inguacchi"
"Bisogna dire a chi mi critica di finire a criticarmi"
"Santoro, parlacchiaro aho!"
"Mi faccia finire a parlare"
"Prodi mi ha chiesto se sono disposto, come Italia dei Valori, ad accorparmi per le Europee con queste realtà ... ma a una condizione: che l'aggregazione non sia un giochino nato soltanto per andare insieme e non ...ergh...urgh... e al momento che si è alle elezioni, è per far votare ed eleggere poi, chi, notabili di qua a destra e a sinistra.
Io ho detto: l'area moderata può andare insieme a una sola condizione, che si faccia una fusione per incorporazione recifroco (testuale! nota dell'antropologo) con azzeramento della classe dirigente ... abbiano il coraggio, questi partiti movimenti, noi siamo i primi disposti a fare non uno, ma dieci passi indietro, ma allora tutti dobbiamo fare tre passi indietro, azzeramento della classe dirigente, una sola, uno solo gruppo politico e non le coalizioni elettorali con una sola classe dirigente.
Se non si fa questo si crea solo giochini".
Santoro: "Lei l'ha detto a Prodi questo?"
Di Pietro: "L'ho detto anche a Prodi."
Santoro: "E che ha detto?"
Di Pietro: "A me a detto che ho ragione."
Di Pietro, ex Magistrato, Dottore in Giurisprudenza della Repubblica Italiana, Politico.
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settembre 2004 Romano Prodi ha riceve la Laurea "honoris causa" in ECONOMIA a Torino.
Di Pietro: "A me a detto che ho ragione."
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Prodi, chiediamo ritiro da Iraq
Clicca per ingrandire
(ANSA) - ROMA, 11 OTT - 'Sull'Iraq la grande alleanza democratica e' unita', ha detto Prodi al termine del vertice del centrosinistra. Ha spiegato che la coalizione chiede al governo la convocazione di una conferenza di pace internazionale, la sostituzione delle truppe e vuole che sia 'previsto il ritiro del contingente italiano, come ripetutamente chiesto'. Immediato ok da Bertinotti: 'La posizione di Prodi sull'Iraq mi soddisfa molto. Riassume le istanze di tutti'.
lo stesso giorno...
Iraq, Ciampi: ''Italia non ha partecipato a intervento militare''
Di Di (Adnkronos)
Roma, 11 ott. (Adnkronos) - In Iraq, ma non per fare la guerra. Il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, coglie l'occasione della visita al Quirinale del presidente egiziano Hosni Mubarak, per puntualizzare la posizione del nostro Paese. ''L'Italia -sottolinea- non ha partecipato all'intervento militare nel marzo 2003. Su mandato del Parlamento vi ha inviato, dopo la conclusione del conflitto, un proprio contingente, nel quadro di una missione umanitaria oggi nell'ambito della risoluzione 1546 dell'Onu''. Ciampi afferma significativamente che ''l'Italia è unita nella lotta al terrorismo, convinta della necessità sia di sventare tragici attentati sia di migliorare le condizioni economiche e sociali di popoli che vivono nella miseria e dove, più facilmente, può attecchire la propaganda del terrorismo''. Ribadendo che ''la responsabilità di costruire la pace è un dovere per tutti'', dal Quirinale si guarda con fiducia alla prossima Conferenza internazionale che si terrà a breve proprio in Egitto e che, ''potrà contribuire alla stabilizzazione dell'Iraq''. ''Per l'Unione europea -esorta Ciampi- la Conferenza è anche un'occasione per presentarsi unita; per i Paesi arabi e musulmani è il punto di partenza per un loro pieno impegno nella pacificazione dell'Iraq. Idee innovative sono indispensabili per rafforzare la fiducia nella prospettiva di un Iraq in grado di assicurare sicurezza ai propri cittadini e di sviluppare un assetto istituzionale efficiente''
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Interviste Prodigiose
Interviste
Parla il Professore
25 ott 2004 - La politica estera del governo Berlusconi, il fallimento del vertice di Lisbona e la nuova costituzione europea. Romano Prodi intervistato dal Wall Street Journal e dal Financial Times.
"Il presidente uscente della Commissione europea, Romano Prodi, ha criticato il suo rivale, il premier italiano Silvio Berlusconi, accusandolo di condurre una politica estera ?cerimoniale' che sminuisce l'influenza dell'Italia". Intervistato dal Financial Times, il Professore parla di un paese "sempre più alla periferia": "Non ho visto nessun caso in cui l'Italia avesse un ruolo di punta, né con la Francia, né con la Germania né con la Gran Bretagna".
