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Qhorin Halfhand
Q di Qhorin Halfhand
creato il 08 maggio 2004

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Vainamoinen
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Inviato il 11 maggio 2004 16:15

Benvenuto! <img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /><img alt=" />

 

 

Fortuna in battaglia!

Vainamoinen


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Melisandre
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Inviato il 14 maggio 2004 10:32

Benvenuto!!!!

Vedo che entri già col piede giusto..

il secondo giro lo offro io!!!


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Lewyn Martell
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Inviato il 21 maggio 2004 23:09

BENVENUTO!!!!!!!! <img alt=" /><img alt=" /><img alt=" />


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Qhorin Halfhand
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Inviato il 09 luglio 2007 11:23 Autore

Ciao Barriera <img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /><img alt=" />

 

Dopo un lungo peregrinare in giro per...nessuna parte...torno finalmente qui tra i ghiacci a continuare la veglia ( <img alt=" /> )

 

Sono stati mesi un po' intensi tra lavoro, adsl che mi odiava e altre attività quasi utili alla comunità ma ora direi che posso tornare al dolce fankazzeggio <img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /> (lavoro escluso <img alt=" /> )

 

Un saluto a tutti i vecchi utenti (chi non muore si rivede <img alt=" /> ) e a tutti i neo iscritti <img alt=" />

 

 

Qho <img alt=" />


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Brynden "PesceNero"
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Inviato il 09 luglio 2007 14:03

Ciao Barriera <img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /><img alt=" />

 

Dopo un lungo peregrinare in giro per...nessuna parte...torno finalmente qui tra i ghiacci a continuare la veglia ( <img alt=" /> )

 

Sono stati mesi un po' intensi tra lavoro, adsl che mi odiava e altre attività quasi utili alla comunità ma ora direi che posso tornare al dolce fankazzeggio <img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /> (lavoro escluso <img alt=" /> )

 

Un saluto a tutti i vecchi utenti (chi non muore si rivede <img alt=" /> ) e a tutti i neo iscritti <img alt=" />

 

 

Qho <img alt=" />

 

 

bello riaverti tra noi <img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /> Bentornato <img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /><img alt=" />

 

bry <img alt=" />


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khal Rakharo
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Inviato il 09 luglio 2007 14:05

Un saluto a tutti i vecchi utenti (chi non muore si rivede <img alt=" /> ) e a tutti i neo iscritti <img alt=" />

 

E chi muore, l'ha ammazzato Chuck Norris.

 

Bentornato tra di noi, Giaqhomazzo <img alt=" />


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Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 11 aprile 2009 20:44 Autore

Gente, sono giorni che non riesco a fare a meno di ascoltare questa canzone in continuazione.

 

 

Aiutatemi <img alt=" />


I
Iskall Ytterligare
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Iskall Ytterligare
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Inviato il 11 aprile 2009 21:19

Non penso che ci sia una cura <img alt=" />

 

E stai pure diffondendo il virus! <img alt=" />

 

Il topic personale di Qho è pericolosissimo. <img alt=" />


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Lochlann
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Lochlann
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Inviato il 11 aprile 2009 21:26

Gente, sono giorni che non riesco a fare a meno di ascoltare questa canzone in continuazione.

 

 

Aiutatemi <img alt=" />

 

spero che tu sia in fase terminale, almeno non soffrirai più di tanto! <img alt=" />

Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.

All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.

200s6pw.jpg

"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.

I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"

"Yes" said Caladan Brood "you never learn."

2ajc9r8.jpg

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Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 11 aprile 2009 21:31 Autore

E stai pure diffondendo il virus! <img alt=" />

 

Il topic personale di Qho è pericolosissimo. <img alt=" />

 

 

Whisky m'hai appena dato un'idea grandiosa *_____________*

 

 

MUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHU <img alt=" />


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Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 12 aprile 2009 17:38 Autore

Buona Pasqua a tutti!!

 

Immagine inserita

 

Immagine inserita


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Iskall Ytterligare
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Iskall Ytterligare
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Inviato il 15 aprile 2009 17:37

Qhòòòòòòòò!!!

M'hai fatto venire fame!!!

Non si può star seri davanti a un cosciotto di agnello, così! <img alt=" />


Q
Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 31 luglio 2009 0:05 Autore

Girovagando per il mio pc ho ritrovato questo racconto, scritto appena prima di iniziare un GDR con Triex e compagnia bella, e poichè stranamente dopo averlo riletto m'è piaciuto nonostante fosse passato parecchio tempo, sono qui a proporvelo. <img alt=" />

Il racconto ha come protagonista il personaggio che poi avrei usato nel GDR, e narra di un episodio per lui particolarmente significativo.

Non vi svelo altro per non anticiparvi nulla, tanto si capisce bene di che si tratta <img alt=" />

 

 

Prima Muta

 

Arrivarono alla casa in montagna verso sera. Era piccola, isolata, perfetta per chi volesse allontanarsi dalla caotica Torino per qualche giorno. Intorno alla villetta i boschi alpini si allargavano lungo il pendio in salita, e una strada ghiaiata che si ricongiungeva a quella principale era l’unico accesso.

Affacciato alla finestra, Feral osservava le luci del paese più a valle. Ormai era quasi ora di cena e stava aspettando che sua madre e suo padre lo chiamassero.

Erano stati loro a organizzare questa breve vacanza: avevano detto che un periodo di riposo era l’ideale per riprendersi dalle fatiche della laurea e, dato che non aveva nulla di meglio da fare, il ragazzo non aveva obiettato.

A dire il vero, Feral non aveva mai nulla di meglio da fare: gli studi stessi, del resto, non erano stati altro che un passatempo, per riempire giornate altrimenti vuote e prive di interessi.

Venne chiamato a tavola. Cenarono e andarono a letto presto, l’indomani sarebbe stata una giornata faticosa.

Mentre cercava di prendere sonno, si ritrovò a pensare alla sua vita:

era sempre stato un solitario, la gente molto difficilmente gli ispirava fiducia e gli uniche persone a cui si sentiva veramente legato erano i suoi genitori. Ripensò per un momento agli amici che s’era fatto durante il periodo scolastico, amici che aveva abbandonato all’inizio dell’università.

Ripensò attentamente a qui momenti: le persone a cui si era legato così intensamente, di colpo gli erano sembrate estranee e aveva sentito di non potersi fidare di loro come faceva prima, sentiva che non facevano più parte del “suo branco”. I suoi genitori invece, erano rimasti sempre al suo fianco.

La mattina seguente si alzarono presto, fecero i bagagli e si diressero verso il folto del bosco, dove si sarebbero accampati per qualche giorno. Arrivarono nel punto prescelto e quando finirono di piantare le tende e di sistemarsi era quasi sera.

Feral dormì male quella notte, un sonno agitato e pieno di incubi, in cui gli sembrava di correre per il bosco; sentiva che insieme a lui c’erano altre persone che lo affiancavano nella corsa, ma voltandosi indietro poteva scorgere qualcosa che li inseguiva, qualcosa di cui si era accorto solo lui. Dopo un po’ venne raggiunto ed ebbe un attimo di sbandamento, poi le altre persone che erano con lui fuggirono e Feral iniziò a rincorrerle a sua volta, incapace di capire se le stava inseguendo per unirsi a loro o se aveva altri scopi.

Le aveva quasi raggiunte quando si svegliò di soprassalto, sudato e ansante.

I suoi genitori si alzarono poco dopo. Il ragazzo e suo padre sarebbero usciti a caccia e dovevano preparare le armi e l’attrezzatura necessaria. Izabela li aiutò a finire il lavoro, quindi li osservò inoltrarsi nel bosco.