Secondo Prodi questa situazione ? che "non si verificava nemmeno ai vecchi tempi dei continui valzer di governi" ? non è figlia di una precisa linea voluta dal ministero degli esteri, ma è "una scelta personale" del presidente del consiglio, che, in mancanza di un'idea a lungo termine, "considera più importante che venga scattata una foto". Il quotidiano britannico spiega che durante il suo mandato Silvio Berlusconi "ha cercato di stringere una stretta amicizia con il presidente statunitense Bush e con quello russo Putin" e ha sostenuto l'intervento americano in Iraq inviando un contingente di tremila soldati in Iraq.
Tutte iniziativa che, secondo Prodi, "non hanno prodotto benefici in nessun campo, né economico, né politico". Mentre il Financial Times precisa che l'intervista a Prodi è stata fatta a sole due settimane dal suo ritorno in Italia come leader del centrosinistra, il Wall Street Journal apre la sua intervista annunciando che il Professore è pronto a mantenere il suo incarico a Bruxelles se la commissione europea guidata dal José Manuel Barroso sarà bocciata dal parlamento.
"Spero che la commissione sarà approvata. Se non sarà così non ho scelta: dovrò assumere l'incarico ad interim", dichiara Prodi, che traccia un bilancio dei suoi cinque anni da presidente e cita tra i "punti deboli" il fallimento del vertice di Lisbona, in cui i leader europei si erano prefissati l'obiettivo di raggiungere il tasso di crescita degli Stati Uniti. Quanto alla Costituzione europea, "è il massimo che si è potuto fare in questo momento storico".
Pur deprecando l'allontanamento di Mario Monti dall'incarico a commissario per la concorrenza ? "secondo alcuni una manovra di Berlusconi per allontanare da Roma Buttiglione e rimpastare l'esecutivo", precisa il quotidiano di Wall Street ? Prodi non commenta le dichiarazioni dell'ex ministro per le politiche comunitarie sui gay e il ruolo delle donne. A farlo ci pensa un editoriale del Guardian, secondo il quale "il parlamento europeo ha lanciato un messaggio importante su quelle che sono le sue aspettative sulla futura condotta delle istituzioni europee".
"ha cercato di stringere una stretta amicizia con il presidente statunitense Bush e con quello russo Putin"
[Prodi Romano]
"Italia e Russia concordano che la riforma del Consiglio di Sicurezza deve essere attuata sulla base di soluzioni che godano del consenso generale di tutti gli Stati membri.
La Federazione Russa riconosce l'importante ruolo dell'Italia nel sostegno dell'ONU, tenendo conto della sua rilevante partecipazione alle operazioni di pace sotto l'egida dell'ONU".
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Lo spiritello di Romano Prodi era una spia del KGB?
Parrebbe proprio di si.
Giorgio Conforto, talpa di Mosca, sarebbe la misteriosa fonte che in pieno sequestro Moro avrebbe suggerito l'indicazione di Gradoli per rintracciare la prigione del popolo.
Giorgio Conforto, unico italiano insignito a Mosca con la stella rossa al valore, nome in codice Dario (scheda 142 rapporto impediam), a casa della figlia Giuliana vennero arrestati i brigatisti del sequestro.
Questa almeno è l'indicazione del Giudice Carlo Mastelloni.
Il racconto di Romano Prodi:
a Zappolino, Bologna, 2 Aprile 1978, presenti vari docenti universitari, venenro evocati gli spiriti di Don Sturzo e Giorgio La Pira.
Tavolino e piattino et voilà " G R A D O L I ".
La polizia si reca sul posto su indicazione del Romano, ma vanno al paesino di Gradoli non in Via Gradoli, appartamento Luciana Bozzi; lì vi andranno poi, ma poichè nessuno rispose andarono via, giorni dopo qualcuno dimentica fortuitamente la doccia aperta e si scopre il covo.
Gli spiriti, la doccia, le stranezze.
Ci rimane però la testimonianza diretta:
"In un giorno di pioggia, in campagna, si faceva il cosiddetto gioco del piattino, termine che poco conosco perchè era la prima volta che vedevo cose del genere".
"Nessuno ci ha badato" Prodi racconta che è suo il merito di aver intuito "Poi in un Atlante abbiamo visto ce esiste il paese di Gradoli. Chiedemmo se qualcuno ne sapeva qualcosa, poi ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo (sic), come mi sento in questo momento, di riferire la cosa."
Ammesso siano stati Don Srurzo e La Pira, immagino come si saranno rigirate le salme nelle tombe, e non è figurativo.