 

La traccia che trovarono era fresca, e si misero subito all’inseguimento. Il padre di Feral era cacciatore fin da giovane e ci mise poco a raggiungere la preda, un maestoso cervo con enormi corna ramificate. Lo individuarono in una radura inondata dal sole, a circa 50 metri di distanza da dove si erano acquattati. Il cervo si avvicinò di qualche metro, senza notarli. Teodor a quel punto imbracciò il fucile e prese la mira, aspettò qualche attimo e sparò. L’animale venne colpito di striscio su una zampa e, spaventato, prese a correre zoppicando. Con un’imprecazione l’uomo corse dietro alla bestia ferita. Feral fece per scattare dietro al padre, quando un dolore fortissimo gli invase la testa. Il suo campo visivo divenne tutto nero e cadde all’indietro svenuto.

 

Il lupo si svegliò all’improvviso.

Aveva fatto un sogno strano, in cui inseguiva alcune prede. Era interessato soprattutto ad una sola in particolare, e senza che capisse il perché aveva concentrato la sua attenzione su di essa. Aveva corso più veloce che poteva per raggiungerla, e alla fine con un ultimo balzo era riuscito nel suo intento.

Era atterrato sulla sua schiena e aveva affondato i denti nel suo collo indifeso. Stranamente però, quello che aveva sentito in bocca non era il sapore del sangue, ma qualcosa di diverso. Subito dopo era successo qualcosa di parecchio strano: il suo trofeo era svanito, e lui stesso si era sentito profondamente cambiato. Alzando lo sguardo aveva intravisto quelli che stavano correndo insieme alla sua preda, e aveva iniziato a inseguirli.

Ma ora era sveglio, e un’altra sensazione lo attanagliava.

Si accorse di avere una gran fame.

Annusando l’aria notò un odore che gli evocò ricordi ancestrali, e che gli fece salire la bava alla bocca. L’odore del sangue si spandeva in tutta la radura, ma annusando l’aria capì immediatamente da dove proveniva.

La caccia era iniziata finalmente.

Balzò in avanti seguendo la scia della sua preda, ma si accorse subito che c’era qualcosa che non andava: era come se facesse fatica a mettere una zampa davanti all’altra, come se il suo corpo non eseguisse i movimenti che lui desiderava fare. Con grande fatica cercò ugualmente di correre verso la preda che tanto desiderava, ma ogni suo sforzo risultava vano. D’un tratto però, il suo fiuto percepì qualcos’altro, un odore che gli sembrava di conoscere. Alzò lo sguardo e vide che l’odore proveniva da un umano, anch’egli interessato al suo obiettivo.

Con un ringhio balzò in avanti e, deciso a scacciare questo intruso che si metteva tra lui e il pasto che gli mancava da così tanto tempo, ruppe tutte le barriere che gli impedivano di muoversi come voleva. La fame e la gioia della caccia avevano fatto affiorare il suo spirito da cacciatore, e ora nulla si sarebbe frapposto tra lui e la sua preda. Nulla.

Accelerò la corsa sempre di più, finché non fu pochi a metri dall’uomo che ancora non si era accorto di lui.

 

Teodor stava inseguendo il cervo ferito, quando un rumore dietro di lui lo mise in allarme. Si fermò di colpo e si voltò, ma quello che vide lo lasciò senza fiato. Sbarrando gli occhi dal terrore mentre fissava ciò che gli si parava davanti, fece appena in tempo ad urlare poche parole prima di venire assalito.

“Nooo!!!!! Abbiamo già pagato per questo!!!!”

L’essere gli saltò addosso, mirando con le zanne alla sua gola.

Teodor reagì prontamente, e aiutandosi col fucile allontanò il suo assalitore. Quindi sparò un colpo frettolosamente e fuggì nel bosco.

 

Izabela stava armeggiando con alcune pentole, quando udì uno sparo.

Si era svegliata tesa e nervosa, come se sapesse che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Ora questo sparo fu per lei come un allarme, un avvertimento che qualcosa di importante era accaduto.

Per anni aveva seguito Teodor a caccia quando abitavano in Repubblica Ceca, così seppe orientarsi facilmente per capire da dove provenisse il colpo.

Facendo lunghi respiri per farsi coraggio, si addentrò nel bosco.

 

Il lupo ringhiò.

Qualcosa lo aveva colpito alla zampa che ora perdeva sangue.

Tuttavia la rabbia gli fece scordare i dolore e si gettò all’inseguimento dell’umano. Ora la sua preda non era più il cervo ferito di prima. La furia e la sete di vendetta lo accecavano e il desidero di sbranare colui che lo aveva ferito superava la fame che sentiva poco prima.

Dopo pochi minuti raggiunse di nuovo l’umano e stavolta finì tutto in poco tempo. Appena fu abbastanza vicino gli saltò addosso, piantandogli gli artigli nella schiena e azzannandogli il collo. La preda cadde faccia in avanti e oppose una lieve resistenza. A quel punto il lupo fece un movimento secco con il collo, e l’umano smise di dibattersi.

Poi svenne.

 

Feral si svegliò di soprassalto.

Era sudato, stanco, col cuore che batteva all’impazzata. Ansimava.

Perdeva sangue da una gamba, anche se non si ricordava minimamente come e quando si fosse ferito. Aveva in bocca uno strano sapore metallico e guardandosi intorno si accorse di trovarsi in un luogo diverso da quello in cui era svenuto precedentemente.

Poi abbassò lo sguardo, e lo vide:

suo padre era disteso accanto a lui, col collo squarciato. Gli occhi erano aperti e ma non v’era traccia di vita in quello sguardo. Per terra una pozza di sangue si allargava sempre di più, alimentandosi dal corpo di Teodor.

Terrorizzato, si alzò di scatto e si allontanò dal cadavere. Il vomito lo assalì e impiegò alcuni minuti a liberarsi del tutto. Quindi si pulì la bocca con il braccio. Quando lo vide per un attimo non capì cosa stesse guardando: era completamente rosso, rosso di sangue.

Per alcuni attimi il suo sguardo vagò tra il cadavere del padre e l’avambraccio.

Poi si ricordò delle favole che sua nonna gli raccontava quando era piccolo e abitava ancora a Praga: favole che parlavano di mostri orribili che mangiavano le persone, che non bisognava menzionare per non rievocarli.

Nonostante lui piangesse sempre quando sentiva queste storie, sua nonna insisteva a raccontargliele, consigliandogli di tenerle a mente. Poi arrivavano suo padre o sua madre, a cullarlo e consolarlo, rassicurandolo che quei mostri ormai non esistevano più.

Evidentemente si sbagliavano.

Cadde in ginocchio di fianco al padre morto e il suo grido pieno di dolore riempì il bosco.

 

Izabela si fece più cauta.

Pochi metri più avanti aveva sentito alcuni rumori, e cercò di muoversi più silenziosamente che poteva.

Il sudore le correva lungo la fronte e le bruciava gli occhi, ma nonostante questo mantenne la concentrazione.

Scostò alcuni cespugli e le si aprì davanti una piccola radura.

Quello che vide la lasciò senza fiato per alcuni attimi, poi la paura ebbe il sopravvento e un secondo urlo si diffuse per il bosco.

Poco dopo accadde qualcos’altro, molto più terrificante, molto più spaventoso. Mentre osservava l’evolversi della scena i ricordi sepolti nella sua mente tornarono a galla, mentre la paura lasciò il campo ad un’enorme tristezza.

Lacrime amare scesero sulle sue guance, mentre cadeva in ginocchio singhiozzando.

 

Il lupo si svegliò all’improvviso.

Era stato svegliato da un urlo lacerante, pieno di terrore e paura.

Voltandosi vide un’umana inginocchiata sul terreno. Piangeva e sembrava inerme.