Ammesso si fosse scomodato l'adilà, viene incredibile pensare che nel mondo della verità, almeno così è conosciuto, non sapessero che l'unica bestia capace di mandarli non in Via Gradoli ma al paesino di Gradoli, fosse proprio Romano Prodi.
Incredibile.
Ammesso tutto questo, viene solo da pensare se il povero Aldo Moro si sarebe epotuto salvare se la soffiata ricevuta dal Romano fosse stata fornita alle autorità nella veridicità assoluta e priva delle scemenze scriteriate di questo pagliaccio.
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Al momento non lo capisce nessuno.
Veltroni però lo capisce e gli vuole bene, lo bacerebbe sul collo.
D'Alema lo capisce e gli vuole bene pure lui. Gli starà ancora vicino; così come fece con Occhetto prima di farlo fuori.
Cicoria no, lo capisce si intende ma è vegetariano, si sa, alla mortadella preferisce i ravanelli.
Eppure, come si fa non capirlo?
"La terra è diventata più grande e più piccola" ahhhh
"L'Europa si trova in una condizione di preoccupante debolezza di fronte all'America, ma anche di fronte a Paesi come l'India e la Cina" ahhhh
"Noi Europei abbiamo straordinari punti di forza sui quali contare e, con un interscambio quasi pari a quello di Stati Uniti e Sud Est Asiatico messi insieme, siamo già ora una potenza commerciale che non conosce confronti" ahhh
Che dite tira di coca pure lui? Noo, lui è proprio cisì, alla Flavia Vento!
"nei nostri paesi si vive sempre più a lungo e nascono sempre meno figli, anche se qualche recentissimo dato può far sperare che qualche cosa stia cambiando" ahhh
"con una popolazione europea che tende verso i 500 milioni di persone, abiamo un mercato di consumatori che si avvierà ad essere quasi il doppoio di quello americano" ahhh
ahhh uno direbbe, allora è contento che la popolazione aumenta
"se non interveniamo per tempo, ci aspetta un'europa con una popolazione decisamente anziana" ahhh
e che vuole fare
"lo Stato sociale deve essere adatto ai tempi. Perchè oggi si vive più a lungo [io mi tocco, fate voi]. La tutela della salute sta essa stessa cambiando connotati con l'affermarsi di una popolazione sempre più anziana che pone il problema delle degenze di lunga durata" ahhh
bravo, giusto, abattiamoli
"In termini di mercati lberi e concorrenza [qui va forte, è la sua materia] è sbagliato ipotizzare misure e politiche uniformi per tutti i Paese Europei, e una imposizione dall'alto sarebbe vista come un'inaccettabile interferenza" ahhh
"per la riforma dei sistemi previdenziali e anche nel caso del mondo del lavoro non si possono proporre ricette per l'intera Europa" ahhh
ipse dixit
"uniti dal mercato e dalla moneta, gli europei chiedono di vivere in un unico ed efficiente spazio, con leggi chiare e uguali per tutti" ahhh
chiedono sti str***i!
Lui, l'ambiente di sinistra.
"Il degrado dell'ambiente naturale sta letteralmente cambiando la terra sotto i nostri piedi" ahhh
quella di sopra no
"stiamo consumando in modo scriteriato acqua, aria, terra ed energia" ahhh
"sull'ambiente si tratta di fare delle scelte"
quali?
"Scelte che in alcuni casi devono prevedere la forma di semplici divieti, come quello di sorvolare i centri abitati" ahhh
gli avrà cagato addosso un piccione?
Sulla ricerca
"non c'è solo l'America tra i nostri concorrenti, chè all'orizzonte, anzi oramai dietro l'angolo, ci sono, sopratutto, l'India e la Cina" ahhh
"L'ambiente è un investimento che rende: basta pensare alle straordinarie opportunità offerte dalla ricerca nel campo delle biotecnologie e dell'economia all'idrogeno" ahhh
per tutto il suo periodo a Bruxelles, ignorò le biotecnologie ma investì circa 1 miliardo di euro sull'idrogeno, che ignorasse che l'idrogeno non esiste da solo in natura, il secondo princio della termodinamica?
Avete visto macchine ad idrogeno?
"Siamo pronti a dar vita ad una agenzia europea per la protezione civile, magari dipigendo con il blu e con le dodici stelle gialle della bandiera europea i nostri Canadair" ahhh
ecco la soluzione, un po di blu e qualche stellina e la protezione civile europea è fatta
un po di blu e qualche stellina
e pensare che basterebbe una mano di bianco ed una croce rossa su un furgone per portarcelo dove merita
to be continued....
Bel trhead. Ne apriamo uno gemello su Berlusconi?
Bel trhead. Ne apriamo uno gemello su Berlusconi?
certo cerca roba e postala pure