Il lupo si avvicinò guardingo e la annusò leggermente. Il suo odore gli evocò ricordi che gli parevano sopiti da tempo. La donna singhiozzò e lui si ritrasse con un ringhio basso.

 

Rimasero li, uno di fronte all’altra, per alcuni minuti. Lei continuava a singhiozzare mentre il lupo rimaneva indeciso sul da farsi, pronto a reagire al minimo accenno di pericolo.

Poi la donna avanzò a gattoni verso la belva, incurante dei minacciosi ringhi con cui cercava di metterla in guardia dal non fare mosse false.

Alzò la mano verso il muso. L’animale si ritrasse con un ringhio più forte degli altri, ma lei non demorse e continuò ad avvicinarsi. Tra le lacrime che continuavano a scendere disse qualcosa che il lupo non capì, quindi gli accarezzò lievemente il naso.

“Feral…”, disse singhiozzando

Qualcosa scosse l’animale.

Come se una porta si fosse aperta all’improvviso e un’ondata di sole vi sia entrata, la sua mente fu inondata di ricordi. Vide se stesso sotto un’altra forma, una forma umana. Vide la sua vita sotto quella forma, quello che aveva fatto, le persone con cui aveva parlato. Vide due umani in particolare che gli erano sempre accanto, sua madre e suo padre, i soli che per tutta la vita aveva seguito e rispettato. E ora sua madre era proprio di fronte a lui.

D’un tratto si riprese. Si allontanò da sua madre e si alzò in piedi. Lo fece con naturalezza, nonostante fino a quel momento aveva sempre pensato a se stesso come a un lupo normale, a quattro zampe. Si guardò le zampe artigliate, le braccia coperte di peli, i vestiti strappati e chiazzati di sangue. Poi abbassò lo sguardo verso il cadavere ai suoi piedi, e un’ondata di tristezza gli riempì il cuore. Cercò di urlare tutta la sua rabbia e il suo dolore, ma dalla sua bocca uscì un ululato carico di depressione e malinconia.

Izabela era rimasta in ginocchio di fronte a lui, continuando a piangere mentre assisteva alla presa di coscienza di suo figlio come licantropo. Poi si alzò, e gli si avvicinò, abbracciandolo e appoggiando la guancia contro il suo ampio petto coperto di peli.

Pian piano l’ululato si trasformò in un urlo, fino a che si poterono distinguere parole umane uscire da quella bocca, mentre il corpo si trasformava e riacquistava le sembianze umane. Lacrime amare sgorgavano da quegli occhi tristi e inconsolabili.

Feral abbracciò a sua volta la madre, e rimasero così parecchio tempo, a pensare a cosa era appena successo, e a cosa sarebbe accaduto in futuro.

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Lord Medger Cerwyn
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Lord Medger Cerwyn
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Inviato il 31 luglio 2009 1:42

Ciao a tutti!!!! Mi hanno detto di presentarmi qui per farmi conoscere ai più che frequentano questo stupendo forum (e non è una leccata) ed eccomi qui...A dire il vero questo non è il 1° messaggio che scrivo ma spero mi perdonerete...Per sdebitarmi giro di bar x tutti!!! <img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /><img alt=" /><img alt=" />&lt;_&lt;

A proposito...ne approfitto x una richiesta di aiuto: come si fa ad aggiungere l'avatar (se è quello che penso io, cioè il disegno sotto al nick nei messagi)? Ci ho provato ma nisba...CIAOOOOO!!! <img alt=" />

 

 

Bentornato e piacere!

 

Per quanto riguarda l'avatar ho il medesimo problema,ma nessuno mi ha ancora aiutato! <img alt=" />


Q
Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 31 luglio 2009 10:45 Autore

Bentornato e piacere!

 

 

 

Bentornato? <img alt=" />

 

Sono andato via dal forum e non lo sapevo? <img alt=" />

 

Fiqho <img alt=" />

 

Comunque, lord Medger, per le domande inerenti al forum, esiste l'apposita sezione, qui <img alt=" />


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